Autore Topic: Santiago è contro la paternità e la civiltà?  (Letto 13259 volte)

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Offline Vicus

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #45 il: Maggio 22, 2020, 12:08:39 pm »
Per quel che riguarda l'oggetto di questo topic, che cioè diffondi una visione anti-civile se non bestiale dei diritti maschili e degli uomini, la domanda cui ogni lettore può facilmente rispondere è:
Esiste in rete un tuo intervento chiaramente a favore della civiltà, del sapere e delle migliori istituzioni tramandateci dai nostri padri?
Evidentemente no. Anzi, dici che sue istituzioni-chiave come il matrimonio, non dovrebbero esistere (ti ricordo che un negozio giuridico, quale è il matrimonio, non legalmente riconosciuto è inesistente).
Al massimo, e solo perché qui sollecitato, dici che la civiltà serve alla continuità della specie.
Trovo rivelatore che attribuisci un carattere morale alle mie affermazioni, come se per te la civiltà servisse solo a dare un giudizio morale sulle azioni umane, sulla base di criteri sperequati a vantaggio delle femmine:
Citazione da: Santiago
È dunque naturale che la donna abbia lavorato fin dagli inizi dei tempi a creare le condizioni culturali, attraverso i valori morali e religiosi e le normative civili (ad es. sancendo la peccaminosità del sesso al di fuori del matrimonio, o il riconoscimento della progenie o l’obbligo di perpetuazione della stirpe all’interno del matrimonio)
Per quale motivo l’uomo si dovrebbe vincolare a vita in un rapporto monogamico? Amore o affetto possono essere ottenuti da amici e parenti, o da rapporti occasionali e temporali [sic].
Molti valori, soprattutto e in maniera eclatante quelli che riguardano la moralizzazione del sesso, vanno a vantaggio delle donne e limitano invece l'uomo.
Da nessuna parte dici che la civiltà beneficia la collettività come il singolo, uomo o donna che sia, realizzando più facilmente il potenziale umano.
A chi avesse ancora due neuroni connessi non dovrebbe essere difficile capire come in un mondo senza matrimonio, coppie stabili e prole certa, non sarebbe possibile avere né paternità, né organizzazione sociale complessa, quindi niente benessere, tecnologia e ordine pubblico; al massimo un inferno socialista-tecnocratico, probabimente irrealizzabile, alla Aldous Huxley, o alla Matrix, dove gli esseri umani sono allevati come polli in batteria (a proposito, cosa ne pensi delle tecniche di clonazione e procreazione artificiale? Sarebbe interessante conoscere il tuo parere).
Tu stesso hai detto che la paternità è una sovrastruttura che le femmine avrebbero inculcato all'uomo:
Citazione da: Santiago
La paternità non è così ovvia né sembra innata come per le donne, il legame affettivo bisogna costruirlo.
Al contrario della maternità, la paternità tra i mammiferi (cosa diversa tra i pesci) non sembra un dato innato nella natura maschile, ma costruito (dalle femmine!).
Ci sono diversi esempi di animali che in ambienti ostili, le femmine si comportano gelosamente e incoraggiano il maschio a badare alla prole, sembra che il sentimento “familiare” e “paterno” venga coltivato dalle femmine per ottenere mantenimento e protezione. Inoltre esistono culture anche recenti dove il senso di paternità è sconosciuto o ignorato
.
Se la paternità è una sovrastruttura, non innata nell'uomo, hanno ragione le femministe a voler impedire agli uomini di esercitarla chiedendo l'affido esclusivo, dico bene?
I vantaggi del matrimonio per l'uomo (non mi riferisco alla truffa legalizzata di oggi) li ho già detti ma giova ripeterli:
- Sesso a volontà (il coito coercitivo è molto più incerto e rischioso, chi non ci crede faccia la prova)
- Prole certa che si può educare in un contesto stabile coadiuvati dalla moglie
- La moglie spesso lavora anche, per esempio nei campi. Lo so bene avendolo visto con i miei occhi
- Se l'uomo viene ferito o si ammala, oppure c'è una carestia, gli altri membri del clan familiare possono supplire. Ne riparleremo quando saremo vecchi e soli, probabilmente non più interessati al coito più o meno coercitivo ed eventualmente tra le grinfie di qualche badante.
Infine, per quanto riguarda l'annoso argomento degli uomini che muoiono in guerra mentre le donne stanno al calduccio (eventualmente sotto le bombe), ricordo che anche le donne morivano spesso di parto e si spaccavano la schiena nei campi. Oggi non più, come del resto gli uomini non muoiono quasi più in guerra, anzi a rimetterci è soprattutto la popolazione civile.
Questo non certo per difendere le donne, le sfaticate e decivilizzate battone di oggi suscitano tutta la mia indignazione. Però certa narrativa decostruzionista della civiltà rischia di essere un autogol per la causa maschile.
« Ultima modifica: Maggio 24, 2020, 22:18:28 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Giuseppe83

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #46 il: Maggio 22, 2020, 16:17:09 pm »
gli uomini continueranno a difendere la collettività.

Nei limiti in cui sono programmati a fare ciò. Si ricorre alla disperata programmazione che citi nel tuo articolo perchè diventa sempre più difficile motivarli
Quale uomo ha interesse a difendere una società misandrica? Questa è forse la causa più importante della fine repentina delle società misandriche che noi ricordiamo.
Chi difenderesti? Lei non ti appartiene neanche in forma minima dal 1975 (ed io sono cresciuto con questa consapevolezza). Difenderesti i tuoi figli (sempre che siano tuoi). Chi non ha figli non ha nessuno da difendere. E se i figli ti sono stati sottratti da tempo (magari da subito) e magari non sai neanche dove si trovano, saranno ancora "tuoi" o li avrai rimossi dalla mente (anche per non soffrire)?
Tu, Vicus, che cosa difenderesti?

Anzi, dici che sue istituzioni-chiave come il matrimonio, non dovrebbero esistere
A chi avesse ancora due neuroni connessi non dovrebbe essere difficile capire come in un mondo senza matrimonio, coppie stabili e prole certa, non sarebbe possibile avere né paternità, né organizzazione sociale complessa, quindi niente benessere, tecnologia e ordine pubblico;

I vantaggi del matrimonio per l'uomo (non mi riferisco alla truffa legalizzata di oggi) li ho già detti ma giova ripeterli:
- Sesso a volontà
- Prole certa che si può educare in un contesto stabile coadiuvati dalla moglie
- La moglie spesso lavora anche, per esempio nei campi. Lo so bene avendolo visto con i miei occhi
- Se l'uomo viene ferito o si ammala, oppure c'è una carestia, gli altri membri del clan familiare possono supplire. Ne riparleremo quando saremo vecchi e soli, probabilmente non più interessati al coito più o meno coercitivo ed eventualmente tra le grinfie di qualche badante.

gli uomini non muoiono quasi più in guerra, anzi a rimetterci è soprattutto la popolazione civile.

1. Falso. Mai come oggi è possibile avere prole certa. Ed è lei che si oppone all'esercizio della paternità nonchè alle conseguenze dell'accertamento di fatto della non paternità. Quindi lei è il problema.

2. Non è esistita una sola società coniugale, ma varie, con vantaggi e svantaggi diversi. Mi limito ai vantaggi citati da te (che hai in mente una specifica unione coniugale): sul sesso a volontà avrei dei forti dubbi, altrimenti la prostituzione non sarebbe esistita; la certezza della prole, che oggi è garantita (in modo assoluto) dalla tecnica, te la dovevi garantire (in modo relativo) da solo,  reprimendo fortemente tua moglie; l'educazione era prevalentemente femminile in tenera età, soltanto dopo diventava prevalentemente maschile (per i maschi); la moglie lavorava a casa o nei pressi di casa (ma oggi non c'è più bisogno di questo lavoro); i clan familiari scomparivano con l'avanzare dell'industrializzazione.
Passando alle società coniugali previste dalla legge qui ed ora (quindi le uniche rilevanti) - e non a caso parlo al plurale, perchè, come sai, ne è prevista persino una fondata sulla semplice convivenza -  tu stesso le avversi, tant'è che non ne hai formata nessuna. O sbaglio? E se non sbaglio, perchè ti sei astenuto?

3. Quindi ti domando: perchè, come emerge dall'articolo di Santiago, gli uomini vengono programmati per morire (in guerra)?

