Autore Topic: L'Europa s'incrina: la Grecia chiuderà le Banche nel fallout dell’insolvenza  (Letto 22423 volte)

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Online Frank

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@ Angelo : su un punto , dissento dalla condotta dei politici europei.
L' adesione  all' euro doveva essere sottoposta a referendum, in ogni paese.
Così come è stata fatta , sconta un deficit di legittimità.
ma credo che quasi tutti gli stati avrebbero visto una affermazione dei pro euro.
I più dubbiosi erano quelli del nord Europa

Più che probabile.
Resta un fatto: l' euro non è stato pensato e creato dai popoli - cialtroni o meno che siano o fossero - bensì dalle élites.
Per cui una buona parte del popolo può essere considerata al massimo complice, ma non artefice.
Ergo, le responsabilità principali sono di chi stava e sta in alto, non di chi stava e sta in basso.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline ilmarmocchio

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Ovvio che non esistono pasti gratis.
Soluzioni ?

dirci apertamente le cose come stanno e , se si crede davvero nell'uguagllianza, leggi uguali per tutti.
Per esempio, stesse regole tra pubblico e privato.
Stessa età pensionabile , e una regoletta semplice semplice :
la germania è la più ricca nazione europea ?
SI
Allora, nessun dirigente pubblico, nessun politico, nessun impiegato pubblico, compreso i magistrati, dovrebbe guadagnare più del suo omologo tedesco.
siamo in Europa.
Quindi, i giudici di cassazione in pensione non prenderanno più 500000€, perchè i corrispondenti tedeschi non li prendono.
E via discorrendo.
Il presidente di una qualsiasi regione del cazzo da abolire, non prenderà più 600000 € come in Sicilia, perchè la Merkel in Germania, e non in Sicilia, prende circa 200000€ all'anno.

Online Frank

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Citazione
Quindi, i giudici di cassazione in pensione non prenderanno più 500000€, perchè i corrispondenti tedeschi non li prendono.
E via discorrendo.
Il presidente di una qualsiasi regione del cazzo da abolire, non prenderà più 600000 € come in Sicilia, perchè la Merkel in Germania, e non in Sicilia, prende circa 200000€ all'anno.

Questo è chiaro, ilmarmocchio, ma da non esperto in materia quale sono, mi piacerebbe possedere le competenze necessarie per capire fino in fondo cosa bisognerebbe realmente fare.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline ilmarmocchio

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Questo è chiaro, ilmarmocchio, ma da non esperto in materia quale sono, mi piacerebbe possedere le competenze necessarie per capire fino in fondo cosa bisognerebbe realmente fare.

neanche io sono un esperto, però queste cose si possono sapere e ora te ne dirò altre di cui ho conoscenza diretta.
Es , i certificati di mallattia Inail : maree di insegnanti, (pseudo) militari, ecc ne fanno tonnellate.
Uno chiama il medico    e dice  : dottore, io ho avuto la diarrea ( o la febbre a 37,2 , o il giramento di testa , ecc )  e non sono andato a lavorare.
Zacchete : certificato , senza in realtà avrer potuto controllare alcunchè.
carta e tempo perso, specie per chi davero sta male.
Uffici preposti a queste scemenze.
Invece, si potrebbe fare una franchigia per i primi 3 giorni ( la stragrande maggioranza dei certificati ), autocertificazione con possibile controllo medico ad ogni ora.
Cosa abbiamo invece ?
Un certificato che certifica quanto detto dal sedicente paziente e , udite udite, malattie a fasce orarie.
Cioè malati dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
Spiegatelo a un nord europeo o a un americano.
Non parliamo delle donne, hanno tutte la gravidanza a rischio e conosco una infermiera che in 5 anni ha lavorato 6 mesi, ben pagata anche per gli altri .
Come ? 3 gravidanze a rischio :doh:
A rischio di che non si è mai saputo.
Invece, il disgraziato in fonderia, il rischio non lo ha :w00t:
Poi, sergenti di marina che, a 35anni , soffrono 5 mesi all'annio di sciatica.
Insegnanti che hanno tutti i problemi allergici, psicologici, ecc di questo mondo.
Ci vorrebbe la rupe Tarpea :mad:
Addirittura , un maresciallo capo di Marina ha corretto!! un certificato.
La guardia medica può fare certificati di malattia solo per 1 giorno.
Il furbone ha aggiunto uno zero per fare 10!!!
Il mio collega si è incazzato ed è scoppiato un casino.
Credi che il tipo sia stato sanzionato ?
No, è sempre lì , a percepire lo stipendio per il nulla che fa.
Tu vai in cantiere .
Portaci tanti di quelli che ho detto e poi vedi se non ti incazzi.
Ah, poi ci sono le pensionate e le carabinieresse,
più tardi riporterò un interessante dialogo con una carabinieressa :cry:

