La Cassazione ha rivoluzionato i paramentri con cui quantificare l'assegno di mantenimento dopo il divorzio: non più il tenore di vita matrimoniale ma l'autosufficienza economica.
In caso di divorzio da oggi non conta più il "tenore di vita matrimoniale": l'assegno di mantenimento verrà quantificato in base al criterio dell'indipendenza e dell'autosuffcienza economica.
La prima sezione civile della Cassazione, con una sentenza depositata oggi, ha superato il precedente orientamento di giurisprudenza che collegava la misura dell'assegno al parametro del "tenore di vita matrimoniale" e ha stabilito nuovi parametri per riconoscere l'assegno al coniuge economicamente più debole.
Una rivoluzione nel diritto di famiglia che arriva dopo quasi 27 anni: il tenore di vita goduto nel corso delle nozze non conterà più per assegnare l'assegno divorzile al coniuge che lo richiede. Gli ermellini, infatti, hanno ritenuto che non fosse più un orientamento "attuale".
"La Prima sezione civile, con la sentenza 11504 pubblicata oggi, ha superato il precedente consolidato orientamento, che collegava la misura dell'assegno al parametro del tenore di vita matrimoniale, indicando come parametro di spettanza dell'assegno, avente natura assistenziale, l'indipendenza o autosufficienza economica dell'ex coniuge che lo richiede", ha spiegato la Suprema Corte.
Con la sentenza di divorzio, osservano da piazza Cavour, "il rapporto matrimoniale si estingue non solo sul piano personale ma anche economico-patrimoniale, sicché ogni riferimento a tale rapporto finisce illegittimamente con il ripristinarlo, sia pure limitatamente alla dimensione economica del tenore di vita matrimoniale, in una indebita prospettiva di ultrattività del vincolo matrimoniale".
Secondo i supremi giudici, quindi, va individuato un "parametro diverso" nel "raggiungimento dell'indipendenza economica" di chi ha richiesto l'assegno divorzile.
"Se è accertato che (il richiedente) è economicamente indipendente o effettivamente in grado di esserlo, non deve essergli riconosciuto tale diritto", si legge nella sentenza depositata oggi. I principali indici che la Cassazione individua per valutare l'indipendenza economica di un ex coniuge sono il "possesso" di redditi e di patrimonio mobiliare e immobiliare, le "capacità e possibilità effettive" di lavoro personale e "la stabile disponibilità" di un'abitazione.
"Secondo i giudici l'assegno divorzile può essere riconosciuto soltanto se chi lo richiede dimostri di non poter procurarsi i mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento - si legge in una nota di Gian Ettore Gassani, presidente dell'associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani - Viene spazzato via un principio sancito nel 1970 dalla legge 898 che ha introdotto il divorzio in Italia. Si tratta quindi di un terremoto giurisprudenziale in linea con gli orientamenti degli altri Paesi europei nei quali l'assegno divorzile dipende essenzialmente dai patti prematrimoniali".
Con la sentenza di divorzio, osservano da piazza Cavour, "il rapporto matrimoniale si estingue non solo sul piano personale ma anche economico-patrimoniale, sicché ogni riferimento a tale rapporto finisce illegittimamente con il ripristinarlo, sia pure limitatamente alla dimensione economica del tenore di vita matrimoniale, in una indebita prospettiva di ultrattività del vincolo matrimoniale".27 anni per capire un concetto cosi' semplice, che se imponi l'obbligo di mantenimento a vita allora il divorzio e' una pagliacciata, perche' l'obbigo a carico del marito non si estingue mai e dunque e' come se fosse ancora sposato.
27 anni per capire un concetto cosi' semplice, che se imponi l'obbligo di mantenimento a vita allora il divorzio e' una pagliacciata, perche' l'obbigo a carico del marito non si estingue mai e dunque e' come se fosse ancora sposato.
Vabbe' cerco di guardare il lato positivo, finalmente ci sono arrivati, meglio tardi che mai!
Ci hanno messo 27 anni perchè le associazioni di padri separati hanno cominciato ad assumere una certa rilevanza e probabilmente perchè è passato sotto il tritacarne anche qualcuno che contava. Altrimenti ce ne avrebbero messo non meno di 70.
Per "qualcuno che contava" intendi il nostro Berlusca che ha sperimentato sulla propria pelle che il divorzio e l'assegno di mantenimento
non è più riservato agli "sfigati" ma è una disgrazia che capita anche ai "vincenti"?
notizia importante, forse il calo dei matrimoni sta mettendo un pò di paura
...
....e forse si sono magicamente resi anche conto del nesso divorzio antiuomo -"femminicidio". E' un inizio, ma la guerra è tutta da combattere.
prima di tutto : nessun uomo degno di questo nome compri più l' orrendo fogliaccio chiamato La Stampa :sick:Sì ma per la causa maschile conta più chi legge i giornali di chi li scrive.
Ma non hanno vergogna ?
Da notare il vergognoso comportamento dei media : per decenni hanno avallato l'ingiustizia del trattamento economico privilegiato delle donne, in caso di divorzio.