Offline Vicus

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #47 il: Maggio 22, 2020, 17:05:54 pm »
Avevo previsto, e anche scritto, che sarebbe spuntato qualcuno a intasare questo topic, facendomi dire che difendo il matrimonio-truffa di oggi. Quel qualcuno sei tu Giuseppe83

Rinnovo la mia domanda a Santiago: è favorevole a procreazione artificiale/per procura, clonazione ecc.? Gradirei, prima della motivazione, di eventuali condizioni ecc. che rispondesse con un semplice SI' o NO.

Ricordo anche che Santiago, alla semplice domanda se fosse favorevole al matrimonio omosex, ha come sempre eluso la risposta dicendo, con lunghe circonlocuzioni (sulle sigle GBLT e altre variabili matematiche), che per lui il matrimonio non dovrebbe avere riconoscimento legale. Se è un no, voterebbe contro il matrimonio omosex? Personalmente ne dubito.

In genere chi non ha nulla da dissimulare risponde in modo semplice ed esplicito, dando di seguito eventuali motivazioni.

Se ho sbagliato a fare l'esegesi (ché non risponde mai chiaramente) delle sue lunghe risposte su donne militari e al comando, matrimonio omosex e procreazione tecnologica (ancora non pervenuta), c'è un modo semplice per dirimere la questione: basta rispondere SI' o NO.

Proudhon diceva che la famiglia, cellula essenziale di ogni società costa troppo e bisogna abolirla, sostituendola con falansteri socialisti per allevare gli uomini come fossero bestie.
Il femminismo, non lontano ideologicamente da Proudhon, sta smantellando la famiglia a colpi di sentenze e di Bibbiano (che dà i figli di coppie sposate alle lesbiche, ma Santiago per ora non sembra preoccuparsi troppo della questione).
Il femminismo si pronuncia sistematicamente contro la paternità, arrivando addirittura a negarla in favore di una pseudo-civiltà della madre:
https://rampini.blogautore.repubblica.it/2011/06/23/il-femminismo-ha-ucciso-la-paternita/
Santiago dal canto suo ci dice che famiglia e paternità non esistono in "natura", non sono necessarie, ecc. ma sono un'invenzione femminile per garantire vantaggi alle femmine, e che l'uomo non ha "alcun motivo per sposarsi" (non solo oggi, ma da sempre).
Secondo voi Santiago difende la famiglia, o gli dà ulteriori picconate come già fanno le femministe?
Non sto dicendo che Santiago sia "femminista", mi riferisco all'effetto che si propone e comunque ottiene con quel che scrive.
E ancora una volta non mi riferisco a "giudizi morali", se anche Bergoglio dicesse che bisogna abolire la famiglia (cosa che potrebbe anche fare...) le domande da porsi sarebbero:
- Una società di sole relazioni temporanee sarebbe più prospera, più sicura, più umana e con una qualità della vita migliore?
- Sopravviverebbe o andrebbe in crollo demografico?
- Risolverebbe o aggraverebbe il noto fenomeno dell'ipergamia? (=Scopano sempre meno uomini)
- Se la paternità non è innata ed è una zavorra inventata dalle femmine, chi dovrebbe crescere i figli, le donne? Qualche falansterio socialista gestito dallo Stato?
- I figli come verrebbero su? Sarebbero validi cittadini? E' scientifico (per davvero, non le ipotesi di Santiago) che i figli di separati hanno una marea di problemi, tra i quali ridotte difese immunitarie sulle quali non si può "barare" essendo scientificamente misurabili
- Con le sue ipotesi sull'abolizione del matrimonio, al civiltà inventata dalle femmine ecc. fa avanzare i diritti maschili presso il pubblico più vasto? O li ostacola?
« Ultima modifica: Maggio 22, 2020, 20:58:32 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #48 il: Maggio 22, 2020, 20:45:23 pm »
Infine, le tue domande a proposito dell'esercito sono viziate dallo stesso virus che ormai esiste in società. Non mi frega un tubo si sono biondi, mori, omosessuali, eterosessuali, uomini, donne o elefanti. La parola magica è “meritocrazia”: riescono a fare il lavoro che devono fare (giudicato con gli stessi parametri per tutti)? E questo vale per l'esercito e per qualsiasi altro lavoro. Si chiama “pari opportunità”. Purtroppo oggi molto spesso si definisce pari opportunità quello che in realtà hanno trasformato in “pari risultato”. Credo che ti ho risposto, io non guardo il sesso del candidato ma il risultato.
Per la seconda domanda vale quanto già detto, ma avevo già fatto un altra considerazione sul comando: l'esperienza d'azione senza una conoscenza teorica è sbagliata, ma a mio avviso è ancora più sbagliato la conoscenza unicamente teorica senza alcuna esperienza pratica. È ridicolo che la presidente Merkel sia anche capo delle forze militari quando non sa dove sparare, né può conoscere lo stato d'animo delle truppe e la risposta che queste truppe riescono a dare in certe situazioni, ecc. Per tutte le attività d'azione (avevo usato l'esempio dello sport) ci vuole esperienza, la conoscenza teorica non basta.

Riguardo alle femmine nell' esercito io la vedo diversamente.
In merito riporto un eccellente commento di un vecchio della q.m.
https://questionemaschile.forumfree.it/?t=15054166&st=30

Citazione
ventiluglio
view post Inviato il 12/3/2007, 19:08

Le cose non stanno proprio così.

Negli USA (come in UK) le soldatesse sono esplicitamente escluse dai ruoli cosiddetti di "close combat" (cioè in pratica di "combattimento").
C'è stato e c'é in atto un tentativo di eliminare questi vincoli con escamotage (ridisegnando ad esempio l'architettura delle brigate di combattimento ed aggregandovi - in situazioni di basso rischio operativo - plotoni "logistici"), ma al momento tali vincoli sono ben rispettati.
Nessuna, dico nessuna di quelle soldatesse (meno del 2% del totale) morte in Iraq è morta in azioni di combattimento.

http://www.cmrlink.org/womenincombat.asp
http://www.cmrlink.org/

Ma l'esclusione femminile, anche ipotizzando una eguale prestanza ed efficienza bellica di una donna (tutta da verificare dal momento che le "soldato Jane" sono delle favole che risultano improbabili anche se raccontate dai migliori registi di Hollywood), è motivata da almeno altri due aspetti:
- la presenza di donne in situazioni di rischio distrae e disarticola i cosiddetti "male bond" (legami maschili) che sono alla base della compattezza e saldezza morale dei reparti sottoposti allo stress di combattimento. L'istinto cavalleresco maschile (che essendo un istinto e ben poco razionalizzabile) porta inevitabilmente il soldato maschio a sacrificarsi per la soldatessa femmina, anche a detrimento del risultato operativo complessivo che si vorrebbe raggiungere.

- la possibilità che delle soldatesse cadano nelle mani di un nemico VERAMENTE cattivo e spietato, getterebbe nel panico la pubblica opinione, con risultati devastanti. Si pensi alla cagnara mediatica originatasi in Occidente ai tempi della cattura della maestrina dell'Illinois, Jessica Lynch, finita per sbaglio fuori strada, in mano al nemico: Per liberarla sono state impegnate forze, soldi ed energie assolutamente spropositate.
Un "esercito di Jessica Lynch" rappresenterebbe una sicura rovina per qualunque nazione.

E' altresì vero che eserciti solo maschili sono sempre esistiti, hanno funzionato e funzionano benissimo per quello che devon fare.
Eserciti solo femminili non sono mai esistiti, sono semplicemente improponibili perché non funzionerebbero.
E' così difficile capire che questa asimmetria ha dei validi fondamenti antropologici e che - tecnologia o meno - è folle non tenerne in debito conto?

«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #49 il: Maggio 22, 2020, 20:49:21 pm »
Questo, invece, è un eccellente commento di Rino Barnart.
https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13785.45.html

Citazione
Se alle femmine interessasse il servizio militare avrebbero chiesto (e quindi ottenuto) la costituzione di due diverse sezioni dell'esercito, perfettamente separate dalla base al vertice. Ipotesi però mai ventilata in nessun paese dell’Occidente. Come mai?

Hanno preteso di entrare negli eserciti esistenti imponendo la promiscuità per ragioni che hanno a che vedere direttamente con il loro potere sugli uomini (sessuale ed etico/legale), in questo caso per procedere anche là all’erosione dell'autonomia maschile con la demolizione della loro separazione psicoemotiva.

