Ottimo post, libero pensatore.
E' così, le cose stanno così.
Io credo che la TV sia donna, la TV col passare degli anni e' fortemente degradata, ormai è quasi completamente in mano femminile, così come gli spettatori.
Ogni strumento che con il tempo passa alle donne (inizialmente e' in mano agli uomini come tutte le innovazioni) peggiora fino a diventare un porcellum, con la scusa di tematiche di violenza femminile, trattano continuamente di materia sessuale, in queste fiction, il sesso è al centro di ogni tema.
Posso dire una cosa: CSI o NCIS sono merda.
Punto primo,come si suol dire, MIO NONNO CAMPO' 100 ANNI PERCHE' SI FECE I CAZZI SUOI.
Questi wasp pretenziosi che vogliono figheggiarsela coi cadaveri io anzichè a Miami o a New York,io li manderei a Palermo così imparano a farsi i cazzi loro invece di sbullarsela,una bella testa di cavallo mozzata finita nel letto e via,poi vediamo se continuano,se veramente hanno le palle,facile farlo a New York.
Seconda cosa:le algide anatomopatologhe WASP,che Dio stramaledica il momento in cui Colombo toccò il suolo americano,fiumi d'inchiostro sono stati versati per spiegare quale sciagura è stata questa per gli indios e i pellirossa,ma nessuno ha mai sottolineato che sciagura sia stata per il continente europeo stesso.
Sarò sincero:tra l'algida anatomopatologa wasp,e gli algidi uomini in uniforme con croce uncinata io scelgo questi ultimi:ALMENO HANNO IL PHISIQUE DU ROLE per potere fare gli stronzi,loro sì,erano macchine per davvero,ma 'ste bagascette da 4 soldi invece?
Che pretendono?
Chi credono di essere?
Che ne dite di un CSI Monaco,opppss
esiste già,LUI,IL MITO,L'UNICO,L'INDEFESSO,L'INOSSIDABILE
(http://www.redacon.it/wp-content/uploads/news_4946f31248d5a.jpg)
Perchè amo Derrick?
SOBRIETA'
GRIGIORE REALISTA
MANCANZA DI PRETESE MORALISTICHEGGIANTI
MANCANZA DI POSE
SENSO DEL DOVERE
tutto quello che manca alle nostre care amiche anatomopatologhe di CSI
La polizia è il garante severo dell'ordine sociale,NON DELLA GIUSTIZIA,NE' TANTO MENO DEL BENE,ed è questo che manca nelle serie americane.
Ecco Derrick non si considera molto di più che un impiegato delle poste,lui è solo l'ingranaggio,il perfetto ingranaggio del marchingegno sociale,questo è ciò che rende Derrick umano,e le anatomopatologhe CSI dei mostri,il riuscire a mantenere un ordine morale nella consapevolezza che svolgere il lavoro del poliziotto,applicare la legge non significa automaticamente essere dalla parte della ragione,essere morali tout court,perchè il poliziotto difende non il bene,ma un ordine sociale,e questo ordine sociale,in quanto tale,è esso stesso causa dei ''crimini'' che il poliziotto si trova a combattere.
Posso dire una cosa: CSI o NCIS sono merda.
(http://www.redacon.it/wp-content/uploads/news_4946f31248d5a.jpg)
Perchè amo Derrick?
SOBRIETA'
GRIGIORE REALISTA
MANCANZA DI PRETESE MORALISTICHEGGIANTI
MANCANZA DI POSE
SENSO DEL DOVERE
tutto quello che manca alle nostre care amiche anatomopatologhe di CSI
Lucia, pensare che siano gli uomini di potere a gestire il femminismo non credo che sia possibile
Lucia, pensare che siano gli uomini di potere a gestire il femminismo non credo che sia possibile,Penso invece che sia così. Lo spiegò quasi un secolo fa Wyndham Lewis con la definizione: "Matriarcato maschile".
....
Il femminismo è solo un modo di opprimere le donne, se capisci se non.
Questa è la TV che piaceva a me...
Film girato un anno prima che io nascessi. :cool:
E sebbene fossi un bambino, ricordo anche la Stefania Rotolo, morta a soli trent'anni nel 1981.
Qui i ricordi sono ancora più lontani e vaghi; tuttavia, nel rivederli, mi viene sempre da ridere. :D
non mi immagino una donna produrre opere cinematografiche o musicali cosi' epiche e geniali, opere cosi' sono appannaggio del genio di (pochi) uominiScherzi? Archibugi, Bigelow... :doh: :lol: :lol:
Estasi dell'oro diretta da Morricone in persona >:w00t: Non c'è paragone con le tonalità femministe delle canzoni (tutte uguali) di Elisa o Giorgia, per fare due nomi a caso.
Ovviamente quoto Frank e Alberto86 riguardo ai film della coppia Spencer/Hill.
Aggiungo che il sodalizio tra Sergio Leone e Ennio Morricone ha prodotto opere western di una genialita' assoluta, tali da essere apprezzate a ogni latidune e longitudine di questo pianeta.
"Il buono, il brutto e il cattivo" poi, nonostante il titolo improbabile, e' giudicato ancora oggi a furor di popolo uno dei film piu' belli della storia. La scena del "triello" e' uno degli attivi finali piu' intensi mai apparsi sul grande schermo, e il tema musicale e' semplicemente la colonna sonora piu' famosa e riuscita di sempre: oltre al capolavoro del tema western per eccellenza, contiene pure l'estasi dell'oro che e' un altro capolavoro musicale assoluto.
Tema western > Estasi dell'oro diretta da Morricone in persona >
In onore di quel film metto il brutto "Tuco" aka Eli Wallach in avatar, visto che io non sono mai stato bello neanche da giovane :lol:
PS aggiungo che, pur con tutta l'apertura mentale del mondo, non mi immagino una donna produrre opere cinematografiche o musicali cosi' epiche e geniali, opere cosi' sono appannaggio del genio di (pochi) uomini
"Lo chiamavano Trinità" è un capolavoro intergenerazionale, come d'altronde lo sono quasi tutti i film anni '70/'80 di Bud Spencer e Terence Hill. Film che non stancano mai e che sono in grado di divertire ogni volta che si rivedono.
Il cinema di una volta non aveva davvero nulla da spartire con il letame che propinano oggigiorno.
Condivido. Da bambino era davvero una gioia per me vedere trasmessi in tv questi film. Che bei momenti...
Anche "Continuavano a chamarlo Trinità" è un capolavoro. :cool:
Pure questi è sempre un piacere rivederli.
@
Ovviamente quoto Frank e Alberto86 riguardo ai film della coppia Spencer/Hill.
Aggiungo che il sodalizio tra Sergio Leone e Ennio Morricone ha prodotto opere western di una genialita' assoluta, tali da essere apprezzate a ogni latidune e longitudine di questo pianeta.
"Il buono, il brutto e il cattivo" poi, nonostante il titolo improbabile, e' giudicato ancora oggi a furor di popolo uno dei film piu' belli della storia. La scena del "triello" e' uno degli attivi finali piu' intensi mai apparsi sul grande schermo, e il tema musicale e' semplicemente la colonna sonora piu' famosa e riuscita di sempre: oltre al capolavoro del tema western per eccellenza, contiene pure l'estasi dell'oro che e' un altro capolavoro musicale assoluto.
Tema western > Estasi dell'oro diretta da Morricone in persona >
In onore di quel film metto il brutto "Tuco" aka Eli Wallach in avatar, visto che io non sono mai stato bello neanche da giovane :lol:
PS aggiungo che, pur con tutta l'apertura mentale del mondo, non mi immagino una donna produrre opere cinematografiche o musicali cosi' epiche e geniali, opere cosi' sono appannaggio del genio di (pochi) uomini
Anche se oggi ai più, e soprattutto alle più, può apparire banale e da trogloditi, in questi film si vedevano (e si vedono) cose che un tempo erano normalissime e che oggi sono praticamente scomparse fra le nuove generazioni maschili (non mi riferisco solo ai ragazzi italiani ma anche agli stranieri residenti nel nostro paese), tipo il fare a braccio di ferro...
Insomma, cose da maschi, roba da uomini.
:doh:CitazioneCitazione da: Lucia - Marzo 06, 2015, 22:53:21 pm
....
Il femminismo è solo un modo di opprimere le donne, se capisci se non.
Nemmeno io.
Le donne non raggiungono certi livelli, nella maniera più assoluta.
Scherzi? Archibugi, Bigelow... :doh: :lol: :lol: :w00t: Non c'è paragone con le tonalità femministe delle canzoni (tutte uguali) di Elisa o Giorgia, per fare due nomi a caso.Il loro successo è qualcosa di incredibile , un segno di decadenza suppongo :disgust: .
Il femminismo è un mezzo di sfruttamento e di oppressione.
Le donne sono le volontarie carnefici di loro stesse e le femministe non sono altro che le kapò.
Il loro successo è qualcosa di incredibile , un segno di decadenza suppongo :disgust: .Le canzoni di un buon numero di cantanti oggi sono così simili (accordi, parole) che sembrano scritte dalla stessa persona.
Le canzoni di un buon numero di cantanti oggi sono così simili (accordi, parole) che sembrano scritte dalla stessa persona.O dalla stessa centrale operativa :lol: , dal resto al musica è un'ottimo strumento di controllo sociale e la massa di ebeti che sono il nerbo della democrazia mi pare ne diano conferma.
Vuoi mettere con l'inseguimento in BULLITT?
(parte prima)
(seconda)
Steve McQueen senza controfigure, visto che era pilota professionista.
Eh si quello era il periodo d'oro di quei film. Come dimenticare anche il "poliziottesco" all'taliana con annesse le epiche scene d'inseguimento con le mitiche alfa giulia.
Mica vero, sai, che Telefilm del Genere siano qualcosa di adesso, o di recente!
Una quarantina di anni fa, cera "La Donna Bionica"; prima ancora, c'era "Pepper Anderson Agente Speciale", dunque...
:cool:
.....
Circa tre anni fa, in compagnia di un paio di amici, sono stato qui.
..... con Tomas Milian.
Da non dimenticare l'immenso Ferruccio Amendola, che con la sua straordinaria voce ha reso celebri film ed attori.
Mica vero, sai, che Telefilm del Genere siano qualcosa di adesso, o di recente!
Una quarantina di anni fa, cera "La Donna Bionica"; prima ancora, c'era "Pepper Anderson Agente Speciale", dunque...
Già, attori come Sylvester Stallone.
Fabrizio, come ti ha detto Frank, ci sono state sempre perversioni maschili dietro la costruzione di quei vecchi film. Il problema vero è che le femminucce, nel tempo, hanno finito per crederci davvero a quella marea di cazzate che raccontavano loro, finendo per pretendere davvero di dover fare anche loro tutto quello che facevano gli uomini. Ecco poi che assistiamo oggi ai paradossi ed ai doppi-standard delle femminucce soldato, le femminucce poliziottesse ed a tutta la sterminata serie di donne superpiù, che non solo sono esentate da tutte le mansioni pericolose, gravose e difficili nonchè non fanno nessun mestiere manuale maschile, ma come se non bastasse vengono osannate dal cinema, tv, pubblicità, media, ecc. mentre gli uomini vengono derisi, sbeffeggiati, ridicolizzati, diffamati e colpevolizzati. Praticamente l'esatto capovolgimento di quello che dovrebbe essere la rappresentazione della realtà.
Proprio così.Mai visto mosse del genere nella realtà. Charlie's Angels rientra a pieno titolo nella narrativa femminista :lol:
Del resto, negli anni Settanta e sempre nei soliti Stati Uniti, andava in onda pure questo filmettino - Charlie's Angels.
Guarda a 0:14 - 0:16: è una mossa che si può vedere solo nei film...
Nella realtà non sta né in cielo né in terra.
Mai visto mosse del genere nella realtà. Charlie's Angels rientra a pieno titolo nella narrativa femminista :lol:
Mai visto mosse del genere nella realtàIn quel caso basterebbe un Harai Goshi per sistemare la "wonder woman" di turno. :cool:
Certo, poi c'era lui.
Questo è un film più recente, rispetto agli altri, ma è sempre da ricordare. :cool:
Le musiche di Ennio Morricone sono state usate in più di 60 film vincitori di premi. Basterebbe già questo ad esaltare il genio di questo strepitoso direttore d’orchestra che con le sue colonne sonore ha reso mitiche ed indimenticabili tante scene cinematografiche rimaste scolpite nell’immaginario collettivo.
Il maestro compie ben 87 anni nell’umiltà e nella serenità dimostrate in 60 anni di carriera e nel momento forse più alto della stessa, Il 25 febbraio del 2007 quando, dopo cinque nomination non premiate, gli venne conferito, accompagnato da una standing ovation tributatagli dalla platea, il Premio Oscar alla carriera “per i suoi magnifici e multiformi contributi nell’arte della musica per film”.
“Voglio ringraziare l’accademia per questo onore che mi ha fatto dandomi questo ambito premio, però voglio ringraziare anche tutti quelli che hanno voluto questo premio per me fortemente, e hanno sentito profondamente di concedermelo. Veramente; voglio ringraziare anche i miei registi, i registi che mi hanno chiamato con la loro fiducia, a scrivere musica nei loro film, veramente non sarei qui se non per loro. Il mio pensiero va anche a tutti gli artisti che hanno meritato questo premio e che non lo hanno avuto. Io gli auguro di averlo in un prossimo vicino futuro. Credo che questo premio sia per me, non un punto di arrivo ma un punto di partenza per migliorarmi al servizio del cinema e al servizio anche della mia personale estetica sulla musica applicata. Dedico questo Oscar a mia moglie Maria che mi ama moltissimo […] e io la amo alla stessa maniera e questo premio è anche per lei. “ – furono le parole commosse del maestro davanti alla platea losangelina di star internazionali.
La sua fortunata collaborazione con Sergio Leone (erano compagni alle elementari) iniziò nel 1964 con “Per un pugno di dollari” proseguendo per tutta la serie successiva di spaghetti-western diretti dal regista romano: Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo, C’era una volta il West, Giù la testa. Un sodalizio che durò fino all’ultimo film di Leone, il gangster-movie C’era una volta in America, e che gli permise di comporre alcune tra le sue musiche più apprezzate, contribuendo in maniera fondamentale al successo dei film di Leone.
Dagli anni settanta Morricone fu un nome di rilievo anche nel cinema hollywoodiano, componendo musiche per registi americani come John Carpenter, Brian De Palma, Barry Levinson, Mike Nichols ed Oliver Stone. Morricone scrisse le musiche per numerose pellicole premiate all’Academy Award come I giorni del cielo, Mission, The Untouchables – Gli intoccabili, Nuovo Cinema Paradiso. Negli anni ottanta e novanta, Morricone continuò inoltre a comporre musiche per registi europei.