Ora che la magistratura ha compreso, con decenni di ritardo, l'ovvia natura del problema, i meRdia si accodano
La Stampa quotidiano di merda mentre la Bernardini De Pace è la solita doppiopesista.
PS Seconda notizia: arrestato in Cecenia un attivista italiano per i diritti dei gay. Le cose importanti per il Paese son di secondaria importanza :shifty:Era ora.
Non si tratta di mitizzare la De Pace, ma ha visibilità mediatica e ha detto - suo malgrado - alcune cose giuste.
Per convenienza, come giustamente ha rimarcato Alberto.Certamente, ma come dicevo il pubblico destinatario di queste dichiarazioni conta più della De Pace.
...probabilmente perchè è passato sotto il tritacarne anche qualcuno che contava. ........
Come tutte le sentenze che riteniamo positive, anche questa va analizzata attentamente e "presa con pinze"...
In questo caso è "qualcuno che conta"...... ed ha la capacità economica di versare 2 milioni di euro alla ex moglie.....
http://www.lastampa.it/2017/05/11/italia/cronache/la-battaglia-dellex-ministro-grilli-finalmente-finito-lincubo-0Q4vkdtRSahRkA0K45JzzL/pagina.html
Come tutte le sentenze che riteniamo positive, anche questa va analizzata attentamente e "presa con pinze"...
In questo caso è "qualcuno che conta"...... ed ha la capacità economica di versare 2 milioni di euro alla ex moglie.....
http://www.lastampa.it/2017/05/11/italia/cronache/la-battaglia-dellex-ministro-grilli-finalmente-finito-lincubo-0Q4vkdtRSahRkA0K45JzzL/pagina.html
Come tutte le sentenze che riteniamo positive, anche questa va analizzata attentamente e "presa con pinze"...
In questo caso è "qualcuno che conta"...... ed ha la capacità economica di versare 2 milioni di euro alla ex moglie.....
http://www.lastampa.it/2017/05/11/italia/cronache/la-battaglia-dellex-ministro-grilli-finalmente-finito-lincubo-0Q4vkdtRSahRkA0K45JzzL/pagina.html
Vabbè come ha fatto notare una matrimonialista testè al tg5 , si tratta di una sentenza, non è vincolante, un giudice può continuare a far valere il vecchio principio del tenore di vita. Dipende dal giudice.
...
Mogli (povere) in rivolta: "Così torneremo schiave"
Allarme dal Forum delle associazioni familiari: "Il coniuge debole subirà i soprusi di quello forte"
Ma perché, da ieri, tutti i mariti guardano la moglie con un ghigno di malefica soddisfazione? Come a sottendere: cara la mia strega, la pacchia è finita! Dove per «pacchia» si intende quella specie di «vitalizio» di mantenimento che finora lui versava a lei (rarissimi i casi contrari) per continuare a garantire alla «poveretta» separata il famigerato «vecchio tenore di vita goduto nel corso del matrimonio»; «tenore» che - pur se «afono» - rappresenta sempre una bella mazzata al portafoglio.
Ma dopo la sentenza «anti-furbette dell'assegnetto», le divorziate più esose avranno meno canches di batter Cassa(zione). Nel day after che la Suprema ha illuminato col nuovo concetto di «parametro di spettanza» le donne (tutte potenziali separande o divorziande) stentano ad abituarsi ai nuovi valori (economici e non) dell'«indipendenza» e dell'«autosufficienza».
Fatto sta che ieri le metà «deboli» si sono unite, scendendo in campo con parole «molto preoccupate», di cui si è fatto portavoce il Forum delle associazioni familiari italiane: «Dopo questa sentenza c'è il rischio che molte mogli accetteranno soprusi pur di rimanere sposate». Vincenzo Bassi, responsabile giuridico del Forum, prospetta uno scenario tutt'altro che rosa: «Nel caso di famiglie della media e piccola borghesia, il coniuge debole, ad esempio una moglie che ha dedicato la vita alla famiglia, rischia di trovarsi in una situazione di povertà». «La situazione è gravissima - spiega l'esperto all'Adnkronos -: se il marito decide di divorziare l'assegno non sarà parametrato a quello che la moglie ha contribuito a realizzare ma solo alle necessità di autosufficienza e sopravvivenza, che può essere pari a una pensione sociale». E poi: «Il caso preso in esame dalla Cassazione riguarda un ex ministro e un imprenditrice ma se la situazione viene rapportata a una famiglia di media o piccola borghesia, dove uno stipendio può essere intorno ai 4 5mila euro, la moglie può essere liquidata con 5-600 euro al mese, quindi in una situazione di vera povertà». Catastrofica la conclusione dell'avvocato Bassi: «Il matrimonio perde il suo significato di impegno reciproco e il divorzio, che avrebbe dovuto rendere le donne libere, le renderà invece schiave».
Uomo «schiavista» avvisato, mezzo salvato...
