Autore Topic: Articoli vari sul gender  (Letto 7318 volte)

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Offline Vicus

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #15 il: Luglio 12, 2015, 23:14:31 pm »
A me non pare che per es. una francese sia più petulante di una dell'Europa orientale, dove molte sono sempre astiose e pare che tutto gli sia dovuto.
In effetti.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #16 il: Luglio 13, 2015, 00:02:19 am »
A me non pare che per es. una francese sia più petulante di una dell'Europa orientale, dove molte sono sempre astiose e pare che tutto gli sia dovuto.

Certo, con gli italiani... probabilmente con i francesi o gli spagnoli, ma stai pur sicuro che con i loro connazionali volano molto più basso, specie se si parla di albanesi, che per certi aspetti mi stanno profondamente sulle palle,* ma per quanto riguarda i rapporti con l' altro sesso hanno sicuramente più attributi dell' italiano medio. Sicuro al 100%.
(Ovviamente non è una regola fissa; ma generalmente è così).
T'assicuro che non mi piace scriverlo; ma la realtà è questa.

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* Molti di loro, residenti in Italia, fanno finta di non ricordare da quale melma provengono... e al pari di altri stranieri (dell' est o meno), hanno il fantastico vizietto di sputare nel piatto in cui mangiano.


@@


Citazione
dove molte sono sempre astiose

Infatti la gran parte delle donne dell' est sono sempre astiose e con la puzza sotto il naso.
Non a caso ho scritto più volte che, pur non essendo generalmente affette dal virus femminista, presentano però altre problematiche - per gli italiani, ovvio...
« Ultima modifica: Luglio 13, 2015, 00:16:36 am da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline Red-

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #17 il: Luglio 13, 2015, 14:34:22 pm »
Fonte : http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-gender-non-esiste-date-unocchiata-qui-13138.htm

Il gender non esiste?
di Roberto Marchesini 03-07-2015
L'ultimo inganno del pensiero gender: il gender non esiste?

[...]
Ma diciamocelo chiaro: la teoria gender non ha alcuna base che possa essere definita scientifica, è un'invenzione a scopo "tendenzioso".

La base della ideologia gender è unicamente quella di Goebbels:
Se prendi qualsiasi bugia e la ripeti alla gente un numero sufficiente di volte, tale bugia diventerà una verità
Questa è l'unica base scientifica di tale ideologia.

Esistono invece prove scientifiche, empiriche etc, che dimostrano il contrario.
Basti pensare agli ormoni, maschili e femminili, alla struttura fisica, al funzionamento del cervello, etc, etc.
E poi basta guardarsi in giro senza veli sugli occhi.

E' malthusianesimo, tutto ciò crea soltanto calo delle nascite, ed è quello che si vuole ottenere.
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline Vicus

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #18 il: Luglio 13, 2015, 15:51:28 pm »
E' malthusianesimo, tutto ciò crea soltanto calo delle nascite, ed è quello che si vuole ottenere.
:clapping: :drinks:

Il femminismo e tutte le ideologie collaterali, spacciate per "progresso da cui non si torna indietro", hanno uno scopo puramente distruttivo e saranno accantonate una volta esaurita la loro funzione.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Stendardo

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #19 il: Luglio 29, 2015, 00:24:41 am »
Fonte : http://www.lanuovabq.it/it/articoli-allorigine-del-gender-quelle-femministe-senza-sesso-13364.htm

Con buona pace della galassia Lgbt, la “teoria del gender” non solo esiste e fa danni, ma è documentabile, ha una storia e corre sulla bocca di certi profeti. O di certe profetesse, come la scrittrice francese Monique Wittig (1935-2003), scomparsa 80 anni fa il 13 luglio. Nella Sorbona occupata dalla contestazione del maggio 1968 fu tra le animatrici del crogiuolo da cui sorgerà il Mouvement de Libération des Femmes, un’organizzazione-ombrello che, mescolando marxismo, psicoanalisi ed ecologismo, federò il radicalismo femminista in nome del diritto alla contraccezione e all’aborto. Erano gli anni della “seconda ondata” femminista, che si caratterizzò per la forte sessualizzazione della “liberazione delle donne”.