Il maestro è stato in Irpinia al Festival dedicato a Sergio Leone a Torella dei Lombardi. Partecipò all’edizione del 2003 che ebbe come protagonisti Giuliano Gemma, Nino Benvenuti, lo studioso di Leone Marcello Garofalo, quindi Dario Argento, Franco Ferrini. Ennio Morricone rilasciò una lunga intervista a Gianni Minà a cui seguì il concerto dell’Orchestra «Roma sinfonietta» diretta da Andrea Morricone, con le musiche del maestro Ennio tratte dalle colonne sonore dei film di Leone e di altre opere cinematografiche.
Nel 2012 ad Avellino nacque un gruppo facebook di fan finalizzato a promuovere l’idea portare il maestro Ennio Morricone ed ascoltare le sue musiche nel capoluogo irpino.
Nella classifica dei capolavori di Morricone non possono certo mancare: Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo; C’era Una Volta Il West; Giù La Testa; L’estasi Dell’oro; Chi Mai; Novecento; Nostromo; Cinema Paradiso, Gabriel’s Oboe, Falls, Come In Cielo Così In Terra.
Morricone continua ad essere fonte di ispirazione anche per gruppi rock come i Metallica che usano il brano L’estasi dell’oro come introduzione per i loro concerti dal 1983, e come i Muse che adottano il brano Man With a Harmonica, tratto da C’era una volta il West come introduzione a Knights of Cydonia.
Quentin Tarantino in Kill Bill e Bastardi senza gloria cita volutamente le musiche di Morricone realizzate per Sergio Leone e per i Fratelli Taviani ed in tutti questi anni lo ha “rincorso” riuscendo a strappare il sì del maestro per la composizione della colonna sonora del suo ultimo film, The Hateful Eight, in uscita a Febbraio nelle sale italiane.
Le coinvolgenti composizioni e gli arrangiamenti di Ennio Morricone trasportano la nostra esistenza in dimensioni temporali ben precise; la musica applicata al cinema che diventa, di fatto, personaggio.
Ennio Morricone, già mito, già icona, nella sua straordinaria semplicità.
Riprendo il topic.
Vi linko questo bel film, un pò più recente (del 2000) che mi è piaciuto moltissimo e lo vedo ogni volta con molto piacere perchè regala ogni volta le stesse emozioni: https://it.wikipedia.org/wiki/Cast_Away
Impiegai tutto il mese di luglio del 2008 per cogliere gli ultimi bagliori di quell' epoca : visita alla capanna natale di Butch Cassidy , chiacchierata con i suoi parenti , cavalcata nella valle del buco del muro , escursione al Blue Canyon dove il Mucchio Selvaggio nascondeva i cavalli..
Visita in Missouri per vedere a St Joseph , la stanza dove venne assassinato a tradimento Jesse James,
E poi giu' in New Mexico , a vedere la tomba di Billy the Kid e i resti di Fort Summer
Impiegai tutto il mese di luglio del 2008 per cogliere gli ultimi bagliori di quell' epoca : visita alla capanna natale di Butch Cassidy , chiacchierata con i suoi parenti , cavalcata nella valle del buco del muro , escursione al Blue Canion dove il Mucchio Selvaggio nascondeva i cavalli..
Visita in Missuri per vdere a St Joseph , la stanza dove venne assassinato a tradimento Jesse James,
E poi giu' in New Mexico , a vedere la tomba di Billi Kid e i resti di fort summer
Buon compleanno, Clint!
'Il texano dagli occhi di ghiaccio' compie 87 anni. Ecco i cinque ruoli iconici da attore e i cinque migliori film che ha diretto
Il film western è un universo stilizzato di qualità senza tempo; gli uomini, le donne, i cavalli, i fucili, i vestiti e i ranch in questi film sono al di là della moda. Il progresso industriale non ha parte in questo mondo.
Mah, sempre stato cosciente della collocazione temporale del western, almeno dagli otto anni in poi. Poi ho scoperto che certi film potevano essere ambientati negli anni Trenta dell'Ottocento, così come altri all'inizio del successivo (bellissimo Il pistolero con John Wayne, Ron Howard ragazzino e James Stewart in una piccola parte, ambientato nel 1901), ma sapevo che il periodo tipico era tra il 1850 e il 1890.
Ed io sarei voluto esserci.
Per decenni il cinema western è stato una catarsi contro le frustrazioni maschili.
Gli uomini si identificavano in personaggi con un codice d'onore, che si muovevano in un mondo cavalleresco dove i buoni vincevano.
Negli stessi manuali di regia si afferma che il cinema deve creare un mondo fantastico in ideale contrasto con la realtà, in modo da non fare avvertire l'abbrutimento della società tecnologica: burocratica e monopolistica, con la sua meccanica e i suoi sistematici disumani mutamenti economici e domestici.
Il film western è un universo stilizzato di qualità senza tempo; gli uomini, le donne, i cavalli, i fucili, i vestiti e i ranch in questi film sono al di là della moda. Il progresso industriale non ha parte in questo mondo.
L'antico nemico era una elegante aristocrazia feudale. Il nuovo nemico è la macchina elegante e anonima. Per gli uomini sopraffatti dalla dimensione tecnologica su vasta scala, il West ripristina l'immagine di una dimensione umana.
Questo è il motivo per cui l'immagine di celluloide diventa sempre più vivida man mano che la realtà storica si fa più cupa.
Intimamente associata a queste dinamiche culturali è la profonda nostalgia di una società industriale, una nostalgia che ha origine nel cambiamento rapido.
Diventa sempre meno chiaro il ruolo del maschio nella società, sempre astratto, fragile e precario. L'uomo, il codificatore delle leggi e dei rituali che provvede ai bisogni della famiglia, perde la fiducia in se stesso. Per milioni di uomini del genere la commedia western presenta un mondo non domestico di una semplicità rassicurante, in cui non vi sono problemi di tipo economico.
Ma è un bene che il maschio urbano viva con la fantasia sulla frontiera di 160 anni fa?
Oggi questo mondo di celluloide non viene più fornito da Hollywood: a parte il valore artistico e drammatico dei film western, credo sia un fatto positivo per cominciare a vivere – e cambiare – la realtà.
McLuhan vero?C'è anche molta farina del mio sacco! In particolare, se i padroni del vapore non vogliono più produrre sogni per tener buoni gli uomini, vuol dire che è tempo di svegliarsi!
Mentre per le altre categorie di ambientazioni (preistoria, fantascienza, medioevo, cappa e spada, guerra....) la collocazione era chiara, per il western no.Il cinema lo sa e non per nulla un film di Leone ha un titolo senza tempo, quello di una fiaba mitica: "C'era una volta il West".
Credo che in qualche modo abbia a che fare con il discorso di Vicus.
Vicus, parto dalla tua domanda e ti rispondo che l'industria dell'intrattenimento ha già pensato anche a questo.L'Età Barbarica, un film di Denys Arcand che ho già citato qui, parla proprio di questo: l'epopea di un uomo che, dopo delusioni sul lavoro* e la separazione da una moglie senz'anima, va a vivere (da solo) in una casa tra mare e campagna, si mette a pescare e coltivare la terra. La natura imita l'arte, ci sono quindi buone possibilità che dovrò fare anch'io così.
Non si può far vivere al maschio urbano di oggi la frontiera di 160 anni fa, neanche mandandolo in una specie di Knott's Berry farm per bambinoni come quella immaginata nel film "Il mondo dei robot" (col mitico Yul Brynner nella parte del robot-pistolero).
Per i nostalgici della frontiera, per quelli che pensano come si potrebbe vivere diversamente negli spazi liberi, a contatto con la natura, procurandosi il cibo con un fucile, ci sono già serie televisive dedicate proprio a loro e ambientate in Alaska.
Che cosa presentano: in paesaggi di una bellezza fantastica, poche, pochissime persone in piccole baite di tronchi, che vivono in mezzo ai boschi, a contatto con la natura, in uno stato di quasi totale isolamento, campando di caccia, pesca e di un'agricoltura da sopravvivenza. Un clima rigido e un'estate cortissima completano il tutto.
La cosa che mi ha colpito di più in queste persone, è la loro calma e tranquillità nell'affrontare le mille difficoltà che si presentano quotidianamente, il loro essere felici per le piccole e grandi cose di ogni giorno, l'aiuto reciproco fra “vicini” che spesso distano un centinaio di chilometri; insomma, gente perfettamente soddisfatta delle scelte compiute.
Ma, e qui viene il bello, le voci narranti e le didascalie continuano a rammentare allo spettatore che questi avventurosi pionieri rischiano la vita ogni giorno, sono lontani dalla civiltà, un piccolo incidente potrebbe trasformarsi in una tragedia, non ci sono pronti-soccorso, e così via; insomma, mettono in guardia contro i pericoli della vita troppo libera dell'ultima frontiera.
Molto meglio vivere in paesi civilizzati, dove tutto è ben organizzato :lol:, dove ci si può risparmiare anche il disturbo di parlare con le persone, tanto ci sono i “social”: l'importante è essere omologati. :sick:
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Per i nostalgici della frontiera, per quelli che pensano come si potrebbe vivere diversamente negli spazi liberi, a contatto con la natura, procurandosi il cibo con un fucile, ci sono già serie televisive dedicate proprio a loro e ambientate in Alaska.
Che cosa presentano: in paesaggi di una bellezza fantastica, poche, pochissime persone in piccole baite di tronchi, che vivono in mezzo ai boschi, a contatto con la natura, in uno stato di quasi totale isolamento, campando di caccia, pesca e di un'agricoltura da sopravvivenza. Un clima rigido e un'estate cortissima completano il tutto.
La cosa che mi ha colpito di più in queste persone, è la loro calma e tranquillità nell'affrontare le mille difficoltà che si presentano quotidianamente, il loro essere felici per le piccole e grandi cose di ogni giorno, l'aiuto reciproco fra “vicini” che spesso distano un centinaio di chilometri; insomma, gente perfettamente soddisfatta delle scelte compiute.
Ma, e qui viene il bello, le voci narranti e le didascalie continuano a rammentare allo spettatore che questi avventurosi pionieri rischiano la vita ogni giorno, sono lontani dalla civiltà, un piccolo incidente potrebbe trasformarsi in una tragedia, non ci sono pronti-soccorso, e così via; insomma, mettono in guardia contro i pericoli della vita troppo libera dell'ultima frontiera.
Molto meglio vivere in paesi civilizzati, dove tutto è ben organizzato :lol:, dove ci si può risparmiare anche il disturbo di parlare con le persone, tanto ci sono i “social”: l'importante è essere omologati. :sick:
Al cinema è bellissimo (meno nel film di Arcand, più realistico). Per farsi un'opinione di questo stile di vita bisogna fare la prova (come ho fatto io).
Comunque, la Bignon mi ha offerto un posto nella sua fattoria, per come vanno le cose nel mondo quasi mi converrebbe accettare. :lol:
Al cinema è bellissimo (meno nel film di Arcand, più realistico). Per farsi un'opinione di questo stile di vita bisogna fare la prova (come ho fatto io).So bene cosa significa lavorare in una fattoria e non lo idealizzo affatto. Ma sarebbe sempre meglio dell'indigenza urbana, da non escludere in caso di recessione economica o disordini civili.
Non ho detto che mi piacerebbe:So bene cosa significa lavorare in una fattoria e non lo idealizzo affatto. Ma sarebbe sempre meglio dell'indigenza urbana, da non escludere in caso di recessione economica o disordini civili.
Di sicuro poi nella fattoria in questione la qualità dei rapporti umani è decisamente migliore, meno materialista e superficiale e più solidale.
E dove c'è da fare fatica, non so perché, ma la figura maschile è ancora parecchio valutata. Non so perché...
La regina di Palermo, su Canale 5 il best of di Squadra Antimafia dedicato a Rosy Abate
è divertente sentire le giornaliste riportare la notizia dell'arresto di una con un tono misto tra il preoccupato (non possiamo giustificarle) e il compiaciuto (le dddonne comunque "meglio" degli uomini :doh: ).
Una premessa per chi legge: "Frank" è un nazionalista ma non ha nulla a che spartire con il nazismo e derivati vari, d'accordo ? :cool2:
Ciò non toglie che questo vecchio film del 1998 mi piacque molto.
Ciao Jerry.
Non lo metterei così a dito per aver abbassato la testa davanti alla lobby gay dopo aver sentito quel che hanno detto al Tg3 di oggi: ha parlato di battutE sugli omosessuali che il pubblico americano non gli avrebbe perdonato. Ora mi risulta che a Lewis è scappata quella e basta e che gli unici che hanno abbaiato siano stati i membri della Lega filogay, una nota e potente lobby. Ora, da morto, deve subire la damnatio memoriae per una battuta del lella; condita per di più da falsificazioni della realtà.
Prepper Mentality
2 mesi fa
Saw it last week and it was a BLAST! I loved everything about it and the fight scenes were superbly choreographed, some of the best I've seen in a while, without all that choppy editing where you can't see what the hell is going on, just a big blur of flying fists and feet. And finally, REALISM. She's got the height and the strength to make it believable, and she didn't just use her fists, she incorporated whatever she could get her hands on to give her and advantage. AND she ends up realistically wounded. I hate films where some little, anorexic girl fights a room full of hulking guys, and walks away unscathed!
Aishah Azman
2 mesi fa
Omg. This vid comments are full of sexist men who needs to rub their balls and jack off because they cant let a woman be superior or equal to them
KommissarKek
2 mesi fa
News flash. Men are stronger than women.
1 mese fa
MemeJihad ,no shit!
JamesHopkins
1 mese fa (modificato)
No, average men are stronger than average women. A top level trained spy woman is stronger than untrained average men. Get over it.
Una premessa per chi legge: "Frank" è un nazionalista ma non ha nulla a che spartire con il nazismo e derivati vari, d'accordo ? :cool2:
Ciò non toglie che questo vecchio film del 1998 mi piacque molto.
Film spassoso, ma è realistica quella tecnica?
Il mio istruttore di AAMM diceva che non esistono tecniche magiche, anche la stazza e l'altezza contano, le tecniche possono compensarle solo dopo molto allenamento.
Questo mi fa tornare in mente ciò che mi disse, quando ero militare, quindi eoni fa, un istruttore di karate assai conosciuto da quelle parti.
Qualcosa del tipo "contro vent'anni di pugni e calci dati e presi nelle periferie più malfamate non c'è karate che tenga. Se quello è ben piazzato ed è sopravvissuto a vent'anni di botte, mi trovo in grande difficoltà".
Al tempo la considerai un'esagerazione.
Che ne pensate tu e Frank?
Gunny è un eccellente vecchio film made in USA diretto dall'immenso Eastwood, film che vedo sempre con molto piacere ogni volta che lo trasmettono. La scena di confronto con "swed" è, però, una palese minchiata cinematografica, seppur bella da vedere. Perchè uno potrà pure essere un esperto di arti marziali e quindi di leve, ma il confronto tra le due corporature non regge. Perchè un colosso del genere non si lascia mica "piegare" in quel modo.
....
E lo dice uno che è esperto di leve...
