”Ci sono 3 modi per dire le bugie,le bugie ,le bugie sfacciate,e le statistiche(femministe)”

COME SMONTARE IL GENDER GAP IN 5 MINUTI

”Ci sono 3 modi per dire le bugie:le bugie,le bugie sfacciate,e le statistiche”
Benjamin Disraeli

”Il femminismo rientra nella categoria delle bugie dette con la statistica,ovvero le più subdole”

Enrico Fiorini
gender_gap3D Fragezeichen, Figur, Comic

La matematica è la regina delle scienze, perchè di fronte alla sua perfezione non ci si può porre che in uno stato di ”quasi-religiosa” contemplazione, giacchè è l’unico prodotto della mente umana che fornisce risultati NON DISCUTIBILI, NON MANIPOLABILI, NON RELATIVI.

 2+2 fa 4 per tutti, e non potrebbe, grazie al cielo, essere diverso. 2+2 non può che fare 4 per tutti, neri, bianchi, comunisti, fascisti ecc… e non si può costringere la matematica a dire che 2+2 fa 5, perchè lei, la nobile aristocratica regina delle scienze ti umilierà ogni volta che proverai a tirarla per il colletto, tentando di farle dire quello che non può o non vuole dire.

Non è così per la sua sorella meno nobile: la statistica. La quale si nutre della stessa sostanza della matematica, il numero, ma lo fa nel tentativo di cogliere non già la misura esatta della realtà in assoluto, ma l’approssimazione, le tendenze, il relativo e non l’assoluto.

Alla matematica il regno superbo e semidivino dell’assoluto, alla statistica il compito ingrato di rapportarsi con il relativo e di fare affermazioni di tipo probabilistico con, come unica certezza, la misura esatta dell’errore contenuto in quelle stesse proposizioni.

Così poco nobile, così proletaria, così se vogliamo ”beta”, la statistica china il capo e si vende al miglior offerente, con la statistica infatti si può dire tutto e il contrario di tutto a seconda di come si raccolgono i dati e li si comparano, CON UN’UNICA DIFFERENZA IMPORTANTE: CHE IL LETTORE NON PREPARATO CHE LEGGE UNA STATISTICA, AVENDO A CHE FARE CON UN NUMERO, PENSERA’ DI AVERE A CHE FARE CON IL MONDO DELLE CERTEZZE INCONTESTABILI E NON DELLE OPINIONI.

Eccoci di fronte al supremo inganno dell’epoca moderna, tant’è che anche Keynes quando si stufò dei cialtroni che tiravano la statistica per il colletto ebbe a dire la famosa frase: ”SI ATTACCANO AI NUMERI COME GLI UBRIACHI AI LAMPIONI”.

Prendiamo dunque uno dei piatti forte della statistica-lampione a cui le nostre ”illuminate” femministe ubriache amano aggrapparsi: ”la differenza di stipendio fra uomini e donne, quantificata talvolta del 30%, talvolta del 20%, talvolta del 40% non si capisce mai bene come…”

Ora nel 2009 era comparso uno studio serio che per la prima volta aveva quantificato in 2% il differenziale salariale, ovvero ciò che in statistica verrebbe definito ”statisticamente non significativo”

Stipendi, è parità tra uomini e donne

Perchè dunque questo studio contraddice centinaia di altri che quantificavano la differenza in percentuali ben più congrue?

Il punto è che quella professoressa ha fatto quello che avrebbero dovuto fare tutti coloro che redaggono statistiche, OVVERO ELIMINARE I FATTORI CONFONDENTI.

IN GENERE IN UNO STUDIO BEN FATTO PER EVITARE I FATTORI DI CONFONDIMENTO BISOGNA DIVIDERE LE DUE POPOLAZIONI E CONFRONTARLE DIVIDENDOLE IN CLASSI

Ora per farmi capire farò un esempio semplice, banale, terra-terra facendo una comparazione fra due automobili che conosciamo tutti.

Se io elaboro i dati grezzi statistici sul numero di incidenti sulla Mini e il numero di incidenti sulla Panda, ne deduco che i dati grezzi mi dicono che le Pande fanno incidenti il 20% in meno rispetto alle Mini.