La prima, infatti, a cavallo tra Ottocento e Novecento, era stata quella delle suffragette che puntavano tutto sull’ottenimento del diritto di voto, e le cui leader statunitensi, da Elizabeth Cady Stanton (1815-1902) a Susan B. Anthony (1820-1906), erano rigorosamente antiabortiste. La terza, invece, sorta negli anni 1990, incarna la fase postmoderna, infeudatasi subito all’offensiva Lgbt e quindi corifea della “teoria di genere”. Nel passaggio dalla seconda alla terza ondata, il femminismo lesbico della Wittig, che faceva coppia fissa con la regista newyorkese Sande Zeig, è stato assolutamente strategico. Trasferitasi negli Stati Uniti nel 1976, dottore di ricerca all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi nel 1986, la Wittig insegna per anni in diversi atenei nordamericani e nel 1990 ottiene la cattedra di Women’s Studies nell’Università dell’Arizona di Tucson. Le sue pubblicazioni sono praticamente tutte di natura letteraria, un “flusso di coscienza” fatto di “poesie in prosa” scritte in uno stile spezzato e cerebrale.

L’Opoponax, del 1964 (trad. it. Einaudi, Torino 1966), immagina l’infanzia senza “sovrastrutture” né gerarchia né ordine temporale di una bambina. Le guerrigliere, del 1969 (trad. it., Autoproduzione delle Lesbacce incolte, Bologna 1996), è l’epica delle “Esse”, non-donne o forse oltre-donne che cancellano il “mondo patriarcale” fondando uno Stato sovrano di tribadi. Il corpo lesbico, del 1973 (Edizioni delle Donne, Milano 1976), è il “manifesto” del suo “femminismo materialista” in cui, sintetizza brillantemente Douglas Martin nell’estremo addio alla Wittig su The New York Times, (clicca qui) «le amanti lesbiche invadono letteralmente l’una il corpo dell’altra» e protagonista è «j/e», cioè la decostruzione/ricostruzione, come sarebbe piaciuto a Jacques Derrida (1930-2004), del pronome personale francese “je”, cioè dell’“io”, attraverso la scomposizione delle lettere del lessema e il loro successivo affastellamento visionario, spezzato per apparire indifferenziato e forzatamente asessuato o, meglio, trans-sessuato per annientare la natura: perché, spiega Simonetta Spinelli, esegeta della Wittig, «il femminile e il maschile sono il risultato di una convenzione sociale che il corpo lesbico, nella sua ricostruzione di sé per sé, cancella e rende insensata» (clicca qui). E poi Virgile, non, del 1985 (trad. it. Il Dito e La Luna, Milano 2006), che è una riscrittura parodistica in chiave lesbica de La Divina Commedia.

Il nucleo filosofico del pensiero della Wittig è comunque la raccolta di saggi The Straight Mind and Other Essays, del 1992, dove tra altri trovano posto One Is Not Born a Woman (“Non si nasce donna”), pubblicato originariamente in francese nel 1980, e quello che dà il titolo alla raccolta, The Straight Mind (“Il pensiero eterosessuale”), pubblicato originariamente nel 1980, ma prima letto a New York nel 1978 alla Modern Language Association Convention, dedicata quell’anno proprio alle lesbiche americane. La Modern Language Association Convention: non è un caso che le tesi dirompenti della Wittig facciano coming out in un assise di quel genere. La Wittig spiega perché in un altro scritto di quella medesima raccolta, Point of View: Universal or Particular?, appunti stilati traducendo in francese Spillway and Other Stories della scrittrice “cripto-lesbica” americana Djuna Barnes (1892-1982) con il titolo La passion (Flammarion, Parigi 1982; trad. it. La passione, Adelphi, Milano 1994): il gender non è la differenziazione tra maschile e femminile, ma il suo superamento per sublimazione in un pleroma unitario e indistinto, come nell’antichissimo sogno del pensiero gnostico. Il maschile è infatti il genere “forte”, che, dalla grammatica alla filosofia, diviene universale e passepartout, e così il femminile, genere particolare, viene oppresso, riassorbito e cancellato.

