Autore Topic: L'anomia, il lavoro, il lockdown  (Letto 248 volte)

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Offline Salar de Uyuni

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Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline Vicus

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Re:L'anomia, il lavoro, il lockdown
« Risposta #1 il: Agosto 17, 2023, 22:01:51 pm »
La chiave per capire il lavoro nell'era dell'automazione è che la modernità è una congiura universale contro qualsiasi specie di vita interiore.
L'anomia è data dal nichilismo intrinseco della prassi tecnocratica.
L'etica del lavoro modenro è quella protestante, il lavoro come senso e scopo dell'esistenza che prova la futura salvezza (di qui l'esclusione del barbone).
L'uomo occidentale è così tecnicizzato che non tiene mai conto degli effetti, personali e sociali, del lavoro che svolge. Se lavori in una rapace multinazionale sei "un uomo di successo", sei con i salvati.
En passant, le donne eccellono in questa riluttanza, e perfino orrore, di guardare dentro se stesse.
Eliot riassunse in un verso la società dominata dalla tecnofinanza: "Distraction from distraction by distraction".
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:L'anomia, il lavoro, il lockdown
« Risposta #2 il: Agosto 18, 2023, 00:46:27 am »
Le considerazioni dell' ottimo Salar costituiscono sempre degli spunti di riflessione preziosi.
Questa volta però non sono del tutto d'accordo con le sue tesi.
Vero è che molti lavori nascono dalla necessità e ci rubano la cosa più importante che abbiamo: il tempo. E' vero anche che molti lavori sono l'occasione per sfuggire da noi stessi e di conseguenza ci allontonano da quel tempo della solidarietà e dell'altruismo che dovrebbero fondare le società sane.
Se penso a certi lavori artigianali però io credo che saper fare un mobile sia molto più nobile che starsene a casa a pensare sull'origine dell'universo, anche perchè insomma non siamo tutti Einstein.
Si può essere  nel lavoro in un modo che va al di là delle logiche del lavoro. In un ambito lavorativo noi abbiamo la possibilità di fare scelte che ci definiscono come essere umani e non come meri lavoratori. Sono scelte di aiuto, di comprensione, di disponibilità, di utilità per il prossimo, talvolta persino di amore.
Accanto alla trappola della fuga da se stessi, il lavora presenta anche la grande opportunità di imparare, conoscere il mondo, le persone, e infine conoscere meglio noi stessi i nostri pregi ma ancor più i nostri limiti.