Autore Topic: Federica De Luca e la prevenzione della violenza  (Letto 1676 volte)

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Offline COSMOS1

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Federica De Luca e la prevenzione della violenza
« il: Luglio 09, 2016, 15:34:03 pm »
Luigi Alfarano, di 50 anni uccude la moglie Federica De Luca e il figlio Andrea, poi si uccide.
Ieri, 8 Luglio se non ho letto male, a Taranto c'è stata una fiaccolata a cui hanno partecipato i genitori di Federica.
Messaggio centrale della fiaccolata, sempre se non ho capito male: "Non abbiate paura, denunciate qualsiasi tipo di violenza, prima che sia troppo tardi !"
http://www.ilcorrieredelgiorno.net/manifestazione-a-taranto-contro-la-violenza-sulle-donne-federica-uccisa-dalle-botte-del-marito/

Ora: è assolutamente evidente che denunciare la violenza non serve a nulla, non è un deterrente per nulla, anzi probabilmente è come gettare benzina sul fuoco.
Lo dico con tutto il rispetto per ogni vicenda umana, tutti noi sappiamo che quando siamo colpiti da un lutto o un grave dolore, diciamo cose sconclusionate e senza senso, ma le cose stanno così.
Noi che non siamo coinvolti emotivamente, ma anche gli altri milioni di italiani che non hanno motivi per essere coinvolti nella faccenda, i giornalisti, il vescovo, le forze politiche, etc etc, dobbiamo dire che la violenza non si affronta aumentando il livello dello scontro!
Cerchiamo invece di guardare dentro ciò che è accaduto: un uomo ha subito un attacco talmente duro che non è riuscito a controllarlo, ha commesso un gesto inconsulto di cui si è pentito al punto da punirsi in modo talmente severo che nessuna legislazione europea lo prevede: la pena di morte.
Ora, abbiamo a che fare sostanzialmente con due misure, pesi, elementi:
da un lato la misura della provocazione
dall'altro la capacità di sopportazione

È assolutamente evidente che il problema non sta nè da un lato nè dall'altro, ma nel rapporto tra i due:
un uomo assolutamente autocontrollato può resistere a qualunque provocazione!

Ma chi è assolutamente autocontrollato?
Scusate, chi è senza peccato scagli la prima pietra! Voglio proprio vedere Renzi o il vescovo di Taranto mons.Santoro o chiunque (maschi pentiti e zerbini compresi) che dica: io non reagirei mai!

Maddai! In 1984 Orwell mostra molto bene come sia facile trovare il punto debole di chiunque.

Perciò il buonsenso ci suggerisce che il problema non è "denunciare la violenza"! Non serve a nulla, non è che non si debba fare, non è che si debba averne paura, il fatto è che non serve, anzi.

Bisogna invece lavorare su due livelli.

Da un lato, è vero, dobbiamo aumentare le capacità di autocontrollo degli uomini. Perchè degli uomini? Perchè l'autocontrollo è una virtù tipicamente maschile.
Quest'ultima è una affermazione sessista? Dire che l'autocontrollo, il coraggio, la disciplina, la sopportazione sono virtù maschili, è sessista? Certo, non c'è alcun dubbio. E con questo? Se qualcuno vuole dire che anche le donne devono acquisire il dominio di sè, a noi sta benissimo. Il punto è che se vogliamo affrontare in modo razionale la supposta violenza contro le donne a cui la retorica del femminicidio fa riferimento, che si rappresenta come uno scontro tra generi, l'unica strada che possiamo appunto percorrere è questa. Un uomo denunciato non è meno pericoloso di uno non denunciato, non ci vuole una laurea per capirlo. Un uomo che sa controllare le proprie emozioni, al contrario, è sicuramente meno pericoloso per sè e per gli altri.
E come aumentare il dominio di sè del genere maschile?
Un minimo di riflessione psicologica, di conoscenza dei classici della psicanalisi, un minimo di buon senso (si veda tra tutti la bibliografia di Claudio Risè) ci fa dire che dobbiamo aumentare e valorizzare il ruolo dei padri. Una generazione che cresce senza padri, senza rispetto per i propri padri, senza ammirazione per i propri padri, è appunto una generazione incapace di gestire le proprie pulsioni, incapace di sacrificio, di durata, di resistenza.