Lo scopo – esplicitato nella letteratura femminista ma non ancora annunciato alle grandi masse, per evidenti ragioni – consiste nella distruzione dei c.d. “ambiti riservati maschili”, quei luoghi nei quali la relazione tra gli uomini è limpida e pulita, nella quale godono della libertà morale (e perciò interiore ed esteriore) in quanto liberi dalla seduzione femminile e dall’intimidazione che deriva dalla paura dei ricatti e delle denunce.

Quella promiscuità (voluta) è esattamente il terreno sul quale germinano non solo discriminazioni, molestie e stupri veri (ma, elevata la denuncia, come possono esservene di falsi?), ma soprattutto quelli inventati.  Quelle offese, previste e scontate,  non sono effetti collaterali, sbavature inattese, ma uno degli scopi di quella imposizione.  Rappresentano infatti una fonte insostituibile (e inesauribile) di carburante per il men-pushing e costituiscono (insieme a quelli scolastici e nel mondo del lavoro) una minaccia contro la pulsione maschile al mantenimento della propria autonomia emotiva e perciò morale sul piano universale.

Servono per schiacciare l’intero genere maschile con la colpa, la vergogna e la paura.

"Discriminazioni", "molestie" e "stupri" in ambito militare fanno parte del bottino che il femminismo raccoglie da quella promiscuità voluta precisamente con questo scopo. Una razzia praticata tanto in guerra che in pace, indifferentemente.

Quei delitti “accadranno” anche nel neo-promiscuo esercito Italiano. Basta attendere.

Perché tutto questo? Perché anche le donne sono cattive.

Certo, c’è chi la pensa diversamente.

R. B.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #50 il: Maggio 22, 2020, 20:55:59 pm »
Altro interessante articolo pubblicato parecchi anni fa su uomini3000.
http://www.uomini3000.it/75.htm

Citazione
DONNE IN PRIMA LINEA   
 

Una bugia che si incrina

_________________________________________________ ______

Citazione
Rapporto delle FFAA della Gran Bretagna - Maggio 2002

Raccolto, tradotto e presentato da L. Raveggi

__________________________

 

Qui di seguito la traduzione di un documento ("Le Donne nelle Forze Armate") che ritengo decisamente assai interessante ed importante.

Si tratta del rapporto delle Forze Armate britanniche del Maggio 2002 presentato a conclusione di un ciclo di esperimenti e simulazioni fatte per valutare la possibilità di schierare le donne in servizio in ruoli di combattimento (qui il termine "close combat" viene tradotto "combattimento ravvicinato" - non si tratta tuttavia evidentemente di combattimento "corpo a corpo" ma di "combattimento" in senso lato).

Con questo rapporto è definitivamente tramontata nelle Forze Armate un'epoca - durata un paio di decenni - in cui sembrava che l'inclusione delle donne in tutti i ruoli (in modo indistinto con gli uomini) potesse essere solo una questione di abitudine culturale e quindi di tempo.

Il rapporto ha dovuto quindi introdurre - per confermare il bando antifemminile ai ruoli di combattimento - l'esito di esami e valutazioni dettagliate, che portano a conclusioni tanto ovvie quanto finalmente chiare ed inconfutabili.

Essi interessano dinamiche di interrelazione tra i generi i cui esiti scientifici hanno un impatto assai più ampio di quello - qui considerato - relativo alla sola vita militare.

Per quanto "cauto" nella forma (rispettosa della correttezza politica in auge) il documento dice per la prima volta senza mezzi termini che l'efficacia operativa (e dunque la sicurezza della nazione) non può essere compromessa per considerazioni ideologiche pro-feminist.

Da quanto mi risulta, anche l'amministrazione Bush sta (pur se in modo meno esplicito e "scientificamente" supportato da studi) facendo marcia indietro in merito all'impiego delle donne nelle FFAA in modo promiscuo con gli uomini (non solo il famigerato co-ed-training).

L. R.
____


LE DONNE NELLE FORZE ARMATE

 

INTRODUZIONE

 

1. Nel 1997, l'allora Ministro della Difesa annunciò che era in procinto di estendere le possibilità d'impiego per le donne all'interno delle Forze Armate in linea con il loro più ampio impegno di massimizzare le opportunità di carriera per le donne.

Di conseguenza dal 1998 le donne hanno potuto servire nel 73% dei posti in Marina, il 70% dei posti nell'Esercito e nel 96% dei posti nella RAF, ed esse ora costituiscono più dell'8% delle Forze Armate.

Le donne hanno continuato ad essere escluse soltanto dai ruoli di combattimento sul terreno, dai sommergibili e da alcuni ruoli subacquei. È stato deciso che le rimanenti restrizioni avrebbero dovuto essere riconsiderate in un tempo di circa due - tre anni.

2. Per facilitare quella riconsiderazione, è stato deciso che il MOD avrebbe dovuto effettuare un dettagliato studio delle prestazioni e dell'idoneità delle donne in ruoli di combattimento ravvicinato.

Questo ora è stata completato ed il rapporto intitolato Le Donne nelle Forze Armate reso pubblico.

3. Considerando i risultati dello studio, il Ministro della Difesa ha annunciato il 22 maggio 2002 che il processo per la rimozione delle attuali limitazioni per le donne nei ruoli di combattimento ravvicinato non veniva attuato. Il presente documento precisa i presupposti ed i ragionamenti per quella decisione.

 

RUOLO STORICO DELLE DONNE NELLE FORZE ARMATE DEL REGNO UNITO.

4. Le donne hanno svolto un ruolo vitale nelle Forze Armate per molti anni. Durante la Seconda Guerra Mondiale, per esempio, le donne sono state impiegate in un'ampia varietà di ruoli, compresi molti che le esposero a pericolo estremo. Dopo la guerra, fu riconosciuto che le donne continuavano ad avere un ruolo importante da giocare all'interno delle Forze Armate e sono stati stabiliti permanentemente i Servizi Femminili. L'inizio degli anni '90, tuttavia, ha visto i cambiamenti più drammatici in tempo di pace nei loro impieghi, con donne che servivano sulle navi di superficie, come equipaggio di aerei per la prima volta, ed in una gamma di impieghi molto più grande nell'Esercito. I ruoli delle donne inoltre sono stati completamente integrati ed i Servizi Femminili separati nell'Esercito ed in Marina sono stati aboliti (il WRAF non è mai stato un servizio separato, anche se l'uso del termine è stato interrotto).

 

LE DONNE NELLE FORZE ARMATE DI OGGI

5. Questi cambiamenti hanno fatto un ulteriore passo avanti nel 1998, e le donne oggi possono trovarsi in prima fila nelle adunate sulle navi, come piloti di velivoli da combattimento, ed in una varietà di ruoli nell'Esercito compresi i ruoli di supporto al combattimento nell'Artiglieria e nel Genio. Oggi svolgono molte mansioni che sono state un tempo considerate come appropriate solo per gli uomini ed hanno fatto ciò con grande successo. In tal modo, le donne danno un contributo assolutamente essenziale alle abilità, agli atteggiamenti ed all'efficacia delle nostre forze. Noi siamo impegnati ad assicurare che più e più donne approfittino dell'ampia gamma di carriere militari aperte a loro.

Le donne non possono servire sui sommergibili o come sminatrici subacquee per motivi medici. Queste restrizioni furono argomento di una separata revisione e non sono considerate ulteriormente qui.

 

LA DOTTRINA MILITARE BRITANNICA

 

6. Le Forze Armate sono mantenute, strutturate ed equipaggiate principalmente per combattere.

Esse esistono per essere in grado di intervenire efficacemente quasi senza preavviso in qualunque tipo di conflitto fino ad una guerra generale. Esse sono addestrate quindi per guerra ad alta intensità, benché adatte ad operazioni a più bassi livelli. È stata l'esperienza negli anni recenti delle Forze Armate Britanniche il fatto che unità schierate per operazioni diverse da quelle di guerra possano anche dover ingaggiare un combattimento diretto senza preavviso. C'è quindi un sempre presente rischio di coinvolgimento in combattimento ad alta intensità.