Ma, come fanno la scrittura della Barnes e del francese Marcel Proust (1871-1922), omosessuale, occorre ripensare tutto rendendo obsoleti il maschile/femminile e la loro dicotomia/oppressione: un compito di liberazione totale che la “profezia lesbica” assolve perfettamente. La rivoluzione del linguaggio gender punta insomma a sovvertire dal profondo la parola, a rifare la lingua, a dare significati nuovi e arbitrari alla comunicazione del pensiero umano, un po’ come il “Newspeak” del romanzo 1984 di George Orwell (1903-1950) e un po’ come l’Humpty Dumpty de Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll (1832-1898): «Quando io uso una parola questa significa esattamente quello che dico io, né più né meno. […] Bisogna vedere chi è che comanda; è tutto qua».

One Is Not Born a Woman (clicca qui) riprende del resto il discorso là dove la femminista francese Simone de Beauvoir (1908-1986) lo aveva lasciato nel 1949 pubblicando Il secondo sesso (trad. it. Il Saggiatore, Milano 1961) e sentenziando: «Donna non si nasce, lo si diventa». Prosegue infatti la Wittig: «ciò che fa di una donna una donna è la sua specifica relazione sociale con un uomo, una relazione che ho già chiamato servaggio, una relazione che implica obblighi personali, fisici ed economici (“il tetto coniugale forzato”, le corvée domestiche, i doveri coniugali, l’illimitata produzione di figli, e così via), una relazione cui le lesbiche sfuggono rifiutandosi di diventare o di rimanere eterosessuali». Pertanto, occorre «[…] distruggere la “donna” […]», perché «[…] per ora il lesbismo fornisce l’unica forma sociale in cui possiamo vivere liberi. Il lesbismo è l’unico concetto che io conosca che sta oltre le categorie del sesso (donna e uomo) poiché il soggetto in questione (la lesbica) non è una donna né economicamente né politicamente né ideologicamente».

Sulla medesima linea, ma ancora più compiutamente, è il ragionamento postmarxista di The Straight Mind (clicca qui), tradotto in italiano nel febbraio 1990 sul bollettino del Collegamento tra Lesbiche Italiane (CLI) da Rosanna Fiocchetto, tra le fondatrici del Cli, del Centro Femminista Separatista e degli Archivi Lesbici Italiani, altra esegeta della Wittig. The Straight Mind propone l’abbattimento dell’eterosessualità giudicata struttura borghese di potere politico ed economico oppressivo in funzione della quale vengono creati e imposti gli stereotipi “uomo”, “donna” ma anche “sesso” nell’illusione che siano reali. Come tale, «[…] la società eterosessuale è la società che non solo opprime le lesbiche e i gay, ma opprime anche molti differenti altri, opprime tutte le donne e molte categorie di uomini […]». Dunque «è la lotta di classe tra donne e uomini che abolirà gli uomini e le donne […]. Il concetto di differenza non ha nulla di ontologico in sé. È solo il modo in cui i padroni interpretano una situazione storica di dominio».

Ma, non potendo «[…] più essere […] donne e uomini», e dovendo «[…] queste, come classi e come categorie di pensiero o di linguaggio […] sparire politicamente, economicamente, ideologicamente», «se noi, come lesbiche e gay, continuiamo a parlare di noi stessi e a concepire noi stessi come donne e come uomini, siamo strumentali al mantenimento dell’eterosessualità». Bisogna allora rifuggire da questi stereotipi classisti, come fanno, ottenendo il loro “paradiso materialista”, le lesbiche della parodia Virgile, non dove, scrive la poetessa Nadia Agustoni (clicca qui), «[…] l’affermazione di una collettività non naturale ma di classe […] e nello stesso momento la distruzione delle categorie di dominio “dell’eterosessualità obbligatoria”). La fuoriuscita della lesbica dal femminile è definitiva […]».

 Dunque, «che cos’è una donna?», si domanda in sintesi e in apice la Wittig. «Francamente, è un problema che le lesbiche non hanno a causa di un cambiamento di prospettiva, e sarebbe scorretto dire che le lesbiche si associano, fanno l'amore, vivono con le donne, perché “donna” ha un significato solo nei sistemi eterosessuali di pensiero e nei sistemi economici eterosessuali. Le lesbiche non sono donne […]». È Prometeo che con l’omosessualismo si vendica finalmente della natura, annichilendola.
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Stendardo

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #20 il: Agosto 08, 2015, 14:59:14 pm »
Fonte : http://www.corrispondenzaromana.it/gender-as-simbolic-glue-un-documento-per-rilanciare-loffensiva/

Gender as simbolic glue: un documento per rilanciare l’offensiva

gender(di Lupo Glori) La mobilitazione internazionale contro il gender inizia a dare i suoi frutti e sembra preoccupare, non poco, i suoi promotori, al punto da spingerli a redigere un’approfondita ed allarmata analisi della situazione, per individuare le falle della propria strategia e passare al contrattacco.

