Autore Topic: CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX  (Letto 42214 volte)

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Online Frank

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #75 il: Marzo 07, 2017, 00:51:04 am »
Scusa Frank, quali sono per te i lati positivi a cui ti riferisci? Io vedo ad esempio il loro buon cuore: gli italiani sono noti nel mondo per questo.
Per il resto ho qualche difficoltà, secondo me gli italiani sono un popolo molto eterogeneo e variegato, con alti e bassi notevoli in molti campi.

Red, buon cuore a parte, l'Italia non ha una sua storia?
Non ha anche le sue eccellenze?
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Alberto1986

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #76 il: Marzo 07, 2017, 00:52:01 am »
...

Riguardo al secondo conflitto mondiale, son del parere che c'entri molto con i sentimenti negativi degli italiani verso il proprio Paese, ma non credo affatto che derivino solo da quello.
Secondo me le radici son più lontane e hanno a che fare col fatto che per secoli l'Italia è stata invasa da altri popoli.
Da dominatori a dominati.
Sicuramente questo ha favorito lo svilupparsi, e consequenzialmente il cementificarsi, di una ben precisa forma mentis.
....

Come ben sai, l'Italia, prima che venisse forzosamente unita, era divisa in vari stati. E dubito che in quel periodo ci fossero diffusi e forti sentimenti anti-identitari/anti-nazionali. A mio avviso, la causa vera è da ricercare in quell'unificazione fatta da Garibaldi che non è stata mai accettata da popolo. Garibaldi ha unito qualcosa che non poteva essere unita. La successiva ascesa al potere di Mussolini ha riportato un pò di orgoglio ed unità nazionale (seppur, in buona parte, orgoglio di comodo e di moda), poi miseramente sprofondato a nuovi livelli di odio a seguito del bombardamento alleato e conseguenti anni di miseria.
Questo ci insegna quanto sia pericolosa e catastrofica l'idea stessa su cui si basa l'unione europea o, peggio ancora, gli stati uniti d'Europa.
Detto questo, il mio sentimento anti-italiano non si basa nè sulla storia nè sulle ideologie. Si basa esclusivamente su ciò che ho visto e vedo con i miei occhi. D'altronde anti-italiano lo sono diventato in età adulta. Da ragazzo, essendo uno che crede nel sentimento nazionalista, riponevo speranze in questo paese. Il problema è che quando al sogno ed alla speranza, subentra la rinuncia, l'apatia e la perdita delle speranza, automaticamente subentra l'odio generalizzato. E' inevitabile. 

Alberto1986

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #77 il: Marzo 07, 2017, 00:57:33 am »
... Io vedo ad esempio il loro buon cuore: gli italiani sono noti nel mondo per questo.
...

Questo è, a mio avviso, un luogo comune. Il "buon cuore" è un qualcosa di individuale nonchè soggetto ad interpretazioni. Non credo possa essere una peculiarità specifica di un popolo.

Online Frank

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #78 il: Marzo 07, 2017, 00:58:47 am »
Alberto

Citazione
Garibaldi ha unito qualcosa che non poteva essere unita.

Questo è sicuro e peraltro è un'idea comune a moltissimi, specie nel Nord Italia (io sono originario del Nord), ma anche dove vivo ora (Umbria).
Tuttavia, a mio parere, certi sentimenti negativi esistevano già in precedenza.
Poi, sicuramente, si sono "dilatati" nel tempo.

Citazione
Da ragazzo, essendo uno che crede nel sentimento nazionalista, riponevo speranze in questo paese.

Io no, non ho mai riposto alcuna speranza,* ma nonostante ciò non sono mai diventato anti-italiano e tantomeno odio il mio Paese.
Casomai disprezzo la gran parte degli italiani.

@@

* Del resto io non credo neppure ad una soluzione della QM, proprio perché non nutro alcuna fiducia verso la massa maschile.
Ed infatti ho scritto più volte che io son qui per "motivi catartici".
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Alberto1986

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #79 il: Marzo 07, 2017, 01:07:29 am »
...
Io no, non ho mai riposto alcuna speranza, ma nonostante ciò non sono mai diventato anti-italiano e tantomeno odio il mio Paese.
Casomai disprezzo la gran parte degli italiani.