Ed infatti la tua risposta da esperto del settore mi conferma ciò che penso da sempre e cioè che le arti marziali non permetteranno mai ad un gracilino (non parliamo poi di una femmina) di contrastare un uomo di corporatura robusta o comunque muscolarmente allenato.
Tornando IT, hollywood è stata sempre piena di cazzate. Ma almeno prima erano divertenti, contenute e più attinenti alla realtà. Ora, con le puttanate femministe moderne, i film sono talmente rivoltanti e fuori da ogni realtà, da essere totalmente inguardabili.
Premettendo che io ero (e sono) un grande appassionato di polizieschi, thriller, gialli e film d'azione (e di horror) di una volta, più che di film incentrati sulle arti marziali, Van Damme è stato certamente un must del grande cinema americano degli anni '80. Riallacciandomi, però, sul discorso di prima sulle cazzate hollywoodiane, queste sono cresciute incontrollabilmente col passare del tempo, con l'evoluzione degli effetti speciali e con il progredire della cultura del guadagno facile, perchè sino agli anni '70 i film erano qualitativamente eccellenti senza ricorrere all'uso di nessun effetto speciale particolare (o quasi). E non a caso si faceva massiccio uso di Stuntman, cioè uomini che spesso rischiavano veramente le penne nel compiere acrobazie mozzafiato e pericolose (non come oggi, che la tecnologia, il computer e gli effetti speciali permettono di piazzare femminucce ovunque e far fare loro qualsiasi cosa senza che rischino neanche di scompigliarsi i capelli :sick:). Guardare, ad esempio, la scena di questo film, priva di effetti speciali di computer-grafica ma che a distanza di 40 anni regala le stesse emozioni (almeno per me):
http://www.dailymotion.com/video/x31jtfw
Film spassoso, ma è realistica quella tecnica?No,non lo è.
Ed infatti la tua risposta da esperto del settore mi conferma ciò che penso da sempre e cioè che le arti marziali non permetteranno mai ad un gracilino (non parliamo poi di una femmina) di contrastare un uomo di corporatura robusta o comunque muscolarmente allenato. Perchè si possono fare tutte le più belle mosse di questo mondo, ma se quello poi ti rifila un cazzotto in faccia, finisci all'ospedale (se non all'obitorio) anche con la tua bella cintura nera.dipende da che tipo di arte marziale(alcuni stili sono delle barzellette) e se il soggetto è veramente competente in essa.
Questo mi fa tornare in mente ciò che mi disse, quando ero militare, quindi eoni fa, un istruttore di karate assai conosciuto da quelle parti.per esperienza personale ti dico che i più temibili picchiatori di strada sono persone esperte di arti marziali a CONTATTO PIENO(questa precisazione è importante e fa tutta la differenza del mondo) e non sono restii a usare le loro tecniche in strada.
Qualcosa del tipo "contro vent'anni di pugni e calci dati e presi nelle periferie più malfamate non c'è karate che tenga. Se quello è ben piazzato ed è sopravvissuto a vent'anni di botte, mi trovo in grande difficoltà".
dipende da che tipo di arte marziale(alcuni stili sono delle barzellette) e se il soggetto è veramente competente in essa.
con questo non voglio dire che la forza. e la stazza non siano utili,tutt'altro..tuttavia una buona padronanza tecnica permette di affrontare anche avversari molto più alti,pesanti e muscolosi se questi non sono competenti nelle arti marziali.
per esperienza personale ti dico che i più temibili picchiatori di strada sono persone esperte di arti marziali a CONTATTO PIENO(questa precisazione è importante e fa tutta la differenza del mondo) e non sono restii a usare le loro tecniche in strada.
Certo, questo è indubbio, ma come ben sai la strada resta sempre un ambiente diverso e decisamente più pericoloso di un tatami, un ring o un ottagono.ovviamente la strada è un posto più pericoloso.
Ad esempio: lottare su un tatami è molto più confortevole e decisamente meno pericoloso che lottare sull'asfalto o sul cemento, dove sbattere la testa può anche essere letale.
I motivi sono ovvi.
Personalmente ho avuto modo di conoscere anche picchiatori da strada, realmente temibili,* che non erano esperti né di pugilato né di arti marziali a contatto a pieno.si ne conosco parecchi anch'io,e con molti ci ho anche avuto a che fare.
Tuttavia sì, in molti altri casi si tratta di individui esperti in discipline da combattimento.
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* Uno di questi era un ultras, deceduto anni fa, in seguito a un incidente stradale.
C'è da dire però che proprio l'asfalto e il cemento possono rendere ancora più letali alcune arti marziali che prevedono takedown e proiezioni.
e le scarpe possono rendere ancora più letale un esperto di calci.
insomma è un argomento vasto.
La mia opinione (discutibilissima per carità)è che l'esperienza che uno può fare semplicemente picchiandosi istintivamente in strada non è paragonabile a quella di uno che si prepara seriamente in uno sport da combattimento.
C'è da dire che se questi soggetti si allenassero specificatamente in sport da combattimento sarebbero ancora più micidiali.
che so',esempio banale,immagina se il tuo conoscente ultras avesse praticato per 10 anni 6 volte a settimana per 3 ore al giorno la muay thai, cosa avrebbe combinato in una rissa?
quello che ritenevo importante specificare è che molto spesso si tende a generalizzare sul discorso arti marziali in strada.
l'uomo comune (non tu)mette sullo stesso piano degli esperti in arti marziali che io ritengo TOTALMENTE INUTILI in uno scontro reale(non voglio offendere nessun praticante, è solo una mia personale e criticabilissima opinione) con esperti in sport da combattimento brutali.
senza essere politicamente corretti so che ti sentiresti molto più tranquillo ad attaccar briga contro un esperto internazionale di tai chi o di aikido(arti marziali farsa)che contro un praticante di lotta libera o un thai boxer a livello nazionale.
(non come oggi, che la tecnologia, il computer e gli effetti speciali permettono di piazzare femminucce ovunque e far fare loro qualsiasi cosa senza che rischino neanche di scompigliarsi i capelli :sick:).Saro prevenuto oppure maniacalmente fissato ...forse si ma a me E proprio questo punto che proprio non riesco a digerire: il paradigma del passato in natura cosi come nel cinema e che maschi combattono maschi l'antagonismo e la contrapposizione in alcuni ambiti anche fisica e una connotazione genetica del nostro essere poi da un certo punto in poi sempre + pressante e subentrata nel cinema un'altra logica che in ossequio
http://www.dailymotion.com/video/x31jtfw
Saro prevenuto oppure maniacalmente fissato ...forse si ma a me E proprio questo punto che proprio non riesco a digerire: il paradigma del passato in natura cosi come nel cinema e che maschi combattono maschi l'antagonismo e la contrapposizione in alcuni ambiti anche fisica e una connotazione genetica del nostro essere poi da un certo punto in poi sempre + pressante e subentrata nel cinema un'altra logica che in ossequio
ai dogmi progressisti/femministi tutti tesi a rimescolare e stravolgere un certo ordine naturale delle cose hanno IMPOSTO una nuova figura femminile (x me totalmente artificiosae e ridicola ) che vuole sovrapporsi e sperabilmente (x loro) sostituirsi ai maschi x cui la forza il combattere ecc diventerebbe "naturalmente" femminile come x i maschi , ora qualcuno potrebbe anche essere d'accordo su questo ma metterlo in atto con copioni di film dove le varie angeline jolie di turno in film come nelle serie (anche italiane) si sfogano sterminando NON femmine come loro ma quasi sempre maschi e inacettabile
ormai se guardo uno di quei film x la prima volta intuisco gia il copione prima che inizi :se ci sono due femmine "star" e perché c'e una donna "cattiva" che solo un'altra donna "buona" puo e deve ucciderla il tutto in una scia lastricata di cadaveri di maschi
Ripeto probabilmente sono io un po fissato ma penso che se il nervoso e l'astio che mi prende quando vedo certe cose alla tv e preda di altri maschi con meno autocontrollo di me, allora posso anche capire (non giustificare) dove possa nascere una parte delle motivazioni che sfociano nella violenza verso le donne
ai dogmi progressisti/femministi tutti tesi a rimescolare e stravolgere un certo ordine naturale delle cose hanno IMPOSTO una nuova figura femminile (x me totalmente artificiosa e e ridicola ) che
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Ripeto probabilmente sono io un po fissato ma penso che se il nervoso e l'astio che mi prende quando vedo certe cose alla tv e preda di altri maschi con meno autocontrollo di me, allora posso anche capire (non giustificare) dove possa nascere una parte delle motivazioni che sfociano nella violenza verso le donne
misoginia generalizzata, cosa che a differenza di quello che dicono le femministrade, non c'è mai stata nella società occidentale (perchè quello che le iper-complessate chiamano "patriarcato", altro non era che un modello di società incentrato sul trattare le donne come dee intoccabili sempre da proteggere).giusto una parentesi e mi scuso perché esula decisamente il merito di questa discussione
giusto una parentesi e mi scuso perché esula decisamente il merito di questa discussione
questa e un'altra colossale mistificazione che sono riusciti a farla diventare luogo comune se penso alla vita dei miei e della cerchia dei miei parenti stretti a essere sinceri proprio non ci trovo storie di donne maltrattate soggiogate e via stronzate dicendo, anzi semmai l'esatto contrario
mi piacerebbe fosse possibile fare delle ricerche serie in merito chissà che risultati x le vaginocentriche
ma forse e chiedere troppo siamo nell'era del pensiero unico progressista/ gender /femminista a volte mi sembra di vivere in un mondo che assomiglia sempre + a una riedizione aggiornata di Orwell 1984
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questa e un'altra colossale mistificazione che sono riusciti a farla diventare luogo comune se penso alla vita dei miei e della cerchia dei miei parenti stretti a essere sinceri proprio non ci trovo storie di donne maltrattate soggiogate e via stronzate dicendo, anzi semmai l'esatto contrario
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Ti dirò di più: io so di vari casi in cui erano proprio le donne ad alzare le mani su mariti o fratelli, in barba alla storiella della cosiddetta "oppressione patriarcale". Da ricordare, inoltre, che in epoca passata le donne stavano regolarmente e comodamente a casa ad accudire i figli ed occuparsi delle faccende domestiche mentre gli uomini dovevano spaccarsi letteralmente la schiena nei campi, nelle miniere, nei cantieri, nelle cave, ecc. al gelo o al caldo torrido, lavorando in condizioni quasi sempre disumane ed con orari lavorativi oggi inimmaginabili. Questo era il "patriarcato".Alberto è proprio nei cosiddetti" bei vecchi tempi"(non tanto belli per me) che la donna è stata "santificata",che il suo essere donna la rendeva soggetta a una forma di impunità.
Ps: ti potrebbe interessare anche la lettura di questo topic: https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,14635.0.html
Alberto è proprio nei cosiddetti" bei vecchi tempi"(non tanto belli per me) che la donna è stata "santificata",che il suo essere donna la rendeva soggetta a una forma di impunità.
i discorsi cavallereschi, che ho sempre schifato,vedevano l'uomo come sacrificabile,un esempio"si salvino prima le donne e i bambini" oppure"le donne non si toccano neanche con un fiore".
Non a caso nei film del passato sicuramente si vedevano poche donne rambizzate ma moltissime scene di schiaffi femminili a cui gli uomini di un tempo non reagivano per cavalleria.
come ho già scritto altre volte per me la cavalleria è una cosa che già non aveva senso in passato tanto meno ne ha oggi.
le cortesie e le piccole attenzioni una donna se le deve meritare e sudare,non esiste che se le meriti a prescindere solo per il suo sesso.
allego questi video(che presenta anche immagini cinematografiche) che evidenzia il mio pensiero su cosa ne penso dell'impunibilita' femminile :cool:
occhio per occhio,dente per dente
vorrei vedere un bel po' di scene del genere al cinema o in TV, altro che queste cazzo di superdonne,superpoliziotte,supermamme,supergenie,supercombattenti del menga.
avrai, certamente, notato una cosa: quando un uomo giustamente reagisce alla violenza femminile, si forma sempre intorno a lui una cerchia di altri uomini che interviene subito o monitora che non si superi un certo limite.è una cosa frequentissima che,oltre che nei video,ho notato anche nel mio quotidiano:se una donna colpisce un uomo al massimo qualche risatina,se l'uomo risponde fisicamente tutti rimangono turbati.
ho letto,che tristezza.
Ps: guarda con che titolo questo imbecille di maschietto nostrano ha caricato uno dei video presenti in quella compilation che hai postato:
è una cosa frequentissima che,oltre che nei video,ho notato anche nel mio quotidiano:se una donna colpisce un uomo al massimo qualche risatina,se l'uomo risponde fisicamente tutti rimangono turbati.Anche questo e vero a passare la "soglia" della violenza sono SEMPRE LORO un ceffone un calcio parte sempre anche per un banale contradittorio neanche troppo acceso (esperienza personale e molte volte riferita da amici) ovviamente (ma perché??) non si reagisce, anche questo e un retaggio arcaico che dobbiamo eliminare......... diavolo a guardare bene ne abbiamo di catene da spezzare che ci opprimono all'interno di stereotipi e cliche' infami
è il retaggio psicologico dell'impunibilita' femminile, che io aborro totalmente, unita al'istinto di protezione maschile,istinto che adesso come adesso consiglio a tutti gli uomini di sopprimere totalmente e di riservarlo solo nel rarissimo caso che una lo meriti.
mi piacciono i film di MICHAEL MANN a cominciare dal suo capolavoro HEAT LA SFIDA
Ecco un film che andrò sicuramente a vedere.
Non vorrei che ne facciano l'agiografia. Churchill ha avuto più d'una zona d'ombra nella sua storia politica (vogliamo parlare del carteggio tra lui e Mussolini, solo per fare un esempio?) anche se è stato un Gigante del Novecento.Churchill è quello che disse: "Se fossi italiano voterei per Mussolini". Frase che spalanca abissi sulla genesi dei fascismi europei, che diverse fonti molto autorevoli e nient'affatto 'complottiste' considerano nati con supporto di capitali anglosassoni.
Ho letto anche parte del suo saggio sulla storia della Seconda Guerra Mondiale in inglese, stampa originale del '48.
Non vorrei che ne facciano l'agiografia. Churchill ha avuto più d'una zona d'ombra nella sua storia politica (vogliamo parlare del carteggio tra lui e Mussolini, solo per fare un esempio?) anche se è stato un Gigante del Novecento.
Ho letto anche parte del suo saggio sulla storia della Seconda Guerra Mondiale in inglese, stampa originale del '48.
Sì, lo so, ma Churchill resta un uomo affascinante; un uomo che aveva due coglioni così.