Non è una rivoluzione, infatti, ma solo il frutto di una lenta ed inesorabile erosione delle tutele per i soggetti economicamente più deboli. Denota la definitiva scomparsa della consapevolezza del contributo economico fornito dal lavoro domestico e di cura, dal quale gli uomini traggono profitto – individualmente e collettivamente, che lo vogliano o meno. Ma se ignoriamo il valore del lavoro domestico all'interno della famiglia, esso perde di valore per tutta la società: lo dimostra la cronica assenza di tutti quei servizi (asili nido, ad esempio, centri estivi, doposcuola) che dovrebbero assistere le donne che lavorano anche fuori casa. Non è una rivoluzione perché per arrivare a questo c'è voluto un gran bel lavoro di mistificazione, che va avanti da tanto, tanto tempo.
Presentarla come "rivoluzione" è una mistificazione, perché presuppone che fino ad oggi il sistema favorisse indiscriminatamente le donne. Basta leggere i commenti alla notizia, per rendersene conto: "Forse così molte donne la smetteranno di fare le mantenute", "E' brutto non potersi più fare mantenere, vero?", "E' finita la pacchia!!! Finalmente si va verso una vera parità"... ma quale pacchia? Pacchia per chi?
Lisa Lowenstein: "Sentenza punisce tutte le donne"
Divorzio, parla l'ex moglie del ministro che ha perso l'assegno: "La Corte mi ha distrutto: non ho casa né soldi, eppure ho contribuito alla ricchezza di mio marito"
di FRANCO VANNI
MILANO - Parla un italiano perfetto. Piange, non si dà pace. "Quella sentenza mi ha distrutto. Prima la corte d'appello, poi la cassazione, hanno ignorato tutti gli elementi che dimostrano la verità: non ho soldi, non ho una casa, mantengo mia madre vedova e malata. E come moglie ho contribuito in modo determinante alla ricchezza del mio ex marito. Lo ho sposato che era un ricercatore universitario, siamo cresciuti insieme". Lisa Lowenstein dal 2008, anno del divorzio da Vittorio Grilli, è tornata negli Stati Uniti.
La sentenza stabilisce che all'ex moglie non è dovuto assegno se è capace di provvedere a se stessa.
"Mio padre, architetto, è morto giovane senza lasciare eredità. Sopravvivo. Faccio qualche consulenza ad artisti, per fare fruttare il loro lavoro. Sono la classica ex moglie italiana, che con il divorzio ha perso ogni cosa. Affetti, soldi, futuro, radici. Mi spiace per le donne che soffriranno per colpa di questa sentenza".
Le donne che vanno incontro a un divorzio?
"Certo. A chi ha scelto di essere moglie e madre. È un lavoro. Non riconoscerlo è assurdo. Io ci sono cascata. Dopo questa scellerata sentenza, temo toccherà a molte".
Lei dal suo ex marito, ministro dell'Economia nel governo Monti, non ha avuto nulla?
"Ho letto che mi avrebbe dato due milioni. Ho avuto 500mila euro, poi più niente. È quanto guadagnano ogni anno i miei compagni della London Business School, laureati con voti inferiori ai miei. Mentre loro lavoravano, io facevo la Signora Grilli".
Cosa comportava essere la moglie del più importante dirigente del Tesoro?
"Compravo e vendevo auto. Organizzavo traslochi. Curavo le ristrutturazioni di casa. E poi c'erano gli obblighi della mondanità".
Quali obblighi?
"Le cene con nobili, ambasciatori, ministri. Le serate scintillanti in cui si tessevano relazioni, si accordavano favori, si costruivano carriere. Io sorridevo e soffrivo. Mi sentivo a mio agio solo nelle cucine, vicina alle cameriere, donne umili che nell'ombra mandavano avanti la messinscena".
Ha mai lavorato in Italia?
"Non potevo. Non a pagamento. Mio marito era molto esposto, qualsiasi cosa avessi fatto nel mio campo - la consulenza strategica - sarebbe stato visto come un conflitto di interessi. I giornali parlarono di una consulenza che avrei avuto da Finmeccanica. Falso, mai visto un euro. Dovevo stare al mio posto".
Qual era il suo posto?
"Un uomo molto potente mi disse che se volevo aiutare mio marito avrei dovuto stare a casa, occuparmi dell'acconciatura e rilassarmi, sacrificando ogni ambizione".
Quali erano le sue ambizioni?
"Sono nata a New Haven, Connecticut. Mio padre mi ha insegnato che essere donna non è un handicap. Da ragazzina sapevo riparare un'automobile. Sono stata una studentessa brillante. Credevo nel merito. Poi sono arrivata a Roma e ho capito".
Cosa ha capito?
"Che nel bel mondo romano contano le conoscenze, a tutti i livelli. Nel 1994, appena atterrata, in tintoria mi distrussero dei vestiti di seta. Volevo indietro i miei soldi. Un'amica romana, conosciuta a Londra, mi disse che avrei dovuto spendere col tintore nomi importanti. Magari qualcuno in Comune che poteva fargli avere problemi con la licenza. Pensavo scherzasse. Dopo pochi mesi, era la mia vita".
Per un periodo ha lavorato a Roma.
"Aiutavo gratis il ministro della Cultura Giuliano Urbani. Mi ascoltava, ero felice. Ma è durata poco. Presto è ricominciato il carosello delle serate. Ho capito a che punto ero arrivata quando ospiti di un presidente del Consiglio mi è stato fatto pesare il fatto di avere lo stesso abito di un'altra invitata".