Forse è per questo che è sfociato nella repulsione totale. Vivevo in un mondo tutto mio e riponevo troppe speranze in qualcosa che esisteva solo nella mia testa. D'altronde mi è capitata la stessa cosa col sesso femminile: quando ero un ingenuo e stupido adolescente, idealizzavo il mondo femminile e mai mi sarei immaginato che quello che avevo in quella mia giovane zucca vuota e disinformata, era un qualcosa di assolutamente lontano da qualsiasi realtà delle cose.

Online Frank

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #80 il: Marzo 07, 2017, 01:16:37 am »
Forse è per questo che è sfociato nella repulsione totale. Vivevo in un mondo tutto mio e riponevo troppe speranze in qualcosa che esisteva solo nella mia testa. D'altronde mi è capitata la stessa cosa col sesso femminile: quando ero un ingenuo e stupido adolescente, idealizzavo il mondo femminile e mai mi sarei immaginato che quello che avevo in quella mia giovane zucca vuota e disinformata, era un qualcosa di assolutamente lontano da qualsiasi realtà delle cose.

Sì, nel tuo caso è sicuramente così.
Spesso il disincanto genera repulsione, disprezzo ed anche odio.
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Offline Sardus_Pater

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #81 il: Marzo 09, 2017, 10:24:27 am »
Dietro l'odierna esterofilia e l'odierno complesso d'inferiorità degli italiani ci stanno sia la sconfitta in guerra, sia la contrapposizione in blocchi non solo del continente europeo ma del popolo italiano, che per quarant'anni è stato diviso tra filoamericani e filorussi. W lo Zio Sam, W Baffone, Italia derelitta.
E anche se è caduta l'Unione Sovietica, il mito dell'America è rimasto, così come l'autodisfattismo tricolore.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Online Frank

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #82 il: Marzo 11, 2017, 08:27:08 am »
Dietro l'odierna esterofilia e l'odierno complesso d'inferiorità degli italiani ci stanno sia la sconfitta in guerra, sia la contrapposizione in blocchi non solo del continente europeo ma del popolo italiano, che per quarant'anni è stato diviso tra filoamericani e filorussi. W lo Zio Sam, W Baffone, Italia derelitta.
E anche se è caduta l'Unione Sovietica, il mito dell'America è rimasto, così come l'autodisfattismo tricolore.

Sì, questo è chiaro.
Tuttavia resto del parere che l'esterofilia italiana è per certi versi paragonabile alla misandria (che io stesso, fino a poco più di due lustri fa, neppure sapevo cosa fosse), che si è espansa ed è esplosa in questi ultimi decenni, ma che sicuramente esisteva già in epoche passate e pre internet, pre TV, pre mass media, etc.
Per l'esterofilia vale lo stesso discorso.
I semi, che poi hanno creato una gigantesca e ramificata pianta, c'erano già nei secoli passati.

@@

http://vitolops.blog.ilsole24ore.com/2016/05/06/perche-siamo-esterofili-e-non-ci-serve-a-niente/

Citazione
Perché siamo esterofili (e non ci serve a niente)

    6 maggio 2016 Vito Lops Macro Economia, Prima pagina

Parliamone francamente: noi italiani abbiamo una tendenza spiccata a mitizzare gli altri. Siamo degli esterofili belli e buoni. Siamo molto bravi ad esaltare i nostri difetti e, allo stesso tempo, i pregi altrui. Sentiamo spesso pronunciare frasi del tipo “faremmo meglio ad essere governati da altri”. E tra questi altri, in cima alla lista, ci sono i tedeschi. A mio avviso si tratta di uno dei luoghi comuni più gravi (ve ne sono di ben più innocui) che rischia di condizionare profondamente il futuro del nostro Paese, dei nostri cari, dei nostri figli. Il punto è che non siamo esterofili per scelta ma, molto semplicemente, perché così ci hanno insegnato.

