ci sono però tanti altri esempi di stupri veri e propri. che arrivano al 90% delle denunce!
e tanti altri stupri che rimangono impuniti! perchè le donne molto spesso non si sentono protette dalla stessa magistratura.
quanta superficialità!
ROMA (10 dicembre) - Stava tornando a casa. Erano le 21. Via del Tintoretto, quartiere periferico della capitale. Con lei la figlia di un anno e mezzo. Tre uomini la bloccano. In due la violentano. L'altro tiene in braccio la bambina. E' il 16 novembre e la vittima, una ragazza bulgara di etnia rom di 25 anni, non denuncia il fatto per paura. Ma l'orrore non è ancora finito.
Passano tre giorni. La ragazza torna a casa. Scende dall'autobus. «Mi sei ricaduta tra le braccia». E' la voce di uno dei suoi aggressori che prendendola con la forza vuole nuovamente abusare di lei. La ragazza si ribella, l'uomo l'accoltella ad una gamba.
La giovane mamma trova il coraggio di raccontare quanto accaduto ad un'amica che la convince a sporgere denuncia.
Gli agenti della squadra mobile di Roma, diretti da Vittorio Rizzi, ieri notte hanno rintracciato i tre uomini, di nazionalità bulgara. Sono stati arrestati con l'accusa di violenza sessuale.
Arrestato per lo stupro della moglie.
È assolto
IL CASO. Il tribunale non ritiene attendibili le dichiarazioni della donna e dà ragione all'uomo
L'artigiano è stato condannato a 1 anno di reclusione (pena sospesa) per i maltrattamenti e dovrà risarcire i danni all'ex compagna
Il tribunale ha assolto l'imbianchino dall'accusa di violenza sessuale
Fu arrestato senza motivo. Tre anni fa l'artigiano Giuseppe Parro, 46 anni, di Arcugnano, venne catturato dai carabinieri con l'accusa di avere violentato la moglie dalla quale si stava separando. «È una cosa che non sta né in cielo né in terra, totalmente infondata, non ho mai umiliato mia moglie», protestò l'uomo spiegando che in quel periodo, l'estate 2006, stava vivendo un periodo difficile della sua vita.
Dopo quasi un'ora di camera di consiglio il tribunale presieduto da Maurizio Gianesini (giudici Eleonora Babudri e Dario Morsiani), gli ha dato ragione. Ha accolto per il reato più grave di violenza sessuale la tesi difensiva dell'avvocato Andrea Balbo. Invece, ha ritenuto provate le accuse di maltrattamenti per i fatti avvenuti fino al 24 luglio 2006 e Parro è stato condannato a 1 anno di reclusione e al risarcimento di 15 mila euro alla parte civile costituita con l'avv. Milena Gasparotto. La pena è sospesa.
Non c'è dubbio, comunque, che il processo ruotava attorno all'accusa più grave, quella appunto di violenza sessuale, per la quale si erano aperte le porte del carcere. Dopo qualche tempo fu collocato ai domiciliari, anche se Parro spiegò che «l'unica spiegazione che riesco a darmi per il tenore4 della denuncia per violenza sessuale è che mia moglie stava attraversando un difficile momento dal punto di vista psicologico». Anche il pm Marco Peraro all'esito del processo iniziato a febbraio 2008 ha ritenuto che non fosse attendibile l'accusa originaria, ed ha ritenuto sussistessero i maltrattamenti. «Faremo appello per quest'ultimi - ha spiegato l'avv. Balbo - perché dal nostro punto di vista non sono provati neppure le angherie domestiche». Parro sostenne che l'episodio contestatogli dalla moglie nel luglio 2006 era del tutto infondato perché già da un mese non dormiva più assieme a lei e quella sera le chiese di dormire con lei. «Vieni, nessuno ti manderà via, mi rispose, e così fu», ha detto ai giudici sostenendo che nessuno rapporto era stato estorto con la forza.
Il processo è stato una spina nel fianco per l'uomo. Ieri in aula, prima della discussione, è stato sentito come testimone anche il primario di otorino dell'ospedale di Venezia Sandro Bordin. Lungo l'elenco dei testimoni che ha compreso, tra gli altri, anche la dott. Michela Pantano e il sostituto commissario Giampaolo Bettini, amico della coppia. Il quadro che è scaturito è stato quello di una conflittualità domestica nell'ultimo periodo, ma niente che provasse che l'uomo avesse abusato sessualmente della compagna.
«Tra di noi ci furono solo discussioni normali e in alcune occasioni quando mia moglie rifiutava i miei inviti, le chiedevo spiegazioni, magari in maniera pressante, ma sempre in maniera corretta», si è difeso Parro. I giudici sono stati dello stesso avviso. Diversa la questione dei maltrattamenti, perché l'esasperazione di un menage famigliare ormai in crisi aveva indotto talvolta l'uomo ad alzare le mani, alimentando nella donna stress e uno stato di sofferenza psicologica, che avevano alimentato paura e tensione.
«Mia moglie è stata l'unica donna alla quale ho voluto bene - disse l'uomo al giudice quando venne arrestato - e non capisco perché mi accusi di una cosa così grave. Quando litigavamo posso avere alzato la voce, ma non l'ho mai violentata».
Ivano Tolettini
Denuncia sequestro e stupro di gruppo
La procura: chi ha visto qualcosa parli
Una 27enne bolognese ha raccontato di essere stata caricata su un furgone e violentata per ore da tre aggressori
La donna ha raccontato di essere stata avvicinata dagli aggressori in piazza XX Settembre
Ha denunciato di essere stata sequestrata e violentata, in pieno giorno, da tre persone, che lei descrive come stranieri dell'est. È il racconto di una bolognese di 27 anni, che ha spiegato che i tre l’avrebbero caricata su un furgone, in zona stazione, e tenuta in loro balia per almeno 6-7 ore, violentandola ripetutamente per poi abbandonarla dopo averla anche rapinata della borsetta e del cellulare, a Casalecchio. Sulla vicenda stanno indagando, anche alla ricerca di riscontri, il pm Laura Sola e la Squadra Mobile. Il fatto risale a mercoledì scorso.
LA DENUNCIA - Secondo il racconto contenuto nella denuncia, la ragazza, che lavora e vive in città con i genitori, verso le 13 stava attraversando piazza XX Settembre quando è stata avvicinata da uno dei tre uomini, che le ha chiesto indicazioni stradali facendola avvicinare al furgone, di colore blu. Una volta vicina, la ragazza è stata spinta dentro il cassone, dove c’era un altro degli uomini, oltre a quello alla guida. Dopo ore di ripetute violenze sessuali, la ragazza è stata scaricata a Casalecchio, sotto choc. Ha girovagato in stato confusionale finché, verso le 22, è entrata in un negozio di videonoleggio e gli addetti l’hanno soccorsa, per poi chiamare i genitori e la polizia. Nell’immediato non si è voluta sottoporre agli accertamenti medici che oggi, a distanza di due giorni, ha accettato di fare. La borsa e il cellulare che gli sono stati rubati sono stati ritrovati vicino alla strada a quattro corsie nella zona di Casteldebole.
L'APPELLO - «Mai come in questo caso è necessario che se qualcuno ha visto qualcosa si faccia avanti e lo riferisca», è l’appello lanciato dal Pm Valter Giovannini, portavoce della Procura. La ragazza sta cercando ora di ricostruire nei dettagli, con qualche difficoltà visto lo choc, quello che le è successo. «La squadra mobile sta seguendo il caso con il solito scrupolo» ha detto Giovannini. Sono state acquisite anche le immagini di varie telecamere, sia a Casalecchio che a Bologna, per trovare qualche riscontro al racconto.
Velletri, tenta stupro ragazza a fermata bus:
arrestato
ROMA (11 dicembre) - Ha tentato di stuprarla appena scesa dall'autobus sulla tratta Velletri-Genzano, appena fuori Roma. L'ha seguita, intorno alle 18 di ieri e dopo averla abbordata con una scusa l'ha aggredita. Dopo averla immobilizzata per terra ha incominciato a palpeggiarla.
La vittima, una ragazza italiana di 19 anni, ha tentato in tutti modi di difendersi ma lui, un cittadino indiano di 30 anni, le ha messo una mano sulla bocca per non farla urlare. La giovane però è riuscita a divincolarsi ed ha cominciato ad urlare mettendo in fuga l'aggressore. Poi ha chiesto aiuto ad alcuni abitanti della zona prima di allertare la polizia.
Arrestato. Una volante del commissariato di Velletri, dopo poche ore, grazie anche alle descrizioni fornite dalla ragazza e da alcuni testimoni, è riuscita ad individuare ed arrestare l'uomo. Per l'indiano l'accusa è di violenza sessuale.
SAN GIOVANNI ROTONDO. Forse non c'è stato alcuno stupro a San Giovanni Rotondo, le indagini dei medici di Casa Sollievo della Sofferenza escluderebbero infatti la violenza su una ragazza maggiorenne rinvenuta l'altra sera in stato di shock in un noto quartiere della cittadina garganica.
La notizia della violenza si era diffusa in città l'altra mattina come un fulmine a ciel sereno, ma tutti smentiscono, compreso fonti vicine alla locale stazione dei Carabinieri. Allora cosa è accaduto realmente? Non lo si è capito molto bene a questo punto, indagheremo pure noi più approfonditamente. Per ora la 19enne resta in osservazione ed è curata dai medici del locale nosocomio. Ovvio che ci preme smentire per il momento quanto riportato su questo portale e sul sito www.ildiariomontanaro.it. Ci spiace per l'eventuale disagio arrecato. Vi sapremo dire di più nelle prossime ore.
Fonte Garganopress.net
Riconosce stupratore su Facebook
Era stata aggredita nel Milanese
Il social network su internet Facebook ha consentito ai carabinieri di Bollate, nel Milanese, di trovare l'autore di uno stupro. Il giovane, un operaio 20enne, è stato riconosciuto come il proprio aggressore da una donna russa di 40 anni che lui aveva abbordato per la strada con la scusa di accompagnarla a casa per poi violentarla. L'immigrata ha identificato l'uomo guardando alcune foto reperite su Facebook dai militari.
L'episodio risale al 14 novembre. La donna stava tornando a casa dopo una serata passata con amici. Il 20enne le si è avvicinato in auto e le ha detto: "La accompagno io a casa, non e' sicuro girare a quest'ora da queste parti". Ma poi, dopo alcuni minuti, lui l'ha portata in una strada isolata dove l'ha violentata.
Quando il giovane si è allontanato, la cittadina russa ha chiamato i carabinieri che hanno subito iniziato le ricerche. Poi, restringendo il cerchio dei possibili autori della violenza, gli uomini dell'Arma hanno ricavato da Facebook le foto di possibili responsabili e le hanno sottoposte alla donna che ha riconosciuto il suo aguzzino.
L'uomo, incensurato, è ora in una cella del carcere milanese di San Vittore.
Non si sa chi, non si sa perchè, non si sa quando nè dove.
attendiamo con ansia ulteriori particolari
per ora prendiamo atto con soddisfazione che non si tratta di conviventi, quindi la violenza domestica non c'entra
per il resto siamo perplessi
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/11-dicembre-2009/denuncia-sequestro-stupro-gruppo-procura-chi-ha-visto-qualcosa-parli-1602143194070.shtml
DOPO LA DENUNCIA DI UN PRESUNTO SEQUESTRO IN PIAZZA XX SETTEMBRE
«Stuprata da tre stranieri»: tutto falso
E lei finisce nei guai
La vera storia della violenza nel furgone, telecamere e cellulare smentiscono la ragazza: ha preso un treno per prato
Ha raccontato, e ribadito con forza anche davanti al pubblico ministero, di aver vissuto un’esperienza agghiacciante. Un copione da film horror costruito ad arte facendo ricorso a un cliché razzista molto in voga: quello del romeno delinquente e stupratore. «Erano tre uomini dell’Est, romeni credo, mi hanno caricata su un furgone in piazza XX Settembre e stuprata per ore», ha detto. Tutto falso. Sono solo menzogne quelle messe in fila dalla 27enne ritenuta per giorni vittima di una violenza di gruppo. Le sue parole vengono smentite da prove inequivocabili. Immagini e tracce telefoniche che attestano la sua presenza altrove quel giorno (mercoledì 9 dicembre). Altro che sul furgone dei bruti. Adesso è lei a trovarsi nei guai: è stata denunciata per simulazione di reato e falsa dichiarazione al pm. Reati per cui potrebbe essere indagata. Spetta a lei, se vorrà, raccontare la verità. Dire cosa vuole nascondere. O da cosa sta cercando di difendere se stessa.
LE INDAGINI - Gli investigatori della squadra mobile hanno lavorato senza sosta a un caso che, se vero, sarebbe stato molto allarmante. Poche cose possono destare allarme sociale come un sequestro in pieno giorno e in pieno centro a opera di tre stupratori, figuriamoci se stranieri. Ed è, dunque, lavorando giorno e notte che la polizia ha scoperto delle cose che smentiscono il racconto della ragazza, una laureanda in Ingegneria figlia di una famiglia facoltosa (il padre è un ex ufficiale della Finanza che, dopo varie vicissitudini, ha cambiato lavoro), prossima al matrimonio con un «buon partito», imprenditore e dirigente dei giovani del Pdl, che vive fuori regione. Vediamo queste prove: le tante telecamere disseminate fra piazza XX Settembre e la stazione hanno ripreso chiaramente la giovane attraversare serena la piazza, dirigersi verso la stazione e, qui, salire sul regionale diretto a Prato, proprio all’ora in cui ha detto di essere stata caricata sul furgone tra la piazza e via Boldrini. Questo treno arriva a Prato alle 13.57: tre minuti dopo, la ragazza riceve sul cellulare un sms di un servizio di notizie in tempo reale della Tim. È la centrale messaggi Tim di Firenze a inviarlo. Non ci sono dubbi, quindi, che in quelle ore si trovava in Toscana.
INCONGRUENZE - D’altra parte, molte cose non tornavano anche prima che gli inquirenti avessero questi riscontri. La visita ginecologica cui la 28enne ha accettato di sottoporsi 48 ore dopo i fatti (inizialmente diceva di essere troppo sconvolta per farlo) non ha trovato segni di violenza. Possibile — si sono domandati la polizia e il pm — che uno stupro di gruppo durato ore non abbia lasciato tracce sul corpo della vittima? L’unica risposta ragionevole è no. Come non è ragionevole che chi ha subito una simile violenza non voglia chiamare la polizia: è stato il padre della ragazza, quando quella sera è andata a riprenderla al Blockbuster di Casalecchio, a farlo. E poi perché, quel giorno prima di uscire, ai genitori ha detto che sarebbe andata a Firenze a far compere mentre al suo fidanzato ha detto che sarebbe rimasta in centro a Bologna. A lui qualche dubbio deve essere venuto visto che, come ha raccontata agli investigatori, ha intuito dai rumori di fondo che lei si trovava in stazione. Queste sono solo alcune delle stranezze di un racconto che la 27enne ha ribadito con fermezza soltanto quattro giorni fa, davanti al pm Laura Sola.
I FATTI - Il punto, ora, è comprendere cosa sia realmente successo. Perché qualcosa di spiacevole deve essere accaduto, quel giorno, alla ragazza. Qualcosa che l’ha scioccata: è così che l’hanno descritta, scioccata, i dipendenti del Blockbuster ai quali ha chiesto di fare una telefonata. La verità si nasconde quasi certamente fra le pieghe del privato di questa ragazza dalla vita apparentemente standard. Da una parte l’università, la famiglia, il fidanzato e un matrimonio pianificato per aprile, con la casa già comprata. Dall’altra un mondo tutto personale, fatto di altre frequentazioni, chat e social network.
Amelia Esposito
19 dicembre 2009
Nessun abuso, diciottenne scagionato
Dopo un anno la fine di un incubo
«Non luogo a procedere»: per il gup del Tribunale dei minori, lo stupro denunciato un anno fa in un istituto professionale non c'è mai stato. Il ragazzo non ha abusato della compagna disabile. Nel frattempo ha smesso di studiare Accusato di uno stupro che non ci fu Tribunale dei minori: a scuola nessuna violenza sessuale
Quella violenza sessuale non c'è mai stata. «Non luogo a procedere», ha stabilito il gup del Tribunale dei minori, un collegio presieduto da Francesco Paolo Fasoli. Emessa lo scorso 16 novembre, la sentenza, per un ragazzo che ha appena compiuto 18 anni, è la fine di un incubo che non sarà facile dimenticare: per un anno, a scuola, è stato considerato, più o meno, un mostro. Sulle sue spalle, l'accusa di aver approfittato di una compagna con disabilità psichiche, chiudendosi con lei in un'aula vuota e obbligandola ad avere un rapporto sessuale.
IL PESO DELLE ACCUSE A denunciare furono i genitori della ragazza. L'indagine, condotta dagli uomini della squadra Mobile della Questura, aveva gettato lo scompiglio nell'istituto professionale frequentato dai due. La faccenda finì, ovviamente, sui giornali: senza nomi e anche senza l'indicazione precisa della scuola, visto che i protagonisti, all'epoca, erano ancora entrambi minorenni, ma con tutto il rilievo che la gravità delle accuse comportava. Per il ragazzo fu un trauma. Non riuscì più a metterci piede, in quella scuola. Troppi sguardi addosso, troppi mormorii alle spalle. Finito l'anno, è arrivata l'estate, ma a settembre il coraggio di affrontare il ritorno fra i banchi non c'era.
Poco meno di un mese fa, finalmente, la sentenza. Quel fatto, dice il giudice in base alle perizie mediche e all'esame delle testimonianze, non è mai accaduto.
SOLI NELL'AULA Fin dall'inizio qualche dubbio c'era stato. Gli alunni che quel venerdì mattina, 19 dicembre 2008, mentre il resto della classe si era allontanata dall'edificio per partecipare a un saggio ginnico, erano rimasti nei pressi della porta di quell'aula avevano dichiarato di non aver sentito nessun rumore sospetto, nessun grido, nessuna richiesta d'aiuto.
Ma quella manovra per restare soli nella classe deserta non era sfuggita anche ad alcune alunne che avevano dato l'allarme: «Forse, e sottolineo forse, hanno ingigantito la cosa», disse in seguito il preside. «Forse è stato solo un gioco», concluse, «un episodio fugace che ha suscitato la morbosità delle ragazze».
LA DENUNCIA La protagonista, un'alunna seguita, per parte dell'orario settimanale, da un'insegnante di sostegno, aveva però raccontato qualcosa a una professoressa. Il preside, a quel punto, aveva convocato i genitori. Questi, insospettiti, l'avevano portata in un ospedale: il responso dei medici li avevano convinti a sporgere denuncia per violenza sessuale alla Questura di Cagliari: una denuncia contro ignoti cui gli investigatori della Mobile, guidati dal dirigente Oreste Barbella e aiutati dagli uomini della Scientifica, avevano cercato conferme, muovendosi col massimo riserbo e con l'attenzione necessaria quando si ha a che fare con reati di questo tipo fra persone non ancora adulte. Sono state disposte nuove perizie mediche che non hanno portato all'individuazione di tracce che permettessero di stabilire se c'era stata violenza o meno, e sono stati interrogati i testimoni che però hanno descritto una scena in cui nessuno costringeva e nessuno era costretto.
LA SENTENZA Concluse le indagini, il delicatissimo rapporto era finito nelle mani del Tribunale dei minori. A difendere il giovane, l'avvocato Enrica Bonanno. Il collegio per l'udienza preliminare, esaminate le carte, ha ritenuto che non vi fossero elementi per procedere e, un mese fa, ha emesso la sentenza, ritirata nei giorni scorsi dal legale del ragazzo.
«Per il mio assistito - ha commentato l'avvocato Bonanno - è la conclusione di una vicenda che ha avuto pesantissime ripercussioni sulla sua esistenza. Tanto che stiamo valutando la possibilità di denunciare per diffamazione chi gli ha rivolto accuse così pesanti».
MARCO NOCE
Martedì 15 dicembre 2009 08.51
Indiano arrestato per stupro
martedì 15 dicembre 2009
(red.) Una squallida vicenda di violenza si è consumata nei giorni scorsi in provincia di Brescia ai danni di una signora italiana di 45 anni, oggetto “del desiderio” da parte di un 34enne indiano.
L’uomo è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Desenzano con le accuse di stalking e violenza sessuale.
A denunciarlo una 45enne della quale l'uomo, in Italia con regolare permesso di soggiorno, si era innamorato e che - secondo l'accusa - ha costretto a subire violenze e abusi sessuali.
Il teatro della storia è stata una località della Bassa brecsiana. La donna aveva conosciuto l'immigrato solo per avergli fornito alcune informazioni, alle quali avevano fatto seguito alcuni gesti gentili e basta.
Il corteggiamento e le attenzioni del 34enne nei confronti della signora si sono però ben presto trasformate in ossessione con appostamenti, telefonate al cellulare, pressing costante.
Finchè l’uomo, approfittando di un momento favorevole, secondo la denuncia è riuscito a trascinare la donna in una zona appartata e lì l’ha violentata.
L’incubo per la vittima si è ripetuto qualche giorno dopo, quando l’indiano l’ha sottoposta ad un nuovo stupro. La donna inizialmente aveva taciuto la cosa per la vergogna, poi, dopo il secondo episodio, si era decisa a confessare tutto al marito e quindi a sporgere denuncia presso la caserma dei carabinieri di Calvisano.
Dopo tre mesi di indagini, l'immigrato è stato arrestato con provvedimento del gip su richiesta del pm Giancarlo Tarquini. Le accuse sono stalking e violenza sessuale.
Stupro Gb, due bambini incriminati
Gli imputati hanno solamente 10 anni
Due bambini di 10 anni sono stati incriminati in Gran Bretagna con l'accusa di aver stuprato una bimba di 8 anni. Lo ha riferito la polizia di Londra. I due piccoli dovranno presentarsi davanti alla Corte di Uxbridge. "L'episodio si è verificato a Hayes, nella zona occidentale di Londra, lo scorso 27 ottobre", ha spiegato un portavoce della polizia, "vista l'età dei bambini, questi sono gli unici dettagli che possiamo fornire", ha aggiunto.
Usa: scagionato dal Dna dopo 35 anni di carcere
Dopo 35 anni di carcere un uomo della Florida è stato scagionato e rimesso in libertà. James Bain era stato condannato all'ergastolo nel 1974 per rapimento e stupro di un bambino di 9 anni. Aveva chiesto per anni la prova del Dna e l'aveva finalmente ottenuta dopo che un'organizzazione innocentista aveva preso in mano il caso. Dall'esame, i cui risultati sono stati resi noti la settimana scorsa, è risultato che l'uomo non aveva commesso il reato. Ieri il giudice competente ne ha ordinato il rilascio.
Venerdì 18 dicembre 2009 00.34
Montalto, stupro di gruppo: "Dal sindaco Carai nessun illecito"
Chiesta l'archiviazione per la vicenda della delibera che anticipava le spese processuali ai ragazzi accusati di violenza
Fotografia Montalto, stupro di gruppo: "Dal sindaco Carai nessun illecito"
MONTALTO DI CASTRO – La procura della Repubblica di Civitavecchia ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale a carico di Salvatore Carai, sindaco di Montalto di Castro, relativo all'anticipazione di35mila euro per pagare le spese alle famiglie di sette degli otto minorenni accusati dello stupro di gruppo ai danni di una studentessa di 15 anni, avvenuto nel maggio 2007.
Secondo il Pm Elena Neri, Carai non avrebbe commesso alcun illecito, in quanto la determina che concede l'anticipazione dei fondi è un atto dirigenziale che non è stato firmato dal sindaco. Inoltre la determina è stata adottata alla luce di una relazione dei servizi sociali, secondo i quali le famiglie dei ragazzi non sarebbero state in grado di sostenere le spese di difesa.
Sempre secondo il Pm, il provvedimento prevede che gli imputati restituiscano i fondi svolgendo piccoli lavori per conto del comune. Ora sarà il Gip a decidere se archiviare il fascicolo o disporre il rinvio a giudizio di Carai.
Le associazioni di categoria che avevano presentato l'esposto da cui è scaturito il procedimento hanno annunciato che si opporranno alla richiesta del Pm.
Il tribunale dei minori di Roma, nei mesi scorsi, ha decisodi concedere la sospensione del processo con "messa in prova" per 26 mesi agli imputati. Qualora l'esito della prova fosse positivo il processo verrebbe dichiarato estinto.
Assolti quattro ragazzi per lo stupro di gruppo
Il Tribunale di Lecco
Tutti assolti, dopo un processo durato anni e un’accusa pesantissima: quella di aver violentato in gruppo una ragazza che all’epoca dei fatti era poco più che quindicenne. E dopo che il pubblico ministero Paolo Del Grosso, nella sua requisitoria, aveva chiesto per tutti e quattro una condanna a nove anni.
Dopo una camera di consiglio durata più di tre ore, ieri pomeriggio a Lecco il collegio giudicante presieduto da Paolo Salvatore (a latere Andrea Ausili e Massimiliano Magliacani) ha assolto i quattro imputati: i cugini Mattia e Daniel Fontanini, rispettivamente di 23 e 22 anni, (difesi dall’avvocato Gianfranco Conforti), Manuel Pedrazzoli di 22 anni e Marco Grigi di 23 anni, (difesi dai legali Laura Redaelli e Michele Cervati).
Un’assoluzione decisa in base al secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, che fa riferimento al caso in cui la prova manca, è insufficiente o contraddittoria, accolta con grande commozioni dagli imputati e dai loro familiari.
I quattro giovani erano finiti sotto processo con l’accusa di aver preso parte a uno stupro di gruppo avvenuto in una spiaggia di Dervio nella notte tra il 5 e il 6 marzo di quattro anni.
Una quindicenne aveva raccontato di avere incontrato i quattro imputati in una discoteca di Colico e di aver chiesto loro un passaggio in auto. Ma invece di tornare verso casa l’auto avrebbe fatto una deviazione dirigendosi alla spiaggia dove sarebbe stata consumata la violenza.
Le indagini su questo caso erano state lunghe e delicate: la quindicenne, costituitasi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Francesco Consoloni, era sentita più volte ed era stata anche sottoposta a una perizia per valutarne l’attendibilità. E c’era stato anche un «processo parallelo», per così dire, con la condanna dello zio di un imputato e dell’ex fidanzato della ragazza, accusati di aver cercato di inquinare le prove.
L’avvocato Conforti non ha voluto commentare la sentenza di assoluzione per i suoi assistiti: «quello che dovevo dire l’ho detto in aula» ha risposto ai giornalisti. L’altro avvocato della difesa, Michele Cervati, non ha nascosto la sua soddisfazione: «questa vicenda non andava strumentalizzata o cavalcata. Non ho nulla da eccepire alla formula scelta dai giudici per l’assoluzione visto che anche noi abbiamo sempre sottolineato le tante contraddizioni negli elementi raccolti dall’accusa. Un pensiero per quella ragazza? Non mi sembra il caso di entrare nel merito, ma se aveva dei problemi doveva essere aiutata in maniera diversa e non presentando delle querele».
La parte civile aveva chiesto anche un risarcimento di 600 mila euro per la vittima e di 200 mila euro per la madre. «Credo e crederò sempre alle parole della mia assistita - ha commentato a caldo il legale Consoloni - anche perchè c’erano altre testimonianze che le confermavano. Come si sente ora, dopo tutto quello che è successo? E’ semplicemente sgomenta per questa assoluzione e io presenterò sicuramente appello contro la sentenza».
Proposta indecente «a scopo rapina»
Secondo l'accusa i due avrebbero agito portando con loro la figlia di nove mesi
Mariangela Campanone
Coppia di presunti rapinatori in azione con una bimba di pochi mesi. C'è voluta qualche ora per chiudere il cerchio attorno all'episodio di domenica: gli arresti effettuati dagli agenti della Mobile hanno confermato la prima ipotesi dei colleghi della Squadra Volante, che in pochi minuti hanno compreso che dietro il racconto della tentata violenza sessuale c'era ben altro. Testimonianze a confronto e diversi elementi per chiarire le responsabilità: si sarebbe trattato di una vera e propria messa in scena che le due persone finite in manette avrebbero organizzato a scopo di rapina. Nessun tentativo di stupro come la giovane aveva spiegato ai medici del pronto soccorso del Goretti prima e agli agenti della Volante in un secondo momento. Sarebbe stata proprio lei a proporre alla vittima della rapina (cisternese) un rapporto sessuale, tutto per incastrarla e portargli via i soldi. E l'episodio di domenica avrebbe potuto avere risvolti più gravi, visto che, dopo la rapina, nel corso della fuga, la Punto con a bordo la coppia e la figlia, è uscita fuori strada a folle velocità, inseguiti dalla vittima. Domenico D'Alterio, 36 anni e la compagna Laura Lebro, 30 anni, entrambi originari di Napoli ma residenti a Latina, sono finiti in manette con l'accusa di rapina. Ieri si è svolta la direttissima. Il giudice ha convalidato i due arresti concedendo i domiciliari. Laura Lebro ha dichiarato di essere stata quasi convinta a salire in auto con il giovane di Cisterna, che una volta in auto l'avrebbe portata in una zona appartata e palpeggiata. La Lebro potrà anche uscire la mattina dalle 9 alle 11 per adempiere ai compiti di madre. Gli avvocati della coppia, Alessandra Grenga e Paolo Faralli hanno preannunciato una querela per violenza sessuale nei confronti del 30enne. (Ha collaborato
Silvia Colasanti)
La denuncia: «Costretta da mio marito[/size]
ad avere rapporti con altri uomini»
L'ACCUSA. Donna separata denuncia l'ex per violenza e maltrattamenti perché la portava in locali per scambi di coppia
L'ex moglie sostiene che il compagno contattava altri partners via internet. «Volevo separarmi, mi ricattò dicendo che si suicidava» 27/12/2009
«Mio marito mi ha costretta a rapporti con altri uomini»
Vicenza. «È stato un aspetto pesante del mio matrimonio. Alcuni anni fa mio marito mi ha accompagnato in un locale di Soave per "scambi di coppia". Accettai senza però immaginare che cosa effettivamente avvenisse. La prima volta mi accoppiai con un ragazzo e mio marito. Stavo male. In seguito andammo anche in un locale di Vicenza, ma ho sempre avvertito tutto questo come una violenza. Mio marito mi ricattava dicendo che altrimenti si sarebbe suicidato e ha continuato a portarmi in questo tipo di locali. Poi ho avuto un rigetto e avendo preso coscienza delle violenze che pativo mi sono separata e l'ho denunciato». È lo sfogo, angosciato, di una donna di 38 anni di Vicenza, madre di due ragazzi. Con la sua denuncia ha fatto finire sotto inchiesta per violenza sessuale e maltrattamenti il marito separato N.O., di 37 anni (le iniziali sono a tutela della parte offesa), nei cui confronti il tribunale ha deciso di promuovere un confronto con la formula dell'"incidente probatorio".
STUPRO. La particolarità della vicenda giudiziaria è data proprio dal tipo di ipotesi sulla quale sta lavorando la procura: la donna sarebbe stata violentata perché il proprio uomo, che è difeso dall'avv. Reaffaela Di Paolo, l'avrebbe costretta ad avere rapporti simultanei con più uomini, facendo leva sul ricatto del suicidio. I rapporti coniugali sono descritti dalla donna come burrascosi dopo la nascita del secondo figlio. «Da allora ha smesso di essere rispettoso verso di me, apostrofandomi in maniera ingiuriosa per banali motivi, alimentando una tensione che ha finito per rendermi insopportabile la continuazione della convivenza», ha denunciato la madre.
SEPARAZIONE. La donna ha riferito agli inquirenti che già qualche anno fa avrebbe voluto separarsi. I rapporti sessuali tra i due si erano rarefatti fino a quando si era rivolta a un avvocato per far partire la causa. «Quando lui venne a conoscenza della mia volontà di far partire le pratiche di separazione - spiega -, tentò il suicidio ingerendo farmaci. Vedendo quella situazione, dopo essermi consigliata con il legale soprassedei, cercando di salvare il matrimonio». I coniugi andarono a vivere comunque in due abitazioni. «Quando però lui veniva a casa mia per incontrare i figli - afferma - approfittava di quando i bambini erano in un'altra stanza per molestarmi, accarezzandomi e baciandomi all'improvviso, cercando di avere dei rapporti. Io allora mi recavo nella stanza dei bambini fino a quando lui non se ne andava».
