Autore Topic: In America soffia il vento antiabortista  (Letto 994 volte)

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In America soffia il vento antiabortista
« il: Aprile 23, 2011, 16:29:11 pm »
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/23/in-america-soffia-il-vento-antiabortista/106612/

L’aborto torna protagonista della politica americana. I nuovi deputati e senatori repubblicani, arrivati al Congresso con le legislative del 2010, e spesso sponsorizzati dai Tea Parties, hanno portato a Washington slogan e idee radicalmente antiabortiste.

“E’ un fenomeno cui non ho mai assistito in 12 anni di attività professionale”, spiega Elizabeth Nash, ricercatrice del Guttmacher Institute, un gruppo che si occupa di diritti delle donne. L’onda antiabortista è però particolarmente visibile a livello dei singoli Stati. La settimana scorsa il Kansas, sulla scia del Nebraska, ha introdotto la “fetal pain law”, una norma che vieta l’aborto dopo le 21 settimane. Secondo il governatore Sam Brownback, “i feti provano dolore dopo quella data” (un’opinione non condivisa da gran parte della comunità scientifica). Sedici altri Stati hanno iniziato a considerare misure simili.

Il governatore dell’Arizona, Jan Brewer, ha intanto firmato una legge che cancella le esenzioni fiscali per donazioni agli ospedali che offrono l’interruzione di gravidanza. In Massachussetts è finito sotto accusa, e rischia la chiusura, un sito rivolto alle teenagers, Mariatalks.com, che tra le altre cose dà suggerimenti su come procurarsi un aborto (“è un tema spinoso – si dice nel sito – ma l’aborto è un fatto comune, sicuro ed efficace”). La “palma” dello Stato più antiabortista spetta comunque all’Oklahoma. Qui il governatore, Mary Fallin, ha fatto passare ben due leggi: la prima proibisce l’aborto dopo la ventesima settimana; la seconda, impedisce di commercializzare nello Stato polizze assicurative che coprano i costi dell’interruzione di gravidanza.

“E’ il ‘liberi tutti’ della battaglia dei conservatori americani”, dicono ancora al Guttmacher Institute. Il simbolo di questa battaglia è comunque soprattutto uno: la gloriosa “Planned Parenthood”, l’associazione che dal 1916 offre servizi legati alla libertà riproduttiva, all’educazione sessuale, al controllo delle nascite, divenuta per i conservatori d’America l’enorme macchina che mangia soldi pubblici per finanziare l’aborto. Durante la recente discussione su come ridurre il deficit federale, i repubblicani hanno tentato il colpo grosso e proposto la cancellazione dei finanziamenti a Planned Parenthood. La misura è passata alla Camera, ma è naufragata, per un solo voto, al Senato. “Planned Parenthood è la Lenscrafters dell’aborto”, ha spiegato Michele Bachmann, la repubblicana del Minnesota, probabile candidata alla presidenza, paragonando il gruppo abortista alla grande multinazionale dell’ottica. A poco è valsa la realtà dei fatti, e delle cifre. Planned Parenthood riceve 363 milioni di dollari in finanziamenti federali. Per legge, non un solo cent può essere usato per finanziare servizi abortisti, che d’altra parte rappresentano soltanto il 3% dell’attività di Planned Parenthood (che si occupa soprattutto di contraccezione, malattie sessualmente trasmettibili, mammografie e salute delle donne in generale).

La realtà è appunto solo un dettaglio, in un dibattito che è diventato soprattutto ideologico, e che mette in gioco sentimenti, visioni morali, fede religiosa, passioni civili. La Chiesa cattolica americana ha preso l’occasione al volo, e con Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York, ha chiesto ai politici della città di intervenire per ridurre il numero di interruzioni di gravidanza (90 mila all’anno, una tra le percentuali più basse d’America). Sullo sfondo della battaglia dei conservatori c’è un obiettivo di medio termine: la chiusura di gran parte delle cliniche che nel Paese offrono alle donne servizi abortivi (la Virginia, per esempio, sta progettando una serie di leggi che imporrebbero alle cliniche costi troppo alti – in termini di personale, sale operatorie, ambulatori, sicurezza – per continuare a garantire l’interruzione di gravidanza). A lungo termine l’obiettivo – il sogno – degli antiabortisti d’America è però soprattutto un altro: superare la Roe v. Wade, la storica sentenza della Corte Suprema che nel 1973 legalizzava l’aborto. Un superamento che è ormai una realtà di fatto, vista la rete di limitazioni, costrizioni, ostacoli messi ormai un po’ ovunque negli Stati Uniti al diritto d’aborto.
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Re: In America soffia il vento antiabortista
« Risposta #1 il: Aprile 23, 2011, 16:34:59 pm »
con la proposta del deputato democratico, gli USA avrebbero avuto un welfare di stampo europeo: tutte le donne incinte, a presciendere, avrebbero fatto richiesta per l'aborto  al fine di ottenere i servizi salute/istruzione pagati dallo Stato


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http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/09/texas-diventa-obbligatoria-per-legge-lecografia-prima-di-un-aborto/96255/

Il governo federale del Texas ha approvato una legge che impone alle donne che intendono abortire negli ospedali e cliniche dello stato di sottoporsi ad un’ecografia obbligatoria prima dell’interruzione di gravidanza, nonostante forti critiche dall’opposizione che definisce la legge “un’intrusione governativa del peggior tipo”. In barba alla festa della donna, celebrata ieri in Italia e all’estero con l’International Women’s Day per ricordare “le conquiste politiche, economiche e sociali” delle donne nel mondo, la nuova legge texana solleva nuove questioni sui reali diritti delle donne nelle democrazie occidentali.

In Texas, le donne che scelgono di abbandonare la gravidanza dovranno ora fare un’ecografia “tra le 72 e le 24 ore prima dell’aborto”, stabilisce la norma. Esse saranno inoltre obbligate a prendere visione delle immagini generate dall’esame, a consultare un medico che fornirà la spiegazione dei risultati del test, e ad ascoltare il suono del battito cardiaco del feto – nel caso in cui sia possibile udirlo.

“Vogliamo assicurarci che le donne ricevano tutte le informazioni disponibili, che capiscano le conseguenze mediche [dell’aborto], le conseguenze psicologiche e tutti gli aspetti della procedura,” ha spiegato il repubblicano Sid Miller, uno degli autori della legge.

La prima versione di questa legge, presentata al Senato nei mesi scorsi, conteneva inizialmente un passaggio che garantiva l’esenzione dall’esame ecografico per le donne vittime di violenza sessuale o incesto. Ma nel passaggio alla Camera, in cui i repubblicani hanno una netta maggioranza, anche queste eccezioni sono state cancellate. La legge verrà applicata dunque senza alcun tipo di eccezione – una vittoria per i gruppi anti-abortisti texani, che hanno le simpatie di una fetta importante della popolazione del Paese.

I critici denunciano però l’inutilità pratica dell’esame, che avrà come unico risultato quello di traumatizzare ulteriormente le donne che si trovano già nella difficile situazione di fare questa scelta. Le conseguenze psicologiche di un tale test, affermano esponenti democratici, saranno molto pesanti.

“Non si tratta del semplice gel sulla pancia a cui pensano tutti,” afferma Carol Alvarado, parlamentare democratica, una dei principali oppositori della legge. “Questa è intrusione governativa del privato delle donne nella sua forma peggiore.” Durante una seduta parlamentare, Alvarado ha portato in aula una sonda utilizzata per le ecografie di questo tipo, affermando che si tratta di una “procedura molto intrusiva”.

I democratici avevano proposto numerose varianti al disegno di legge iniziale, se non per bloccare la norma, almeno per addolcirla. Harold Dutton, parlamentare democratico, aveva proposto che nel caso in cui la gravidanza non venisse più interrotta dopo il test ecografico, lo stato avrebbe dovuto provvedere di tasca sua all’educazione universitaria del nascituro, e avrebbe coperto le sue spese sanitarie fino alla maggiore età.

Entrambe le proposte sono però finite in niente. Dutton ha accusato il governo di disinteresse: “Lo stato vuole far nascere tutti questi bambini, però poi non li vuole sul groppone. [Con questa norma] gli obblighi del governo finiscono proprio quando il bambino è nato.”

Il carattere stringente della legge non lascia alcuno spazio per eventuali obiezioni di coscienza da parte dei medici, nel caso in cui scelgano di non imporre l’ecografia alle donne che si presentano chiedendo di abortire. L’inosservanza della legge da parte dei medici verrà infatti sanzionata con la perdita della licenza di esercizio della professione.

La nuova norma, voluta anche dal governatore repubblicano Rick Perry, è la prima varata dalla Camera dei Rappresentanti dello stato del Texas nel 2011 – scelta non casuale, secondo gli analisti.

A poca distanza dalle elezioni di medio termine, in cui i democratici di Obama hanno sofferto una sonora batosta, i repubblicani degli stati più conservatori – come il Texas dell’ex presidente George W. Bush – intendono mandare a Washington un chiaro messaggio di inversione di rotta
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