In un interessante articolo, pubblicato sul sito dell’organizzazione non governativa con sede a Bruxelles, “European Dignity Watch”, dal titolo Gender Activists Alarmed: New Report on the Anti-Gender Mobilizations in Europe, la nota sociologa e saggista tedesca Gabriele Kuby ha infatti, reso noto la pubblicazione, con il sostegno finanziario del Parlamento europeo, di un corposo dossier di 146 pagine, intitolato Gender as simbolic glue. The position and role of conservative and far right parties in the anti-gender mobilization in Europe.

Il report, pubblicato dalla “Foundation for European Progressive Studies” (FEPS) e dal “Friedrich-Ebert-Stiftung” (FES), passa in rassegna la mobilitazione internazionale contro l’agenda gender europea, dedicando un capitolo ciascuno alle attività di contrasto messe in atto in Francia, Germania, Ungheria, Polonia e Slovacchia.

Gli autori del documento esprimono la loro viva preoccupazione per l’inaspettata e crescente opposizione alle politiche del gender, scrivendo: «Movimenti anti-genere vogliono affermare che la parità di genere è un “ideologia”, e introdurre i termini ingannevoli di “ideologia di genere” o “teoria del genere”, che distorcono i risultati della parità di genere… Questo fenomeno ha conseguenze negative per la legislazione in materia di parità di genere. In tale prospettiva, il rapporto “Gender as simbolic glue” si propone di offrire raccomandazioni politiche per il fronte progressista affinché possa resistere contro l’attivismo politico fondamentalista».

Nel suo articolo di denuncia, la Kuby mette in evidenza come il principale soggetto promotore di tale iniziativa, il “Friedrich-Ebert-Stiftung” (FES) sia un think tank del “Partito socialdemocratico” (SPD), attualmente al governo in Germania, in coalizione con il “Partito Democratico cristiano” della cancelliera Angela Merkel, le cui posizioni in materia di gender e sessualità riproduttiva sono espresse molto chiaramente attraverso pubblicazioni e conferenze. La “FES” promuove infatti esplicitamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso, i diritti riproduttivi, la biotecnologia, la diversità sessuale, la parità di genere e l’educazione sessuale, attaccando individui, organizzazioni, partiti, e associazioni che operano a favore della vita e della famiglia.

Il documento si propone un’analisi critica della mobilitazione che sta avvenendo in Europa contro le politiche di genere, attraverso cinque differenti casi di studio. Lo scopo finale del dossier è quello di dare vita a un efficace programma di contro attacco nei confronti degli oppositori del gender.

Il report si apre con un lungo e dettagliato elenco cronologico, dal 2006 all’aprile 2015, nel quale vengono menzionate, uno ad uno, le azioni di contrasto all’ideologia gender poste in atto nei cinque paesi presi in esame. Nel 2008, ad esempio, la Germania si “permette” di organizzare una “Marcia per la Vita” che si propone di lottare contro l’aborto e di proteggere i bambini non ancora nati.

L’anno successivo, nel 2009, è la volta dell’Ungheria, “colpevole” di aver pubblicato un manifesto intitolato Dalla rivoluzione sessuale alla rivoluzione del gender ad opera del teologo Ferenc Tomka. Gli autori esprimono inoltre la loro preoccupazione per la crescente resistenza alla politica di genere, espressa da movimenti di piazza organizzati come la “Manif pour tous” in Francia o “Demo für alle” in Germania. Nell’elenco delle attività di opposizione il documento cita inoltre i referendum popolari tenutisi in diversi paesi europei riguardo le legislazioni contro la famiglia, così come le dichiarazioni “anti-gender” delle Conferenze episcopali cattoliche.