ESCLUSIONI ATTUALI

7. Le aree principali da cui le donne sono escluse oggi - e che erano ciò di cui si occupa questo riesame - sono quelle che per le quali è richiesto di entrare deliberatamente a contatto ravvicinato ed uccidere il nemico faccia-a-faccia, cioè, i Fanti di Marina, la Cavalleria, i Corpi Corazzati, la Fanteria e il Reggimento dell'Aeronautica. Benché ci siano differenze fra le forze, tutte operano in piccole squadre delle quali la componente base è spesso la squadra "di fuoco" composta da quattro persone, che può dover affrontare il nemico a distanza ravvicinata. Questo ambiente pone esigenze straordinarie nei confronti degli individui e successo o fallimento - e sopravvivenza - dipendono dalla coesione della squadra nelle circostanze estreme rispetto alle quali non ci sono paragoni diretti nella vita civile o persino nella vita militare.

 

ESPERIENZE IN ALTRI PAESI

 

8. Nel considerare se cambiare l'attuale posizione, è stato tenuto conto dell'esperienza di altri paesi. Nella storia recente soltanto l'ex Unione Sovietica (nella Seconda Guerra Mondiale) e Israele (guerra del 1948) hanno usato le donne in ruoli di combattimento ravvicinato. Entrambi hanno abbandonato la pratica dopo la conclusione della guerra in questione. Attualmente, alcuni paesi permettono alle donne di applicarsi per servire in tali ruoli, ma non le hanno mai verificate in combattimento. Quei paesi, quali il Regno Unito e gli Stati Uniti, che ottimizzano le loro Forze per guerra ad alta intensità, generalmente non hanno aperto i ruoli di combattimento ravvicinato alle donne, o hanno disposto limitazioni su come possano essere schierate.

 

LE CONSIDERAZIONI CHIAVE

9. Lo studio Le Donne nelle Forze Armate è stato condotto per avere una migliore comprensione dell'effetto di impiegare le donne nei più esigenti ruoli di combattimento ravvicinato. Esso ha incluso un'indagine della letteratura scientifica disponibile, una revisione degli standard di selezione per le reclute, un'indagine di opinione condotta fra le Forze Armate e le loro famiglie ed i risultati di un esercitazione sul campo per esplorare l'effetto di squadre miste sulla coesione e sulle prestazioni militari. Attenta considerazione è stata data alla disponibile prova dell'effetto di includere donne in unità di prima linea. I dati esistenti e la nuova ricerca sulle prestazioni fisiche comparate di uomini e donne in un contesto militare, le differenze psicologiche che hanno effetto sulle prestazioni nel combattimento ravvicinato, le dinamiche di squadre miste e di quelle di un solo sesso e le questioni legali ed etiche che circondano l'uguaglianza e la diversità nelle Forze Armate, sono stato fra i fattori considerati.

Fattori Fisiologici

10. Le capacità fisiche richieste al personale che serve in ruoli di combattimento ravvicinato sono necessariamente alte. Qualsiasi riduzione degli standard comporterebbe rischi inaccettabili per l'efficacia operativa delle nostre forze e deve quindi essere evitata. I test fisici a cui sono sottoposte le potenziali reclute misurano la loro capacità di effettuare le mansioni che sarà loro richiesto di effettuare dopo addestramento specifico. La difficoltà dei test stabiliti sono giustificate dalle difficoltà dell'impiego.

11. Il rapporto Le Donne nelle Forze Armate ha esaminato le differenze di uomini e donne nelle abilità fisiche che sono rilevanti per le prestazioni militari ed ha osservato, non sorprendentemente, che differiscono in modo significativo. Le differenze fra donne ed uomini nella loro capacità di sviluppare forza muscolare e la forma fisica aerobica sono tali che solo circa l'1% delle donne possono eguagliare le prestazioni dell'uomo medio. Nel sollevare, trasportare e simili mansioni effettuate ordinariamente dall'esercito britannico, questo significa che, in media, le donne hanno capacità di lavoro più basse degli uomini e, quando esposte alla stessa quota di lavoro fisico degli uomini, devono lavorare più duro di un 50-80% per realizzare gli stessi risultati. Ciò le mette a maggior rischio di ferite. Nella marcia con carichi, un'altra fondamentale mansione militare, ed in tutte le altre mansioni simulate di combattimento, è stato riscontrato che le donne hanno prestazioni peggiori degli uomini e più grande il carico, più grande la discrepanza. Lo studio ha concluso che circa lo 0.1% dei candidati femminili e l'1% delle donne soldato addestrate raggiungerebbero gli standard richiesti per rispondere alle esigenze di questi ruoli.

Fattori Psicologici

12. Il rapporto ha trovato che poche delle differenze psicologiche fra uomini e donne potrebbero dirsi avere un significativo rapporto con le loro rispettive idoneità per ruoli di combattimento ravvicinato. La capacità di aggressione, tuttavia, era generalmente più bassa per le donne, che hanno richiesto più provocazione ed erano più probabili temere le conseguenze di un comportamento aggressivo. Vi era prova comunque che questo divario potrebbe essere colmato data una sufficiente libertà sociale e provocazione.

Efficacia di Combattimento

13. Elemento critico per l'efficacia di combattimento è la capacità di un'unità, formazione, nave o sistema d'arma di effettuare la missione assegnata. La fanteria e le unità corazzate operano primariamente in piccole unità così come le squadre d'assalto o gli equipaggi dei singoli carri armati ed il mantenimento della coesione fra i membri della squadra è una componente vitale nel sostenere l'efficacia di combattimento. Vi è una certa evidenza nella letteratura scientifica che l'inclusione di piccoli numeri di donne aumenta la difficoltà di creare il necessario grado di coesione. E' stato trovato che gli atteggiamenti dei membri del gruppo, specialmente gli atteggiamenti positivi e negativi nei confronti del genere sessuale e degli stereotipi sessuali, potrebbero interessare le dinamiche di gruppo e in ultima analisi l'efficacia del gruppo. Il rapporto Le Donne nelle Forze Armate ha osservato che può essere più facile da realizzare e mantenere la coesione in una squadra di un singolo sesso.

14. Un altra prova tuttavia suggerisce che, nelle circostanze normali (cioè le difficili e ardue condizioni operative, diverse dalla guerra ma non di combattimento) e dati adeguati amministrazione e addestramento, la presenza di donne in piccole unità non ha un effetto nocivo sulle prestazioni. Tuttavia, gli studi rivisti non erano basati su situazioni di combattimento e non vi è prova per mostrare se questo rimane vero sottoposti alle condizioni estreme di un combattimento ravvicinato ad alta intensità. La realtà della battaglia è che la squadra di combattimento deve funzionare efficacemente per un periodo prolungato in condizioni caratterizzate da pericolo, confusione, affaticamento e rumore estremi. Non c'è modo di sapere se le squadre miste possano funzionare così bene come le squadre tutte-maschili in un ambiente di combattimento ravvicinato. La prova empirica a questo proposito non può essere ottenuta, poiché non c'è modo di replicare le condizioni di combattimento ravvicinato con alcun mezzo senza mettere a rischio le nostre forze in battaglia.

Posizione Legale

15. La Legge sulla Discriminazione in base al Sesso (1975) permette alle Forze Armate di escludere le donne da quei posti laddove il giudizio dei militari sia che l'impiego di donne insidierebbe e degraderebbe l'efficacia di combattimento. Questa politica è stata fatta propria dalla Corte di Giustizia Europea nel mese di Ottobre del 1999, che ha stabilito nella causa Sirdar contro i l'Alto Comando dell'Esercito ed il Ministro che la Direttiva per la Parità di Trattamento non preclude l'esclusione delle donne da determinati posti nelle Forze Armate, laddove tali esclusioni siano necessarie ed adatte ad assicurare l'efficacia operativa, ma vi era un impegno di valutare periodicamente le attività interessate in modo da decidere se, alla luce delle evoluzioni sociali, la deroga dallo schema generale della Direttiva può ancora essere mantenuta.

 

MOTIVI PER LA DECISIONE

16. Il Ministro è convinto che poiché alcune donne saranno certamente in grado di soddisfare lo standard di prestazioni richiesto al personale in ruoli di combattimento ravvicinato, l'evidenza di una capacità fisica delle donne più bassa non dovrebbe, in sé, essere un motivo per mantenere le limitazioni. Né le differenze psicologiche identificate tra uomini e donne, o il divario nella capacità di aggressione, sono costringente prova che le donne avrebbero prestazioni meno buone in combattimento.