SCAMBI. La circostanza che l'ex compagna a un certo punto avvertì come insopportabile era la volontà trasgressiva del partner di farla incontrare con altri uomini in locali simili a quelli di recente al centro di indagini contro lo sfruttamento della prostituzione. «Lo accontentai - aggiunge -, ma per me fu sempre un grosso peso perché non mi piaceva, non lo tolleravo, anche se l'ho fatto per qualche volta per compiacere mio marito. Poi non l'ho più sopportato perché non mi piaceva proprio e ho chiesto la separazione». Nella denuncia la vittima ha spiegato che il marito portava uomini a casa conosciuti in locali di scambisti o contattati via internet per farla accoppiare. «Non ne potevo più, era intollerabile la convivenza», conclude angosciata.
Ivano Tolettini
Violentata a Roma la notte di Natale
Sotto choc una ragazza di Salerno
SALERNO (27 dicembre) - In due l’hanno attirata con una scusa in una zona più appartata nei pressi della Stazione Termini e violentata la notte di Natale. Ora la ragazza, ventitreenne originaria di Salerno, è in stato di choc, in osservazione al Policlinico Umberto I e della sua terribile esperienza ricorda ancora poco.
«Erano in due, extracomunitari - ha raccontato ai carabinieri della compagnia Roma centro che indagano sulla vicenda - li ho seguiti per fare l’elemosina in un punto poco lontano da via Giolitti, ma mi sono saltati addosso». La giovane senzatetto salernitana stava dormendo all’esterno della Stazione Termini, sotto il porticato di via Giolitti, in compagnia di un amico. Non è chiaro perché si sia allontanata con quei due uomini, verso le due della notte di Natale.
Quando è tornata a via Giolitti nei pressi del suo giaciglio, ha raccontato al compagno ciò che le era accaduto e l’uomo ha telefonato al 112. Sul posto sono subito accorsi i carabinieri del Nucleo Scalo Termini. Ora le indagini tendono a verificare con chi si accompagnasse la giovane donna e se la violenza sia maturata nell’ambiente dei tanti senzatetto che girano per la città.
La notte del 13 dicembre, Alexei Vetrov, un barbone ucraino di 45 anni, era stato trovato cadavere in un’auto parcheggiata a due passi dalla Stazione Termini. L’uomo era stato massacrato con delle bottiglie di vetro, aveva il volto sfigurato e una profonda ferita alla gola, per una banale lite scoppiata per contendersi un posto caldo dove dormire, la macchina appunto.
Arrestati due romeni, Daniel Pavel, 18 anni e Alexandre Tofaleanu, 39. Gli agenti della Polizia ferroviaria sono risaliti a loro dopo aver interrogato molti barboni che si aggirano nei pressi dello scalo romano.
I due romeni, poi, durante l’interrogatorio, hanno confermato che i rapporti con il 45enne massacrato e ucciso, erano tesi da tempo: tutti e tre - hanno spiegato - la facevano da padroni nel mondo dei clochard che gravitano alla Stazione Termini.
E ancora, a metà novembre, sempre alla Stazione Termini, nel cuore della notte, due romeni si accanirono su un uomo, Basile, 37 anni, anche lui romeno, sotto gli occhi indifferenti dei tassisti. L’hanno picchiato selvaggiamente per rapinarlo dei soldi, lui ha cercato di ripararsi all’interno di un taxi in sosta, loro l’hanno rincorso e continuato a pestare.
Raffaella Troili
Milano, nuovo tentato stupro in boxTerzo caso in due mesi, è allarme
Ancora uno tentativo di stupro a Milano, nei box di un condominio di zona Cenisio. Una donna di 32 anni è stata aggredita da un uomo di colore che ha tentato di spogliarla e l'ha baciata. L'aggressore è stato messo in fuga da un condomino che si è avvicinato. Gli investigatori non escludono che questo episodio possa essere stato commesso dallo stesso uomo che nei mesi scorsi ha aggredito altre due donne con le stesse modalità.
Secondo gli inquirenti ad agire potrebbe essere sempre la stessa persona. Un uomo di colore che soprende le vittime nel box di casa e tentando una violenza sessuale su di loro dopo averle rapinate. L'ultima vittima in ordine di tempo era rientrata a casa con la sua auto e, secondo quanto ha raccontato alla polizia, è stata aggredita da un uomo alto circa 1,70, dalla carnagione scura, che le ha strappato la catenina, un bracciale, e si è fatto consegnare 100 euro.
Dopo averla rapinata l'ha spinta nell'auto della vittima e l'ha palpeggiata e baciata. La giovane ha gridato e chiesto aiuto colpendo il vetro della macchina. Un condomino è stato attirato dalle urla e da uno zainetto abbandonato dall'aggressore nel box. Quando si è avvicinato per capire cosa stesse accadendo l'aggressore è fuggito scavalcando il cancello del box.
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News > Cronaca >CASSAZIONE: DANNI MINORI PER IL TENTATO STUPRO
3 MILA EURO POSSONO BASTARE
ultimo aggiornamento: 30 dicembre, ore 14:21
Roma, 30 dic. - (Adnkronos) - Lo stupro tentato? Per il risarcimento del danno morale, dice la Cassazione, ''non puo' non tenersi conto della circostanza'' che gli autori dell'aggressione ''non sono riusciti a congiungersi carnalmente con la vittima e non puo' non tenersi conto del fatto che le conseguenze sono state in concreto assai minori''. Ecco perche' la terza sezione penale, pur confermando una condanna per violenza sessuale nei confronti di un napoletano di 26 anni, ha ritenuto equa la cifra di 3 mila euro pattuita come risarcimento ai danni della vittima. Del resto, annotano i supremi giudici, anche la giovane aggredita ha considerato ''congrua'' la somma offerta dagli aggressori.
MILANO: RONDINI (LEGA), PER STUPRI RIPENSARE A
CASTRAZIONE CHIMICA
Milano, 30 dic. (Adnkronos) - "L'ennesimo tentato stupro a Milano, sventato solo grazie al coraggio di un cittadino che e' prontamente intervenuto, conferma che questo tipo di odioso reato e' diventato una piaga sociale''. Lo afferma il segretario provinciale e deputato della Lega Nord, Marco Rondini a proposito dell'aggressione subita ieri sera da una donna di 32 anni in un garage in zona Cenisio da un extracomunitario''.
"Le statistiche -sostiene il parlamentare milanese- sono a dire poco allarmanti: a Milano l'86% degli stupri (39 episodi su 45) sono commessi da stranieri. E nel 55% dei casi gli autori sono africani. Con questi numeri, osserva Rondini, nessuno puo' piu' negare che esista una precisa correlazione fra le violenze sessuali e l'immigrazione".
"A questo proposito -informa il deputato- bisognerebbe ripensare alla proposta della Lega Nord di sottoporre i condannati per stupro ad un trattamento sanitario specifico per evitare recidive. Di fronte a una situazione come quella testimoniata dalle statistiche sugli stupri a Milano e' da irresponsabili continuare a bollare questa soluzione come un tabu. Le nostre donne hanno il diritto di poter vivere il loro territorio senza paura di aggressioni, sevizie e violenze''.
Cronaca: stupratore seriale spaventa Milano
Apprensione a Milano per il fallito stupro di una 32enne in un condominio della zona Cenisio. Un uomo alto circa 1.70, dalla carnagione scura e i lineamenti africani, è stato messo in fuga da un condomino accortosi di quanto stava avvenendo in un box sotto l’edificio. La vicenda ricalca per il modus operandi almeno due casi avvenuti tra novembre e dicembre e fa temere per l’opera di uno stupratore seriale.
31/12/2009Africano si diverte a stuprare donne in serie a Milano
Aggredita, rapinata e costretta a subire abusi nel box di casa, prima dell'intervento di un vicino che ha messo in fuga il violentatore. Vittima una giovane di 32 anni, residente in zona Cenisio a Milano. Sulla violenza sta indagando la Squadra mobile della Questura di Milano e secondo gli investigatori non è escluso che il responsabile, un africano, sia lo stesso di due aggressioni simili tra la metà e la fine di novembre.
La giovane ieri poco dopo le 20 aveva appena parcheggiato la vettura nel box interrato della sua abitazione quando è stata aggredita da un uomo, descritto come un immigrato di origini africane, altezza 1.70. Il malvivente le ha strappato una catenina d'oro, un bracciale d'argento e la somma di cento euro, poi l'ha spinta nella sua auto, le ha sollevato il maglione e ha cominciato a baciarla.
Attirato dalla vista di uno zaino lasciato davanti al box della vittima, un vicino di casa, Francesco R. 45 anni, si è avvicinato all'auto e ha sentito la donna che gridava e batteva con violenza le mani sul vetro per chiedere aiuto. A quel punto l'aggressore è sceso dalla vettura, ha spintonato il vicino ed è scappato scavalcando la recinzione dello stabile. Il 45enne ha cercato invano di rincorrere il malvivente, poi è tornato indietro per soccorrere la giovane.
Sul posto è stato chiesto l'intervento del 113. La vittima non ha riportato lesioni ma si è rivolta al centro antiviolenze del Policlinico Mangiagalli di Milano per un aiuto psicologico.
Secondo gli inquirenti l' aggressore potrebbe essere lo stesso responsabile di due episodi a novembre, in via Pellegrino Rossi e in via Borsieri. Nel primo caso la vittima aggredita nello scantinato in casa era riuscita a scappare spegnendo il contatore della luce, mentre in via Borsieri una trentenne era stata rapinata, trascinata in un parcheggio e costretta ad un rapporto orale dal suo aggressore
Presunta violenza sessuale di Capodanno - I legali del ragazzo ascoltato in procura smentiscono le notizie diffuse dai più importanti giornali e tg italiani"Tutto falso. Non c'è stata nessuna ammissione di stupro"
"Non corrisponde assolutamente alla realtà che il nostro assistito abbia ammesso il tentativo di stupro o altre condotte che gli vengono attribuite".
E' secca smentita degli avvocati Gianluca Tognozzi e Cesare Gai, che difendono il ragazzo interrogato dalla procura viterbese il 7 gennaio, per la vicenda del presunto stupro del 31 dicembre al castello di Roccalvecce.
In una nota, i due legali si dicono stupiti e perplessi di fronte al "contenuto di notizie di stampa, anche riprese dai media e dai principali siti internet d'informazione nazionali, che hanno chiaramente frainteso, se non in molte occasioni fuorviato e totalmente stravolto, il contenuto della corretta, puntuale e analitica ricostruzione di quanto accaduto e ad oggi accertato, operata in sede di conferenza stampa dal dirigente della squadra mobile di Viterbo Fabio Zampaglione".
"Nello specifico intendiamo evidenziare come il giovane - si legge nella nota dei due legali - con l'assistenza dei difensori, si è infatti spontaneamente presentato innanzi al pm Stefano D'Arma, titolare dell'indagine, ricostruendo in modo analitico e veritiero gli avvenimenti della serata in esame, escludendo qualsivoglia contatto fisico con la vittima del presunto abuso e soprattutto ribadendo la propria volontà di tutelare, così come è auspicio della difesa, l'integrità fisica e morale della giovane suo malgrado coinvolta nell'episodio".
"Plurimi elementi a oggi raccolti hanno confermato con estrema puntualità tale ricostruzione - dicono Gai e Tognozzi - tesa a un definitivo chiarimento di vicenda a oggi erroneamente rappresentata da alcuni organi di informazione sulla scorta di notizie frammentarie e assolutamente non rispondenti a una realtà che si è contribuito definitivamente a chiarire".
Alla fine dello scritto, dopo i ringraziamenti al pm, i difensori del ragazzo richiedono "l'immediata rettifica di quanto in questo momento viene riportato dagli organi di stampa e televisivi e soprattutto il rispetto della volontà reiteratamente espressa dalla giovane ragazza di dimenticare l'accaduto, ridimensionandone la portata.
In difetto, soprattutto a tutela della giovane e del nostro assistito, non esiteremo ad adire le competenti autorità giudiziarie".
Accusato di stupro tenta di uccidersi
Ha tentato di impiccarsi in campagna il ventunenne accusato da una ragazza gallurese di 16 anni di averla violentata lunedì scorso, dopo averla fatta entrare a casa con uno stratagemma. Il giovane è stato salvato dai carabinieri quando aveva già la corda al collo: ora è ricoverato in ospedale
di Stefania Puorro
OLBIA. Ha tentato di suicidarsi, il giovane ventunenne accusato di stupro da una ragazzina di 16 anni. Una presunta violenza carnale avvenuta in pieno giorno, nell’hinterland olbiese, e sulla quale il riserbo è assoluto. In un’indagine delicatissima e complicata che è solo agli inizi, ci sono per il momento due certezze. La prima: i carabinieri hanno in mano la denuncia presentata dalla minorenne nei confronti del suo presunto violentatore. La seconda: il giovane indicato dalla ragazza come il suo aggressore (avrebbe raccontato di essere stata violentata e anche picchiata) ha cercato di farla finita. Si è attorcigliato una corda attorno al collo, legata al ramo di un leccio - in aperta campagna - e si è lasciato andare.
Lo hanno salvato appena in tempo, i carabinieri. Se fosse passato un altro minuto, sarebbe morto. È infatti arrivato all’ospedale in fin di vita, trasportato con un’ambulanza del 118, poi le sue condizioni sono via via migliorate con il passare delle ore. Adesso quel giovane dovrà dare molte risposte. Dovrà raccontare la sua versione, spiegare i motivi che lo hanno spinto a tentare il suicidio. Perché nessuno, in questa fase, azzarda ipotesi.
La storia del presunto stupro è rimasta nascosta per qualche giorno.
Poi qualcuno ha saputo e ha parlato. E si è quindi accertato che esisteva realmente una denuncia presentata da una ragazza di 16 anni. È da qui che le indagini sono partite. Da quei momenti terribili che la giovane ha dovuto rivivere, raccontandoli, anche davanti ai carabinieri. Tra le righe di quella storiaccia, la sedicenne avrebbe subito fatto il nome del ragazzo che l’avrebbe stuprata. E che poi ha cercato di togliersi la vita.
La sezione operativa del reparto territoriale dei carabinieri di Olbia si muove con cautela.
Il caso di una presunta violenza sessuale è terrificante e delicato al tempo stesso e se è coinvolta una minorenne l’attenzione deve essere ancora più rigorosa e il riserbo - per la tutela della privacy - totale. Per questa ragione è quasi impossibile avere informazioni. La vicenda, seguita dal pubblico ministero della procura di Sassari Maria Grazia Genoese, è tutta da chiarire, si limitano a dire gli investigatori. E per il momento non sarebbe stato emesso nessun provvedimento nei confronti del presunto stupratore.
Un’altra certezza è comunque venuta alla luce, in questa vicenda. In un primo momento si pensava che il presunto stupro fosse avvenuto nella serata del 6 gennaio. Poi, in realtà, è emerso che i fatti risalgono al mattino dello scorso 4 gennaio e, quello stesso giorno, è stata presentata la denuncia.
La giovane di 16 anni, in base alle notizie raccolte, sarebbe stata chiamata al telefono con una banale scusa dal suo presunto violentatore. Non era uno sconosciuto. Fino a quel momento era stato per lei un amico come tanti altri. Il quale però, sempre secondo il suo racconto, le avrebbe teso una trappola invitandola a casa sua e dicendole che l’avrebbe aspettata insieme con la sua fidanzata. Avrebbe poi aggiunto che doveva consegnarle un biglietto, senza però anticiparle il contenuto.
La ragazza, dunque, non pensando a nulla di male e forse anche incuriosita da quel biglietto di cui le aveva parlato l’amico, si sarebbe presentata con tranquillità alla sua porta attorno alle 11. E solo una volta entrata, si sarebbe accorta che in casa non c’era nessun altro. Dopo questi particolari, il buio, il silenzio. Su un presunto stupro che è tutto da ricostruire. I carabinieri ribadiscono che le indagini sono in corso e non aggiungono altro. Devono infatti stabilire che cosa sia successo esattamente in quell’appartamento. Partendo dal racconto della ragazza che ha ripetuto di essere stata violentata e anche picchiata. Ma riascoltando anche quello che avrà da dire il giovane su quanto avvenuto a casa sua.
A notare la sedicenne spaventata e in stato confusionale nella tarda mattina di lunedì, a pochi metri da una piazzetta, sarebbero stati alcuni passanti. Che hanno subito chiesto l’intervento dei carabinieri. A loro la ragazzina, accompagnata dai suoi genitori, ha presentato senza tentennamenti la denuncia.
È ancora in ospedale, la giovane. Seguita da psicologi e da neuropsichiatri. E sicuramente non verrà dimessa prima della prossima settimana. I carabinieri impediscono a chiunque di avvicinarsi. Possono stare con lei soltanto i suoi genitori.
(09 gennaio 2010)
«Gli stupratori ora scontino il carcere»di Tiziana Paolocci
Il timore era quello di un’altra sentenza mite, come quella per lo stupro della Caffarella. Invece ieri la giustizia ha fatto il suo corso. I quattro violentatori di Guidonia dovranno scontare sedici anni di carcere per aver violentato a turno una giovane di 21 anni, dopo aver malmenato e rinchiuso nel bagagliaio della sua auto il fidanzato di 24.
Il primo a brindare alla decisione del gup del tribunale di Tivoli Elvira Tamburelli è stato il sindaco Gianni Alemanno, che ha parlato di «segnale importante di fermezza e certezza della pena». Sulla stessa linea anche il primo cittadino di Guidonia Eligio Rubeis: «È una sentenza giusta e doverosa, decisioni del genere servono non soltanto a punire chi davvero si è macchiato di tali delitti ma anche a dare un segnale che non c’è impunità». «Questo non potrà certo restituire completamente serenità alla famiglia dei ragazzi - ha aggiunto - ma per la politica, impegnata a fare tutto il possibile per garantire sicurezza, il fatto che giustizia una volta tanto si sia espressa in maniera abbastanza veloce e con una condanna giusta è motivo di soddisfazione».
Al coro di consensi si è unita anche la voce di Laura Allegrini del Pdl, relatrice del ddl sulla violenza sessuale al Senato. «Speriamo che tale sentenza divenga definitiva e che la pena sia scontata per intero - ha spiegato -. Con il Governo e in Parlamento stiamo lavorando per prevenire questo tipo di reati e per inasprire le pene». Lo stesso si augura la deputata Barbara Saltamartini, responsabile delle Pari opportunità del Pdl: «In questo caso la giustizia ha saputo funzionare in modo corretto ora, anche alla luce della nuova normativa approvata in Parlamento che esclude benefici premiali per chi si macchia di reati a sfondo sessuale, mi auguro che questa condanna venga eseguita senza sconti inopportuni». «Mai e poi mai - è intervenuto anche Fabio Sabbatani Schiuma, coordinatore regionale del Movimento per l’Italia con Daniela Santanchè - vorremmo che la vittima di questo orribile e violento stupro, il suo fidanzato picchiato, o i loro familiari, debbano rivedere tra una decina di anni questi delinquenti, magari a spasso per Guidonia. Resta di fatto un’ingiustizia che la collettività debba pagare il loro soggiorno nei nostri istituti penitenziari: meglio il carcere duro in Romania».
La ragazza violentata ha 14 anni
Due minorenni arrestati per stupro
Con l'accusa di violenza sessuale di gruppo la Polizia ha arrestato a Palermo due minorenni. Le indagini, che hanno portato all'odierna ordinanza di custodia cautelare, sono scattate dopo la denuncia da parte della madre della vittima, una ragazzina di 14 anni.
La Polizia ha condotto le indagini
Palermo
Con l'accusa di violenza sessuale di gruppo la Polizia ha arrestato a Palermo due minorenni. Le indagini, che hanno portato all'odierna ordinanza di custodia
cautelare, sono scattate dopo la denuncia da parte della madre della vittima, una ragazzina di 14 anni. La giovane ha raccontato di essere stata avvicinata, mentre cammniava per strada, da un ragazzo del suo stesso quartiere, che conosceva solo per nome e che con una scusa si era offerto di farle compagnia. Durante il tragitto, pero', il giovane l'avrebbe portata in un vicolo isolato, dove ad attenderlo c'erano
altri due ragazzi e li' avrebbero costretto la ragazza a compiere atti sessuali.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Claudia Caramanna della Procura dei Minori, sono state lunghe e laboriose poiche' la ragazza conosceva i suoi carnefici solo per nome. Sono state effettuate estenuanti ricerche negli uffici anagrafici periferici con
la raccolta di numerose fotografie che sono state fatte visionare alla 14enne. Gli agenti, inoltre, hanno effettuato diversi servizi di osservazione dai tetti di alcuni edifici pubblici nei pressi dei luoghi abitualmente frequentati dai giovani. E' stato proprio durante uno di questi appostamenti che la Polizia e' riuscita a identificare uno degli indagati.
Stuprata sotto casa da sconosciuti
di Enrico Silvestri
A Milano una ragazza di 33 anni è stata violentata all'alba dopo una notte trascorsa con alcuni amici. Le indagini si prosapettano tutt'altro che facili
Milano - Dopo una serata passata con gli amici, era rientrata a casa, aveva parcheggiato l’auto in strada ed era entrata in giardino. E qui è iniziato l’incubo. Ad attenderla due uomini che l’hanno assalita come due predatori, la faccia a terra, una mano sulla bocca per impedirle di gridare, poi la violenza. Infine la fuga con la borsetta della vittima. La povera ragazza ha chiamato la madre che l’ha accompagnata alla clinica Mangiagalli dove i medici hanno confermato lo stupro. Mentre la Mobile ha iniziato le indagini. Tutt’altro che facili: la giovane donna non ha visto in faccia i suoi aggressori.
La violenza si è consumata nel giro di pochi minuti a Sesto San Giovanni, nel quartiere popolare a ridosso del cimitero nuovo. Un insieme di isolati di edilizia popolare, molti abbelliti da un giardinetto interno con panchine e lampioni. Quasi sempre spenti purtroppo. La ragazza, 33 anni, ha passato il sabato sera fuori ed è rientrata un po’ tardi. Difficile anche stabilire l’ora esatta dello stupro: la vittima è in un forte stato confusionale e ricorda poco e male quel che le è capitato. Di sicuro parcheggia l’auto in strada e supera la recinzione che immette nel parchetto interno. Non ci sono cancelli, gli accessi sono più di uno e comunque la cancellata e bassa e si salta con un niente.
Fatti pochi metri dal buio escono due ombre che si gettano sulla ragazza. Presa alle spalle non ha modo di reagire e sembra neppure di vedere gli aggressori. Più tardi non saprà dire com’erano vestiti, se erano alti o bassi, giovani o vecchi. Le loro intenzioni sono però chiare. Mani dappertutto, iniziano a spogliarla. Lei caccia un urlo con quanto fiato ha in gola, poi una mano sulla bocca le impedisce di continuare. E così, mentre il primo la blocca, tenendole giù la testa, l’altro sfoga i suoi bestiali istinti. Poi i due mascalzoni si scambiano i ruoli.
La ragazza rimane a terra confusa, ammaccata, umiliata. I due predatori fuggono, non senza prima aver afferrato la borsetta. Dentro pochi spiccioli, una cinquantina di euro e forse anche il cellulare. La polizia non lo precisa, si sa però che questo furto è molto frequente. Ma anche che è un elemento che spesso ha portato a buoni frutti: seguendo le tracce elettroniche in parecchi casi gli investigatori sono arrivati agli stupratori.
Alla vittima non rimane che salire in casa e chiedere aiuto alla madre. La donna chiama il 118 e segue la figlia alla Mangiagalli. Intervengono i poliziotti delle volanti e quelli della squadra mobile, la ragazza fornisce un sommario racconto dell’aggressione quindi si affida ai medici che le prestano le prime cure. In particolare, per mesi, dovrà sottoporsi a visite periodiche per escludere l’eventualità di aver contratto qualche malattia.
Domenica mattina è già negli uffici della sezione «fasce deboli». Viene sentita a lungo, ma non riesce ad aggiungere particolari utili all’identificazione dei suoi aggressori: non sa neppure precisare se sono italiani o stranieri. Individuarli sarà un’impresa anche perché in zona non ci sono telecamere.
La diocesi di Imperia contro i pm: quel prete è in cella senza prove
di Diego Pistacchi
Savona
Un parroco messo in galera sulla base della sola «testimonianza di una minore, che sembrerebbe provenire da un contesto familiare noto e difficile, nel quale spesso, a detta di parecchi esperti della psichiatria infantile, ci si potrebbe convincere che sia vera una pura fantasia». Un sacerdote «che sembra essere condannato di un reato infamante, prima ancora che le indagini siano terminate e che un rinvio a giudizio e un processo penale siano stati celebrati sul suo conto». Poi, «titoli strillati a mo’ di sentenze con rito accelerato». La critica del sensazionalismo e dei processi mediatici è senza mezzi termini. Durissima l’accusa nei confronti della Procura della Repubblica e dei suoi metodi. E arriva dalla Chiesa, dalla Curia di Albenga-Imperia. Non nel corso di una predica dall’altare, ma attraverso una ferma e ragionata presa di posizione a mezzo stampa. Con un articolo sull’edizione domenicale di Avvenire, sulla pagina diocesana.
Ora basta, sembra dire la Curia. Don Luciano Massaferro, parroco di Alassio, si trova in carcere da due settimane. L’accusa è violenza sessuale, perché un’undicenne, che frequenta il catechismo e la parrocchia, ha raccontato a una psicologa dell’ospedale Gaslini di Genova di essere stata molestata sessualmente in almeno tre occasioni. Per la legge non esiste più la distinzione tra le molestie e lo stupro, tutto rientra nel reato di violenza sessuale. E su questa base è stato chiesto e ottenuto l’arresto in carcere per il don. «Abbiamo letto di una Procura della Repubblica che ha predisposto il fascicolo delle indagini senza aver ascoltato a oggi neppure una volta chi del sacerdote potesse conoscere, giorno dopo giorno, non solo la sua crescita spirituale ma anche le ragioni della sua vocazione», attacca la Diocesi ligure.
E le modalità dell’arresto avevano d’altra parte già destato stupore. Una decina di poliziotti, pur comportandosi in maniera quantomai professionale e rispettosa, avevano eseguito la perquisizione in chiesa e nei locali a disposizione del sacerdote, avevano sequestrato il computer del parroco dal quale peraltro non è emerso alcunché. Dopo due settimane però i magistrati sembrano convinti che don Luciano possa ancora inquinare le «prove» o ripetere il reato. Perché dopo due interrogatori durante i quali il sacerdote ha risposto a tutte le domande, è stata respinta la richiesta di scarcerazione. Al terzo tentativo, quando i magistrati hanno cercato di interrogare ancora una volta il parroco di Alassio, l’avvocato Mauro Ronco, presidente del consiglio dell’ordine di Torino, e il collega Alessandro Chirivì hanno suggerito al suo assistito di non rispondere più alle stesse domande. Ora, in settimana, toccherà al tribunale del riesame, cui è stata presentata la richiesta di scarcerazione del sacerdote, decidere se sia davvero ancora necessario lasciare don Luciano rinchiuso in una cella o siano venuti meno gli unici motivi per i quali una persona può essere imprigionata.
La comunità cattolica di Alassio, la stessa Curia non hanno subito reagito in modo scomposto. Fin dalla notizia dell’arresto hanno ribadito la loro fiducia nel parroco, hanno organizzato preghiere e veglie di solidarietà per aiutarlo a superare questi momenti. Ora hanno deciso di rompere gli indugi: «Siamo stati bombardati da più parti, come un carosello pubblicitario», sbotta la chiesa locale sulle pagine di Avvenire. «In tutto questo contesto, una sola ci pare la vera notizia - osserva il quotidiano cattolico -, forse antipatica e fastidiosa per qualcuno: un’intera comunità cristiana, fatta non solo di sacerdoti e suore ma anche di laici impegnati e ai margini, è uscita fuori forte e determinata nella solidarietà, e che, fino a prova contraria, stando agli elementi emersi, non solo non può condannare il sacerdote ma pure prega con carità cristiana per lui e per il disagio della minore». Le condanne preventive le lasciano ad altri.
12.01.10Chi difende il prete arrestato per pedofilia?
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Analizziamo un articolo del Corriere a proposito del prete arrestato per atti di pedofilia su una ragazzina di 11 anni. Lo mettiamo a confronto con un articolo de L'espresso a proposito di un'altra accusa di stupro nei confronti di un medico su una sua paziente. Poi rimettiamo tutto a confronto con una recensione del documentario Sex crime and the Vatican. Infine citiamo alcuni concetti che i maschilisti, teorici della depenalizzazione dello stupro, espongono quando parlano di "falsi abusi".
Non c'è dato sapere ovviamente cosa sia successo e cosa no. Ci interessa semplicemente analizzare concetti che vengono correntemente usati dentro e fuori le aule dei tribunali per smentire donne e bambine quando denunciano uno stupro. Donne e bambine che sono sempre, decisamente, considerate bugiarde, suggestionabili, manipolate da terzi per vendetta o esse stesse vendicative.
Il corriere dice a proposito del prete arrestato che la Diocesi dichiara dei pm che avrebbero creduto a quelle che loro hanno deciso essere le "fantasie" di una ragazzina. La comunità cattolica è con lui e si prepara ad una veglia in preghiera. Il gip però ha rifiutato di scarcerarlo e allora è intervenuto l'Avvenire ad accusare pesantemente i magistrati.
Il processo si deve ancora fare ma fuori è iniziata la battaglia mediatica. Prima mossa dunque è quella di compromettere la credibilità della vittima. Di lei la Curia dice che potrebbe essersi inventata tutto. Nonostante la procura abbia fatto un mese e mezzo di indagini prima di procedere all'arresto, non come si fa con i romeni che si acchiappano il minuto dopo che viene denunciato uno stupro, la Curia lamenta che la procura non ha ascoltato chi avesse conoscenza della "crescita spirituale del sacerdote".
Dichiarano perciò, con grande uplomb, che la ragazzina proverrebbe da un contesto familiare "noto e difficile" e dopo aver detto di lei che è nè più e nè meno che una bugiarda da psichiatrizzare dichiarano di pregare cristianamente per il prete e "per il disagio della minore".
Il sindaco della cittadina (del pdl ovvero del partito dell'amore) insiste anch'esso sul concetto che "tutto si basa sulle parole di una bambina facilmente suggestionabile" e auspica che "per sbattere un sacerdote in carcere (...) ci vorrebbe qualcosa di più".
L'opinione certamente stride con chi sostiene che per sbattere in galera un romeno, per esempio, basterebbe anche "qualcosa di meno". In ogni caso sottolineiamo la vicinanza di questo sindaco, come già fu per quello di montalto di castro (del pd), ad una persona accusata di violenza invece che alla ragazzina che quella violenza dice di averla subita.
Tra fiaccolate e preghiere del paese il sindaco ci fa sapere che intitolerà strade a vittime di "ingiustizie" immaginando forse che la testimonianza di una ragazzina che denuncia una violenza possa essere paragonabile a quella di un pentito che la destra sostiene essere manipolabile. Manca solo che dicano che la ragazzina sia pagata dai comunisti per fare un danno alla chiesa ed è fatta.
Dicevamo di queste analogie rintracciate in un vecchio articolo dell'espresso a proposito di una accusa per stupro commesso da un medico ai danni di una paziente. Anche in quel caso si infierì abbondantemente sulle condizioni psicologiche della denunciante e si disse che era parecchio suggestionabile (pazza, pazza, pazza).
La recensione del documentario Sex Crime and the Vatican sostiene invece come d'altronde vari siti che parlano di lotta alla pedofilia, che i minori possono subire abusi proprio in virtù della loro suggestionabilità, dove la fragilità diventa un modo per chi commette abusi di ritenere che la violenza possa essere attuata senza conseguenze.
Infine i concetti dei maschilisti che teorizzano i falsi abusi:
Ritengono che le donne o le bambine non dicano mai la verità. Sostengono che le bambine siano suggestionabili e che inventino accuse stimolate da adulti. Sostengono anch'essi che per accusare un uomo di violenza sia necessario qualcos'altro a parte la testimonianza della vittima. La sola testimonianza per loro non è sufficiente.