Per ognuno dei cinque paesi analizzati lo studio, dopo una breve premessa generale, dedica quindici differenti paragrafi tematici: il primo consiste in un’analisi delle parole chiavi, riguardanti le tematiche del gender, attraverso il motore di ricerca Google, al fine di ottenere una “fotografia” generica sull’argomento; il secondo e il terzo paragrafo sono dedicati rispettivamente, ad una panoramica dei partiti politici e ai loro programmi e discorsi pubblici; il quarto indaga le cause e gli attori principali in campo;  il quinto analizza il ruolo dell’Unione Europea nei confronti del paese in questione; dal sesto al nono paragrafo vengono esaminate le politiche nazionali e locali in materia, il ruolo del governo, la legge Costituzionale e le conseguenze concrete di tali politiche; il decimo paragrafo affronta il tema del linguaggio utilizzato; l’undicesimo esamina la mobilitazione elettorale sul tema del gender; il dodicesimo paragrafo osserva pregi e difetti delle contro strategie LGBT messe in atto; il tredicesimo paragrafo costituisce un’analisi critica del ruolo dei partiti politici di sinistra; nel penultimo paragrafo il documento suggerisce una serie di raccomandazioni specifiche per passare al contrattacco; infine, nell’ultimo paragrafo, vengono ipotizzate previsioni e possibili scenari riguardo il futuro.

Gli autori individuano quindi una serie di punti deboli, comuni a tutti i paesi esaminati, riguardo l’attuale strategia pro gender, in particolare: «la difficoltà di costruire una risposta ideologica ai conservatori; la mancanza di una campagna pubblica contro il discorso anti-gender; l’incapacità di articolare un programma progressista sulla base dell’esperienza della gente comune». Il report si chiude, infine, con un minaccioso elenco, in ordine alfabetico, di ventitre persone, evidentemente da “tenere d’occhio”, in quanto impegnate in prima linea contro le politiche di gender, nei cinque paesi presi in analisi.

Come nota Gabriele Kuby, vale la pena sottolineare il fatto che, «ad eccezione di Andrea Petö che ha scritto l’Epilogo, gli autori del rapporto sono tutte giovani donne che appartengono alla generazione “millenium” nata intorno al 1980. Molti di loro sono in procinto di ottenere un dottorato di ricerca, e perciò la loro formazione accademica si è svolta nel corso degli ultimi dieci anni. Ovvero esattamente il periodo durante il quale “studi di genere” sono stati istituiti come materie di insegnamento accademico nelle università. (Nei paesi di lingua tedesca ci sono più di 200 professori specialisti in “gender” o “studi queer”, quasi tutte donne)».

Scrive sempre la sociologa tedesca, «queste giovani donne conoscono solo una “scienza”, che è quella subordinata al fine di effettuare un cambiamento politico nella società ̶ e gli accademici sono visti come uno strumento politico finalizzato a servire la causa femminista e gli interessi LGBT. Questa cosiddetta “scienza” ha completamente reciso l’impegno accademico per la ricerca della verità ̶ che è ̶ o era ̶ la forza motrice della cultura europea».

La pubblicazione di tale report, se da un lato svela le crepe e le fragilità di una ideologia costruita sulle menzogne e la mistificazione, dall’altro dimostra la tenacia e la capacità organizzativa dell’offensiva gender. L’intenzione principale dei redattori è infatti quella di identificare carenze tattiche degli avversari per rilanciare la propria traballante strategia. Il gender non è infatti solamente un’elucubrazione teorica, ma prassi e azione politica scientificamente pianificata. Tuttavia, nella dura guerra culturale in atto i difensori dell’ordine naturale hanno alleato unico e formidabile, la verità: scientifica, naturale e morale. (Lupo Glori)
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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #21 il: Agosto 08, 2015, 15:50:34 pm »
La parte più interessante è questa:
gli autori del rapporto sono tutte giovani donne che appartengono alla generazione “millenium” nata intorno al 1980. Molti di loro sono in procinto di ottenere un dottorato di ricerca, e perciò la loro formazione accademica si è svolta nel corso degli ultimi dieci anni. Ovvero esattamente il periodo durante il quale “studi di genere” sono stati istituiti come materie di insegnamento accademico nelle università. (Nei paesi di lingua tedesca ci sono più di 200 professori specialisti in “gender” o “studi queer”, quasi tutte donne)».