Dall'altro lato, fatto del tutto ignorato dalla propaganda idiota contemporanea, dobbiamo aumentare la consapevolezza del livello di provocazione insito in ogni azione. Non dobbiamo discutere se una donna abbia o no il diritto di lasciare il marito, di tenersi figli, casa, soldi, onore, tutto quello che volete. Dobbiamo solo ragionare su cosa ogni singola rivendicazione provoca negli altri, nelle altre persone con cui siamo in relazione. Non si può ignorare questo livello della discussione e io vorrei guardare in faccia ogni singolo imbecille che lo ignora.
Ebbene, lo guarderei qualche minuto negli occhi, e scommetto quello che volete che riuscirei ad immaginare una qualche condizione capace di far perdere le staffe anche a quel cotale!
È vero, la propaganda anti maschile, anti autoritaria, anti paterna contemporanea ha fatto crescere generazioni di mammoni, di persone incapaci di affrontare le difficoltà della vita. Ma è inutile auspicare un mondo diverso da quello che c'è, questa è la situazione. Possiamo invertire la rotta (non ci credo) recuperare il ruolo dei padri (magari, ma non succederà) e questo forse avrà un effetto tra una qualche ventina di anni. Adesso quello che possiamo fare da subito è renderci responsabili delle relazioni in cui ci troviamo. Ogni singola persona deve rendersi conto che non è una monade, un pianeta isolato nelle profondità astrali. Ciascuno di noi è in relazione con altre persone, persone che hanno pregi e difetti, ma soprattutto limiti. Un limite è ciò che delimita un confine: nel nostro caso che segna ciò che una persona è in grado di sopportare da ciò che non è in grado di sopportare. Perciò signori politici, ideologi, giornalisti e chiacchieroni vari, dite alla gente, alle donne potenziali vittime di violenza, anzitutto a quelle perchè sono quelle che voi  volete difendere, che la migliore difesa è il dialogo, è capire i limiti dell'altro, non provocarlo oltre le sue capacità di sopportazione, non portarlo là fin dove perderà la testa.
Perchè i femminicidi sono solo la punta dell'iceberg di quella massa di sforamenti, di persone che hanno superato il limite e perso la testa. Molte hanno commesso pazzie, solo una parte di queste pazzie si sono risolte in modo tragico: tante tuttavia con il suicidio, molte di più di quelle che prima di uccidersi hanno ucciso la moglie/compagna/fidanzata. Ma solo Dio sa quante persone hanno perso la testa e solo per un miracolo non c'è scappato il morto!

A cosa serve il dialogo? A difendere le proprie ragioni senza fare di questa difesa una provocazione.
Perchè il problema è anzitutto quello: la violenza rappresenta la continuazione del dialogo con altri mezzi, si potrebbe dire parafrasando von Clausewitz. La migliore prevenzione della violenza è perciò riuscire a dialogare sempre, non cedere mai alla tentazione di passare alle vie di fatto.
E, guardiamo un po': quando nella relazione di coppia si passa alle vie di fatto? Solo quando l'uomo alza le mani? O non anche quando la donna lo caccia di casa, o si rivolge ad un tribunale, o comunque impone il proprio punto di vista? Eppure di quell'uomo con cui oggi non riesci a trovare un accordo, una volta eri innamorata. Non ti pare che ci sia una contraddizione? Una volta eri innamorata e oggi non riesci neppure a metterti d'accordo. Oibò!

PS: ulteriori dimostrazioni di questa incapacità di dialogo, di questa ottusità violenta che è la vera madre di ogni violenza?
Dimostrazione 1: il parroco della chiesa di San Pasquale don Tonino Nisi sarebbe stato "opportunamente" trasferito dalla diocesi di Taranto a quella di Martinafranca per aver detto durante il funerale di Luigi Alfarano che quest'ultimo dopo il suicidio sarebbe andato in paradiso. Ora, a parte la stupidità di chi si scandalizza, perchè in generale chi si scandalizza è il primo a dire che non crede al paradiso, a parte la stupidità dello scandalo, ma chi è che può mettersi dalla parte di Dio e giudicare chicchessia?, il vero scandalo è la violenza di chi non sa discutere ma "trasferisce". Un trasferimento, soprattutto quando è "opportuno" dimostra appunto quella incapacità di dialogo e di convinzione che è alla base di ogni violenza.
Dimostrazione 2: la presidenza nazionale dell'ANT ha invitato alle dimissioni la madre di Alfarano, presidente della sezione locale. Siamo proprio oltre il limite della barbarie, come nelle dittature si colpiscono i parenti e i familiari dei nemici politici! Una conquista del diritto occidentale è la responsabilità individuale, questi coglioni sono tornati indietro di duemila anni e passa! Perchè? perchè non hanno due neuroni connessi per pensare, per discutere, per appunto convincere. Loro allontanano, troncano il rapporto, la relazione. Loro sono il potere e la sorgente della violenza!

PS 2: [con beneficio d'inventario, perchè non è ovviamente scontato che il giornalista abbia capito e scritto bene, ca va sans dire ...]
« Ultima modifica: Luglio 09, 2016, 15:46:04 pm da COSMOS1 »
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Offline ilmarmocchio

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Re:Federica De Luca e la prevenzione della violenza
« Risposta #1 il: Luglio 09, 2016, 16:50:42 pm »
I diplomatici, e i politici in generale, sanno da sempre che all'avversario va lasciata una via di fuga, altrimenti esso sarà portato, e costretto, a lottare con tutte le sue forze, diventando un nemico acerrimo.
Non si può esasperare, umiliare e portare alla disperazione una persona e attendersi la passività.
No, ci sarà reazione, e terribile.
Sulle sciocchezze dei buonisti non mi pronuncio neanche: a me interessano i fatti i fatti sono quelli che ho esposto.
Ogni essere vivente tende all'autoconservazione.
L'autocontrollo , a quel punto, non serve più.
Di fronte alla possibilità di essere distrutto, chiunque, me compreso, distruggerebbe l'aggressore.
Si pensi a questo, non ai deliri politicamente corretti

Offline freethinker

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Re:Federica De Luca e la prevenzione della violenza
« Risposta #2 il: Luglio 09, 2016, 17:07:56 pm »
Condivido il tuo post al cento per cento.