A un certo punto, ha aperto un'azienda di gadget per turisti.
"Nel 1998. Avevo negozi in aeroporto a Roma, a Venezia. Lavoravo con artigiani italiani, aprivo loro le porte del commercio mondiale. Dopo l'11 settembre 2001, con il crollo dei voli, le cose sono cominciate ad andare male".
E le banche hanno continuato a prestarle soldi?
"Non ne ho idea. Dei profili fiscali si occupava un commercialista che non mi ero scelta. Non so nemmeno se la società sia fallita. In mio marito avevo una fiducia totale. Dipendevo da lui in tutto".
E non è riuscita a dimostrarlo nella causa di divorzio?
"Con il mio avvocato, Salvatore Santagata, abbiamo portato ogni prova, ma i giudici non ne hanno tenuto conto. Si sono rifiutati di sentire i nostri testimoni. Della questione dovrebbero occuparsi le sezioni unite della cassazione, non una sezione soltanto. La natura mi ha negato la gioia di avere un figlio, la giustizia italiana mi ha tolto tutto il resto. Fosse per me, e per il mio avvocato, questa vicenda non sarebbe nemmeno pubblica. Non siamo certo stati noi a fare circolare il nome mio né quello di mio marito".
È più tornata in Italia dopo il divorzio?
"Principalmente per le udienze, e mi dispiace. Per me è ancora casa mia. Ma manco dal 2012. Ora mi piacerebbe poterci tornare, ma non saprei dove trovare i soldi per il biglietto aereo".
non ho soldi, non ho una casa, mantengo mia madre vedova e malata
Ho avuto 500mila euro, poi più niente....
Lisa Lowenstein: "Sentenza punisce tutte le donne"
Bla, bla, bla...
Comunque secondo me è una sentenza che avvantaggia i meno abbienti, nel senso che se un berlusconi qualsiasi deve versare milioni di euro alla sua ex moglie, sicuramente non finirà in mezzo a una strada come molti padri separati con reddito basso/mediobasso.Io la penso diversamente. Secondo me è una sentenza che avvantaggia i ricchi. La sentenza stabilisce che la ex deve avere un livello di vita comunque decoroso. Questo significa che un ricco dovrà impegnare l' 1% delle sue risorse, un po' di più ma più spesso molto meno a seconda di quanto è ricco. Per un povero cristo qualunque invece garantire una vita decorosa significa impegnare il 30% 40% delle sue risorse fino ad arrivare al 50%, nei casi in cui i due da sposati facevano una vita appena decorosa. E chissà forse anche più del 50%.
notizia importante, forse il calo dei matrimoni sta mettendo un pò di paura
....e forse si sono magicamente resi anche conto del nesso divorzio antiuomo -"femminicidio".Forse può esserci anche un'altra lettura. E' da tempo che sento parlare con insistenza di quanto in Italia le donne lavorino poco , di come rispetto all'Europa le donne italiane siano poco presenti nel mondo del lavoro. Se proprio vogliamo leggerci un disegno di "indirizzamento sociale" potrebbe essere anche la volontà di spronare le donne a cercarsi un lavoro invece di contare , alle brutte, su un buon matrimonio.
Forse può esserci anche un'altra lettura. E' da tempo che sento parlare con insistenza di quanto in Italia le donne lavorino poco , di come rispetto all'Europa le donne italiane siano poco presenti nel mondo del lavoro. Se proprio vogliamo leggerci un disegno di "indirizzamento sociale" potrebbe essere anche la volontà di spronare le donne a cercarsi un lavoro invece di contare , alle brutte, su un buon matrimonio.Interessante.
Più donne al lavoro (che è anche giusto) naturalmente significa più offerta di lavoratori con tutto ciò che segue.
Divertentissima Lisa Lowenstein...
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/12/news/divorzio_l_ex_moglie_del_ministro_che_ha_perso_l_assegno_sentenza_punisce_tutte_le_donne_-165223097/
....
Stupida, ottusa, parassita e complessata. Il mix perfetto. Per il resto abbiamo un'altra testimonianza di come per le super donnine multitasking, il matrimonio sia nient'altro che un mezzo per sistemarsi a vita nonchè un modo assai più semplice ed alternativo a quello di fare carriera lavorativa. Tutto qui.A quanto pare alla seduzione di farsi mantenere dall'uomo ricco e potente non resistono neppure le "emancipate" femmine americane.
Ps: se l'ex studentessa brillante è in grado di "sistemare le automobili", le consiglierei di mandare il curriculum ad un'officina della zona, dato che urgono quote rosa nei lavori manuali.
Quanto godo nel sentire lo stridore di denti del ricciocorno :lol: .
...le donne (tutte potenziali separande o divorziande) stentano ad abituarsi ai nuovi valori (economici e non) dell'«indipendenza» e dell'«autosufficienza»....
Come da copione, per le donne di oggi gli uomini sono Bancomat o gigolò quindi perché sposarli?
Le Ultime 20
12 Maggio 2015
"Guerriere" di Elisabetta Ambrosi. Che cosa significa essere madri in Italia.
Tutto questo per trovare magari un lavoro decente verso i 40 anni, non a 25, come negli altri paesi.