17. L'argomento chiave è il potenziale effetto di mischiare i sessi nelle piccole squadre essenziali per il successo in un ambiente di combattimento ravvicinato. La piccola dimensione dell'unità base di combattimento sul campo, accoppiata con l'inesorabile pressione mentale e fisica che si prolunga per giorni o settimane, li pone al di fuori degli altri ruoli militari. Anche piccoli fallimenti in un ambiente di combattimento ravvicinato ad alta intensità possono condurre a perdita di vita o fallimento della squadra nel conseguire i propri obiettivi. Nessuno dei lavori sia che è stato, sia che potrebbe essere fatto può illuminare la domanda chiave dell'effetto di mescolare i sessi nella squadra di combattimento nelle condizioni di combattimento ravvicinato.

18. Data la mancanza di riscontro diretto, sia derivante da esercitazioni condotte sul campo o da esperienze di altri paesi, il Ministro ha concluso che il giudizio dei militari deve costituire la base di qualsiasi decisione. Il punto di vista militare era che sottoposti alle condizioni di una battaglia senza quartiere ad alta intensità, la coesione del gruppo diventa di importanza molto più grande per le prestazioni di squadra e, in un tale ambiente, le conseguenze di un fallimento possono avere conseguenze ampie e gravi. Ammettere le donne, quindi, implicherebbe un rischio senza alcun guadagno in termini di efficacia di combattimento a compensarlo.

19. I suddetti argomenti sono stati considerati rispetto a ciascuna delle unità e dei ruoli in questione - i Fanti di Marina, la Cavalleria e i Corpi Corazzati, la Fanteria ed il Reggimento dell'Aeronautica - per decidere se essi si applicavano ugualmente a tutti loro o meno. Poiché tutti i ruoli necessitano di individui che lavorano insieme in piccole squadre che devono affrontare ed impegnare il nemico a distanza ravvicinata, il Ministro della Difesa ha concluso che il caso della rimozione delle attuale limitazioni per le donne nel prestare servizio in ruoli di combattimento non è stata dimostrata per alcuna delle unità in questione. Prendere il rischio che l'inclusione delle donne nelle squadre di combattimento ravvicinato possa avere un effetto negativo su quelle unità nelle circostanze extra-ordinarie del combattimento ravvicinato ad alta intensità non può essere giustificato.
 

SVILUPPI FUTURI

 

20. Il governo si impegna a promuovere l'uguaglianza di opportunità. Il Ministro della Difesa e le Forze Armate continueranno a lavorare a stretto contatto con la Commissione per le Pari Opportunità e a condividere con loro i risultati di ulteriore lavoro per esaminare i più ampli argomenti sollevati da questo studio. Le donne devono avere le opportunità di fare carriera fino ai più alti gradi, e se faranno così devono essere trovati i modi per tenere più donne più a lungo. continueranno ad essere esaminate le modalità con le quali possono essere meglio riconciliate le uniche ed esigenti condizioni della vita militare, compresa l'illimitata responsabilità di schierarsi quasi senza preavviso, con le esigenze di vita familiare. Queste esigenze contrastanti interessano anche gli uomini, ma molto più spesso gravano sproporzionatamente sulle donne. Le forze armate continueranno a sviluppare regimi di addestramento che schiuderanno il potenziale di ciascun individuo tenendo tuttavia in considerazione le differenti capacità fisiologiche degli uomini e delle donne che il rapporto evidenzia. Si cercherà una migliore comprensione dell'effetto sulla coesione di squadra in quei ruoli in cui uomini e donne lavorano insieme. Per concludere, saranno esaminate le condizioni di servizio militare che offrano la più grande flessibilità di impiego ma senza compromettere i livelli generali di efficacia operativa.

Questo documento riflette la politica per il personale in servizio del Ministero della Difesa così come nel Maggio 2002. Qualsiasi richiesta di informazione sulla politica per il personale in servizio qui contenuta deve essere indirizzata a: Direzione per la Politica delle Condizioni del Personale in Servizio (Directorate of Service Personnel Policy Service Conditions).

Ministero della Difesa - Stanza 673 - St. Giles Court - Maggio 2002

1-13 St. Giles High Street - Londra - WC2H 8LD

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«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline Giuseppe83

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #51 il: Maggio 22, 2020, 22:07:26 pm »
Avevo previsto, e anche scritto, che sarebbe spuntato qualcuno a intasare questo topic, facendomi dire che difendo il matrimonio-truffa di oggi. Quel qualcuno sei tu Giuseppe83

Io non sono spuntato. Già partecipavo a questo topic.

Le regole rilevanti sono quelle che vigono qui ed ora e non riguardano solo il matrimonio ma persino la semplice convivenza (i cui effetti sono modificati in peggio e retroattivamente dalla cassazione).
Do per scontanto che tu non difenda quelle regole, infatti ti sei sottratto alla loro applicazione.

Nel messaggio precedente io avevo scritto che mai come oggi è possibile avere prole certa e che sono le donne ad opporsi alle conseguenze dell'accertamento di fatto della non paternità nonchè all'esercizio della stessa (e gli studi e ancor prima l'evidenza dimostrano che i bambini crescono meglio col padre che con la madre). Tu dici che si oppongono anche a scopare (a tal proposito: mi dici qual'è la percentuale di uomini che scopa? esistono studi sul punto? ti assicuro che non è una provocazione).

Alla luce delle regole vigenti qui ed ora e dell'opposizione femminile all'accertamento ed esercizio della paternità, nonchè alla congiunzione,  tu cosa proponi di fare?


Considerazioni di secondaria importanza:

- la procreazione già oggi in molti casi è artificiale e serve ad aiutare le coppie che non riescono ad avere figli. L'unica novità (che tanto novità non è) è la possibilità di avvalersi del lavoro di una donna che porta avanti la gravidanza  di un bambino che non le appartiene. Ci sono anche donne che si avvalgono di questa possibilità. In più ci sono donne che si inseminano da sole e si arriva al punto che tu paghi l'inseminazione, la gravidanza ed il mantenimento (reddito di maternità, citato anche da chi tu sai) di un bambino che non ti appartiene.

- posso sapere perchè ce l'hai tanto con le/gli omosessuali che convivono. A me non può fregarmene di meno. Inoltre non si parla mai, nè in caso di maschi potrebbe parlarsi (se le parole hanno un senso) di matrimonio.

Online Frank

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #52 il: Maggio 23, 2020, 00:35:26 am »
Comunque a me fanno sempre sorridere gli uomini italiani convinti che l'erba del vicino sia sempre più verde...
https://stalkersaraitu.com/perche-il-femminismo-ha-trionfato/

Citazione
Ora, prima di immergermi in realtà estere non occidentali,pensavo che la fogna relazionale nostrana, ma forse occidentale in genere( benchè dell’Occidente conosca direttamente solo la misera realtà italiana e non sto parlando solo dei penosi rapporti uomo-donna) fosse presente anche altrove, invece mi sono dovuto molto felicemente ricredere.

22 Maggio 2020   Sasha

Eh già, infatti nel cosiddetto estero i rapporti tra i due sessi funzionano a meraviglia...

http://www.metallirari.com/matrimoni-10-paesi-alto-tasso-divorzi/
Citazione
Belgio: 2 coppie su 3 divorziano
Attualmente, è il Belgio il paese dove si verifica il maggior numero di divorzi nel mondo: il 71% delle coppie divorzia (circa 32.000 persone ogni anno). In pratica, solo un matrimonio su tre dura con successo.

Abbastanza sorprendente che il secondo paese in cima a questa graduatoria vanti una consolidata eredità cattolica. Si tratta del Portogallo dove, secondo l’OCSE, i tassi di matrimonio sono elevati, così come i tassi di divorzio (68%).

Un po’ come la Spagna, paese con un radicato patrimonio religioso ma che ha un tasso di divorzi del 63% (quinto posto in graduatoria). Nel paese, dal 2005, esiste anche il cosiddetto divorzio express, che può essere invocato trascorsi tre mesi dal matrimonio, senza dover passare per la separazione.

Qui troverete una fotografia dei paesi nei quali si registra il più alto tasso di divorzio, stando agli ultimi dati disponibili nel 2019.