Il programma scolastico su cui si è formata la generazione del baby boom economico, quella nata dopo/a cavallo con la Seconda Guerra mondiale non prevedeva parole come “patria”, “patriottismo”, ecc. Vocaboli scomparsi dopo la triste parentesi fascista. Il desiderio di catarsi da quella pagina nera della storia italiana è stato talmente forte che non solo – e giustamente – sono stati inseriti nella Costituzione due articoli sul fascismo, ma anche (e questo è l’aspetto meno conosciuto ma per certi versi più eclatante) non sono stati inseriti nei libri di testo vocaboli che richiamano il concetto di patriottismo . Quasi per paura che questi potessero fomentare la nascita di nuove ideologie totalitarie e non democratiche.

Vi siete mai chiesti perché in pochissimi conoscono l’inno nazionale? La ragione è sempre la stessa: il senso di patria non ci è stato insegnato. E questo vuoto inconscio viene colmato oggi dall’esaltazione dei pregi degli altri Paesi, dimenticandone o misconoscendone i difetti. Estremizzando un po’ il concetto, ci troviamo nella stessa condizione in cui si trova un figlio che non ha un genitore e prende a modello qualcun altro dall’esterno.

E poi, francamente, prima di mitizzare qualcun altro, dovremmo conoscerne anche i “panni sporchi”. Nell’esempio dei tedeschi – che compaiono nei desiderata degli italiani al primo posto fra quelli a cui esternalizzare la gestione dell’esecutivo probabilmente perché effettivamente hanno il pregio di essere più rigorosi e metodici di noi – di panni sporchi ce ne sono parecchi. Ne conto solo qualcuno:

a) Violano da anni ripetutamente le regole europee sul surplus economico che prevedono che un Paese non possa avere nella media a 3 anni un surplus superiore al 6% del Pil. Ormai siamo al record dell’8,5% e, a quanto pare, non hanno alcuna intenzione di rispettare questo paletto, seppur nato tardivamente e solo nel 2010 quando la frittata era fatta, europeo. Un paletto non da poco considerato che in questo momento i Paesi dell’area euro stanno affrontando una delle più grandi crisi economiche della storia, causata principalmente da squilibri commerciali. E questi squilibri continueranno ad ampliarsi se la Germania non decide di rispettare la regola del surplus. E’ molto probabile che nei prossimi mesi/anni saranno gli Stati Uniti a costringerli a rigare dritto perché il surplus eccessivo tedesco distrugge l’Europa e agli Stati Uniti non fa comodo avere un partner così importante fortemente indebolito (p.s. come mai Renzi nell’incontro di ieri con la Merkel non ha menzionato questo “dettaglio” sul surplus? Avrebbe fatto un favore a tutti e, politicamente, a se stesso);

b) i tedeschi hanno un eccesso di surplus non solo perché sono bravi. L’aspetto più significativo che permette di reiterare anni su anni di surplus da record è dettato dal fatto che, tramite l’euro, operano una svalutazione competitiva a tempo indeterminato. Se avessero la loro valuta, quella che effettivamente rispecchia i propri fondamentali economici e il livello di produttività, farebbero surplus il primo anno ma già dal successivo ne farebbero molto meno e sempre meno negli anni dopo perché, molto semplicemente, quando un Paese esporta tanto vede anche rivalutarsi la propria valuta perché non esporta solo beni e servizi ma anche la propria valuta che serve per comprare quei beni e servizi, valuta che di conseguenza si rivaluta secondo la prima legge dell’economia: domanda e offerta. Quindi a partire dal secondo anno i prodotti tedeschi costerebbero di più all’estero (per effetto della rivalutazione del cambio) e sarebbero via via meno attraenti e “competitivi”. Non bisogna mai dimenticare questo punto: la Germania vanta lo status di Paese che pratica una svalutazione competitiva a tempo indeterminato;

c) quanto a integrità intellettuale e morale i panni sporchi non mancano. Pensate solo per un istante se il “dieselgate” fosse scoppiato in Italia quale sarebbe stata la reazione degli italiani contro se stessi. Senza dimenticare l’ultima indagine nei confronti di Deutsche Bank, accusata di aver venduto in maniera anomala 7 miliardi di titoli di Stato italiani nel 2011. O la multa record inflitta alla Siemens nel 2008 (800 milioni di dollari) per corruzione.