Uno statististico che volesse sfruttare questa differenza potrebbe urlare ai 4 venti: “La Panda è più sicura! Pensate che le persone che guidano la Panda fanno il 20% di incidenti in meno!”

Ma questo pur essendo vero in sè, è un modo di distorcere la realtà:

Se infatti dividiamo le popolazioni che guidano per fasce d’età,  cioè divise per classi di età, ovvero
18-30
30-50
50-70

Scopriremo che in realtà la Mini presenta un numero di incidenti RELATIVAMENTE MINORE rispetto alla Panda, ma essendo guidata, a differenza della Panda, da un target di popolazione prevalentemente giovane tra i 18-30, che è più spericolata e meno prudente, tende a riportare un numero grezzo di incidenti superiori.

Il punto dunque NON E’ LA MINI O LA PANDA IN SE’, MA CHI LE GUIDA, E COME LE GUIDA.

Per le differenze di stipendio, per chi non ha i prosciutti sugli occhi, COME E’ OVVIO ASPETTARSI, VALE LO STESSO DISCORSO DELLE MACCHINE.

PERCHE’ NON E’ IMPORTANTE SOLO CHIEDERSI SE A PRENDERE QUELLO STIPENDIO SIA UN UOMO O UNA DONNA. E’ MOLTO PIU’ IMPORTANTE CHIEDERSI QUANTO LAVORA, COME LAVORA, CHE QUALIFICHE HA E CHE MANSIONI OCCUPA. DIVISO PER CLASSI, COME HA FATTO LA PROFESSORESSA, IL  GENDER GAP MAGICAMENTE … SCOMPARE!

ma  guarda un pò che strano…

Noi uomini beta non siamo mai caduti nell’inganno della statistica farlocca femminista perchè la nostra tradizione storica ci porta NATURALMENTE A DIVIDERE L’UMANITA’ IN CLASSI CHE UN TAL UOMO BARBUTO, AL SECOLO PARE SI CHIAMASSE KARL MARX, EBBE A CHIAMARE CLASSI SOCIALI.

Proponiamo dunque uno studio più interessante di quelli femministi, il cui oggetto di indagine non è il finto gender gap, ma la differenza di stipendio fra i figli di persone appartenenti a classi sociali diverse, maschi e femmine indifferentemente …

Ne emergerebbe forse un quadro più realistico dell’immobilismo sociale italiano, che qualcuno TENTA ABILMENTE DI COPRIRE LANCIANDO PERIODICAMENTE IL FUMO NEGLI OCCCHI DEL ”GENDER GAP”  ALLE CLASSI SOCIALI INFERIORI, LE QUALI ABBOCCANO E CHIEDONO ”IL PRESIDENTE ”DONNA”…

Peccato che poi si chiami Clinton e sia ricca da 30 generazioni.

L’inganno è riuscito, complimenti, la lotta di classe, buttata via in un angolo del cassetto; chi ci crede più, nei tempi della quota ”rosa”, anzi ”dana-rosa”?

P.S.

Questo post è dedicato a Papa Bergoglio, figura pregevolissima che tuttavia dovrebbe prendere l’abitudine di affidarsi alla luce di Cristo, anzichè aggrapparsi ai lampioni delle statistiche svitate femministe; un auspicio, che la luce dello Spirito Santo lo illumini di modo che egli non abbia più ad aggrappapparsi alla flebile luce dei lampioni femministi ma veda finalmente la realtà con chiarezza.

Speciale 8 marzo:ne uccide più il femminismo del femminicidio

NE UCCIDE PIU’ IL FEMMINISMO DEL FEMMINICIDIO

E’ la giornata mondiale della donna e cominciano a fioccare ovunque i bollettini sulle ”drammatiche” condizioni in cui versano le donne anche nel nostro emancipato occidente.