Offline ilmarmocchio

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Comunque, una regola dovrebbe esserci da subito : retribuzioni non superiori a quelle omologhe vigenti in Germani.
Mi vedo già i togacciuti delle varie corti gridare al cielo :
la costituzzzioneeeeeeeeeeeeeeeee

Offline TheDarkSider

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neanche io sono un esperto, però queste cose si possono sapere e ora te ne dirò altre di cui ho conoscenza diretta.
Es , i certificati di mallattia Inail : maree di insegnanti, (pseudo) militari, ecc ne fanno tonnellate.
Uno chiama il medico    e dice  : dottore, io ho avuto la diarrea ( o la febbre a 37,2 , o il giramento di testa , ecc )  e non sono andato a lavorare.
Zacchete : certificato , senza in realtà avrer potuto controllare alcunchè.
carta e tempo perso, specie per chi davero sta male.
Uffici preposti a queste scemenze.
Invece, si potrebbe fare una franchigia per i primi 3 giorni ( la stragrande maggioranza dei certificati ), autocertificazione con possibile controllo medico ad ogni ora.
Cosa abbiamo invece ?
Un certificato che certifica quanto detto dal sedicente paziente e , udite udite, malattie a fasce orarie.
Cioè malati dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
Spiegatelo a un nord europeo o a un americano.
Non parliamo delle donne, hanno tutte la gravidanza a rischio e conosco una infermiera che in 5 anni ha lavorato 6 mesi, ben pagata anche per gli altri .
Come ? 3 gravidanze a rischio :doh:
A rischio di che non si è mai saputo.
Invece, il disgraziato in fonderia, il rischio non lo ha :w00t:
Poi, sergenti di marina che, a 35anni , soffrono 5 mesi all'annio di sciatica.
Insegnanti che hanno tutti i problemi allergici, psicologici, ecc di questo mondo.
Ci vorrebbe la rupe Tarpea :mad:
Addirittura , un maresciallo capo di Marina ha corretto!! un certificato.
La guardia medica può fare certificati di malattia solo per 1 giorno.
Il furbone ha aggiunto uno zero per fare 10!!!
Il mio collega si è incazzato ed è scoppiato un casino.
Credi che il tipo sia stato sanzionato ?
No, è sempre lì , a percepire lo stipendio per il nulla che fa.
Tu vai in cantiere .
Portaci tanti di quelli che ho detto e poi vedi se non ti incazzi.
Ah, poi ci sono le pensionate e le carabinieresse,
più tardi riporterò un interessante dialogo con una carabinieressa :cry:
Quoto tutto.

Equiparare diritti e doveri tra pubblico e privato vorrebbe dire eliminare tutta una serie di situazioni nel pubblico che sono al limite della truffa.