Scrive sempre la sociologa tedesca, «queste giovani donne conoscono solo una “scienza”, che è quella subordinata al fine di effettuare un cambiamento politico nella società ̶ e gli accademici sono visti come uno strumento politico finalizzato a servire la causa femminista e gli interessi LGBT.

La pubblicazione di tale report, se da un lato svela le crepe e le fragilità di una ideologia costruita sulle menzogne e la mistificazione, dall’altro dimostra la tenacia e la capacità organizzativa dell’offensiva gender. L’intenzione principale dei redattori è infatti quella di identificare carenze tattiche degli avversari per rilanciare la propria traballante strategia. Il gender non è infatti solamente un’elucubrazione teorica, ma prassi e azione politica scientificamente pianificata. Tuttavia, nella dura guerra culturale in atto i difensori dell’ordine naturale hanno alleato unico e formidabile, la verità: scientifica, naturale e morale. (Lupo Glori)
Il gender prospera solo sulla nostra indifferenza e acquiescenza, sui punti ciechi nella nostra consapevolezza del femminismo. Per batterlo basterebbe ricordare la realtà naturale e sociale.
« Ultima modifica: Agosto 10, 2015, 18:04:46 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #22 il: Settembre 03, 2015, 23:38:48 pm »
Fonte : http://www.noaimatrimonigayinitalia.it/2015/09/03/allattamento-al-seno-per-uomini-lultima-follia-gender/

Se la natura non si piega al capriccio di chi vuol fare come se la natura non esistesse, in nome dell’ideologia gender, interviene la scienza oppure qualche scaltro inventore a proporre sul mercato un attrezzo decisamente.

Si parla tanto, del resto, sia di ideologia gender (che non esiste) e  di natura e di ecologia.

L’ideologia gender è “per natura innaturale”: non ha alcuna considerazione della biologia e della scienza, ma eleva a diritto e a pretesa il desiderio, il piacere e il capriccio.

Quindi ideologia gender e ecologia non vanno tanto d’accordo. Si pretende di dare concretezza a qualcosa di inesistente, irreale come “due mamme” o due papà”. E laddove la natura non cede il passo, si rimedia con la scienza scientista e prometeica che inventa la fecondazione artificiale e l’utero in affitto.

Un’altra bella invenzione (un po’ più facile ed economica, in realtà) è in vendita sul celebre sito per acquisti on line di nome Amazon: Mr. Milker, che letteralmente vuol dire qualcosa tipo “Signor Lattaio”.

Per soli 47$ e 50 cent ora ANCHE GLI UOMINI POSSONO ALLATTARE AL SENO!

In inglese: Mr Milker, Now Men Can Breastfeed.

Si tratta a quanto pare di una specie di giubetto dotato di appositi orifizi che – immagino – si riempia di latte per bambini. Magari latte materno comprato da qualche brava balia di queste moderne che offrono su internet il prezioso liquido in annunci destinati espressamente alle coppie gay.

Dalla pagina di Amazon:”Mr Milker è l’apparecchio originale per l’allattamento al seno, disegnato specificamente per gli uomini. Taglia unica, ma perfettamente vestibile,  incorpora due separati biberon facilmente assemblabili. Materiale atossico e privo di piombo. Consegna in due o tre giorni.

Chissà se potranno usarlo anche quelle mamme che non hanno latte, pur avendo il seno, e che finora si sono arrese alla natura e si sono accontentate del classico biberon…
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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #23 il: Settembre 03, 2015, 23:53:18 pm »
E dire che molte donne considerano l'allattamento al seno un impaccio, che lega intollerabilmente l'identità della donna all'accudimento della prole.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #24 il: Settembre 04, 2015, 14:24:15 pm »
Fonte: http://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/gender-fluido-o-valorizzazione-delle-differenze-sessuali/

Gli effetti sociali della diffusione della ideologia gender si possono già riscontrare sugli uomini d’oggi: soggetti spesso insicuri, alla ricerca della virilità.

Viviamo in una società disorientata, vittima di una generale confusione d’identità che ha portato enormi problemi sul piano sociale, economico, politico, ma soprattutto educativo. La questione è sotto gli occhi di tutti: quante sono le persone che sanno rispondere con sicurezza agli interrogativi: ‘Chi sono?’ e ‘Qual è il mio ruolo nella società?’.

