Autore Topic: donne statunitensi classiste  (Letto 3191 volte)

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Offline Vicus

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #1 il: Ottobre 01, 2015, 23:44:37 pm »
Citazione
DONNE, ASCOLTATE BENE: SE SIETE GAGLIARDE MA SINGLE, UNA RAGIONE C'È: MANCANO GLI UOMINI. E VOI DOVETE ABBASSARE GLI STANDARD - UN LIBRO IN AMERICA SVELA LA DURA REALTÀ: LE DONNE SONO PIÙ COLTE E BRILLANTI, E NON SI 'ABBASSANO' A FREQUENTARE I NON LAUREATI
Per ogni quattro donne laureate ci sono tre uomini con lo stesso titolo: le donne single dovrebbero 'pescare' tra tute blu e artigiani, che restano single più a lungo. Ora che le donne vanno all'università più degli uomini, e con risultati migliori, cercano compagni di pari grado per educazione/reddito. Ma non ci sono...
:lol: :lol: Laureate ma ottuse e ignoranti come capre. Mi permetto di suggerire che forse mancano le donne, e nessun uomo si interessa seriamente a tipe del genere.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #2 il: Ottobre 02, 2015, 08:33:20 am »
:lol: :lol: Laureate ma ottuse e ignoranti come capre. Mi permetto di suggerire che forse mancano le donne, e nessun uomo si interessa seriamente a tipe del genere.

Ma infatti fa veramente sorridere questa favoletta secondo cui la laurea (in cosa...?) conferirebbe chissà quale cultura (in cosa...?) e sarebbe sinonimo di "brillantezza".
Soventemente le laureate sono le donne più spocchiose e insopportabili con le quali ci si possa relazionare.

«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline Vicus

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #3 il: Ottobre 02, 2015, 09:55:08 am »
Certi testi universitari sono illeggibili oltre che inutili, sarebbe meglio un cruciverba - ma le donne li adorano, li imparano a memoria con una dedizione ammirevole.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline freethinker

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #4 il: Ottobre 02, 2015, 11:18:09 am »
:lol: :lol: Laureate ma ottuse e ignoranti come capre. Mi permetto di suggerire che forse mancano le donne, e nessun uomo si interessa seriamente a tipe del genere.
Questo è poco ma sicuro.
Quanto poi all'invito ad "abbassare gli standard", rivolto alle donne, curiosamente, poco tempo fa è stato rivolto un invito simile agli uomini che avrebbero dovuto rivedere i loro standard estetici e considerare belle le grassone, mentre negli USA si organizzano corsi di autostima per donne in sovrappeso, che in linguaggio politicamente corretto ora si chiamano "curvy" :cool:
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Offline Sardus_Pater

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #5 il: Ottobre 02, 2015, 12:01:37 pm »
Stanno diventando sempre più ridicole. Molte hanno ottenuto la laurea succhiando l'uccello del prof o lecchinando, tutta questa superiorità non la vedo.
Ogni tanto spuntano fuori "ricerche universitarie" totalmente inutili, ma che servono per coprire i buchi (voluti) dei tg. Spesso dietro queste ricerche (del tipo "alle persona grasse tira di meno", come se uno non se ne fosse accorto da sé) ci son donne :w00t: .
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Online Frank

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #6 il: Ottobre 02, 2015, 13:05:10 pm »
http://www.lintellettualedissidente.it/economia/uomini-senza-identita/

Citazione
Uomini senza identità
I danni prodotti dalla finanziarizzazione dell’economia e dalla delocalizzazione delle attività produttive (fenomeni strettamente legati) non hanno solo un risvolto economico ma impattano profondamente sulla stessa identità di genere.
di Nicola Spanu - 10 giugno 2015

Solitamente la scienza economica classica, dimenticando di aver avuto origine dalla filosofia, si limita a studiare il comportamento dell’ homo oeconomicus partendo da un punto di vista meramente quantitativo, sottovalutando il fatto che la natura umana rappresenta un tutto organico, costituito da una molteplicità di dimensioni diverse ma armonicamente interconnesse le quali di conseguenza non possono essere concepite separatamente l’una dall’altra. Sebbene tale approccio abbia prodotto utili risultati nell’ambito del proprio specifico orizzonte di ricerca, nel momento in cui le teorie economiche diventano scelte politiche esse trascendono il contesto ad esse pertinente, andando ad impattare su tutte le dimensioni dell’essere umano, inclusa, per quanto ciò possa sembrare strano a prima vista, quella dell’identità di genere.

