Autore Topic: Riflessioni di una femminista zitella  (Letto 13855 volte)

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Offline Angelo

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Riflessioni di una femminista zitella
« il: Maggio 24, 2016, 22:20:47 pm »
Dopo tanti anni di merda femminista sparsa a piene mani sugli uomini, finalmente qualcosa comincia a tornare indietro a queste femministe, ipocrite ed indecenti.

L'articolo sembra "poco femminista" ma l'autrice sul suo profilo facebook è una femminista convinta. E' cosa c'è di più umiliante e degradante per una femminista?
ESSERE INVISIBILE AGLI UOMINI, PERDERE DI VALORE.
E tenendo presente la quantità di uomini che va verso altri tipi di donne, ciò è un bene.

L'autrice è una donna italiana, radical chic, scrive per Linkiesta. Ha fatto video per la giornata contro la violenza sulle donne. Sul suo profilo fb  ----> https://www.facebook.com/memoriediunavagi/?fref=nf     <----      potrete verificare il soggetto. Ecco l'articolo della femminista. Come sempre, link e articolo.

http://www.linkiesta.it/it/article/2016/05/21/caro-maschio-contemporaneo-riprenditi-la-sacra-fregna/30448/

Caro Maschio Contemporaneo,

ti scrivo questa lettera perché ci sono alcune cose che vorrei dirti.

In primis vorrei tranquillizzarti e spiegarti che no, non è solo la tua virilità a essere in crisi in questa epoca segnata
dall'iperconnessione, dall’inesauribile pluralità d’offerta, dalla disponibilità e gratuità del porno e dalla totale confusione tra i generi sessuali.

Siamo tutti un po’ in crisi: lo sono le relazioni, le sono le generazioni, lo sono i nostri genitori che ci mandano emoticon su Facebook; lo sono i giovani che fanno più sexting che sesso; lo siamo noi donne single perennemente in conflitto tra la nostra indipendenza e la nostra solitudine; lo sono le donne sposate, che devono lavorare, ramazzare casa, adempiere ai doveri coniugali e a un certo punto anche sfornare prole. E sì, evidentemente, lo sei anche tu, caro Maschio Contemporaneo. Mi sei in crisi. Mi sei in crisi se devi crescere. Mi sei in crisi se devi assumerti delle responsabilità. Mi sei in crisi di fronte alla famiglia, di fronte ai figli, di fronte al sesso, di fronte a un motore a scoppio o a un cavo elettrico (in compenso cucini meglio di me, non che ci voglia molto). E mi sei in crisi di fronte alle donne.

Sarebbe difficile, forse impossibile, parlare della tua crisi senza parlare della nostra “emancipazione”. E uso le virgolette perché, in verità, noi donne siamo ancora incatenate da innumerevoli sovrastrutture culturali, retaggi del passato, a cui si sono aggiunte nuove paturnie, squisitamente post-moderne. Fatto sta che alcune cose sono cambiate, per esempio è cambiato il nostro approccio al sesso e - di conseguenza, oserei dire - anche il vostro.

In primis vorrei tranquillizzarti e spiegarti che no, non è solo la tua virilità a essere in crisi in questa epoca segnata
dall'iperconnessione. Siamo tutti un po’ in crisi: lo sono le relazioni, le sono le generazioni, lo sono i nostri genitori che ci mandano emoticon su Facebook
Siamo tutti d’accordo, presumo, nel dire che la nostra generazione di donne concede la propria virtù in dosi e tempi diversi rispetto alle generazioni precedenti (leggi: la diamo via come fosse mangime ai piccioni, solo che voi a differenza degli altri volatili, che s’ammassano tutti lì a beccare il beccabile, iniziate a ritrarvi). Ciò comporta un mutamento sostanziale nelle condizioni del mercato, l’equilibrio tra domanda e offerta s’inverte, l’eccesso di disponibilità e la semplicità di reperimento rendono la merce (la passera) meno pregiata e il suo valore diminuisce. Semplice microeconomia del pelo.

Così noi donne ci ritroviamo circondate di figafobici e criptochecche, una generazione di uomini che piuttosto-mi-sego, rimpiangendo quei tempi antichi in cui se a un uomo volevi concederla, quello se la prendeva, di buon grado e il prima possibile, perché era la Sacra Fregna e in quanto Sacra Fregna andava onorata. E andava bene su per giù in qualunque modo: roscia, bionda, nera, grassa, magra, giovane, vecchia, glabra, afro, verticale, orizzontale e pure di traverso. Oggi no. Oggi non è più così.

Oggi siamo tarati sull’estetica dello YouPorn, troviamo uomini col pube bello ordinato e ci spalmiamo cera bollente sulle grandi labbra e strappiamo via, perché non vorremmo mai salire agli onori della cronaca nera con il primo caso di “Uomo Contemporaneo ucciso da un pelo pubico in gola”. Oggi ci mandiamo le foto. Le foto delle tette. Le foto del culo. Le foto dell’uccello, viviamo in uno stato di permanente e facile eccitazione che ci porta a non eccitarci mai davvero, a non afferrarlo nemmeno quel culo, a non toccarle nemmeno quelle tette, a non incassarlo nemmeno quell’uccello. Mercato del pelo e tecnologia ci hanno cambiati e ciò è innegabile.Ma non è solo questo.

Oggi abbiamo uomini che ci chiedono esplicitamente «vuoi scopare stasera?» oppure quelli che ci mandano messaggini e faccine gialle per un anno senza quagliare mai. È scomparso il corteggiamento, quello misurato e consapevole. E anche la “trombamicizia” è un concetto ontolgicamente messo in discussione. Latita la disponibilità a mettersi in gioco sul piano umano, senza un fine garantito, un Roi sentimental-sessuale. La cena, la chiacchiera, il tentativo e anche l’eventuale due di picche che, signori, è solo un due di picche, mica una crisi energetica mondiale. Si può gestire facilmente.