Churchill, o perché la politica
Un mestiere sporco, dannato, un marcio rito autoreferenziale. Poi, esce un film come "L'ora più buia", e ci ricorda cos'è un vero politico, di quelli come ce ne sono quattro o cinque in un secolo, e perché ne avremo sempre disperatamente bisogno...
di Giovanni Sallusti
Politica dannata, politica sporca, politica come marciume autoreferenziale ed escamotage poco onorevole per sbarcare il lunario. Poi, esce un film come L’ora più buia, ovvero quella che intercorre in Gran Bretagna tra il 13 maggio e il 4 giugno 1940. Le tre settimane che segnarono il collasso dell’Europa, la disfatta della Francia, il trionfo di Hitler, la minaccia concreta di un’invasione oltre la Manica. Ma soprattutto, è l’intervallo di tempo tra due discorsi di Winston Churchill che rappresentano due pietre miliari dell’arte oratoria, della scienza politica e della filosofia morale dell’Occidente.
Era appena stato nominato controvoglia, l’uomo che salvò il mondo libero, imposto a un Re riluttante e a un establishment palesemente avverso da un’evidenza tragicamente inaggirabile in quei giorni: Churchill aveva ragione. Per tutti gli anni Trenta, quando scontando consapevolmente la scomunica dell’apparato e quindi l’impossibilità di ricoprire incarichi di governo (la grande politica spesso è il diniego alla poltrona del momento), urlava nel deserto della coscienza inglese ed europea che Hitler era un tiranno di tipo mai visto e un potenziale genocida, non un novello Kaiser con cui impostare una strategia condivisa di appeasement. Per tutti gli anni Trenta, Sir Winston aveva ragione, e nel maggio del 1940, di fronte al disastro che avanza, la nazione lo chiama. Il 13 maggio è il giorno in cui presenta la sua piattaforma politica in Parlamento, semplice e complessissima: “Fare la guerra”. Precisamente: “Fare la guerra con tutta la nostra potenza e tutta la forza che Dio ci ha dato, e fare la guerra contro una mostruosa tirannia insuperata nell’oscuro e doloroso catalogo del crimine umano”. Quanto all’obiettivo finale, Churchill quel giorno osa l’inosabile, con l’esercito britannico in rotta verso Dunkerque: “Qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una parola. È la vittoria. Vittoria a tutti i costi, vittoria malgrado qualunque terrore, vittoria per quanto lunga e dura possa essere la strada, perché senza vittoria non c’è sopravvivenza”. L’aula della Camera dei Comuni è muta, angosciata, messa di fronte alla propria responsabilità e alle proprie manchevolezze decennali. Partono gli intrighi, si moltiplicano i capannelli omicidi di deputati che vogliono già sbarazzarsi di questo primo ministro scriteriato, è già pronto il sostituto dialogante, ragionevole, con buone entrature in Germania, Lord Halifax. Negoziati di pace, questa è la parola d‘ordine di molti capocorrenti del Partito Conservatore, mentre i vertici militari non possono dirlo, ma ogni giorno dipingono a Churchill una situazione più disastrata. Avevano ragione, con un leader normale e normalmente ragionevole, la Gran Bretagna nella primavera del 1940 si sarebbe arresa, e nessuno le avrebbe potuto dire niente, nemmeno l’America ancora imprigionata dalle proprie turbe isolazioniste.
Ma Winston Churchill, uno scotch la mattina appena alzato, poi champagne fino a sera, quindi notti insonni sul brandy e sulle mappe belliche, non era un leader normale. Era già una vecchia volpe delle manovre d’aula e delle interminabili trame fuori di essa, conosceva quanto i suoi avversari Halifax e Chamberlain l’arte delle coltellate tra compagni di partito, ma in più aveva qualcosa difficile da definire, che coincide con l’essenza della politica, col motivo per cui, per quanto essa sia degradata e vilipesa dai supposti politici in carne e ossa, rimane quella “scienza architettonica” che Aristotele individuava come prioritaria per la convivenza umana. Chiamatela visione, scopo ultimo, stella valoriale. In ogni caso, è l’approdo finale che dà un senso a tutto l’itinerario accidentato, labirintico, spesso meschino, dei trucchetti e delle tattiche di giornata. Lungi dall’essere un sogno o peggio un ideale astratto, è qualcosa che tutti i grandi realisti hanno sempre riconosciuto da Machiavelli in poi (e Churchill era un realista formidabile, godetevi nel film la sparigliata con cui esce dall’angolo in cui i trattativisti, queste “pecore travestite da pecore”, pensavano di averlo messo): l’idea concreta per cui ne vale la pena. Per cui vale la pena dissimulare, mentire, soffrire. Il Principe è un capolavoro di tattica realista, ma sfocia nell’ultimo capitolo, quell’esortazione a prendere l’Italia e liberarla dai barbari, senza cui tutta la sozzura precedente perde inesorabilmente di senso, diventa rito sterile, l’ambiente putrido in cui si muovono i Chamberlain e i Lord Halifax. E allora Churchill sfoggia tutto il suo armamentario realista, spacca il fronte degli avversari, spettacolarizza e pubblicizza la domanda sull’opportunità del negoziato che gli altri volevano tenere rinchiusa nel bunker asfittico del Gabinetto di Guerra, convoca al tavolo della mattanza la vera parte in causa, il popolo britannico. La scena in cui Winston prende la metropolitana per la prima volta nella sua vita, e chiede a tutte le persone che incontra se vogliano arrendersi ai nazisti (“mai!”, è il grido incosciente ma alla fine molto più lucido degli accorti calcoli dell’élite) è la sublimazione definitiva della risposta alla domanda “perché la politica”. Per rappresentare loro, la madre con la bambina in braccio che urla “mai!” più di tutti, il muratore di mezz’età, il giovane studente. È per loro che abbiamo fatto la guerra a Hitler, scriverà più volte Churchill nella sua Storia della Seconda Guerra Mondiale, per “l’uomo comune”, per la sua possibilità di scegliere, autodeterminarsi, vivere e morire libero.
“Noi difenderemo la nostra isola, qualunque sia il prezzo da pagare”, dirà allora Churchill nel discorso del 4 giugno, dopo l’evacuazione di Dunkerque che per tutti è un miracolo, per lui un punto di partenza. È il discorso che gli Halifax non si aspettavano, e soprattutto che non si aspettava Hitler, il discorso che afferma il punto di non ritorno che il popolo britannico sceglie consapevolmente di oltrepassare con le parole del proprio leader: “Combatteremo sulle spiagge, combatteremo nei luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai!”. L’istanza viscerale della gente del Regno Unito, quella che ha salvato l’Europa e il mondo dall’orrore senza fine, il grido istintuale “mai la svastica su Londra!”, prende corpo nelle parole e nelle azioni di quell’uomo sempre col sigaro acceso e il bicchiere di whisky nell’altra mano, il politico in mezzo al nugolo di politicanti. Che fa il suo mestiere fino in fondo, elevando l’istinto a visione, chiudendo con l’appello finale all’unico attore che poteva dare una prospettiva a quella “resistenza eroica” a oltranza, gli Stati Uniti d’America: “Non potremo mai arrenderci, e anche se, cosa che per il momento non credo possibile, quest’isola o gran parte di essa sarà soggiogata e alla fame, allora il nostro Impero d’oltremare, armato e difeso dalla flotta britannica, continuerà la lotta, finché, quando Dio lo vorrà, il Nuovo Mondo, con tutta la sua forza e potenza, farà un passo in avanti per la salvezza e la liberazione del Vecchio”. Io devo tenere duro, devo tenere la fiammella accesa, devo tenere aperta la finestra della libertà. Perché l’America dovrà entrare in guerra, lo so nonostante tutto, nonostante le telefonate frustranti con Roosevelt che deve lasciarci gli aerei che abbiamo comprato al confine col Canada per non violare la neutralità, nonostante l’Atlantico in mezzo che non è mai stato così ampio, nonostante la comprensibile perplessità dell’opinione pubblica a farsi macellare per i guai dell’Europa. E lo so perché io, Winston Churchill, sono un politico. Di quelli veri, come ce ne sono quattro o cinque in un secolo, e di cui avremo sempre disperatamente bisogno.
Da ragazzino amavo questo film risalente al 1985. :cool:uno dei pochi film dove Van Damme indossava i panni del cattivo.
Ma qualcuno che ama i poliziotteschi? :wub:
Eccomi. Credo di averli visti tutti. Ricordo che, anni addietro, spesso li trasmettevano ancora di notte in tv. Ora hanno eliminato pure questi.
sono in fibrillazione per questa serie dedicata ai "cattivi"del film Karate Kid:il dojo Cobra Kai(colpisci per primo,colpisci duro,nessuna pietà).
il trailer mi ha fatto salire la fotta,non viene presentata nessuna supergirl del cazzo,spero di non essere deluso da quote rosa cinematografiche a sorpresa...è solo da vedere chi avrà i diritti di questa serie per la diffusione in Italia.
la saga di Karate Kid ha bisogno di un degno epilogo dopo essere stata stuprata da Karate Kid 4 (dove il protagonista storico è stata sostituita da una femminuccia del menga) e dal nuovo Karate Kid con l'odioso bimbetto raccomandato figlio di Will Smith.
questo è il seguito ufficiale.
non viene presentata nessuna supergirl del cazzo,spero di non essere deluso da quote rosa cinematografiche a sorpresa...
Non hanno resistito quelle merde di sceneggiatori:in questo trailer si vede la classica scena della ragazza sottovalutata che con gran sorpresa mena un ragazzo.
Clubber, guarda questo. :cool:visto.
visto.
coreografato molto bene.
unico appunto"quando Mike stava per reagire contro la ragazza che lo ha colpito alle spalle ero sicuro che o Tyson avrebbe fermato il pugno o Seagal sarebbe intervenuto"
per carità,c'è molto di peggio in giro, però la morale finto-buonista è sempre quella"una donna può colpirli alle spalle con una bottiglia di vetro ma comunque lei,in quanto donna, non deve essere colpita"
Stando al racconto della donna, le molestie sarebbero avvenute nel 2002, quando lei aveva solo 17 anni, nella camera di un hotel di Beverly Hills. Qui, seguendo un “copione” molto simile a quello denunciato da altre donne, l’attore le avrebbe palpato il seno e toccato i genitali. Un’esperienza a dir poco traumatica per lei, profondamente segnata da quanto accaduto. «Ho sofferto di depressione, ansia e stress post-traumatico e ho trovato difficile instaurare rapporti di fiducia con gli uomini», ha raccontato
** "Cavaliere" che è stato nuovamente accusato di molestie sessuali...
http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2018/03/21/AC8PcxHC-molestie_sessuali_confronti.shtml
Pensa te: una palpata alle tette e una toccata ai genitali avrebbero traumatizzato letteralmente questa donna
CLUBBER, te lo ricordi Itto Ogami ? :cool:Ho tutta la serie su hdisk - i dialoghi in giapponese sono favolosi. :w00t:
CLUBBER, te lo ricordi Itto Ogami ? :cool:Si si,mi piaceva molto la crudezza con cui veniva dipinto il vecchio Giappone.
Il concetto di onore dei giapponesi è storicamente molto diverso dal nostro - si basa essenzialmente sul giri (obbligo verso il superiore) e quindi sullo svolgere bene i compiti affidati. L'onore del samurai deriva da quello del suo signore, il resto è secondario nell'ottica giapponese.conosco bene il Giappone e i giapponesi,mi reco ogni anno in Giappone e ho molti legami stretti con molti praticanti locali di arti marziali tradizionali o non.
Le culture che non hanno conosciuto l'alfabeto e il diritto romano, non hanno una nozione ben definita del valore dell'individuo e dei principi etici che ne derivano.
Per approfondimenti: Il Crisantemo e la Spada, di R. Benedict.
Si vede bene nell'insegnamento delle arti marziali, che viene effettuato in gruppo non individualmente. Ciascuno ha un legame gerarchico col maestro e deve esser capace da solo di essere all'altezza del rango (cintura).
si potrebbe anche aprire un capitolo su come i frequenti abusi e le numerose violenze che il popolo giapponese ha subito dai samurai abbia portato alla nascita della Yakuza(ulteriormente potenziata da altri eventi avvenuti dopo la seconda guerra mondiale),ma veramente il discorso è molto ampio.Perché non apri un topic?
Dello stesso anno un Capolavoro Assoluto come THE KILLER di John Woo, poesia virile e uno dei migliori noir hardboiled della storia del cinema.
John Woo rifarà The Killer con protagonista Lupita Nyong'o 30 aprile 2018 - Adriano Ercolani
John Woo tornerà a lavorare ad Hollywood, più precisamente alla Universal Pictures, per cui realizzerà il remake del suo capolavoro The Killer, uscito nel 1989. Protagonista del rifacimento virato in versione femminile sarà Lupita Nyong'o, che avrà il ruolo interpretato nell'originale da Chow Yun-Fat.
A scrivere la sceneggiatura della nuova versione di The Killer è stato Eran Creevy (Collide), il quale ha lavorato su un primo draft realizzato da Josh Campbell e Matt Stuecken (Cloverfield Lane). Al momento il premio Oscar Brian Helgeland (L.A. Confidential) sta lavorando alla rifinitura definitiva della storia. La trama principale vedeva un assassino prezzolato che metteva in pericolo la propria incolumità per proteggere una ragazza che aveva accidentalmente reso cieca. A dargli la caccia un poliziotto deciso a tutto pur di acciuffarlo. Adesso resta da vedere quali attori interpreteranno gli altri due ruoli principali del triangolo.
Lupita Nyong'o ha vinto l'Oscar come miglior attrice non protagonista per 12 Anni schiavo e ha appena piazzato il successo astronomico di Black Panther. Negli anni in cui ha diretto film d'azione in America invece John Woo ha portato sugli schermi almeno un capolavoro come Face/Off con John Travolta e Nicolas Cage, e ha diretto un film che andrebbe a nostro avviso rivalutato come Mission: Impossible 2, ancora oggi il maggior successo commerciale della saga negli Stati Uniti con 215 milioni di dollari guadagnati.
John Woo tornerà a lavorare ad Hollywood, più precisamente alla Universal Pictures, per cui realizzerà il remake del suo capolavoro The Killer, uscito nel 1989. Protagonista del rifacimento virato in versione femminile sarà Lupita Nyong'o, che avrà il ruolo interpretato nell'originale da Chow Yun-Fat.
A scrivere la sceneggiatura della nuova versione di The Killer è stato Eran Creevy
Eran Creevy (Londra, 1976) è un regista e sceneggiatore inglese.
Questi uomini si staranno rivoltando nella tomba...
https://biografieonline.it/biografia-sergio-leone
https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Sollima
https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Corbucci
In un mondo post-apocalittico un cacciatore di taglie deve rintracciare i criminali rimasti in circolazione.
EINSTEIN
Lo scienziato e il personaggio,
dalla relatività speciale alla ricerca
dell'unificazione della fisica
(Prima edizione: marzo 2004).
di Pietro Greco.
Pag. 35:
Gli anni del Politecnico sono anni felici per Albert, anche perché la famiglia si è sottratta al gorgo delle difficoltà economiche. Il corso di studi, liberamente interpretato dal giovane apolide, si conclude nel mese di agosto dell'anno 1900.
