Autore Topic: Call center italiani, per legge La stretta sulle sedi estere  (Letto 841 volte)

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Call center italiani, per legge La stretta sulle sedi estere
« il: Dicembre 11, 2016, 18:28:10 pm »
http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=207080f47fe707a6

Esplora il significato del termine: «Buongiorno, sono Sonila, rispondo dall’Albania, posso esserle utile?». «Sì grazie, ma preferisco parlare con un operatore dall’Italia». Call center, si cambia. Da aprile, potremo scegliere noi se decidere di interloquire con un italiano. La normativa, grazie a un emendamento contenuto nella legge di Bilancio approvata in via definitiva il 7 dicembre, imporrà alle aziende di avvisare «preliminarmente sul Paese in cui l’operatore è fisicamente collocato» e di mettere a disposizione un operatore dall’Italia — o da un altro Paese dell’Unione europea, per non violare il principio di non discriminazione — garantendo l’«immediata disponibilità nell’ambito della medesima chiamata».
Sanzioni da 50mila euro»

Teresa Bellanova
La norma entrerà in vigore dopo 90 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. «La norma vale anche per le aziende che hanno già spostato le sedi all’estero. Per questo la legge lascia tre mesi di tempo per organizzarsi», spiega il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, molto attiva su questo fronte. Parlare con un operatore fuori Italia è molto frequente. Le aziende italiane hanno delocalizzato perché conviene: il call center è un settore ad alta densità di manodopera e all’estero, in Paesi come l’Albania, il costo del lavoro è inferiore. Ma che cosa succede alle aziende che non si adeguano? «È prevista una sanzione da 50 mila euro a giornata», dice Bellanova. Dunque, per avere risposte, risolvere problemi e fare reclami potremo parlare con un lavoratore italiano.
L’impatto sui lavoratori in Italia
Dal punto di vista del servizio ottenuto probabilmente non cambierà nulla, visto che gli albanesi parlano un italiano impeccabile. I vantaggi dovrebbero averli gli addetti ai call center che lavorano in Italia e che, a causa della delocalizzazione, hanno perso o stanno rischiando il posto di lavoro. Soltanto per fare un esempio attuale, la società Almaviva Contact ha in programma di chiudere le sedi di Roma e Napoli, con la conseguente perdita del posto per oltre 2.500 dipendenti entro la fine dell’anno a causa — motiva la società — della concorrenza sotto-costo di chi lavora dai Paesi extraeuropei. Il diritto a parlare con un operatore dall’Italia vale sia per il cosiddetto «inbound» (cioè quando a chiamare siamo noi) sia per l’«outbound», cioè quando siamo contattati per esempio per le offerte commerciali. E anche su questo fronte, a breve, sono attese novità.
Il registro per non essere «molestati»
Se la normativa attuale cambierà — e c’è già un disegno di legge — potremo evitare le telefonate moleste e sfuggire al «telemarketing selvaggio». Esiste già un Registro delle opposizioni, in cui si può inserire un numero fisso dove non si vogliono ricevere chiamate promozionali. A oggi sono presenti oltre 1.515.000 numeri, che rappresentano circa un decimo rispetto ai 13 milioni di utenti del fisso. Ma — come ha spiegato il Garante della Privacy in un’audizione al Senato a metà novembre — il registro non funziona bene. Il primo motivo è che si possono iscrivere soltanto numeri fissi e non quelli dei cellulari. E in più i call center devono pagare per consultare il registro e sapere chi non devono chiamare. La gente, nel frattempo, si lamenta. Negli ultimi cinque anni il Garante ha ricevuto oltre 25 mila segnalazioni (di cui 13 mila oggetto di istruttoria) e ha contestato seimila «casi di molestie», per un valore complessivo di 7,8 milioni di euro.«Buongiorno, sono Sonila, rispondo dall’Albania, posso esserle utile?». «Sì grazie, ma preferisco parlare con un operatore dall’Italia». Call center, si cambia. Da aprile, potremo scegliere noi se decidere di interloquire con un italiano. La normativa, grazie a un emendamento contenuto nella legge di Bilancio approvata in via definitiva il 7 dicembre, imporrà alle aziende di avvisare «preliminarmente sul Paese in cui l’operatore è fisicamente collocato» e di mettere a disposizione un operatore dall’Italia — o da un altro Paese dell’Unione europea, per non violare il principio di non discriminazione — garantendo l’«immediata disponibilità nell’ambito della medesima chiamata».
Sanzioni da 50mila euro»
Teresa Bellanova
Teresa Bellanova
La norma entrerà in vigore dopo 90 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. «La norma vale anche per le aziende che hanno già spostato le sedi all’estero. Per questo la legge lascia tre mesi di tempo per organizzarsi», spiega il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, molto attiva su questo fronte. Parlare con un operatore fuori Italia è molto frequente. Le aziende italiane hanno delocalizzato perché conviene: il call center è un settore ad alta densità di manodopera e all’estero, in Paesi come l’Albania, il costo del lavoro è inferiore. Ma che cosa succede alle aziende che non si adeguano? «È prevista una sanzione da 50 mila euro a giornata», dice Bellanova. Dunque, per avere risposte, risolvere problemi e fare reclami potremo parlare con un lavoratore italiano.
L’impatto sui lavoratori in Italia
Dal punto di vista del servizio ottenuto probabilmente non cambierà nulla, visto che gli albanesi parlano un italiano impeccabile. I vantaggi dovrebbero averli gli addetti ai call center che lavorano in Italia e che, a causa della delocalizzazione, hanno perso o stanno rischiando il posto di lavoro. Soltanto per fare un esempio attuale, la società Almaviva Contact ha in programma di chiudere le sedi di Roma e Napoli, con la conseguente perdita del posto per oltre 2.500 dipendenti entro la fine dell’anno a causa — motiva la società — della concorrenza sotto-costo di chi lavora dai Paesi extraeuropei. Il diritto a parlare con un operatore dall’Italia vale sia per il cosiddetto «inbound» (cioè quando a chiamare siamo noi) sia per l’«outbound», cioè quando siamo contattati per esempio per le offerte commerciali. E anche su questo fronte, a breve, sono attese novità.
Il registro per non essere «molestati»
Se la normativa attuale cambierà — e c’è già un disegno di legge — potremo evitare le telefonate moleste e sfuggire al «telemarketing selvaggio». Esiste già un Registro delle opposizioni, in cui si può inserire un numero fisso dove non si vogliono ricevere chiamate promozionali. A oggi sono presenti oltre 1.515.000 numeri, che rappresentano circa un decimo rispetto ai 13 milioni di utenti del fisso. Ma — come ha spiegato il Garante della Privacy in un’audizione al Senato a metà novembre — il registro non funziona bene. Il primo motivo è che si possono iscrivere soltanto numeri fissi e non quelli dei cellulari. E in più i call center devono pagare per consultare il registro e sapere chi non devono chiamare. La gente, nel frattempo, si lamenta. Negli ultimi cinque anni il Garante ha ricevuto oltre 25 mila segnalazioni (di cui 13 mila oggetto di istruttoria) e ha contestato seimila «casi di molestie», per un valore complessivo di 7,8 milioni di euro.
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
(Stirner , L'Unico e la sua proprietà)
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