Così: immaginate una violenza che si svolge in un contesto privato dove le uniche persone presenti siete voi e i vostri violentatori. I vostri stupratori sanno che in caso di denuncia è la vostra parola contro la loro e in quel caso tutto si misura sul piano della credibilità personale.
La vostra vita viene fatta a pezzi, voi siete sotto processo, loro no. Voi dovrete dimostrare di essere state stuprate mentre loro si godranno lo spettacolo e applaudiranno alla fine quando saranno premiati con una assoluzione.
Questo accade in molti casi. Tranne, forse, e giusto perchè siamo in un tempo razzista, quando denunciate uno stupro commesso da uno straniero. In quel caso la vostra parola vale oro. Nessuno metterà in dubbio la vostra testimonianza e di lui si dirà che è un mostro, che sia vero oppure no.
In entrambi i casi, donne e bambine sono usate, mai realmente credute, mai realmente al traguardo di un nuovo momento in cui poter finalmente far valere i propri diritti e poter rivendicare la dignità di denunciare chi ci stupra sapendo che la nostra parola vale sempre perchè chi ci stupra non dirà mai la verità, perchè chi ci stupra negherà sempre per sottrarsi alle sue responsabilità.
Così: immaginate una falsa accusa di violenza che si svolge in un contesto privato dove le uniche persone presenti siete voi e la vostra accusatrice. La vostra accusatrice sa che in caso di denuncia è la sua parola contro la vostra e in quel caso tutto NON si misura sul piano della credibilità personale: la sua accusa e' gia' una PROVA
La vostra vita viene fatta a pezzi, voi siete sotto processo, lei no. Voi dovrete dimostrare di non essere stati a stuprare mentre loro si godranno lo spettacolo e applaudiranno alla fine quando saranno premiate con una vostra condanna.
Cesena: si inventano stupro per impedire alla figlia di sposarsi, denunciati genitori marocchini
* 11 gennaio 2010 - 15.40
CESENA - Non accettavano le abitudini all'occidentale della loro giovane figlia, intenzionata a sposare un giovane connazionale. Così, per impedire le nozze, si sono presentati alla Polizia denunciando il sequestro della figlia e le violenze da essa subita. Gli accertamenti hanno portato alla luce un'altra realtà: la ragazza si era trasferita di sua volontà a Torino per convivere con il compagno. Protagonista della vicenda due genitori marocchini, che sono stati denunciati.
Tutto ha avuto inizio verso la fine di novembre quando il padre della ragazza, un 48enne da diversi anni residente nel Cesenate, si è presentato al Commissariato di Polizia di Cesena per denunciare il sequestro della figlia, 22 anni, in regola con il permesso di soggiorno, da parte di un connazionale residente a Torino. Nella querela l'uomo ha spiegato che l'individuo era venuto a Cesena, sequestrando la figlia e portandola in un appartamento nel capoluogo piemontese dove l'avrebbe picchiata e violentata.
Alla Polizia il 48enne ha spiegato che la figlia l'aveva contattato telefonicamente chiedendo di esser liberata. Subito sono iniziate le indagini del caso. Una pattuglia della Questura di Torino si è portata presso l'abitazione indicata dal marocchino, trovando la giovane. Quest'ultima, tuttavia, ha negato ogni sequestro, sostenendo di essersi trasferita di sua volontà a Torino per convivere con il compagno, suo futuro sposo. Alcuni giorni più tardi il padre della ragazza si è presentato di nuovo al Commissariato.
Ma gli agenti non hanno potuto fare altro che spiegargli che era meglio rassegnarsi alla decisione della figlia. Un giorno di dicembre l'uomo si è presentato con la ragazza per denunciare il loro connazionale. La settimana successiva la giovane è riuscita a parlare liberamente con una poliziotta, confermando di essersi trasferita di sua iniziativa a Torino e che aveva bisogno dei suoi documenti d'identità, custodititi in casa dai genitori, che gli sarebbero serviti per la celebrazione del matrimonio.
Nell'abitazione dei familiari è stata inviata una pattuglia del Poliziotto di Quartiere per prendere i documenti e gli effetti personali della ragazza. Quest'ultima è stata poi accompagnata alla stazione dove è salita sul treno che l'avrebbe riportata dal suo compagno.
Violenza sessuale: stupro a scuola, carcere per sedicenne
Ivoriano avrebbe violentato coetanea marocchina nel bagno
11 gennaio, 19:01
(ANSA) - BOLOGNA, 11 GEN - Custodia cautelare nel carcere minorile del Pratello per il sedicenne ivoriano accusato di violenza sessuale su una coetanea marocchina a scuola.
Lo ha deciso il Gip del Tribunale dei minori di Bologna. La violenza sarebbe stata consumata il 7 gennaio scorso nel tardo pomeriggio nei bagni di una scuola media, un istituto della periferia bolognese dove nel pomeriggio si tengono lezioni per immigrati. Il ragazzo davanti al Gip si e' avvalso della facolta' di non rispondere, anche se fin dall'arresto, avvenuto poco dopo i fatti, avrebbe negato. (ANSA).
Tentato stupro a Carpenedolo
martedì 12 gennaio 2010
(red.) Un uomo di nazionalità pakistana è stato arrestato l'altro giorno dai carabinieri di Carpenedolo a conclusione di un inquietante episodio di tentata violenza sessuale verificatosi ai danni di una donna sposata del paese.
Tutto è cominciato verso le 16,30 di lunedì sotto il portico del centro commerciale dell'Italmark di via Pozzi dove l'immigrato, che ha 22 anni ed è privo del permesso di soggiorno, ha avvicinato la signora di 40 anni che si stava recando a fare spese importunandola con le prime pesanti avances.
Ma il peggio è arrivato dopo, quando la donna è uscita dal supermercato e, secondo la ricostruzione, l'uomo l'ha aspettata e non s'è dato per vinto. Avrebbe quindi iniziato a farsi sempre più audace. Prima seguendola fino a piazza Europa e poi raggiungendola nei pressi del municipio.
Qui l'avrebbe avvicinata, entrando pesantemente in azione. Dopo aver afferrato la signora per un braccio, il 22enne ha tentato di trascinarla nel cancello semiaperto di un cortile cominciando a palpeggiarla e tentando addirittura un vero e proprio stupro, sbottonandosi persino i pantaloni.Le avrebbe anche offerto 100 euro per una prestazione sessuale
La reazione decisa della vittima è però riuscita a rendere vani i tentativi dell'energumeno: la donna si è divincolata con molta energia ed è fuggita gridando. E' stata soccorsa dall'edicolante titolare del chiosco della piazza, presso il quale si è rifugiata, che ha avvisato i carabinieri.
Una pattuglia che si è portata in zona ha individuato il pakistano, che è stato fermato e condotto in caserma. Qui la sua vittima l'ha riconosciuto. Così l'uomo è finito nel carcere di Canton Mombello a Brescia a disposizione del magistrato con l'accusa di violenza sessuale.
Commenti (8)
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1. 13-01-2010 01:09
a onor del vero il discorso, pur senza esplicitare aggettivi di nazionalità era chiaro. ovvio, chi delinque va severamente punito. da un po' di tempo, però, continuo a chiedermi e a chiedere dove si ferma la ricerca dei colpevoli, dove sono i clandestini. mi spiego meglio: sono tutti nascosti così bene o qualche fiero italiano li ha come inquilini/dipendenti ecc.? oppure vuol dire che i controlli non bastano. a mio modesto parere i casi sono due: o non ci sono controlli o qualcuno fa una vita nascosta(per modo di dire) e non è un problema fino a quando non la fa grossa come in questo caso. Solidarietà alla donna che anche stavolta, come parte debole, è vittima di un balordo, della mancanza di rispetto della persona e delle leggi perpetrata in tanti modi
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PDN
2. 12-01-2010 19:27
A onor del vero, non ho letto nei messaggi precedenti nessun riferimento alla nazionalità dell'aggressore.
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RuggeroS
3. 12-01-2010 18:10
non posso che concordare con Carlos dato l'intervento non retorico e non buonista fatto. L'indignazione deve essere la stessa che per gli italiani rei di simili fatti; la stessa indignazione che ho oggi per quegli stati dove si ammazzano cristiani in nome della fede, stati i cui ministri vogliono fare la morale agli altri Paesi civili, come l'Italia
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PDN
4. 12-01-2010 17:38
Un pò in ritardo Carlos! Non aspettavo altro che il solito "saggio" commento!
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Porta
5. 12-01-2010 17:34
Keppppallllleee!! Stà solfosa, inopportuna, inconcludente,dannosa retorica sinistra!!! :( :( :(
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gialomba
6. 12-01-2010 17:13
ma cosa centra l'integrazione?
e quando, più o meno dalle stesse parti, un italiano si è portato in macchina due bimbe marocchine e poi si è denudato?
SMETTIAMOLA di contare le vittime da una parte e dall'altra per il piacere di speculare sulla sofferenza e la paura.
le vittime sono comunque vittime e gli aggressori sono aggressori.
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carlos
7. 12-01-2010 15:41
Un personaggio, come tanti, da integrare,.....!! :( :(
Registrato
bodere al bobolo
8. 12-01-2010 14:44
toh... che strano!! :(
R
Notizie - Molise
Il 10 febbraio si terrà l'udienza a carico dei cinque giovani che avrebbero abusato di alcune ragazzine
Lo «stupro di gruppo» arriva in Cassazione
ROMA La Suprema Corte dovrà decidere sul caso dei minorenni accusati di violenza sessuale
Fissata per il 10 febbraio prossimo l'udienza in Corte di Cassazione a Roma sul caso della presunta violenza sessuale di gruppo compiuta da minori ai danni di 4 ragazze, anch'esse minorenni, avvenuta in un centro del Basso Molise. La Procura minorile di Campobasso ha presentato ricorso contro la decisione del Tribunale dei minori del capoluogo, sezione riesame, che ad ottobre del 2009 aveva rigettato l'appello del Pm, intenzionato a chiedere l'avvio in comunità con provvedimento di custodia in una casa di recupero per i cinque giovani, presunti autori dello stupro collettivo. Il gruppo di diciasettenni è stato accusato di violenza sessuale contro le ragazze. Le giovani, di recente, avevano denunciato gli episodi di cui sarebbero state vittime, alle forze dell'ordine, attraverso i genitori. I presunti abusi sessuali sarebbero accaduti tra dicembre 2007 e marzo 2009 in luoghi diversi del paese teatro della violenza. I difensori dei minori coinvolti nel presunto stupro di gruppo, i penalisti Roberto D'Aloisio, Antonio De Michele e Luigi Greco, nel corso dell'udienza discussa davanti al Tribunale dei minori avevano sottolineato l'insufficienza di indizi a carico dei cinque ragazzi, in quanto i racconti delle minorenni avrebbero presentato varie lacune. Il Pm della Procura dei minori aveva invece chiesto per i presunti violentatori la «riabilitazione» in un istituto, ipotesi che non è stata accolta dal Tribunale minorile che ha rigettato la richiesta di ordinanza con custodia in casa di recupero. I giovani, dunque, sono rimasti in libertà in attesa del processo che comunque scatterà d'ufficio a loro carico. Nel frattempo la Procura minorile ha ripreso in mano le redini del fascicolo. Lo scorso novembre, comunque, è stato scagionato da una delle giovani uno dei cinque ragazzi sotto accusa. La stessa minore, nel corso di un incidente probatorio, avrebbe dichiarato che il ragazzo non era presente al momento di uno dei vari episodi verificatisi nei pressi del parco del paese. Di conseguenza il diciassettenne è uscito completamente dal procedimento penale, con suo grande sollievo. La brutta vicenda, in ogni caso, ha letteralmente sconvolto la comunità nella quale si sono svolti i fatti ancora poco chiari, oltre alle famiglie dei diretti protagonisti degli episodi.
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Antonella Salvatore
13/01/2010
Cagliari, stupro al rientro da scuolaCagliari, stupro al rientro da scuola Una tredicenne accusa un coetaneo Volante della Polizia
Una tredicenne accusa un coetaneo
Sulla vicenda, avvenuta una settimana fa tra il Poetto e il Quartiere del Sole, indaga la polizia. Nella denuncia si parla anche di una ginocchiata e del tentativo di fuga. Diversa la versione del ragazzino
La denuncia parla di una spinta, di lui che trascina lei dentro l'androne di un palazzo. Di una ginocchiata. E soprattutto di un rapporto sessuale ottenuto con la forza. Poche righe che riassumono una storia di violenza che ha per protagonisti due tredicenni, avvenuta una settimana fa tra il Quartiere del Sole e il Poetto.
LA VICENDA All'ombra della Sella del Diavolo si è sviluppata una storia simile - almeno nei capitoli iniziali - a mille altre. I ragazzi si conoscono da un paio d'anni, visto che fino alla scorsa estate frequentavano la stesso istituto. Un saluto, qualche chiacchiera durante la ricreazione, niente di più. L'amicizia diventa più seria negli ultimi mesi, aiutata dal social network Facebook . Giovedì scorso, al ritorno a scuola dopo le vacanze di Natale, i due si sono incontrati e il tredicenne si è offerto di accompagnarla a casa. Proposta accettata. L'idea della violenza avrebbe preso corpo per strada: a questo punto il ragazzo la spinge verso l'ingresso di un palazzo, apre il portoncino e la trascina nell'androne. Secondo il racconto della bambina, per essere più convincente lui le avrebbe dato anche una ginocchiata: particolare indicato nella querela presentata venerdì scorso in Questura, che sarebbe confermato da un referto firmato dai medici del pronto soccorso dell'ospedale Marino.
LA FUGA L'episodio non è finito, perché la tredicenne cerca di scappare anche se il tentativo è inutile. Viene bloccata dal coetaneo, che la costringe ad avere un rapporto sessuale con lui. Ritorna a casa, la madre si accorge subito che qualcosa non va, racconta tutto. E il giorno dopo, insieme al padre, ripete ogni dettaglio agli agenti di polizia. Fin qui la storia riassunta nella denuncia per violenza sessuale.
L'ALTRA VERSIONE Ma la versione riferita dal bambino sarebbe diversa. Il rapporto era voluto da entrambi. Nessuna spinta, tantomeno la ginocchiata. Dietro le accuse ci sarebbe altro: un litigio successivo all'episodio, nato e sviluppato sempre su Facebook. Davanti alla possibilità che la storia potesse venire fuori e arrivare alle orecchie dei compagni o - peggio - dei genitori, la ragazzina avrebbe deciso di parlare di uno stupro.
LE INDAGINI La vicenda dovrà essere ricostruita dalla polizia. Da via Amat hanno inviato una segnalazione alla procura del tribunale dei minori, che ha aperto un'inchiesta.
MICHELE RUFFI
Venerdì 15 gennaio 2010 10.30
Ha perso trenta chili, per evitare il linciaggio in carcere ha dovuto spacciarsi per trafficante di droga,
Prove insufficienti:
scarcerato il 36enne accusato di violenza
L'uomo era stato arrestato dalla Mobile dopo che una riminese di 45 anni l'aveva accusato di stupro. Ma le contraddizioni nel racconto della donna hanno convinto il giudice a non convalidare il fermo
Rimini, 16 gennaio 2010 - E' stato scarcerato l'uomo di 36 anni che era stato arrestato dalla Mobile con l'accusa di violenza sessuale. Il gip ha infatti deciso di rimetterlo in libertà per insufficienza di prove della sua colpevolezza.
L'uomo era stato arrestato giovedì, dopo che una riminese di 45 anni l'aveva accusato di stupro. Lui si era subito dichiarato innocente sostenendo di non avere abusato della donna che avrebbe conosciuto in discoteca. Alla fine le contraddizioni nel racconto della donna hanno convinto il giudice a non convalidare il fermo.
L'uomo, di origini napoletane, era già noto alle forze dell'ordine. Era tornato in libertà l'estate scorsa dopo essere stato assolto in appello per diversi reati fra cui sequestro, lesioni e rapina ai danni dell'ex fidanzata. Fra le altre cose è gestore di alcuni siti erotici nonché figurante in discoteca.
Milano, più di uno stupro al giorno e il Comune…
gennaio 18, 2010 - Il capoluogo lombardo detiene il triste record delle violenze sessuali in Italia: più di una al giorno. Secondo le statistiche la stragrande maggioranza degli stupri avviene sempre tra le mura domestiche, dove la gran parte dei violenti è di nazionalità italiana, come le vittime. Alessandra Kustermann (Mangiagalli): “Nella maggior parte dei casi la vittima conosce l'aggressore e questo porta le donne a non chiedere subito aiuto” E il Comune organizza corsi di autodifesa per le donne e continuerà a costituirsi parte civile nei processi per stupro
Dopo lo stupro di Rovato un corso per l’autodifesa
DUECENTO donne applaudono le istruttrici che mostrano loro ciò che impareranno: difendersi dagli uomini. Un senso di rivincita vecchio come la storia. Perché se oggi da noi la parità dei sessi è ormai quasi un dato di fatto, rimane la disparità fisica. Ieri a Brescia è partito il corso gratuito «Approccio sistemico alla difesa personale» del gruppo I malandrini della palestra Kinesis, supportato dalla Provincia. Un’idea nata, dopo un fatto di violenza, dal presidente Fausto Mazzucchelli che notò il turbamento dell’atleta Rolad Caratti. «Fausto mi chiese che cosa non andasse — dice —. Risposi che un mio allievo era il ragazzo accoltellato a Rovato da un marocchino ubriaco, che poi violentò la sua ragazza». Da anche l’appoggio della Provincia. L’assessore Fabio Mandelli dice: «A settembre partirà un secondo corso per le escluse». E dai 18 ai 78 anni, le partecipanti sperano di «girare per strada senza paura».
F.V.
Milano, più di uno stupro al giorno
Lunedí 18.01.2010 12:15
Milano detiene il triste record delle violenze sessuali in Italia: 480 casi nel 2009, più di uno al giorno. Secondo le statistiche la stragrande maggioranza degli stupri avviene sempre tra le mura domestiche, dove la gran parte dei violenti è di nazionalità italiana, come le vittime. Mentre gli stupri commessi fuori dalla mura domestiche sono spesso compiuti da clandestini extracomunitari. Alessandra Kustermann del Centro soccorso violenza sessuale (Svs) di Milano, legato alla clinica Mangiagalli spiega: "Qui si sono registrati solo nell'ultimo anno più di 330 casi di violenza sessuale, a cui se ne sommano altri 220 di violenza domestica. I dati sono stabili rispetto agli anni precedenti - spiega Kustermann - sono però in aumento i casi di violenza sessuale con amnesia della vittima, quelli cioè in cui sono state utilizzate droghe da stupro o alcol", quest'ultimo assunto anche volontariamente dalla donna che poi subisce le violenze. È quindi fondamentale il supporto psicologico, e proprio per questo nel centro Svs sono a disposizione ginecologi, infermieri, medici, legali ma anche psicologi e assistenti sociali. Le vittime vengono inoltre visitate, sottoposte alle profilassi antibiotiche, a quelle contro l'Hiv e ai contraccettivi di emergenza. Questi ultimi "li diamo a tutte le donne che dichiarano di aver subito una violenza - dice la ginecologa - ma è fondamentale che si rivolgano a noi entro le 72 ore, meglio se nelle prime 24". Il problema però è che "oggettivamente nella maggior parte dei casi di violenza sessuale la vittima conosce l'aggressore" e questo porta spesso le donne a non chiedere subito aiuto. Al contrario, praticamente tutte quelle che vengono aggredite da sconosciuti arrivano immediatamente al centro di soccorso.
Tra le attività della polizia locale ricordate dal vice sindaco Riccardo De Corato nel corso dell'incontro in cui ha illustrato l'attivita' della Polizia Locale nel 2009 anche l'impegno da parte del Comune nel contrasto delle aggressioni e violenze sessuali. "Un fenomeno sul quale teniamo alta la guardia anche se secondo i dati della questura i casi sono diminuiti del 18 per cento e in 9 casi su 10 il responsabile viene identificato". Tra le azioni messe in campo e sottolineate dal vice sindaco, i corsi gratuiti di autodifesa per le donne arrivati nel 2009 alla 7/ma edizione, con 400 iscritte. "Continueremo inoltre a costituirci parte civile nel processi quando le vittime ce lo consentiranno", ha poi aggiunto. De Coraro ha poi ricordato i 17 mila nuovi 'punti luce' e 21 milioni di investimenti in illuminazione, a favore di una maggiore sicurezza. "Sempre sul fronte degli stupri - ha infine sottolineato - opera in modo duplice anche il Centro di mediazione sociale e penale che nel 2009 ha effettuato 5065 interventi, rivolgendosi con la sua attività sia alle vittime che agli autori del reato attraverso gruppi di prevenzione della recidiva". Il vice sindaco ha inoltre annunciato che da domani gli esperti del centro terranno corsi di formazione per la Polizia di Stato sui temi come lo stalking e i maltrattamenti e la pedofilia.[/size]
Don Lu resta in carcere:
Il Riesame ha respinto l’istanza
Il Tribunale del Riesame ha detto no. Don Luciano Massaferro non potrà quindi lasciare la cella del penitenziario di Chiavari e tornare a casa. La richiesta di scarcerazione è stata infatti respinta, questa mattina, dal tribunale genovese. Il parroco di Alassio, arrestato il 29 dicembre con l’accusa di violenza sessuale su una bambina di undici anni, non potrà, come desiderava, ritrovare in tempi brevi i suoi parrocchiani.
Secondo quanto appreso la motivazione che ha spinto il tribunale a non accogliere l’istanza presentata dai legali di “Don Lu” è che il racconto della bimba è ritenuto assolutamente attendibile e quindi, non essendoci nessun dubbio sulla testimonianza che inchioda il parroco alassino, non sussitono motivazioni per farlo uscire dal carcere.
“Non condividiamo per nulla le conclusioni alle quali è giunto il tribunale del riesame. La decisione dei giudici è basata sul fatto che le dichiarazioni della presunta persona offesa sarebbero coerenti ed attendibili. Non è presente nel fascicolo alcun elemento nuovo di riscontro sui fatti” il commento di Alessandro Chirivì e Mauro Ronco, legali del sacerdote.
“Auspichiamo che il processo possa iniziare il prima possibile in modo da poter dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, la totale estraneità di Don Luciano agli episodi di cui accusato” concludono i due avvocati
Svolta nelle indagini, la clochard di Taranto uccisa da broncopolmoniteSvolta nelle indagini, la clochard di Taranto uccisa da broncopolmonite
TARANTO - Non sarebbe lo stupro la causa della morte di Filomena Rotolo, la clochard 42enne deceduta alcuni giorni fa.
Per la donna, nativa di San Severo, in provincia di Foggia, sarebbe infatta stata fatale una grave forma di broncopolmonite e non il pestaggio e lo stupro che era stata costretta a subire all'interno di un capannone da parte di un cittadino bulgaro.
A confermarlo i risultati dell'autopsia, effettuata dal medico legale Marcello Chironi.
Era stata la stessa donna a fare il nome del suo aggressore, Miroslav Todorov, attualmente in stato di fermo con le accuse di omicidio, sequestro di persona, violenza sessuale e rapina.
Secondo quanto raccontato dalla clochard, Todorov avrebbe abusato sessualmente di lei anche otto giorni prima del suo decesso.
(foto dalla rete)
22/01/10 15:37
Roberto Basile
Stupri in garage, Comune parte civile
Bianchini: "Non ho violentato nessuno"
Il Comune di Roma parte civile nel processo a Luca Bianchini, il presunto stupratore seriale che per mesi ha terrorizzato la Capitale aggredendo le sue vittime nei garage. In aula, accanto all'imputato una delle sue accusatrici. La difesa ha chiesto dei sopralluoghi nei garage dove sarebbero avvenute le aggressioni e una verifica sui cellulari di Bianchini, ma si oppone alla testimoninaza della ragazza legata e imobilizzata con lo scotch che riuscì a evitare lo stupro
Il Comune di Roma sarà parte civile nel processo a Luca Bianchini, ragioniere di 33 anni ed ex coordinatore del circolo Pd del Torrino, il presunto stupratore seriale ritenuto responsabile di tre violenze avvenute a Roma tra aprile e luglio scorsi in altrettanti garage dei quartieri romani Ardeatino e Bufalotta. La settima sezione del Tribunale penale di Roma, ha ammesso la richiesta del legale dell'amministrazione capitolina, ammettendo anche le tre parti civili in rappresentanza delle presunte vittime delle violenze. Rifiutata invece la richiesta della società metropolitana di Roma di cui Bianchini era dipendente. "Combatteremo per stabilire la verità, non ho mai stuprato nessuno", ha detto l'imputato, apparso molto più magro delle foto segnaletiche che lo ritraevano al momento dell'arresto in una frase affidata a uno dei suoi legali.
In aula, oggi c'era anche una delle tre donne vittime dei presunti abusi, seduta accanto al suo legale, una fila dietro al banco occupato da Bianchini. Si tratta della ragazza aggredita il 3 luglio scorso in via Sommer, ultimo episodio contestato a Bianchini, che si è trovata faccia a faccia con il suo presunto aguzzino in un processo a porte chiuse per decisione del tribunale di Roma. "Non si ravvisano esigenze di rilevanza sociale". La decisione è stata presa dal presidente della settima sezione dott. Scivicco a conclusione della lunga riunione in camera di consiglio, accogliendo la richiesta in tal senso formulata dall'avvocato Teresa Manente che tutela gli interessi di due delle ragazze presunte vittime di violenza. Secondo il tribunale "deve procedersi a porte chiuse tenuto anche conto che diversamente non si ravvisano esigenze di rilevanza sociale e che vanno salvaguedati l'interesse della vita privata delle parti offese e non solo delle stesse". Il pubblico e i giornalisti sino stati quindi allontanati dall'aula. Il difensore di Bianchini, l'avvocato Bruno Andreozzi, si era detto d'accordo al dibattimento a porte chiuse limitatamente al momento in cui fossero state chiamate a testimoniare le parti offese ma aveva sostenuto l'esigenza "della pubblicità del dibattimento".
La prossima udienza è stata fissata a dopodomani: il Tribunale dovrà sciogliere la riserva su alcuni istanze avanzate dall'avvocato difensore di Bianchini. "Ho chiesto la possibilità di poter effettuare un sopralluogo nei tre garage dove sarebbero avvenute le aggressioni - ha detto l'avvocato Andreozzi - nonchè di la possibilità di tracciare, tramite due gestori di telefonia mobile, i due cellulari del mio assistito nei giorni e nelle ore in cui gli vengono addebitate le violenze". Su queste due istanze il tribunale si pronuncerà durante la prossima udienza. Analoga riserva scioglierà sulla ammissibilità di alcuni testimoni tra cui il questore di Roma Caruso. Tra quelli chiesti dalla difesa e quelli chiesti dall' accusa la lista testi è di 80 persone. In particolare la difesa di Bianchini si è opposta alla testimonianza di una donna, vittima di un tentativo di stupro addebitato a Bianchini, legata e imobilizzata con lo scotch. Sul nastro adesivo venne trovata l'unica impronta papillare attribuita a Bianchini.
Il processo, anche per i termini della misura cautelare - Bianchini è in carcere dal 10 luglio scorso - secondo le intenzioni del tribunale, che farà il calendario la prossima udienza - dovrebbe concludersi entro il prossimo mese di maggio.
(25 gennaio 2010)
STUPRO A FONDI,
GLI ARRESTATI PARLANO DI UN QUINTO UOMO,
E CHE LA RAGAZZA ERA CONSENZIENTE
Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario ha convalidato l’arresto dei quattro indiani che avrebbero violentato una venticinquenne di Fondi lo scorso sabato. I quattro parlano di un “quinto uomo”, fornendo agli investigatori anche le generalità di questo. Secondo la versione degli indagati il loro misterioso connazionale, li avrebbe invitati nell’appartamento per fare sesso con una giovane prostituta, e che l’uomo avrebbe accompagnato la ragazza dopo il rapporto sessuale.
Continuano le indagini da parte degli inquirenti.
Si pero' per quanto riguarda il caso Bianchini, quelle donne sono state effettivamente violentate, e qualcuno lo ha fatto.
Io la mano sul fuoco sulla sua innocenza non ce la metterei.
io non metto la mano sul fuoco sull'innocenza di nessuno, però...
ritengo che chiunque abbia diritto ad un processo equo e rapido, e ad una difesa adeguata
in carcere da Luglio: sono sei mesi, sai quanti piccoli reati certi vengono puniti con 6 mesi di reclusione e non vengono mai scontati? è come se Bianchini fosse già stato condannato per furto con scasso o qualcosa di simile e avesse già scontato la pena.
Questo è il mio punto di vista, non che Bianchini è innocente
Stupro e abusi
arrestati tre uomini
Le ha puntato il coltello contro e l'ha violentata, lasciandola in strada seminuda e in stato di choc. E' successo a Roma la scorsa notte, in via Emanuele Filiberto. Vittima della violenza una donna ugandese di 37 anni, aggredita intorno all'una e mezza da un pregiudicato nigeriano, suo conoscente, di 34 anni. La donna è stata soccorsa dagli agenti del commissariato Esquilino, intervenuti dopo aver sentito le grida di alcuni testimoni clienti di un internet point.
Dopo aver raccolto la testimonianza della donna, la polizia ha fermato poco distante il suo aggressore, M.T., che al termine degli accertamenti è stato arrestato per violenza sessuale aggravata e minaccia aggravata a pubblico ufficiale avendo intimato agli agenti di allontanarsi.
A Castel Giubileo i poliziotti del commissariato Fidene Serpentara hanno arrestato B.D. di 32 anni e S.D. di 36 anni, entrambi romeni, responsabili di tentata violenza sessuale di gruppo ai danni di una bulgara. La polizia è stata fermata dalla vittima che è corsa verso una Volante urlando di essere riuscita a sottrarsi a un tentativo di violenza sessuale da parte di due uomini all'interno di un'auto poco distante. I poliziotti hanno rintracciato i responsabili che sono stati arrestati. Inoltre B.D. è risultato colpito da ordine di cattura internazionale emesso dalle autorità romene per violenza sessuale e violazione di domicilio.
(29 gennaio 2010)
Minorenne denuncia doppio stupro
Da due sconosciuti a Sestri
29 gennaio, 18:35
Ragazza di Lugano inventa uno stupro per viaggiare gratis
È accaduto a Rimini. Per non pagare il biglietto del treno ha raccontato di essere stata violentata in spiaggia da 5 italiani
RIMINI - Se n'era andata a Rimini per un weekend di baldoria. Finita la vacanza sono finiti però anche i soldi, e la ragazza per poter tornare in treno in Ticino, senza biglietto, ha finto uno stupro. La storia è quella di F.F.S, 28enne di Lugano, è oggi trova spazio sul Corriere di Romagna e sul portale RomagnaNoi.
La vicenda - Dopo un weekend di divertimento nelle notti di Rimini, la ragazza si è ritrovata probabilmente senza più soldi per acquistare il biglietto di ritorno. Non si è fatta molti scrupoli alla stazione di Rimini, ed è salita sul primo treno diretto a nord. Il controllore l'ha trovata alle 8.10 all'altezza di Cesena. Era rannicchiata in stato confusionale sul sedile. Ed è qui che è scattata la messa in scena. la ragazza, si è mostrata sconvolta e parlando a fatica ha raccontato la storia dello stupro. "Sono stata violentata da 5 ragazzi italiani che non conosco all'altezza del Bagno 54 a Rimini. Sono salita sul primo treno per scappare il più lontano possibile".
Il controllore avverte subito la polizia ferroviaria, e la ragazza viene fatta scendere alla stazione di Forlì. Ma qui avviene il primo atteggiamento strano: rifiuta di ricevere assistenza medica. La squadra mobile di Forlì allerta immediatamente la questura di Rimini che procede nelle indagini. Vengono visionati tutti i filmati registrati dalle videocamere di sicurezza posizionate attorno alla zona dle presunto stupro. Agli agenti italiani la ragazza ha raccontato inoltre di essere stata in passato vittima di un'altra violenza fisica. Un racconto che in un primo momento è sembrato perfino credibile, tanto che che una poliziotta è stata accanto a lei per un supporto psicologico.