Ma tu lavori nella prospettiva di risolvere il problema, mentre ci sono troppi/troppe, che del problema della violenza hanno fatto un lucroso business: organizzazioni varie, giornalettisti da strapazzo, femministe a tempo pieno etc.
La vera sfida sta nel cercare di risvegliare nelle persone la capacità di ragionare con la propria testa, che tutti possediamo, ma pochi utilizzano; Thomas Jefferson diceva che i popoli vogliono la libertà di parola ma evitano la libertà di pensiero.
Quando posso, cerco di stimolare questo modo autonomo di pensare in quelli che conosco e a volte i risultati sono sorprendenti: recentemente, una persona incontrata nella sala d'aspetto di un ufficio pubblico alla fine della nostra chiacchierata, mi ha detto: "sa che lei è riuscito a trovare le parole per esprimere quello che io sento da tempo?"
Gli ho risposto che evidentemente ci sono cose che sentiamo così profondamente che, quando qualcuno le dice, prendiamo coscienza che sono sempre state lì.  ;)
Those who would give up essential liberty to purchase a little temporary safety deserve neither liberty nor safety.
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Offline COSMOS1

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Re:Federica De Luca e la prevenzione della violenza
« Risposta #3 il: Luglio 09, 2016, 17:33:39 pm »
@ IlMarmocchio: purtroppo ci sono livelli di aggressione che vanno oltre l'istinto di autoconservazione. Non per nulla il soggetto di cui parliamo se, e tanti altri, alla fine si è pure suicidato
@ freethinker: si, succede anche a me. Ormai la QM è sotto gli occhi di tutti. Perciò noi che siamo da anni su questa sponda dobbiamo fare quello che abbiamo sempre fatto, cioè guardare ancora oltre. Oltre lo scenario della guerra fredda, dello sterminio, oltre l'apocalisse. Come l'immagine del nostro vecchio sito: un albero che cresce in un deserto di sale
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Offline Vicus

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Re:Federica De Luca e la prevenzione della violenza
« Risposta #4 il: Luglio 09, 2016, 19:47:31 pm »
Condivido il tuo post al cento per cento.

Ma tu lavori nella prospettiva di risolvere il problema, mentre ci sono troppi/troppe, che del problema della violenza hanno fatto un lucroso business: organizzazioni varie, giornalettisti da strapazzo, femministe a tempo pieno etc.
La vera sfida sta nel cercare di risvegliare nelle persone la capacità di ragionare con la propria testa, che tutti possediamo, ma pochi utilizzano; Thomas Jefferson diceva che i popoli vogliono la libertà di parola ma evitano la libertà di pensiero.
Quando posso, cerco di stimolare questo modo autonomo di pensare in quelli che conosco e a volte i risultati sono sorprendenti: recentemente, una persona incontrata nella sala d'aspetto di un ufficio pubblico alla fine della nostra chiacchierata, mi ha detto: "sa che lei è riuscito a trovare le parole per esprimere quello che io sento da tempo?"
Gli ho risposto che evidentemente ci sono cose che sentiamo così profondamente che, quando qualcuno le dice, prendiamo coscienza che sono sempre state lì.  ;)
La consapevolezza maschile si ottiene essenzialmente esprimendo idee confinate nel subliminale e nel non verbale.
@ IlMarmocchio: purtroppo ci sono livelli di aggressione che vanno oltre l'istinto di autoconservazione. Non per nulla il soggetto di cui parliamo se, e tanti altri, alla fine si è pure suicidato
@ freethinker: si, succede anche a me. Ormai la QM è sotto gli occhi di tutti. Perciò noi che siamo da anni su questa sponda dobbiamo fare quello che abbiamo sempre fatto, cioè guardare ancora oltre. Oltre lo scenario della guerra fredda, dello sterminio, oltre l'apocalisse. Come l'immagine del nostro vecchio sito: un albero che cresce in un deserto di sale
Concordo. Purtroppo è già tanto essere creduti sull'Apocalisse.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline COSMOS1

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Re:Federica De Luca e la prevenzione della violenza
« Risposta #5 il: Luglio 10, 2016, 04:45:27 am »
Perché alla fine quando una storia va male è sempre un po' colpa di tutti e due, ma lei è sempre innocente! Questa è la schizofrenia contemporanea per cui chiedere ai genitori di Federica se anche la figlia abbia sbagliaro qualcososa (a parte denunciare prima) è blasfemo. Le donne hanno rubato il posto all'agnello senza macchia ...
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