Quando Albert Einstein sostiene l'esame finale. I voti (espressi da 1 a 6) sono buoni, ma non sono il massimo: 5 in fisica teorica, fisica sperimentale e astronomia; 5,5 in teoria delle funzioni; 4,5 per un saggio sulla conducibilità termica. Il fatto è, scrive Abraham Pais, che le prove universitarie effettuate secondo schemi imposti da altri sono per lui autentiche prove del fuoco [Pais, 1986]. Albert non le sopporta. Gli ci vorrà un anno per riprendere il gusto della fisica, dopo l'esame finale al Politecnico di Zurigo. Esame in cui, peraltro, risulta bocciata una studentessa a lui molto cara, Mileva Maric.
Mileva ha un curriculum universitario di tutto rispetto. Nel corso di ciascuno degli anni accademici ha ottenuto voti migliori di quelli di Albert. E anche all'esame finale i voti sono discreti, tranne che in matematica. Un'insufficienza che risulta determinante. Mileva ripeterà l'esame l'anno successivo e di nuovo sarà bocciata. Dopo di che rinuncerà per sempre.
Molto si è detto del ruolo decisivo quanto misconosciuto che avrebbe avuto Mileva nella elaborazione da parte di Albert della teoria della relatività ristretta, di lì a cinque anni [Highfield, 1993]. In realtà, nessun documento fa emergere questo ruolo. Nell'epistolario Einstein-Maric 1896/1900 raramente si parla di fisica.
E quando se ne parla, a introdurre il discorso è sempre e solo Albert. E lei non risponde. Mai. Dopo il 1901, anno del secondo esame di Mileva al Politecnico di Zurigo, non risulta che la ragazza continui a occuparsi professionalmente di fisica.
E' molto probabile che Mileva, come Michele Besso o Marcel Grossman, siano gli amici pazienti, fedeli e competenti cui Albert affida le sue riflessioni. E' molto probabile, per usare una metafora pugilistica, che fungano da sparring-partner. E che Mileva sia la prima tra questi sparring-partner. D'altra parte Albert la definisce più volte "la mia mano destra". Non risulta da alcuna documentazione però che Mileva, o Michele, o Marcel o Friedrich o qualche altro conoscente concorra in questi anni con Albert a elaborare una "nuova fisica".
Pag. 39-40:
Nella lettera a Mileva dell'ottobre 1900, Albert Einstein parla al plurale. E sempre al plurale parla l'anno dopo, nel 1901, in tre diverse lettere a proposito della "nostra memoria", quando commenta "se almeno avessimo la forza di continuare insieme questo stupendo cammino", e a proposito della "nostra teoria delle forze molecolari". Ancora più forte è l'evocazione, in una lettera del mese di marzo 1901, del tema già trattato nella lettera del settembre 1899, la relatività:"Sarò talmente felice e fiero quando saremo insieme e riusciremo a concludere con successo il nostro lavoro sul moto relativo!".
Cosa significa questo parlare al plurale? Che Einstein e Mileva lavorano insieme a costruire i fondamenti di una ormai imminente rivoluzione in fisica o che, per un gioco affettuoso, Albert estende al suo sparring-partner intellettuale più vicino e più intimo, all'amata compagna, riflessioni che sono sue?
La storica serba Desanka Trbuhovic-Gjuric ha scritto un libro, nel 1985, in cui cerca di accreditare l'idea che quello tra Albert e Mileva sia anche un sodalizio scientifico. Secondo la ricostruzione di Trbuhovic-Gjuric sarebbe stata Mileva a sollevare per prima il problema dell'etere come punto di riferimento universale e sarebbe stata lei a "dare espressione matematica ai concetti [di quella che sarebbe diventata, nda] la teoria della relatività ristretta" [Trbuhovic-Gjuric, 1985].
La tesi della storica serba è che il sodalizio scientifico è reale e che Albert, in seguito, non avrebbe mai riconosciuto a Mileva questa sostanziale compartecipazione all'elaborazione nella teoria che avrebbe segnato una svolta nella storia della fisica. Nessuno può sapere come siano andate, davvero, le cose. Non ci sono documenti in proposito. Abbiamo, però, alcuni dati di fatto che possono aiutarci a capire.
In primo luogo, mai Mileva rivendicherà una qualche sua compartecipazione ai risultati raggiunti da Albert, neppure dopo il divorzio e le polemiche conseguenti al divorzio (eh, sì: la coppia si sposerà e si separerà). Inoltre è difficile che Mileva possa essere, come dire, la mente matematica della relatività ristretta. Per due motivi, ben evidenziati da Abraham Pais: il primo è che Mileva non era molto forte in matematica, tant'è che è proprio per l'insufficienza in questa materia che non è riuscita per due volte a superare l'esame al Politecnico di Zurigo. La seconda è che nella teoria della relatività ristretta la matematica è poco presente. E quella che c'è, è matematica elementare [Pais, 1993].
Probabilmente quello che la storia della fisica deve a Mileva è di aver saputo dare gli stimoli giusti e costruire il miglior clima affettivo e culturale possibile nella fase di massimo sviluppo della creatività di Albert Einstein.
Ma ci stiamo inoltrando troppo nel mare, pericoloso, delle ipotesi.
Pag. 61-63:
Sebbene Albert Einstein abbia organizzato il lancio dei suoi tre razzi fiammeggianti fuori dall'Accademia e senza mai avere un confronto con qualche altro fisico professionista, ha molti debiti intellettuali. O, per dirla con Isaac Newton, è salito sulle spalle di molti giganti.
Uno, naturalmente, è lo stesso Newton. Un altro, a maggior ragione, è Maxewll.
Ci sono, ancora, Lorentz, Boltzmann, Hertz, Plank. Due, però, meritano una citazione a parte: Ernst Mach e Henri Poincaré. Perché i due, per esplicito riconoscimento dello stesso Einstein, sono le personalità scientifiche che lo hanno maggiormente influenzato [Cerroni, 1999]. Sia pure da lontano.
[...]
... L'altra importante fonte di ispirazione per Einstein è il francese Henri Poincaré.
Considerato, insieme a David Hilbert, il più grande matematico di quel periodo. Poincaré è molto interessato ai problemi della relatività. E già nel 1898 aveva iniziato a interrogarsi sui problemi legati alla simultaneità degli eventi. Nel 1900, al Congresso mondiale dei matematici tenuto a Parigi, critica in modo serrato il concetto di etere. Ritorna sull'argomento nel 1902, quando scrive La science et l'hypothèse e sostiene esplicitamente che non esiste un tempo assoluto [Poincaré, 1989]. Nel 1904 in una relazione al Congresso internazionale di Arti e Scienza di Saint Louis, riprende il concetto di "tempo locale" di Lorenz e propone un "postulato di relatività". Poincaré effettua uno di quegli esperimenti mentali in cui Einstein si va affinando e immagina due osservatori che si muovono di moto uniforme e che tentano di sincronizzare i loro orologi mediante segnali luminosi.
Quegli orologi non segneranno il tempo vero, ma solo un "tempo locale". Tutti i fenomeni sono percepiti, da un osservatore rispetto all'altro, come rallentati.
E nessuno dei due avrà alcuna possibilità di sapere "se è in quiete o in moto assoluto" [citato in Pais, 1986]. Poincaré giunge a una conclusione:"Forse dobbiamo edificare una nuova meccanica, che riusciamo a malapena a intravedere [...], in cui la velocità della luce sia invalicabile" [citato in Pais, 1986]. La conclusione è giusta, ma si tratta di un'ipotesi qualitativa.
Non c'è dubbio che, con queste due opere, Poincaré abbia contribuito come pochi altri a creare un clima favorevole alla crisi dei concetti di tempo e spazio assoluti.
Un clima che, come documenta Arthur Miller, travalica gli ambienti della fisica e della matematica fino a diventare fonte di ispirazione per gli artisti [Miller, 2001]. E' anche ispirandosi a Poincaré che Picasso avrebbe dipinto nel 1906 Les Demoiselles d'Avignon, il quadro che inaugura il periodo cubista e che, a detta del critico Mario de Micheli, manda definitivamente in frantumi la concezione classica dello spazio [De Micheli, 2002].
Albert Einstein ha letto La science et l'hypothèse. Ne ha a lungo discusso con i suoi amici dell'Accademia Olimpia e ne è stato, per suo stesso riconoscimento, profondamente influenzato.
Alcuni ritengono, tuttavia, che Poincaré sia giunto in modo del tutto indipendente e addirittura prima di Einstein alla formulazione della teoria della relatività ristretta.
Il 5 giugno del 1905, infatti, presenta una relazione all'Accademia delle Scienze di Parigi in cui si avvicina moltissimo a quella formulazione. Tuttavia l'opinione di gran parte degli studiosi è che la proposta di Poincaré presenti molti punti deboli e che sia Albert Einstein l'unico e autentico inventore della relatività ristretta [Cerroni, 1999].
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LE SCIENZE, edizione italiana di SCIENTIFIC AMERICAN,
anno I, n. 6, dicembre 1998
EINSTEIN
quanti e relatività,
una svolta nella fisica teorica
di Silvio Bergia.
Pag. 9:
Il 1902 è l'anno della svolta. Muore Hermann Einstein e, venuta meno la voce più contraria, Albert sposa Mileva. Non solo, ma ottiene anche la cittadinanza svizzera e, soprattutto, grazie a Grossman, trova finalmente un impiego stabile all'Ufficio brevetti di Berna, città nella quale la coppia si trasferisce nel corso di quell'anno.
Quello con Mileva era stato un matrimonio d'amore. Ma anche un matrimonio fra due persone che potevano parlare fra di loro di matematica e di fisica. Che questo dialogo vi sia stato è documentato in alcune lettere indirizzate da Einstein a Mileva.
Poiché in qualcuna di esse Einstein parla di quella che noi avremmo in seguito imparato a chiamare relatività ristretta come della "nostra teoria", si è da più parti speculato sulla possibilità di un contributo decisivo di Mileva a quei risultati; quando non anche di un'espropriazione che Einstein avrebbe compiuto ai danni della sua compagna. In nostro autore, come commenteremo brevemente, esce tutt'altro che bene, nel complesso, dalla sua prima vicenda matrimoniale. Ma su questo punto è difficile prendere sul serio la tesi appena ricordata. Messi di fronte al fatto che il catalogo di Einstein è forte di oltre trecento titoli, mentre quello di Mileva è vuoto, appare molto più probabile che l'espressione einsteiniana abbia preso corpo in uno stato d'animo che gli faceva usare espressioni come Doxerl (bambolina) nel rivolgersi a Mileva.
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SCIENZA NUOVA, edizione italiana di NEW SCIENTIST, ottobre 1998 - Anno 1 - N° 7, pag. 54-61.
Il sogno del genio
di Pietro Greco.
Pag. 55-56:
Michele Besso non è solo il migliore amico di Einstein. Che gli resta spiritualmente accanto anche quando Albert lascia la Svizzera prima per Praga, poi per Berlino e infine per Princeton. E' il suo confidente scientifico. L'uomo che, come rileva Pierre Speziali, tra il 1903 e il 1905, "con le sue critiche e i suoi suggerimenti", stimola il giovane Albert e lo costringe "a presentare con esattezza l'espressione del proprio pensiero", rendendolo "sempre più severo di fronte a se stesso" (Pierre Speziali, "Introduzione", in Albert Einstein, Corrispondenza..., op. cit.).
Nel 1905 Albert Einstein pubblica finalmente quei tre famosi saggi sull'effetto fotoelettrico e la natura corpuscolare dei quanti di luce, sul moto browniano e sulla relatività ristretta che, come dirà Louis de Broglie, "sono tre razzi fiammeggianti che nel buio della notte improvvisamente gettano una breve ma potente illuminazione su una immensa regione sconosciuta" (Ronald Clark, Einstein: the Life and the Times, Avon, 1984). Sono naturalmente tutta farina, quelle idee, del sacco di Einstein. Ma, aiutando l'amico a individuare i giusti obiettivi e a calibrare l'esatta rotta di quei tre razzi fiammeggianti, Michele Besso ha reso, come giustamente sostiene Paul Rossier, "un immenso servizio" alla scienza (Pierre Speziali, "Introduzione", in Albert Einstein, Corrispondenza..., op. cit.).
L'amico Michele Besso non si limita a svolgere questa funzione, per così dire, maieutica del pensiero scientifico di Einstein. E', soprattutto nella prima fase del loro rapporto amicale, il consigliere culturale che fornisce a Einstein indirizzi precisi e preziosi dove allenare il suo genio. E', infine, l'amico di penna che per quarant'anni, dopo quel 1905, lo segue premuroso sia nelle pene della separazione dalla prima moglie, Mileva, sia nell'amarezza della separazione dalle conseguenze epistemologiche che Einstein ritiene legate allo sviluppo della nuova fisica: la meccanica dei quanti.
Un'amarezza, lucida e dolorosa, non risolta, che ritorna appunto nell'ultima lettera di Albert Einstein a Michele Besso.
Caro Michele,
la tua esposizione della teoria della relatività
generale ne mette in luce molto bene l'aspetto
genetico. E' però anche importante, in un secondo
tempo, analizzare l'intera questione da un punto
di vista logico-formale. Infatti, fino a quando non
si potrà determinare il contenuto empirico della
teoria, a causa di difficoltà matematiche
momentaneamente insormontabili, la semplicità
logica rimane l'unico, anche se naturalmente
insufficiente, criterio del valore della teoria.
... Il fatto che io non sappia se questa teoria
[unitaria del campo] sia vera dal punto di vista
fisico dipende unicamente dalla circostanza che
non si riesce ad affermare qualcosa sull'esistenza
e sulla costruzione di soluzioni in ogni punto
esenti da singolarità di simili sistemi non lineari
di equazioni.
... Io considero però assolutamente possibile
che la fisica possa non essere fondata sul concetto
di campo, cioè su una struttura continua.
Allora, di tutto il mio castello in aria, compresa la
teoria della gravitazione, non resterebbe praticamente
niente.
Cordiali saluti
tuo A. E.
(Albert Einstein, Corrispondenza..., op. cit.,
lettera 210 [E. 97])
Ancora una volta, l'ultima, Michele Besso ha costretto Albert Einstein a essere "severo di fronte a se stesso", ma anche "a presentare con esattezza l'espressione del proprio pensiero".
Ancora una volta Einstein non lo delude.
Il fisico registra, con palpabile delusione ma implacabile lucidità, le "difficoltà matematiche insormontabili" che incontra la sua teoria unitaria del campo.
Riconosce che la teoria risponde a una (sua personale) esigenza logica, ma che non è (ancora) una teoria "vera" dal punto di vista fisico.
E questo non è poco per chi, essendo il più noto fisico vivente, alla ricerca di una "vera" teoria unitaria del campo ha dedicato ben oltre trent'anni di lavoro, sfidando la solitudine e l'isolamento scientifici. E non temendo la sconfitta.
01 maggio 2003
Chi fotografò la doppia elica del DNA?