Ma ovviamente il governo si guarda bene dal farlo. Infatti il job act non vale per i dipendenti pubblici.
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Online Frank

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Addirittura , un maresciallo capo di Marina ha corretto!! un certificato.
La guardia medica può fare certificati di malattia solo per 1 giorno.
Il furbone ha aggiunto uno zero per fare 10!!!
Il mio collega si è incazzato ed è scoppiato un casino.
Credi che il tipo sia stato sanzionato ?
No, è sempre lì , a percepire lo stipendio per il nulla che fa.
Tu vai in cantiere .
Portaci tanti di quelli che ho detto e poi vedi se non ti incazzi.


Io i cantieri li conosco a menadito...  :cool: per cui so bene la differenza che passa fra il settore privato e quello pubblico.
Dove lavoro io, molto semplicemente, se non ti dai da fare ti cacciano via.
Di questi tempi, poi...
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline ilmarmocchio

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http://www.investireoggi.it/economia/grecia-divisa-sul-referendum-per-i-sondaggi-ma-perche-4-su-5-vogliono-restare-nelleuro/



La Grecia si avvicina all'appuntamento con il suo destino. Domenica saranno chiamati a votare per il referendum sull'accordo con i creditori  pubblici (UE, BCE e FMI) 8 milioni di elettori. Affinché la consultazione sia valida dovrà votare almeno il 40% degli aventi diritto. Stando ai sondaggi, potrebbe recarsi ai seggi anche il 90%. Chi è favorevole alle proposte della (ex) Troika, scadute il 30 giugno e formalmente non più valide, dovrà votare "sì", chi è contrario dovrà votare "no".

Stando all'ultima rilevazione di Bloomberg, i contrari sarebbero solo lievissimamente avanti con il 43%, mentre il 42,5% sarebbe favorevole all'accordo. Il resto è indeciso. Tuttavia, l'81% dei greci resterebbe favorevole all'euro e solamente il 12% vorrebbe tornare alla dracma.

La società ellenica è divisa più che mai in 2 parti uguali sul referendum tra chi crede che il "no" sarebbe l'opzione migliore per spuntare al tavolo delle trattative un accordo migliore possibile con i creditori e chi pensa che, invece, se non vince il "sì", la Grecia potrebbe essere cacciata dall'euro. C'è, poi, chi vorrebbe votare "no", perché stufo dell'euro e dell'Europa.

APPROFONDISCI - Grecia, sondaggio choc: al referendum vincerebbe Tsipras. Cosa accadrebbe?

L'appello al no di Tsipras

Non è un caso che il premier Alexis Tsipras stia anche in queste ultime ore puntando su un messaggio sopra ogni altro: votare "no" significa avere un accordo migliore per i greci. Il "sì" significherebbe costringere il governo di Atene ad accettare le cattive proposte dei creditori. Il governo ha annunciato nei giorni scorsi che nel caso di vittoria del "sì" si dimetterà, subito dopo avere firmato l'intesa, mentre il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha spiegato ieri che si dimetterebbe ancor prima di firmare, perché non accetterebbe mai un accordo che non preveda la ristrutturazione del debito pubblico.

APPROFONDISCI - Grecia, l'annuncio di Varoufakis: se vince il "sì", mi dimetto

Quale che sia l'esito del voto, è prevedibile una fase di caos, perché tra possibili scontri nella maggioranza in Parlamento e successive elezioni anticipate, il paese potrebbe restare senza una guida, mentre si avvicina una nuova scadenza, quella del 20 luglio, quando dovranno essere rimborsati alla BCE titoli di stato per 3,6 miliardi di euro, pari al 2% del pil.

Emerge chiaramente sin dall'inizio di questa infinita crisi che la stragrande maggioranza dei greci resta fermamente favorevole all'euro, nonostante i grossi sacrifici patiti per rimanere nell'Eurozona. Ci si potrebbe chiedere come mai, se sia solo paura dell'ignoto, del salto nel buio. Se questo è in parte vero, è reale ipotizzare che moltissimi greci conservino ancora oggi una percezione positiva dell'Europa e della moneta unica, se non altro perché il loro benessere ha coinciso prima con l'ingresso nell'allora CEE, il mercato comune europeo, nel 1981, ampliato con l'adesione all'euro sin dal 2002.