Con tutto ciò non voglio dire che noi italiani siamo perfetti o migliori. Abbiamo anche noi i nostri panni sporchi, come tutti (sprechi, spesa pubblica improduttiva, ecc.). Ma vorrei ricordare, ad esempio, parlando del tanto criticato debito pubblico, il primo additato nei discorsi al bar degli italiani a cui piace auto-punirsi, che:

a) è 25 punti più alto (quindi non così tanto) di quello di Francia e Stati Uniti;

b) ma cos’è il debito pubblico? E’ il credito privato. Non a caso in Italia c’è un alto tasso di risparmio e un più basso livello di debito privato (compensato dal debito pubblico, cioè credito privato);

c) il debito pubblico non va estinto ma deve essere semplicemente sostenibile (quella del neonato che nasce con 35mila euro di debito è una favola)

Il punto è che non abbiamo, perché non ci è stato insegnato, il senso di patria. E abbiamo bisogno di credere che ci sia da qualche parte qualcuno migliore di noi, una guida per colmare un vuoto psicologico di massa. Ma è il momento, da adesso, di fare un salto da questo punto di vista. Non vale sentirsi italiani solo quando gioca la nazionale di calcio. Ma tutti i giorni ricordando e apprezzando i nostri pregi. Partendo da questi per migliorare i nostri difetti. Mitizzare un Paese perfetto là fuori che non esiste non ci servirà a nulla. Per sentirci più europei, dovremo prima sentirci più italiani.


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« Ultima modifica: Marzo 11, 2017, 08:39:39 am da Frank »
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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #83 il: Marzo 11, 2017, 08:38:12 am »
http://www.alleyoop.ilsole24ore.com/2016/03/09/non-credete-alla-favola-che-vostro-figlio-nasce-con-un-debito-di-35mila-euro/

Citazione
Non credete alla favola dei figli che nascono con un debito di 35mila euro
scritto da Vito Lops il 09 Marzo 2016
Imprendiamo

Ormai da tempo, e da più fonti, si sente spesso dire che ogni italiano ha un debito di 35mila euro. Per la stessa logica, ogni nuovo nato eredita questo pesante fardello, una sorta di peccato originale. Al primo respiro, se fosse cosciente, saprebbe che è già in debito di 35mila euro con lo Stato. In realtà, si tratta di una favoletta bella e buona, peraltro con venature horror, che cercherò in questo post di smentire, provando a tranquillizzare i genitori italiani.

Partiamo innanzi tutto dal dato: 35mila euro. Come si ottiene? Molto semplicemente dividendo l’ammontare del debito pubblico nominale italiano (2.100 miliardi) per la popolazione (60,8 milioni). Da cui si ottengono, dopo un piccolo arrotondamento, i fatidici 35mila euro!

Bene, applicando la stessa formula ad esempio in Germania scopriamo che anche i cittadini tedeschi nascono con un fardello mica da ridere. Dividendo i 2.600 miliardi di debito pubblico nominale tedesco per la rispettiva popolazione (80 milioni) si ricava un debito individuale di 32mila euro. Quindi, secondo questa logica anche i genitori tedeschi dovrebbero preoccuparsi per i loro figli, subito affossati da una montagna di debito non appena nati.

La realtà è che non c’è nessun peccato originale. Per almeno due motivi

1) Non esiste un Paese senza debito. Il debito è uno dei modi in cui gli Stati oggi “creano” moneta. E’ necessario anche per ricavare un tasso di interesse, parametro di confronto sulla solvibilità dei differenti Paesi. Se non ci fosse questo vincolo alla creazione di moneta, gli Stati rischierebbero di cadere nella tentazione di “stampare troppa moneta” e quindi di inflazionarla, a svantaggio di tutti i cittadini e dell’economia in senso lato. Qualcuno potrà obiettare sulla correlazione moneta-debito, ma sta di fatto che oggi funziona così.

