Autore Topic: La parità femminista: prostituzione per femmine.  (Letto 967 volte)

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Alberto86

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La parità femminista: prostituzione per femmine.
« il: Ottobre 15, 2012, 14:41:08 pm »
Gode ottima salute la prostituzione anche in contesti come il nostro in cui la sessualità è decisamente più accessibile. In Italia, stando a  stime approssimative, le donne che svolgono “il mestiere più antico del mondo” sono circa 70.000 tra cui molte immigrate, minorenni e nuove schiave costrette a questo con la forza e con l’inganno.
Più della metà lavora in strada, il 30% circa in albergo e il resto in abitazioni private. Quasi il 95% della prostituzione viene svolta da donne ma esistono anche transessuali e uomini che vendono il loro corpo. Geograficamente parlando il fenomeno è molto concentrato dove circola più denaro: città come Milano, Torino e Roma sono in testa.
Il cliente, tradizionalmente un uomo, è sempre stato protetto da un velo di connivenza. Nel 2007 il Dipartimento Pari Opportunità ha commissionato uno studio in cui sono risultati 9 milioni gli italiani che frequentano prostitute con cadenza diversa.
Da qualche anno tuttavia il panorama si è arricchito ed esistono anche i gigolò. Questa realtà, in cui il cliente è donna, negli ultimi due decenni pare abbia avuto un discreto successo. In particolare è di moda il turismo sessuale al femminile; alcune mete tropicali quali la Giamaica, Cuba e Capo Verde, sono diventate la vacanza prediletta di donne mature che cercano un’avventura con un giovane uomo del posto.
Le sociologhe Jacqueline Sanchez Taylor e Julia O’Connell Davidson a partire dagli anni ‘90 studiano il fenomeno dei clienti della prostituzione sia al maschile che al femminile, evidenziandone i punti in comune e le differenze. Queste ricercatrici, intervistando 240 donne tra i 45 e i 65 anni, hanno scoperto che ben un terzo di loro sostiene di non aver pagato dei prostituti, ma al contrario dice di sentirsi infatuata del ragazzo in questione ed ha l’illusione di essere ricambiata, pur avendo offerto cene e fatto costosi regali.
Onestamente lo stesso fenomeno si riscontra negli uomini di cui si raccontano le vicende nei libri della Davidson. Costoro hanno la consapevolezza che, ad esempio, le giovani cubane sono spesso alla ricerca di un uomo che cambi rapidamente il loro status sociale, ma rifiutano l’idea che questo li riguardi direttamente. Anche qui ci si immagina di aver fatto davvero colpo sulla ragazza. Si teme però che portandola con sé nel paese di provenienza, la straniera possa trovare un altro uomo più giovane e più ricco.
Le donne intervistate, un po’ come questi uomini “ingenui”, partivano con un malcelato sogno di riscatto, desiderando la possibilità di trovare finalmente “l’uomo giusto”. Ciò che emerge dalla lettura di queste ricerche è che probabilmente ciò che muove gli uomini e le donne non è poi così diverso: in questo caso cercano un luogo magico in cui sentirsi più giovani, più attraenti e desiderati. Sanno di avere un potere economico che dà loro un vantaggio, alcuni lo riconoscono e da lì traggono un senso di onnipotenza (più gli uomini) ed altri cercano di rimuoverlo per godersi il lato romantico (più le donne).
In Paradise Love, film presentato nel 2012 a Cannes del regista Ulrich Seidl, la protagonista è una cinquantenne  partita per il Kenya alla ricerca di rivalsa, sul piano sessuale ma anche sentimentale. All’inizio della sua avventura sembra divertirsi perché si sente davvero corteggiata, ma al momento di aprire il portafoglio è evidentemente tutt’altro che soddisfatta.

http://sesso.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/08/22/donne-moderne-ai-tropici-alla-ricerca-dell%E2%80%99amore/






Non che ci fosse bisogno di minime conferme, ma da ciò emerge nuovamente che le femministacce si scagliano da sempre contro la prostituzione non perchè, come si vuole far credere, hanno una presunta morale sul fenomeno o per immaginaria "spiccata umana sensibilità tutta femminile" ( :doh:)  ma solamente perchè in essa vedono il solito ruolo subalterno della femmina nei confronti dell'uomo (ruolo naturale che non hanno mai accettato).
Non avrebbero minimo scrupolo nell'aprire case chiuse e legalizzare/regolamentare la prostituzione se ciò avvenisse in un loro immaginario mondo distopico femminista dove il ruolo maschile fosse ricoperto dalla femmina (il sogno erotico femminista per eccellenza).