Noi donne ci ritroviamo circondate di figafobici e criptochecche, una generazione di uomini che piuttosto-mi-sego, rimpiangendo quei tempi antichi in cui se a un uomo volevi concederla, quello se la prendeva, di buon grado e il prima possibile, perché era la Sacra Fregna
Dieci anni fa era nell’ordine delle cose che il maschio ci provasse e la femmina si riservasse la possibilità di elargire la vituperata carta del rimbalzo. Era persino auspicabile o strategico, rimbalzare, se il tipo ti piaceva. Adesso sotto casa ci salutate col bacetto sulla guancia, anche al terzo appuntamento, anche quando è evidente che potreste osare, perché i segnali (inclusi quelli di fumo e il codice morse) ve li abbiamo mandati tutti (e sì, prima che qualche mente illuminata dica: «Non ti viene in mente che forse non ti bacia perché non gli piaci poiché sei un cesssssso?», rispondo: «Se non gli piaccio può benissimo smetterla di cercarmi, e flirtare, e fare allusioni»).

Perché in fondo vi dite che c’è la parità, perché dovete provarci sempre voi? Perché siete maschi. Ecco perché.

Ma il problema è proprio qui. È che i concetti di “maschio” e “femmina” sono un po’ come quelli di “destra” e “sinistra”. Categorie del pensiero, ormai superate, obsolete. E riflettendoci, se provo a vestire i tuoi panni, caro Maschio Contemporaneo, mi accorgo che nemmeno i tuoi sono comodissimi. Che le Donne Contemporanee sono bizzarre.

Che stra-lavorano e sono stra-stressate perché giustamente vogliono essere Miranda Priestley ma anche Mary Poppins. Che vogliono trovare l’uomo giusto mentre alternano sapientemente (meglio dei peggio bad boys) tre trombatori in contemporanea. Che anelano alla tenerezza e poi chiamano i propri amanti con soprannomi indicibili e ne compilano la pagella dopo ogni prestazione erotica (pagella che viene prontamente inviata in triplice copia su whatsapp alle amiche). Che parlano di cazzi e orifizi manco fossero smalti e ombretti, ma poi sognano la favola. Che si dichiarano pubblicamente illuminate pompinologhe, ma però vogliono il messaggino della buonanotte. Che sono onnipotenti ma crollano per un paio di doppie spunte blu senza risposta. Che se non dai attenzioni sei uno stronzo, e se ne dai troppe sei uno sfigato. Che sono amazzoni metropolitane ma deve invitarmi prima lui. E deve accettarmi per quella che sono, ma comunque come cazzo si veste?!

Che un cuore dichiarano d’avercelo, ma in fondo alla vagina. Che sono emancipate ma il conto per piacere pagalo tu (perché sì, è una questione di eleganza). Che le dimensioni contano, e per piacere non eiaculare nel tempo di uno starnuto, e ti serve mica il gps per trovarmi il clitoride? Che vorrei sapessi montare un mobile, ma anche stirarti le camicie, ma anche cogliere le mie sofisticate citazioni, ma anche consigliarmi i migliori libri da leggere, ma anche farmi ascoltare la musica più figa, ed essere divertente, sagace, piacente e naturalmente pazzo di me. Altrimenti stiamo meglio da sole o con il vibratore azzurro, principe indiscusso della nostra sessualità, capace di arrivare dove nessun uomo potrà mai, facendoci scoprire inediti orizzonti del piacere grazie alla sua meccanica precisione e ricaricabile batteria.

Ecco, sai cosa c’è, Caro Maschio Contemporaneo? Non saprei indicarti la soluzione. So che siamo in questa situazione qua. Che noi siamo così e tu (e i tuoi esimi colleghi) siete lì. Che preferite guardarvi qualche puntata della vostra serie del momento e poi praticare del sano onanismo, che non contempli l’interazione con una di noi, curiose creature femminili dell’oggi.

Posso solo dirti, caro Maschio Contemporaneo, che come tu hai paura d’avere il cazzo piccolo, io ce l’ho che non ti piaccia il mio corpo. Posso solo dirti che come io cerco conferme, le cerchi anche tu. Posso solo dirti che possiamo provare a evolverci, come si fa sempre dopo le crisi, e diventare persone nuove, con fragilità e insicurezze assimilabili. Adulti imperfetti che provano a stare al mondo, trovando un equilibrio e tendendo al benessere condiviso. Posso solo dirti, caro Maschio Contemporaneo, che ormai siamo cresciuti. E che abbiamo tutti, uomini e donne, le nostre paure, le nostre nevrosi, i nostri fallimenti e le nostre storie di merda alle spalle. Che non è una gara. Che non c’è da aver così tanta paura.

I concetti di “maschio” e “femmina” sono un po’ come quelli di “destra” e “sinistra”. Categorie del pensiero, ormai superate, obsolete. E riflettendoci, se provo a vestire i tuoi panni, caro Maschio Contemporaneo, mi accorgo che nemmeno i tuoi sono comodissimi
E, francamente, credimi: fare l’amore è meglio che vederlo, toccare un culo è più appagante che guardarlo in foto, e una fellatio - se ben fatta - è più conciliante di una passeggiata in alta montagna. E no, non pretenderemo che ci porti all’altare poi. E te lo giuro: nessuno è mai morto soffocato da un pelo pubico.

E quando sei a letto con una donna, amala, anche solo per 30 minuti (che slancio d’ottimismo): ama la sua pelle, ama la sua bocca, ama i suoi capelli, e i suoi occhi, e la sua fica. Che sia roscia, bionda, nera, grassa, magra, giovane, vecchia, glabra, afro, verticale, orizzontale e pure di traverso. Amala così, anche solo per 30 minuti, che ci serve a riscoprirci umani. Fatti di carne, e istinti, e sapori, e odori, così come siamo. Non come appariamo.

Tivvubbì,

Vagina
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Online Frank

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #1 il: Maggio 24, 2016, 23:03:17 pm »
Seriamente: il livello di stupidità, di assoluta povertà mentale che può raggiungere una femmina/femminista, è a dir poco spaventoso.

Queste tizie sono un concentrato di puttanate e di luoghi comuni; sostanzialmente sono delle povere stronze che meriterebbero di essere spedite in massa in Arabia Saudita o in Afghanistan, per un corso di rieducazione.

Definirle delle ammosciacazzi è poco; anzi, è un complimento.