Seguendo la logica della favoletta, abbiamo capito che non esistono neonati senza debito/peccato originale. Chi più, chi meno, tutti nascono “indebitati”. Ma è una favola perché il debito di un Paese non deve essere estinto, ma deve essere semplicemente sostenibile. In modo tale che quel Paese possa pagare meno interessi passivi che sono comunque un elemento che sottrae potenziale ricchezza alla crescita.

2) Ma cos’è il debito? Anche qui, molto semplicemente, è il credito di qualcun altro. Non esiste debitore senza creditore. E quando parliamo di debito pubblico, parliamo per la quasi totalità di titoli di Stato. Su 2.100 miliardi di debito in Italia oltre 1.800 è espresso in titoli di Stato (vedi grafico). Chi detiene questi titoli di Stato? Circa il 65% è nelle mani di banche, assicurazioni e risparmiatori italiani. Il restante 35% è nelle mani di investitori esteri. Vista sotto questa luce una buona fetta del debito pubblico italiano è nelle mani di attori economici italiani, quindi più che un debito figura come un giroconto contabile di ricchezza tra Stato e privati. Privati che percepiscono anche degli interessi (cedole sui titoli di Stato). E tra questi privati ci siamo anche noi risparmiatori quando compriamo un BoT o BTp. Parte di quel debito, quindi, ci vede dalla parte dei creditori, è verso noi stessi.

COMPOSIZIONE_TITOLI_DI_STATO (1)

Accantonata la preoccupazione del debito che ognuno di noi avrebbe sulle spalle, quello che è invece importante sottolineare è il punto sulla sostenibilità del debito. Più il debito di un Paese è sostenibile, minore sarà la quota di interessi da pagare per sostenerlo. L’Italia ogni anno paga interessi sul debito per 80-90 miliardi di euro. E’ vero che questi interessi finiscono per larga parte nelle tasche dei possessori di titoli italiani (fra cui la maggioranza è composta da attori economici italiani). Ma è anche vero che per reperirli lo Stato deve aumentare (o fa fatica a diminuire) le tasse. Quindi questa ricchezza (80-90 miliardi di euro l’anno) potrebbe in parte essere destinata verso altri investimenti, piuttosto che semplicemente al ripagare i creditori. Pensate che dal 1980 l’Italia ha pagato 3.100 miliardi di interessi sul debito, più del debito stesso! Questo è il punto più delicato del tema del debito pubblico. “Tutto il resto (favolette incluse) è….noia”.

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #84 il: Marzo 16, 2017, 20:48:21 pm »
http://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/economia/2017/03/16/romania-mille-poliziotti-protestano-contro-bassi-salari_57458845-1af4-4656-a499-fcedde186c59.html

Citazione
Romania: mille poliziotti protestano contro bassi salari
Circa 38mila fra agenti e impiegati guadagnano meno di 320 euro

16 marzo, 18:05

(ANSA) - TRIESTE, 16 MAR - Un migliaio di poliziotti rumeni ha protestato a Bucarest per chiedere aumenti salariali. Lo riporta l'agenzia Ap, secondo cui decine di migliaia di agenti sono pagati col salario minimo o anche di meno. Marius Barbulescu, leader del sindacato Mihai Viteazul, ha dichiarato che gli agenti dovrebbero ricevere un salario minimo mensile di 1.450 lei, pari a 320 euro circa, cui si dovrebbero aggiungere una serie di benefit in linea con altri lavoratori pubblici. Il mese scorso, circa 38mila poliziotti e impiegati del ministero degli Interni hanno ricevuto invece un salario mensile compreso fra 1.250 e 1.450 lei.

Agenti provenienti da varie zone della Romania si sono raccolti davanti al ministero degli Interni, urlando "ladri", suonando fischietti e vuvuzela, agitando bandiere della Romania.