I 10 paesi con il tasso di divorzi più alto del mondo
BELGIO (tasso di divorzio: 71%)
PORTOGALLO (tasso di divorzio: 68%)
UNGHERIA (tasso di divorzio: 67%)
REPUBBLICA CECA (tasso di divorzio: 66%)
SPAGNA (tasso di divorzio: 63%)
LUSSEMBURGO (tasso di divorzio: 60%)
ESTONIA (tasso di divorzio: 58%)
CUBA (tasso di divorzio: 56%)
FRANCIA (tasso di divorzio: 55%)

STATI UNITI (tasso di divorzio: 53%)

Ma tanto l'italiano medio, specie se di sesso maschile, è talmente malato di esterofilia che puoi pure tentare di spiegarglielo in ostrogoto o in aramaico antico: non servirà a nulla.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #53 il: Maggio 23, 2020, 00:44:21 am »
Io non sono spuntato. Già partecipavo a questo topic.

Le regole rilevanti sono quelle che vigono qui ed ora e non riguardano solo il matrimonio ma persino la semplice convivenza (i cui effetti sono modificati in peggio e retroattivamente dalla cassazione).
Do per scontanto che tu non difenda quelle regole, infatti ti sei sottratto alla loro applicazione.

Nel messaggio precedente io avevo scritto che mai come oggi è possibile avere prole certa e che sono le donne ad opporsi alle conseguenze dell'accertamento di fatto della non paternità nonchè all'esercizio della stessa (e gli studi e ancor prima l'evidenza dimostrano che i bambini crescono meglio col padre che con la madre). Tu dici che si oppongono anche a scopare (a tal proposito: mi dici qual'è la percentuale di uomini che scopa? esistono studi sul punto? ti assicuro che non è una provocazione).

Alla luce delle regole vigenti qui ed ora e dell'opposizione femminile all'accertamento ed esercizio della paternità, nonchè alla congiunzione,  tu cosa proponi di fare?


Considerazioni di secondaria importanza:

- la procreazione già oggi in molti casi è artificiale e serve ad aiutare le coppie che non riescono ad avere figli. L'unica novità (che tanto novità non è) è la possibilità di avvalersi del lavoro di una donna che porta avanti la gravidanza  di un bambino che non le appartiene. Ci sono anche donne che si avvalgono di questa possibilità. In più ci sono donne che si inseminano da sole e si arriva al punto che tu paghi l'inseminazione, la gravidanza ed il mantenimento (reddito di maternità, citato anche da chi tu sai) di un bambino che non ti appartiene.

- posso sapere perchè ce l'hai tanto con le/gli omosessuali che convivono. A me non può fregarmene di meno. Inoltre non si parla mai, nè in caso di maschi potrebbe parlarsi (se le parole hanno un senso) di matrimonio.

Giuseppe ti propongo di discuterne con Santiago, così vediamo anche cosa ne pensa lui. Forse sarete d'accordo su molte cose.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #54 il: Maggio 23, 2020, 00:51:37 am »
Comunque a me fanno sempre sorridere gli uomini italiani convinti che l'erba del vicino sia sempre più verde...
https://stalkersaraitu.com/perche-il-femminismo-ha-trionfato/

Eh già, infatti nel cosiddetto estero i rapporti tra i due sessi funzionano a meraviglia...

http://www.metallirari.com/matrimoni-10-paesi-alto-tasso-divorzi/
Ma tanto l'italiano medio, specie se di sesso maschile, è talmente malato di esterofilia che puoi pure tentare di spiegarglielo in ostrogoto o in aramaico antico: non servirà a nulla.
Quasi tutti Paesi EUROPEI, fateci caso. In Francia a chiedere il divorzio è la donna non nel 70% dei casi come da noi, ma nell'85% dei casi. Le riviste femminili ESULTANO per questo dato, dicendo che la donna ha il "coraggio" e la "maturità" di metter fine a una relazione che la "opprime"... e le galline seguono l'esempio.
Il matrimonio è diventato una trappola (ma non lo era ai tempi dei nostri nonni) e ormai si sposa solo gente particolarmente privilegiata e, di conseguenza, conformista: professori o assistenti universitari, professionisti, medici, parastatali di lusso (Rai e dintorni), quadri di grandi aziende oppure gente molto benestante come imprenditori e commercianti, senza contare i delinquenti che impalmano anche ragazze di "buona famiglia" (si fa per dire). Queste categorie, per loro stessa ammissione, credono di avere una situazione molto stabile e si sentono al sicuro, quindi si incaprettano volentieri col matrimonio.
Molti di loro ovviamente si separano e finiscono male, gli altri semplicemente si attaccano, e sono i più fortunati. Gli unici che se la cavano col divorzio sono gli straricchi perché pagano, e i delinquenti perché le donne e le loro rapaci famiglie hanno paura di loro.
Castrogiovanni e altri separati, hanno scritto un libro eccezionale (e completamente ingnorato dagli spazi maschili ormai mainstream) su come sopravvivere al divorzio, frutto di anni di battaglie legali. C'è anche un capitolo, che l'autore ritiene molto utile, su come non farsi ammazzare dalla moglie...
E' un modello sociale del tutto insostenibile e da riformare da cima a fondo.

Voglio congratularmi con Santiago per l'ottimo articolo di stasera, in cui anziché perdersi in ricostruzioni preistoriche e nozze di Cana, ha magnificamente smontato il femminismo che è il vero nemico degli uomini e dell'umanità qui ed oggi.
« Ultima modifica: Maggio 23, 2020, 01:17:24 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #55 il: Maggio 24, 2020, 07:56:59 am »
Riguardo alle femmine nell' esercito io la vedo diversamente.

Ho scritto: “riescono a fare il lavoro che devono fare (giudicato con gli stessi parametri per tutti)?” Questo è il punto fondamentale. Sono e continuo ad essere delle opinione che tutti dobbiamo avere il diritto di candidarci parimente a qualsiasi postazione, tutti: donne, zoppi, ciechi, biondi, neri, omosessuali, norvegesi,... sottoposti agli stessi parametri di giudizio e alle stesse condizioni. Purtroppo questo non avviene, le donne non sono sottoposte alle stesse condizioni come suggeriscono i post che alleghi:
“Negli USA (come in UK) le soldatesse sono esplicitamente escluse dai ruoli cosiddetti di "close combat" (cioè in pratica di "combattimento").”
Conclusioni documento ("Le Donne nelle Forze Armate"):
“Le donne devono avere le opportunità di fare carriera fino ai più alti gradi, e se faranno così devono essere trovati i modi per tenere più donne più a lungo. continueranno ad essere esaminate le modalità con le quali possono essere meglio riconciliate le uniche ed esigenti condizioni della vita militare, compresa l'illimitata responsabilità di schierarsi quasi senza preavviso, con le esigenze di vita familiare. Queste esigenze contrastanti interessano anche gli uomini, ma molto più spesso gravano sproporzionatamente sulle donne. Le forze armate continueranno a sviluppare regimi di addestramento che schiuderanno il potenziale di ciascun individuo tenendo tuttavia in considerazione le differenti capacità fisiologiche degli uomini e delle donne che il rapporto evidenzia.”

“Lo studio ha concluso che circa lo 0.1% dei candidati femminili e l'1% delle donne soldato addestrate raggiungerebbero gli standard richiesti per rispondere alle esigenze di questi ruoli.” Su quale base discriminereste il 0.1% di candidati femminile che riescono a raggiungere lo standard, se passano lo standard fisico, psicologico e mostrano stessa capacità di aggressione?

Il problema della coesione del gruppo nelle piccole squadre in un ambiente di combattimento ravvicinato, si risolve formando squadre non miste. (Il problema forse sarebbe capire se raggiungono il numero per poterle formare)

Infatti parliamo di numeri talmente irrisori, le donne non riescono a superare gli standard maschile. Semmai c'è un aspetto positivo in quella nefasta ideologia che è l'ideologia di genere, è il continuo bagno di realtà al quale sono sottoposte quotidianamente le femministe ogni volta che un mediocre sportivo maschio decide di diventare donna e competere nelle competizioni femminili, diventando in poco tempo il numero uno indiscusso in quelle discipline.