La paternità dell'immagine che ispirò Watson e Crick non sarebbe di Rosalind Franklin ma di un suo studente
La celebre ‘fotografia 51' del DNA, che secondo James Watson cinquant'anni fa condusse lui e Francis Crick direttamente alla scoperta della doppia elica, non fu realizzata da Rosalind Franklin come si riteneva, ma da Raymond Gosling, suo studente di dottorato al King's College di Londra. La foto è sempre stata attribuita a Rosalind Franklin, chimico di talento a cui si devono molte immagini a raggi-X del DNA. Questa foto, in particolare, ha rappresentato l'incredibile contribuito della Franklin alla scoperta, per la quale, alcuni dicono, non ha mai ricevuto gli onori che meritava. Fu infatti Maurice Wilkins, di cui era collaboratrice, a ricevere il premio Nobel nel 1962 insieme a Watson e Crick. La sua vita e il suo contributo alla ricerca sono stati di recente raccontati da Brenda Maddox nel libro “Rosalind Franklin. The Dark Lady of DNA” (HarperCollins, 2002). “Sono stato io a fare quella foto” ha rivelato Gosling, e Brenda Maddox sulla rivista online “BioMedNet News” ha affermato di ritenere possibile questa rivendicazione. Secondo il racconto di James Watson, la vista di questa particolare immagine cristallografica fu una rivelazione che spinse i due scienziati di Cambridge verso la scoperta della struttura della doppia elica. La foto era stata mostrata a Watson per caso da Maurice Wilkins, assistente capo del dipartimento di Rosalind Franklin. Anche se la paternità della foto non diminuisce il ruolo cruciale della Franklin, dovrebbe cambiare quello di Gosling. “Ritengo che il vero martire della storia del DNA sia Gosling, e non Franklin” ha commentato James Tait, il ricercatore che nel 1953 rivelò la struttura molecolare dell'aldosterone, che all'epoca ebbe molta più notorietà di quella della doppia elica.
C'è Glenn Close, è detto tutto. Meno male che ci sono tutte queste donne a scrivere libri da premio Nobel, specialmente su Facebook. La gran parte delle spettatrici si identificheranno con la protagonista.
Wych Kaosayananda , noto anche come Wych Kaos o Kaos , è un regista thailandese .
Figlio del diplomatico thailandese Kaosayananda, visse e studiò in Pakistan , dove suo padre fu inviato a Islamabad come ambasciatore. Il suo debutto alla regia è stato Fah , pubblicato nel 1998 , che all'epoca era il film con il budget più alto nella storia dell'industria cinematografica thailandese , ma non è riuscito nel botteghino tailandese.
Il suo secondo film e debutto americano (che ha diretto con il nome abbreviato "Kaos") è stato il thriller del 2002 Ballistic: Ecks vs. Sever , che al momento del rilascio è stato ampiamente studiato da critici e spettatori come uno dei peggiori film mai realizzati . Nel marzo 2007, Rotten Tomatoes ha classificato il film numero 1 nella lista dei film "Il peggiore dei peggiori". [1]
Il film di Kaosayananda Ballistic include Zero Tolerance , The Lost Medallion: Le avventure di Billy Stone e Tekken 2: Kazuya's Revenge . [2]
Sandra Bullock in Bird Box: «Ora divento una dura, anzi, un maschio alfa, per difendere i figli»
Martedì 18 Dicembre 2018 di Ilaria Ravarino
«Se ti levi la benda muori. Se guardi muori. Se non fai quello che ti dico muori. È chiaro?». Mette una certa inquietudine Sandra Bullock in versione riot girl postapocalittica negli intensi primi piani di Bird Box, efficace thrillerone natalizio distribuito da Netflix dal 21: machete in mano e coltello fra i denti, il premio Oscar per The Blind Side, a 54 (insospettabili) anni è a suo agio nel ruolo di una madre decisa a portare in salvo – costi quel che costi – i suoi bambini.
Diretta dalla danese Susanne Bier su adattamento del bel bestseller di Josh Malerman, Bullock interpreta Malorie, tra i pochi sopravvissuti a una misteriosa epidemia di suicidi che ha decimato la popolazione mondiale. E da cui sembra ci si possa salvare solo in un modo: privandosi della vista.
Nel film Malorie maneggia fucili, pugnali, machete, coltelli, pagaie. Incinta. Al nono mese.
«E allora? Le madri sono fortissime. Purtroppo vengono sempre rappresentate come principesse Disney, delicate, con gli uccellini che cantano intorno. E invece possono essere aggressive come orsi. In questo film Malorie è la leader. Anzi, il maschio alpha. E fronteggia la paura più grande per un genitore».
Cioè?
«Che ai tuoi figli possa accadere qualcosa per cui non li hai preparati».
Lei a cosa prepara i suoi due bambini?
«I miei bambini sono afroamericani: li ho dovuti preparare alla possibilità di essere discriminati. Non posso far finta che non accada. Ma senza terrorizzarli. Spero che il mondo cambi nei prossimi dieci anni. Voglio che siano felici, che diventino brave persone. Che vadano a Harvard o facciano i ciabattini, per me è lo stesso».
E i social network? Li prepara anche a quelli?
«Non voglio passare per un’ingenua: mi interessa sapere come funzionino prima che i miei figli inizino a usarli. Ma non ho profili miei. Dovrebbero essere lo specchio delle nostre vite, e invece li usiamo per mentire».
I suoi figli hanno avuto un baby sitter d’eccezione: George Clooney.
«Posso scrivergli le referenze, è bravissimo. Quando abbiamo lavorato insieme (per Gravity, ndr) li ha letteralmente stalkerizzati riempiendoli di foto. Lo beccò un paparazzo, scrissero fiumi di articoli sul suo ritrovato spirito paterno. In realtà a quel tempo non aveva al fianco la persona giusta. Guarda adesso che fine ha fatto, due anni dopo. I miei bambini lo adorano».
In Bird Box ha dei primi piani bellissimi. Non tutte, dopo i vent’anni, li portano con la sua classe.
«Io li odio. Quando non giri per il cinema, i primi piani sono una maledizione. Non ci sono filtri, con il video vedi tutto, non puoi barare. Sfido qualsiasi attrice a piacersi. Grazie al cielo puoi sempre supplicare qualcuno di photoshopparti. Il photoshop, nel mondo del digitale, è il tuo migliore amico. È come quando fai una copertina per un magazine: non dico che devi cambiarti i connotati, ma insomma, nemmeno infliggere al pubblico tutti i dettagli».
E il mito della bellezza naturale?
«La bellezza oggi è costruita a tavolino, al cento per cento. Del resto se ti svegli con l’allergia, come è capitato a me, e hai gli occhi rossi e gonfi, e devi andare sul set, cosa fai? Supplichi l’esperto. E con l’età, siamo sinceri, va sempre peggio».
Hollywood pretende la bellezza eterna?
«La pressione c’è, ma per fortuna io non mi sono mai accreditata come l’attrice sexy o la bomba del sesso. Sono sempre stata la ragazza della porta accanto, quella simpatica che non rappresentava un ideale assoluto di bellezza. Quindi vivo tutto con più rilassatezza. Mi sento una comica, far ridere gli altri mi fa sentire bene».
Si piace sui red carpet?
«Certo. Ma mi viene anche un po’ di tristezza. Perché non posso mica mantenermi così, con quei capelli, quei vestiti, quei tacchi. Sul tappeto rosso non sono io. Devo farlo per lavoro e certo non mi lamento. Ma mi rendo conto che è tutta solo una grande fantasia. Poi torno a casa, mi faccio una doccia, mi strucco. A volte spavento mio figlio».
Scusi?
«L’altro giorno è piombato in camera urlando perché aveva visto un ragno in bagno. Erano le mie ciglia finte, le avevo dimenticate sul lavandino».
Il segreto del suo successo?
«Non si vede? Mai prendersi sul serio».
Ultimo aggiornamento: 14:41
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90 anni fa nasceva Sergio Leone, il rivoluzionario del cinema Avrebbe compiuto novant'anni il 3 gennaio, il regista Sergio Leone, scomparso trent'anni fa, in questo 2019 un doppio anniversario. Il ritratto di Loretta Cavaricci 03 GENNAIO 2019 -
Dottoressa Giò, le anticipazioni della prima puntata
Al via da domenica 13 gennaio, in prima serata Canale 5, la nuova stagione della serie tv con Barbara d'Urso
Redazione
13 gennaio 2019 14:59
Dopo più di 20 anni dall'esordio in camice verde, domenica 13 gennaio, in prima serata su Canale 5, Barbara d'Urso torna nei panni della "Dottoressa Giò". Quattro puntate dirette da Antonello Grimaldi, in cui la protagonista è al centro di una storia a metà tra il genere medico e quello d'indagine, dove vengono affrontate tematiche attuali, prima fra tutte la violenza contro le donne.
Dottoressa Giò, dove eravamo rimasti
Ripercorrendo la storia, Giò è una dottoressa moderna e al passo coi tempi. La sua vita è segnata dalla perdita del bimbo che aveva in grembo durante una colluttazione nata per difendere una paziente. Questo dramma personale porta anche alla rottura del suo matrimonio. Ma Giò, donna forte, tenace e sensibile, ne esce rafforzata e svolge la sua missione di medico, aiutando le proprie pazienti non solo dal punto di vista professionale, ma anche da amica e confidente.
Dottoressa Giò, la trama
In questi anni che è stata lontana dalla televisione, la dottoressa Giorgia Basile, per tutti Giò, ha raggiunto l'apice della carriera diventando primario di un reparto di ginecologia e ostetricia di un policlinico romano. Ha avuto soddisfazioni dalla sua vita professionale, meno da quella privata. Non si è più sposata, ha avuto poche relazioni senza farsi troppo coinvolgere, e soprattutto non ha avuto figli, anche se un po' lo sono tutti quelli che ha fatto nascere. Però, due anni fa, a causa di un incidente avvenuto proprio nel suo reparto, Giò è stata temporaneamente allontanata dalla sua professione e dall'ospedale dopo essere entrata in conflitto con il potentissimo e ambiguo professore Sergio Monti (Christopher Lambert). La moglie di Monti, Michela, si è infatti tolta la vita gettandosi da una finestra dell'istituto e nonostante Giò sapesse delle violenze che la vittima subiva da Monti, quest'ultimo ha accusato proprio Giò di essere stata inadempiente e aver contribuito così al suicidio della moglie. Scagionata dalle accuse, Giò può finalmente riprendere il lavoro. E' felicissima di farlo ma, a seguito di quanto accaduto, il suo interesse si concentra sul proteggere tutte quelle donne che sono vittime di violenze fisiche e psicologiche. Per questo è determinata a costruire un centro di aiuto per le donne all'interno dell'istituto. Il suo progetto si scontra però con quello della medicina robotica, voluto a tutti i costi dal nuovo primario Paolo Zampelli (Marco Bonini).
L'uomo ha dalla sua parte due importanti alleati come la dottoressa Anna Torre (Camilla Ferranti), direttrice sanitaria dell'ospedale, e lo stesso Monti, che spingono in quella direzione non solo per interessi medici. Giò e l'ambizioso Zampelli sono diametralmente opposti nel modo di intendere la professione e i loro progetti sono inevitabilmente antagonisti ma il loro scontro di personalità è destinato ad evolvere nel nome di un'intesa reciproca crescente. I due si ritroveranno insieme anche per tentare di capire cosa sia successo la notte in cui la moglie del Dott. Monti era precipitata da una finestra dell'ospedale. Le giornate di lavoro si susseguono senza tregua per Giò, che affronta ogni situazione con la sua sensibilità e la sua professionalità, aiutata nella sua opera da alcuni colleghi di vecchia data e tanti nuovi giovani specializzandi, ognuno con la propria storia. Quando non lavora, Giò passa gran parte del suo tempo libero rilassandosi e confidandosi con la sua amica del cuore Sandra (Alessia Giuliani), una giornalista battagliera, che con i suoi articoli di denuncia tenta di supportare la dottoressa nella sua lotta contro quel potere oscuro ben rappresentato da Monti. E' questo il conflitto principale che dovrà affrontare la nostra protagonista: Giò sa bene quanto Monti sia potente e pericoloso, ma non conosce ancora cosa sia disposto a fare per coprire le sue azioni presenti e passate.
Dottoressa Giò, prima puntata: le anticipazioni
Giorgia Basile viene investita e resta a terra priva di sensi. A soccorrerla l'amica Sandra, poi un flashback di quattro mesi. Giò ha fatto alcune scelte che le sono costate care, pur di difendere donne vittime di violenza, e per questo non indossa più il suo camice. E' arrivato però il momento della resa dei conti, in tribunale.
“The Mule” di Eastwood escluso dagli Oscar: troppo politicamente scorretto?
Di Lorenzo Zuppini - 3 Febbraio 2019
Roma, 3 feb – Certo, Clint Eastwood non è il principe del bon ton politically correct osannato dai liberal statunitensi, difatti una fetta di mondo lo tiene sul palmo della mano sia come attore, sia come regista e sia come libertario della parola e del pensiero non conforme. Lo disse anche dopo la vittoria di Trump che finalmente il popolo americano sarebbe stato libero di dire “figa” e di tenere una 44 magnum sotto il cuscino senza doversi preoccupare delle reprimende degli isterici pacifisti che, qua come là, del mondo non hanno mai capito niente e tantomeno ne comprendono il principio di realtà.
Oggi questo adorabile eretico si ripresenta al pubblico con l’ennesimo film che lo vede inaspettatamente anche protagonista, avendo, dopo Gran Torino, dato le dimissioni dai cast.
Si tratta de Il Corriere – The Mule, che uscirà in Italia il 7 febbraio. È tratto da un storia vera e narra delle vicissitudini di un ottantenne solo e al verde che si mette a fare il corriere della droga per il cartello messicano di Sinaloa, ossia quello di El Chapo, personaggio noto anche per la serie Netflix che riguarda la sua vita di signore della droga.
I signori dell’Academy, quelli che decidono quali film dovranno spartirsi gli Oscar, han deciso di non nominare il capolavoro del “buono dagli occhi di ghiaccio” lasciando spazio ad altri filmetti sulla cui qualità esprimiamo qualche dubbio, sopratutto perché The Mule avrebbe meritato ben più di una nomination. Chissà perché, allora, lo hanno bastonato. Il dubbio sorge spontaneo e riguarda il linguaggio non conforme a certi dettami linguistici utilizzato da Eastwood. Apostrofa certi interlocutori nel film con “lesbiche” o “negri” o, riferendosi a dei latini, “tutti uguali”.
Insomma, visto il braccio di ferro in corso tra Trump e i dem sul muro al confine col Messico, si rende ancora una volta evidente quale posizione abbia voluto prendere il mondo patinato di Hollywood composto da star del cinema e da giudici per le nomination che non nascondo la loro partigianeria ideologica.
Ammettere alla gara un film come quello significherebbe far segnare un gol a quel mostro di Trump che si sgola da anni sulla necessità di creare una barriera fisica per opporsi ai flussi migratori incontrollati provenienti dal Messico, fornendo quest’ultimo anche un bel po’ di manodopera al narcotraffico che da Sud investe gli States.