Barbulescu ha dichiarato all'agenzia nazionale Agerpress: "Stiamo fronteggiando umiliazioni difficili da descrivere a parole". I leader sindacali hanno incontrato il ministro degli Interni, Carmen Dan, per discutere le proprie rivendicazioni.
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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #85 il: Aprile 04, 2017, 02:12:11 am »
Gli italiani popolo esterofilo erano, popolo esterofilo sono e popolo esterofilo resteranno. :sleep:
In tal senso c'è ben poco da fare.
Una esterofilia, unita ad una abissale ignoranza - per quanto riguarda la realtà di altri paesi di questo disgraziato pianeta -, che li porta ad autoflagellarsi continuamente e a considerarsi, sostanzialmente, il peggior popolo del mondo.
Ad esempio: nella vita di tutti i giorni, quante volte ti capita di incontrare qualcuno che, spontaneamente, ti parla delle magagne e dei difetti di altri paesi?
Sbaglio se affermo che non ti capita mai ? *

Con questo non sto certamente asserendo che in Italia funziona tutto a meraviglia e che gli italiani son degli autentici campioni di lealtà, onestà, affidabilità, etc (magari fosse così).
No, affatto, poiché conoscono bene i miei connazionali e i loro inestirpabili difetti.
Ma da qui a credere che il resto del mondo, sia una sorta di eden, ce ne passa.

@@

* Io conosco personalmente solo due uomini che ragionano come me.
Per il resto, buio assoluto.

@@


Per inciso: nonostante provengano da paesi che in quanto a corruzione non hanno proprio nulla da invidiare all'Italia (anzi), stai pur sicuro che non sentirai mai un albanese, un romeno o un bulgaro, fare dei discorsi disfattisti ed esterofili nei confronti della propria patria e dei propri connazionali.
Di certo non li ascolterai mai in pubblico, e in particolar modo se si tratta di albanesi.


Ecco un altro coglione che io spedirei immediatamente in Somalia o in Corea del Nord, oppure in Cecenia o in Siria, al limite in Messico o in Colombia, ossia laddove regnano i narcos e al cui confronto "i nostri" mafiosi sono degli angioletti scesi in terra.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/italia-chiusa-ladri-1381554.html

Citazione
CADAQUES
Dom, 02/04/2017 - 16:46

C´é forse rimasta gente onesta nella sozza patria della mafia e del fascismo che fa schifo al mondo???

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ps: naturalmente, riguardo alla questione dell' immigrazione, non poteva mancare il solito articolo - buonista e politicamente corretto - del solito Marchi, che al pari di tanti altri italiani esterofili e disfattisti non ce la fa proprio a fare le valigie e a trasferirsi in qualche altro fantastico paese.

http://www.linterferenza.info/in-evidenza/proposito-depistaggi-ideologici-limmigrazione/
« Ultima modifica: Aprile 04, 2017, 02:23:16 am da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline Sardus_Pater

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #86 il: Aprile 04, 2017, 13:09:10 pm »
Citazione
ps: naturalmente, riguardo alla questione dell' immigrazione, non poteva mancare il solito articolo - buonista e politicamente corretto - del solito Marchi, che al pari di tanti altri italiani esterofili e disfattisti non ce la fa proprio a fare le valigie e a trasferirsi in qualche altro fantastico paese.

http://www.linterferenza.info/in-evidenza/proposito-depistaggi-ideologici-limmigrazione/

Un coglione irrecuperabile, anche se nell'articolo ci sono un paio di mezze verità (mi riferisco ad es. di quali debbano essere le maggiori preoccupazioni per l'italiano medio).
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Online Frank

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #87 il: Aprile 04, 2017, 18:04:45 pm »
Un coglione irrecuperabile, anche se nell'articolo ci sono un paio di mezze verità (mi riferisco ad es. di quali debbano essere le maggiori preoccupazioni per l'italiano medio).

Sì, ci sono, ma per il resto il suo articolo fa cadere le braccia e venire il latte alle ginocchia, così come i sei commenti al riguardo.
Intendiamoci, non che la cosa mi stupisca.
Anzi.