Elisabetta Ambrosi, ovvero la mentecatta che scrisse questo libro.
http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/guerriere-9788861906082.php
Queste tizie andrebbero realmente spedite in paesi come l'Arabia saudita e l'Afghanistan, per un corso di rieducazione, perché definirle delle povere imbecilli è poco. Anzi, è un complimento.
Anche parole come queste la dicono lunga sull'imbecillità della tizia in questione.
A parte il fatto che sarebbe da chiedere pure a lei "quali paesi, cretina?"...
Ma, a parte questo, forse quello non è un discorso che riguarda anche un mare di uomini?
Non parliamo poi del fatto che una donna disoccupata è (o può essere) ugualmente appetibile per molti uomini; il contrario non esiste proprio.
Infatti la disoccupazione è generalmente un problema più drammatico per gli uomini piuttosto che per le donne.
In merito a tale sentenza, anche Eretica si pronuncia. E come ultimamente fa, tenta di abbindolare i soliti zerbini e le solite comari femministe. Guardate che artista della paraculeria. Lo schema è conosciuto. Eretica quando nota che la "misura è colma" e che le azioni femministe hanno oramai una forte riprovazione sociale comincia con l'affibbiare l'aggettivo patriarcale a leggi che pochi mesi fa chiamava femministe. Poi, capendo che farsi nemico un ex può talvolta esser "pericoloso" oltre che mediaticamente perdente come atteggiamento, comincia a richiedere quello che pretendeva dall'ex da altre persone (ossia lo Statto, ossia dagli uomini come collettività).
Ci sarebbero molti aggettivi per Enza Panebianco. Ma bastano i suoi scritti, esposti qui, a rivelare di che "pasta" è fatta.
Ecco il link e il pezzo --->
https://abbattoimuri.wordpress.com/2017/05/13/sentenza-di-cassazione-mantenimento-non-piu-in-rispetto-del-precedente-tenore-di-vita/
La sentenza di cassazione che decide che non si deve più valutare la cifra sul mantenimento dell’ex in relazione al precedente tenore di vita non piace ad alcune femministe che ritengono, ancora, sia necessario favorire una modalità patriarcale e paternalista che giudica le donne vittime e bisognose di tutela da parte dell’ex.
Piuttosto che rivendicare la continuità con uno schema ancora patriarcale si potrebbe ragionare del fatto che va garantita l’autonomia della donna, autonomia che va negoziata con governi e imprese, datori di lavoro e luoghi di formazione, famiglie che non condividono i ruoli di cura e lasciano alle donne il peso di tutte le faccende che riguardano, per l’appunto, questioni riproduttive e di cura.
Quel mantenimento fu rivendicazione basata sul fatto che la società dell’epoca in cui fu approvata la legge sul divorzio era ancora lo specchio di una mentalità e una cultura sessista ragion per cui serviva assicurare denaro alla donna che doveva, anche dopo la separazione e il divorzio, prendersi cura dei figli a tempo pieno. Fu una resa rispetto ad altre possibili rivendicazioni che a mio avviso sono contenute oggi nelle richieste di donne che piuttosto vogliono che i padri si assumano le proprie responsabilità prima e dopo il divorzio affinché le donne possano costruire e realizzare la propria autonomia economica senza mantenere stretto quel filo di dipendenza che spesso impedisce a donne che subiscono violenza di dover restare legate a uomini violenti.
Affermare che la donna ha bisogno di essere mantenuta dall’ex significa dare una mano allo Stato, alle istituzioni patriarcali, che gettano tutto il peso del divorzio sulle spalle di una coppia che alla meglio supererà il problema con un po’ di buon senso ma alla peggio rimarrà in attesa di una sentenza litigiosa che danneggerà entrambi.
La questione del rispetto del precedente tenore di vita è una cavolata che corrisponde alla mentalità che ho descritto. Fare in modo che le donne restino fedeli ai propri ruoli anche dopo il divorzio con l’uomo che liquida una sorta di stipendio in sostituzione di uno Stato che non fornisce adeguate risorse e servizi per consentire ad una donna di rendersi indipendente.
E’ una cavolata anche perché dopo una separazione, quando non parliamo di divorzio tra persone straricche, i due ex coniugi, probabilmente precari, avranno il loro bel da fare per provare a campare alla meglio con i soldi che hanno. Un conto è dover stare nella stessa casa, pagare lo stesso affitto o un solo mutuo e fare la spesa per mangiare insieme e un altro conto è abitare in posto diversi, fare la spesa due volte e dover raddoppiare il costo della vita tenendo anche conto del mantenimento che si deve dare ai figli.
Figli che non è detto debbano restare con la madre, anzi. Ci sono padri che vogliono occuparsene e già lo fanno in accordo :shifty: :sick: con le loro ex che hanno così tempo e modo di realizzare un’indipendenza nel lavoro, nella vita, nel privato. Ci sono però anche quei genitori che non mollano i figli e li tengono in ostaggio per ricavare quel che possono dopo una separazione. Chi ha l’affido prevalente dei figli può ottenere la casa, per continuità a beneficio dei figli, e può ottenere la gestione del mantenimento per i figli e per se’. :shifty: :shifty: Parlo di “genitori” perché a tenere a volte in ostaggio i figli possono essere entrambi, madri o padri. :shifty: :shifty: :shifty:
Con questa mentalità che continua a lasciare tutto così come sta, esattamente allo stesso punto in cui le donne erano prima, ad elemosinare benefici, sebbene sia più che giusto che una donna che ha rinunciato alla carriera per la famiglia debba essere in qualche modo risarcita, a dimostrarsi vittime e a ottenere il disprezzo degli ex che non comprendono il significato di alcune scelte.