@@

ps: no, dico, ma come si fa a sopportare simili puttanate ?
E, soprattutto, come si fa a frequentare certe dementi ?

Citazione
Che un cuore dichiarano d’avercelo, ma in fondo alla vagina. Che sono emancipate ma il conto per piacere pagalo tu (perché sì, è una questione di eleganza). Che le dimensioni contano, e per piacere non eiaculare nel tempo di uno starnuto, e ti serve mica il gps per trovarmi il clitoride? Che vorrei sapessi montare un mobile, ma anche stirarti le camicie, ma anche cogliere le mie sofisticate citazioni, ma anche consigliarmi i migliori libri da leggere, ma anche farmi ascoltare la musica più figa, ed essere divertente, sagace, piacente e naturalmente pazzo di me. Altrimenti stiamo meglio da sole o con il vibratore azzurro, principe indiscusso della nostra sessualità, capace di arrivare dove nessun uomo potrà mai, facendoci scoprire inediti orizzonti del piacere grazie alla sua meccanica precisione e ricaricabile batteria.


Citazione
Che sono emancipate ma il conto per piacere pagalo tu (perché sì, è una questione di eleganza)

Un cosiddetto vecchio della QM le definì "esseri moralmente inferiori".
Be', ci aveva azzeccato in pieno.

Per non parlare del defunto Moebius.
http://www.lucidamente.com/1802-quel-maledetto-crucco-di-moebius/
Citazione

Quel maledetto crucco di Moebius

“L’inferiorità mentale della donna”: un libro “scorretto”, pubblicato nel 1998 da Castelvecchi, ormai fuori catalogo e “raro”

Esiste una mentalità rozza e volgare, fondata su pregiudizi contro le donne: il termine che sintetizza tale atteggiamento precostituito è molto noto ed è misoginia. Assolutamente contraria a questa, ma ugualmente del tutto fondata su prevenzioni nella stessa misura acritiche, vi è altresì un’altra posizione ideologica – probabilmente influenzata dal sentimentalismo ottocentesco di marca romantica e oggigiorno molto di moda, anzi un must che accomuna tutte le posizioni politiche -, secondo la quale tutto ciò che è inerente al mondo femminile e alle sue rivendicazioni è bello, buono, vero e giusto. Il termine – meno noto del primo – e che definisce o potrebbe definire tale pregiudizio è filoginia.
Contro di essa – e sulle differenze fisiche e spirituali tra i due sessi – ha scritto molte controverse pagine Paulus Julius Moebius (Lipsia, 1853-1907), psichiatra tedesco, direttore del Policlinico neurologico della città natìa.

MOEBIUS donnaLa casa editrice Castelvecchi, encomiabile per aver stampato nel corso degli anni molteplici testi “scomodi” e “trasgressivi”, nel 1998 ha dato alle stampe uno “scandaloso” scritto di Moebius, L’inferiorità mentale della donna (Über den physiologische Schwachsinn des Weibes, 1900). Abbiamo notato che esso è da tempo scomparso non solo dal catalogo della casa editrice romana, ma che è introvabile anche nei remainder e nelle vendite on line. Seguendo lo spirito critico di LucidaMente, ci è venuto il sospetto che la scelta di far “sparire” il libro sia stata provocata da motivi legati al politically correct, cui abbiamo dedicato il presente numero della rivista. Come mai oggi circolano nelle librerie italiane porcherie di ogni tipo, che si ammucchiano costituendo scandalose, mortifere cataste, mentre un volumetto non privo di pregi, se non altro stilistici, si è dileguato?

Abbiamo perciò sentito l’attuale direttore editoriale della Castelvecchi, Cristiano Armati, che, nel corso di una cordiale conversazione telefonica, ci ha rassicurato: L’inferiorità mentale della donna è uscito dal catalogo della casa editrice per aver concluso il proprio “ciclo”, senza che vi siano state scelte, censure o motivazioni particolari, né in seguito a particolari pressioni di lettori o associazioni “filogine” o femministe. «Magari» ci ha detto Armati «oggigiorno un libro fosse capace di suscitare reazioni forti, anche sdegnate o scandalizzate!». Conoscendo bene pure noi l’atmosfera di “quietismo” che aleggia sull’editoria e sui libri pubblicati in Italia, l’assoluta mancanza di polemiche, stroncature, recensioni forti, pur di mantenere in quieto vivere, non inimicarsi alcuno, tirare a campare, condividiamo pienamente la considerazione di Armati.

MOEBIUS DONNA (2)Resta, d’altro canto, la “sparizione” del libro di Moebius. Del resto, l’edizione italiana della Castelvecchi era stata fatta precedere da una insolita introduzione di Filippo Scòzzari. Perché “insolita”? Perché l’artista bolognese – peraltro in genere molto iconoclasta e trasgressivo – prende duramente le distanze dal saggio di Moebius, denigrandolo (!) con affermazioni del tipo: «Mi appresto a sparare su un tedesco scemo che era anche un medico scemo e uno scrittore scemo. Ora fortunatamente è morto da moltissimi anni, quindi è scemissimo, e non lo ricorda un cane». Peccato che lo “scrittore scemo” sia stato un bravo saggista e ancora oggi sia ricordato per aver scoperto sindromi, malattie e sintomi che portano il suo nome. È certamente singolare che un prefatore parli male del libro che sta introducendo (se a uno non piace un libro, evita di fare il prefatore dello stesso), anzi insulti in modo volgare e preconcetto l’autore. E questo la dice già lunga sui vincoli del “politicamente corretto” su cui abbiamo discettato in questo numero della rivista.