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Per inciso: tanti degli odierni guai dell' Italia hanno origine proprio da quelle mentalità del menga, intrise di ridicole ideologie.
Un esempio: la questione della legittima difesa.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/budrio-lassassino-barista-ex-militare-dellest-europa-1381894.html

@@

Fabrizio Marchi docet.
Citazione
L’impatto reale del fenomeno dell’immigrazione sulla vita concreta della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, è scarsissimo, nonostante quello che il versante di destra dei media e delle forze politiche di “sistema” vorrebbe farci credere.

Ma certo, come no.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ricerca-choc-dagli-stranieri-pi-reati-1276745.html
Citazione
Ricerca choc: dagli stranieri più reati

Altro che accoglienza a ogni costo: gli immigrati delinquono in media 4 volte in più
Massimo Malpica - Mar, 28/06/2016 - 06:00

Massimo Malpica

Roma La parola d'ordine è «accoglienza», sempre e comunque. Quando si parla di immigrazione prevalgono - spesso da entrambe le parti - gli slogan sui fatti (per non dire del business). E l'Unione europea in particolare ha fatto una bandiera della politica solidale e inclusiva, per quando spesso più a parole che con i fatti, come dimostrano tra l'altro le forti resistenze ai ricollocamenti dei migranti tra i paesi membri, fermi dopo mesi a cifre ridicole rispetto alle decine di migliaia promesse alla fine del 2015.

Ma il vero tabù è quello della sicurezza: dire che gli stranieri delinquono più degli italiani non solo passa per strumentalizzazione populista, ma pure come menzogna tout court. Persino il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, qualche mese fa, in un'intervista a Qn s'era spinto a dire che «la percentuale di reati commessi da stranieri rispetto agli italiani è diminuita», attaccando «l'asimmetria tra la realtà e la percezione della sicurezza tra i cittadini», alimentata secondo il titolare del Viminale «da quelle forme di populismo che speculano sulle paure e scommettono sulle sconfitte dello Stato per mero ritorno elettorale». Il problema è che, dietro allo schermo delle parole, la realtà è un'altra. È vero che i reati - in tutta la Ue tra l'altro - sono in calo, nonostante l'aumento dei flussi migratori. Ma è anche vero che gli stranieri sono l'8,3 per cento della popolazione residente in Italia, mentre nelle carceri del Bel Paese «pesano» molto di più (intorno al 32 per cento, 17mila stranieri su 52mila detenuti secondo le statistiche del giugno di un anno fa). Il tutto anche al netto delle valutazioni delle tipologie di reato, che non saranno i più gravi e violenti (prostituzione, traffico di droga e furti quelli per cui la maggior parte degli extracomunitari finiscono dietro le sbarre) ma certo destano allarme sociale, quello bollato dal ministro Alfano come «percezione asimettrica della sicurezza».

Asimmetrica o meno, questa percezione si basa su dati reali, come peraltro dimostra anche l'elaborazione della Fondazione David Hume di Luca Ricolfi, che ha messo in fila i tassi di criminalità relativi tra stranieri e nativi nei Paesi Ue, sottolineando come «in media gli stranieri delinquono 4 volte di più. con punte di 12 in Grecia, 7 in Polonia, 6 in Italia, 5 nelle civilissime Svezia, Austria, Olanda». Quanto basta, ricorda ancora Ricolfi, per poter spiegare la diffidenza del «popolo» verso l'«élite illuminata che lo rispetta quando fa la cosa giusta, e ne prende commiato quando fa quella sbagliata», offrendo così una diverso - e meno snob - lettura del sorprendente risultato del referendum britannico che ha visto prevalere la «Brexit». Paradossalmente, peraltro, i dati elaborati dalla Fondazione David Hume mostrano come proprio nel Regno Unito il sentimento di paura e di insicurezza verso gli stranieri sia meno motivato, con un tasso di criminalità degli immigrati appena superiore (1,3/1) rispetto ai sudditi di Sua Maestà.

