La legge sancisce l'obbligo da parte dei genitori di provvedere al mantenimeto dei figli finché questi non sono in grado di mantenersi da soli, cosa questa che oggi si fa sempre più difficile, anche per i figli che lavorano, figuriamoci per quelli che il lavoro non ce l'hanno (lasciando da parte le solite chiacchiere sulla presunta "elasticità" del mercato del lavoro dovuta alla mera "voglia di lavorare": vuoi lavorare? Puff! e per magia spunta un posto di lavoro per te...).
C'è un cavillo, ma è più un formalità che non altro, che dice che questo obbligo cade anche nel caso in cui la situazione di un figlio (o di una figlia ovviamente) che non è in grado di mantenersi da solo è dovuta a sua colpa. Si tratta di una mera formalità perché seppure un giudice dovesse riconoscere la colpa di questo figlio non può certo dire al genitore "Fallo pure morire di fame".
Ricordo che anni fa uscì sui giornali la notizia di un ragazzo di buona famgilia, con genitori divorziati, che fu chiamato dal collocamento per una proposta di lavoro (il collocamento che chiama... un caso già di per sé inaudito!). Questo ragazzo rifiutò la proposta perché non era in linea con le sue aspirazioni. Il padre lo citò in tribunale per togliergli il mantenitmento ma il tribunale dette ragione al figlio in quanto, affinché vi fosse la colpa del ragazzo, la proposta di lavoro avrebbe dovuto essere in liena con la sua personalità, il suo profilo professionale, la sua preparazione e le sue aspirazioni. Ma seppure non fosse uscito questo cavillo ne sarebbe uscito un altro. Se un figlio non ha la possibilità di mantenersi un tribunale non può certo farlo andare in mezzo a una strada.
Ma qui non si tratta di maschi e femmine ma di figli. Più che altro mi chiedo perché siano sempre i padri a dover provvedere a questo mantenitmento e mai le madri.