Autore Topic: L'odio misandrico di Alessandra Faiella contro il programma delle Iene .  (Letto 1880 volte)

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Offline Stendardo

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fonte : http://www.adiantum.it/public/3368-se-la-faiella-si-incazza...---di-fabio-nestola.asp

di Fabio Nestola

Se la Faiella si incazza... - di Fabio Nestola

Parlando con franchezza...


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 Alessandra Faiella


13/06/2013 - 09.13


 Recentemente, un servizio delle Iene sui padri separati ha scatenato - nelle esigue frange femminoidi ad oltranza - una ridda di polemiche da cui tra spare un vero e proprio odio anti-maschile. Alessandra Faiella ha così scritto, indignata, al "Fatto Quotidiano" una veemente lettera che ci pregiamo di "sezionare" al fine di apprezzarne i contenuti.
 
La misoginia sta tornando di moda: alle Iene, un tempo programma “progressista” e politicamente corretto, nella puntata del 5 maggio, un’associazione di padri separati accusa le ex mogli delle peggiori nefandezze, prima fra tutte quella di ridurli sul lastrico.

 Dove sarebbe nel servizio l’associazione di padri separati? Enrico Lucci intervista alcuni separati che non hanno un posto dove dormire. Uno vive in macchina, gli altri nella casa del papà: una struttura del Comune di Roma voluta da Sveva Belviso, vicesindaco ed assessore ai Servizi Sociali, non certo una pericolosa esponente dei terribili padri separati.
 
Poi il delirio della Faiella rompe gli argini: prima il programma Le Iene era politicamente corretto, non lo è più perché ha osato parlare dei padri.
 
Giusto, che diamine.

Decine e decine di trasmissioni devono parlare solo di madri,  analizzare i problemi delle madri, il disagio delle madri, le paure delle madri, le violenze subite dalle madri, le difficoltà economiche ed organizzative delle madri, gli ostacoli nel conciliare maternità e lavoro, le difficoltà nel conciliare lavoro domestico e carriera, etc.
 
Quindi bisogna ospitare donne negli studi tv ed intervistare donne nelle strade, invitare associazioni di donne, ascoltare esperti che parlano di donne e tuttologi che parlano di donne, su tutte le reti pubbliche e private, ad ogni ora del giorno e della notte.
 
Fin qui tutto ok, la Faiella evidentemente gradisce. Poi una trasmissione si azzarda a mandare in onda un servizio sulle difficoltà anche dei padri, e la Faiella grida allo scandalo.
 
Curiosa idea di politically correct, no?

I padri separati, alle Iene, negano tutte le statistiche sulle molestie pedofile, da parte dei padri separati, e sulle violenze contro le ex mogli. Tutto falso, tutte menzogne suggerite dal “club delle prime mogli”.

È lecito chiedersi se Alesandra Faiella abbia  realmente visto la trasmissione che attacca, o la stia criticando “al buio”, perché qualcuno le ha chiesto di farlo …Oltre a dispensare odio cieco ad ogni riga, è in grado di documentare quello che scrive? Quali sarebbero le statistiche sulle molestie pedofile da parte dei padri separati?
 
Citare, prego, se è in grado di farlo..

Quali sarebbero le statistiche sulle violenza negate dai padri separati? Citare le fonti ufficiali e soprattutto la parte del servizio nella quale i padri separati le negherebbero.
 
La generalizzazione contro tutte le ex, e di conseguenza contro tutto il genere femminile è evidente, l’odio misogino è palpabile.

 Sarà evidente per la Faiella, non per altri. Conosco migliaia di persone (donne e uomini) che condividono il Faiella-pensiero, ma anche migliaia di persone (donne e uomini) che non lo condividono affatto. La guerra campale è nella sua perversa interpretazione, il servizio non trasuda odio misogino contro l’intero genere femminile.
 
Ripeto: ma lo ha visto realmente? Forse è lei ad odiare gli uomini, tutti, sempre, e tende a proiettare il suo odio a ruoli invertiti. La presunzione non può spingersi fino al punto che i suoi pregiudizi diventino la Verità e le opinioni diverse siano da gettare alle ortiche perché sbagliate.
 
Bell’esempio di democrazia e di rispetto per le opinioni altrui, non c’è che dire. Esiste anche chi la pensa diversamente, se ne faccia una ragione.
 
Del resto, adesso Le Iene è presentato da Teo Mammuccari, conduttore da sempre simpatico come un avviso di sfratto, noto per la sua solidarietà con il genere femminile: le ragazze seminude che posizionava sotto tavoli di vetro, già pronte in posizione “fellatio”, ne sono state fulgido esempio.

 Ehilà! Da cosa deriva questa interpretazione ardita? Che Flavia Vento stesse a Mammuccari come la Lewinski a Clinton è una fantasia della Faiella, niente di più. Flavia era derisa per la sua pochezza, è vero; ma essere utilizzata per le smanie sessuali del conduttore è un’altra cosa.
 
