Lo "scienziato" femministiello in questione è Telmo Pievani. Un altro "esemplare" che, CASUALMENTE, fa parte dell'UAAR...
Naturalmente, gli auguro "ogni bene" , siamo sotto Natale e il femminista avrà vita lunga per godersi il bene.
http://it.wikipedia.org/wiki/Telmo_PievaniQui invece c'è qualcuno che lo critica:
http://www.lintellettualedissidente.it/rassegna-stampa/lultima-affermazione-del-darwinismo-il-maschio-e-inutile-una-tesi-irresponsabile/http://www.enzopennetta.it/2014/12/lultima-affermazione-del-darwinismo-il-maschio-e-inutile-una-tesi-irresponsabile/http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=78599L’ultima affermazione del darwinismo: “il maschio è inutile”. Una tesi irresponsabile.
Insomma capito come funziona la scienza secondo gli autori? Si prende la rana pescatrice (qualche insetto, ragni ecc…) e si generalizza a tutti gli altri, si opera in pratica quello che viene chiamato “cherry picking”, la scelta di quei casi che fanno gioco e si ignorano tutti gli altri (molti di più) che invece non confermano la tesi che si vuole dimostrare.
DI ENZO PENNETTA - 19 DICEMBRE 2014
“La scienza è arrivata a una conclusione un po’ sconcertante: ovvero che se c’è un sesso debole in natura è quello maschile, non quello femminile. Il sesso maschile è accessorio.” Questa dichiarazione è stata rilasciata nel corso di un’intervista sul libro “il maschio è inutile” del prof. Telmo Pievani al quotidiano Metro. E’ un’affermazione impegnativa dire “la scienza è arrivata a una conclusione“, un’affermazione che impegna a fornire la dimostrazione scientifica di quanto si sostiene, previa definizione del termine “forte”.
Ho letto per intero il libro e la “dimostrazione” riportata con grande sicurezza si baserebbe su una serie di casi particolari riguardanti pesci, insetti, ragni, la foca, l’ “elefantessa marina” (sic!) ecc… che a parere dei due autori dimostrerebbero la tesi del libro. La vetta viene raggiunta dall’esempio della rana pescatrice i cui maschi si fondono con il corpo della femmina diventando letteralmente degli “scroti ambulanti” (pag. 17). Insomma capito come funziona la scienza secondo gli autori? Si prende la rana pescatrice (qualche insetto, ragni ecc…) e si generalizza a tutti gli altri, si opera in pratica quello che viene chiamato “cherry picking”, la scelta di quei casi che fanno gioco e si ignorano tutti gli altri (molti di più) che invece non confermano la tesi che si vuole dimostrare.
Questo modo di procedere è tanto più sconcertante quanto più proviene da chi dovrebbe divulgare la scienza e il metodo scientifico, è però d’altra parte utile per capire come funzioni attualmente un certo mondo scientifico: scegliendo i casi ad hoc si può dimostrare qualsiasi tesi.
Ma quel che è più grave è che viene passato il messaggio che quel che riguarda pesci, insetti, ragni ecc… valga anche per la specie umana, questo oltre ad essere un grossolano errore scientifico è anche un messaggio irresponsabile in quanto va a interferire su un aspetto psicologicamente molto sensibile come quello dell’autostima. Questo aspetto è particolarmente grave in quanto i due autori conducono “Big Bang”un programma scientifico sulla rete DeaKids dedicata ai ragazzi.
Dire che “il maschio è inutile” a degli adolescenti che ripongono fiducia nella fonte dell’informazione è un atto potenzialmente destabilizzante e irresponsabile.
Una volta constatato che si giunge a fare affermazioni destrutturanti riguardo l’essere umano basandosi su quanto avviene in animali che nulla hanno a che vedere con la specificità umana, il libro opera anche una sorta di “pars construens” fornendo una serie di esempi di come dovrebbero comportarsi i maschi umani per rispondere alla loro prossima e “scientificamente dimostrata” estinzione. Ecco che allora si sviluppa una galleria di personaggi che definire “sigolari” è il più delle volte riduttivo, si va da chi si è riciclato come “gigolò” (immaginiamo se si fosse dato questo consiglio alle donne quali sarebbero state le reazioni?), chi ha abbandonato il lavoro di commerciante per mettersi a cercare sassi lungo un fiume, chi è diventato “body painter”, chi invece se ne va in giro per il mondo a dipingere la faccia del personaggio televisivo “Arnold” sui muri per vedere se la gente sorride guardandolo, chi ha pensato bene di andare a vedere se le targhe con le vie contengono errori, altri fanno massaggi per strada a Parigi, c’è poi chi passa il tempo a mettere delle pietre in equilibrio una sull’altra, ma è una possibilità anche andare per il mondo a fotografare gente che si bacia o, perché no, andare sulla spiaggia a cercare bottiglie vuote o suonare fette d’albero sul giradischi… fermiamoci qui.
Ma davvero gli autori darebbero queste indicazioni ai propri figli? E ancora, perché allora non danno per primi il buon esempio?
O forse il buon esempio l’hanno già dato, pubblicare un libro come “il maschio è inutile” è probabilmente assimilabile a tutte le attività alternative che sono state sopra elencate.
Un messaggio negativo, oltre che scientificamente ingiustificato, quello che viene veicolato dal libro “il maschio è inutile”, un’operazione della quale non si sentiva il bisogno.
Il suggerimento del libro è un invito alla fuga dalla responsabilità, come afferma Francesco Piccolo dalle colonne del Corriere della Sera (riportato da Dagospia) :
“In realtà, a conti fatti, questa storia dell’utilità dell’inutile è sensata. Tutto quello che desidera un essere umano adulto responsabile (uomo o donna che sia) è essere libero da responsabilità. Partire dall’irresponsabilità della fanciullezza, entrare nel periodo della responsabilità, e fare di tutto per uscirne al più presto, e con danni minimi”.
Per tutti coloro che non credono a questa pseudoscienza (al riguardo aspettiamo che intervenga il CICAP sempre così solerte a segnalare i casi di pseudoscienza), per tutti quelli che non pensano che l’aspirazione di un uomo sia quella di essere liberato dalla responsabilità ma semmai assumere delle responsabilità, vogliamo dare una visione diversa del ruolo del maschio e ancor più del ruolo di padre. Si tratta di un brano di Charles Peguy (1873-1914): “Il padre di famiglia” (con link al PDF), dal quale è tratto il seguente brano:
“Ma lui, che naviga, che è obbligato a governare la nave su questa rotta immensamente larga, lui solo non può assolutamente passare senza che la fatalità si accorga di lui. E allora è lui che è coinvolto nel mondo, e lui solo. Tutti gli altri possono infischiarsene.
Lui solo paga per tutti. Capo e padre di ostaggi, anche lui stesso è sempre ostaggio. Che importa agli altri di guerre e rivoluzioni, guerre civili e guerre straniere, l’avvenire di una società, ciò che accade alla città, la decadenza di tutto un popolo. Non rischiano mai altro che la testa. Niente, meno di niente.”
Ai ragazzi e agli uomini contemporanei le due alternative: seguire l’invito a diventare scroti ambulanti o quello a essere veri avventurieri. A voi la scelta.