Una storia di benessere con la UE e l'euro

La Grecia era meno ricca della vicina Turchia fino agli inizi degli anni Ottanta, ma il superamento avvenne proprio con l'entrata nella CEE, potendo disporre di un grosso mercato di sbocco per la sua agricoltura e di fondi europei generosi, anche se per grossa parte mal gestiti. Nel 1990, tuttavia, aveva ancora un tasso d'inflazione intorno al 20% e pagava rendimenti del 24% sui suoi bond governativi a 10 anni, 3 volte superiori a quelli dei Bund. Per questo, decise di aderire anche all'euro e fece di tutto (truccando anche i conti pubblici) per fare parte del primo gruppo, quello che si mise in tasca la moneta unica nel 2002.

APPROFONDISCI - La Grecia truccò i conti per entrate nell'Euro...ma lo facevano tutti. Parola di ex ministro

Fino allo scoppio della crisi del 2008, l'euro portò alla Grecia grossi benefici. Anzitutto, i rendimenti dei bond crollarono ai livelli tedeschi, convergendovi totalmente, e così fecero i tassi sui prestiti e i mutui bancari, creando un'ubriacatura sul mercato del credito, che riteneva ormai di avere a che fare con un'economia come quella tedesca. L'inflazione stessa si mantenne mediamente intorno al target perseguito dalla BCE, 10 volte più bassa di inizio anni Novanta, mentre la spesa per i consumi delle famiglie crebbe a ritmi notevolmente superiori a quelli registrati in Germania o in altri paesi, grazie a una crescita dei redditi e del pil da nuovo miracolo economico.

Tuttavia, non solo il governo ellenico non ne approfittò per tenere a bada i conti pubblici, ma gestì al peggio questa fase, aumentando la spesa pubblica, in particolare, quella degli stipendi e delle pensioni. La prima crebbe del 60% dal 2000 al 2008, un fatto senza eguali nel resto dell'Eurozona, la seconda è esplosa all'attuale 17,5% del pil, la più alta della UE, anche se l'impennata è dovuta in parte al crollo del pil negli ultimi anni.

I greci si sentirono per alcuni anni come i tedeschi, senza avere un'economia anche solo lontanamente ugualmente efficiente. Poi, venne il buio. Ma è probabile che la stragrande maggioranza non abbia dimenticato il dividendo positivo incassato in 30 anni trascorsi nell'Europa. Anche per questo il voto di domenica  è più difficile che mai.

Online Frank

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Cosa ne pensate ?

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-01-15/perche-debitopil-giappone-spende-091020.shtml?uuid=AbdBNSKH&refresh_ce=1

Citazione
Il Giappone ha il 236% del debito/Pil e un deficit/Pil al 10%. Numeri che farebbero impallidire Angela Merkel, i trattati di Maastricht, Lisbona e compagnia bella. E cosa fa il premier Shinzo Abe? Ha annunciato poche ore fa un ulteriore piano espasione della spesa pubblica con un primo intervento da 85 miliardi di euro. Insomma, del mantra europeo dell' austerity dalle parti di Tokyo non c'è neanche l'ombra.

Ma come mai il Giappone - che resta la terza economia del pianeta e può esibire un tasso di disoccupazione del 4,5% contro l'11% europeo - può permettersi di far galoppare la spesa pubblica pur convinvendo da tempo con parametri di indebitamento molto simili a quelli della Grecia? Non solo: lo stesso plurindebitato Giappone può permettersi di finanziare il debito pubblico americano (facendo carry trade, ovvero pagando interessi inferiori all'1% su titoli a 10 anni ai detentori dei titoli nipponici e ricevendo quasi il 2% dal Tesoro Usa) e quello europeo (il Giappone si è detto pronto ad acquistare titoli emessi dal Fondo salva-StatiEsm). Come mai?