Per recuperare qualcosa del libro di Moebius, abbiamo pertanto scelto di selezionarne alcuni brani tratti dall’edizione Castelvecchi, brani che riportiamo di seguito e che oggi appariranno “provocatori” o “maschilisti”. Il lettore (e/o la lettrice), ovviamente, li valuti come meglio desidera, considerando però che ormai siamo, come i cani di Pavlov, condizionati a reazioni obbligate dall’ideologia dominante del politically correct. E che non tutte le donne sono uguali… Forse le stesse donne farebbero bene a prendere coscienza di certi atteggiamenti di alcune e che qualche critica a volute, masochistiche màrtiri di uomini violenti, a conformiste, bigotte, vittimiste, rampanti senza scrupoli ed escort varie farebbe bene a tutte e tutti. Il compito del giornalista e del letterato consiste, comunque, nell’informare, documentare, far conoscere, senza censure aprioristiche. Ecco alcuni brani dal libro di Moebius:

«Gli innovatori politici e religiosi non si accorgono che l’umanità è tutt’una cosa con la Natura e che le leggi umane, dovunque ripetentisi, necessariamente derivano dalla natura stessa degli uomini. Essi credono sul serio che basti avere un giusto obbiettivo e buona volontà perché il mondo muti faccia; non vedono l’uomo reale, il quale nelle circostanze più importanti della vita segue i suoi istinti, ma si tengono d’innanzi agli occhi una figurina di cera, la cui forma possa esser cambiata a volontà e si illudono di trionfare sulla Natura con le loro leggi. Così i femministi pensano di trasformare la donna per mezzo delle leggi e dell’educazione. Ora, è semplicemente puerile il credere che l’essenza della donna, quale si ritrova in ogni tempo e presso tutti i popoli, sia un dato del capriccio».

«Concessione di diritti eguali in un senso ragionevole, non può significare altro che a nessuno venga fatta ingiustizia e che vi sia giusto compenso per ogni prestazione. Si propugni invece l’uguaglianza, sul principio che tutti gli uomini siano uguali, come volevano i rivoluzionari di vecchio stampo: sarà predicata una stoltezza, poiché gli uomini non sono uguali e tanto meno sono uguali i due sessi. Infatti cotesta sciocca idea dell’uguaglianza non ha nulla a vedere col “movimento del proletariato femminile”; si tratta soltanto della soppressione delle miserie, frutto delle nostre infelici condizioni sociali, si tratta di giustizia verso le donne e le fanciulle che sono costrette a guadagnarsi il pane».

«Ciò che generalmente è ritenuto vero e buono, per le donne è in realtà vero e buono. Esse sono rigide e conservatrici e odiano le novità, eccettuato, s’intende, il caso, in cui il nuovo arrechi loro un vantaggio personale. Si dà così l’apparente contraddizione che le donne, strenue a difendere le vecchie usanze, corrano dietro, tuttavia, ad ogni nuova moda; sono conservatrici, ma accolgono per buona ogni assurdità per poco che questa venga abilmente suggerita».

«La loro morale è soprattutto morale di sentimento; la morale che deriva dal ragionamento è loro inaccessibile e la riflessione non fa che renderle peggiori. A questa unilateralità s’aggiunge una ristrettezza di visuale. Giustizia, senza riguardo alla persona, è per esse un concetto vuoto di senso. Esse, nel fondo, non hanno il senso del giusto. Ne consegue la violenza degli affetti, la incapacità al dominio di se stessi. La gelosia e la vanità, insoddisfatta o ferita, suscitano tempeste che non concedono campo a nessuna riflessione d’ordine morale. Se la donna non fosse fisicamente debole, essa sarebbe un essere altamente pericoloso».


«La lingua è l’arma delle donne, poiché la loro debolezza mentale le obbliga a rinunziare alla prova dei fatti, per cui non resta loro che la piena delle parole. La litigiosità e la smania delle chiacchiere non a torto furono in ogni tempo ritenute specifiche del carattere femminino».

«Parimenti è loro caratteristica un’avarizia fuori di luogo. Molto affine a questa caratteristica è l’abitudine a far gran caso di minime questioni. Piccole bagattelle del momento fanno loro dimenticare passato e avvenire, le questioni più serie e le minuzie vengono trattate con lo stesso impegno e spesso ciò che veramente è importante viene trascurato per amor di un nonnulla. Né giovano le dure esperienze, e le dimostrazioni più persuasive provocano bensì teorici assentimenti, ma non mutano lo stato delle cose: “Alla fin fine io son fatta così”».

«Se la donna giudica il comportamento e la condotta di un’altra donna, spesso essa sarà molto perspicace e potrà spingere il suo sguardo molto più a fondo che non la maggior parte degli uomini. Ma la cosa è ben diversa quando si tratta di giudicar se stesse».

«Un certo grado di libertà è assolutamente condizione di vita per l’uomo, sia questi un cacciatore, che deve, libero, scorrazzare pei monti, sia invece un filosofo che deve liberamente muoversi nei regni del pensiero; ma la donna non ricerca affatto la libertà, anzi la sua felicità consiste appunto nel sentirsi legata».

«Quando imparano a conoscere l’amore, come ben presto si dilegua tanto clamore! Resta unico padrone del campo l’amore e le passate aspirazioni non risvegliano ormai altro che allegre risa. Quando, poi, per soprammercato, arrivano i bambini, vengono dimenticate del tutto le infantili aberrazioni dello spirito».

«Nella vita reale la cosa è chiara, ma quando scrivono, gli uomini perdono il buon senso».

L’immagine: l’immagine di copertina dell’edizione Castelvecchi de L’inferiorità mentale della donna di Paul Julius Moebius.

Franco Nardelli

(Lucidamente, anno VI, n. 61, gennaio 2011)
« Ultima modifica: Maggio 24, 2016, 23:17:29 pm da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #2 il: Maggio 24, 2016, 23:40:14 pm »
Quello che è veramente schifoso di queste cerebrolese moderne, è il fatto che non fanno assolutamente nulla per essere apprezzate e amate.
Provocano continuamente e rompono sistematicamente i coglioni.
Sono infantili, stupide, complessate, stronze, competitive in maniera idiota e autolesionista.

Quello che io mi chiedo è come possano essere state definite in passato il "gentil sesso"; il "sesso amorevole, paziente, gentile, delicato", ecc, quando nei fatti sono l'esatto contrario di ciò che è stato narrato per secoli dagli stessi uomini.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline Vicus

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #3 il: Maggio 24, 2016, 23:45:26 pm »
Quello che è veramente schifoso di queste cerebrolese moderne, è il fatto che non fanno assolutamente nulla per essere apprezzate e amate.
Provocano continuamente e rompono sistematicamente i coglioni.
Sono infantili, stupide, complessate, stronze, competitive in maniera idiota e autolesionista.

Quello che io mi chiedo è come possano essere state definite in passato il "gentil sesso"; il "sesso amorevole, paziente, gentile, delicato", ecc, quando nei fatti sono l'esatto contrario di ciò che è stato narrato per secoli dagli stessi uomini.
Queste righe andrebbero lette in municipio il giorno delle nozze, prima degli articoli del codice di rito.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #4 il: Maggio 25, 2016, 00:16:25 am »
http://www.frontpagemag.com/fpm/240037/marxist-feminisms-ruined-lives-mallory-millett

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Marxist Feminism’s Ruined Lives
The horror I witnessed inside the women’s “liberation” movement.
September 1, 2014
Mallory Millett
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feminists"When women go wrong men go right after them.”
-- Mae West

“Socialism is a philosophy of failure, the creed of ignorance, and the gospel of envy; its inherent virtue is the equal sharing of misery.”  Winston Churchill wrote this over a century ago.

During my junior year in high school, the nuns asked about our plans for after we graduated. When I said I was going to attend State University, I noticed their disappointment.  I asked my favorite nun, “Why?” She answered, “That means you'll leave four years later a communist and an atheist!"

What a giggle we girls had over that. "How ridiculously unsophisticated these nuns are," we thought. Then I went to the university and four years later walked out a communist and an atheist, just as my sister Katie had six years before me.

Sometime later, I was a young divorcee with a small child. At the urging of my sister, I relocated to NYC after spending years married to an American executive stationed in Southeast Asia. The marriage over, I was making a new life for my daughter and me.  Katie said, "Come to New York.  We're making revolution! Some of us are starting the National Organization of Women and you can be part of it."

I hadn't seen her for years.  Although she had tormented me when we were youngsters, those memories were faint after my Asian traumas and the break-up of my marriage.  I foolishly mistook her for sanctuary in a storm. With so much time and distance between us, I had forgotten her emotional instability.

And so began my period as an unwitting witness to history. I stayed with Kate and her lovable Japanese husband, Fumio, in a dilapidated loft on The Bowery as she finished her first book, a PhD thesis for Columbia University, “Sexual Politics.”

It was 1969. Kate invited me to join her for a gathering at the home of her friend, Lila Karp. They called the assemblage a "consciousness-raising-group," a typical communist exercise, something practiced in Maoist China.  We gathered at a large table as the chairperson opened the meeting with a back-and-forth recitation, like a Litany, a type of prayer done in Catholic Church. But now it was Marxism, the Church of the Left, mimicking religious practice:

"Why are we here today?" she asked.
"To make revolution," they answered.
"What kind of revolution?" she replied.
"The Cultural Revolution," they chanted.
“And how do we make Cultural Revolution?" she demanded.
"By destroying the American family!" they answered.
"How do we destroy the family?" she came back.
"By destroying the American Patriarch," they cried exuberantly.
"And how do we destroy the American Patriarch?” she replied.
"By taking away his power!"
"How do we do that?"
"By destroying monogamy!" they shouted.
"How can we destroy monogamy?"

Their answer left me dumbstruck, breathless, disbelieving my ears.  Was I on planet earth?  Who were these people?

"By promoting promiscuity, eroticism, prostitution and homosexuality!" they resounded.

They proceeded with a long discussion on how to advance these goals by establishing The National Organization of Women.  It was clear they desired nothing less than the utter deconstruction of Western society. The upshot was that the only way to do this was "to invade every American institution.  Every one must be permeated with ‘The Revolution’": The media, the educational system, universities, high schools, K-12, school boards, etc.; then, the judiciary, the legislatures, the executive branches and even the library system.

It fell on my ears as a ludicrous scheme, as if they were a band of highly imaginative children planning a Brinks robbery; a lark trumped up on a snowy night amongst a group of spoiled brats over booze and hashish.

To me, this sounded silly.  I was enduring culture shock after having been cut-off from my homeland, living in Third-World countries for years with not one trip back to the United States. I was one of those people who, upon returning to American soil, fell out of the plane blubbering with ecstasy at being home in the USA. I knelt on the ground covering it with kisses.  I had learned just exactly how delicious was the land of my birth and didn't care what anyone thought because they just hadn't seen what I had or been where I had been.  I had seen factory workers and sex-slaves chained to walls.

How could they know?  Asia is beyond our ken and, as they say, utterly inscrutable, and a kind of hell I never intended to revisit.  I lived there, not junketed, not visited like sweet little tourists -- I’d conducted households and tried to raise a child. I had outgrown the communism of my university days and was clumsily groping my way back to God.

How could twelve American women who were the most respectable types imaginable -- clean and privileged graduates of esteemed institutions: Columbia, Radcliffe, Smith, Wellesley, Vassar; the uncle of one was Secretary of War under Franklin Roosevelt -- plot such a thing?  Most had advanced degrees and appeared cogent, bright, reasonable and good. How did these people rationally believe they could succeed with such vicious grandiosity?  And why?

I dismissed it as academic-lounge air-castle-building.  I continued with my new life in New York while my sister became famous publishing her books, featured on the cover of “Time Magazine.” “Time” called her “the Karl Marx of the Women's Movement.”  This was because her book laid out a course in Marxism 101 for women.  Her thesis: The family is a den of slavery with the man as the Bourgeoisie and the woman and children as the Proletariat.  The only hope for women's "liberation" (communism’s favorite word for leading minions into inextricable slavery; "liberation," and much like "collective" – please run from it, run for your life) was this new “Women’s Movement.”  Her books captivated the academic classes and soon "Women's Studies” courses were installed in colleges in a steady wave across the nation with Kate Millett books as required reading.

Imagine this: a girl of seventeen or eighteen at the kitchen table with Mom studying the syllabus for her first year of college and there's a class called "Women's Studies." "Hmmm, this could be interesting," says Mom. "Maybe you could get something out of this."

Seems innocuous to her.  How could she suspect this is a class in which her innocent daughter will be taught that her father is a villain?  Her mother is a fool who allowed a man to enslave her into barbaric practices like monogamy and family life and motherhood, which is a waste of her talents.  She mustn't follow in her mother's footsteps. That would be submitting to life as a mindless drone for some domineering man, the oppressor, who has mesmerized her with tricks like romantic love.  Never be lured into this chicanery, she will be taught.  Although men are no damned good, she should use them for her own orgasmic gratification; sleep with as many men as possible in order to keep herself unattached and free. There's hardly a seventeen-year-old girl without a grudge from high school against a Jimmy or Jason who broke her heart.  Boys are learning, too, and they can be careless during high school, that torment of courting dances for both sexes.
What's This?

By the time Women's Studies professors finish with your daughter, she will be a shell of the innocent girl you knew, who's soon convinced that although she should be flopping down with every boy she fancies, she should not, by any means, get pregnant.  And so, as a practitioner of promiscuity, she becomes a wizard of prevention techniques, especially abortion.

The goal of Women's Liberation is to wear each female down to losing all empathy for boys, men or babies. The tenderest aspects of her soul are roughened into a rock pile of cynicism, where she will think nothing of murdering her baby in the warm protective nest of her little-girl womb.  She will be taught that she, in order to free herself, must become an outlaw. This is only reasonable because all Western law, since Magna Carta and even before, is a concoction of the evil white man whose true purpose is to press her into slavery.

Be an outlaw! Rebel! Be defiant!  (Think Madonna, Lady Gaga, Lois Lerner, Elizabeth Warren.) “All women are prostitutes,” she will be told.  You're either really smart and use sex by being promiscuous for your own pleasures and development as a full free human being "just like men" or you can be a professional prostitute, a viable business for women, which is "empowering" or you can be duped like your mother and prostitute yourself to one man exclusively whereby you fall under the heavy thumb of "the oppressor."  All wives are just "one-man whores."

She is to be heartless in this.  No sentimental stuff about courting. No empathy for either boy or baby.  She has a life to live and no one is to get in her way.  And if the boy or man doesn't "get it" then no sex for him; "making love" becomes "having sex." "I'm not 'having sex' with any jerk who doesn't believe I can kill his son or daughter at my whim.  He has no say in it because it’s my body!” (Strange logic as who has ever heard of a body with two heads, two hearts, four arms, four feet?)

There's no end to the absurdities your young girl will be convinced to swallow.  "I plan to leap from guy to guy as much as I please and no one can stop me because I'm liberated!”  In other words, these people will turn your daughter into a slut with my sister's books as instruction manuals. ("Slut is a good word. Be proud of it!")  She'll be telling you, "I'm probably never getting married and if I do it will be after I've established my career," which nowadays often means never. "I'll keep my own name and I don't really want kids.  They're such a bother and only get in the way."  They'll tell her, “Don't let any guy degrade you by allowing him to open doors for you. To be called ‘a lady’ is an insult. Chivalry is a means of ownership.”

Thus, the females, who are fundamentally the arbiters of society go on to harden their young men with such pillow-talk in the same way they’ve been hardened because, "Wow, man, I've gotta get laid and she won't do it if I don't agree to let her kill the kid if she gets knocked-up!” Oppressed? Woman has always had power. Consider the eternal paradigm: only after Eve convinced Adam to eat the fruit did mankind fall. I.e., man does anything to make woman happy, even if it's in defiance of God. There’s power for ya! Without a decent womankind, mankind is lost. As Mae West said, "When women go wrong men go right after them!"

I’ve known women who fell for this creed in their youth who now, in their fifties and sixties, cry themselves to sleep decades of countless nights grieving for the children they'll never have and the ones they coldly murdered because they were protecting the empty loveless futures they now live with no way of going back.  “Where are my children?  Where are my grandchildren?" they cry to me.

"Your sister's books destroyed my sister's life!"  I've heard numerous times. "She was happily married with four kids and after she read those books, walked out on a bewildered man and didn't look back."  The man fell into despairing rack and ruin. The children were stunted, set off their tracks, deeply harmed; the family profoundly dislocated and there was “no putting Humpty-Dumpty together again.”

Throughout the same time these women were “invading” our institutions, the character of the American woman transformed drastically from models portrayed for us by Rosalind Russell, Bette Davis, Deborah Kerr, Eve Arden, Donna Reed, Barbara Stanwyck, Claudette Colbert, Irene Dunn, Greer Garson.  These were outstanding women needing no empowerment lessons and whose own personalities, as well as the characters they interpreted, were strong, resilient and clearly carved.  Their voices were so different you could pick them out by that alone.  We all knew Rita Hayworth's voice.  We all knew Katherine Hepburn's voice.

I dare you to identify the voices of the cookie-cutter post-women's-liberation types from Hollywood today. How did these “liberated” women fall into such an indistinguishable pile of mush? They all look exactly the same with few individuating characteristics and their voices sound identical, these Julies and Jessicas!  My friend, Father George Rutler, calls them "the chirping fledglings of the new Dark Ages."  The character of the American woman has been distorted by this pernicious movement. From where did this foul mouthed, tattooed, outlaw creature, who murders her baby without blinking an eye and goes partying without conscience or remorse come?  And, in such a short little phase in history?

Never before have we heard of so many women murdering their children: Casey Anthony killing her little Caylee and partying-hearty for weeks; Susan Smith driving her beautiful little boys into a lake, leaving them strapped in the water to die torturous deaths; that woman who drowned her five children in the bathtub?  “Hey, if I can kill my baby at six months of gestation why not six months post-birth, just call it late late-term abortion.”

I insist that woman always has been the arbiter of society and when those women at Lila Karp's table in Greenwich Village set their minds to destroying the American Family by talking young women into being outlaws, perpetrators of infanticide, and haters of Western law, men and marriage, they accomplished just what they intended.  Their desire -- and I witnessed it at subsequent meetings till I got pretty sick of their unbridled hate -- was to tear American society apart along with the family and the "Patriarchal Slave-Master," the American husband.

We're all so busy congratulating each other because Ronald Reagan "won the Cold War without firing a shot" entirely missing the bare truth which is that Mao, with his Little Red Book and the Soviets, won the Cold War without firing a shot by taking over our women, our young and the minds of everyone tutored by Noam Chomsky and the textbooks of Howard Zinn. Post-graduate Junior is Peter Pan trapped in the Never Neverland of Mom's (she's divorced now) basement. Christina Hoff Sommers says, "Moms and dads, be afraid for your sons. There's a 'war on men' that started a long time ago in gender studies classes and in women's advocacy groups eager to believe that men are toxic… Many 'educated women' in the U.S. have drunk from the gender feminist Kool Aid.  Girls at Yale, Haverford and Swarthmore see themselves as oppressed.  This is madness."

If you see something traitorous in this, a betrayal of my sister, I have come to identify with such people as Svetlana Stalin or Juanita Castro; coming out to speak plainly about a particularly harmful member of my family.  Loyalty can be highly destructive.  What about Muslims who refuse to speak out right now?  I was one of the silent but at last I'm "spilling the beans." The girls have been up to something for years and it's really not good. It's evil. We should be sick to our souls over it.  I know I am. And so, mass destruction, the inevitable outcome of all socialist/communist experiments, leaves behind its signature trail of wreckage.

So much grace, femininity and beauty lost.

So many ruined lives.

Mallory Millett resides in New York City with her husband of over twenty years. CFO for several corporations, she is a long-standing member of The David Horowitz Freedom Center and sits on the Board of Regents for the Center for Security Policy.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline Negan_66

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #5 il: Maggio 25, 2016, 00:53:35 am »
Seriamente: il livello di stupidità, di assoluta povertà mentale che può raggiungere una femmina/femminista, è a dir poco spaventoso.

Queste tizie sono un concentrato di puttanate e di luoghi comuni; sostanzialmente sono delle povere stronze che meriterebbero di essere spedite in massa in Arabia Saudita o in Afghanistan, per un corso di rieducazione.

Definirle delle ammosciacazzi è poco; anzi, è un complimento.

@@

ps: no, dico, ma come si fa a sopportare simili puttanate ?
E, soprattutto, come si fa a frequentare certe dementi ?
Citazione
Quello che è veramente schifoso di queste cerebrolese moderne, è il fatto che non fanno assolutamente nulla per essere apprezzate e amate.
Provocano continuamente e rompono sistematicamente i coglioni.
Sono infantili, stupide, complessate, stronze, competitive in maniera idiota e autolesionista.

Quello che io mi chiedo è come possano essere state definite in passato il "gentil sesso"; il "sesso amorevole, paziente, gentile, delicato", ecc, quando nei fatti sono l'esatto contrario di ciò che è stato narrato per secoli dagli stessi uomini.
Mi hai tolto le parole di bocca!



Ne approfitto per aggiungere qualche breve considerazione su certi punti della lettera che mi sono saltati maggiormente all'occhio:
Citazione
Perché in fondo vi dite che c’è la parità, perché dovete provarci sempre voi? Perché siete maschi. Ecco perché.
Ecccccalala la!!! Tipido ragionamento della solita donnetta italiana approfittatrice che usa il concetto di emancipazione a proprio uso e consumo! In Italia e in pochi altri posti si può assistere a tanto squallore da parte femminile! Che vadano ad imparare il concetto di "emancipazione" in quei paesi dove sono anche le donne che corteggiano gli uomini! In Italia no! In Italia queste stronze si riempono la bocca di emancipazione solo quando gli fa comodo, ma se devono essere loro a scendere dal piedistallo per corteggiare l'uomo allora non gli va più bene! In questo caso sono disposte anche a mettere da parte le loro puttanate femministe pur di conservare e sostenere la pratica medioevale della cavalleria maschile!
Per fortuna che sempre più uomini aprono gli occhi: care "signore" il cavallo è fuggito e il cavaliere sta cambiando mestiere, finalmente!

Citazione
Che sono emancipate ma il conto per piacere pagalo tu (perché sì, è una questione di eleganza)
Altro bel ragionamento del cazzo! Ma questione di eleganza un accidente! Questa è solo scroccaggine! Un altro modo per mostrarsi in tutta la loro indole di sanguisughe! Un altro modo per dire che l'emancipazione la usano come un bottone spento/acceso, da usare a proprio uso e consumo a seconda delle circostanze! Un altro modo per testare da subito l'uomo e capire se è così cogli@ne da essere pronto a dissanguarsi economicamente per loro! C'è un unico appellativo che le definisce alla perfezione: VAMPIRE!!!

Per gli uomini oggi più che mai, una sola parola d'ordine: MGTOW!

MGTOW Forever!

Offline Massimo

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #6 il: Maggio 25, 2016, 01:10:40 am »
Quello che è veramente schifoso di queste cerebrolese moderne, è il fatto che non fanno assolutamente nulla per essere apprezzate e amate.
Provocano continuamente e rompono sistematicamente i coglioni.
Sono infantili, stupide, complessate, stronze, competitive in maniera idiota e autolesionista.

Quello che io mi chiedo è come possano essere state definite in passato il "gentil sesso"; il "sesso amorevole, paziente, gentile, delicato", ecc, quando nei fatti sono l'esatto contrario di ciò che è stato narrato per secoli dagli stessi uomini.


Era l'"oppressione" a renderle pazienti e gentili, o meglio ilbisogno che avevavo degli uomini per vivere e sopravvivere. Poi, messosi in
testa che poteva essere indipendenti, sono diventate competitive. Ma se vuoi essere competitiva, allora devi rinunciare a vivere di
rendita utilizzando il tuo corpo e la dipendenza sessuale maschile. Devi mettere in conto che i maschi acquisteranno la LORO di
indipendenza, dal legame affettivo e dal bisogno di conforto che non possono più ricevere da una donna che vuole solo zerbini.
Questa lettera deve essere da noi considerata DOLCE MUSICA ALLE NOSTRE ORECCHIE: significa che le donne stanno accusando il
colpo e stanno pagando cara e a caro prezzo la loro emancipazione vera o presunta. Si stanno accorgendo di aver perso desiderabilità
e potere contrattuale. Chi è causa del suo mal pianga se stessa. La sacra fregna l'uomo occidentale se la riprende pure. Ma non sarà
la vostra, care donne occidentali. Sarà quella di donne ben più degne, di altri popoli o culture, che non hanno mai dichiarato guerra al
genere maschile. E che conseguentemente dal genere maschile stanno ora ricevendo la giusta e meritata ricompensa. Alla faccia vostra.
« Ultima modifica: Maggio 25, 2016, 01:26:20 am da Massimo »

Offline Vicus

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #7 il: Maggio 25, 2016, 01:24:27 am »
Devono anche rinunciare ad agevolazioni e favoritismi vari.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Jason

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #8 il: Maggio 25, 2016, 01:41:16 am »
Quello che è veramente schifoso di queste cerebrolese moderne, è il fatto che non fanno assolutamente nulla per essere apprezzate e amate.
Provocano continuamente e rompono sistematicamente i coglioni.
Sono infantili, stupide, complessate, stronze, competitive in maniera idiota e autolesionista.