La confessione - Un castello di menzogne che è crollato alla visione delle immagini del sistema di videosorveglianza. Nei filmati non c'era alcun riscontro di quanto affermato da L.F.S. La ragazza alle strette confessa: "Ho inventato tutto per non pagare il biglietto". Una bugia che le costa ora la denuncia per simulazione di reato e procurato allarme.
TENTA STUPRO SU VICINA DI CASA
MILANO, ARRESTATO DISABILE 45ENNE
Ha cercato di abusare della vicina di casa ed è stato colto sul fatto dai carabinieri: per questo un uomo di 45 anni è stato arrestato a Gallarate, nel Varesotto, con l'accusa di violenza sessuale e sequestro di persona. L'uomo, che gode della pensione di invalidità per alcuni problemi fisici, è stato fermato dai carabinieri questa mattina verso le 5.30, mentre nel proprio appartamento palpeggiava la donna cercando di strapparle i vestiti. Secondo le ricostruzioni la vittima, una signora di 40 anni, sarebbe uscita dal suo appartamento per cercare di riparare un guasto all'impianto elettrico, forse danneggiato dallo stesso aggressore per attirarla fuori casa. Sul piano rialzato della palazzina, dove si trovano i contatori, la donna ha incontrato il vicino, che, ha poi raccontato, le ha chiesto di seguirlo a casa per aiutarlo con un allagamento. Quando lei ha rifiutato, l'uomo l'ha trascinata con violenza nell'alloggio chiudendo la porta a chiave e immobilizzandola sul suo letto. I condomini, svegliati dalle grida della donna, hanno chiamato i carabinieri, che hanno fatto irruzione nell'appartamento sfondando il vetro della finestra e impedendo che si consumasse un rapporto completo. L'aggressore si trova ora nel carcere di Busto Arsizio.
il caso
Otto anni: inventa uno stupro e accusa il nonno «Voleva attirare l’attenzione»
I giudici: un modo per dimostrare il suo bisogno d’affetto.
«Costretto dopo la denuncia a vivere in un camper», l’anziano è stato assolto
Per l'anziano il pm aveva chiesto sette anni di carcere
VERONA - Il «suo obiettivo era quello di attirare l’attenzione del papà». Eccola, la ragione-cardine per cui, esattamente tre mesi fa, i giudici del Tribunale collegiale hanno assolto con formula piena un 65enne accusato dalla nipotina di averla stuprata. Una ricostruzione a metà tra il pianeta giudiziario e quello più strettamente psicologico-affettivo, quella tracciata dai magistrati nelle undici pagine di motivazione appena depositata in cancelleria: sarebbe stata proprio «una complicata situazione nei rapporti tra i vari componenti familiari» ad aver «indubbiamente influito sulle condizioni psicologiche » della bimba (otto anni), «la cui vita tragica e disastrata prima dell’adozione può averla resa sicuramente suggestionabile e estremamente bisognosa d’affetto, il che non si può escludere possa averla spinta a reazioni irrazionali di fronte alla sensazione di aver perso l’affetto del padre».
La piccola, che era stata adottata all’età di 5-6 anni, in base alla ricostruzione del Tribunale si sarebbe dunque inventata tutto per concentrare su di sè le attenzioni di quel «nuovo» papà da cui si sentiva trascurata rispetto alla sorella (pure lei adottiva): «Una spiegazione - si legge ancora nelle motivazioni - potrebbe essere che la bimba vedeva che la sorella maggiore aveva successo con gli uomini e in particolare con il padre che prima preferiva lei...La piccola, inoltre, in quel periodo diceva che il padre era solito appartarsi sovente con la sorella più grande, il che può spiegare la sua gelosia ed il desiderio di apparire anche lei desiderata dagli uomini e di farglielo sapere al padre che le aveva preferito la sorella ». Da sottolineare, inoltre, che la bimba «aveva subito gravi traumi durante l’infanzia con due abbandoni da parte dei genitori (che per due volte - riassumono i giudici - l’avevano portata in orfanotrofio separandola da altri due fratellini) e viveva, inoltre, uno situazione di conflittualità con la sorella maggiore». Non c’è solo la delicata cornice familiare, comunque, tra le ragioni che hanno indotto il collegio presieduto dal giudice Dario Bertezzolo a scagionare il nonno: da un punto di vista più strettamente giudiziario, infatti, «le risultanze istruttorie dibattimentali non consentono di affermare con assoluta certezza la responsabilità dell’imputato, residuando un ragionevole dubbio che i fatti siano andati proprio come li ha raccontati la bambina».
Più precisamente, «pur apparendo il racconto della minore parte offesa spontaneo (quindi non indotto da terzi), lineare, preciso, dettagliato e costante nel tempo», a parere dei giudici «esso presenta tuttavia una grave incoerenza intrinseca e un punto critico in raffronto alle indagini tecniche che sono state eseguite». In altre parole, «la mancanza di qualsiasi riscontro oggettivo e soggettivo rispetto al traumatico episodio raccontato dalla piccola, lasciano nel Tribunale un insormontabile dubbio che l’imputato sia realmente responsabile di quanto contestatogli». Non c’è comunque solo l’assoluzione dell’anziano («costretto dopo la denuncia a vivere per mesi in camper») tra gli ultimi sviluppi di una storia che vede, adesso, le due bambine ospiti in una struttura protetta e il papà adottivo (quello da cui la piccola di otto anni si sentiva «trascurata ») sotto inchiesta per presunti abusi nei confronti di quella sorella maggiore di cui la bimba era così tanto «gelosa».
Laura Tedesco
03 febbraio 2010
Stupra una donna e ne aggredisce un'altra, arrestato06 febbraio, 18:20
Brutale violenza a Merano, muratore napoletano in manette
(ANSA) - BOLZANO, 6 FEB - Una meranese di 25 anni è stata brutalmente violentata in un parco a Merano. Dopo lo stupro è riuscita a fuggire e l'uomo ha aggredito un'altra donna. Quest'ultima è però riuscita a trarsi in salvo. Il presunto aggressore, un muratore napoletano di 34 anni, è stato fermato ed avrebbe confessato. La 25enne, operatrice socio-sanitaria, si stava recando al lavoro poco prima delle sette. L'uomo l'ha sorpresa alle spalle, trascinandola tra i cespugli del parco che sorge vicino all'hotel Palace e stuprandola più volte. (ANSA).
STUPRI: DONNA denuncia violenza sul bus a roma
STUPRI: DONNA denuncia violenza sul bus a roma
(AGI) - Roma, 8 feb. - Una donna di quarant'anni avrebbe subito una violenza sessuale da parte di un conducente di un bus a Roma. Il 2 febbraio scorso, il Commissariato di Trastevere ha appreso da un referto medico stilato dall'Ospedale Fatebenefratelli di una violenza sessuale avvenuta a bordo di un autobus di linea in zona Prenestino. La donna e' stata quindi rintracciata e sentita con modalita' protetta dalla Squadra mobile, a cui ha riferito di aver subito la violenza sessuale il 31 gennaio scorso e di essersi recata una prima volta in ospedale il giorno successivo senza denunciare il fatto ed una seconda volta due giorni dopo, questa volta raccontando quanto le era accaduto. E' stata quindi raccolta la denuncia e sono in corso accertamenti su quanto riferito.
L'autorita' giudiziaria ha disposto il sequestro di alcuni capi di abbigliamento al fine di poter acquisire elementi utili al proseguimento delle indagini. "Lo stupro denunciato dalla ragazza straniera a Trastevere ci offende due volte - ha detto il sindaco Gianni Alemanno - aia perche' sarebbe avvenuto nel territorio comunale, sia perche' le responsabilita' ricadrebbero su un autista del Trasporto pubblico locale romano. Chiediamo agli inquirenti di accertare con la massima rapidita' e con grande attenzione la dinamica di questi fatti in modo da consentire anche all'Amministrazione di colpire con la massima severita' gli eventuali responsabili di tali gesto".
L'amministratore delegato di Atac, Adalberto Bertucci, ha aggiunto: "procederemo con la massima severita' possibile qualora un nostro conducente fosse responsabile del caso di stupro di cui abbiamo appreso dalla stampa. Auspichiamo che le forze dell'ordine concludano al piu' presto le loro indagini perche' il comportamento inaccettabile e criminale di una singola persona non finisca col gettare discredito su un'intera categoria di lavoratori". (AGI) .
| condividi11/02/2010, 05:20
Notizie - Roma
indagini in corso
Stupro sul bus, il satellite
non ha rilevato deviazioni
Alla società "Tevere Tpl" la sera della violenza non risultano cambi di percorso. Verifiche in corso ma al momento non ci sono riscontri alla versone fornita dalla vittima.
Mezzi pubblici Lo stupro sull'autobus si colora di giallo. Di fronte al rifiuto della presunta vittima, una quarantunenne etiope di nazionalità italiana, di fornire una descrizione del suo violentatore, alle difficoltà di identificarlo fra le decine di autisti che per conto dell'Atac o della Tevere Tpl svolgono servizio al Prenestino, la possibilità degli inquirenti coordinati dal pm Eleonora Fini di sbrogliare il bandolo della matassa si riducono sensibilmente. Come se non bastasse, i rilevatori satellitari della Tpl non hanno registrato alcuna deviazione dei mezzi della linea «051», quella che parte da via delle Cerquete e fa capolinea alla stazione di Grotte Celoni, la sera di domenica 31 gennaio.
La donna, invece, aveva dichiarato che il suo aggressore aveva effettuato una deviazione sul percorso prestabilito, fermandosi in una zona isolata per abusare di lei con la forza. Alla Tpl, che nel 2005 ha vinto un appalto per gestire il trasporto pubblico urbano periferico con un'ottantina di linee, spiegano che ancora non vi è alcuna certezza sul tipo di bus descritto dalla vittima. E, a differenza da quanto pubblicato da alcuni giornali, gli investigatori non avrebbero ancora fatto richiesta dei tesserini con foto e dei nomi dei conducenti. Anche se la Tpl è un consorzio composto da dieci aziende e, quindi, la richiesta della Mobile di Vittorio Rizzi potrebbe essere giunta esclusivamente a una di queste.
Di certo c'è solo che i mezzi dotati di rilevatore satellitare (circa il 90% del totale) non hanno fatto registrare deviazioni sul tragitto «ufficiale». Inoltre il «051» rientra a fine turno, cioè a mezzanotte e quaranta, nel deposito di via Tor Cervara, mentre la donna avrebbe fatto riferimento a quello Prenestino, dove invece vengono custoditi i bus Atac della linea «055». Anche molti mezzi di quest'ultima azienda usufruiscono del controllo satellitare e, quindi, è presumibile che i controlli riguarderanno pure l'Atac. In procura, intanto, si continua a lavorare sodo per dare un nome e un volto al bruto.
Indagini rese più difficili dall'atteggiamento dell'etiope, che inizialmente non ha voluto presentato denuncia e sembra non avere intenzione di collaborare con gli inquirenti: «Voglio riposare e dimenticare, non chiedetemi nulla perché non ho intenzione di parlare», avrebbe detto la donna, che non ha un dimora fissa e quella sera sembra fosse ubriaca.
Maurizio Gallo
11/02/2010
Perseguita e violenta la ex fidanzata
Ragazzo arrestato per stalking e stupro
In carcere un 25enne di Schio: non voleva rassegnarsi alla perdita della compagna
VICENZA - Un ragazzo di 25 anni di Schio è stato arrestato dai carabinieri con le accuse di violenza sessuale e stalking (atti persecutori) nei confronti della ex fidanzata. Il giovane non voleva rassegnarsi al fatto che la relazione con la ragazza fosse finita. A denunciare la vicenda, pur con mille difficoltà e ritrosie, è stata la giovane vittima.
Dopo aver troncato il rapporto, la ragazza sarebbe stata sottoposta a mille angherie. Continue chiamate, appostamenti sotto casa, percosse da parte dell’ex, alcuni tentativi di strangolamento e anche una vera e propria violenza sessuale. Quando è stata in grado di raccontare tutto, i carabinieri di Schio hanno eseguito degli accertamenti e consegnato il materiale al pubblico ministero Antonella Toniolo che ha ottenuto dal gip Agatella Giuffrida una ordinanza di custodia cautelare in carcere.
«Non l'ho stuprata né perseguitata Ci sono le lettere»
INTERROGATORIO. Il giovane arrestato dai Cc
Accusato di violenza sessuale e stalking sulla ex fidanzata. «No, mi scriveva frasi d'amore»
26/02/2010
Zoom Foto
Daniele Casarotto, 24 anni
«Io quella ragazza non l'ho stuprata, assolutamente. I rapporti sessuali che ho avuto con lei sono stati tutti consenzienti. Lo dimostrano, in maniera indiretta, quelle 7-8 lettere d'amore e d'affetto che lei mi ha mandato. Dopo l'episodio per il quale mi ha accusato: come potrebbe una donna dire frasi affettuose ad uno che le ha usato violenza?».
Daniele Casarotto, 24 anni, residente a Schio in via Lago di Vico 15, ieri mattina si è difeso a lungo davanti al giudice Giuffrida, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare a suo carico accogliendo le richieste del pm Antonella Toniolo. Il giovane, volto noto alle cronache, è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Schio per violenza sessuale e stalking nei confronti di una ragazza di 22 anni. I due si erano conosciuti in una comunità protetta, e ne era nata - in base alla ricostruzione dei militari e della procura - una relazione a senso unico, con Casarotto che dominava la giovane sia fisicamente che psicologicamente.
Ieri, assistito dall'avv. Davide Balasso dello studio Rando, Casarotto si è difeso. «Non l'ho nè violentata nè perseguitata. È vero, quando bevo alle volte divento violento, e ci sono stati degli scontri fra di noi. Non nego di essere andato sopra le righe - è il ragionamento del giovane, apparso assai prostrato -, ma non ho fatto le cose di cui sono accusato». La difesa, che ha chiesto per lui gli arresti domiciliari in casa di un amico, produrrà le lettere che la ragazza gli avrebbe spedito manifestando il suo affetto. Il giudice si è riservato sulla decisione.
Per gli inquirenti, i rapporti fra i due furono ben diversi: lui l'avrebbe minacciata a ripetizione anche perché le avrebbe riferito di alcuni progetti criminosi che aveva in mente, e temeva che lei li raccontasse ai carabinieri. Quindi le botte e lo stupro, avvenuto in un garage di Schio. D. N.
CRONACA
Resta in carcere il molestatore di spiaggia
Anche un massaggio erotico ai piedi è stupro
ROMA - E' stata convalidala dalla Cassazione, l'ordinanza di custodia emessa dal Tribunale di Palermo lo scorso 24 luglio per il maniaco Francesco L.c.,(28), che approfittava di giovani ragazze distese sulla spiaggia, al mare per sfregare il suo pene contro i loro piedi.
Il 28enne, con la scusa di fare un massaggio rilassante si accovacciava e allentava i bermuda per venire a diretto contatto con i piedi dell sue vittime.
Una prima volta ha agito sul litorale romano di Ostia, non contento si è posto su quello palermitano di Mondello, dove si era avvicinato a una ragazza sdraiata a prendere il sole insieme a un'amica offrendole un massaggio plantare.
Nonostante il rifiuto della ragazza, il 28enne aveva iniziato a massaggiare i piedi della minorenne prima con le mani e poi con il pene.
E' stato denunciato dalla ragazzina e dalla sua amica che aveva assistito alla scena dello sfregamento.
In Cassazione l'imputato ha sostenuto la tesi della "possibile accidentale fuoriuscita del pene dal costume" e della "innocuità" del suo comportamento.
Dopo l'inutile tesi, i supremi giudici lo hanno lasciato in carcere sottolineando la gravità della sua condotta, la presenza di precedenti e l'incapacità di "reprimere gli stimoli sessuali perfino in un luogo affollato ed in pieno giorno".
(Foto dalla rete)
24/02/10 11:23
Luisa Casalett
Rimini, nuda davanti alla Polizia: ''Vuole violentarmi''. Arrestato egiziano
* 26 febbraio 2010 - 17.25 (Ultima Modifica: 26 febbraio 2010)
RIMINI - Un giovane egiziano di 28 anni è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Rimini con l'accusa di violenza sessuale. L'episodio risale alle prime luci dell'alba di lunedì mattina quando gli agenti della Caserma Mosca di Rivabella hanno soccorso una giovane in slip e reggiseno e piedi nudi. La ragazza presentava dei lividi addosso. Sotto shock, ha spiegato di aver trascorso la sera precedente prima in un locale con alcune amiche.
Qui aveva incontro l'egiziano, un suo conoscente con il quale ha avuto in passato incontri anche intimi, che l'aveva invitata a casa sua per due chiacchiere. Qui l'uomo ha preteso un rapporto sessuale. Al rifiuto della giovane avrebbe usato violenza, strappandole i vestiti di dosso. Dopo una colluttazione, l'uomo l'ha costretta in un angolo. Ma la ragazza è riuscita a fuggire non appena l'egiziano ha accennato ad addormentarsi.
Quest'ultimo, arrestato per violenza sessuale, si è difeso spiegando di non aver cercato di violentarle la ragazza, né tanto meno di averla picchiata. Secondo il giovane, la ragazza si sarebbe inventata tutto poiché gelosa delle altre donne che lui frequenta. Il 28enne resta in carcere in attesa della decisione del giudice.
In aula tre giovani per stupro di gruppo
Accusati di aver abusato della fidanzata minorenne del loro amico
Hanno scelto tutti e tre il rito abbreviato per difendersi dalla gravissima accusa di stupro di gruppo di una minore. Lei, la vittima o presunta tale, all’epoca dei fatti 16enne, ieri, nell’aula del gip del tribunale di Ferrara, si è costituita parte civile.
La vicenda risale all’aprile del 2009. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Filippo Di Benedetto, la giovane sarebbe stata violentata dal branco. Dai suoi stessi amici che frequentava insieme al suo ragazzo e con cui quella sera aveva passato una serata forse in discoteca. Lo sballo della Riviera è finito nell’appartamento dove hanno soggiornato tutti insieme per il ponte del 25 aprile.
Nella stanza accanto dormiva il suo fidanzato. Il resto della compagnia, tre ragazzi allora di 22 anni, era con lei nella stanza accanto. I tre l’avrebbero bloccata e poi, a turno, abusato di lei.
La mattina dopo la violenza si sarebbe ripetuta. Il fidanzato, che dormiva profondamente non si era accorto di nulla; anzi era uscito con uno dei tre senza sapere che gli altri due tornarono a infierire sulla vittima.
I giovani protagonisti di questa vicenda sono tutti residenti nel bresciano. La giovane vive in un paesino a pochi chilometri da quello dei suoi presunti aguzzini. Forse anche per questo, perché “costretta” a vedere praticamente ogni giorno i suoi violentatori (il ragazzo, all’oscuro di tutto continuava a frequentarli portandola fuori con loro), ha voluto tenersi tutto dentro. Fino a luglio 2008, quando confida quanto accaduto al fidanzato. Lui è sconvolto, ma riesce a trovare la forza di avvisare la famiglia di lei. I genitori la convincono a raccontare tutto ai carabinieri. Dalla caserma bresciana la denuncia viene trasferita per competenza a Ferrara.
Partono così le indagini condotte dai pm Filippo Di Benedetto e Nicola Proto. La 16enne viene sentita dalla procura estense due volte. Il suo racconto viene ritenuto attendibile e a luglio vengono disposte delle intercettazioni. Il primo interrogatorio dei presunti stupratori avviene in agosto. Loro si difendono parlando di rapporti sessuali consenzienti, versione ribadita ieri davanti al gip del tribunale di Ferrara Silvia Migliori, che li ha ascoltati a porte chiuse.
Il caso però si presenta subito molto complesso. Dopo essere stati arrestati e portati nel carcere dell’Arginone, i tre vennero liberati dal giudice del Riesame di Bologna. Il Tribunale della Libertà,
nella circostanza, affermò che “tutte le risultanze investigative sono caratterizzate da forte equivocità, che non consente di giungere, con elevato grado di certezza, ad un giudizio indiziario concludente”.
Conclusioni che sembrerebbero dovute a “plurime contraddizioni ed illogicità del racconto della persona offesa” e a una valutazione di un “comportamento anomalo ed ambiguo che la stessa avrebbe tenuto sia in costanza dei presunti abusi che successivamente agli stessi, e ciò sino al momento della presentazione della denuncia”.
Il tribunale aveva inoltre ritenuto che “proprio la denuncia, presentata solo tre mesi dopo i presunti abusi, venne formalizzata con modalità ed in un contesto tali da suscitare molte perplessità al punto di ritenere plausibile che la persona offesa, forse a seguito delle ingerenze dei propri familiari, sia stata indotta a denunciare i tre giovani ed abbia volutamente dato a rapporti sessuali consenzienti una diversa connotazione descrivendosi come vittima”. Su queste basi il tribunale felsineo ritenne “verosimile che la ragazza fosse consenziente”.
Contro quell’ordinanza fece ricorso la procura di Ferrara, ricorso dichiarato inammissibile dalla terza sezione della Corte di Cassazione.
Ma i magistrati ferraresi, evidentemente convinti delle proprie risultanze investigative, sono andati avanti per la loro strada e ieri, davanti al gip, i tre accusati di violenza sessuale aggravata hanno chiesto il rito abbreviato, dopo aver reso dichiarazioni spontanee nelle quali hanno ribadito che la giovane era consenziente.
La prossima udienza è fissata per il 29 aprile, quando verrà ascoltata la ragazza.
Sesso sulle note di Beethoven e stupri in stile Arancia Meccanica
Poi la moglie denuncia tutto: condannato 32enne a Palermo
Dovevano fare sesso sulla Nona di Beethoven e ripetere all'infinito la scena dello stupro della ricca e anziana signora nel film Arancia Meccanica, fino a quando lui non l'ha lasciata per un'altra. L'ossessione di G.P., 32 anni, per il film di Stanley Kubrick lo ha portato alla condanna, inflitta dalla terza sezione della Corte d'Appello di Palermo, a un anno e mezzo di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie.
Tutto è partito dalla denuncia della donna. I due, giovani universitari, si erano sposati nel 2003 per separarsi nel 2005. La donna ha deciso di rivolgersi alla polizia dopo avere sorpreso il marito, che da qualche settimana era andato via da casa, davanti alla mensa universitaria con la ragazza audiolesa di cui era tutor per gli studi. A quel punto, l'ex moglie ha raccontato tutti i 'vizietti' e i maltrattamenti del marito che le imponeva anche i capi d'abbigliamento da indossare e la costringeva a fare sesso anche quando non voleva, sempre sulle note di Beethoven, in qualche occasione anche picchiandola e insultandola.
L'uomo, che ha sempre negato tutto, si è difeso dicendo che il film lo conosceva appena e di averlo visto solo una volta. A smascherarlo sono state le domande del legale della donna, l'avvocato Ermanno Zancla, a cui l'imputato ha risposto dimostrando di conoscere quasi a memoria la pellicola di Kubrick. Alla tesi dell'uomo aveva creduto il gup di Palermo, Giuseppe Sgadari, che in primo grado lo aveva assolto con la formula "perché il fatto non sussiste". La sentenza del gup è stata però rovesciata dalla Corte di Appello che ha dato ragione alla donna. Il risarcimento, che sarà quantificato in sede civile, sarà devoluto a un' associazione a tutela delle donne abusate e maltrattate, "Le onde Onlus" di Palermo.
Violenze all'amica? Le lettere d'amore lo fanno rilasciare
IL CASO. Ai domiciliari dopo la denuncia dell'ex
Dopo la denuncia di stupro la ragazza gli ha spedito delle missive in cui gli manifesta la sua passione
Daniele Casarotto
Prima la denuncia di stupro, poi le lettere d'amore. «Mi ha violentata», ha prima riferito ai carabinieri. Qualche giorno dopo, però, ha cominciato a scrivergli messaggi appassionati chiedendogli di incontrarlo: «Mi manchi, tesoro». Si può comprendere perché quando Daniele Casarotto è stato arrestato ed ha letto l'ordinanza di custodia per violenza sessuale, lesioni e atti persecutori (il cosiddetto stalking), è rimasto sconcertato.
Da una parte la sua ex lo accusa di essere un brutale amante che l'ha umiliata estorcendole l'amore con la forza, dall'altra, a presunta violenza consumata, gli scrive tenere missive nelle quali gli conferma il suo immutato trasporto e dice di amarlo ancora. Lecito domandarsi quale sia la verità.
Per questo Casarotto, che non è uno stinco di santo visti i suoi precedenti con la legge, ieri è stato collocato ai domiciliari dallo stesso gip che pochi giorni fa lo aveva fatto catturare dai carabinieri. Oltre tutto, con l'inasprimento delle misure detentive per chi si macchia di reati sessuali, è quasi impossibile lasciare il carcere preventivo a pochi giorni dall'arresto, soprattutto dopo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Casarotto, 24 anni, di Schio, un vissuto burrascoso alle spalle nonostante la giovane età, ha lasciato il penitenziario di Montorio Veronese perché il gip Agatella Giuffrida ha valutato sotto una luce diversa le lettere d'amore che la presunta vittima, ed ex fidanzata, gli aveva spedito dopo il denunciato stupro.
Una situazione di evidente contraddittorietà che l'avvocato Davide Balasso ha messo in luce. «Il nostro rapporto è stato tempestoso - ha raccontato il ragazzo al giudice quando è stato interrogato -, non nego di avere alzato qualche volte le mani e ho sbagliato, ma di certo non l'ho violentata. Altrimenti non mi avrebbe scritto lettere d'amore. Vi pare possibile, altrimenti?»
Ivano Tolettini
Chiede un passaggio, violentata
L'aggressione in via Aretusa alle cinque del mattino.
Dopo aver chiamato i soccorsi da un bar, la ragazza è stata ricoverata alla Mangiagalli
di Sandro De Riccardis
Aveva bisogno di tornare a casa, dopo una serata trascorsa in un paio di locali intorno a piazza Bausan, alla Bovisa, ma è stata violentata. La ragazza, una salvadoregna di 28 anni, ha accettato un passaggio in auto da parte di un gruppo di giovani connazionali che stavano rincasando.
«C’era un ragazzo alla guida, ma anche due donne, così mi sono fidata — ha spiegato agli uomini della squadra mobile al momento della denuncia, ancora sotto choc — Mi hanno detto che andavano nella mia stessa direzione e ho accettato. Ma non li conoscevo».
Sono passate da poco le quattro e mezza di ieri mattina. La ragazza si fida. Sale sull’auto di un gruppo di sconosciuti. L’autista accompagna prima le altre due ragazze, poi resta solo con la donna. Riprendono la marcia, ma poco dopo lui la aggredisce colpendola al volto. Poi la obbliga a un rapporto sessuale.
Pochi minuti di violenza che si concludono con lo stupratore che abbandona la giovane in strada, in viale Aretusa, periferia ovest della città. Per ritardare il più possibile l’allarme e fuggire indisturbato, le distrugge il cellulare e scappa. È a questo punto che la vittima riconosce il modello della vettura, forse una Fiat station wagon, ma non riesce a dare molti altri particolari utili per risalire all’aggressore.
La donna aspetta che apra un bar poco distante e dà l’allarme alla polizia. Arrivano sul posto gli agenti delle volanti che trovano la vittima con i segni visibili dell’aggressione, i graffi sulle gambe, le ecchimosi intorno all’occhio destro, i vestiti strappati. Subito dopo viene trasportata alla clinica Mangiagalli dove al reparto Svs (Soccorso violenze sessuali) le vengono prestate le prime cure e riscontrate lesioni compatibili con lo stupro.
Ora saranno gli investigatori della squadra mobile a ricostruire la dinamica dell’aggressione, dal momento in cui la donna accetta il passaggio fino alla violenza da parte dell’unico uomo del gruppo, descritto come un connazionale che però la vittima non conosceva.
(07 marzo 2010)
Accusò di stupro un poliziotto: indagata
02 marzo 2010
Graziano Cetara
Lo stupratore è diventato la vittima, mentre chi lo accusava si ritrova ora con un avviso di garanzia. È la svolta, a sorpresa, subita dall’indagine su un poliziotto della questura di Genova: indagato per violenza sessuale dopo le rivelazioni di un’insegnante di fitness che aveva denunciato di essere stata violentata da lui nell’estate del 2004, oggi si avvia verso un completo proscioglimento. La donna, al contrario, è stata iscritta nei giorni scorsi sul registro degli indagati per calunnia: a parere della Procura le sue dichiarazioni sono state contraddittorie e fasulle; per questo è lei oggi a rischiare più di tutti un processo. Nelle ultime settimane l’inchiesta aveva registrato una serie di accelerazioni. Innanzitutto è comparso un carteggio difensivo redatto dal poliziotto per i superiori, che ha fornito un quadro totalmente diverso. La “vittima” aveva segnalato nella sua querela una serie di sms, che lui le avrebbe inviato nei giorni immediatamente successivi e nei quali si diceva «pentito». L’agente sostiene al contrario di non aver mai chiesto scusa e di aver ricevuto a sua volta, poco più d’un mese fa, una misteriosa richiesta d’incontro.
20.02.10Comunicato sullo stupro avvenuto nella ex-scuola "8 marzo"
Condividiamo da Le Ribellule:
Alcuni giorni fa all'interno della scuola occupata “8 marzo” tre uomini occupanti hanno agito violenza contro una donna ospite, anche lei, dell'occupazione. La donna ha denunciato gli stupratori.
Noi ci schieriamo a fianco di questa donna a cui riconosciamo il coraggio della denuncia ed esprimiamo a lei tutta la nostra solidarietà.
Purtroppo la nostra esperienza politica e sociale ci ha insegnato che la sopraffazione degli uomini sulle donne avviene anche in quegli ambienti che dovrebbero essere liberi, come gli spazi di movimento, e che tali violenze non cesseranno mai di esistere se non vengono costantemente messi in discussione i rapporti di potere tra i generi e contemporaneamente e fermamente condannati gli atteggiamenti e i comportamenti sessisti che troppo spesso vengono assunti come “normali” in una società patriarcale e uomo-centrica e passano pertanto in secondo piano.
Abbiamo invece appreso, con rabbia e rammarico, che la donna non ha ricevuto alcun tipo di solidarietà da parte degli altri occupanti. Anzi è stata letteralmente cacciata fuori dalla 8 marzo dopo essere stata picchiata! Inoltre non solo gli occupanti, continuano a convivere tranquillamente con gli uomini violenti, ma, a quanto ci viene riferito, iniziano a girare voci che denigrano la donna per il suo stile di vita e per i suoi comportamenti: un copione che da sempre accompagna gli episodi di violenza contro le donne quando queste denunciano pubblicamente la violenza subita.
Tra le persone accusate di violenza c'è Sandro Capuani, un occupante che, pur non avendo mai fatto parte del CSOA Macchia Rossa, è stato coinvolto nel procedimento giudiziario contro alcuni militanti e una militante del centro sociale e della 8 marzo occupata.
Esprimiamo la nostra netta condanna nei confronti di tale soggetto a cui, da ora in avanti, neghiamo ogni forma di sostegno politico, legale ed umano.
A questo punto ci aspettiamo ogni sorta di strumentalizzazione da parte dei carabinieri della stazione di villa Bonelli e dai cosiddetti giornalisti loro sodali, vista la fervida fantasia di cui hanno saputo dare prova. Questo non toglie nulla alla drammaticità dei fatti.
Nell'ottobre del 2007 c'era stata un’altra grave aggressione ai danni di una occupante della “8 marzo” da parte del suo compagno. Allora, però, il comportamento degli/delle occupanti era stato ben diverso: l'aggressore era stato messo in fuga ed il massimo sostegno era stato fornito alla donna, arrivando anche a testimoniare in tribunale sull'avvenuta aggressione.
Dal 14 settembre 2009, data del ben noto arresto di alcuni compagni e di una compagna, le cose sono cambiate. Hanno tentato di farci credere che in un'occupazione dove ci sia un'assemblea che si dà delle regole finalizzate ad una convivenza civile ed al contrasto di comportamenti violenti, in particolare contro le donne, è da considerarsi un crimine. Un crimine da punire con la galera. O almeno questo, secondo il teorema accusatorio costruito da magistratura e carabinieri, è quello che vogliono farci credere.