Una prova lampante di ciò si ha in seguito all’adozione entusiasta delle teorie di impronta neoliberista da parte dei governi britannico ed americano tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, con l’elezione rispettivamente di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Più o meno in quel periodo, sulla spinta della nuova ideologia economica di riferimento, iniziano a verificarsi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna prima, poi negli altri paesi occidentali, due fenomeni economici di portata globale strettamente legati tra loro: 1) lo spostamento del fulcro dell’economia dall’industria ai servizi, sopratutto di natura finanziaria; 2) la delocalizzazione delle attività produttive di natura industriale in paesi a basso costo di manodopera, come quelli dell’Europa orientale e dell’Asia. Questi due fenomeni hanno causato da un lato l’aumento del tasso di disoccupazione dei cittadini maschi con un basso livello d’istruzione (i quali fino ad allora avevano trovato un facile sbocco occupazionale nel settore dell’industria) e dall’altro il loro mancato reinserimento lavorativo (non potendo essere riassunti nel settore dei servizi per il fatto di essere privi delle necessarie competenze).  Conseguenza ultima è stato l’aver minato uno degli elementi fondamentali dell’identità di genere degli individui di sesso maschile appartenenti alla così detta “classe operaia”, ovvero l’idea dell’uomo come di colui che ha la capacità di sopperire ai bisogni economici della sua famiglia. A questo processo si è accompagnato il (peraltro giustissimo) riconoscimento dei diritti delle donne lavoratrici, senza che però niente venisse fatto per aiutare i cittadini di sesso maschile privi di un’occupazione a rientrare nel mondo del lavoro tramite opportuni programmi di reinserimento e riqualificazione. Questi uomini, privati di lavoro, famiglia e prospettive, tre elementi fondamentali della loro identità di genere, hanno spesso trovato in attività di natura criminale un facile sbocco per la loro virilità repressa, andando così ad aumentare la popolazione carceraria di sesso maschile che, per esempio, negli Stati Uniti si sta avvicinando al 100%.

La situazione è ormai così grave che ora anche i media mainstream (inclusi quelli di orientamento neoliberista) stanno incominciando a notarla. Un saggio pubblicato la settimana scorsa dal settimanale britannico The Economist affronta proprio il tema della crisi dell’identità di genere degli individui di sesso maschile in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Infatti, sebbene siano uomini il 95% circa degli amministratori delegati delle 500 aziende più importanti al mondo (dati Fortune 500), il 98% dei miliardari che compaiono nella lista degli uomini più ricchi del pianeta stilata dalla rivista americana Forbes, ed il 93% dei capi di Stato, tuttavia è di sesso maschile anche il 93% dei detenuti delle carceri americane, il 79% delle persone vittime di omicidio ed il 66% di coloro che commettono suicidio (gli ultimi due dati si riferiscono alla popolazione mondiale). Se si considerano i paesi sviluppati che fanno parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la proporzione di studenti di sesso maschile in possesso di una laurea è scesa al 42%, mentre i ragazzi hanno 50% di probabilità in più delle ragazze di non ottenere la sufficienza nelle tre materie di studio di base: matematica, letteratura e scienza. Nel contempo, negli Stati Uniti il tasso d’occupazione della popolazione attiva di sesso maschile è sceso dal 95% della metà degli anni ’60, all’84% del 2010, mentre nel Regno Unito dal 92% del 1971 al 76% del 2013; per le donne è invece salito dal 53 al 67%. Questi dati impattano profondamente sul rapporto tra i sessi. Se infatti nel 1960 negli Stati Uniti c’erano 139 uomini celibi con un’occupazione ogni 100 donne (con o senza un lavoro), nel 2012 vi erano solo 91 uomini impegnati in un’attività lavorativa ogni 100 donne. Di conseguenza, una donna trova molto più difficoltà oggi che 50 anni fa a trovare un uomo con un lavoro stabile insieme al quale iniziare un percorso di vita comune, con la conseguenza che spesso molte donne americane o britanniche decidono non solo di non sposarsi ma anche di non coinvolgere i propri partners nell’allevamento dei figli, una scelta questa che però ha un impatto fortemente negativo su questi ultimi, perché li costringe a crescere senza una figura maschile di riferimento.