Fra le tante lagnerie riprese e puntualmente copiate dagli anni scorsi senza troppo sforzo dai ”giornalisti” qualcosa di veramente nuovo e reale (e allarmante per davvero) ha attirato la mia attenzione,quando ho letto questa ricerca di bloomberg

http://www.bloomberg.com/news/articles/2015-03-05/health-what-s-killing-white-women-

In questo articolo  si esprimeva preoccupazione per un nuovo trend sconosciuto che sta allarmando realmente gli epidemiologi statunitensi,e non si tratta della solita cagnara del femminicidio, che esiste più che altro nelle tv e nei giornali,ma che più di tanto non può allarmare gli epidemiologici e la gente che si occupa seriamente di statistiche sulla mortalità per la semplice ragione che aldilà del clamore mediatico dei fatti di cronaca non esiste nessun reale trend di incremento delle donne morte per omicidio,anzi come spiega l’articolo di bloomberg la mortalità per omicidio delle donne bianche (la categoria oggetto dello studio) è semmai in calo.

Il trend in oggetto dell’analisi dell’articolo è un’insospettabile e inaspettato incremento della mortalità delle donne bianche dai 15 ai 54 anni,l’articolista cerca di enucleare una causa ma non ci riesce,e allora noi vogliamo aiutarlo,e vogliamo in questa giornata della donna,preoccuparci anche noi della salute della donna,suggerendo all’articolista il fattore occulto che sfugge a ogni classificazione e sta uccidendo le donne,in misura superiore a qualsiasi altra cosa precedente,glielo vogliamo suggerire perchè noi uomini,lo conosciamo molto bene,dato che la nostra mortalità è molto più alta di quella femminile e noi viviamo 6 anni in meno dell’altro sesso.

A torto cercata nei geni le ragioni di questa differenza risiede altrove,a darcene spiegazione è Marc Luy sociologo dell’università di Rostock,autodefinitosi ”ricercatore della mortalità”,che ha pensato bene di andare ad indagare le differenze di mortalità e di longevità nei conventi e nei monasteri,dove le condizioni di vita e gli stress a cui sono sottoposti uomini e donne sono più o meno gli stessi rendendosi conto con sua somma sorpresa,che qui la mortalità e la vita media di uomini e donne erano identici.

La mortalità delle donne è sempre stata secolarmente più bassa rispetto a quella maschile e anche l’introduzione degli antibiotici e della sterilità in sala operatoria non hanno fatto che allargare questo divario,ma ora qualcosa sta cambiando,le mortalità di donne e uomini stanno convergendo,nel peggio ovviamente,perchè sono le donne che stanno raggiungendo la mortalità maschile e non viceversa.

Perchè si chiederà il lettore,qual è questo fattore occulto che le uccide?

E noi gli rigiriamo la domanda,perchè te lo chiedi solo adesso che stanno incominciando a morire le donne?

Hai avuto secoli di tempo per chiederti perchè la mortalità degli uomini fosse così alta rispetto a quella delle donne,e non te lo sei mai chiesto,hai sempre creduto che fosse la natura (il sesso ”veramente forte”dicevano le femministe),e non ti sei mai posto il problema,era normale che fosse così.

Hai sempre creduto che l’uomo fosse il genere privilegiato,e che quindi quando il femminismo avesse diviso ”i privilegi” ,le donne queste sarebbero state senz’altro meglio…

ma forse non è andata interamente così,i tanto agognati ”lavoro e carriera” e tutti gli altri skill maschili di cui le donne erano impazienti di impossessarsi ,forse non stanno avendo gli effetti tanto desiderati,in primo luogo sulla loro salute…

e considerate pure che le femministe si sono guardate bene dal rivendicare tutti quei lavori maschili ad alta mortalità ”esplicita” come il muratore o il minatore,e nonostante questo si ritrovano a fronteggiare una mortalità ”implicita” che non avevano calcolato, anche facendo lavori senza un tasso di mortalità esplicita come l’avvocata o la dottoressa…

Ma che ci volete fare,il fattore occulto, è proprio la fontana del ”privilegio” maschile” a cui avete voluto abbeverarvi,ed è questa fontana di eterna giovinezza,che vi garantirà senz’altro una vita migliore,e un’aspettativa di vita più lunga,o no?

D’altronde se si diventa come un privilegiato,non si può che migliorare.

Care donne,un buon 8 marzo,di riflessione,VERA,e non delle solite scempiaggini ripetute a disco rotto,non potrà che giovare alla vostra salute,non necessariamente chi ti blandisce e ti lusinga a farti del bene.