Ma tant'è, come ricorda il politologo Ricolfi, il problema è probabilmente l'approccio imposto da Bruxelles in risposta alle paure del «popolo» verso il massiccio aumento dei flussi migratori. «A tutto ciò - scrive Ricolfi - l'Europa civile e illuminata ha saputo opporre soltanto l'imperativo morale dell'accoglienza, il valore superiore dell'inclusione sociale, e talora anche il disprezzo per chi ha paura, accusato di basarsi su mere percezioni, distorte dalla propaganda e dalla credulità, anziché sulla cruda realtà delle cifre statistiche». Ossia proprio quelle, che, in realtà, dimostrano che certi timori hanno una base più solida e meno «percepita» di quanto i politici e i burocrati europei vogliano ammettere.
« Ultima modifica: Aprile 04, 2017, 18:15:07 pm da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #88 il: Aprile 19, 2017, 21:13:47 pm »
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2152216&codiciTestate=1

Citazione
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Il 14,9% della popolazione ha scelto di espatriare negli altri paesi dell'Europa unita
Romania, non resta più nessuno
Il grosso dell'emigrazione è verso l'Italia e la Spagna
di Angelica Ratti

Dopo anni di emigrazione massiccia, la società rumena adesso scopre gli effetti perversi del suo modello di sviluppo basato sulla perdita della propria forza lavoro perlopiù espatriata in altri paesi europei secondo una lunga consuetudine che si è rafforzata con l'adesione alla Ue nel 2007.

Con circa 3 milioni di emigrati partiti per l'Ovest, diretti principalmente verso la Spagna e l'Italia, e adesso per il Regno Unito, la Romania è il paese della Ue che conta il maggior numero di emigrati rispetto al totale della sua popolazione: all'incirca il 15%, precisamente il 14,9% secondo le stime delle Nazioni Unite che valuta in 3 milioni di rumeni residenti in un altro paese della Ue.

Il suo basso tasso di natalità di 1,4 bambini per donna, è la principale causa della sua profonda crisi demografica della Romania.


Secondo l'Onu, il paese passerà dai 19,5 abitanti del 2015 ai 17,6 milioni previsti per il 2030. L'emorragia tocca tutte le categorie sociali. I rumeni vanno a lavorare presso le famiglie in Italia, nei cantieri di costruzioni in Spagna, a raccogliere i lamponi in Inghilterra ad assistere i malati in Francia ma soltanto i più poveri sono costretti a lasciare i figli a casa, nel proprio paese.

I rumeni emigrati hanno inviato nel proprio paese rimesse per quasi 10 miliardi di euro l'anno. Una cifra ridotta a un terzo dopo la crisi del 2008 che ha colpito pesantemente l'Italia e la Spagna. La spinta ad emigrare è da considerare un retaggio della vecchia mentalità dell'egomonico partito comunista, contento di mantenere nel paese lo zoccolo duro del proprio elettorato: gli abitanti delle zone rurali, anziani e disoccupati. Ma adesso la politica si sta rendendo conto del danno sociale e cerca di porvi rimedio.

Il nuovo premier socialdemocratico, Sorin Grindeanu, nominato il 4 gennaio, si è impegnato a lottare contro questa emigrazione e a fare della Romania un paese normale. Avrà da faticare per riuscire a convincere.

L'urgenza più visibile è nel sistema sanitario, dove mancano i medici: nella città di Targoviste ci sono 8 medici della medicina d'urgenza per 500 mila abitanti. E 74 medici sono ultra 65enni e dovranno continuare a lavorare.

L'emigrazione si traduce anche in un disastro urbanistico con le città che si svuotano a vista d'occhio senza che nessuno se ne interessi. E manca la manodopera.

A partire sono i giovani più istruiti, ma quando rientrano possono fare una carriera folgorante. Un programma denominato «Diaspora Startup» li aiuta a lanciare un'attività nel proprio paese d'origine. Tuttavia, i rumeni quasi mai vogliono rientrare nel proprio paese perchè dopo essere stati fuori per almeno dieci anni si sono perfettamente integrati nella nuova realtà, dove spesso si sono creati una famiglia, delle imprese e possiedono anche una casa.

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«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline Sardus_Pater

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Re:CORRUPTION PERCEPTIONS INDEX
« Risposta #89 il: Aprile 19, 2017, 21:19:27 pm »
Ovviamente l'articolo parla solo dei romeni onesti :shifty: ...
Il femminismo è l'oppio delle donne.