Nei mesi successivi a quella data la situazione all'interno della “8 marzo” non ha fatto che peggiorare: dietro l'esplicita minaccia della repressione, i meccanismi di autogestione hanno smesso di funzionare, compagni e compagne sono stati progressivamente allontanati/e dall'occupazione, che si è di fatto auto-isolata dal contesto cittadino della lotta per la casa. A parte alcuni che hanno tentato di evitarlo, la maggioranza degli\delle occupanti, sempre dietro la minaccia dei carabinieri, ha di fatto abbandonato la strada dell'autorganizzazione, accettando la convivenza con informatori e spie, tralasciando la lotta e negando nei fatti la solidarietà ai compagni e alla compagna inquisiti.
Per tutti questi motivi, purtroppo, ad oggi i compagni e le compagne del CSOA Macchia Rossa non hanno nulla a che fare con la gestione dell'occupazione “8 marzo” e dichiarano pubblicamente e politicamente la loro estraneità a quello che accade in un'occupazione gestita dai carabinieri e priva delle fondamenta dell'autorganizzazione sociale, della lotta e della solidarietà.
CSOA Macchia Rossa - Magliana
Accuse di violenza sessuale sulla nipote Anziano assolto dopo 14 anni di attesa
Dopo un processo che solo per il primo grado è durato ben 5 anni e dopo che la sentenza è passata in giudicato il 27 dicembre successivo, Salvatore A., 70 anni il prossimo maggio, ha ottenuto l’imputazione coatta della sua accusatrice, Daniela S., 31, con l’accusa di calunnia aggravata
Milano - Ci sono voluti 14 anni perché un uomo ormai anziano accusato nel 1996 di gravissimi episodi di stupro dalla nipote ottenesse una prima risposta dall’autorità giudiziaria. Dopo un processo che solo per il primo grado è durato ben 5 anni (anche se le udienze sono state solo 18) e dopo che la sentenza è passata in giudicato il 27 dicembre successivo, finalmente Salvatore A., 70 anni il prossimo maggio, ha ottenuto l’imputazione coatta della sua accusatrice, Daniela S., 31, con l’accusa di calunnia aggravata.
La disavventura giudiziaria di Salvatore A. è cominciata il 30 gennaio 1996 quando la nipote, all’epoca 18enne, lo aveva denunciato, sostenendo di essere stata violentata più volte da lui fin da quando aveva 10 anni. Ne era nata un’inchiesta con tanto di richiesta di custodia cautelare in carcere per l’indagato che il gip dell’epoca, scrive oggi Salvini, aveva prudentemente rigettato. Poi durante i cinque anni del processo, la denunciante aveva aggravato le accuse nei confronti dello zio, affermando che questi l’aveva anche fatta oggetto di sevizie, spegnendole sigarette sulle braccia e sulle gambe, l’aveva taglizzata con un coltellino e picchiata con una cinghia e l’aveva portata in un appartamento in via Morsenchio e in altri luoghi per farla incontrare con vari altri uomini che avevano abusato di lei. Non solo, la ragazza aveva in seguito aggiunto che più volte lo zio l’avrebbe sottoposta a sorta di "rapimenti" portandola via dal cortile dove giocava con i suoi coetanei e costringendola a seguirlo per usarle varie violenze anche nella portineria del condominio di via Marco d’Agrate.
Le accuse della nipote, però, erano via via cadute in una serie di contraddizioni al punto che i giudici avevano assolto l’imputato, affermando "l’inattendibilità e l’illogicità di quanto raccontato dalla vittima che risultava non credibile né sul piano soggettivo, né sul piano oggettivo, avendo fra l’altro narrato di aver fatto delle confidenze su quanto le era accaduto a persone già decedute quando gli abusi sessuali sarebbero avvenuti". Per giudice per le indagini preliminari Guido Salvini, il motivo di tale anomalo comportamento non è stato ancora chiarito. La spiegazione del comportamento della giovane, anche secondo i giudici che hanno assolto l’uomo, potrebbe derivare dal desiderio, raggiunto con mezzi distorti, di essere ascoltata all’interno e all’esterno della famiglia.
Nel 2005, dopo il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado, lo zio presentava una denuncia per calunnia alla procura di Milano. L’imputazione della nipote è stata disposta dal giudice Salvini, che ha rigettato la richiesta di archiviazione formulata dalla procura. Nel dispositivo, il gip esprime perplessità su tutta la vicenda giudiziaria fonte di sicura sofferenza per il 69enne e in particolare sulla richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero il primo settembre 2009, dopo una stasi di quasi 4 anni del procedimento a partire dalla denuncia dell’anziano del 16 novembre 2005. Salvini si è peraltro meravigliato che l’inchiesta per calunnia a carico della nipote non sia stata ordinata dallo stesso tribunale in occasione dell’assoluzione dell’imputato come avviene normalmente, né sia stata avviata per iniziativa personale dal pm stesso.
Stuprò una donna e ne aggredì un'altra a Bologna: condannato per evasione e furto
Nell'agosto 2009 una bulgara di 44 anni denunciò di essere stata aggredita da un immigrato in un parco di Bologna. Denunciò di essere stata trascinata dietro un cespuglio e si salvò dallo stupro solo grazie all'arrivo di un uomo in suo soccorso. Per quell'aggressione era stato arrestato il ventenne ghanese Bright Ofori, in fuga a Milano dopo l'evasione dal carcere minorile di Bologna.
Ofori è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere per evasione, ma non per il tentato stupro. I giudici hanno stabilito che l'aggressione avvenne solo per rubare il cellulare della bulgara. In passato Ofori aveva già violentato una donna, un'addetta alle pulizie della stazione di Reggio Emilia. Questa volta però l'accusa è caduta e l'ultima vittima è delusa. Intervistata dal Resto del Carlino, la 44enne aggredita si dice amareggiata dalla giustizia italiana. Spiega che da quel giorno lei ha paura e soffre di stress. E ribadisce di essere stata trascinata da Ofori in quel parco.
Scarcerati 3 presunti stupratori
Sarebbero responsabili di uno stupro di gruppo nel Bresciano
(ANSA) - BRESCIA, 20 MAR - Il Tribunale del Riesame di Brescia ha scarcerato i tre giovani di Casalmoro (Mantova) che erano stati arrestati il 7 marzo. L'accusa e' di violenza sessuale di gruppo. Il fatto, secondo l'accusa, sarebbe avvenuto a Gambara (Brescia), in un locale pubblico, e le due vittime sarebbero due minorenni bresciane[/COLORE]. Un quarto indagato minorenne era stato scarcerato dal Tribunale dei minori nei giorni successivi all'arresto.
Lombardia/ Milano,imprenditore 33enne arrestato per stupro 28enne
La violenza avvenne il 6 marzo scorso dopo serata in discoteca
Un 33enne di origine peruviana, titolare di una piccola ditta di trasporti, è stato arrestato in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere, dagli agenti della Squadra Mobile di Milano con l'accusa di aver violentato una 28enne salvadoregna intorno alle 5 del 6 marzo scorso nel capoluogo lombardo. Il provvedimento è stato disposto dal Gip Luigi Giordano. Secondo quanto riferito dagli investigatori, Daniel F.R.,, incensurato e residente a Somma Lombardo (Varese), avrebbe dato un passaggio alla vittima e ad altri cittadini latinoamericani che aveva conosciuto nel corso della serata passata alla discoteca "North Carolina" di via Durando 39. Dopo aver accompagnato gli altri, il 33enne sarebbe rimasto in auto con la vittima e invece, di accompagnarla a casa come promesso, l'avrebbe portata in un parcheggio di viale Aretusa. Qui, le avrebbe fatto delle pesanti avances e, dopo essere stato respinto, l'avrebbe aggredita, le avrebbe strappato il telefono con il quale la 28enne voleva chiamare il 113 e l'avrebbe violentata. Nell'estremo, disperato, tentativo di difendersi la donna, sempre secondo il racconto degli investigatori, avrebbe graffiato l'uomo al volto e una volta scesa dall'auto avrebbe strappato la scocca dello specchietto retrovisore che poi ha portato alla polizia, insieme con una copia di un calendario "osé" che il piccolo imprenditore le aveva regalato quando erano in discoteca e che riportava stampati i riferimenti della ditta di trasporti. Grazie a questi elementi, nel tardo pomeriggio di ieri, la polizia ha arrestato il presunto stupratore.
Si evince dal fatto che sono stati scarcerati da due Tribunali distinti che questi non c'entrano proprio nulla !!
Dal 7 al 19 marzo SAREBBERO 12 giorni di carcere preventivo INGIUSTO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tex.
Brescia
Una ragazzina di dodici anni avrebbe subito abusi da parte di due compagni durante l'ora di francese.
Il professore, che stava interrogando, non si è accorto di nulla[/center]
Stupro di gruppo in classe durante l'interrogazione
A Salò, in provincia di Brescia, due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati arrestati dai carabinieri perché avrebbero partecipato a una violenza sessuale di gruppo avvenuta durante l’orario di lezione in una scuola media della zona. I fatti risalgono al febbraio scorso. Secondo quanto comunicato, un terzo ragazzo non è stato arrestato, perché minore di 14 anni; altri 12 compagni di classe dei due finiti in manette sarebbero coinvolti nella vicenda, perché si sarebbero posizionati in modo da nascondere all’insegnante quanto stava avvenendo: anche loro sono tutti d’età inferiore ai 14 anni, quindi non imputabili.
L’insegnante avrebbe detto ai carabinieri di non essersi accorto di quanto stava accadendo.
Martedi 30 Marzo 2010
Chiavari: «Minacce e stupro,30 marzo 2010
ma ho incastrato il maniaco»
Simone Traverso
«Minacciata con un coltello e stuprata. L’aggressore ha usato un preservativo che ha poi gettato sotto al sedile. Sono certa che il profilattico sia ancora lì, così come sono sicura di aver riconosciuto l’aggressore».
È la testimonianza resa agli inqurienti da una giovane prostituta originaria della Romenia, vittima di una violenza sessuale due settimane fa a Chiavari. Aggressione per cui la polizia ha tratto in arresto, sabato, il rapallese Salvatore Iabichella, 27 anni. Ieri mattina il giovane è stato interrogato in carcere, dal giudice per le indagini preliminari. Il ventisettenne, originario della provincia di Ragusa, ma domiciliato nel centro rapallese, deve rispondere delle accuse di violenza sessuale aggravata e continuata, rapina, lesioni e ricettazione. A sostenere l’interrogatorio è stato il giudice Alessandra Galli, che già aveva autorizzato la misura cautelare in carcere, come richiesto dal sostituto procuratore della Repubblica Gabriella Dotto.
Nel frattempo proseguono le indagini sugli stupri avvenuti negli ultimi mesi sia nel Tigullio sia nel capoluogo e trapelano nuovi dettagli delle indagini che hanno portato alla cattura di Iabichella. Decisivi, a fini dell’arresto, sono risultati gli accertamenti condotti dalla polizia scientifica su indicazione degli agenti della squadra investigativa in forza al commissariato di Chiavari. Impronte digitali attribuibili al ventisettenne sono state rinvenute all’esterno di una vettura rubata, una Fiat “Panda”, utilizzata dall’indiziato per avvicinare una prostituta di 27 anni, e all’interno dell’abitacolo, in particolare su un preservativo abbandonato sotto al sedile e ritrovato grazie alla testimonianza della vittima. Già, perché è stata proprio la giovane straniera violentata un paio di settimane fa a fornire agli inquirenti chiavaresi i dettagli utili a smascherare l’autore dell’aggressione. La ragazza ha ricostruito nel dettaglio gli abusi subiti, spiegando di essere stata minacciata con un coltello e in seguito violentata. la prostituta ha detto anche che l’aggressore aveva indossato un profilattico e che il preservativo era stato poi sfilato e gettato sotto al sedile. Là dove è stato ritrovato prima di essere sottoposto ad accertamenti. Non solo: analisi di laboratorio sono ora in corso per isolare tracce di dna e liquido seminale evidenziate sui tappetini della vettura. Identici test saranno effettuati anche sui resti di nastro adesivo utilizzati dal responsabile dello stupro per sigillare la portiera del passeggero sul veicolo rubato e impedire così alla vittima di darsi alla fuga. Proprio questo dettaglio ha consentito agli inquirenti di sospettare Iabichella anche di un’altra violenza sessuale, compiuta un mese fa ai danni di una “lucciola” genovese: stessa tecnica, anche allora un’auto rubata, le minacce a mano armata. Gli uomini dell’investigativa indagano ora su un terzo episodio e ne hanno escluso un quarto, uno stupro che fu denunciato da una ragazza ai carabinieri della stazione di Chiavari. La giovane aggredita non ha riconosciuto in Iabichella l’uomo che l’ha costretta a subire abusi.
"Aiuto mi hanno violentata". Ma era uno stupro inventato
Domenica 28 Marzo 2010 22:11 Redazione
La scorsa notte gli equipaggi delle Volanti sono intervenuti in zona limitrofa alla Stazione ferroviaria dove una donna italiana di quarant'anni affermava di essere stata violentata da un uomo di colore.
Gli agenti hanno subito soccorso la malcapitata, già conosciuta per altri fatti, appurando però che si era trattato di una falsa segnalazione.
La quarantenne ha dichiarato di aver inventato la storia della violenza senza giustificare il suo gesto.
Non essendo nuova ad episodi del genere, la donna è stata indagata in stato di libertà per procurato allarme.
Ultimo aggiornamento ( Domenica 28 Marzo 2010 22:13 )
sabato 3 aprile 2010«Ha detto “no” tardi: non è stupro»
Il Secolo xix
03 aprile 2010
La denuncia, secondo il pubblico ministero, è stata presentata soprattutto perché la donna si è sentita «usata», dopo un incontro «fugace». Ma poiché fino a un certo punto è stata d’accordo e ha detto (eventualmente) “no” troppo tardi, cade l’accusa di violenza sessuale mossa nei con fronti dell’uomo che aveva deciso di proseguire: «Il fatto che la partner all’inizio fosse consenziente - scrive la Procura, chiedendo di archiviare il procedimento a carico del presunto violentatore - aggrava il dubbio sulla chiarezza e del dissenso, e sulla reticenza». Essersi fermata quando si era già piuttosto “avanti”, in questo caso, non è stata insomma una ragione sufficiente per considerarsi violentata. E, implicitamente, si “giustifica” il comportamento dell’uomo che ha continuato.
Con queste motivazioni, nei giorni scorsi, il pubblico ministero Gabriella Marino ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento a carico di F. D., muratore di 47 anni residente a Pontedecimo, assistito in tutta la vertenza dall’avvocato Andrea Ciurlo. L’uomo per quasi due anni era stato iscritto sul registro degli indagati per violenza sessuale, dopo che A. B., oggi cinquantottenne, aveva sporto una dettagliata querela ai carabinieri.
Secondo Fernanda Contri, avvocato e magistrato, ex giudice della Corte Costituzionale, interpellata dal Secolo XIX, in questi casi «ci si addentra davvero in un ginepraio: è sufficiente precisare che le versioni dei protagonisti, e l’assenza di altri riscontri raccolti da chi indaga, impediscono di avere provecerte sulla colpevolezza dell’indagato».
17/04/2010, 05:30
Latina
Stupro, assolti e risarciti
Assolti da un'accusa infamante come quella di stupro e risarciti per l'ingiusta detenzione, ora vogliono veder processare la giovane che li accusò di averla violentata.
Oscar Ciavardini e Douglas Molinari si sono opposti alla richiesta di archiviazione del fascicolo aperto a carico della loro accusatrice, per la quale era stato ipotizzato il reato di calunnia, e ieri il caso è stato discusso in Tribunale, dove il gip Laura Matilde Campoli si è riservata la decisione. Oscar Ciavardini, noto titolare di un'autoscuola con sede in via Fabio Filzi, e il barista Douglas Molinari, a fine settembre 2005, erano stati arrestati con l'accusa di aver violentato una 23enne di Latina,che lavorava nel bar di Molinari, F.S. La giovane aveva raccontato agli inquirenti di essere stata attirata in trappola, tre mesi prima, nella villetta del titolare dell'autoscuola, in via del Lido, e di essere stata vittima di abusi sessuali. I due passarono quindici giorni in carcere e otto mesi ai domiciliari e, fino alla conclusione del processo, furono sottoposti all'obbligo di firma. In aula, però, le difese iniziarono subito a battere su una serie di telefonate e di messaggi scritti dalla 23enne agli imputati, sulla cui autenticità si pronunciò poi un perito. Emerse così che lo stupro non era altro che un'invenzione della ragazza e, il 30 giugno 2006, fu lo stesso pubblico ministero, Raffaella De Pasquale, a chiedere l'assoluzione dei due latinensi e a chiedere che venissero rimessi gli atti alla Procura per procedere nei confronti della 23enne, ipotizzando il reato di calunnia. Quando la sentenza assolutoria pronunciata dal Tribunale di Latina divenne definitiva, Ciavardini, difeso dall'avvocato Oreste Palmieri, e Molinari, difeso dagli avvocati Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone, presentarono anche ricorso per ingiusta detenzione e ottennero dalla Corte d'Appello il risarcimento. Il pubblico ministero De Pasquale, pur riconoscendo che F.S., difesa dall'avvocato Maria Belli, aveva mentito, ha poi ritenuto non opportuno procedere per calunnia e chiesto al gip di archiviare il fascicolo aperto a carico della ragazza. Una richiesta a cui si sono opposti Ciavardini e Molinari e che ha portato all'udienza di ieri davanti al gip Campoli. I difensori di Ciavardini e Molinari hanno chiesto al giudice di non archiviare, sostenendo che il caso presenta tutti gli elementi della calunnia, e di formulare un'imputazione coatta o disporre un confronto tra F.S. e i loro assistiti. L'avvocato Belli ha invece insistito su un seguito di denuncia presentata all'epoca dei fatti dalla ragazza, in cui sosteneva di essere stata costretta a scrivere biglietti osceni, gli stessi che hanno portato a far cadere le accuse per gli imputati. Il gip Campoli si è riservata la decisione e a breve dovrà pronunciarsi.
Firenze, dopo la discoteca abusi sessuali su una 19enne. Aveva chiesto un passaggio a due ragazzi
Firenze, dopo la discoteca abusi sessuali su una 19enne. Aveva chiesto un passaggio a due ragazzi19-04-2010 STUPRO FIRENZE | A Firenze sono in corso le indagini per una presunta violenza sessuale denunciata da una ragazza di 19 anni. Secondo le prime ricostruzioni, si sarebbe fatta riaccompagnare a casa da due giovani conosciuti in discoteca. Uno dei due però avrebbe preteso di avere un rapporto sessuale completo, minacciandola di lasciarla in un'area di servizio sul raccordo Firenze-Pisa-Livorno.
La ragazza, disorientata e confusa per qualche bicchiere di troppo, inizialmente avrebbe acconsentito alla richiesta del giovane. In seguito però ha chiamato la polizia per denunciare la violenza subita. La 19enne è residente nella provincia di Firenze e aveva trascorso la serata in un locale di Montelupo.
Valentina Rabazzi
Ancora uno stupro, ancora una violenza. L’aggressore ancora senza nome e senza volto.
18 aprile 2010, 20:00
di Maria Cristina Famiglietti
Questa volta la vittima è una giovane milanese, ricercatrice dell’ospedale San Raffaele di Milano. Aggredita e stuprata appena uscita dall’ospedale, appena finito il suo turno di lavoro.
Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, la violenza è avvenuta tra le 21 e le 22 di giovedì 15 aprile, in una fascia oraria ancora non a ‘’rischio’’. La ragazza sarebbe stata brutalmente presa mentre percorreva la strada per raggiungere la sua auto. Pare che nessuno abbia sentito le urla e le richieste di aiuto. Subito dopo lo stupro, è riuscita a chiamare i soccorsi ed è stata portata alla clinica Mangiagalli. Sul posto sono intervenuti immediatamente i carabinieri di Segrate e di Milano che hanno perlustrato la zona alla ricerca di tracce lasciate dall’aggressore. La vittima ha riferito agli investigatori che l’aggressore era alto e di carnagione scura e parlava italiano, ma con una marcata pronuncia straniera.
Questa è solo cronaca, l’ennesimo racconto di un’atrocità immotivata. Cambiano i nomi, le circostanze, ma i fatti no, quelli si ripetono sempre uguali, rassegnandoci ad una perversa logica di ripetitività. Restano ombre, lati oscuri e una sola, grande certezza, in questo come in ogni caso simile: la paura delle donne che si sentono sempre meno sicure e tutelate. Questi uomini più simili certamente alle bestie che a esseri umani sono carnefici violenti, malati repressi che vagano, indisturbati, per le strade delle nostre città. Ogni volta piangiamo la vittima, troviamo parole di conforto- troppo raramente di vera indignazione- e poi? Poi torniamo ad occuparci di altro, lasciando che la vita scorra, sempre uguale a se stessa…
Dove è finito il senso di giustizia, ma soprattutto l’indignazione degli italiani? Come mai non vengono prese posizioni nette e forti davanti a simili, ingiustificabili, tragedie? Servirebbe un esempio, un atto di coraggio da parte di chi ha il potere, per mostrare che le leggi ci sono e che sono a tutela della brava gente e non dei delinquenti!
Ricercato per lo stupro della ex è catturato a passeggio con lei
L'ARRESTO. Giovane clandestino fermato dalla polizia per resistenza. Ma c'è pure l'altra accusa
Era a passeggio con la sua ex fidanzata, nonostante lei lo avesse denunciato per violenza sessuale e lesioni. Per quel motivo, il giovane era ricercato da venerdì scorso. Forse è per questo che, l'altra sera alle 21 in via Lanza, il tunisino Walid Lassoued, 21 anni, clandestino e nullafacente ha provato a fuggire al tentativo di identificazione dei poliziotti delle volanti, che lo hanno fermato mentre passeggiava con la ragazza, una vicentina di 23 anni. Per scappare ha opposto resistenza attiva, tentando di torcere un braccio ad un agente, e per questo è stato arrestato.
Solo una volta portato in questura e accertata la sua identità, la polizia ha scoperto che si trattava della stessa persona ricercata per violenza sessuale e che la ragazza che camminava con lui era la vittima della presunto reato. Lassoued era colpito dall'ordinanza del gip Furlani per i violenza sessuale, lesioni, violazione di domicilio e tentata estorsione.
I reati contestati sarebbero stati compiuti nelle scorse settimane nei confronti della ex fidanzata, che - terrorizzata, ma vittima di una forte dipendenza psicologica dal giovane - lo aveva denunciato più volte da inizio aprile. Da quanto ricostruito dagli investigatori, i due hanno avuto una relazione fino a fine 2009. Quando lei ha voluto prendere le distanze, sono cominciati i guai. Il giovane ha iniziato a pressarla. L'avrebbe costretta due volte ad avere rapporti con lui e in un caso sarebbe entrato in casa sua sfondando la porta. Gli vengono contestate anche le lesioni nei confronti della donna, che è stata percossa due volte quando era in gravidanza e ha dovuto ricorrere al pronto soccorso. In un caso l'immigrato avrebbe minacciato di prendersela con il figlioletto di lei, avuto da un'altra relazione, e con i suoi genitori.
Ieri l'udienza per direttissima per resistenza: convalidato l'arresto e rimesso in libertà. Ma c'è l'altra ordinanza di custodia in carcere.M.SC.
Padova: stuprava donne in cerca di lavoro
Arrestato questa mattina a Padova un pericoloso violentatore seriale. Selezionava le sue vittime dalle riviste di annunci gratuiti di lavoro.
Gli uomini della squadra mobile di Padova hanno finalmente rintracciato ed arrestato un pericoloso violentatore seriale. L’uomo, 32 anni e di nazionalità rumena, è un volto già noto alle forze dell’ordine. Nel 2005, infatti, venne arrestato sempre perché responsabile di una violenza sessuale.
A permettere agli investigatori di portare alla luce la lunga serie di violenze su diverse donne, una ragazza ucraina, che dopo aver subìto lo stupro, avrebbe coraggiosamente deciso di denunciarlo ai Carabinieri. La tattica, subdola e meschina, usata dall’uomo per trarre in inganno le sue vittime e poi abusare di loro, era quella di selezionare i loro numeri tra le pagine di un giornale di annunci gratuiti.
Le donne, infatti, avevano un particolare molto importante in comune, ovvero, tutte cercavano lavoro come collaboratrici domestiche o badanti. L’uomo le contattava fingendo di essere seriamente interessato ai loro servizi, le convinceva ad incontrarsi e fissava quindi un appuntamento nel suo appartamento di Padova. Una volta giunte, ignare, nella tana del lupo, scattava per loro la terribile violenza.
Resta ancora un’incognita il numero esatto delle vittime, si attendono pertanto aggiornamenti sullo sviluppo delle indagini condotte dal pm Roberto D’Angelo. Lo stesso pubblico ministero ha richiesto l’arresto immediato del rumeno, a cui gli agenti hanno infatti notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emmessa dal gip padovano Paola Cameran.
Si conclude, o per lo meno si spera sia conclusa, l’ennesima vicenda di violenze sulle donne. E proprio alle donne si rivolge l’invito, da parte di tutte le forze dell’ordine impegnate continuamente in casi di questo tipo, a denunciare chiunque abusi di loro.
Viviana Cimino
Stupro ed estorsione. Tre in manette
Martellago, «Arancia meccanica» contro una prostituta. Violenta spedizione a Monastier, nel Trevigiano. Il ricatto: alla squillo avevano chiesto soldi in cambio dei documenti
MARTELLAGO. Stuprata e rapinata nel suo appartamento. Vittima della violenza è una donna di origini cinesi di 39 anni che si prostituiva in una casa a Monastier. I carabinieri, ai quali terrorizzata si era rivolta denunciando lo stupro, hanno arrestato non solo i due violentatori, ma anche un terzo uomo, loro complice nell’estorsione. Sono tutti italiani e incensurati. Si tratta di due veneziani, entrambi residenti a Martellago, Vitale Maguolo 42 anni vetraio e Marco Molin 38 anni che risulta disoccupato. In manette è finito anche un trevigiano, Matteo Tamai, operatore ecologico di 35 anni residente a Zero Branco. Tutto è cominciato il 17 aprile scorso quando la donna riceve la richiesta di un appuntamento nella sua abitazione. Dall’a ltra parte del filo c’è un uomo italiano e nulla la insospettisce. Pensa si tratti di un cliente, invece non fa in tempo ad aprire la porta, che si trova davanti due uomini. Per lei inizia la violenza. Armati di taglierino, la bloccano e sotto la minaccia del coltello la violentano a turno. Si scoprirà, in seguito, che si tratta di Vitale Maguolo e Matteo Tamai. I due, non soddisfatti di averla violentata, le rubano tutti i documenti, tra cui il permesso di soggiorno e il passaporto. Prima di andarsene e dopo l’ultima minaccia di ucciderla se chiederà aiuto, la legano. Lei impaurita, rimane in silenzio, pensando comunque che i due siano spariti dalal sua vita. Spera di riavere almeno indietro i documenti, ma le cose per lei vanno diversamente. Qualche giorno dopo, la trentanovenne cinese viene contattata al telefono dagli stessi uomini. Minacciandola sempre di ucciderla, si dicono disposti a restituirle i documenti, solo se consegnerà loro 10 mila euro. A quel punto, la donna prende coraggio e la scorsa settimana si presenta alla stazione dei carabinieri di San Biagio di Callalta.
A loro, racconta la violenza sessuale subìta il 17 aprile nel suo appartamento di Monastier e la richiesta di estorsione ricevuta dai due italiani. Presenta denuncia e i carabinieri attivano subito alcuni accertamenti e per gli stupratori scatta una trappola. Nei giorni scorsi, vengono arrestati mentre stanno per entrare nel condominio dove abita la donna. Credevano di riscuotere i 10 mila euro, invece per loro scattano le manette. Accusati di violenza sessuale, rapina ed estorsione Vitale Maguolo, e Matteo Tamai, mentre Marco Molin dovrà rispondere della sola accusa di estorsione. I tre, che verranno interrogati nei prossimi giorni, sono stati rinchiusi nel carcere di Santa Bona. «Il coraggio della donna aggredita ha messo fine alla vicenda - ha spiegato il capitano Nicola Darida, comandante della Compagnia di Treviso - segno che anche la comunità cinese ha capito quanto sia importante collaborare con le forze dell’ordine». Non è la prima volta che una donna cinese viene stuprata e rapinata nel suo appartamento. Qualche tempo fa era già accaduto in un condominio in pieno centro a Treviso. Anche quella volta gli stupratori, connazionali della donna, vennero arrestati.
(25 aprile 2010)
Accettiamo scommesse: quanto ci metteranno ad archiviare il tutto?
1 va in discoteca
2 rientra da sola
3 si fa dare un passaggio
4 ha bevuto
5 dopo denuncia
MA DAI....... :wacko:
http://www.valdelsa.net/det-cy44-it-EUR-37969-.htm
http://violenza-donne.blogspot.com/2010/04/firenze-denuncia-falso-stuproincastrata.html
Una settimana fa aveva denunciato di essere stata vittima di una violenza sessuale, consumata in un'area di servizio in provincia di Firenze e compiuta da un giovane conosciuto in discoteca qualche ora prima. La versione della ragazza sarebbe però messa in dubbio dal contenuto di un video dell'impianto di sicurezza, dove i due sono ripresi mentre si scambiano effusioni prima e dopo essersi appartati. Il resoconto delle indagini della polizia è stato consegnato alla procura. La ragazza, un'italiana di 19 anni, aveva detto di aver passato la notte in una discoteca di Montelupo (Firenze) e di essersi fatta accompagnare a casa da due giovani italiani conosciuti quella sera. Durante una sosta in un'area di servizio, uno dei due l'avrebbe violentata.
Nel video delle telecamere di sicurezza, però, si vedrebbero il giovane e la ragazza che si appartano per pochi minuti e che si scambiano effusioni e baci anche prima di risalire in auto. Dopo aver visto quelle immagini, la ragazza avrebbe modificato il proprio racconto, contraddicendosi e sostenendo che i due le avevano fatto bere un cocktail con una sostanza allucinogena. Una versione smentita dagli esami tossicologici. Secondo i due giovani, la denuncia della ragazza potrebbe essere una vendetta per un litigio avvenuto fra i tre a fine serata.
http://www.youtube.com/donnadisonesta#p/u/3/VzrR0SvZWDM
denuncie violenza sessuale, 60% false (fonte Charles P. McDowell, ricerca AMA)
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In aula racconta lo stupro di gruppo
Sentita la presunta vittima: violentata a 16 anni dagli amici del fidanzato
* venerdì, 30 aprile 2010, 0:06
Ha dovuto raccontare in aula quei due giorni in cui tre amici abusarono di lei. Se il racconto della ragazza, che da pochi giorni ha compiuto i 18 anni, si dimostrerà veritiero, quei due giorni rimarranno sicuramente i più brutti della sua vita. Ma il “se” è d’obbligo, visto che intorno alla vicenda che si consumò in un appartamento dei lidi ferraresi durante il ponte feriale del 25 aprile del 2008 gravitano ancora molti dubbi.
Ieri mattina si è tenuto l’esame della giovane che ha accusato tre ragazzi bresciani di 22 anni di stupro di gruppo, quando lei ne aveva appena 16. I tre finirono in prigione per essere poi rilasciati su provvedimento del tribunale del riesame di Bologna. Un provvedimento contro il quale i pm Proto e Di Beneddetto depositarono ricorso, facendo intervenire la Corte di Cassazione, che dichiarò però inammissibile il reclamo.
Secondo quanto raccontato dalla giovane, che ha denunciato la violenza sessuale nel luglio dello stesso anno, i tre avrebbero approfittato di lei una notte, dopo una serata passata in discoteca terminata in un appartamento affittato ai lidi, mentre il fidanzato dormiva nell’altra stanza, per poi ripetere l’abuso – questa volta solo due di loro – il mattino successivo.