Perché rispetto alla Grecia, o a un qualunque Paese dell'Eurozona, ha almeno due cartucce in più da giocare: la possibilità di stampare moneta della Bank of Japan e la protezione del debito pubblico da parte dei cittadini e degli investitori interni che ne detengono la quasi totalità.

Della possibilità di stampare moneta e quindi del ruolo di prestatore di ultima istanza da parte della Bank of Japan (facoltà condivisa, tra le varie, con la Federal Reserve statunitense, la Bank of England e la Banca centrale svizzera) si è più volte parlato. Così come si è parlato del fatto che la Banca centrale europea non contempla questa possibilità, nonostante abbia attuato nel corso del 2012 misure ibride di intervento come lo scudo anti-spread (che agisce sul mercato secondario) o l'attivazione del fondo Esm (che può tecnicamente acquistare titoli di Stato sul mercato primario qualora un Paese chieda esplicitamente aiuto).

Il principale rischio per un Paese dove la rispettiva Banca centrale stampi moneta all'occorrenza per sostenere la crescita (come peraltro la Federal Reserve ha già fatto tre volte dopo il collasso di Lehman Brothers annunciando tre piani di quantitative easing) è di alimentare potenzialmente l'inflazione.

Anche se non è un'equazione scontata. Ad esempio negli Stati Uniti dal 2008, dopo tre piani di allentamento monetario (l'ultimo dei quali prevede che la Fed stampi 40 miliardi di dollari al mese per un periodo indefinito), l'inflazione non è andata oltre il 3,8% del 2008 (favorendo peraltro una ristrutturazione gratuita del mastodontico debito pubblico americano, oltre 16mila miliardi di dollari) dato che i tassi nominali che il governo Usa paga sui titoli a 10 anni sono inferiori al 2%.

Che non sia un'equazione scontata lo dimostra anche quando accade in Giappone, dove da tempo la Banca centrale persegue politiche di allentamento monetario, vive paradossalmente con lo spettro della deflazione (dal 1997 al 2011 i prezzi sono scesi dello 0,08% secondo dati Eurostat).

E veniamo all'altra arma su cui il Giappone plurindebitato può contare rispetto a un Paese dell'area euro: il debito pubblico è detenuto quasi totalmente al suo interno. Questa dinamica offre il fianco a due vantaggi: 1) è tecnicamente inattaccabile dalla speculazione di investitori stranieri; 2) permette ai cittadini di vivere in uno strano, ma potenzialmente armonioso, equilibrio in cui siano loro stessi attraverso i propri risparmi investiti a finanziare la spesa pubblica. Ovviamente, non ci sono solo pro. Tra gli aspetti negativi dell'enorme "debito pubblico interno" del Giappone c'è la minor liquidità rispetto a un debito aperto a una platea più variegata di investitori. E, soprattutto, su questo debito incombe una spada di Damocle: la demografia. La gran parte della ricchezza dei risparmiatori giapponesi investita nel debito interno è in mano a baby boomers, coloro che sono nati tra gli anni '40 e '60, molti dei quali sono prossimi alla pensione: momento in cui - come ricorda Zingales - smetteranno di risparmiare e inizieranno a spendere. E, a quel punto, il debito giapponese potrebbe aprisi agli investitori internazionali che, a fronte di un debito pubblico pari al 236% del Pil, potrebbero chiedere un interesse maggiore rispetto allo 0,82% pagato attualmente. Mettendo a repentaglio la sostenibilità del debito.

E questo ragionamento ci porta a quello che sta accadendo adesso in Italia. Lo spread tra BTp e Bund è letteralmente crollato da luglio (quando il governatore della Bce Mario Draghi ha lanciato lo scudo anti-spread) passado da un picco di 538 a un minimo a 236. Secondo le ultime stime degli addetti ai lavori, dallo scorso novembre il flusso degli investitmenti esteri sul debito pubblico - che durante la crisi, stando ai dati Bankitaila, è calato dal picco del giugno 2011 a quota 813 miliardi fino ai 671 di ottobre 2012 - è stato positivo.