Restare attaccate ad una cultura patriarcale spacciandola per femminista è un errore, grave, a mio avviso, e come tale andrebbe considerato. Si può e si dovrebbe mettere tutto in discussione a partire dalla divisione dei compiti e delle responsabilità, senza mostrare attaccamento rispetto ai ruoli anacronistici che vanno superati con un progredire di riforme utili anche a noi.
Perciò vedo bene questa sentenza e spero che altre comprenderanno il valore di tutto questo. Non c’è un tenore di vita da mantenere ma un’autonomia da recuperare, per essere persone che combattono per la propria indipendenza e non per affermare il presunto diritto al mantenimento da parte di un ex coniuge che in quanto ex dovrebbe restare fuori dalla vita della donna che potrà puntare verso altri e più meravigliosi obiettivi.
Obiettivi che – spero – non siano un nuovo matrimonio per assicurarsi una ulteriore fonte di reddito. Essere indipendenti e darsi più valore ha un prezzo, innanzitutto quello di lasciare il passato al passato e di rinnovare il futuro per diventare finalmente non “mantenute” ma lavoratrici, autonome, fiere, indipendenti, orgogliose per se stesse.
Elisabetta Ambrosi, ovvero la mentecatta che scrisse questo libro.
http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/guerriere-9788861906082.php
.....
http://www.huffingtonpost.it/2017/05/16/berlusconi-e-uno-dei-piu-ricchi-al-mondo-e-la-cassazione-conf_a_22093042/
Attento ai termini, Marmocchio, Berlusconi è separato, non divorziato.
la magistratura italiana proprio non ne vuole sapere di azzeccare 2 sentenze giuste di fila :
sembra il Pescara calcio
http://www.huffingtonpost.it/2017/05/16/berlusconi-e-uno-dei-piu-ricchi-al-mondo-e-la-cassazione-conf_a_22093042/
OT/ Ormai siamo diventati una barzelletta da citare per prendere in giro qualcuno. Umiliati a livello nazionale. La barzelletta d'Italia.
Cari Daniele e Luca tutto merito vostro. Grazie. / OT
OT/ Ormai siamo diventati una barzelletta da citare per prendere in giro qualcuno. Umiliati a livello nazionale. La barzelletta d'Italia.
Cari Daniele e Luca tutto merito vostro. Grazie. / OT
il mantenimento va solo ridotto di importo ma spetta perché la ex guadagna solo 850 euro al mese e la rata mensile di mutuo gliene porta via 500 e continuerà a farlo sino al 2030. Non importa che la donna abbia una propria professionalità ed, essendo nata nel 1970, sia in piena età lavorativa: i suoi redditi e la circostanza che la stessa sia stata costretta più volte a ricorrere all'aiuto economico dei genitori giustificano il ricorso alla solidarietà post-coniugale.Begli esempi di burocratese per scavalcare le norme anche costituzionali: solidarietà post-coniugale, genitore collocatario prevalente.
Penso che vi sia la percezione che con il matrimonio l'uomo abbia dei benefici e la donna noHo sentito la stessa cosa da diverse donne. Hai visto giusto.
Le donne vivono in un mondo tutto loro :disgust: .
Divorzio: la Cassazione ribadisce l'addio al mantenimento all'ex autosufficiente
I giudici confermano il recente orientamento sul mantenimento e mettono in dubbio l'assegno all'ex moglie professoressa
donna triste deve pagare soldi e mostra portafogli vuoto
di Valeria Zeppilli – L'orientamento rivoluzionario espresso dalla Corte di cassazione nella sentenza numero 11504/2017 continua a essere ribadito nelle aule di giustizia: anche con la recente sentenza numero 20525/2017 (qui sotto allegata) i giudici di legittimità hanno confermato che l'ex autosufficiente non ha diritto a percepire l'assegno di mantenimento.
Doppia conforme ribaltata
La convinzione con la quale la Corte sta sposando il nuovo orientamento emerge chiaramente dalla decisione con la quale la sesta sezione ha ribaltato una doppia conforme di merito, emessa a favore di una donna e con la quale a questa era stato riconosciuto il versamento dell'assegno divorzile da parte dell'ex marito facoltoso.
Per i giudici del merito andava data rilevanza preminente alla circostanza che tra la situazione reddituale e patrimoniale dell'uomo e quella della donna esisteva una forte sproporzione e che solo con un contributo da parte del primo, la seconda avrebbe potuto mantenere il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio.
La posizione della Cassazione
Per la Cassazione, invece, gli aspetti ai quali dare rilevanza per stabilire se la ex moglie ha diritto al mantenimento sono altri. I giudici avrebbero dovuto infatti considerare che la donna è una professoressa di matematica, ha compiuto diversi investimenti immobiliari dei quali gode i frutti ed ha un'abitazione di proprietà. Tutte circostanze che, sulla base dei criteri affermati dalla sentenza numero 11504, mettono in discussione l'esistenza delle condizioni per l'assegno di mantenimento.
Il giudice del merito dovrà quindi tornare sulla vicenda per accertare l'effettiva sussistenza dell'an dell'assegno.
http://www.studiocataldi.it/articoli/27314-divorzio-la-cassazione-ribadisce-l-addio-al-mantenimento-all-ex-autosufficiente.asp
nuova conferma della Cassazione
http://www.studiocataldi.it/articoli/27314-divorzio-la-cassazione-ribadisce-l-addio-al-mantenimento-all-ex-autosufficiente.asp
nuova conferma della Cassazione
Buona notizia. Ma sarebbe meglio non cantar vittoria.
Sì ma per la causa maschile conta più chi legge i giornali di chi li scrive.
Segnalo l'intervista (agrodolce) sul Corsera all'avv. Annamaria Bernardini De Pace, terrore dei padri separati:
Assegno di divorzio, Bernardini de Pace: «È la vera parità, alle mie clienti io dico di lavorare»
La matrimonialista: «Non bisogna considerare il matrimonio come un’assicurazione sulla vita. E comunque continuerò a battermi per le donne» :doh:
di Elvira Serra
Annamaria Bernardini de Pace, matrimonialista temutissima dai mariti. Cosa pensa della sentenza della Cassazione che cancella il parametro del «tenore di vita» nella definizione dell’assegno?
«Ne penso benissimo».
Non ci credo.
«E invece sì, perché quando nel 1975 fu decretato il principio dell’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, veniva affermata la dignità delle donne. Ma la dignità sta nell’autoresponsabilità e nell’autonomia economica».
C’è da dire che lei ha aiutato tante donne ad avere lauti assegni di mantenimento.
«Se è per questo l’interpretazione giurisprudenziale del tenore di vita è stata introdotta anche grazie a me, che ho rotto le scatole a tutti i giudici. Se la Cassazione lo consentiva, perché non dovevo far avere il massimo alle mie clienti?».
Allora non capisco perché è contenta adesso.
«Quando mi sono sposata avevo 22 anni e mio marito dieci di più. Era il mio professore all’università e pose come condizione che abbandonassi gli studi. Per i miei sfizi personali non presi mai soldi da lui: davo ripetizioni di francese, vendevo i vestiti di Edy Campagnoli, cose così. Poi quando ho capito che non lo amavo più, mi sono rimessa a studiare e ho dato 18 esami in due anni. Ho cominciato a fare questo mestiere a 35 anni, ho mantenuto io le mie figlie e ho messo la mia grinta a disposizione delle altre».
Sono sempre più confusa.
«Con la sentenza di oggi (ieri, ndr) le donne finalmente impareranno a difendere il loro diritto alla dignità, all’autonomia e al lavoro. Adesso dovranno alzarsi anche i mariti, quando di notte i figli piangono. Se vogliono che la moglie non lavori, lei dovrà pretendere la comunione dei beni».
La fa facile.
«Ho sempre detto patti chiari, intendo prematrimoniali, e vita lunga al matrimonio: perché se sai come va a finire è più facile farlo durare».
Pensa che se la Cassazione si fosse espressa così dieci, venti, venticinque anni fa, avrebbe vinto le sue cause?
«Non credo che ne avrei persa qualcuna, non comincio nemmeno se penso di perdere. E comunque avrei trovato lo stesso il modo di difendere le vittime, come lo troverò».
Ha già qualche idea?
«Sì, ma non gliela posso dire. Altrimenti darei un vantaggio ai miei avversari». [Si riferisce verosimilmente alla componente risarcitoria dell'assegno divorzile]
Cosa direbbe oggi a una sua cliente?
«Quello che ho sempre detto: di trovarsi un lavoro. Molte mi hanno dato retta».
E se non lo trovano?
«Di conservare la documentazione che lo dimostra. Perché si decide caso per caso, ma sposarsi non va inteso come una assicurazione sulla vita».
Finalmente, forse.
«La libertà vale qualsiasi prezzo. Mi creda: un assegno che ti piove in testa è comunque un legame che ha una parte dolorosa, perché qualsiasi cifra, per una ex moglie, è meno di quanto pensa di meritare. E questo fa sempre male».
https://www.studiocataldi.it/articoli/27667-assegno-divorzio-in-arrivo-l-addio-al-tenore-di-vita-per-legge.asp
Dopo una serie di paroloni: "eccessiva entità dell'assegno", "indebito arricchimento", "un'esigenza in linea .....ordinamenti europei" che prima della sentenza della Cassazione nessuno ne parlava, si arriva alla proposta del nuovo assegno di mantenimento.
Ed ecco che spetterebbe a "favore di un coniuge, destinato a compensare, per quanto possibile, la disparità. ..... nelle condizioni di vita tra i coniugi".
Mi chiedo la differenza tra questa nuova formulazione e la precedente prassi del mantenimento del tenore di vita, praticamente nessuna.