Vorrebbe dire prender coscienza del mercato della droga nato e cresciuto in quei luoghi (gli shit holes, sempre per dirla alla Donald) e dal quale è possibile difendersi anche tramite il rafforzamento delle frontiere, dei confini, dei controlli e della rudezza dei modi. Appunto, tutti concetti che il vocabolario liberal di quelli alla Meryl Streep non concepisce né ammette. Perché loro sono per il “volemose bene”, per la pace mondiale, per i peluche e i lumini sui luoghi degli attentati, e imegin ol de pipol cantata in dolente coro.
Il chilometro zero a parte quando ne servono settemila per portare ogni mattina il latte fresco al figlio artificiale di Elton John estratto dalla sua mamma naturale. Il surriscaldamento globale in estate e il freddo troppo polare quando è inverno, ed è sempre immancabilmente colpa dell’uomo bianco occidentale e della rivoluzione industriale. E la foresta amazzonica fatta a pezzi dalle ruspe cattive e gli oceani ingombri di plastica proveniente dalle nostre spiagge. Macchine elettriche, biciclette elettriche, cervello idem eccezion fatta quando a Leo Di Caprio, guru dell’ambientalismo mondiale, serve un panfilo di 50 metri per caricarci sopra venti ragazze avvenenti. Chissà da dove prendono la fantasia per riuscire a fare tutte queste fondamentali distinzioni.
Ecco, Clint Eastwood li manda tutti a cagare coi suoi film come Gran Torino in cui mostra le ombre del multiculturalismo imposto (anche) dalle sue parti. Lezioni che il mondo perbenista non vuol ascoltare. Sentenze di condanna di cui loro non vogliono perdere atto. E roghi per gli eretici che osano infrangere la sacra vetrina del politicamente corretto. In quegli Stati Uniti d’America in cui le statue di Cristoforo Colombo, presenti fino a poco tempo fa nelle università, vengono rimosse perché considerato un vile conquistatore. Un mondo impazzito in cui l’irrazionalità prende il sopravvento sul buon senso, e le buone intenzioni sui sentimenti di affetto che ognuno di noi dovrebbe provare per quella cosa inanimata detta Patria, altro termine divenuto tabù.
Non vincerà un Oscar, ma poco importa: a noi basta poter rimarcare la differenza con quelli là.
Loro hanno Benigni, noi Clint Eastwood.
Lorenzo Zuppini
In quegli Stati Uniti d’America in cui le statue di Cristoforo Colombo, presenti fino a poco tempo fa nelle università, vengono rimosse perché considerato un vile conquistatoreSe non fosse stato per lui, ancora si pulirebbero il culo con le foglie strappate dagli alberi.
SHE WHO DARES SAS: Who Dares Wins – Moment woman is punched in the head during brutal beating by male rival A MIDWIFE was brutally beaten by a male rival who punched her in the head during a tough watch of SAS: Who Dares Wins. Louise Gabbitas, 29, is seen battered and bruised during a boxing match with a 27-year-old student called Nathaniel
Ma le donne nella AAMM sono proprio indispensabili?
Ennesimo film di merda di quel maschietto mentalmente castrato di Luc Besson, in cui è possibile ammirare l'ennesima wonder woman che spacca tutto.
Praticamente una modella di un metro e 78 per 52 (cinquantadue...) chili che picchia e ammazza tutti gli uomini che le si parano contro.
Evviva il mondo alla rovescia. *
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* Seriamente: se per ipotesi io fossi una guardia del corpo di un tot potente, una tizia del genere potrei farla a pezzi in pochi secondi.
Figuriamoci degli uomini più giovani e ancora più addestrati di me.
Ma poi quello che è veramente ridicolo, è il fatto che vengano girate delle scene (che io, fossi un attore, non accetterei mai di girare) in cui queste tizie riescono ad assorbire i colpi di uomini (addestrati) molto più forti di loro.
Una barzelletta.
Ormai è diventato impossibile vedere delle scene che riproducano la realtà.
Qui, invece, a spaccare tutto è una bionda che io potrei mettere a nanna in una manciata di secondi.
Questi film cinesi fanno ancora più cacare di quelli statunitensi.
Nelle parti che recitano, quei maschietti cinesi risultano essere ancora più deficienti di tanti attori occidentali.
Insomma, alla fine della fiera il rincoglionimento maschile è ormai mondiale e a quanto pare, a livello mediatico, la guerra contro il maschile si è spostata anche in Oriente.
@@
Per concludere:
Mah... :doh:
Lo sport, la fisicità e tutto ciò che è prettamente maschile, è ormai "territorio di conquista" dell'ideologia femminista, che peraltro può espandersi solo grazie alla coglionaggine dei maschietti odierni.
In genere, quasi mai, nessuno le vede sotto la nostra angolazione di pensiero.
Asian Boss
4 giugno alle ore 03:30 ·
Police brutality has been an ongoing issue in some countries around the world. However, Korea’s police force is facing another problem these days: female police officers. Recently, footage was captured of a policewoman seemingly unable to handle some drunk citizens and asking male civilians nearby to help. But what do Koreans really think of female police officers and the Korean police force in general? We hit the streets of Seoul to find out.
Female cops in the US have a much higher rate of use of deadly violence than male officers. Female officers, unable to physically subdue a suspect, are much more likely to shoot in a low level situation than a male cop.
Seem similar things in London. Tiny women unable to restrain even average sized men.
We used to have height requirements for the police. When I grew up all beat police were big men and you knew there was no point in even trying to push your luck with them.
Questa è maschilità tossica :sleep:
Non è un film, bensì la realtà e lo posto qui proprio per evidenziare ulteriormente la differenza che passa tra la realtà e la finzione cinematografica, ossia laddove femminucce "fisicate e super addestrate" in arti marziali di vario genere, spaccano tutto e tutti. :sick: :doh:
https://www.facebook.com/watch/?v=321641495419691
Peraltro, questi fatti dimostrano che in materia di rapporti tra i due sessi, anche in Oriente hanno problemi molto simili (se non uguali) a quelli occidentali.
Il femminismo è in espansione pure là, per non parlare del fatto che le donne rompono le palle ovunque e sono sleali (verso il maschile) in ogni tempo e in ogni luogo.
@@
PS: parole di uno statunitense dell'Ohio.
Parole di un inglese.
Ne ho parlato in famiglia e mi hanno detto che anche le donne devono avere il loro spazio. Sono d'accordo, ma devono averlo pure gli UOMINI.
Noi adolescenti maschi non abbiamo un modello virile come riferimento!!!I modelli di riferimento sono essenziali per l'immagine che gli uomini hanno di sé, oggi il cinema è altamente "inquinante" per un uomoed è necessario rifiutare queste false saghe e mitologie costruite da società private con fini di lucro e rivolgersi a simboli più sani: racconti e personaggi storici, autori validi, film meno recenti.
Il padre di famiglia resta a casa facendo il casalingo risultando un incapace che ha bisogno ogni tre per due dell' aiuto della sua supermoglie,Esatto: il mondo del lavoro incoraggia gli uomini a fare i mammi coi congedi di paternità, e quello dello spettacolo promuove l'immagine dell'uomo 2.0.
Proprio ieri ho visto un Peckinpah del '64 :D
CINEMA
Dark Phoenix, gli eroi fanno i conti con il girl power
di Paolo Travisi
Mercoledì 5 Giugno 2019 Ultimo aggiornamento 08:55
E a proposito di girl power, la Turner, in conferenza stampa via streaming da Londra, insieme a parte del cast, sottolinea «è bello che il mio personaggio sia in prima linea come donna potente. È un personaggio a tutto tondo, pieno di difetti, una rappresentazione accurata della donna di oggi».
Per Frank, mi ero accorto che quell' articolo fosse stato scritto dal (solito) zerbino (mi sono dimenticato di farlo notare) e anche del fatto che certe donne siano ossessionate da questa voglia di superare l'uomo in tutto con i loro "superpoteri"... è questa la famosa Invidia penis? Boh, se è così non ha senso. Perché non godersi la vita in pace anziché costringersi a voler superare noi uomini che non abbiamo chiesto niente, cioè mai sentito un uomo dire "il mio personaggio è un uomo forte per mostrare che anche noi uomini possiamo fare questo etc." :
L'invidia del pene dura sino alla senescenza.
14 luglio 2019
007 sarà donna e nera: il ruolo di Lashana Lynch in Bond25
La notizia arriva dal Regno Unito. Vedremo uno 007 donna nel nuovo film della saga, chiamata a rimpiazzare l'agente segreto più famoso del mondo. I tradizionalisti si tranquillizzino, però: la sexy attrice di Captain Marvel non prenderà il posto di Bond, ma porterà solo il suo numero in codice.
007 sarà donna e nera: la svolta si compierà in "Bond25" grazie all'intervento della sceneggiatrice Phoebe Waller-Bridge, colonna portante della nuova onda femminile e femminista che sta rivoluzionando grande e piccolo schermo (tra le altre cose, ha creato la serie "Killing Eve"). Lo ha svelato in anteprima il Mail on Sunday, che ha inoltre rivelato come l'attrice scelta per interpretare l'agente segreto con licenza di uccidere è la star britannica Lashana Lynch. La notizia ha fatto subito il giro del web, creando non poco scalpore e qualche fraintendimento. In rete si è già scatenato il caos, un po' come nel caso della "Sirenetta nera" della Disney. I più tradizionalisti che hanno pensato a una sostituzione di Daniel Craig con un'eroina "in rosa", possono tranquillizzarsi.
Il personaggio di Lashana Lynch
La Lynch non sarà infatti il nuovo Bond, bensì una Bond Girl molto particolare, un personaggio inedito della saga cui è stato assegnato il numero 007 dopo che il nostro eroe ha lasciato il servizio segreto britannico. "Bond25", infatti, vedrà il caro vecchio James ormai "pensionato" dall'MI6 e ritiratosi in Giamaica. Al suo posto, il capo M ha insediato l'agente Nomi, interpretata dalla Lynch. Queste le anticipazioni fornite da una fonte vicina alla produzione al giornale britannico: "All'inizio del film c'è una scena chiave in cui M dice ‘Entra, 007'", "E vediamo apparire Lashana che è nera, bella ed è una donna. Sarà un momento che vi farà cadere i popcorn. Bond è ancora Bond ma è stato sostituito come 007 da questa splendida donna". Nonostante, l'ottimo rimpiazzo, Sua Maestà avrà ancora bisogno dello 007 originale e Bond sarà richiamato in azione per affrontare una nuova crisi globale. Ciò non gli impedirà di sedurre la grintosa collega, come d'abitudine.
Torna Christoph Waltz nei panni di Blofeld
L'altra grande notizia che arriva dalla lavorazione di "Bond25", diretto da Cary Fukunaga, è il ritorno di Christoph Waltz, che vestirà ancora i panni del perfido Ernst Stavro Blofeld. L'attore tedesco ha già interpretato il cattivo per eccellenza della saga creata da Ian Fleming nel precedente capitolo "Spectre". In passato, il personaggio ha avuto il volto di Donald Pleasance, Charles Gray, Max von Sydow e Telly Savalas.
Chi è Lashana Lynch
In attesa dell'uscita in sala, prevista nell'aprile 2020, andiamo a conoscere meglio Lashana Lynch, che si aggiunge a un cast già formato da Daniel Craig (alla sua ultima esperienza nei panni di Bond), Rami Malek (il nuovo villain), Ralph Fiennes (M), Léa Seydoux (Madeleine Swann), Ana de Armas (Paloma), Naomie Harris (Moneypenny). L'attrice classe 1987 è nota soprattutto per i ruoli di Maria Rambeau in "Captain Marvel", di Arjana Pike in "Bulletproof" e di Rosaline Capulet in "Still Star-Crossed". Sarà anche nella serie post apocalittica "Y" con Diane Lane.
articolo a cura di
Valeria Morini
007 sarà donna e nera:
Sì, lo so, è pure scritto in quell'articolo del menga.
Ma resta sempre il fatto che la negra in questione c'entra come i cavoli a merenda: cioè niente.
@@
ps:
Manca solo :"... e lesbica".
Così siamo a posto.
In Skyfall (mi pare, non sono un patito del genere) c'era una ragazza nera anche lei agente segreto che aiutava Bond. Non caschiamo nel giochino dei clickbait e di quelli che si fermano ai titoli "Bond diventerà donna e nera" perché non è così.
Sì, lo so, è pure scritto in quell'articolo del menga.perciò non mi pare proprio di essermi fermato ai titoli (non lo faccio mai...), qui l'unica cosa certa è quella relativo al fatto che ormai le femminucce le ficcano ovunque, anche dove non dovrebbero essere.
È morto Ennio Morricone, il mondo del cinema piange il maestro delle colonne sonore
Il compositore aveva 91 anni. Una lunghissima carriera con collaborazioni che hanno fatto la storia, da Sergio Leone e Giuseppe Tornatore. Nel 2007 l'Oscar onorario e nel 2016 la statuetta per 'The Hateful Eight' di Tarantino. I funerali si sono già svolti in forma strettamente personale. Lasciate il vostro commento
di SILVIA FUMAROLA e CHIARA UGOLINI
È morto nella notte in una clinica romana per le conseguenze di una caduta il premio Oscar Ennio Morricone. Il grande musicista e compositore, autore delle colonne sonore più belle del cinema italiano e mondiale da Per un pugno di dollari a Mission, C'era una volta in America, Nuovo cinema Paradiso, aveva 91 anni. Qualche giorno fa si era rotto il femore.
Il funerale del compositore è già stato celebrato nella Capitale "nel rispetto del sentimento di umiltà che ha sempre ispirato gli atti della sua esistenza". Nel suo testamento, Morricone infatti scriveva: "Non voglio disturbare". La funzione si è celebrata in forma strettamente privata, alla presenza dei familiari oltre che del regista Tornatore e dell'avvocato Giorgio Assumma, due dei suoi amici più cari. Il momento della benedizione della salma è stato accompagnato dalle note di Mission, colonna sonora dell'omonimo film del 1986 di Roland Joffé, alla quale il maestro era particolarmente legato. Morricone verrà sepolto nelle prossime ore in un cimitero di Roma, sua città natale.
Oscar 2016, la vittoria di Ennio Morricone: "Dedicata a mia moglie"
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Nell'annuncio fatto diramare attraverso l'amico e legale Giorgio Assumma si legge che Morricone si è spento "all'alba del 6 luglio in Roma con il conforto della fede". Assumma aggiunge che il maestro "ha conservato sino all'ultimo piena lucidità e grande dignità, ha salutato l'amata moglie Maria che lo ha accompagnato con dedizione in ogni istante della sua vita umana e professionale e gli è stato accanto fino all'estremo respiro, ha ringraziato i figli e i nipoti per l'amore e la cura che gli hanno donato, ha dedicato un commosso ricordo al suo pubblico dal cui affettuoso sostegno ha sempre tratto la forza della propria creatività". La notizia in pochi minuti ha fatto il giro di tutti i siti internazionali.