Un dato che si sposa con le dichiarazioni di rinnovata fiducia degli investitori stranieri sull'Eurozona e sul debito italiano (fra cui quella di Pimco, il maggior gestore al mondo di fondi obbligazionari, che a novembre ha annunciato di vendere titoli francesi e tedeschi rimpiazzandoli con quelli italiani e spagnoli). I mercati provano ad anticipare la ripresa economica che potrebbe esserci a partire dal 2014 mentre nel frattempo i dati del 2012 sono negativi (oggi l'Ocse ha pubblicato il Pil del terzo trimestre con Italia maglia nera d'Europa a -0,2%). I fatti indicano (in attesa della conferma con nuovi dati ufficiali di Bankitalia), quindi, che lo spread si sta ridimensionando grazie alla ritrovata fiducia internazionale e a nuovi afflussi di investimenti esteri sul debito pubblico. La storia recente ha però dimostrato che la dipendenza estera del proprio debito è certamente un bene (quando le cose vanno bene) ma non offre paracaduti (come quello di cui oggi beneficia il Giappone) quando le cose vanno male e i grandi investitori scappano. Lasciando altri col cerino acceso.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Ottimo articolo, che però dimentica che il Giappone è uno stato unitario, con una unica lingua e con una uniformità culturale.
Allora, il consenso è maggiormente garantito e infatti, i giapponesi comprano il debito pubblico giapponese, paese con una notevole capacità produttiva.
Ma chi di noi comprerebbe debito greco ?
Io no, per es, non me la sentirei di rischiare i miei risparmi per titoli che non so quanto varranno tra poco.
Idem il debito americano : intanto c'è il dollaro, poi comunque si tratta della nazione più ricca del mondo con leadership in interi settori strategici ( es informatica ).
Certo, possiamo stampare gli euri, e Draghi lo ha fatto.Ma quale è stata la risposta della Grecia ?( e di Italia e Francia ) ?
Razionalizzare ?
No , continuare e far pure peggio.
Ovvio che gli altri, a deprezzare la moneta che anche loro hanno in tasca , non ci stanno.
Per quello che ne capisco, la teoria di Mundell ( Nobel dell'economia ), le aree valutarie ottimali, spiega bene il problema dell'euro.
Piuttosto un'altra domanda, anche ai furboni industriali assistitiitaliani di Confindustria ( ricordate la Marcegaglia ? ) , gran sostenitori dello sdtatalismo renziamo  :
come mai i greci vogliono non pagare i debiti, ma rimanere nell' euro ?
Potrebbero stamaparsi una loro moneta sovrana e sovraneggiare come Argentina, Venezuela, ecc dove i governi locali fanno la caccia ai dollari e agli  euro.
Quindi, se per moneta sovrana si intende la corona svedese o il franco svizzero, ok.
ma se si intende della carta che all'estero neanche la guardano e che devi cambiare in dollari o euro, beh, la lascio ai confindustriali, che di sicuro hanno i risparmi in franchi, dollari e euro.
p.s. ho fatto una spesa in Moldova : il venditore, filorusso accanito, sapete in cosa ha voluto essere pagato ?
Lei ( moldavo ) ? 
NO
Rublo ?
NO
Pesos ?
NO
Comincia con Eu  e finisce con ro :cool:

Offline ilmarmocchio

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http://phastidio.net/2015/07/03/dove-nacque-lo-stoicismo/

Infatti, se i greci voteranno per l'uscita dall' euro, ne approverò comunque la coerenza.
Ma voler rimanere nell 'euro e voler far sempre più debiti...