La derisione, tuttavia, assume per la Faiella valenza diversa in rapporto a chi faccia cosa. Fabio Fazio, ad esempio, viene deriso, sbeffeggiato, insultato ed umiliato pubblicamente da Luciana Littizzetto, immancabilmente da anni. E la gente applaude.
 
Umiliazioni esplicite e reiterate, sull’inferiorità maschile in generale e di Fazio in particolare, sulla sua stupidità, sul carattere, sull’aspetto fisico, sull’abbigliamento, sulla capigliatura …  umiliazioni protratte nel tempo molto più a lungo del programma-meteora di Mammuccari, eppure non abbiamo mai letto una riga di biasimo della Faiella.
 
È questa la sua idea di politically correct? Se un uomo umilia una donna è uno scandalo, se una donna umilia un uomo è tutto ok, la Faiella non impugna l’ascia di guerra..
 
Che esistano ex mogli perfide e vampire succhiatrici di sangue siamo tutti d’accordo. Io non ne conosco, ma sicuramente esistono. Io conosco una valanga di ex mogli disperate che non ricevono un euro dal loro ex marito, ex marito quasi sempre più ricco di loro, che spesso intraprende lotte all’ultimo sangue a suon di avvocati.

 È vero, è noto che gli uomini italiani, soprattutto se separati, siano fra i più ricchi al mondo. Infatti potrebbero tutti vivere nei castelli di famiglia con cameriere e maggiordomi, ma si fingono ridotti in miseria per scroccare alloggi di fortuna nella casa del papà.
 
Faiella, quello intervistato da Lucci dorme in macchina perché non ha altro, chiaro? Non è un attore pagato per recitare la parte, è disperato DOC. Per uno intervistato ce ne sono altre migliaia che in tv non andranno mai, ma ciò non significa che l’esercito dei separati sia fatto da benestanti.
 
Poi c’è pure il piccoletto che passa alla ex 100.000 eurucci al giorno, ma quello nel servizio non compariva.
 
Nonostante questo, cioè il fatto che io non ne conosca, sono certa che esistano ex mogli stronze. Che le ingiustizie, o meglio i reati, ai danni delle ex mogli siano un falso, questo invece non lo credo.

 Che c’entra, di grazia? Il servizio delle Iene diceva questo? Nessuno degli intervistati ha parlato di massimi sistemi, ognuno ha raccontato la propria storia personale, punto e basta; non dovevano farlo? Dovevano dire “non posso rispondere o se rispondo tagliate tutto, sennò poi la Faiella ci rimane male”?
 
Da notare: l’unica intervistata per parlare del fenomeno violenza è una donna, Ilaria Perulli, della cooperativa che gestisce la casa del papà.
 
L’odio misogino è di moda. Non solo alle Iene. Qualcuno, in Italia, sta arrivando a negare che la violenza contro le donne sia un’esagerazione, forse anche una menzogna. I dati Istat parlano chiaro, un femminicidio ogni tre giorni in Italia. (…)

Non ci siamo. Alessandra Faiella parla di dati ISTAT, cercando di avvolgere con un alone di ufficialità ciò che ufficiale non è affatto. Li citi, questi dati ISTAT che non ha mai visto nessuno. Le fonti che catalogano il neologismo femminicidio sono associazioni, comitati e movimenti che prevalentemente si occupano di donne vittime di violenza: Telefono Rosa, Inquantodonna ed altre.
 
Nessuna fonte ufficiale pubblica dati sul femminicidio, ne’ l’ISTAT, ne’ il Ministero dell’Interno (Polizia), ne’ il Ministero della Difesa (Carabinieri). Non si tratta di boicottaggio o dimenticanza, il motivo è molto più semplice: il femminicidio non è un criterio di rilevazione riconosciuto. Forse lo sarà in futuro, il fortissimo movimento d’opinione che si sta sviluppando tende proprio a questo, ma ad oggi ancora non lo è.
 
Quindi non esistono dati ufficiali, checché ne dica la Faiella, e le uniche fonti (peraltro fortemente discordanti fra loro) restano le associazioni di categoria, in totale assenza di verifiche istituzionali.
 
Il guaio è che non esistono nemmeno verifiche fai-da-te. Il dato delle circa 120 donne uccise ogni anno (ma alcune fonti citano 140, 160, anche 240) viene accettato acriticamente da chiunque, a cominciare da politici e giornalisti per continuare con opinionisti e conduttori televisivi.
 
Quante persone, fra coloro che si accodano al vento prevalente ripetendo il mantra “emergenza femminicidio”, si sono realmente prese il disturbo di verificare a cosa corrisponda la propagandata “strage”?
 
Chi lo ha fatto ha riscontrato dati gonfiati rispetto alla realtà. Prof.  Vincenzo Mastriani: 67 casi reali di femminicidio su 127 dichiarati tali nel 2010. Avv. Paola Tomarelli (che scandalo, una donna!): 57 casi reali su 238 dichiarati nel 2012
 
Che bisogno c’è di costruire un allarme fittizio? Circa 50/60 donne uccise ogni anno è un dato gravissimo. Ma sarebbe gravissimo anche se il totale fosse 30, 15, 5 … anche una sola donna uccisa è troppo.
 