Chi è Maria Travia, la moglie di Ennio Morricone: una storia d'amore lunga una vita. FOTO
06 lug 2020 - 18:18
Il compositore, scomparso all'età di 91 anni, l’aveva conquistata nel 1950, dopo un incidente in macchina. Nel 1956 la coppia si è sposata. Dal matrimonio sono nati quattro figli: Marco, Andrea, Giovanni e Alessandra. I due hanno sempre vissuto a Roma e lo scorso autunno hanno festeggiato i 63 anni di unione. "A mia moglie Maria il più doloroso addio”, ha scritto il Maestro premio Oscar in uno struggente necrologio che si è voluto scrivere da solo in prima persona
©Getty
"A mia moglie Maria il più doloroso addio”. Ennio Morricone, scomparso a 91 anni, nel commovente necrologio che ha voluto scrivere pochi giorni prima della morte, ha dedicato un ultimo speciale saluto a Maria Travia, sua moglie dal 1956 e grande amore della sua vita
“Per ultima Maria (ma non ultima) - ha scritto il maestro Premio Oscar -. A lei rinnovo l'amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio”
Tanja G.
1 settimana fa
È vero, un maestro è morto.. Grazie al genio italiano..! 1000 ore al cine con emozioni indementicabile. Quasi tutto lo bello del mondo viene d'Italia... Grazie!
Di recente, poco prima che Morricone morisse, ho letto un commento del solito italiano medio (maschio) il quale asseriva che Ennio Morricone e le sue inimitabili colonne sonore sono "alcune delle poche cose di cui noi italiani possiamo andare fieri"... (incredibile...)
Beh, questo è il commento di Tanja G, una straniera di non so dove:
Solo gli stranieri oramai parlano di GENIO ITALIANO. E apprezzano l'Italia.
Beh, questo è il commento di Tanja G, una straniera di non so dove:
In Occidente però questi film sono la maggioranza, ora anche 007 è donna
Comunque un fatto è certo: le femmine sono un' ossessione a livello planetario.Wyndham Lewis, uno dei primi antifemministi della storia, capì che il femminismo era diretto da "milionari" che usavano la parte mentalmente più manipolabile ("helpless") della popolazione contro quella "non così manipolabile": gli uomini.
Herland (romanzo)
Riepilogo della trama
La storia è raccontata dal punto di vista di Vandyck "Van" Jennings, uno studente di sociologia che, insieme a due amici, Terry O. Nicholson e Jeff Margrave, forma una spedizione per esplorare un'area di terra inesplorata che si dice sia la casa di una società composto interamente da donne. I tre amici non credono del tutto alle voci perché non sono in grado di pensare a come potrebbe avvenire la riproduzione umana senza i maschi. Gli uomini speculano su come sarebbe una società di donne, ciascuno ipotizzando in modo diverso in base allo stereotipo delle donne a cui tiene di più: Jeff considera le donne come cose da servire e proteggere; Terry li vede come cose da conquistare e vincere. [1]
Quando gli esploratori raggiungono la loro destinazione, procedono con cautela, nascondendo il biplanoarrivano e cercano di tenersi nascosti nelle foreste che costeggiano la terra. Vengono rapidamente trovati da tre giovani donne che si rendono conto che li stanno osservando dalle cime degli alberi. Dopo aver tentato di catturare le ragazze con l'inganno, gli uomini finiscono per inseguire le giovani donne verso una città o un villaggio. Le donne li superano facilmente e scompaiono tra le case, che, osserva Van, sono eccezionalmente ben fatte e attraenti. Dopo aver incontrato i primi abitanti di questa nuova terra (che Van chiama "Herland") gli uomini procedono con maggiore cautela, notando che le ragazze che hanno incontrato erano forti, agili e completamente senza paura. La loro cautela è giustificata, perché quando gli uomini entrano nella città dove le ragazze sono scomparse, vengono circondati da un folto gruppo di donne, che le fanno marciare verso un edificio dall'aspetto ufficiale. I tre uomini tentano una fuga,
Gli uomini si svegliano e si ritrovano tenuti prigionieri in un edificio simile a una fortezza. Hanno a disposizione alloggi confortevoli, vestiti puliti e cibo. Le donne assegnano a ogni uomo un tutore che insegna agli uomini la loro lingua. Van prende molte note sul nuovo paese e sulle persone, commentando che tutto, dai loro vestiti ai loro mobili, sembra essere realizzato con i due ideali gemelli di pragmatismo ed estetica.data uguale considerazione. Le donne stesse appaiono intelligenti e astute, senza paura e pazienti, con una notevole mancanza di temperamento e una comprensione apparentemente illimitata per i loro prigionieri. Le donne sono ansiose di conoscere il mondo esterno e interrogano gli uomini con entusiasmo su ogni sorta di cose. Spesso Van si trova ad avere difficoltà a giustificare le pratiche della propria società come la mungitura delle mucche e la custodia delle proprietà, di fronte all'apparente utopia che le donne sono riuscite a costruire.
Dopo essere stati tenuti prigionieri per diversi mesi, gli uomini scappano dalla fortezza e scappano attraverso il paese dove hanno lasciato il loro biplano. Trovando il biplano cucito all'interno di un ampio rivestimento in tessuto, gli uomini non riescono a scappare e vengono riconquistati rassegnatamente dalle donne. Tuttavia, sono trattate bene e imparano presto che avranno più libertà quando avranno imparato la lingua delle donne e avranno dimostrato di potersi fidare. Van sottolinea la difficoltà personale di Terry nel trattare con le donne, che rifiutano fermamente di conformarsi alle sue aspettative su come le donne dovrebbero comportarsi, anche se Jeff sembra perfettamente innamorato delle donne e della loro gentilezza.
Van scopre gradualmente maggiori informazioni sulla società femminile, scoprendo che la maggior parte degli uomini sono stati uccisi 2.000 anni fa, quando un'eruzione vulcanica ha sigillato l'unico passo fuori Herland. Gli uomini rimasti erano per lo più schiavi che uccisero i figli dei loro padroni morti e le donne anziane, con l'intenzione di impossessarsi della terra e delle giovani donne con essa. Le donne però reagirono, uccidendo gli schiavi. Dopo un periodo di disperazione alla fine imminente della loro razza, tagliata fuori dal resto del mondo e senza uomini, una donna tra i sopravvissuti rimase incinta e partorì una femmina, e altre quattro femmine dopo. Anche le cinque figlie di questa donna sono cresciute per dare alla luce cinque figlie ciascuna. Questo processo ampliò rapidamente la loro popolazione e portò all'esaltazione della maternità. Da allora le donne si sono dedicate a migliorare le loro menti, lavorando insieme e crescendo i loro figli; la posizione di insegnante è una delle posizioni più venerate e rispettate nel paese.
Dato che agli uomini viene concessa maggiore libertà, ognuno di loro stabilisce una relazione con una delle donne che avevano visto per la prima volta al loro arrivo: Van con Ellador, Jeff con Celis e Terry con Alima. Non avendo uomini da 2000 anni, le donne apparentemente non hanno esperienza o memoria culturale di amore romantico o rapporti sessuali. Di conseguenza, le relazioni in erba delle coppie progrediscono con qualche difficoltà e molte spiegazioni. Terry, in particolare, trova difficile adattarsi ad avere una relazione con una donna che non è una "donna" nei suoi termini. Alla fine tutte e tre le coppie si "sposano", anche se le donne in gran parte non riescono a capire il senso di una cosa del genere, e poiché non hanno una religione particolare, la cerimonia è più pagana che cristiana.
I loro matrimoni provocano negli uomini molta riflessione; le donne che hanno sposato non hanno idea di cosa significhi essere una moglie o essere femminili. Van lo trova frustrante a volte, anche se alla fine è grato per la sua meravigliosa amicizia con Ellador e per l'amore intenso che prova per lei. Terry non è così saggio e per frustrazione tenta di violentare Alima. Dopo essere stato trattenuto con forza e ancora una volta anestetizzato, Terry viene processato davanti alle donne e gli viene ordinato di tornare in patria. Gli altri uomini, pur disapprovando le azioni di Terry, li vedono semplicemente come scortesi piuttosto che criminali. Van spiega a Ellador: "[Crimine] è una parola piuttosto difficile. Dopo tutto, Alima era sua moglie, sai."
Van si rende conto che deve accompagnare Terry a casa sul biplano ed Ellador non lo lascerà partire senza di lei. Alla fine, sia Terry che Van lasciano Herland con la promessa di non rivelare l'utopia finché Ellador non sarà tornata e un piano del genere non sarà stato discusso a fondo. Jeff sceglie di restare e vivere a Herland con la moglie Celis, ora incinta. Van cerca di preparare Ellador per il ritorno nel suo mondo, ma prova molta trepidazione per quello che troverà lì.
Il tema centrale di Herland è la definizione del genere—I ruoli, come è socialmente costruito e come è visto come immutabile da entrambi i sessi. L'idea di definire i sessi nasce quando gli uomini incontrano per la prima volta le donne di Herland. In confronto alle donne del loro mondo, gli uomini vedono le donne di Herland avere caratteristiche fisiche maschili: avere capelli corti, funzionali e curve prive. Le donne sono fisicamente forti e lo dimostrano costruendo enormi edifici nel loro paese. Insieme alle donne che hanno tratti maschili - come percepisce il mondo esterno - Jeff è in qualche modo femminile nonostante sia un maschio. Il sesso di Jeff ha un conflitto di interessi con gli uomini con cui viaggia a Herland. I sentimenti di Jeff rispecchiano i sentimenti delle donne di Herland piuttosto che degli uomini. A un certo punto, Van si sente tradito dalle risposte emotive di Jeff e dagli accordi paralleli con le donne.
Un altro tema centrale del romanzo è la maternità. La società tutta al femminile opera principalmente intorno al processo di educazione dei figli. Hanno persino sviluppato e modificato la loro lingua nel tempo per rendere il più semplice possibile l'apprendimento dei bambini, poiché l'istruzione è uno degli aspetti più importanti della cultura. Ogni madre sommerge completamente il suo unico figlio con l'amore e l'affetto di tutta la comunità per i primi due anni di vita fino a quando non viene assunto dai pochi più attrezzati per promuovere la loro educazione. Uno degli esploratori maschi è sorpreso di sentire che le donne abbandonerebbero i loro figli alle cure di un altro, ma le donne spiegano che i bambini sono considerati responsabilità dell'intera comunità e non solo della madre biologica.
Il libro si concentra anche sull'individualità dal modo in cui a ogni bambino viene assegnato il proprio nome univoco senza bisogno di cognomi. Gli Herlander conservano una storia dettagliata del loro lignaggio e non vedono la necessità di rivendicare la proprietà del loro bambino instillando il proprio nome su quel bambino nel modo in cui è abituata la cultura degli uomini. Le donne sono in grado di amare apertamente senza forzare la subordinazione sugli altri, non escludendo la loro prole.
Jeff è un esempio di come Gilman rappresenti una voce femminista. In qualità di scrittrice femminista, Gilman offre una visione aggiuntiva delle donne e dei loro ruoli durante il suo tempo. Dimostra la sua lode all'indipendenza delle donne dagli uomini. Gilman crea un mezzo di uguaglianza per gli uomini e a volte trasmette il tema dell'essere superiori agli uomini. A differenza del mondo da cui provengono gli uomini, si sentono deboli rispetto alle donne di Herland. Le donne sono presentate come più gentili e intelligenti degli uomini, come determinato dal narratore. Le donne sono intelligenti per sopravvivere quando sono tagliate fuori dal resto del mondo. Vivono in un paese dove "si riproducono"parti della natura se è un ceppo per la loro società, cioè bestiame, cani e alcuni tipi di farfalle. Oltre a riprodursi parti della natura, le donne di Herland alleveranno individui nella loro società che sono provocatori e non virtuoso.
Il libro evidenzia il tema della comunità essenziale per la società tutta al femminile. Le donne mantengono l'individualità mentre traggono i loro ideali dal raggiungimento di un consenso con la maggioranza della popolazione. La comunità arriva alle decisioni sulla procreazione dei bambini facendo riferimento all'eugenetica . [2] La comunità delle donne mira ad evitare l '"eugenetica negativa" eliminando quelle considerate incompetenti e / o meno attraenti. Gilman fornisce commenti sull'importanza di ottenere un forte senso di comunità in un romanzo utopico.
Gli scritti di Gilman sono molto apprezzati dalle femministe per la loro innegabile somiglianza con il femminismo contemporaneo. Gilman promuove il femminismo con la sua enfasi sui diritti riproduttivi delle donne indipendentemente dall'opinione dell'uomo. [3] Ad esempio, le donne dell'Herland accentuano il valore della maternità, poiché si riproducono tramite partenogenesi , simbolo della loro indipendenza e capacità di donne. Gilman ha apertamente proposto nozioni di femminismo, indipendentemente dall'anticonformismo e dall'accoglienza negativa all'inizio del XX secolo.
L'istruzione è "l'arte più alta" in Herland ed è stata la ragione per cui il paese ha prosperato. In base ai principi di Maria Montessori , l'educazione non è alimentata forzatamente come nel mondo degli uomini. Il tema dell'educazione è della massima importanza e molto apprezzato.
Quando i tre personaggi maschili vengono imprigionati dagli Herlanders, i loro capelli crescono lunghi, cosa che Gilman fa per collegarli simbolicamente al genere femminile. In tutto il romanzo, Gilman inverte i ruoli di genere stereotipati: le donne hanno i capelli corti, gli uomini hanno i capelli lunghi; le donne insegnano mentre gli uomini imparano; le donne sono fisicamente più forti degli uomini, ecc.
C'è una corrente sotterranea di razzismo e lodi per l'eugenetica nel libro. Gilman si riferisce costantemente alle persone a favore della guerra che vivono nel resto del mondo sotto Herland come "selvaggi" perché sono a favore della guerra: questo è considerato da alcuni come razzista. Per quanto riguarda l'eugenetica, sembra credere che i "difetti" del carattere possano essere allevati dall'umanità poiché afferma ripetutamente che solo le donne più virtuose possono godere del dono della maternità. Il libro descrive un'utopia basata sulle donne, gli uomini sono stati tagliati fuori dalla comunità a causa di un disastro naturale, lasciando solo le donne a creare una civiltà estremamente egualitaria . Tuttavia, l'arrivo dei tre esploratori è considerato una benedizione, consentendo ai cittadini di Herland di tornare a una società dual-sex.[/color]
I Guerrieri Della Notte (The Warriors): ‘Scena Iniziale’ (Michael Beck/Dorsey Wright) - 1979 (Clip)
Dovremmo imparare questo e altro dagli uomini Huroni.
I francesi sono più duri con le donne degli italiani
Adesso, il mattino presto, RAI 2 trasmette un telefilm Australiano, "Sea Patrol": non mancano due donne Ufficiali che fan tanta fifa.
Sì, ciao.
In film e telefilm le femmine spaccano sempre tutto, nella realtà non spaccano un bel niente.
Anzi.