Offline ilmarmocchio

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interessante articolo di fondo :

http://www.lsblog.it/index.php/economia/5099-il-punto-di-vista-di-stratfor-sulla-grecia

alla fine , per tutti, vale lo stesso principio : non si può spendere più di quello che si guadagna.
Pensiamo a quanto welfare inutile, di ispirazione femminista, si sono zavorrate le nazioni occidentali, le agevolazioni a pioggia, la produttività e il ripsrmio scarsi :cool:

Offline ilmarmocchio

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http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/marchionne-ferrari-in-borsa-per-10-miliardi-e-la-sede-sara-in-olanda-_2120393-201502a.shtml

"Mi aspetto non meno di 10 miliardi di euro dalla quotazione". Lo ha detto Sergio Marchionne, ad di Fca e presidente di Ferrari. Il numero della casa automobilistica annuncia poi che la sede fiscale del cavallino rampante non sarà più Maranello: "Probabilmente sarà in Olanda". Anche il resto del gruppo Fca ha la sede legale ad Amsterdam per agevolazioni burocratiche e fiscali.

ecco cosa significa buttare via i soldi in pensioni d' oro, burocrazia elefantiaca, welfare ipertrofico :
TASSE.
Allora c'è chi va in Olanda
Giova ricordare che l'uscita di Fiat da confindustria avvenne sotto la catastrofica presidenza marcegaglia.
Si, Emma , la donna che tanto aggiunge al capitalismo ( assistito ) italiano
Peccato che abbia perso l'impresa più grande :cool:


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Questo articolo (fonte criptata) spiega bene la situazione. Se avete fretta potete leggere i grassetti:

Tutte le volte che si parla di «aiuto alla Grecia» si intenda: aiuto alle banche europee creditrici della Grecia, essenzialmente alle banche tedesche e francesi.

Per esempio, quando nel marzo 2012 l’Europa generosa concesse il «secondo salvataggio» alla Grecia, l’immane cifra 170 miliardi di euro, «l’80% di tali fondi è andato alle banche UE
detentrici dei titoli di debito dello stato greco, non all’economia greca».

Si è sempre trattato solo di salvare le banche, di non far subire loro la perdita vera del loro cattivo investimento — se si può chiamare «investimento» l’aver prestato troppo, immensamente e colpevolmente troppo, ad un debitore povero come la Grecia. E con esse, si tratta di salvare l’intero sistema bancario europeo sostanzialmente insolvente, appeso ad un filo: l’illusione che il debito greco sarà pagato.

Il meccanismo, l’ha spiegato Zero Hedge: tutto il sistema finanziario è oggi fondato sul «collaterale»: le «garanzie» che le banche e gli speculatori possono dare per i loro affari speculativi. I Titoli di Stato (Buoni del Tesoro e simili) sono ritenuti dalla teoria finanziaria i più «liberi da rischio» (d’insolvenza), quasi come moneta sonante, e sono infatti moneta-debito «sicura» . Per questo sono la base che la speculazione dà in garanzia per le sue imprese ultra-rischiose: moneta-debito «solida» perché lo stato pagherà i suoi debiti e non fallisce, è la base su cui appoggiano speculazioni che sono – come disse Maurice Allais – debiti su debiti, uno sull’altro a montagne sovrapposte.

Sui debiti pubblici poggia, in ultima analisi, l’astronomico mercato dei derivati. Che misura, si ritiene, 700 mila miliardi di dollari (700 trilioni): ossia oltre dieci volte il Pil del mondo intero. E i titoli pubblici sono il «collaterale» che «garantisce» questa immane bolla, compresi i titoli della povera Grecia. Su cui poggia tutto il castello di fuffa e di bit.

I Bot sono collaterali

Cosa vuol dire «collaterale»? Vuol dire che la banca – un nome di fantasia, Duetsche Banke – dice al «mercato dei derivati»: signori, se qualcosa va storto, io posso pagare! Vedete, ho i titoli pubblici... della Grecia. Naturalmente nessuno (altro che la Grecia) può garantire la sua solvenza in una bolla che supera di dieci volte il Pil mondiale. Se quello scoppia, tutto il sistema finanziario viene nebulizzato come da bomba H: in un istante, il denaro non vale più niente, perché oggi – ricordatelo – la moneta è moneta-debito. Il suo «valore» è fondato sul presupposto che, mentre lorsignori speculano diventando miliardari, qualcuno nel fondo della scena paghi il suo debito (il suo mutuo, il suo fido, il suo prestito pubblico) lavorando e facendosi tassare. Per pagare i prestatori, che hanno «prestato», sia chiaro, moneta scritturale, da loro «creata dal nulla».