Nessuno può arrogarsi il diritto di essere padrone di un’altra persona. È inaccettabile ogni singola vita persa a causa della possessività altrui. Deve essere inaccettabile per l’intera società civile, la grande maggioranza: decine di milioni di cittadine e cittadini responsabili, uniti nello schierarsi contro una minoranza deviante.
 
Perché di questo si tratta: per quanto terribile possa essere il fenomeno, resta circoscritto ad una sparuta minoranza di barbari criminali. Ciò che sorprende è come da questa sparuta minoranza si faccia nascere l’esigenza di “rieducare” l’intera popolazione maschile.
 
Altra domanda: è corretto l’atteggiamento di chi riconosce la gravità delle uccisioni, di qualsiasi uccisione, anche fossero “solo” qualche decina? O forse è più corretto l’atteggiamento di chi ha bisogno di gonfiare i dati, parlando di centinaia?
 
(---) Alcuni uomini, pochini a dire il vero, cominciano ad interrogarsi se non ci sia qualche seme di psicopatologia nel genere maschile.

 Simpatico esempio di razzismo.La psicopatologia non riguarderebbe i comportamenti devianti di una minoranza che conosce solo la violenza, ma l’intero genere maschile. Tutti carnefici, dal Dalai Lama a Gino Strada, da Napolitano a Dario Fo. L’atteggiamento corretto, l’unico tollerato, sarebbe quello di ammette la propria inferiorità rispetto al genere femminile. Ma lo fa una minoranza, gli altri sono bestie.
 
Razzismo di genere? Nooooo, è politically correct.

Gli altri tacciono, continuando tranquilli a tagliarsi le unghie dei piedi col tronchesino davanti alla tv, sfregiando con i monconi di unghia volanti, le piante del salotto.

 Ah ah ah ha! Che simpatica, ecco che salta fuori la vis comica. Come direbbe Totò, mi scompiscio.
 
Sarebbe il caso di rispondere per le rime?

Si potrebbe dire che le virago alla Faiella, quelle che non si interrogano sulla la psicopatologia femminile schiava di ideologie e pregiudizi, continuano tranquille ad adottare  altri beceri comportamenti femminili, tipo intasare gli scarichi ignorando i cartelli che chiedono di non gettare assorbenti nel cesso?.
 
Ma no, non mi interessa competere sul terreno della denigrazione che sembra essere tanto caro alla nostra comica prestata al sociale.
 
Se in Italia venisse ucciso un maschio ogni tre giorni, se un uomo su tre tra i 16 e i 70 anni fosse stato vittima nella sua vita dell’aggressione di una donna, se 6 milioni 743 mila uomini avessero subito violenza fisica e sessuale da parte di donne, come dicono gli ultimi dati Istat (a proposito del genere femminile ovviamente), se quasi 700mila uomini, avessero subito violenze ripetute dalla partner e nel 62,4% dei casi i figli avessero assistito a uno o più episodi di violenza; se, continuamente, gli uomini fossero vittime di molestie, stalking, palpeggiamenti vari, se tutto questo fosse per assurdo la condizione maschile in Italia, succederebbe il finimondo.

 Ma per favore … eviti di pontificare in merito a ciò che non conosce, fa più bella figura. Da noi si parla solo di vittime femminili, da decenni. È doveroso che lo si faccia, il problema è la mancanza di dati oggettivi a 360°, per cui sembra (deve sembrare?) che il fenomeno a ruoli invertiti non esista.
 
La vittima maschile di violenza domestica esiste eccome, ma è volutamente ignorata, solo in Italia. C’è sull’argomento una letteratura scientifica infinita, studi provenienti dagli immancabili USA e UK ma anche da Filippine, Spagna, Iran, Brasile, Canada, Messico, etc.
 
Ovunque venga studiato, il fenomeno “violenza” registra autori e vittime ambosessi, con modalità simili sia per gravità che per ricorsività. Da noi viene studiato solo un aspetto del problema, quindi mettendo sotto i riflettori solo l’aspetto A si ottiene il risultato di oscurare l’aspetto B.
 
Delle vittime maschili non se ne parla perché non esistono, o non esistono perché non se ne parla?
 
(…) Invece la questione continua a riguardare la violenza sulle donne da parte di uomini, una violenza di massa di segno opposto non esiste.

 Esiste, eccome. Il fatto che la ignori la Faiella non vuol dire che non esista. Si documenti un po’, studiare non fa mai male.
 
Eppure, di fronte a tutto ciò, gli uomini, anche quelli sani, anche quelli non violenti dormono. Gli altri, i malati, se si svegliano è anche peggio. E di fronte a tutto ciò io continuo ancora a sentire questa frase: “Sì, ma le donne usano la violenza verbale“. Verissimo. Infatti mi associo anch’io: “Ma vaffanculo!”

Grazie di cuore … da lei non potevamo aspettarci una conclusione diversa.

Fonte: Redazione
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius