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Offline Vicus

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L’Europa è finita a Lampedusa
« il: Settembre 17, 2023, 15:07:32 pm »
L’Europa è finita a Lampedusa
Ansa
Il discorso di Ursula Von der Leyen prova l’inadeguatezza della Commissione, che parla di accordi mentre evapora la (finta) solidarietà. E l’Aula contesta il «modello Tunisia».
Ursula von der Leyen ha tenuto ieri il discorso sullo stato dell’Unione, l’ultimo della legislatura in corso. Credo che per capire quanto fosse atteso e quanto sia stato avvincente siano sufficienti le immagini del commissario europeo agli Affari Interni, la svedese Ylva Johansson, che fa la calza mentre parla la presidente Ue. Davanti all’assemblea plenaria di Strasburgo, Von der Leyen probabilmente intendeva lanciare il suo manifesto per la ricandidatura nel 2024, ma il video con la Johansson che sferruzza, diventato in poche ore virale su Twitter, pare un’amara previsione del futuro che attende l’ex ministra della Difesa di Angela Merkel. Non la panchina ai giardinetti, ma neppure un ruolo di primissimo piano nel futuro dell’Unione. Anche se la presidente della Ue ha cercato di smussare le polemiche sugli argomenti più spinosi, come la questione dei migranti e della transizione ecologica, ancora più problematica, i temi restano. Quello di Von der Leyen è infatti apparso come un tardivo tentativo di trovare qualche soluzione tampone, ma senza una vera strategia.

Su tutto vale l’annuncio di un’indagine della Commissione europea sulle sovvenzioni ai veicoli elettrici di cui beneficerebbero i produttori cinesi. Il Vecchio continente è ormai inondato da macchine ecologiche a basso costo che fanno concorrenza a quelle prodotte dall’industria automobilistica europea. Al punto che i vertici di alcune grandi aziende prevedono di rinunciare alla produzione delle cosiddette utilitarie per concentrarsi sui veicoli premium. Ma che questo sia lo stato di un mercato importante come quello della mobilità, la presidente Ue pare essersene accorta solo ora, dopo che la stessa Europa ha imposto regole stringenti e scadenze ravvicinate per dire addio ai veicoli con motore a combustione. «Siamo aperti alla concorrenza, ma non alla corsa al ribasso», ha sentenziato, aggiungendo che è necessario difendersi dalle pratiche sleali. Curiosamente, la donna che guida la Ue pare non essersi accorta che la Cina sta facendo dumping da un pezzo e anche ora che se n’è resa conto fa un passo avanti e due indietro, dicendo di non voler chiudere alla Cina, perché «ci sono temi in cui possiamo e dobbiamo collaborare». Insomma, il suo è un classico vorrei ma non posso, declinato in molti modi e su diversi argomenti.

Da un lato ringrazia gli agricoltori «per averci fornito cibo giorno dopo giorno» dicendo che l’autosufficienza alimentare è il fondamento della politica agricola della Ue, ma dall’altro non recede dal proseguire sulla strada della controversa legge sul ripristino della natura, che impone tagli alle produzioni agricole e riduzione degli allevamenti animali. Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte, nella speranza di tenere insieme l’estremismo ambientalista dei socialisti europei e le diffidenze in materia dei popolari e dei partiti che si oppongono al Green deal come è stato impostato.

Ma il punto su cui Von der Leyen ha dimostrato di essere ancor più fragile di quanto già non sia sembrato è l’immigrazione. Proprio nel giorno in cui 7.000 migranti sono arrivati a Lampedusa e l’Europa si è voltata dall’altra parte (Francia e Germania annunciano di non avere alcuna intenzione di prendersi gli immigrati sbarcati in Italia, respingendo per l’ennesima volta il piano di redistribuzione degli extracomunitari), la presidente della Ue è tornata a sollecitare la necessità di raggiungere un accordo in Parlamento e nel Consiglio per un nuovo patto per la migrazione e l’asilo. Nello sproloquio ha parlato di nuovo equilibrio, di necessità di trovare un punto d’incontro tra la protezione dei confini e quella delle persone, tra sovranità e solidarietà, tra sicurezza e umanità. In pratica chiacchiere, palese dimostrazione di inadeguatezza e di insensibilità. E che non ci sia nulla di nuovo e nessun passo avanti lo dimostra il fatto che quando Von der Leyen ha parlato di modello Tunisi da replicare, e di una conferenza internazionale sulla lotta ai trafficanti di esseri umani, l’Aula ha rumoreggiato, dando segni di dissenso e di insofferenza. Mentre Lampedusa è presa d’assalto, la sua massima rappresentante altro non sa fare che balbettare, mentre la sua ministra degli Interni fa la calza.

In altre parole, se la presidente Ue voleva rappresentare l’inadeguatezza dell’attuale Commissione europea ad affrontare i problemi del continente, ci è riuscita benissimo. Se voleva dimostrare l’incapacità della classe politica europea di affrontare le questioni beh, anche in questo caso, ha raggiunto l’obiettivo. Prova ne sia che alla fine, quasi a voler porre riparo all’indecisione e alla debolezza dell’Europa da lei rappresentata, Von der Leyen ha annunciato di aver ingaggiato un consulente speciale, ossia Mario Draghi, al quale ha chiesto di preparare un report sul futuro della competitività europea, perché la Ue ha intenzione di fare «whatever it takes», ossia tutto il necessario nell’accezione draghiana, per rilanciarsi. Auguri.

Fonte: La Verità
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