Autore Topic: Riflessioni estemporanee sul ruolo maschile  (Letto 4974 volte)

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Offline Cavalier Serpente

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Re:Riflessioni estemporanee sul ruolo maschile
« Risposta #15 il: Ottobre 02, 2014, 12:50:28 pm »
La Repubblica, 2 Ottobre 2014

Troppi pericoli
per Obama
salta la poltrona
di Miss Sicurezza



NEW YORK UN INTRUSO penetra indisturbato
nella CasaBianca. Un altro spara
alle finestre. Un pregiudicato
prende l’ascensore. Il Secret
Service nella bufera, la sua capa
Julia Pierson si dimette.
ALLE PAGINE 42 E 43
CON UN ARTICOLO
DI FLORES D’ARCAIS


UN intruso penetra
indisturbato nella
Casa Bianca, arriva
a pochi metri
dalla sua camera
da letto. Un altro spara e colpisce
le finestre del suo appartamento.
Un pregiudicato armato
prende l’ascensore insieme a
lui. Il Secret Service nella bufera,
la sua capa Julia Pierson è costretta
a dimettersi dopo che il
Congresso l’ha accusata di negligenza
grave, incompetenza,
quasi alto tradimento. E al centro
c’è Lui, il “corpo mistico” del
presidente, oggetto di una protezione
che si presumeva
straordinaria, circondata a sua
volta di leggende, miti. E paure
inconfessabili. In questo scandalo
che distrugge la reputazione
del Secret Service e decapita
il suo vertice c’è un non-detto, il
tema che aleggia negli infuocati
dibattiti parlamentari, nell’attenzione
quasi morbosa dell’opinione
pubblica e dei media.
È l’assassinio di Barack Obama.
L’uccisione del primo presidente
nero nella storia degli Stati
Uniti. Peggio che John Kennedy
a Dallas nel 1963? Un evento simile
forse ricorderebbe
Abraham Lincoln, precipiterebbe
in un baratro quest’America
che non ha davvero superato
le ferite razziali (vedi Ferguson).
Solo un deputato di destra,
il repubblicano Jason Chaffetz
dello Utah (lo Stato dei mormoni
e di Mitt Romney), ha evocato
il tabù. Chaffetz, che presiede
la commissione di vigilanza
sul Secret Service alla Camera,
ha detto durante le audizioni
sullo scandalo: «Le parole non
sono abbastanza forti per esprimere
l’indignazione che sento,
verso la sicurezza minacciata
del presidente e della sua famiglia.
La sua vita era in pericolo.
Questa nazione sarebbe molto
diversa oggi, se quell’uomo
avesse usato la sua arma». Si riferiva
all’incidente dell’ascensore.
Avvenuto, ironia della sorte,
mentre Obama andava a fare
il punto sulle strategie di prevenzione
per salvare gli americani
dal contagio del virus Ebola,
al Center for Disease Control
di Atlanta. Il presidente sale su
un ascensore circondato dagli
uomini della scorta. Ma c’è anche
uno sconosciuto. Che usa il
cellulare. I bodyguard gli chiedono
di spegnerlo, in base al
“protocollo” di sicurezza nelle
vicinanze del presidente. È solo
perché l’energumeno si rifiuta
di fare un gesto così banale, che
lo fermano e lo interrogano: era
armato e pregiudicato. Erano
passati solo pochi giorni dall’altro
incidente, l’intruso penetrato
molto addentro alla Casa
Bianca, e ormai tutta l’America
ne conosce a memoria il percorso.
Come se fosse la profanazione
di un luogo magico, leggendario,
protetto (credevamo) da
un’aureola di sacralità. L’intruso
non fa acrobazie alla Tom
Cruise in Mission Impossible,
non è l’Uomo Ragno che scala in
verticale i muri. No, entra dall’ingresso
principale come fosse
un capo di Stato straniero:
North Portico. Supera la Entrance
Hall, poi la Cross Hall, i
saloni di rappresentanza. Punta
dritto verso l’area più privata,
la residenza della First Family.
Arriva alla East Room, ormai
in vista delle tre stanze da
letto dove dormono i coniugi Barack
e Michelle, le figlie (i quali
a onor del vero non sono lì in
quel momento). Un agente comincia
a rincorrerlo solo nel corridoio
della Cross Hall, ci mette
un po’ prima di bloccarlo. Ormai
quel percorso a ostacoli, come
in un videogame, lo conosciamo
tutti, dopo centinaia di simulazioni
proiettate da tutte le tv
d’America. Anche noi, in qualche
modo, abbiamo profanato il
santuario. Colpisce la discrezione
di Obama, il meno loquace di
tutti i politici, avaro di commenti
sulla débacle del Secret
Service anche dopo avere accettato
le dimissioni della Pierson,
ringraziandola in una telefonata
personale. Parlare del
proprio “corpo mistico” è imbarazzante?
Anche prima che arrivasse
Obama, cioè il presidente più vulnerabile
della storia (lo dicono i
dati raccolti dall’intelligence Usa
sulle minacce di morte ritenute
credibili), la sicurezza dell’inquilino
della Casa Bianca era circondata
da un alone di leggenda. Perfino
il nome della sua scorta, lo dice. Secret
Service. In qualsiasi altro paese
si traduce in “servizio segreto”,
che qui è l’intelligence e cioè la Cia.
Mi chiedete se ho mai pensato al matrimonio? Mai!!
E che so' diventato matto?
E che faccio, mi metto un'estranea* dentro casa? (cit. Alberto Sordi)
*Nota personale: "NEMICA" è più consono ed adatto. "Estranea", per uno degli strani casi del destino potrebbe anche essere una brava persona.

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Re:Riflessioni estemporanee sul ruolo maschile
« Risposta #16 il: Ottobre 02, 2014, 13:06:50 pm »
La Repubblica, 2 Ottobre 2014

Troppi pericoli
per Obama
salta la poltrona
di Miss Sicurezza



NEW YORK UN INTRUSO penetra indisturbato
nella CasaBianca. Un altro spara
alle finestre. Un pregiudicato
prende l’ascensore. Il Secret
Service nella bufera, la sua capa
Julia Pierson si dimette.
ALLE PAGINE 42 E 43
CON UN ARTICOLO
DI FLORES D’ARCAIS


UN intruso penetra
indisturbato nella
Casa Bianca, arriva
a pochi metri
dalla sua camera
da letto. Un altro spara e colpisce
le finestre del suo appartamento.
Un pregiudicato armato
prende l’ascensore insieme a
lui. Il Secret Service nella bufera,
la sua capa Julia Pierson è costretta
a dimettersi dopo che il
Congresso l’ha accusata di negligenza
grave, incompetenza,
quasi alto tradimento.

Non si è proprio dimessa...
Le hanno detto: "o te ne vai tu, da sola o ti ci mandiamo noi.... Fai Lei...."
Vnd [nick collettivo].