Quando leggo certe cose resto esterrefatto!
Dunque i fatti: separazione conflittuale, il figlio viene affidato al padre.
L’interpretazione della giornalista: il padre è violento, il bambino viene trascurato, sottoalimentato, picchiato, maltrattato. Il giudice incomprensibilmente ignora tutte le prove della tragica situazione portate dalla madre e lascia il figlio al padre violento
Boh, davvero stupefacente …
Noi sappiamo da anni che esistono situazioni al contrario, ma esistono per una serie di ragioni:
1 la facilità di presentare false accuse nei confronti dell’ex marito. Questa facilità non è simmetrica perchè nel nostro sistema giudiziario lo stupro dipende in gran parte dalla percezione della donna. Se una donna dice: non ero consenziente, è l’uomo a dover provare il contrario (non per nulla esistono in rete svariati moduli di consenso al rapporto. Ovviamente non è altrettanto facile per un uomo dire che non era consenziente.
2 il pregiudizio radicato nel nostro sistema a favore della parte debole e lo strano riscontro per cui la parte debole è sempre la donna. Per cui a parità di ragioni e condizioni, la casa va alla donna, il mantenimento va alla donna, i figli vanno alla donna
3 il mammismo italiano è una caratteristica del bel paese, come la Pizza e la torre di Pisa. Per qualche strana ragione l’idea che il padre sia fondamentale e ineliminabile per lo sviluppo equilibrato del bambino è un concetto ostico per giudici e operatori sociali
Queste e altre ragioni fanno si che il 90% dei bambini sia affidato alla madre, che l’affidamento congiunto fatichi a decollare, che i casi di affidamento al padre siano rari.
Quando questo succede però leggiamo cose buffe come questa o come quella della signora Massaro.
Buffe e surreali. Basti un particolare solo: la mamma non vede il bambino da agosto, riesce solo a telefonargli ogni 15 giorni. Però è in possesso di una lettera nella quale il bambino dice che vuole stare con la mamma! Oibò, precoce questo bambino! Ha scritto una lettera all’insaputa del papà, in cui si rivolge ad un “presidente” (oibò) dicendo che con la mamma faceva sport tutti i giorni, con il papà solo tre volte la settimana (oibò: un papà che fa studiare il figlio?) e afferma “Le sarei molto grato se prenesse (sic) in considerazione le mie richieste”: oibò, ma che linguaggio elaborato per un bambino. Bambino? Così pare. Ma quanti anni ha questo bambino? Dunque, l’odissea della mamma inizia molti anni fa e la porta ad iniziare un calvario nel 2010 che trova una parziale conclusione nell’agosto del 2019 quando il figlio viene affidato al papà. Quindi il bimbo ha almeno 10, 11 anni. Nella didascalia si dice 13 anni. 13 anni? E scrive con quella calligrafia da seconda elementare concetti da decerebrato e parole da avvocato? Mah …
Questo particolare basta per farsi una domanda: ma questi giornalisti i neuroni li connettono a volte?
Il dubbio permane soprattutto dopo la visione e l’ascolto del video presente nell’articolo: non ci vuole una laurea per sentire la voce di una bambino plagiato che ripete parole che non capisce (“ho visto che mi dava il glutine … non mi mandava a scuola … non riesco a calmarmi con lui … Hai picchiato mamma, mi hai dato il glutine, mi dicevi le bugie … oddio adesso vomito … con lui non ci voglio stare, non ci faccio niente con lui [sic! si sente la voce della madre a 1,000 km: non ci faccio niente (cioè non ci faccio sesso) con lui] mi state portando a forza non è che sono volontario [sic!] non sto con quello! Violento schifoso! Perchè io sono la vittima, sono sempre io la vittima [sic! anche qui sembra quasi di sentire il tono di voce della madre] così li riduce i bambini quello schifoso “)
Perchè alla fine i giornalisti sono una parte del problema: l’Italia è quella che loro raccontano e la loro responsabilità è enorme.
Non ci sono dubbi: ci sono separazioni più o meno conflittuali, separazioni nelle quali uno o l’altro o entrambi hanno problematiche psicologiche più o meno gravi. Sarebbe strano se fosse diverso.
Ma non si può fare i giornalisti per partito preso come quelli dell’Unità che insultavano i cecoslovacchi in piazza perchè nemici del popolo. Non si può, non si può più!
Uomini e donne non sono due partiti. Ci sono uomini buoni e uomini cattivi, donne buone e donne cattive.
Ogni singola realtà va studiata con oggettività e imparzialità e se anche un lettore sprovveduto leggendo un articolo si accorge, in base allo stesso materiale riportato dal giornalista, che le cose non quadrano, forse, cara Costanza Tosi (l’autrice di questo articolo) è ora di cambiare mestiere e di restituire alla terra le preziose braccia sottrattele.