Sebbene sia vero che alcuni dei lavori più pericolosi o che richiedono lunghi periodi in cui si è lontani da casa siano ancora di esclusiva pertinenza maschile, The Economist afferma che: “[...] the real money is in brain work, and here men are lagging behind” (i veri soldi si fanno nei lavori in cui si usa il cervello, e qui gli uomini sono molto indietro [rispetto alle donne]). Arginare questa situazione non sarà facile, ma richiederà una trasformazione a 360° della società, la quale da un lato metta un argine alla delocalizzazione selvaggia e limiti il potere della grande finanza internazionale di orientare l’indirizzo economico degli Stati, e dall’altro ripristini una relazione più equilibrata tra i due sessi, entrambi importanti per lo sviluppo armonioso della personalità umana.

Fonte: http://www.economist.com/news/essays/21649050-badly-educated-men-rich-countries-have-not-adapted-well-trade-technology-or-feminism
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #7 il: Ottobre 02, 2015, 14:16:29 pm »
Questo è poco ma sicuro.
Quanto poi all'invito ad "abbassare gli standard", rivolto alle donne, curiosamente, poco tempo fa è stato rivolto un invito simile agli uomini che avrebbero dovuto rivedere i loro standard estetici e considerare belle le grassone, mentre negli USA si organizzano corsi di autostima per donne in sovrappeso, che in linguaggio politicamente corretto ora si chiamano "curvy" :cool:
Perché le grassone non si rivolgono a questi:
Stanno diventando sempre più ridicole. Molte hanno ottenuto la laurea succhiando l'uccello del prof o lecchinando, tutta questa superiorità non la vedo.
Proprio una donna ha scritto che l'università è diventata inutile.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Massimo

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #8 il: Ottobre 02, 2015, 14:18:41 pm »
E che problema c'é? Tra poco o l'arrivo dell'ISIS in Occidente o il crollo dell'economia monetaria e il ritorno all'economia naturale
di autoproduzione e autoconsumo e al conseguente rispristino del patriarcato metterà le cose a posto. E poi staremo a vedere
quante di queste spavalde galline decise a "non tornare indietro"  si suicideranno o saranno disposte a suicidarsi quando si
renderanno conto che indietro si dovrà andare per forza. Non credo che preferiranno la morte alla perdità dei loro privilegi e dei
loro "diritti conquistati e acquisiti". Preferiranno sopravvivere e vivere. A tutti i costi. E accetteranno tutto. E subiranno tutto.

Offline ReYkY

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #9 il: Ottobre 02, 2015, 15:00:21 pm »
Stanno diventando sempre più ridicole. Molte hanno ottenuto la laurea succhiando l'uccello del prof o lecchinando, tutta questa superiorità non la vedo.


Come non quotarti. Però le femmine sono furbe, a loro non serve succhiare e/o darla, ma basta che la fanno annusare, giusto un po'...

Offline Sardus_Pater

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Re:donne statunitensi classiste
« Risposta #10 il: Ottobre 02, 2015, 15:25:02 pm »
Vero anche questo.
Il femminismo è l'oppio delle donne.