Gli esiti? Uomini insicuri, deboli, in continua ricerca dell’approvazione altrui, incapaci di reagire ai problemi con polso, non presenti in maniera adeguata nell’educazione dei figli; e donne troppo spesso costrette ad assolvere compiti maschili – senza ovviamente poter delegare quelli femminili – e insoddisfatte della loro vita relazionale, affettiva e sessuale, nella quale si sentono poco amate e desiderate.

Lo scenario non è dunque roseo. Tuttavia la soluzione non risiede, come il gender mainstreaming vorrebbe farci credere, nell’annullamento acritico delle differenze sessuali, bensì in un recupero autentico delle caratteristiche proprie del sesso maschile e del sesso femminile.

Esattamente in questa direzione si è mosso Roberto Marchesini che, oramai qualche anno fa, ha dato alle stampe un libro specificatamente dedicato alla categoria maschile, dal titolo: Quello che gli uomini non dicono. La crisi della virilità (Edizioni SugarCo).

Nel testo lo psicologo e psicoterapeuta analizza il fenomeno emergente della crisi dell’uomo, inteso come maschio, che appare spesso “[…] debole, stanco, demotivato, passivo, solo. E triste. […] È una crisi della virilità. Intesa come disponibilità a rischiare la vita per salvarla, per salvare l’onore (cioè la dignità umana), per la fedeltà ai propri valori; intesa come assertività, coraggio, fortezza. […] La crisi della virilità è per l’uomo una crisi d’identità: egli non sa più chi è, come è, come dovrebbe essere e come lo vogliono gli altri. Ci prova ad accontentare tutti, ma non funziona: sembra che nessuno sia contento di lui. E questo lo fa soffrire” (Op. cit., pp. 12-13).

Questa crisi della virilità pone le radici sul finire dell’Ottocento. Sulla scorta della Rivoluzione francese e delle diverse ondate del Femminismo, “seguendo gli assiomi (tipicamente femminili) del dialogo a ogni costo e del rifiuto degli estremismi, l’uomo ha dimenticato la sua relazione complementare con la donna, e ha cominciato a credere alla dialettica tra i sessi, nella quale a lui spetta il ruolo di cattivo. È nato così l’uomo ‘pentito’ che, solo perché è un uomo, chiede scusa alle donne e alla società per colpe che non ha commesso; e lo fa a nome di tutti gli uomini, senza che nessuno glielo abbia chiesto o lo abbia autorizzato. L’uomo pentito aborre ogni caratteristica virile, e fa di tutto per disfarsene: si depila e ammorbidisce la pelle, marca la linea degli occhi, cerca il compromesso a ogni costo, persino a scapito dei princìpi, diventa incapace di un ‘no’, di difendere la verità, gli altri, se stesso” (p. 39).

Eppure questa non è l’ultima parola. Tornare a essere uomini e donne è possibile, anzi è doveroso.

Infatti Marchesini, come in ogni buon manuale, propone un decalogo di “indicazioni, il più possibile concrete, per aumentare la consapevolezza della propria virilità” (p. 93). Sono consigli apparentemente scontati – che vanno dal coltivare le amicizie maschili, a esprimere se stessi, a smettere di autocommiserarsi – ma che possono aiutare gli uomini a tornare a essere tali. Con gradualità, ovviamente, ma con virile tenacia e il coraggio.

Giulia Tanel
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Online Massimo

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #25 il: Settembre 04, 2015, 14:29:11 pm »
Questa società ha operato per avere un risultato del genere e adesso se ne lamenta? Per ovviare al problema la soluzione c'è:
il crollo della civiltà occidentale oramai prossimo. E le cose torneranno a posto.