Adesso forse capite meglio che la vera domanda-incubo che ossessiona Bruxelles, Berlino e Francoforte, quella che fa perdere i sonni a Draghi, non è «come aiutare i greci che muoiono di fame», bensì questa: se Atene fallisce, «cosa accade degli scambi e transazioni che le banche UE hanno fatto usando i titoli pubblici greci come collaterale?».

La Deutsche Bank cova nella pancia derivati per 54,7 trilioni di euro – 55 mila miliardi circa – pari a venti volte il pur gigantesco Pil della Germania (2,7 trilioni),
e ciò, secondo la FED, per cattivo governo e mancato controllo nella gestione del rischio. Non ha abbastanza capitale proprio in relazione alle sue avventure speculative.

Si capisce forse meglio perché l’opinione pubblica tedesca è aizzata concentrare l’odio sui greci «che hanno truccato i conti» e che «vivono sopra i propri mezzi», per cui devono essere «puniti» con l’austerità. Bisogna sviare l’attenzione della medesima opinione pubblica sulla condizione di bancarotta della loro banca più grossa e patriottica, che ha truccato i conti e che ha impegnato i depositi dei suoi clienti, i solidi e frugali lavoratori tedeschi, per 20 volte i loro mezzi, ossia il prodotto annuale della stessa operosa, solida e frugale nazione – modello morale per tutti i meridionali.

I greci sacrificati per Deutsche Bank

Si capisce anche l’inflessibile spietatezza dei Ministri tedeschi; non possono deflettere; e la mancanza di solidarietà mostrata dai Paesi del Sud, che hanno lasciato sola la Grecia: l’Italia ha dato 60 miliardi per «aiutare» Atene – in realtà per le banche tedesche e francesi – ed è legata allo stesso sporco trucco. La Grecia, oggi, coi suoi 11 milioni di abitanti, «deve» agli europei qualcosa come 340 miliardi (almeno la metà dei quali «aiuti» è stata costretta ad accettare da Germania e Fondo Monetario). Serve mantenere la finzione che il povero paesello sia solvibile, e che continuerà a servire il suo debito (ossia a pagare interessi ) su quei 340 miliardi, anche se per l’austerità imposta dai creditori, la sua economia è diminuita del -25% rispetto a cinque anni fa.

Meglio che siano i greci a soffrire, anziché le banche. Che dico? Meglio siano tutti gli europei, tutti gli esseri umani in questa zona: anche i tedeschi, di cui 12,5 milioni sono a livello di povertà grazie alla deflazione, al controllo del valore della moneta voluto dai creditori.

E alla fine, io ne sono convinto, comunque la finzione non reggerà, e l’implosione avverrà.

Se si guarda invece all’Europa e all’interesse comune, è la Grecia che oggi ha interesse ad uscire dall’euro. Lo ha detto persino il vecchio Giscard d’Estaing, che dell’euro è stato un creatore: «La Grecia non può risolvere i suoi problemi, oggi, se non ritrovando una moneta svalutabile».

Questi grandi vecchi diventano di colpo sensati, quando non hanno più il potere... Giscard auspica un’uscita «in maniera ordinata, un’uscita in spirito d’amicizia».
Ed è questo l’impossibile. Proprio il fatto che alla Grecia «conviene» in teoria uscire, obbliga i poteri inumani a dimostrare che l’uscita sarà un fallimento, una rovina, la morte... per ammaestrare agli altri, tentati dal riprendersi una moneta svalutabile.

Gliela faranno pagare, le imporranno sanzioni, punizioni e discipline. Tutto perché viva Deutsche Bank.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.