Quello che io mi chiedo è come possano essere state definite in passato il "gentil sesso"; il "sesso amorevole, paziente, gentile, delicato", ecc, quando nei fatti sono l'esatto contrario di ciò che è stato narrato per secoli dagli stessi uomini.

Molto semplice. Perché una volta non erano assolutamente così , ne sono straconvinto. O comunque erano la cosiddetta minoranza additata, come meritava .

Quanto all'articolo, é la tappa finale della maggioranza delle femministe, perché una minoranza continuerá sempre con le sue stronzate senza senso , vedesi la pagina facebook "il maschilista di merda".

Mi viene da dire....nulla. Se non un bel "benvenute al vostro punto di arrivo".
Decidete quello che volete fare da grosse , anziché crescere col mito del punto g e dei vibratori. Siete state sempre le prime a schifare gli uomini che pagano cene perché sessisti benevoli, ora ci ripensate ?

 .
« Ultima modifica: Maggio 25, 2016, 01:51:57 am da Jason »
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
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Offline Volpe argentata

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #9 il: Maggio 25, 2016, 05:55:29 am »
Questa e' la dimostrazione che il femminismo alla italiana, pur non raggiungendo quei livelli di aberrazione ideologica che si riscontrano nei paesi scandinavi o negli Stati Uterini d'America, sia da un certo punto di vista ancora piu' "pericoloso" in quanto ambiguo, levantino, ipocrita ai massimi livelli...

Online Frank

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #10 il: Maggio 25, 2016, 07:03:29 am »
Molto semplice. Perché una volta non erano assolutamente così , ne sono straconvinto. O comunque erano la cosiddetta minoranza additata, come meritava .

Io una volta non c'ero, come non c'eri tu, Jason, e nessun altro di noi: ma sono straconvinto che fosse il patriarcato a renderle "migliori" e "benevole".
Finito il patriarcato è emerso quel che realmente sono: delle schifose.
Ma non sessualmente, bensì moralmente.


Citazione
Siete state sempre le prime a schifare gli uomini che pagano cene perché sessisti benevoli, ora ci ripensate ?

Jason, le c.d. donne comuni che ho conosciuto io (sia italiane che straniere dell'est), nel corso dei miei 45 anni di vita, non schifavano affatto chi pagava loro le cene.
Anzi, davano (e danno) per scontato che l'uomo... "debba fare l'uomo".

Come disse Moebius:
Citazione
«Parimenti è loro caratteristica un’avarizia fuori di luogo.
Citazione
Esse, nel fondo, non hanno il senso del giusto.



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« Risposta #11 il: Maggio 25, 2016, 07:13:49 am »
Era l'"oppressione" a renderle pazienti e gentili, o meglio ilbisogno che avevavo degli uomini per vivere e sopravvivere.

Già... proprio così.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline Warlordmaniac

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #12 il: Maggio 25, 2016, 07:17:17 am »
Questa lettera deve essere da noi considerata DOLCE MUSICA ALLE NOSTRE ORECCHIE: significa che le donne stanno accusando il
colpo e stanno pagando cara e a caro prezzo la loro emancipazione vera o presunta. Si stanno accorgendo di aver perso desiderabilità
e potere contrattuale. Chi è causa del suo mal pianga se stessa.
Non si sta accorgendo di null'altro che è LEI che sta perdendo in appetibilità. Per il resto l' italiano medio resta uno che si atteggia da morto di figa, che il potere contrattuale femminile è ancora troppo alto e che siamo ai massimi livelli di ipergamia femminile.

Offline Warlordmaniac

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #13 il: Maggio 25, 2016, 07:20:13 am »
Devono anche rinunciare ad agevolazioni e favoritismi vari.
Sì, infatti il tono è proprio quello. Disposte proprio a venirci incontro...

Offline Jason

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Re:Riflessioni di una femminista zitella
« Risposta #14 il: Maggio 25, 2016, 10:50:47 am »
Frank
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Io una volta non c'ero, come non c'eri tu, Jason, e nessun altro di noi: ma sono straconvinto che fosse il patriarcato a renderle "migliori" e "benevole".
Finito il patriarcato è emerso quel che realmente sono: delle schifose.
Ma non sessualmente, bensì moralmente.

Io mi baso su quello che dicono alcuni uomini con una certa esperienza , e ho ragione di credergli .
Perchè ritorna sempre al discorso, se sono realmente delle schifose perchè sono state create e messe insieme agli uomini ?
Il "patriarcato" ha messo dei "paletti" , come un fiume ha bisogno degli argini per poter scorrere tranquillamente e creare un certo ordine naturale .

Citazione
Jason, le c.d. donne comuni che ho conosciuto io (sia italiane che straniere dell'est), nel corso dei miei 45 anni di vita, non schifavano affatto chi pagava loro le cene.
Anzi, davano (e danno) per scontato che l'uomo... "debba fare l'uomo".

Io ne ho conosciute diverse che detestavano che l'uomo pagasse loro le cene , altre che ritengono che la gentilezza debba essere reciproca.
Alcune invece considerano proprio come "maschilista"  la "cavalleria" .

Mobius non era nemmeno un QMmista, essendo vissuto in altre epoche, perciò prendo con le pinze quello che ha scritto, che da come ho capito è molto provocatorio .
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