Offline Vicus

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #26 il: Settembre 04, 2015, 15:16:06 pm »
Tema importante e ottima diagnosi, senz'altro un libro interessante. Purtroppo il rimedio sa un po' di manuale di automiglioramento di cui si è parlato in altro topic:
1. Coltivare amicizie maschili=frequentare uomini altrettanto insicuri
2. Esprimere se stessi (posto che esista un sé da esprimere)=esprimere il proprio disorientamento
3. Smettere di autocommiserarsi=non risolve il problema di fondo
Pochi testi hanno il coraggio di affermare che nessun progresso è possibile finché si accetttano gli assunti di una società per cui il maschile è un disvalore, e dove il solo ruolo per la gran parte degli uomini è un lavoro robotico in una multinazionale (ottenuto dopo accurata selezione e formazione, onde accertarsi che nulla rimanga di maschile e di umano), onde mantenere la ex e il suo amante. La giornalista (donna) bela della mancanza di uomini, ma si guarda bene dal suggerire cambiamenti sul versante femminile.
L'unico modo per acquisire consapevolezza maschile è la radicale messa in discussione degli assunti di questa società, e la creazione di realtà sociali alternative, con valori maschili ed umani autentici. Opzione questa ben conosciuta ma per il momento dirottata nel virtuale (videogiochi) e in futili camere di compensazione (battaglie in costume, esplorazioni del sottosuolo ecc.)
Ottimi libri che affrontano queste tematiche e si leggono d'un fiato sono Desocializzazione di Matthew Fforde (ed. Cantagalli), Dissociété di Marcel de Corte (ed. Perrin), oltre che l'eccellente Art of Being Ruled di Wyndham Lewis (ed. Black Sparrow).
« Ultima modifica: Settembre 05, 2015, 01:11:49 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #27 il: Settembre 04, 2015, 19:32:58 pm »
Non mi sembra che il Marchesini scopra chissà che, perché di libri del genere ne son stati scritti parecchi in passato, a partire da Claudio Risé.*
Quello che però non viene mai sottolineato in questi libri, è che tali discorsi riguardano esclusivamente i bianchi occidentali; non i bianchi orientali, tantomeno i gialli, men che meno i negri.

Peraltro, chi di dovere, "dimentica" regolarmente di evidenziare le responsabilità femminili (non solo femministe ma femminili...) in tutto ciò.

E già che ci sono, una domanda: le migliaia e migliaia di migranti che stanno approdando in Europa, che impatto avranno nella società europea...? Modificheranno i rapporti tra i due sessi ?
Cosa dicono i sopracitati esperti al riguardo ?

@@

*
http://www.ibs.it/code/9788870316285/riseacute/essere-uomini.html



A proposito di puttanate femminil-femministe:
http://www.spaziodonna.com/coppia-cosi-fragile-e-cosi-macho_1622.php
Citazione
In difesa della fragilità del maschio. Da tempo sociologi, psicologi e giornalisti dibattono sul tema fondamentale della crisi del maschio. La cui virilità, e quindi identità, sembra sempre più schiacciata da una donna perennemente, e a volte malinconicamente, in carriera. Una donna mascolinizzata che sa fare tutto, dallo politica allo sport, meglio di quello che, nei due millenni precedenti, è sempre stato il sesso dominante.

Dico: una donna mascolinizzata "che sa fare tutto, dalla politica allo sport, meglio di quello che, nei due millenni precedenti è sempre stato il sesso dominante"...

Ma come si fa a scrivere simili stronzate ?
Son veramente delle povere mentecatte.

http://www.repubblica.it/online/societa/uomo/uomo/uomo.html
« Ultima modifica: Settembre 04, 2015, 19:46:37 pm da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline Warlordmaniac

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #28 il: Settembre 04, 2015, 21:16:23 pm »
Questa società ha operato per avere un risultato del genere e adesso se ne lamenta? Per ovviare al problema la soluzione c'è:
il crollo della civiltà occidentale oramai prossimo. E le cose torneranno a posto.
Questo è parlare.

Offline ilmarmocchio

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Re:Articoli vari sul gender
« Risposta #29 il: Settembre 04, 2015, 21:20:19 pm »
sociologi, psicologi, giornalisti : mancano gli astrologi.
Un cumulo di cazzate , comprese le tesi  di Marchesini .
Vuol vendere qualche copia ? bene, ma non ci ammorbi con le solite cazzate.
La maschilità è da 40 anni sotto tiro, e gli uomini dovrebbero mettersi in gioco, agire, ecc ?
Ma che la smetta di scrivere .
Dovrà crollare questa civiltà di eunuchi e allora tutto si sistemerà.
Così vedremo anche il valore delle donne.
Vedrete che bel vedere sarà :doh: