Provo a dire la mia senza schierarmi e senza voler alimentare fazioni. Ovviamente non condivido il fatto che lo si chiami "coglione" per non aver calcolato il tutto. Non è sbagliato in sé rifiutarsi di adeguarsi ad uno stato di cose che si ritiene essere lesivo di alcuni diritti, quali che siano le conseguenze.
Io credo che in Italia la politica non si faccia più, il nostro Paese è diventato un contenitore dove si recepiscono passivamente le "idee" politiche maturate altrove. Parlo di un cambiamento culturale indotto dall'estero.
Innanzitutto credo che il gesto in sé non possa mai esser catalogato come sessista - posto che l'abbia fatto ma non mi sento di escluderlo - un gesto raramente è sessista (a meno che non si usi un giornale a tiratura nazionale per fare articoli contro le donne, ovvio).
Per dimostrare ciò basta tornare alle radici, alla definizione stessa di sessismo, c'è bisogno non solo che il gesto squalifichi una donna o la insulti, altrimenti tautologicamente avrei descritto un insulto, per averci sessismo c'è bisogno che un qualcosa subordini nell'idea di chi lo fa tutta la categoria delle donne a quella degli uomini.
Badate bene ci può essere sessismo anche in assenza di un insulto. Se io dicessi: "brava sei stata magnifica, hai fatto un lavoro eccellente, il coraggio di certo non ti manca ma il tuo operato non sarà mai all'altezza di quello di un uomo" sarebbe una frase sessista la quale contiene 3 elogi e 0 insulti. Questa precisazione non è secondaria, perché semanticamente nei nostri tempi vale sempre il dover rimarcare un qualcosa in maniera duplice per dare un senso preciso e talvolta distorto ad un concetto (gesto sessista, bu razzista, terrorismo mediatico, giustizia politicizzata ecc ecc).
In secondo luogo ammesso che l'abbia fatto - e io lo sto ammettendo - avrebbe insultato UNA donna e mai una categoria, mai.
In terzo luogo non è un insulto il gesto del pompino, se così fosse sarebbe difficile conciliare questa visione con qualsivoglia lotta ai diritti ad esempio dei gay, non è vero? D'altronde non è certo un qualcosa che fanno milioni di donne e uomini giornalmente?
Detto ciò vorrei affrontare il problema con un certo pragmatismo, è inutile resistere a queste cose o voler ritornare nostalgicamente ai tempi in cui un insulto era un insulto. Ormai i tempi sono maturi per le forze del cambiamento, inutile combatterle. Gli stessi senatori non possono esimersi dal condannare i gesti che se minimizzati porterebbe a gravi perdite in termini di voti.
Basti pensare che un gesto assume una connotazione diversa a seconda del destinatario e questo cozza un po' con il concetto di uguaglianza, se fosse stato rivolto ad un uomo eterosessuale non sarebbe successo tutto ciò, se invece viene rivolto ad una donna eterosessuale o ad un gay fa scalpore, e stranamente lo farebbe anche se fosse rivolto ad una lesbica va be'...
Morale della favola bisogna trovare un qualcosa per cui valga la pena combattere a favore. Chi combatte contro perde sempre, chi combatte a favore mai.
L'assist l'ha dato la presunta offesa chiamandolo "porco"... Ecco, questo è un qualcosa per cui combattere. D'altronde se uno chiama troia una donna oggigiorno è considerato sessista non è vero? Allora bisogna combattere affinché il genere maschile non venga mai più accostato ad una parola denigrante come "porco" e pretendere le scuse da dette senatrici a nome di tutti gli uomini.