E tra le tante condizioni che ne regolano l'ammontare troviamo:"l'impegno di cura personale di figli......"
In definitiva il legislatore si sta muovendo per annullare gli effetti della sentenza della Cassazione, addirittura sembrerebbe proprio a misura di ex moglie, roba da rimpiangere il tenore di vita.
https://www.studiocataldi.it/articoli/27667-assegno-divorzio-in-arrivo-l-addio-al-tenore-di-vita-per-legge.asp
Dopo una serie di paroloni: "eccessiva entità dell'assegno", "indebito arricchimento", "un'esigenza in linea .....ordinamenti europei" che prima della sentenza della Cassazione nessuno ne parlava, si arriva alla proposta del nuovo assegno di mantenimento.
Ed ecco che spetterebbe a "favore di un coniuge, destinato a compensare, per quanto possibile, la disparità. ..... nelle condizioni di vita tra i coniugi".
Mi chiedo la differenza tra questa nuova formulazione e la precedente prassi del mantenimento del tenore di vita, praticamente nessuna.
E tra le tante condizioni che ne regolano l'ammontare troviamo:"l'impegno di cura personale di figli......"
In definitiva il legislatore si sta muovendo per annullare gli effetti della sentenza della Cassazione, addirittura sembrerebbe proprio a misura di ex moglie, roba da rimpiangere il tenore di vita.
In questo Paese i giudici contano più del legislatore - per una volta questo va a vantaggio degli uomini.
Il 10 aprile la Cassazione a sezioni unite ha deciso se ritornare al "tenore di vita" per la quantificazione dell'assegno di divorzio o confermare l'abbandono di questo criterio avvenuto nel 2017, la decisione si saprà tra circa un mese.
Sul web si trovano numerose richieste di ripristinare questo metodo, spesso donne (ci mancherebbe), anche il PG della Cassazione è dello stesso parere.
Pochi giorni fa è entrato in vigore il nuovo art.570bis del codice penale che ben prevede il carcere o la multa per il separato o divorziato che non paga l'assegno.
Per caso si è voluto ben specificare e inserire nello stesso articolo le medesime pene anche per l'ex che non fa vedere i figli al padre così come da sentenza? Ci mancherebbe! Si parla solo ed esclusivamente di questioni economiche, se non paghi vai in galera, per tutto il resto OK, ci sono le sanzioni, ma è meglio non accanirsi troppo.
Se la Cassazione deciderà il ritorno "al tenore di vita" l'ex marito rischierà la galera se non le pagherà la "bella vita" e non solo se le farà mancare i mezzi di sussistenza o quanto per arrivare alla autosufficienza economica.
........
Ma scherzi a parte, mi spiegate quale tipo di rendita economica potrebbe garantire un carcerato alla ex-moglie?
E' meglio accontentarsi di una piccola parte di qualcosa, o avere il cento per cento di niente? :doh:
Non penso le femministe vogliano tutti gli uomini in galera, hai ragione, un uomo incarcerato non potrà mantenere la moglie, ma anche più in generale, non potrà lavorare, produrre.
Questo non è il loro scopo.
Vogliono intimorire gli uomini per indurli al volere delle donne.
Se non fai come ti dico io rischi quello che più interessa ad un essere umano: la libertà. E questo è più che sufficiente.
Come per la violenza sessuale e la estensione delle fattispecie a casi sempre più ampi con condanne sulla parola della donna.
L'uomo (chi capisce la situazione) vive in una condizione di ansia perché sa che, da innocente, rischia comunque.
Meglio quindi sottostare ai voleri, capricci, richieste di una donna.
Vari anni fa lessi che un college aveva istituito un codice di comportamento (per gli uomini) che interessava tutti i passi inerenti un approccio con le donne, ossia dovevano chiedere il permesso prima di ogni azione.....e finito il rapporto, prudentemente, molti chiedevano: posso andare?
Vari anni fa lessi che un college aveva istituito un codice di comportamento (per gli uomini) che interessava tutti i passi inerenti un approccio con le donne, ossia dovevano chiedere il permesso prima di ogni azione.....e finito il rapporto, prudentemente, molti chiedevano: posso andare?
Negli Stati Uniti i maggiori College, a partire da quello di Antiochia, che ha aperto la strada (con la sua Procedura dell' Antioch College contro le offese sessuali), riforniscono le matricole di manuali di "procedura" da seguire in una relazione.
Vi si ingiunge di chiedere alla ragazza, prima di farlo:<< Vuoi che ti prenda la mano, vuoi che ti carezzi l'avambraccio, vuoi che ti baci >> e così via, in interminabili, estenuanti e "politicamente corretti" interrogatori.
Secondo la direttrice del College, Marian Jensen, i ragazzi ora, invece di azzardarsi a invitare la ragazza a una cenetta a lume di candela, dovrebbero limitarsi alla burocratica richiesta:<< Sei d'accordo nel mettere in atto la procedura?>>
Naturalmente in queste "procedure" politicamente corrette addio istinto maschile che è anche fantasia, desiderio, iniziativa.
L'istinto maschile soffoca, sommerso dalla burocrazia pedagocica della political correctness.