P.S.

il fatto che questa mortalità colpisca soprattutto le donne bianche e non quelle di altre nazionalità è uno degli indizi fondamentali che mi hanno spinto a scrivere l’articolo,sono soprattutto le donne bianche quelle più influenzate dal femminismo rispetto alle nere orientali o ispaniche,e in particolar modo QUELLE PIU’ E MEGLIO INTEGRATE NEL MONDO DEL LAVORO.

Arbeit macht frei diceva qualcuno,ma chi entrava in quel cancello sapeva di essere vittima di una parodia,curioso che qualcuno dopo 60 anni di distanza entri nel lager ”’volontariamente” credendo di ”liberarsi” lavorando.

Ma si sa la storia, prima ancora che tragedia è parodia.

 

diritto di vita

soprano.v01

Un noto soprano , coinvolta nel disastro del traghetto Norman Atlantic , ha rilasciato pesanti accuse riprese  tra l’altro

qui

Ha lei stesso detto che c’era gente meno fortunata, ecc…

Avrebbe potuto donar loro un pò di quella fortuna avara di sè e NON arrampicarsi sull’elicottero della salvezza.

Oppure, la di lei salvezza era atto dovuto ed inesorabilmente preponderante sulla salvezza dei meno fortunati ?

E’ proprio vero il detto che afferma :

non ci sono femministe sulle navi che affondano

 

 

Lo scienziato con la camicia sessista

Eh si, talvolta troviamo cose scritte così bene, che potremmo averle scritte noi!

Copia-incollato da qui: http://www.keinpfusch.net/2014/11/nsfw-bimbo-from-deep-67p.htm

L’autore del blog chiarisce quanto segue:

So che molti siti prendono i miei post e se ne appropriano, riempiendo in questo modo un vuoto di contenuti al quale non saprebbero far fronte altrimenti. Vorrei specificare che io scrivo SOLO sui siti specificati nel riquadro “SITI MIEI”. Tutti gli altri si stanno appropriando dei contenuti del blog senza il mio permesso. Il che la dice lunga , piu’ che sui miei scritti, sulla qualita’ ideale “rivoluzionaria” di quei siti.

È vero: a volte copiamo perchè siamo pigri e a corto di idee. Ma altre volte, come in questo caso, perchè noi non avremmo saputo dirlo meglio.

domenica 16 novembre 2014

NSFW : Bimbo from Deep 67P

Ovviamente qualcuno doveva pure rovinare tutto. Cioè, se un sacco di gente è eccitata e festante perché il Homo Sapiens ha mandato un lander sulla superficie di una cometa che ha una microgravità e con un campo fatto a paperetta da bagno, ma il genere Donna Bimbens (Donna Bimbo Bimbo Negotio-Alcoolicus) doveva trovare il modo di rovinare tutto. Mi riferisco alle polemiche per una camicia indossata dal Dr Matt Taylor , che ovviamente ha dovuto chiedere scusa per aver indossato una camicia “sessista” e per aver definito “sexy” quella missione.



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La donna tradizionale, tabù da rivedere?

Donna tradizionale

Parlare di donna tradizionale suscita un riflesso pavloviano di ripulsa: viene associata alla Shari’a o al Medio Evo, alla rinuncia all’aspirina e all’acqua corrente.
Tuttavia in alcuni paesi del Nord Europa, considerati moderni ed avanzati, molte donne lasciano il lavoro per dedicarsi alla nuova famiglia. Si tratta spesso di donne con elevato livello di istruzione, insegnanti, medici, e il più delle volte sono famiglie molto riuscite.
Come recitava una pubblicità, “We have no nirvanas”: si è abolita la vita interiore, gli stimoli incessanti provenienti dai media ci impediscono di riflettere, di guardare in noi stessi, non si sa più cosa sia un essere umano. La nostra è la civiltà del vuoto di valori umani e culturali, dove conta solo la produzione. Il lavoro è il narcotico per la noia, e la noia lo sprone per il lavoro. Per questo l’idea che occuparsi della famiglia sia un fardello per la donna ha attecchito così bene. Continua a leggere “La donna tradizionale, tabù da rivedere?”