L'eccellente Rino Barnart ha scritto: “Se alle femmine interessasse il servizio militare avrebbero chiesto (e quindi ottenuto) la costituzione di due diverse sezioni dell'esercito, perfettamente separate dalla base al vertice.” Verissimo, è successo non solo all'esercito, le donne hanno richiesto di entrare in tutti i club sportivi e intellettuale esclusivamente maschili mentre loro formano Commissioni di Pari Opportunità formate esclusivamente da donne. Invece di creare gare di tennis femminile, con i propri premi e ricavati, hanno voluto essere integrate in quelli organizzati dai maschi ed esigere gli stessi premi ricavati dai maschi. Come ho già detto, non ho nulla in contrario se le donne riescono a formare (con gli stessi standard) un esercito, o gruppi d'assalto prettamente femminili. Al di là di desideri e miti femministe, nella Storia c'è soltanto una testimonianza storica di un esercito formata da unità prettamente femminili: l'esercito femminile delle popolazioni fon del Dahomey, l'attuale Benin, lottarono contro i colonizzatori europei.

Frank, l'unica obiezione che mi sembra rilevante, e che sinceramente non avevo riflettuto, è questa, non a livello di piccole squadre (che potrebbero essere non miste), ma a livello proprio generale di tutto l'esercito: “la presenza di donne in situazioni di rischio distrae e disarticola i cosiddetti "male bond" (legami maschili) che sono alla base della compattezza e saldezza morale dei reparti sottoposti allo stress di combattimento. L'istinto cavalleresco maschile (che essendo un istinto e ben poco razionalizzabile) porta inevitabilmente il soldato maschio a sacrificarsi per la soldatessa femmina, anche a detrimento del risultato operativo complessivo che si vorrebbe raggiungere.” Vero. Il problema di questa obiezione è che fa fatica a giustificarsi da un punto di vista di giustizia. Cioè, il problema non sono le donne soldato ma siamo noi uomini soldato. Possiamo fare un simile: un soldato supera senza problemi gli standard, questo soldato è colpito da una deformità sul viso; i commilitoni si lamentano perché dicono che quando lo vedono si deconcentrano e le loro prestazioni calano. In che modo risolviamo il problema? Puniamo il soldato con il viso deforme, che non ha alcuna colpa? Puniamo il resto dei soldati, e così rimaniamo senza esercito?

Offline Vicus

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #56 il: Maggio 24, 2020, 08:51:53 am »
Uno dei capisaldi dell'ideologia femminista, e più in generale dell'utopia progressista globale, è che a parte alcune differenze anatomiche uomini e donne sono identici. Per inverare questo assurdo postulato ideologico si forza la natura in mille modi, con enorme dispendio di risorse umane ed economiche:
- Si stravolgono collaudate istituzioni, vitali per la difesa del Paese come l'esercito: anche i reparti femminili (non misti) rapresentano un problema logistico, di infrastrutture e di impiego operativo, tenuto conto delle inevitabili differenze dei reparti femminili. Un esercito esclusivamente maschile può essere gestito facilmente e rapidamente, un esercito misto no. E' dubbio che un reparto femminile, anche con gli stessi standard, possa eguagliare sul campo un reparto maschile (cameratismo, ciclo mestruale, minore sviluppo della parte superiore del corpo ecc.)
- Si creano costose e inefficienti strutture, come gli asili nido e si affidano i figli allo Stato solo per far lavorare le donne, in una voluta concorrenza economica con l'uomo (fonte: The Art of Being Ruled di W. Lewis) che aumenta la disoccupazione maschile e impedisce la formazione di coppie creando un'emergenza denatalità
- Si moltiplica la già elefantiaca burocrazia con commissioni per le pari opportunità, ministeri, servizi sociali e tutte le altre strutture di supporto alle donne
- Si stravolgono scuola e luoghi di lavoro nel vano tentativo di creare un ambiente a misura di donna (v. recente caso Strumia). Emblematica è la proposta di un sito un tempo maschile poi diventato omosessualista e colato a picco, di creare un approccio di tipo "collaborativo-femminile" (leggi trasformare il luogo di lavoro in un gineceo) per invogliare le donne a diventare programmatrici
- Si spinge per i congedi di paternità onde permettere una più agevole carriera alla madre, con inevitabile calo di rispetto del "mammo" sia verso se stesso che da parte della moglie
- Questa forzatura della natura sta già producendo e sempre più produrrà nel futuro esseri ibridi trattati con ormoni nel futile tentativo di eguagliare gli standard maschili, a partire dal combattimento e dallo sport

Sembrerebbe che il femminismo progressista globale tenda a creare una società simile a quella delle api: a procreare è un numero sempre più ristretto di privilegiati, selezionati dal sistema per il loro conformismo (fonte: Dark Age Ahead di J. Jacobs) mentre il resto della popolazione è costituito da un sesso "neutro" (es. donne in carriera), sterile, sfruttato e "spendibile".
« Ultima modifica: Maggio 24, 2020, 09:31:23 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #57 il: Maggio 24, 2020, 10:24:11 am »
Frank, l'unica obiezione che mi sembra rilevante, e che sinceramente non avevo riflettuto, è questa, non a livello di piccole squadre (che potrebbero essere non miste), ma a livello proprio generale di tutto l'esercito: “la presenza di donne in situazioni di rischio distrae e disarticola i cosiddetti "male bond" (legami maschili) che sono alla base della compattezza e saldezza morale dei reparti sottoposti allo stress di combattimento. L'istinto cavalleresco maschile (che essendo un istinto e ben poco razionalizzabile) porta inevitabilmente il soldato maschio a sacrificarsi per la soldatessa femmina, anche a detrimento del risultato operativo complessivo che si vorrebbe raggiungere.” Vero. Il problema di questa obiezione è che fa fatica a giustificarsi da un punto di vista di giustizia. Cioè, il problema non sono le donne soldato ma siamo noi uomini soldato. Possiamo fare un simile: un soldato supera senza problemi gli standard, questo soldato è colpito da una deformità sul viso; i commilitoni si lamentano perché dicono che quando lo vedono si deconcentrano e le loro prestazioni calano. In che modo risolviamo il problema? Puniamo il soldato con il viso deforme, che non ha alcuna colpa? Puniamo il resto dei soldati, e così rimaniamo senza esercito?

Santiago, premesso che in un mondo ideale non dovrebbero esistere né gli eserciti, né le guerre (ma questa è solo utopia, giacché il mondo è quello che è, ovvero una merda), il problema sono proprio le soldatesse e non i soldati.
Il paragone con il soldato dal viso deformato è una forzatura e non regge minimamente.
E' la fica che distrae i soldati, non le deformità maschili altrui.
Resta un fatto: le femmine non sanno creare eserciti, corpi di polizia e quant' altro, ma solo parassitare ogni ambito maschile.
Questo è un fatto che va sempre evidenziato con forza.


http://www.uomini3000.it/401.htm
Citazione
MARTIN VAN CREVELD   

vancreveld.jpg

 

GERUSALEMME - Un insolito miscuglio di attestati militari e libri sulle donne distingue il piccolo studio quadrato di Martin van Creveld, 56 anni, olandese di nascita ed israeliano per scelta da oltre trent'anni. Docente di Storia militare all'Università di Gerusalemme ed esperto di strategia di fama internazionale, van Creveld dalla sua casa di Mevasseret Zion, guida una solitaria battaglia contro il suo nemico giurato: le donne. E´uno dei pochi temi che in queste settimane riesce a distogliere Israele assediata dal terrorismo dei kamikaze palestinesi. Con alle spalle i diplomi ricevuti a Quantico, in Virginia, dalla Scuola del Corpo dei Marines e sulla scrivania una bandiera del Sol Levante dipinta a mano, van Creveld svela i motivi della sua crociata contro le donne, illustrando il contenuto del prossimo libro (uscirà in francese) dal titolo chiaro e provocatorio: Il Sesso Privilegiato.

Professore come si sente ad essere definito il nemico pubblico del sesso femminile?

«Sono il più grande maschilista di Israele. Le mie tesi danno fastidio, perché sfidano tabù radicati in tutto l'Occidente. Hanno provato ad accusarmi di molestie sessuali, a spiarmi con microfoni durante le mie lezioni. Ma non hanno trovato niente, solo le mie idee».

Perché un esperto di strategia militare come lei ha dichiarato guerra alle donne?

«Sono uno studioso di Storia militare dall'inizio degli anni Settanta. E´una materia che ha poco a che fare con le donne: Clausewitz nelle 863 pagine della sua "bibbia" non le menziona mai. Dieci anni fa iniziai a interrogarmi su questo. Mi chiesi come era possibile discutere della guerra senza tener presente metà dell´umanità».

Che rapporto c'è fra le donne e la guerra?

«Le donne non hanno mai avuto un ruolo nelle guerre: dopo secoli di assenza dagli eserciti, negli ultimi decenni le italiane o le americane hanno cominciato ad arruolarsi. Solo quando si passa dalla guerra convenzionale alla guerriglia, sia nel caso della Seconda Guerra Mondiale che delle kamikaze palestinesi, il loro numero cresce sensibilmente. Per la guerra le donne non esistono. Nessuno nella tradizione militare si è mai posto tali domande, io l'ho fatto. Ho iniziato a studiare, fare ricerche, ho scritto Uomini e Donne in Guerra. La risposta all'assenza delle donne dalla guerra mi è venuta dallo studio del rapporto fra sessi, di cui parlerà il mio libro, "Il sesso privilegiato"».

Perché considera le donne il sesso privilegiato?

«Le donne sono più deboli nel fisico e nella capacità di competere e, al contrario di quanto afferma la propaganda femminista, l'intero meccanismo della nostra società è un tentativo di compensarle per la loro debolezza: se dovessero cimentarsi con gli uomini infatti soccomberebbero e l'umanità avrebbe fine». ….

Teoria a parte, può fare degli esempi concreti di privilegi femminili nella società?

«Gli esempi sono infiniti. Tanto per cominciare, dalle donne si esige meno che dagli uomini. Lo stesso comportamento che porta alla punizione per un bimbo diventa abbraccio di consolazione per una bambina. Il matrimonio è una forma di protezione per le donne, perché geneticamente una lei può avere solo un numero limitato di figli, mentre lui può avere molti figli da più donne. Sul lavoro la musica non cambia: dall'inizio della Storia, l'uomo ha lavorato più duramente e intensamente delle donne, per il motivo che se si richiedono ad una donna i ritmi di un uomo, va incontro ad un collasso. Poiché le donne non lavorano quanto gli uomini, l'intera società può essere letta come un sistema di trasferimento di risorse dagli uomini alle donne. Il novanta per cento di quanto accumulato dagli uomini viene speso dalle donne, basta guardarsi in casa per averne la prova. Altro esempio, la beneficenza: se guardiamo la Storia di Paesi come l'Italia e la Francia, ci accorgiamo che è sempre stato più facile per le donne anziché per gli uomini ricevere della beneficenza. Specialmente se chiedono le elemosina con i figli. Lo stesso è vero per lo Stato Sociale dei nostri tempi:  gli uomini pagano le tasse, le donne ricevono i benefici. Per natura le donne sono il sesso debole, dunque l'intera storia dell'umanità è un tentativo di compensarle. Le donne hanno sempre ricevuto più aiuti economici degli uomini, perché altrimenti sarebbero morte di fame e l'umanità sarebbe scomparsa. Le donne sono trattate con favore anche dalla giustizia: per un reato simile, l'uomo riceve una pena maggiore della donna; ad ogni stadio del processo giudiziario, gli uomini sono penalizzati. Il numero delle donne in prigione è inferiore a quello degli uomini, non perché commettono meno reati, ma perché ricevono pene più lievi».

Torniamo al rapporto con la guerra. Perché Clausewitz ignorò le donne?

«Clausewitz riteneva la guerra un'arte razionale e dunque non c'è spazio per le donne, che sono emotive ed intuitive».

Ma madri, figlie e mogli pagano comunque un prezzo alto quando si entra in guerra...

«Una singola donna che aspetta a casa il marito, o che bada ai suoi figli è più importante in guerra di mille segretarie in uniforme. Le donne sono molto importanti nelle guerre, ma non combatteranno mai come gli uomini».

Se fosse una donna non si sentirebbe umiliato dalle sue teorie?

«Sì, ma non sono una donna, dunque la questione non mi tocca. In guerra gli uomini muoiono per far vivere le donne. A volte mi piacerebbe avvenisse il contrario. Se fossero andate in Afganistan, sarebbero morte tutte. L'unico Paese nella Storia che ha imposto la coscrizione per le donne è Israele, ma neanche qui combattono, creano solo grane».

A questo punto non resta che chiederle perché le donne vivono più a lungo...

«I medici dicono che è a causa degli estrogeni, ma fino a due secoli fa gli uomini vivevano di più. Non sono gli estrogeni, ma la civilizzazione ad aver modificato l'equilibrio. Il cambiamento è iniziato con la rivoluzione industriale, quando gli uomini hanno cominciato a fare i lavori pesanti all'aperto. E´stato un fenomeno progressivo. In Europa, l'ultimo Paese dove la vita delle donne ha superato quella degli uomini è stato l'Irlanda, nel 1850. In Paesi come India ed Egitto, il sorpasso è avvenuto negli ultimi 50 anni.  Oggi restano dieci Paesi dove gli uomini vivono ancora di più e si tratta di posti molto poveri, come il Bangladesh».

Il fatto che le donne siano il sesso privilegiato è una cosa buona?

«Sono un uomo, dunque credo sia una cosa buona, se fosse al contrario mi sentirei colpevole, mi vergognerei davvero molto».

L'intervista è finita, il professore più maschilista d'Israele non fa a tempo ad alzarsi, che arriva la sua seconda moglie a dargli manforte: ha una rivista della mutua in mano: «Vedete, mettono in copertina la salute della donna, non certo i problemi della prostata...».

 da "La Stampa" del 20/3/2002 Sezione Cultura Pag. 27: "ISRAELIANO, INSEGNA STORIA MILITARE, È IL PIÙ GRANDE MISOGINO DEL MONDO: LE SUE TESI PROVOCATORIE SFIDANO «I TABÙ DELL´OCCIDENTE»" di Maurizio Molinari
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline Giuseppe83

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #58 il: Maggio 24, 2020, 19:08:56 pm »
Giuseppe ti propongo di discuterne con Santiago, così vediamo anche cosa ne pensa lui. Forse sarete d'accordo su molte cose.

Non evidenziare solo una parte:
- la procreazione già oggi in molti casi è artificiale e serve ad aiutare le coppie che non riescono ad avere figli. L'unica novità (che tanto novità non è) è la possibilità di avvalersi del lavoro di una donna che porta avanti la gravidanza  di un bambino che non le appartiene. Ci sono anche donne che si avvalgono di questa possibilità. In più ci sono donne che si inseminano da sole e si arriva al punto che tu paghi l'inseminazione, la gravidanza ed il mantenimento (reddito di maternità, citato anche da chi tu sai) di un bambino che non ti appartiene.

Inoltre ti chiedo nuovamente:
Alla luce delle regole vigenti qui ed ora e dell'opposizione femminile all'accertamento ed esercizio della paternità, nonchè alla congiunzione,  tu cosa proponi di fare?


Offline Vicus

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Re:Santiago è contro la paternità e la civiltà?
« Risposta #59 il: Maggio 24, 2020, 21:25:52 pm »
In questo forum e in tutti gli spazi maschili ci sono mille alla decima post che spiegano come un bambino debba crescere con due genitori, un uomo e una donna. Persino i figli di separati hanno problemi anche fisici (sistema immunitario), quindi queste teorie sull'utero artificiale e compagnia sono completamente fuori dal mondo e in genere vengono da gay per cui i figli sono un giocattolo, o gente che vive in un mondo virtuale di cinema e videogiochi Marvel e magari non ha mai visto una donna se non da dietro uno schermo.
Quindi mi scuserai se non discuto per la millesima volta su teorie più degne di una sceneggiatura che del mondo reale.
Citazione
Alla luce delle regole vigenti qui ed ora e dell'opposizione femminile all'accertamento ed esercizio della paternità, nonchè alla congiunzione,  tu cosa proponi di fare?
Qui la domanda ha un senso. Non faccio che ripetere che l'umanità, anche solo per sopravvivere deve ristabilire relazioni soddisfacenti e durevoli tra i sessi, adeguatamente tutelate dall'ordinamento. Questo è un modello che ha sempre funzionato, tutte le altre utopie ideologiche (v. falansteri con bambini cresciuti dallo Stato) sono miseramente fallite.
Quali che siano le loro convinzioni filosofiche, politiche o religiose questo deve essere l'obiettivo di lungo termine di attivisti maschili seri, non teorie campate in aria come il coito stradale (o comesichiama) e l'abolizione del matrimonio.
« Ultima modifica: Maggio 24, 2020, 22:16:42 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.