Davanti al gup Piera Tassoni ieri si è risentita questa versione, con la ragazza che ha dovuto rispondere alle domande incrociate di accusa, difesa e parti civili (si sono costituite la presunta vittima e la madre). Dall’esame e dal successivo controesame sarebbero emersa, secondo la difesa, rappresentata dagli avvocati Andrea Frigo e Claudio Maruzzi, “una versione confusa e a tratti contraddittoria: la denuncia è avvenuta solo tre mesi dopo i fatti, tre mesi durante i quali la giovane uscire tranquillamente con i suoi presunti aguzzini, amici nella stessa compagnia che frequentava. Il secondo giorno del presunto stupro, poi, è rimasta nell’appartamento con due dei tre imputati, mentre il fidanzato usciva con il terzo per fare una passeggiata. Il fatto che non fosse consenziente è poco plausibile”.
Il processo continuerà a giugno con la requisitoria dei pm e le arringhe difensive
Venerdi 30 Aprile 2010 :: ore 13:02
Montalto di Castro. Soldi alle famiglie di otto ragazzi accusati di stupro, sindaco condannato
Il verdetto della Corte dei conti è netto: quello del sindaco di Montalto, Salvatore Carai, «non era un sussidio con finalità sociali», piuttosto un prestito. Un prestito alle famiglie degli otto giovani accusati dello stupro di gruppo ai danni di una quindicenne di Tarquinia, avvenuto nel marzo 2007 in una pineta vicino al mare. La magistratura contabile ha condannato il primo cittadino, Pd, a restituire all’erario 15 mila euro.
Carai, all’epoca ne aveva stanziati 30 mila per aiutare le famiglie dei ragazzi accusati della violenza, famiglie che, a causa delle difficoiltà economiche, non erano in grado di sostenere le spese legali. Quando la notizia trapelò si scatenò il finimondo.
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su una cosa non ci devono essere dubbi!
anche quando l'accusa è palesemente falsa
anche quando è tanto falsa che il sindaco PD si mette dalla loro parte
anche allora i maschi devono pagare, per il solo fatto di essere stati accusati, perchè se sono stati accusati qualcosa hanno fatto
e le spese giudiziarie sono la loro pena minima!
http://www.carta.org/news/68060
:hmm:
dunque: fatemi capire...
la faccenda è talmente inverosimile che il comune decide di anticipare le spese processuali per la difesa
però x estinguere il processo aspettano di verificare la buona condotta degli imputati?
cioè: una volta denunciato la prova dell'innocenza è a tuo carico!!!
http://www.viterbooggi.org/index.php?tipo=contenuto&ID=12947&categoria=pagine
Montalto di Castro. La ragazza stuprata accusa: “Per avere giustizia avrei dovuto essere violentata da dei romeni”
Il Sindaco della cittadina viterbese, il Democratico Salvatore Carai, già nel passato era stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire le casse comunali.
Montalto di Castro. La ragazza stuprata accusa: “Per avere giustizia avrei dovuto essere violentata da dei romeni”
Incredibile ed ignobile la posizione che quasi tutto il paese di Montalto di Castro, cittadina di diecimila abitanti in provincia di Viterbo al confine con la Maremma toscana, ha assunto, seguendo l’esempio dato dal suo Sindaco Salvatore Carai del Partito Democratico, in ordine al destino giudiziario di otto suoi giovani concittadini, tutti minorenni, accusati di aver stuprato una loro conterranea quindicenne nella pineta della marina del paese.
“Quella ragazza era una poco di buono, è stata lei ad attirare nella pineta i ragazzi che poi ha accusato dello stupro, il Tribunale dei minorenni di Roma ha capito quella che è la verità ed ha liberato i giovani minorenni nostri concittadini” dicono quasi tutti i montaldesi senza distinzione d’età e di ceto. Tra gli implacabili accusatori della ragazzina, un ottimo curriculum scolastico alle spalle, ci sono giovani ed anziani, professionisti, commercianti ed artigiani, persino un carabiniere. La giovane vittima dello stupro, disperata, ha dovuto abbandonare la cittadina laziale ed andare a vivere a Roma dove ha cercato di ricostruirsi una vita ma a tutt’oggi non è ancora riuscita a metabolizzare l’accaduto ed a reintraprendere il suo più che egregio percorso scolastico.
La decisione del Tribunale per i minorenni romano di sospendere sino al 2012 il procedimento a carico dei presunti violentatori e di affidarli in prova ai servizi sociali, procedimento peraltro più che legittimo, su di lei non causa altro effetto che quello di rigirare il coltello nella piaga. “ Io non ho ottenuto giustizia solamente perché i miei violentatori non erano romeni ma italiani” si è sfogata la ragazza ai microfoni di una televisione d’importanza nazionale. A rincarare la dose Salvatore Carai, sardo barbaricino di Orune, Sindaco di Montalto di Castro in forza al Partito Democratico, ala bersaniana, zio di uno dei violentatori che ha dichiarato: “Quei ragazzi ingiustamente accusati sono dei bravi ragazzi. Dalle nostre parti le uniche bestie sono gli immigrati romeni. Loro si che lo stupro l’hanno nel sangue”.
Coerentemente al suo pensiero ha fatto impegnare dalla giunta municipale la ragguardevole somma di 40.000 Euro, 5.000 Euro per ognuno degli otto stupratori, a favore del loro reinserimento in società e per consentire alle loro famiglie di arruolare fior di avvocati che tirassero fuori i loro pargoli da questa triste vicenda. Non un euro venne stanziato a favore della vittima. Ieri addirittura una troupe di Canale cinque che conduceva nel paese della Tuscia un reportage sulla vicenda è stata aggredita. La giunta Carai non è nuova a comportamenti poco ortodossi: qualche tempo fa fu condannata dalla Corte dei Conti a rimborsare all’erario comunale la bellezza di 60.000 Euro elargiti a Maurizio Costanzo cui era stato commissionato l’incarico di promuovere turisticamente la cittadina nota per ospitare un’inquinante centrale a carbone. Inutile sottolineare che la campagna di promozione turistica coordinata da Maurizio Costanzo, secondo la denuncia dei consiglieri di opposizione Marco Fedele e Sergio Caci appartenenti al Pdl, fece allontanare i turisti invece di avvicinarli a Montalto. A difendere l’adolescente stuprata ci hanno provato in molti a partire dal capogruppo Pd al Senato Anna Finochiaro, definita dal collega di partito Carai “ una talebana del c…”, ma tutti si sono scontrati contro il muro di ignoranza che sembra erigersi in una cittadina italiana che, pur trovandosi nel terzo millennio, pare ancora vivere in pieno medioevo.
Comune parte civile contro gli stupratori
di Stefania Scarpa
Era andata in discoteca per trascorrere una tranquilla serata in compagnia del fidanzato, ma ha rischiato di rimanere vittima di violenza sessuale. È accaduto domenica vicino alla stazione Termini. Qui un’ecuadoriana di 20 anni è stata avvicinata da due sudamericani che prima l’hanno spinta in un angolo, poi l’hanno minacciata di morte se non fosse uscita dal locale per appartarsi con entrambi. La ragazza ha tentato di uscire dalla discoteca, ma i due - dopo averla raggiunta all’esterno - hanno tentato di molestarla e alla sua reazione l’hanno colpita con calci e pugni. All’arrivo del fidanzato i due stranieri si sono allontanati strappandole anche un braccialetto d’oro. Pochi minuti dopo è arrivato l’equipaggio di una volante e gli agenti sono stati avvicinati da alcuni amici dei due giovani che hanno indicato il luogo dove si era diretto uno dei due aggressori. I poliziotti lo hanno inseguito e bloccato, ma improvvisamente sono stati accerchiati da un gruppo di 15 persone che li hanno aggrediti e consentito all’uomo di fuggire. Gli agenti hanno subito chiesto aiuto ad altri equipaggi e prima che il gruppo degli aggressori si disperdesse, sono riusciti a bloccare tre persone che sono state arrestate per favoreggiamento resistenza violenza e lesioni a pubblico ufficiale.
«É un episodio che fa ricordare come sia necessario non abbassare mai la guardia su un fenomeno così aberrante - dichiara Lavinia Mennuni, delegato del sindaco per le Pari opportunità -. Alla vittima, la cui aggressione fortunatamente non è degenerata in abuso, vanno la nostra solidarietà e vicinanza, ribadendo la nostra indignazione anche per il contesto in cui il tentato stupro è avvenuto, con i due violentatori favoriti nella fuga da un gruppo di persone che poi addirittura hanno aggredito le forze dell’ordine. Una totale assenza di cultura del rispetto della donna e dell’essere umano, oltre che un comportamento contro ogni regola di civile convivenza - spiega Mennuni -. Anche in questo caso l’amministrazione comunale si costituirà parte civile nel processo, auspicando che quanto prima vengano individuati i responsabili della tentata violenza».
Diciasettenne violentata da tre coetanei
«Ho gridato "non posso" ma ero ubriaca»
Lo stupro sarebbe avvenuto lo scorso agosto, durante una festa a casa di un amico della vittima, vicentina. Gli accusati si difendono: «Era consenziente»
VICENZA - Ha tentato di reagire dicendo almeno due volte «Non posso», ma, ubriaca, non è riuscita ad opporsi ad una violenza sessuale da parte di tre coetanei: è la testimonianza di una ragazza vicentina di 17 anni ripetuta nel corso dell’incidente probatorio completato davanti ai giudici del tribunale per i minorenni di Venezia. La giovane, nell’agosto dello scorso anno, aveva partecipato ad un festino a casa di un amico. Qui si sarebbe trovata da sola con tre coetanei e sarebbe stata costretta a compiere atti sessuali. I tre, oggi indagati, non sono stati sentiti. Nel corso delle indagini si sono difesi affermando che si trattava di sesso fra minori tutti consenzienti. L’interrogatorio della ragazza è durato circa due ore e gli atti sono stati quindi restituiti al pubblico ministero che stabilirà se esercitare o meno l’azione penale. Potrebbe chiedere il rinvio a giudizio, archiviare o proporre la «messa alla prova, istituto del processo minorile per il recupero del minore, anche se accusato di reati molto gravi.
03 maggio 2010
Terzo stupro a una lucciola: arrestato
É nato a Rho ventisette anni fa, di mestiere fa l’artigiano, è alto un metro e 85, capelli neri, robusto. E prima di stuprare infila il preservativo. È questo l’identikit dell’uomo arrestato la mattina del Primo Maggio dai poliziotti del commissariato Garibaldi Venezia con l’accusa di stupro e rapina ai danni di una giovane prostituta rumena, vittima di una serie di violenze così meticolose da indurre negli investigatori - coordinati dal pm Marco Ghezzi - il sospetto che il giovanotto non fosse alla prima impresa di questo genere. E a convincerli a diramare una sorta di appello: se altre donne sono rimaste vittime in condizioni analoghe di un uomo che riconoscono in questo ritratto, si rivolgano al commissariato di via Schiaparelli.
Dietro questo appello c’è una consapevolezza: che il fenomeno degli stupri ai danni delle prostitute sia vasto, e che spesso questi delitti non vengano denunciati. Soprattutto quando gli autori scelgono come vittime non le prostitute da strada - che hanno quasi sempre chi le sfrutta e le protegge - ma le ragazze che lavorano in appartamento, lavoratrici prevalentemente autogestite e autonome. E quindi indifese.
Anche la prostituta che ha fatto arrestare il 27enne, d’altronde, si è decisa a denunciarlo solo alla fine, quando l’uomo è andato all’attacco per la terza volta. Non si era rivolta alla polizia nè quando era stata rapinata, nè quando era stata stuprata. Solo quando lo sconosciuto era tornato a farsi vivo in modo ossessivo, «ricordati che so dove sei, che ti posso trovare in qualunque momento», il terrore ha preso i sopravvento. Ed è andata in commissariato.
Tutto inizia l’11 febbraio quando per la prima volta la giovane riceve la telefonata. Il cellulare di lei è sui giornali, negli annunci per escort che costituiscono la principale forma di pubblicità della categoria. Risponde, dà l’appuntamento. Ma quando l’uomo le arriva in casa non perde tempo: coltello alla gola, «dammi tutti i soldi che hai, mi servono per la droga» (e quando verrà arrestato si scoprirà che ha effettivamente precedenti per stupefacenti). Lei gli consegna 1.400 euro, lui sparisce. Il 13 marzo la richiama con un altro telefono, lei non riconosce la voce, allo spioncino di casa vede solo un uomo con grandi occhiali scuri, solo dopo avergli aperto si rende conto di avere di fronte lo stesso delinquente di un mese prima. Ma stavolta soldi in casa non ne ha, ed ecco la vendetta: «Mi ha strattonato con forza e mi ha spinto in camera da letto. Si è messo il preservativo e mi ha violentata». Ma la ragazza continua a tacere con tutti. Il 26 marzo, però, lui torna a farsi vivo, e lei decide di non poterne più. Poche settimane di indagini, e arrivano le manette.
STUPRO, IL PAPA' NEGA: MAI TOCCATO MIA FIGLIA
Venerdì 07 Maggio 2010 20:01
Nessuna violenza su mia figlia. L'agricoltore arrestato a Sabaudia con l'accusa di aver violentato per anni la figlia oggi 17enne si è difeso davanti al giudice negando le accuse. ha spiegato che forse la ragazza si è inventata tutto per vendicarsi, a modo suo, del fatto che il padre non le permettesse di uscire con un ragazzo. Una "vendetta" piuttosto cara visto che l'uomo è rinchiuso in carcere dal momento dell'arresto.
29 anni in carcere da innocente per uno stupro mai commesso(era stato condannato all'ergastolo nel 1981), è stato scagionato dal test del DNA.
Gb: bambini processati per stupro
Loro 10 e 11 anni, la vittima ne ha 8.Ricatto per una bici
13 maggio, 17:38
Gb: bambini processati per stupro (ANSA) - LONDRA, 13 MAG - Se voleva riavere la sua bicicletta doveva fare quel che le dicevano. Due bambini di 10 e 11 anni hanno stuprato una bimba di otto anni. E' successo in Gran Bretagna dove un tribunale ha ascoltato la testimonianza registrata della giovane presunta vittima.La piccola ha raccontato che mentre giocava e' stata avvicinata dai due ragazzini che le avrebbero detto di togliersi gli indumenti e di fare quel che le veniva detto altrimenti non avrebbe riavuto la bici.I bambini hanno negato le accuse.
Londra: bambina di 8 anni accusa due bambini di 10 di stupro, poi ritratta
pubblicato: venerdì 14 maggio 2010 da Daniele Particelli
Inattesa svolta nel caso di stupro ai danni di una bambina di 8 anni di cui ci siamo occupati ieri: ad abusare di lei, secondo il suo racconto, erano stati due bambini di 10 anni.
Ieri il colpo di scena: nessun abuso, solo la voglia di una bambina di 8 anni di esplorare la sessualità.
Sarebbe stata lei a portare i due bambini dietro ad un cespuglio in un parco vicino Hayes, West London, e sarebbe stata lei a togliersi le mutandine e a convincere i due a fare altrettanto.
Ed è stata proprio lei, nella giornata di ieri, a confessarlo. La piccola ha ammesso di essere stata un po’ “birichina” e di essersi inventata la storia degli abusi per paura che la madre, se avesse scoperto la verità, non le avrebbe “più dato i dolci“.
La vicenda è piuttosto sconvolgente, soprattutto vista l’età dei protagonisti. I due imputati, che rischiavano di essere condannati come adulti, si sono sempre dichiarati innocenti e, alla luce di questa svolta, avevano ragione.
Violentata per una notte fino all'alba
Giovedì 13 Maggio 2010 14:14
Capt. Alessandro Fasolino Ten. Sara Pini
Doveva essere una serata tra amici e invece si è trasformata in un inferno per una ragazza che è stata violentata per una notte intera da un invitato.
La vittima dello stupro è una ragazza straniera di 31 anni. Il dramma è accaduto a Montevarchi.
La giovane aveva organizzato una festa. Pochi intimi, cinque persone, due chiacchiere in compagnia, fino al momento dei saluti.
È stato poi con la scusa di restare ancora qualche minuto per finire un bicchiere di vino che uno dei giovani si è trattenuto nell’abitazione della ragazza.
Sconosciuto alla ragazza ma presentato da amici comuni, il giovane ha subito avanzato richieste alla 31enne che le ha respinte invitandolo ad uscire dall’appartamento.
Come una furia le si è avventato contro, stringendole le mani al collo, fino a violentarla. Per tutta la notte ha poi abusato della giovane che solo intorno alle 5,30 ha trovato la forza di gridare.
Le urla sono state sentite dai vicini che hanno avvisato i carabinieri.
I militari giunti sul posto hanno trovato lo stupratore, C.E. 23 enne pregiudicato per reati contro la persone e patrimonio e traffico di stupefacenti, intento a lasciare l’appartamento. La ragazza è stata assistita dal tenente Sara Pini alla quale la vittima è riuscita a raccontare il fatto. Accompagnata al centro antiviolenze di Firenze, è stata visitata. Confermata la violenza, per il 23enne sono scattate le manette.
Gb: bambini processati per stupro
Loro 10 e 11 anni, la vittima ne ha 8.Ricatto per una bici
13 maggio, 17:38
Gb: bambini processati per stupro (ANSA) - LONDRA, 13 MAG - Se voleva riavere la sua bicicletta doveva fare quel che le dicevano. Due bambini di 10 e 11 anni hanno stuprato una bimba di otto anni. E' successo in Gran Bretagna dove un tribunale ha ascoltato la testimonianza registrata della giovane presunta vittima.La piccola ha raccontato che mentre giocava e' stata avvicinata dai due ragazzini che le avrebbero detto di togliersi gli indumenti e di fare quel che le veniva detto altrimenti non avrebbe riavuto la bici.I bambini hanno negato le accuse.
Londra: bambina di 8 anni accusa due bambini di 10 di stupro, poi ritratta
pubblicato: venerdì 14 maggio 2010 da Daniele Particelli
Inattesa svolta nel caso di stupro ai danni di una bambina di 8 anni di cui ci siamo occupati ieri: ad abusare di lei, secondo il suo racconto, erano stati due bambini di 10 anni.
Ieri il colpo di scena: nessun abuso, solo la voglia di una bambina di 8 anni di esplorare la sessualità.
Sarebbe stata lei a portare i due bambini dietro ad un cespuglio in un parco vicino Hayes, West London, e sarebbe stata lei a togliersi le mutandine e a convincere i due a fare altrettanto.
Ed è stata proprio lei, nella giornata di ieri, a confessarlo. La piccola ha ammesso di essere stata un po’ “birichina” e di essersi inventata la storia degli abusi per paura che la madre, se avesse scoperto la verità, non le avrebbe “più dato i dolci“.
La vicenda è piuttosto sconvolgente, soprattutto vista l’età dei protagonisti. I due imputati, che rischiavano di essere condannati come adulti, si sono sempre dichiarati innocenti e, alla luce di questa svolta, avevano ragione.
"Ho finto lo stupro per restare vergine"
Quindicenne accusa lo zio di violenza ma poi ritira la denuncia e racconta ai carabinieri di essersi inventata tutto per non perdere il fidanzato. Ma l'inchiesta va avanti
di Sabrina Tomè
Quindicenne denuncia lo zio per stupro. Qualche giorno dopo, però, si ripresenta ai carabinieri con l’intenzione di ritirare la querela: «Mi sono inventata tutto - afferma - l’ho fatto per evitare che il mio fidanzato mi lasciasse». Intanto, però, resta aperta l’inchiesta nei confronti dell’uomo.
Lei è una ragazzina di Treviso con un fidanzatino di un anno più vecchio. Che, dopo aver ripetutamente e inutilmente insistito per un rapporto sessuale, le ha annunciato che l’avrebbe lasciata. Lei, che era ancora vergine, che non voleva perdere l’illibatezza, ma neppure il fidanzatino, se ne è uscita con un racconto inquietante. «Al momento non me la sento di avere rapporti sessuali - ha riferito un mese fa al ragazzino - Sono stata violentata. E’ stato mio zio».
Di fronte a tale rivelazione, il sedicenne ha ritenuto - giutamente - di intervenire. Le ha detto di denunciare subito l’a ccaduto. «Non voglio, lasciamo perdere, è cosa passata», ha replicato lei. Ma lui ha insistito convincendola infine a rivolgersi ai carabinieri. La quindicenne si è pertanto presentata in caserma a Treviso e ha firmato una denuncia contro lo zio trentenne che per qualche tempo ha abitato nella casa dove l’a dolescente vive con i suoi genitori. Una segnalazione pesantissima che, naturalmente, ha fatto immediatamente scattare gli accertamenti dei carabinieri e l’inchiesta per violenza sessuale della Procura di Treviso.
Qualche giorno dopo la segnalazione, la quindicenne ha ritenuto di raccontare l’accaduto alla madre. Spiegando ogni particolare della vicenda. E, dicendole di essersi inventata la violenza sessuale per trattenere il fidanzatino che voleva lasciarla se non avesse accettato un rapporto sessuale.
La quindicenne è tornata a questo punto in caserma, accompagnata dalla madre. E, ai carabinieri, ha fornito la nuova versione. Spiegando, appunto, di aver inventato lo stupro e di aver accusato falsamente lo zio perché non voleva perdere il giovane innamorato, ma neppure la sua verginità. Insomma - ha sostenuto la quindicenne - è stata una bugia inventata lì per lì alle cui conseguenze non aveva minimamente pensato. Le denunce per violenza sessuale, però, non si possono ritirare. Tutt’al più l’inchiesta finisce con un’archiviazione. E, comunque, gli investigatori prima di chiudere il caso intendono accertare quanto realmente accaduto; intendono escludere che ci siano state pressioni da parte della famiglia della ragazzina per indurla a ritirare la denuncia.
(11 maggio 2010)
Su L'Antifeminist sono citati casi di donne processate per falsa accusa di stupro in America. Forse negli Stati Uniti la falsa accusa di stupro è un reato specifico? :hmm:
Donna Arrestata per False Accuse di Stupro
20 Settembre 2007 - di Michelle Chism - Today's THV
La polizia di North Little Rock ha arrestato una donna che aveva detto di esser stata stuprata da un uomo in pieno giorno nel Burns Park. La polizia ha dichiarato che lo stupro non è mai avvenuto.
Gli investigatori hanno detto che Paula Renee Kay ha sostenuto di esser stata stuprata il 5 Agosto. La donna ha detto che si trovava in un ponte coperto nel parco, quando un uomo la seguì fino al parcheggio e l'aggredì. La donna ha anche aiutato un disegnatore a comporre l'identikit del presunto aggressore.
Ma gli investigatori hanno affermato che la Kay ha mentito e l'hanno arrestata per aver sporto una denuncia basata su delle false accuse.
Donna di 22 anni accusata per false accuse di stupro
Martedì, 11 Settembre 2007 - Staff Report
Una donna di 22 anni è stata arrestata Lunedì pomeriggio ed è adesso accusata per false accuse di stupro. La donna, residente a Mobile [NdR. città dell'Alabama], disse di esser stata stuprata da un uomo di colore col volto coperto che entrò nella sua casa da una porta lasciata aperta.
Gli investigatori hanno scoperto che Brittany Walker si inventò la storia per ottenere simpatia dalla sua famiglia, ha dichiarato l'ufficiale John Young, un portavoce della polizia.
Gli investigatori hanno trovato delle incoerenze nelle dichiarazioni della donna, e contraddizioni nella presunta scena del crimine, e hanno anche ottenuto versioni contrastanti dalla sua famiglia, ha detto Young.
Il 14 Agosto la Walker disse ai detectives che l'uomo, che indossava dei guanti, l'aggredì sessualmente, ha riferito Young.
LOMAZZO (CO), 16ENNE STUPRATA
ALLA STAZIONE DA UN MAGREBINO
La violenza, in pieno giorno, filmata dalle telecamere
di Redazione. Lumazz – L'ennesimo strupro compiuto da immigrati è avvenuto a Lomazzo (Como). L'odioso episodio, accaduto lunedì ma reso noto due giorni dopo, ha come vittima una studentessa di 16 anni, stuprata in pieno giorno da un magrebino nei pressi della stazione. Intorno alle 14 la giovane era appena scesa dal treno e stava tornando a casa dopo aver seguito le lezioni della mattina quando è stata avvicinata da uno straniero dell'apparente età di 25-30 anni che ha cercato di attaccare discorso e poi, di fronte alla prudenza della sedicenne, ha rivelato le sue vere intezioni.
PARALIZZATA DAL TERRORE. La studentessa, minacciata pesantemente, è stata costretta a seguire l'uomo in un giardinetto poco distante, dove è avvenuto lo stupro. La poveretta, paralizzata dal terrore e priva di qualsiasi difesa (non aveva con sè neppure l'ormai indispensabile spray anti-aggressioni) è rimasta in balia dell'immigrato che ha abusato di lei: i ginecologi dell'ospedale, dove è stata ricoverata, hanno confermato l'avvenuta violenza carnale. Le prime fasi dello stupro, quelle relative all'approccio dello straniero, sono state riprese dalle telecamere della stazione che, si spera, potranno fornire elementi utili alla cattura dello straniero.
19 maggio 2010
Turista ungherese trentenne stuprata a Firenze
Violenza confermata da medici, forse aggredita da nordafricano
20 maggio, 17:29
(ANSA) - FIRENZE, 20 MAG - Una turista ungherese di 31 anni ha denunciato di essere stata violentata ieri sera da un immigrato, molto probabilmente un nordafricano.
L'episodio e' avvenuto ieri sera alla periferia nord di Firenze. La donna era stata avvicinata per avere alcune informazioni, poi aveva deciso di fare un tratto di strada con l' uomo che ha finito per minacciarla con un coltello, rapinarla e violentarla. Lo stupro e' stato confermato dai medici dell' ospedale di Careggi. Sull'episodio indagano i carabinieri.(ANSA).
GB: tentato stupro su una bimba di otto anni. Condannati due coetanei
Avrebbero cercato di stuprato una bambina di otto anni: con quest’accusa due ragazzini inglesi di dieci e undici anni sono stati condannatia Londra.
Non solo la sentenza, ma l’intero processo sta suscitando aspre polemiche in Gran Bretagna. Nonostante gli accorgimenti adottati per evitare di spaventare i piccoli imputati, infatti, la vicenda ha riacceso il dibattito sul trattamento dei minori nei tribunali per adulti.
Per non intimorire i bambini, si è scelto di abbandonare la pomposità tipica delle aule di tribunale britanniche – dove i giudici presenziano le sedute in parrucca e vestiti di nero – e di attenersi a sedute brevi in modo che assomigliassero a una giornata di scuola per aiutare i bambini a capire ciò che accadeva.
Non solo: per il forte coinvolgimento dei minori, il giudice Saunders ha comunque definito il modo in cui si è svolto il processo “non ideale”. Particolarmente controversa la decisione di interrogare la giovane vittima e trasmettere la registrazione del suo racconto in aula davanti ai due bambini imputati.
“Se questi bambini hanno commesso qualche crimine hanno bisogno di aiuto – ha detto al Guardian Michele Elliott, direttrice dell’organizzazione Kidscape – Per l’età loro e delle loro vittime è assurdo che il processo si sia tenuto in una situazione conflittuale come il tribunale”.
25 maggio 2010 | 15:17
Violenza in gita scolastica
Il pm trasferisce gli atti
Il pm Sergio Dini trasmetterà alla Procura competente per territorio gli atti relativi alla presunta violenza compiuta da uno studente liceale diciottenne ai danni di una compagna di classe. Interrogati diversi ragazzi presenti nel luogo in cui si sarebbe verificato lo stupro
Il pm Sergio Dini che coordina linchiesta
Il pm Sergio Dini che coordina l'inchiesta
PADOVA. Una volta ultimati dai carabinieri di Prato della Valle gli accertamenti, nei prossimi giorni il pm Sergio Dini trasmetterà alla Procura competente per territorio gli atti relativi alla storia di stupro ai danni di una sua compagna di classe attuato dallo studente liceale di 18 anni appena compiuti. Fatto-reato avvenuto la sera del 14 aprile scorso, durante la gita scolastico-didattica effettata dalla classe nel profondo Sud. Si tratta della classe di un notissimo liceo statale del centro storico. Il luogotenente Giancarlo Merli, comandante la stazione di Prato della Valle, ha già interrogato diversi ragazzi presenti nel luogo in cui si sarebbe verificata l’aggressione a sfondo sessuale.
Era la notte del 14 aprile scorso; la classe, accompagnata da un insegnante, aveva trascorso la prima serata a cena. Poi tutti in libera uscita per gruppi tra bar e pub della zona. A tarda ora il rientro in albergo. La camera che il ragazzo divideva con altri compagni si è trasformata in una discoteca soprannominata «Inferno 12». Ad un certo punto i due diciottenni sono scesi nel giardino dell’hotel, dove si sarebbe consumato lo stupro. Due versioni a confronto. Lei dice d’essere stata costretta con la forza. Il compagno accredita la versione della passione condivisa.
(25 maggio 2010)
Stuprata in gita dal compagno La preside denuncia la violenza
Dalla spensieratezza al dramma. Così è finita una gita scolastica per una studentessa di un liceo di Padova, che ha denunciato un compagno di classe e di banco per violenza sessuale. La giovane, 18 anni, racconta di essersi allontanata con il ragazzo e di essere stata abusata sessualmente dopo le avance non ricambiate del giovane. La ragazza si è premurata di raccontare tutto il giorno successivo a un’insegnante che ha a sua volta informato il preside che ha fatto scattare la denuncia in questura. Tutto sarebbe accaduto lo scorso 14 aprile durante un viaggio nel sud Italia.
Sarà la magistratura ora a dover fare chiarezza su quanto avvenuto tra i due diciottenni. L’inchiesta è nelle mani del sostituto procuratore della Repubblica Sergio Dini. L’ipotesi d’accusa nei confronti del giovane è di violenza sessuale. Agli atti anche una lettera del padre della ragazza. L’uomo sosterebbe che la figlia è stata anche emarginata dai compagni di classe.
Nel corso della gita la sera una delle stanze dove alloggiavano gli studenti si sarebbe trasformata in una sorta di «discoteca» e i due avrebbero ballato a lungo assieme prima di scendere in giardino. Qui, il ragazzo si sarebbe fatto avanti ma di fronte al no della compagna l’avrebbe gettata a terra e abusato di lei. Ora sarà compito degli investigatori ricostruire tutte le fasi della vicenda per dare riscontri al racconto della ragazza.
Stupro a Lomazzo, il fermato
non parla e resta in cella
* 22 maggio 2010
I giardini di Lomazzo teatro dell'aggressione alla minorenne (Foto by castelli f K1)
LOMAZZO La scena muta davanti al magistrato gli costa un biglietto di permanenza nel carcere, con la pesantissima accusa di violenza sessuale. Il 32enne manovale marocchino si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di convalida del fermo, davanti al gip Alessandro Bianchi. Al quale non è rimasto altro che convalidare il fermo (vista l'esistenza di indizi a carico del fermato, quali il riconoscimento della vittima e le immagini della telecamera della stazione delle Nord che hanno ripreso presunto violentatore e 16enne assieme) e disporre la custodia cautelare in carcere.
La denuncia della giovanissima risale a lunedì scorso quando la studentessa, dopo essere scesa dal treno alla stazione, si è seduta su una panchina, vicino a un uomo straniero, con il quale si è poi allontanata a piedi. Pochi minuti dopo si sarebbe verificata la violenza sessuale nel vicino parco.
Ragazzina stuprata è incinta di due mesi
27/05/2010 08:06
"Papà sono incinta, ma non è come pensi": è iniziata così la confessione di una 15enne di Genova che, dopo due mesi di silenzio, è riuscita a liberarsi da un atroce segreto. La ragazzina ha raccontato alla famiglia di essere stata stuprata due mesi prima. Immediata la denuncia alla polizia di Genova. Gli investigatori della mobile hanno depositato in Procura, alla sezione "reati contro le fasce più deboli", la relazione sul presunto stupro. La ragazzina è stata poi condotta all'ospedale Galliera dove, da martedì sera, sono in corso le verifiche per risalire alle tracce di abusi.
Rovigo(Biasioli)
La procura: «In via Micca non c’è stato nessuno stupro»
La donna è accusata di simulazione di reato
Aggredita e stuprata con la minaccia del coltello
ROVIGO - Da accusatrice ad accusata. Per la Procura non c’è stato nessuno stupro quella sera dello scorso 18 febbraio in via Pietro Micca, come invece denunciato da un’impiegata quarantanovenne polesana che aveva affermato di non conoscere il suo aggressore. A questo punto la donna è indagata per simulazione di reato, perché il sospetto che si sia potuta inventare l’episodio è fortissimo. I riscontri medici e le indagini dei carabinieri sulla base delle circostanze descritte dalla polesana in quella occasione hanno, passo dopo passo, smontato la tesi iniziale e fatto intravedere un altro scenario. La quarantanovenne è stata interrogata la scorsa settimana, e si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Il suo avvocato, Luca Azzano Cantarutti, ribadisce che «la versione originale dei fatti è quella esposta dalla mia assistita, e per altro i documenti medici dimostrano che è lei la vittima». Il riferimento del legale è alla cartella clinica del ricovero in ospedale dal quale emergono numerose lesioni, soprattutto alla schiena, che difficilmente avrebbe potuto infliggersi. Un altro punto controverso della vicenda, secondo l’avvocato, riguarda gli abiti indossati quella sera di febbraio dall’impiegata. «Gli indumenti - afferma Cantarutti - non vennero sequestrati». Secondo la testimonianza della quarantanovenne, la violenza è avvenuta la sera del 18 febbraio verso le 20.30 in via Micca. La donna, sola, si avvia a piedi all’abitazione di un’amica. Suona il campanello, ma non riceve nessuna risposta perché la donna è fuori a cena.
L’improvvisata non riuscita, però, dopo pochi istanti si trasforma in un autentico incubo. All’improvviso la quarantanovenne viene aggredita alle spalle da uno sconosciuto, che le punta una lama alla gola. Terrorizzata, la signora non oppone resistenza. Così viene trascinata in un campo oltre la fine di via Micca, in una zona non illuminata dai lampioni della strada. Lì il malintenzionato le taglia la cintura con la lama, le strappa gli slip e abusa di lei. Poi se ne va, indisturbato. Nessuno dei residenti vede o sente niente. Stravolta e sotto choc, la quarantanovenne prende dalla borsa il cellulare e chiama l’amica implorando aiuto. La donna pochi minuti dopo arriva in via Micca e chiama i carabinieri. La vittima dello stupro viene accompagnata in ospedale. Al «Santa Maria della misericordia » i medici riscontrano alcuni lividi, specialmente ai polsi, giudicati guaribili in un mese. I primi accertamenti dimostrano che la ricostruzione risulta attendibile. La vittima spiega ai carabinieri che il suo assalitore oltre ad avere la pelle nera è senz’altro straniero, perché ha borbottato alcune parole sconnesse in uno stentato italiano.
Antonio Andreotti
26 maggio 2010
Processo orchi della Falchera, 250.000 euro per 25 anni di stupri
giovedì, 27 maggio, 2010, 12:36
Processo orchi della Falchera, stupratori in famiglia per 25 anni
Aveva subito terribili violenze sessuali da parte dei suoi familiari per oltre venticinque anni. Ora il suo avvocato ha chiesto che il padre e il fratello imputati per aver abusato di lei la risarciscano con 250 mila euro. La richiesta è stata avanzata ieri mattina dall’avvocato di parte civile Giulio Calosso durante il processo per i cosiddetti orchi della Falchera, come sono stati soprannominati il padre di Laura (il nome è di fantasia) Michele M., e suo figlio Giuseppe. Per loro il pm Paolo Scafi aveva chiesto una condanna rispettivamente a dodici e a dieci anni di carcere. Durante la prossima udienza, fissata per il 28 maggio, parleranno gli avvocati difensori Antonio Genovese e Antonio Foti, dopo di che sarà emessa la sentenza. Il caso di Laura aveva fatto scalpore perché la donna, che oggi ha 35 anni, era stata violentata da quando era una bambina di nove anni, tra le mura domestiche, e considerata una sorta di schiava, di proprietà dei due uomini. Tuttavia l’intera famiglia ha fatto quadrato intorno ai due imputati e si era scagliata contro la donna, sostenendo che fosse pazza e che si fosse inventata tutto. Alcuni anni prima Laura aveva sporto identica denuncia contro uno zio, ma la sua denuncia era stata archiviata perché un perito l’aveva considerata inattendibile. di Sarah Martinenghi Leggo
STUPRO INVENTATO PER VENDETTA, PAPA' SCARCERATO
Sabato 29 Maggio 2010 12:12
Una violenza sessuale inventata per vendicarsi del padre che non la faceva uscire. I giudici del tribunale del Riesame hanno disposto la scarcerazione dell'operaio di Borgo Vodice arrestato circa un mese fa con l'accusa di aver violentato la figlia.
angelo_palmieriI magistrati hanno accolto la tesi della difesa, rappresentata dall'avvocato Angelo Palmieri (nella foto a sinistra). A quanto pare la storia della violenza sarebbe stata inventata dalla giovane dopo un contrasto con il papà che non approvava la relazione della ragazza con un coetaneo. Da qui l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice del Tribunale di Latina.
Questa sera, per voi, una chicca: STUPRO INVENTATO PER VENDETTA, PAPA' SCARCERATO?
Sabato 29 Maggio 2010 12:12
Una violenza sessuale inventata per vendicarsi del padre che non la faceva uscire. I giudici del tribunale del Riesame hanno disposto la scarcerazione dell'operaio di Borgo Vodice arrestato circa un mese fa con l'accusa di aver violentato la figlia.
I magistrati hanno accolto la tesi della difesa, rappresentata dall'avvocato Angelo Palmieri (nella foto a sinistra). A quanto pare la storia della violenza sarebbe stata inventata dalla giovane dopo un contrasto con il papà che non approvava la relazione della ragazza con un coetaneo. Da qui l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice del Tribunale di Latina.
Opinioni?
* 2 giorni fa
Miglior risposta - Scelta dal Richiedente
Probabile è saturo il mondo di questi casi, il problema è che sei marchiato anche se vieni riconosciuto estraneo.Bisogna cambiare questo modo facile di vendicarsi dell'uomo, ricordate con attenzione : questa è un arma ,perchè basta accusare uno per dispetto ed è rovinato,non importa se è innocente perchè una accusa ha sempre l'obbligo di perseguibilità ,una violenza, uno stalking sul lavoro una separazione per l'affido etc. non importa che non sia provabile ma sei nei guai, e come una rivoltella ma invece dei proiettili hanno le parole..
Meditate
* 2 giorni fa
Commento del richiedente:
Gli uomini dovrebbero avere gli stessi diritti delle donne.
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lupetto il buono by lupetto il buono
o__0' ....siamo arrivati a questi livelli???!!!! non bastavano le ragazzine che fanno di tutto per sembrare grandi( compreso darla via a tutti) ora mentono e scherzano pure su ste cose??!! poveri noi e povera Italia...
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la donna moderna fa qua qua by la donna moderna fa qua
ma guarda a Salerno hanno arrestato un bidello per molestie su bambini di 4 anni ma non c'è la minima prova....anzi nei corridoi della scuola con la presenza delle telecamera si vede solo che il bidello prende per mano i bambini nell'accompagnarli in classe e nei bagni( cosa che i bidelli devono fare) ma l'uomo è comunque da due settimane in carcere!!!vi sembra giusto?? questo paese vede nel maschio adulto come il nemico pubblico il male assoluto
Sara W by Sara W
Sono allibita.
Questa ragazza ha fatto quello che inconsciamente tutti i figli a cui viene vietat qualcosa pensano di fare!!! E' un genio del male! Mi dispiace per il padre, ma dobbimo ammettere che lei ha nelle vene la cattiveria pura mista a globuli d'ambizione.
Wuaw!!!
Karin by Karin
Un padre perdona sempre sua figlia. La perdonerà anche lui
spero che la figlia abbia capito il grande dolore che ha inflitto a suo padre e che possa pentirsene.
Savigliano: donna denunciata per simulazione di stupro
E’ stata denunciata dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Savigliano una donna saviglianese di 44 anni per simulazione di reato e procurato allarme. I fatti si sono svolti alcuni giorni fa quando l’indagata, in piena notte, ha chiesto aiuto ad una guardia giurata incontrata a Saluzzo, riferendole di essere stata sequestrata e stuprata. Lanciato l’allarme e giunta sul posto una pattuglia dei carabinieri, la donna è stata accompagnata in ospedale a Saluzzo dove, dopo una prima visita, è stata trasferita all’ospedale di Savigliano per un più approfondito controllo delle sue condizioni di salute. Contestualmente, stante la gravità dei reati ipotizzati, sono state subito avviate le indagini da parte dei carabinieri della Compagnia di Savigliano con la ricerca di ogni elemento utile a comprendere la dinamica dei fatti, analizzando attentamente anche il racconto della casalinga saviglianese. La stessa, infatti, ha riferito di essere uscita di casa alla guida della propria autovettura alle 22,15 per recarsi, da sola, a trovare alcuni amici. Ad un certo punto, in una frazione di Savigliano, due uomini, indossanti dei passamontagna scuri, sbucati fuori dal fossato che costeggia la carreggiata, la avevano fatta fermare e, saliti sul veicolo, senza tanti complimenti la avevano incappucciata con un sacco di tela e portata in aperta campagna. In quel frangente avevano entrambi abusato di lei facendola poi risalire sul mezzo e portandola, spaesata, sino a Saluzzo. A quel punto, alle 3,30 del mattino, dopo averle tolto il cappuccio, erano scesi dall’autovettura, allontanandosi a piedi. Trascorsi alcuni minuti, infine, pur confusa ed impaurita, aveva notato il metronotte al quale aveva raccontato l’accaduto.
La determinazione della donna nel sostenere lo svolgimento dei fatti, tuttavia, non ha trovato riscontro negli elementi raccolti nel corso delle indagini che hanno, invece, portato a risultati diametralmente opposti. E’, infatti, emerso che la denunciante aveva trascorso buona parte della notte in compagnia di un altro uomo e che, per giustificare al marito la sua prolungata assenza da casa senza insospettirlo e quindi coprire la propria infedeltà coniugale, aveva pensato di inventare la storia del rapimento e della violenza sessuale. Una dettagliata informativa è stata depositata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Saluzzo. I reati ipotizzati prevedono la pena della reclusione fino a tre anni.
“I reati denunciati dalla donna, per la loro gravità, hanno imposto il massimo impegno degli uomini dell’Arma incaricati di accertare i fatti nonché della struttura sanitaria che le ha prestato soccorso, provocando un grande ed inutile dispendio di risorse che potevano e dovevano essere impiegate in altro modo. Chi pensa di poter nascondere in questa maniera situazioni imbarazzanti o risolvere così i propri problemi, fa una valutazione sbagliata poiché il reato per il quale si procede, proprio per le ragioni sopra indicate, viene punito severamente" affermano dalla stazione di Savigliano
Violenta e sevizia la ex: arrestato
Brescia,24 ore di incubo per una 21enne
Un albanese, T.E, di 21 anni, ha sequestrato per 24 ore una connazionale, V.A., anche lei 21enne, e l'ha violentata. E' successo a Manerbio (Brescia) dove il giovane ha costretto la ragazza a salire sulla sua auto per parlare del loro passato rapporto. L'uomo ha poi condotto la vittima in un luogo appartato, l'ha legata e stuprata ripetutamente. La ragazza è stata anche seviziata con le ortiche. Arrestato dai carabinieri dopo la denuncia.
Violenta e sevizia la ex: arrestato
L'arrestato ha portato la donna in una zona isolata, le ha legato i polsi con alcune fascette da elettricista e dopo averle rubato il cellulare l'ha costretta a ripetuti rapporti sessuali contro la sua volontà. La donna è stata sottoposta a sevizie di ogni tipo compresa l'essere cosparsa di ortiche che le hanno provocato violente eruzioni cutanee.
Solo verso le 21.30 del giorno dopo l'uomo ha lasciato libera la connazionale minacciandola di morte se avesse raccontato quanto accaduto. Dopo alcuni giorni (lo stupro è avvenuto il 30 maggio) la giovane, confidatasi con i genitori, si è presentata ai Carabinieri raccontando l'accaduto.
I militari hanno poi fermato l'albanese che è stato rintracciato nell'officina in cui lavora e portato in carcere. La perquisizione domiciliare a casa dell'uomo, che abita in provincia di Bergamo, ha consentito di rinvenire fascette da elettricista uguali a quelle usate per il sequestro e per seviziare la giovane.
Ponza, 5 arresti per lo stupro di gruppo
Stupro di gruppo all’isola di Ponza: dopo la denuncia arrivano gli arresti. Per cinque operai (tre italiani, un romeno ed un ucraino tutti tra i 21 e i 49 anni) le manette ai polsi con l’accusa di violenza sessuale su una ragazza. Tutto ha inizio in una tranquilla serata dello scorso fine settimana, quando la ragazza (originaria del nord Africa ma da tempo stabilitasi in Italia presso una famiglia di professionisti che vive in provincia di Bologna) decide di passeggiare per i vicoli del centro storico di Ponza, dove ha preso alloggio in una casa privata per godersi qualche giorno di mare e relax. La sua bellezza viene notata da un operaio, un romeno dipendente di una ditta del casertano, anche lui da qualche giorno a Ponza ma per motivi di lavoro: assieme ad alcuni colleghi, infatti, è stato incaricato di predisporre tutto il necessario per sistemare le luminarie per la festa di San Silverio, il patrono di Ponza, che richiama sull’isola, fino al culmine del 24 giugno, migliaia di turisti da ogni dove. I due iniziano a parlottare e poi decidono di andare a mangiare una cosa assieme in un vicino ristorante dell’isola. Sembra una serata piacevole, l’operaio si mostra gentile e con questi toni invita la ragazza a fermarsi da lui, in un piccolo alloggio di Ponza, anche per il dopo cena. Ma qui, sempre in base alla prima ricostruzione dei carabinieri, saltano fuori altri quattro amici operai del romeno e la ragazza viene costretta a sottostare ad una serie ripetuta di violenze sessuali. Uno stupro di gruppo che lascia degli strascichi sulla 26enne, costretta poi a farsi medicare all’ospedale di Formia. E qui una sua amica si decide a raccontare tutto ai carabinieri e quindi scattano le indagini.
Nella mattinata di ieri i carabinieri di Formia, assieme ai colleghi della Compagnia di Caserta, rintracciano e bloccano i cinque, già identificati nei giorni precedenti. Si tratta di A.U., 49 anni di nazionalità romena; Z.I., 49 anni ucraino; F.F, 21 anni di Marcianise; N.N., 44 anni di Santa Maria Capua Vetere; C.G. 47 anni di Caserta. I 5 si trovano ora nel carcere di S.Maria Capua Vetere, sempre in provincia di Caserta. Nella mattinata di domani verranno interrogati e messi davanti alle precise accuse che la ragazza, in un secondo momento e una volta tranquillizzatasi, ha reso ai carabinieri. Intanto, sempre ieri, un altro fatto di cronaca ha scosso la tranquillità delle isole pontine: una bimba di 2 anni, originaria di Roma, è stata morsa da un mulo e trasferita in eliambulanza all’ospedale di Formia, per una ferita al setto nasale. La piccola era scesa sull’isolotto di Zannone, raggiungibile con la barca e disabitato, per una gita con i suoi genitori, quando si è avvicinata troppo a uno dei muli che pascolano sull’isola.
Tre uomini accusati di stupro di gruppo nei confronti di una ragazza straniera
Sab, 05/06/2010 - 10:06PONZA
Stupro di gruppo sull'isola
"Violentata da tre operai"
Una ragazza ha raccontato ai carabinieri della notte da incubo trascorsa da un'amica. Gli abusi compiuti da un romeno e due italiani che hanno lasciato la zona
Ha raccontato ad un'amica di essere stata vittima di uno stupro di gruppo e dopo la denuncia sono scattate le indagini dei carabinieri. E' accaduto a Ponza ad una ragazza nord africana, di 26 anni, che si trovava in vacanza sull'isola insieme alla famiglia, originaria di Bologna.Ai militari l'amica ha spiegato che la ragazza aveva conosciuto un rumeno di 31 anni, operaio, dipendente di una ditta che si occupa dell'allestimento delle luminarie per la festa di San Silverio, patrono dell'isola. Secondo la ricostruzione dell'amica i due hanno trascorso insieme la serata in alcuni locali, poi lui l'avrebbe condotta nel suo alloggio e avrebbe abusato di lei insieme ad altri due operai della ditta, entrambi italiani.Tutti e tre questa mattina hanno però lasciato l'isola. La ragazza, ricoverata in stato di shock all'ospedale di Formia, si è al momento rifiutata di sporgere denuncia per violenza sessuale.
Sul caso indagano i carabinieri per accertare i fatti e risalire agli autori del gesto.
Stupro in hotel, Roma ha paura per i turisti
di Tiziana Paolocci
Credeva che a Roma avrebbe vissuto una vacanza da sogno. Invece è piombata in un incubo. Una studentessa americana di 21 anni tra domenica e lunedì notte è stata stuprata due volte dal portiere di un albergo a quattro stelle dove alloggiava con una sessantina di amici, nel cuore dell’elegante quartiere Parioli. La turista, originaria del Nevada, era giunta nella capitale venerdì scorso insieme agli studenti del suo college per un viaggio indimenticabile. E sarà così, purtroppo per i motivi sbagliati.
Dopo aver visitato i principali monumenti della città, la ventunenne e alcune amiche domenica sera si erano lasciate sedurre dalla pericolosa moda del pub crawl. Avevano girato nelle aree calde della movida romana bevendo birra e altri alcolici. Rientrate verso le 4 nell’albergo dove pernottavano da un paio di giorni, le ragazze si erano alternate ai pc dell’internet point, davanti alla reception, per chiamare casa a turno. La ventunenne, ultima della fila, a un certo punto è rimasta sola nella stanza, mentre le amiche sono salite. A quel punto il portiere, Lucio D.G., un uomo di 54 anni, incensurato, ha approfittato della circostanza. L’ha palpeggiata, offrendosi poi di riaccompagnarla al suo piano. La giovane, ubriaca, non si è opposta. Ma ben presto si è resa conto che si trattava di una scusa e che dietro c’era un secondo fine.
«Cercavo di reagire, ma mi mancavano le forze. Ero ubriaca. Credo di avere anche urlato - ha raccontato il giorno seguente tra le lacrime alla polizia -. Quell’uomo mi ha stuprata due volte, portandomi prima in uno stanzino nei pressi della hall, poi abusando ancora di me in un’altra camera dell’albergo. Quindi mi ha lasciato davanti alla mia stanza». Era certo che la poveretta per vergogna o forse perché troppo ubriaca, non avrebbe raccontato a nessuno quanto accaduto. Invece il giorno seguente l’americana, svegliandosi alle 16, ha realizzato di essere stata violentata. È scoppiata in lacrime, ha iniziato a urlare spiegando alle amiche e al responsabile della gita lo stupro. La sera stessa è stata accompagnata davanti agli agenti del commissariato Viminale, diretto da Carmine Belfiore, e ha denunciato lo stupro fornendo l’identikit dell’uomo, alto, magro, calvo, sui 50 anni. Accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I, è stata medicata e affidata alle cure di uno psicologo. L’aguzzino, invece, è stato identificato dagli investigatori che lo hanno raggiunto nella sua abitazione all’Infernetto, dove viveva con una straniera e 7 alani. All’inizio l’uomo, allevatore di cani di giorno e portiere di notte, si è rifiutato di aprire la porta di casa, ma poi si è arreso, anche se non ha rilasciato dichiarazioni agli agenti che lo hanno fermato e condotto nel carcere di Regina Coeli, in attesa dell’udienza di convalida. Martedì i ragazzi del college sono ripartiti, mentre la ventunenne è rimasta nella capitale, in attesa dello sviluppo delle indagini.
Federalberghi fa sapere che il portiere, da nove anni in servizio in quell’hotel, è stato subito licenziato, nonostante in passato non abbia mai dato adito a problemi di alcun genere. Il sindaco ha condannato fermamente questo episodio, che getta discredito sulla capitale e rischia di avere seri contraccolpi sul turismo. «Prima si devono conoscere i fatti - dice Alemanno -. Ma bisogna verificare se in quell’albergo non sia il caso di prendere provvedimenti come la revoca della licenza».
UK: inscena uno stupro e fa arrestare quattro persone, a processo la 22enne Leyla Ibrahim
pubblicato: venerdì 18 giugno 2010 da Daniele Particelli
Leyla Ibrahim
Ci siamo già occupati di falsi stupri, di casi donne che hanno ingiustamente accusato uomini di averle violentate, ma il caso della 22enne inglese Leyla Elhand Mohamed Ibrahim va oltre.
La giovane, residente a Carlisle, nella contea di Cumbria, il 4 gennaio del 2009 si presentò in caserma sostenendo di essere stuprata da quattro persone.
Per sostenere la sua tesi, si era addirittura sfregiata in volto, ferita sul corpo, strappata vestiti e capelli. Impossibile immaginare che stesse fingendo.
E’ quindi scattata la caccia all’uomo, sulla base delle indicazioni fornite dalla giovane, e quattro ragazzi sono stati arrestati.
La verità, fortunatamente, è emersa pochi giorni dopo, il 9 gennaio dello stesso anno. Un’indagine approfondita ha messo un dubbio il racconto della Ibrahim, che alla fine ha confessato di essersi inventata tutto “per dare una lezione ad alcune persone“.
E con “alcune persone” intendeva un suo amico, che la sera del finto stupro si era rifiutato di accompagnarla a casa o di prestarle soldi per un taxi, e il suo fidanzato, col quale aveva litigato giorni prima e che quindi non aveva potuto contattare per un passaggio a casa.
Da qui il diabolico piano, come per dire “mi avete costretto a tornare a casa da sola, visto cosa è successo?“.
Quando la verità emersa, la giovane è stata arrestata con l’accusa di aver deviato il corso della giustizia ed aver ingiustamente accusato quattro persone di violenza sessuale. Senza contare che quello scherzetto è costato allo stato più di 150 mila euro tra indagini e detenzione dei finti colpevoli.
La Ibrahim è finita in Tribunale ed oggi è stata riconosciuta colpevole: la sentenza è attesa per il prossimo 15 luglio.
Commenti dei lettori
questa è pazza! ha mandato 4 persone in galera perchè gli amici non l’hanno accompagnata a casa?!
in effetti la stampa britannica l’ha definita “wicked”: malvagia, sciagurata
Casi come questo sono all’ordine del giorno http://falseaccuse.blogspot.com/
Certo che guardando la sua foto comincio a capire….jeje
leggendo il nome, Leyla Elhand “Mohamed Ibrahim”, e vedendo l’insieme della sua schifosa fisicità, si capisce perfettamente il personaggio…
Benissimo. Fatele fare un anno in un carcere di soli uomini, così la stuprano davvero, anche se considerando che è proprio un cesso magari non la toccheranno nemmeno…
Stupro dei Parioli, forse un complice
Le indagini portano ad un misterioso uomo che forse si trovava in albergo al momento della violenza
Roma - Lo stupro della giovane americana è avvolto da nuovo mistero. La vicenda della studentessa violentata dal portiere di notte in una stanza d'hotel ai Parioli, dove si trovava in vacanza con altri studenti di un college Usa, è oggetto di nuove indagini, che portano all'ipotesi di un complice. Oltre a Lucio Di Giacomo si sospetta della presenza di un altro uomo, che avrebbe chiamato un taxi dall’hotel Hermitage mentre la studentessa americana veniva violentata dal portiere di notte all'interno d'un ufficio posto dietro la reception. Gli investigatori del commissariato Viminale, coordinati da Carmine Belfiore, cercano al momento di identificare chi abbia chiamato il taxi e se Di Giacomo potesse, quindi, godere della complicità di un collega o di un altro soggetto presente in albergo. A questo proposito gli investigatori hanno proceduto ad acquisire come prove i filmati delle telecamere a circuito chiuso dell'hotel.
"Sì, la stanza è questa", ha detto la ragazza agli investigatori che l'hanno ricondotta sul luogo della violenza. Il gip Maurizio Caivano ha intanto convalidato l'arresto del portiere, emettendo contestualmente il provvedimento di custodia cautelare in carcere per violenza sessuale. Di Giacomo non ha risposto alle domande del gip, seppur confermando la ricostruzione fatta dalla studentessa: l’incontro nella hall, lo stato d'ebrezza e lo stupro ripetuto per due volte.
"Sulla versione dell’americana non ci sono dubbi. Aspettiamo ora l’esito degli esami del Dna prelevato dagli abiti della vittima".
Nelson Corallo
Assolto per stupro
è la seconda volta
Un uomo di 36 anni è stato condannato a due anni e dieci mesi per spaccio e lesioni. Il pm aveva chiesto dieci anni per violenza sessuale ai danni di una 27enne, ma i giudici hanno creduto all'imputato. In passato era stato assolta da un'accusa simile
E' stato assolto dall'accusa di violenza sessuale Lekbir El Makkaoui, il 36enne marocchino arrestato a Modena il 23 settembre 2009, su disposizione della procura di Bologna. Il pm Flavio Lazzarini lo aveva portato a processo accusandolo di violenza sessuale (questa era stata la denuncia di una ragazza di 27 anni con problemi di tossicodipendenza alle spalle), ma i giudici oggi pomeriggio, al termine del processo, hanno deciso di assolverlo da quest'accusa. El Makkaoui è stato condannato invece, a due anni e dieci mesi, per lo spaccio e le lesioni (quattro mesi) che avrebbe provocato alla donna nella serata in questione. Il pm Lazzarini aveva chiesto, complessivamente, una condanna a dieci anni di carcere.
I fatti risalgono al maggio del 2009 e avvennero a Crevalcore, in provincia di Bologna. La ragazza aveva raccontato ai carabinieri che El Makkaoui, che lei conosceva di vista, l'aveva stuprata mentre lei lo stava accompagnando a casa in macchina. A un certo punto, fu il suo racconto, l'aveva costretta a fermare l'auto in una stradina buia, l'aveva presa a schiaffi e poi violentata. El Makkaoui, difeso dall'avvocato Desi Bruno, ha sempre negato la violenza e oggi i giudici hanno dimostrato di credere a lui.
L'arresto avvenne solo quattro mesi dopo, su ordine del pm Flavio Lazzarini, dopo una serie di indagini svolte dalla sezione reati sessuali della squadra mobile. Queste indagini ricostruirono che El Makkaoui spacciava tra Bologna e Modena, così al momento dell'arresto gli venne contestato anche la detenzione di droga a fini di spaccio. Per questo oggi è stato condannato a due anni e sei mesi (gli altri quattro mesi sono per le lesioni). Per El Makkaoui, quella di oggi è la seconda assoluzione per una fatto di violenza sessuale. Il precedente fatto risale a maggio 2007, quando una ragazza di 32 anni della provincia di Bologna lo accusò di averla violentata e picchiata (rompendole il naso e una costola) in un albergo di Crevalcore.
Per questo fatto era stato arrestato nel maggio 2007 per violenza sessuale e lesioni: condannato in primo grado (a fine gennaio 2008) a cinque anni e tre mesi, nel dicembre del 2008 fu assolto dalla Corte d'Appello di Bologna per l'accusa di stupro. I giudici ritennero la vittima non attendibile; rimase però, come è successo oggi, la condanna a due anni per lesioni (Dire).
IL CASO
Sedicenne denuncia amici per stupro
Coinvolta una ragazza bolognese e tre giovani
Una ragazza sedicenne ha denunciato ai Carabinieri di essere stata violentata al termine di una serata in un locale del centro. Il fatto, anticipato dall’Informazione di Bologna, sarebbe accaduto due settimane fa, ma la vittima, che abita in un paese a pochi chilometri da Bologna, si è rivolta alle forze dell’ordine solo nello scorso weekend. Secondo il suo racconto avrebbe conosciuto tre ragazzi maggiorenni in un locale dentro le mura dove stava passando la serata insieme ad alcuni amici. Poi con due di loro è uscita e si è appartata in un’automobile, prima di essere raggiunta dal terzo. La violenza sarebbe stata compiuta soltanto da due dei tre ragazzi. Quindi, il giorno seguente, la vittima ha rivelato ai genitori di avere avuto rapporti sessuali non protetti e ha chiesto di usare la pillola del giorno dopo per sicurezza e solo sabato scorso ha denunciato il fatto in caserma. I tre sarebbero già stati individuati anche grazie alle immagini di alcune telecamere. Del fascicolo si occupa la pm Laura Sola.
LA VIOLENZA
L'uomo, che non ha precedenti penali, è accusato di aver violentato domenica notte una turista americana di 19 anni, nell'albergo Hermitage
Stupro in hotel, il portiere resta in carcere il gip conferma l'arresto per Di Giacomo Lucio Di Giacomo
Resta in carcere Lucio Di Giacomo, il portiere d'albergo di 54 anni, accusato di aver violentato domenica notte una turista americana di 19 anni, nell'albergo Hermitage. Il gip Maurizio Caivano ha confermato l'arresto emettendo contestualmente una provvedimento di custodia cautelare in carcere. L'uomo, che non ha precedenti penali, è accusato del reato di violenza sessuale.
La giovane era arrivata a Roma sabato scorso per una gita nella capitale con altri 60 studenti di un college del Nevada: tutti pernottavano nell'albergo nel quartiere Parioli. Domenica sera aveva girato in alcuni pub nelle zone della movida romana, bevendo birra e altri alcolici. Una volta tornata nell'hotel, intorno alle quattro, dopo una breve sosta all'internet point dell'albergo la ragazza è stata avvicinata dal portiere che, vedendola ubriaca, si è offerto di accompagnarla in stanza.
Lì è scattata la trappola: approfittando dello stato della ragazza, l'uomo l'ha prima portata al quinto piano dove è avvenuta la prima violenza poi è sceso al piano terra e in un ripostiglio ne ha abusato nuovamente. E nel ripostiglio l'ha lasciata quando alcuni clienti rientrati in quel momento lo avevano chiamato. La ragazza si è trascinata da sola fino alla sua stanza ma solo il giorno dopo si è resa conto di quanto accaduto e ha sporto denuncia. L'uomo respinge le accuse dando una versione diversa di quanto avvenuto domenica sera nell'albergo dei Parioli.
(17 giugno 2010)
ASSOLTI A CATANZARO DUE GIOVANI ACCUSATI DI VIOLENZA SESSUALE
16:07 25 GIU 2010
(AGI) - Catanzaro, 25 giu. - Si sono conclusi con due ampie assoluzioni i giudizi abbreviati di Saverio Pungillo, macellaio catanzarese di 35 anni accusato di stupro, e Cosimo Passalacqua, catanzarese di etnia rom, di 40 anni, coindagato nella stessa inchiesta con accuse piu' lievi. La sentenza e' arrivata oggi dal giudice dell'udienza preliminare Abigail Mellace, che ha scagionato i due uomini "perche' il fatto non sussiste", come richiesto dai rispettivi difensori, gli avvocati Antonio Servino, Nicola Cantafora e Massimo Scuteri per Pungillo, ed Antonio Rania per Passalacqua. Il pubblico ministero Simona Rossi aveva chiesto invece una condanna a cinque anni di reclusione per Pungillo, ed a 2 anni e 4 mesi per Passalacqua, come aveva chiesto di affermare la penale responsabilita' dei due imputati anche l'avvocato di parte civile, Gioconda Soluri, che rappresenta V. B. P., polacca di 30 anni, da tempo stabilitasi a Santa Maria di Catanzaro, che con la sua denuncia ha dato il via alle indagini dei carabinieri sfociate in un provvedimento di custodia cautelare in carcere per Pungillo, ed agli arresti domiciliari per Passalacqua. Secondo le accuse mosse ai due imputati, la giovane denunciante, sola ed in cerca di una sistemazione, aveva chiesto aiuto a Pungillo che, a sua volta, le aveva trovato un appoggio presso Passalacqua. Da casa di quest'ultimo lei, stando alla sua denuncia, sarebbe andata via a causa delle pesanti avances riservatele dall'uomo, quando moglie e figlia non c'erano. Recatasi da Pungillo per chiedergli nuovamente aiuto la 30enne, per tutta risposta, sarebbe stata violentata dietro il bancone della macelleria di questi, la sera del 13 agosto 2008, dopo la chiusura del negozio. Ma alla fine l'intero impianto accusatorio e' stato ritenuto completamente infondato dal giudice. (AGI) Ros/Cli
Escort di Vimercate in trasferta
Stuprata da studente universitario
Vimercate - Il suo giro d'affari la portava anche fuori dai confini regionali, per “accompagnare” clienti di tutte le età, solitamente di estrazione sociale medio-alta. Questa settimana la escort vimercatese era per esempio a Palermo, in un appartamento preso in affitto nel centro della città, probabilmente non proprio a pochi spiccioli. Aspettava un cliente, giovane, della buona società, studente universitario. E mai avrebbe immaginato che l'incontro si concludesse con uno stupro.
È invece andata così alla donna, una italo-brasiliana di 38 anni che risiede stabilmente in città. Che fare la vita comporti qualche rischio è comprensibile, ma la donna, dopo la drammatica esperienza, ha scelto di parlare e di denunciare il fatto ai carabinieri di Palermo che in breve tempo hanno rintracciato il colpevole e hanno fatto scattare le manette. L'episodio risale al 22 giugno scorso e la dinamica non ha molto di diverso da altri casi di questo genere. Il cliente ha trovato i riferimenti telefonici della donna su internet. Ha chiamato e ha preso appuntamento. Lei doveva aspettarlo nell'appartamento palermitano.
Qualcosa però deve essere andato storto fin dall'inizio. Lo studente l'ha violentata e subito dopo è scappato. La vimercatese però ha chiamato i carabinieri e ha denunciato lo stupro. I militari si sono messi rapidamente in cerca del ragazzo descritto dalla vittima e decisive sono state le telecamere di videosorveglianza di cui è disseminato il centro del capoluogo siciliano. Gli occhi indiscreti hanno immortalato i movimenti dello sconosciuto e i carabinieri sono riusciti a risalire all'identità e all'indirizzo del violento universitario, fino ad allora incensurato. Arrestato con l'accusa di violenza sessuale è stato trasferito all'Ucciardone, la casa circondariale di Palermo, in attesa di giudizio. C'è da credere che i suoi studi subiranno una battuta d'arresto.
Valeria Pinoia
Licata: tentato stupro in spiaggia, Zarba ai domiciliari
Filippo Zarba
ll Gip del Tribunale di Agrigento, Luca D’Addario, ha applicato la misura cautrelare degli arresti domiciliari all’invalido civile Filippo Zarba, 39 anni, celibe, di Pietraperzia. L’uomo era stato arrestato venerdì scorso con l’accusa di tentato stupro e lesioni ai danni di una tuirista altoatesina di 31 anni, nonchè di detenzione e porto abusivo di un coltello del genere vietato. L’epidodio si è verificato in una rinomata zona balneare licatese.
Carbonara Po (Rovigo), denuncia stupro di gruppo ma era consenziente: è accusata di procurato allarme e simulazione di reato
Una ragazza veneta aveva detto di essere stata stuprata da alcuni ragazzi in un ristorante del Polesine, ma le analisi a cui si è sottoposta hanno smentito la sua versione: sia le riprese effettuate con il cellulare che gli esami tossicologici hanno dato esito negativo.
Per questo motivo una ragazza di 20 anni residente in Alto Polesine è stata accusata di procurato allarme e simulazione di reato. In un ristorante di Carbonara Po (Rovigo), un gruppo di ragazzi stava festeggiando un compleanno. Tra gli invitati c’era una coppia: a un certo punto la ragazza si è recata in bagno. Dopo qualche minuto il fidanzato, preoccupato per la sua assenza, è andato a cercarla.
Qui il ragazzo ha avuto l’amara sorpresa e ha visto la sua ragazza che sta avendo un rapporto sessuale con due uomini. Quando il giorno dopo il giovane ha raccontato alla fidanzata la storia, lei ha risposto di non ricordare nulla, di essere stata drogata e stuprata da quei due ragazzi e da altri due poco prima.
A quel punto i due hanno denunciato i quattro presunti violentatori. Ma quando i quattro sono stati chiamati dal magistrato, uno di loro ha fatto vedere al giudice le riprese fatte col cellulare, che avrebbero dimostrato che la ragazza era consenziente. Inoltre le analisi del sangue hanno smentito che fosse drogata.
30 giugno 2010 | 14:05
Ventitreenne stuprata, preso l'aggressore
LA VIOLENZA. I carabinieri sono riusciti a individuare l'autore di una violenza sessuale compiuta la sera del 18 giugno nell'abitazione della vittima al Carmine
In manette cittadino marocchino di 37 anni che in passato aveva frequentato la sorella della vittima La giovane picchiata e graffiata
Il cittadino marocchino arrestato per violenza sessuale su una ragazza di 23 anni FOTOLIVE
Brescia. Ha stuprato una ragazza di 23 anni, non è tornato a casa per giorni sperando di far sparire le sue tracce, ma non è riuscito a farla franca: a nove giorni dallo stupro i carabinieri della stazione di piazza Tebaldo Brusato l'hanno rintracciato e gli hanno notificato un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dall'ufficio gip di Brescia.
IN CELLA, con l'accusa di violenza sessuale, è finito un cittadino marocchino di 37 anni, clandestino e già noto alle forze dell'ordine per lesioni, rapina e spaccio. L'uomo, dopo aver tentato di volatilizzarsi, quando è stato messo alle strette ha negato tutto dicendo ai carabinieri che quanto affermato dalla ragazza «sono tutte stupidaggini» e di aver già «avuto con lei altri rapporti in precedenza». Un comportamento abbastanza consueto da parte di chi è accusato di violenza sessuale, il tentativo di screditare quanto riferito dalla vittima. Ma contro il marocchino ci sarebbe una serie di prove tali da inchiodarlo: non a caso, nell'ordinanza il gip fa riferimento a indizi gravi. Oltre al racconto della ragazza, contro l'immigrato ci sono i vestiti della giovane strappati con furia, il racconto dell'amico che l'ha soccorsa, le echimosi e i graffi refertati al pronto soccorso con una prognosi di qualche giorno.
Il drammatico episodio di violenza sessuale risale alla sera del 18 giugno. È un venerdì e la ragazza rientra a casa terminato il lavoro in un esercizio commerciale del centro città. Sta passando nella zona del Carmine, quando incontra il cittadino straniero che la avvicina e le ricorda che si sono conosciuti in passato perchè lui aveva condiviso un appartamento con la sorella. Alla 23enne riaffiora il ricordo, ma la vicenda è talmente a ritroso nel tempo che non riesce a ricordare il nome dell'uomo. Non ha motivo di aver paura e prosegue verso casa, facendosi tranquillamente accompagnare. La ragazza vive da sola, l'uomo sale nell'appartamento, ma trascorsi cinque minuti lei gli fa capire che è il caso di allontanarsi, perchè è stanca e vuole andare a dormire. A quel punto il 37enne si avvia alla porta, ma quando sta per uscire - secondo il racconto della vittima - si gira di colpo e con uno scatto imprevedibile la afferra per le spalle e la spinge sul divano. Poi - ha raccontato la 23enne ai carabinieri di Brescia - le chiede di fare sesso, ma la ragazza non vuole e lo dice chiaramente. Di fronte al rifiuto, il marocchino diventa una furia, la picchia, la strattona, la graffia, le strappa i vestiti e riesce a ottenere con la violenza quello che la ragazza gli aveva negato.
Dopo lo stupro il 37enne se ne va. La vittima terrorizzata e dolorante chiede aiuto a un amico che la accompagna in ospedale. I medici acccertano che c'è stata violenza, e che la ragazza è piena di lividi e di graffi. La giovane non va subito dai carabinieri: è spaventata, non sa bene come comportarsi. Ma l'amico che l'ha soccorsa la convince a non lasciare perdere, perchè il violentatore merita di finire in prigione. Il 22 giugno la giovane si presenta ai carabinieri e racconta la sua notte di orrore.
I CARABINIERI individuano il marocchino, ma a casa con la madre e la sorella non è tornato, proprio dalla sera del 18. Nel frattempo la caccia si concentra sull'intera città, sulle zone più frequentate dai marocchini. E l'altra sera i carabinieri individuano il sospetto nelle vicinanze della stazione e gli notificano l'ordinanza. Lui nega, ma per gli investigatori è solo il tentativo di infangare la ragazza, vittima della violenza sessuale.
Wilma Petenzi
Lo stupro non ci fu, assolti Pungillo e Passalacqua
Il fatto non sussiste: assolti con formula piena Saverio Pungillo, macellaio catanzarese di 35 anni, e Cosimo Passalacqua, 40enne catanzarese di etnia rom, entrambi indagati per un presunto stupro ai danni di una donna polacca. La sentenza del gup Abigail Mellace è giunta ieri al termine dell'udienza preliminare tenuta con rito abbreviato.
Ieri, prima del verdetto finale, è stata sentita in aula la presunta vittima dello stuprio che, alla luce della sentenza del gup, non si è mai verificato. Ascoltati anche i due imputati – Pungillo era accusato della violenza sessuale, Passalacqua di reati minori – che hanno ribadito la loro assoluta estraneità alle accuse mosse nei loro confronti dalla Procura della Repubblica.
Alla fine, dunque, sono state accolte in toto le tesi della difesa dei due imputati, composta dagli avvocati Nicola Cantafora, Ermenegildo Massimo Scuteri, Antonio Servino e Antonio Rania.
Al termine della scorsa udienza, le richieste di condanna del pm erano state di 5 anni di reclusione per Pungillo e 2 anni e 4 mesi per Passalacqua.
Le indagini che portarono Pungillo in carcere sette mesi dopo il presunto fatto sono scattate dopo la denuncia della donna, V. B. P., 30 anni, che da tempo vive a Santa Maria di Catanzaro.
Entro 60 giorni il gup depositerà le motivazioni della sentenza di assoluzione, ma è evidente che la formula piena rende assoluta ragione alle tesi difensive, secondo le quali lo stupro non si è mai verificato.
Secondo l'accusa la giovane donna, sola e in cerca di una sistemazione, avrebbe chiesto aiuto a Pungillo che, a sua volta, le avrebbe trovato un appoggio presso Passalacqua. Da casa di quest'ultimo, tuttavia, lei sarebbe andata via poco dopo. E secondo l'accusa sarebbe tornata da Pungillo per chiedere ulteriore aiuto; per tutta risposta, sarebbe stata violentata dietro il bancone della macelleria dell'uomo, il 13 agosto 2008. Una ricostruzione crollata davanti al giudice che ha optato per l'assoluzione. Fra l'altro Pungillo ha sempre sostenuto che la polacca gli avrebbe detto il giorno in cui si sarebbe consumato l'abuso che "gliel'avrebbe fatta pagare" per via del fatto che egli non poteva darle il lavoro nè la sistemazione che lei chiedeva.(g.l.r.)
Venezia. «Vieni a Jesolo con noi?»
Ventenne violentata da 3 coetanei
L'hanno fatta ubriacare e hanno abusato a turno di lei
Le hanno inviato sms di minaccia affinché non parlasse
VENEZIA (2 luglio) - Violentata dal branco, una ragazza ventenne del Portogruarese riesce a raccontare l'aggressione e a denunciare tre ventenni di San Stino di Livenza. Che ora dovranno rispondere di aver violentato sessualmente la giovane dopo averla ubriacata.
Tutto sarebbe successo la notte del 30 maggio, ma la giovane vittima ha raccontato la vicenda ai carabinieri della compagnia di Portogruaro solo alcuni giorni fa. Sono state le amiche e quindi i genitori della ragazza ad aiutarla nella difficilissima fase di ricordare e raccontare la violenza subita. E i militari del Nucleo operativo dei carabinieri di Portogruaro l’altro giorno hanno eseguito delle perquisizioni a casa dei tre giovani sanstinesi, trovando gli elementi che hanno fatto scaturire la denuncia (il gruppo ora non può essere arrestato, non essendoci più la flagranza del reato).
Il 30 maggio scorso i tre ragazzi sanstinesi, uno di 19 gli altri due di 20 anni, avevano avevano invitato la ventenne a passare qualche ora a Jesolo per il motoraduno delle Harley Davidson. Per i quattro doveva essere una serata all'insegna del divertimento. E così è andata, almeno fino a che i tre ragazzi non hanno invitato la giovane a bere alcol a più non posso. Nella tarda serata sono così ripartiti verso San Stino, ma si sono poi fermati in aperta campagna, al confine con Torre di Mosto.
La vittima ha raccontato di non aver avuto modo di capire cosa stesse accadendo, proprio perché si trovava in una fase di confusione mentale per l’abbondante bevuta di alcol. I tre l'avrebbero così violentata sessualmente a turno, per un’ora, tanto che il racconto della vittima, con diversi particolari inquietanti, lascia senza parole. Tutti sono poi rincasati, ma per la ragazza da quella notte la vita è cambiata totalmente. La ventenne si è chiusa in se stessa e a casa non ha detto nulla della violenza subìta. Nei giorni successivi alla violenza sono arrivati i primi messaggini al suo cellulare da parte del trio, che la minacciava di non raccontare nulla di quello che era successo.
Solo le amiche della vittima sono riuscite a scoprire un po’ alla volta l'intera vicenda, e da qui anche i genitori ne sono venuti a conoscenza. Sono così scattate le indagini del Nucleo operativo dei carabinieri di Portogruaro, che hanno trovato elementi utili alle indagini.
L'altro giorno i militari dell'Arma hanno infatti individuato i tre sanstinesi. Sottoposti alla perquisizione domiciliare, disposta dal pubblico ministero Massimo Michelozzi che coordina l'indagine, sono stati sequestrati i cellulari dei giovani. E qui, tra i messaggi inviati, i carabinieri hanno trovato le tracce delle minacce rivolte alla giovane vittima. Tutti sono stati denunciati a piede libero per violenza sessuale di gruppo, ma i carabinieri starebbero indagando anche su altre analoghe violenze. Non è escluso infatti che per il branco quella non sia stata l'unica vittima, ma solo l'ultima di un programma ben consolidato, in cui potrebbero essere cadute diverse altre ragazze.
Lo accerteranno i carabinieri che cercano aiuto anche tra la popolazione. Chiunque può contattare il 112 per favorire le indagini.
Gore, si riapre causa massaggiatrice
Il caso di violenza sessuale era stato chiuso già due volte
01 luglio, 14:26
Gore, si riapre causa massaggiatrice (ANSA) - NEW YORK, 1 LUG - La polizia dell'Oregon ha riaperto il caso di molestie sessuali contro l'ex vice-presidente e premio Nobel Al Gore Il caso e' legato alle accuse di una massaggiatrice di Portland che nel 2006 si sarebbe vista mettere le mani addosso dall'ex numero due di Bill Clinton nella suite di un lussuoso albergo.La polizia che aveva precedentemente chiuso il caso due volte non ha spiegato le ragioni del nuovo esame. Gore nega ogni accusa.
Romano, patrigno violenta la figlia
Il drammatico episodio in un condominio. La ragazza 18enne, che vive con la madre, era andata a riprendersi alcuni oggetti personali. L'uomo reagisce alla presenza della polizia che lo arresta.
Romano d'Ezzelino. Una ragazza di 18 anni è stata stuprata dal patrigno, che è stato arrestato dalla polizia di Bassano del Grappa non solo per violenza sessuale ma anche per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Portato in commissariato a Bassano del Grappa, l’uomo - D.S., 51 anni, di Romano d’Ezzelino - ha infatti malmenato gli agenti. La ragazza era andata a casa del patrigno a ritirare alcuni effetti personali - riferisce il Giornale di Vicenza - dopo che lei e la madre l’avevano lasciata per andare a vivere altrove. Dieci anni fa la donna, rimasta vedova, aveva sposato D.S. ma il rapporto con il nuovo marito è sempre stato piuttosto difficile, tanto che si è decisa a chiedere la separazione. Per ragioni economiche, però, madre e figlia sono rimaste a vivere a casa dell’uomo fino a due mesi fa, quando si sono trasferite in un nuovo alloggio.
Ieri la ragazza è tornata a casa del patrigno in compagnia di un’amica, che l’ha attesa sotto il palazzo. Una volta entrata nell’appartamento, la diciottenne avrebbe avuto un diverbio con il patrigno, che poi le si è buttato addosso abusando sessualmente di lei. Dopo la violenza la ragazza è uscita, ma il patrigno l’ha seguita e ha aggredito l’amica che la stava aspettando in strada. Nel frattempo è arrivata anche la madre, accompagnata dal suo nuovo compagno, la quale - saputo quello che era successo - ha chiamato il 113. Ma in attesa dell’arrivo della polizia è nato un parapiglia con l’ex marito, sedato solo dall’intervento degli agenti che hanno portato tutti in commissariato, dove D.S. ha malmenato gli agenti prima di finire in manette.
Il gup: "Al Lido delle Nazioni
non ci fu stupro di gruppo"
Assolti i tre bresciani
Il processo si è svolto con rito abbreviato. Secondo il giudice per l'udienza preliminare Piera Tassoni il fatto non sussiste. I giovani avevano sempre sostenuto che la ragazza era consenziente
Ferrara, 8 luglio 2010 - Si è concluso questa mattina il processo con rito abbreviato a carico dei tre ragazzi bresciani accusati di aver violentato una loro amica in un appartamento ai Lidi nell’aprile 2008. Il gup Piera Tassoni ha assolto gli imputati perché il fatto non sussiste. L’accusa aveva chiesto sei anni per due degli imputati e cinque anni per il terzo.
La ragazza, all’epoca minorenne, aveva fatto la denuncia solo dopo alcuni mesi. Secondo la ricostruzione portata al processo da procura e carabinieri, i ragazzi l’avrebbero ripetutamente violentata la sera del 25 aprile nel salotto dell’appartamento, di proprietà di uno di loro, mentre il suo fidanzato dormiva in una stanza attigua. Sempre secondo la tesi dell'accusa, al mattino seguente, la violenza si sarebbe ripetuta ad opera di due dei tre giovani, che avrebbero approfittato dell’assenza del fidanzato uscito di casa in compagnia di uno di loro.
I ragazzi hanno sempre affermato che l’amica era consenziente. Dopo un mese di custodia cautelare, per i tre le porte del carcere si erano aperte per decisione del Tribunale della Libertà di Bologna, che aveva stabilito la mancanza di gravi indizi; la scarcerazione è stata poi confermata dalla Corte di Cassazione.
VELLETRI
Stupro di gruppo, tre arresti
Una donna di 38 anni ha denunciato le violenze subite il 20 maggio. In tre hanno abusato di lei dopo una serata al pub
Tre uomini, tutti residenti nella zona di Velletri, sono stati arrestati dalla polizia con l'accusa di violenza sessuale di gruppo e lesioni aggravate in concorso. La vittima, una donna di 38 anni, ha trovato solo ora il coraggio per denunciare lo stupro avvenuto il 20 maggio scorso.
La donna ha raccontato di avere conosciuto i tre in un pub di Nemi e di avere accettato l'invito ad andare a casa di uno di loro per una "spaghettata", dopo la quale l'avrebbero riaccompagnata. Ma dopo pesanti avance, con percosse ed insulti l'hanno costretta a subire ripetuti rapporti sessuali.
Al termine delle ripetute violenze, un'ennesima subita mentre uno dei tre la riportava a casa. Dopo la notte degli orrori, le cure al Pronto Soccorso. Poi, la denuncia delle terribili violenze subite.
(07 luglio 2010) © Riproduzione riservata
:zzz:
http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2010/07/08/354777-lido_delle_nazioni.shtml
Varazze, tentato stupro: indagano i Carabinieri
Varazze. Ha raccontato di essere stata aggredita da uno sconosciuto, lungo l’Aurelia tra Varazze e Cogoleto. Un maniaco che, puntandole una pistola alla testa le avrebbe intimato di spogliarsi e avrebbe cercato di costringerla ad avere un rapporto sessuale. Solo la pronta reazione della donna e l’intervento di alcuni automobilisti che passavano in zona ha evitato il peggio. Una disavventura sulla quale i Carabinieri stanno indagando in queste ore.
lei rischia un'accusa per calunnia
Denunciò sequestro e stupro
ma si era inventata tutto
La ragazza, una rumena di 19 anni, aveva accusato tre connazionali. Li hanno scagionati i tabulati telefonici
Non è stata violentata nè aggredita nè sequestrata. Si è inventata tutto la rumena di 19 anni che il 21 giugno si è rivolta ai carabinieri della stazione Bertalia di Bologna, accusando tre connazionali. Per questo ieri i tre sono stati scarcerati con un’ordinanza del gip Pasquale Gianniti su richiesta del pm Giampiero Nascimbeni. Ora la giovane, che abita a Bologna, rischia un’accusa per calunnia.
Il fatto aveva creato allarme, anche perchè, secondo la denuncia della donna, il sequestro sarebbe avvenuto in pieno centro e poco dopo le 20. A smontare il suo racconto sono stati soprattutto i tabulati telefonici: il suo cellulare non si è mai agganciato a una cella del centro. Al contrario, lei disse di essere stata avvicinata dai tre la sera del 20 giugno in Strada Maggiore e poi costretta, dietro minacce di morte, a salire in macchina fino a un appartamento di Quarto Inferiore un connazionale l’avrebbe violentata. Con l’uomo la giovane ha avuto una relazione durata qualche mese, ma pare che la storia non piacesse alla famiglia di lei.
Secondo gli sms e le telefonate, i due si sono invece incontrati al centro commerciale Lame, per poi andare a Quarto, dove hanno avuto un rapporto sessuale consensuale. Risentita qualche giorno fa dai carabinieri, la romena ha parzialmente modificato le accuse ma poi, inchiodata dai tabulati, si è limitata a dire che ha finto lo stupro per paura che l'uomo facesse del male a lei e alla sua famiglia. Più credibile il sospetto che, avendo passato la notte fuori casa, temesse la reazione della madre. Di fronte ai nuovi indizi, il gip ha revocato la custodia cautelare in carcere ai tre, che erano stati accusati a vario titolo di violenza sessuale e sequestro di persona.
13 luglio 2010
Catello di Amici in libertà, cade l'accusa di stupro
Martedì 13 Luglio 2010
Gay.it - Catello di Amici in libertà, cade l'accusa di stupro
Torna in libertà il ballerino di Amici accusato di violenza sessuale dalla ex moglie del suo migliore amico. «Ho la coscienza pulita» ha dichiarato Lello Miotto, raccontando la sua verità a Visto.
Gay.it - Catello di Amici in libertà, cade l'accusa di stuproArresti domiciliari revocati per l'ex ballerino di Amici Catello "Lello" Miotto accusato a marzo di stupro. A distanza di quattro mesi dalla denuncia che l'aveva riportato sulle pagine dei giornali per motivi ben diversi da quelli a cui la partecipazione al programma Amici di Maria De Filippi lo aveva abituato, cadono le accuse. Secondo il racconto della ex moglie del suo migliore amico Catello sarebbe tornato arrabbiato e ubriaco dalla discoteca in cui non gli era stato permesso di entrare a causa del un dress code stabilito dal locale e le avrebbe bussato alla porta in piena notte facendole delle avances. Al rifiuto della donna Catello avrebbe reagito costringendola ad avere un rapporto sessuale con lui. Nell'intervista rilasciata al settimanale Visto nella quale Catello parla della sua ritrovata libertà, nonostante persista l'obbligo di firma, il ballerino racconta la sua verità: «Non ho violentato quella donna, ho solo ceduto alle avances dell'ex moglie di un mio amico, ma poi è arrivato lui e lei ha ribaltato la realtà per paura.
Gay.it - Catello di Amici in libertà, cade l'accusa di stuproL'unica colpa che ho è quella di aver fatto l'amore con lei tradendo la mia compagna Imen - ed ha continuato ripercorrendo i fatti accaduti quella notte a Bagnaia (VT) - Era venerdì sera ed ero solo a casa perché la mia compagna aveva portato nostro figlio Manuel dalla madre. Sono andato a bussare alla porta del mio amico, ma lui non c'era. Mi ha aperto la sua ex moglie che si trovava lì per accudire la figlia malata. Mi ha fatto entrare e abbiamo iniziato a parlare. Siamo rimasti insieme parecchio. Lei ha fatto il primo passo. Io sono stato così scemo da non dirle no». Al rientro improvviso dell'amico, però, la donna ha cercato di difendersi accusando Catello di averla costretta ad avere un rapporto sessuale con lui. «Ho la coscienza pulita e voglio tornare a ballare su un palco. Poi mi piacerebbe non leggere più tutte quelle bugie sul mio conto» ha concluso il 25enne che adesso, non vede l'ora di rimettersi artisticamente in gioco.
Ecuadoriano arrestato dopo doppio tentativo stupro a Spezia
Aveva cercato di violentare un'infermiera e una passante
19 luglio, 13:27
(ANSA) - LA SPEZIA, 18 LUG - E' stato arrestato dalla polizia in centro citta', dopo un doppio tentativo di stupro, Fernando Christian Valle Moncayo, ecuadoriano di 23 anni.
Ieri sera l'uomo, subito dopo essere stato dimesso dal pronto soccorso e riconoscibile per una fasciatura alla testa, aveva cercato di violentare un'infermiera nell'atrio dell'ospedale Sant'Andrea, ma era fuggito al sopraggiungere di alcune persone.
L'ecuadoriano, che aveva dimenticato la carta d'identita' al pronto soccorso, era stato identificato. Nella notte ha invece aggredito una donna in strada, ma anche in questo caso e' stato messo in fuga. (ANSA).
ABRUZZO / Ortona (Ch) - 18:59 | 22 luglio 2010
Accoltella un 76enne dicendo di essersi difesa da uno stupro
Ha accoltellato un 76enne di Ortona riducendolo in fin di vita perché, dice lei, di aver subito una tentata violenza sessuale. E’ quanto accaduto ieri sera nella casa dell’anziano, Vincenzo D.F., dove Debora D. F., 37 anni di Francavilla al Mare si era recata in visita quale amico di famiglia. Tre fendenti scagliati con violenza tra il collo e il torace con un coltello da cucina reperito in loco. Poi la ragazza è scappata prima dell’arrivo dei carabinieri. L’uomo è stato immediatamente soccorso dagli operatori del 118 e medicato all’ospedale di Ortona, quindi trasportato e ricoverato in prognosi riservata al Reparto di Chirurgia Toracica dell’ospedale Clinicizzato di Chieti. Mentre i sanitari pensavano ai soccorsi, gli uomini del capitano Gianfilippo Manconi avevano già iniziato le indagini e avviato le ricerche della donna che, in poco tempo, ha dato i frutti sperati. Infatti la 37enne è stata trovata a Francavilla al Mare e arrestata con l’accusa di tentato omicidio. Lei ha sostenuto che il gesto è stata la reazione all’aggressione fisica dell’uomo che avrebbe tentato di abusare di lei. Una vicenda su cui i carabinieri stanno lavorando per tentare di fare piena luce su quanto accaduto.
Ermanno Amedei
:wacko: (senza parole)
http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2010/07/22/accoltella-un-76enne-dicendo-di-essersi-difesa-da-uno-stupro/
“Stavo passeggiando tranquillamente con la mia sigh sigh cagnetta dopo averle fatto fare i bisognini sigh sigh e me ne stavo tornando a casa dai miei bimbi che amo tanto sigh sigh. Ad un certo punto arriva un negro! Giuro l'ho visto era negro sigh sigh. Questo con tutta la sua forza e la sua puzza mi ha sfiorata e chiesto l'ora sigh sigh sigh sigh sigh!!!”
Stupro Torino, caccia al maniaco
Vittima ha tracciato un identikit
E' ancora caccia all’uomo a Torino, alla ricerca del maniaco che ha violentato al parco della Colletta una donna di 32 anni. La ragazza, che fa il medico, come ogni mattina è andata a correre. A un certo punto, da un cespuglio è spuntato il suo aggressore, che l'ha afferrata per un braccio e violentata. Le urla della donna hanno attirato però l'attenzione di un’altra persona, che l'ha soccorsa. La donna ha però fornito un identikit.
Stupro Torino, caccia al maniaco
Il maniaco è riuscito a scappare. La ragazza violentata lo ha però riconosciuto: è uno che fa jogging nel parco. Alto da 1,80 a 1,85, spalle larghe, fisico atletico e carnagione scura. Probabilmente nordafricano, sui 30-35 anni. I carabinieri, che sono stati avvisati dell’accaduto quando la donna era in ospedale, sono sulle sue tracce. La vittima ha poi raccontato di essersi parzialmente salvata grazie alla kickboxing. "Gli ho sferrato un paio di pugni allo stomaco, sorprendendolo. Poi mi sono messa a urlare a squarciagola", ha raccontato.
Mi ha detto "dammi i soldi" ma io l’ho capito subito che voleva me
L'appello dopo lo stupro
"Telecamere alla Colletta"
Una ragazza fa jogging al parco della Colletta
Nelle ultime 24 ore non c’è stata l’attesa svolta nelle indagini sullo stupro alla Colletta e i carabinieri cominciano ad avvertire la pressione dell’opinione pubblica che invoca giustizia: «A questo punto occorrerebbe un po’ di silenzio», dice il colonnello Antonio De Vita, comandante provinciale dell’Arma, che anche ieri mattina era in ufficio, col suo staff per coordinare il lavoro della task-force che sta braccando «il gigante», il kebabbaro nordafricano responsabile dell’aggressione ai danni della veterinaria trentaduenne stuprata giovedì mattina. «Occorre sempre ricordarsi - aggiunge il tenente colonnello Domenico Mascoli - che per arrestare qualcuno si devono raccogliere le dovute prove. Stiamo lavorando proprio in questo senso».
A complicare l’indagine c’è la mancanza, almeno fino ad ora, del dna dell’aggressore: sul posto non sono stati repertati elementi utili alla sua individuazione. Ma, nonostante questo, l’indagine dovrebbe essere in discesa. Si cerca una persona ben precisa, sparita nelle ore successive allo stupro la quale, prima o poi, finirà nella rete. Sui taccuini dei carabinieri da tre giorni ci sono un nome e un cognome.
La task-force dell’Arma (uomini della compagnia San Carlo, della compagnia Oltredora e del Nucleo Investigativo) ha anche ieri presidiato il parco della Colletta, non tanto per cercare di bloccare il maniaco (che probabilmente non tornerà mai più su questi prati) quanto per acquisire altre testimonianze fra gli «atleti» domenicali. Ieri, i riscontri di persone che avevano visto «il gigante» sono un po’ mancati. Anche perché il nordafricano faceva jogging soltanto nelle primissime ore del giorno, esattamente come Sonia che si svegliava tutte le mattine alle 5 per poter essere al Parco Colletta prima delle sei. Chi corre la domenica appartiene ad un altro mondo.
Intanto, fra i frequentatori della Colletta, sta prendendo corpo la volontà di dare vita ad una petizione per chiedere l’immediata installazione di alcune telecamere anche all’interno del parco, come è già avvenuto per esempio al Valentino: «Questa vicenda - spiega Viola Barberis, che alla Colletta si allena regolarmente - insegna che esistono concreti pericoli anche in questo parco. E sorprende un po’ che nessuna delle ottanta telecamere del Comune sia stata sistemata qui. Ne basterebbero un paio, sistemate nei punti di maggior passaggio, per monitorare in qualche modo gran parte degli spostamenti della gente, jogger ma anche semplici visitatori del parco».
La brucia dentro casa dopo lo stupro
Cave, la donna di 32 anni è grave al S. Eugenio. L'ex, di 33, ferito alle gambe. Una storia d'amore degenerata in tentato omicidio. I due hanno figli ancora piccoli.
Carabinieri a lavoro Un amore diventato odio, follia poi voglia di uccidere, anche se lui ha avuto con lei due figli di 8 e 13 anni in casa coi nonni paterni. L'altra notte, nelle campagne di Cave, vicino Roma, Augusto Lippi, 33 anni, forza la finestra dell'abitazione, s'intrufola, violenta la ex Fedra Paravani, di 32, poi dà fuoco alla casa con lei dentro. La donna è ricoverata in prognosi riservata all'ospedale Sant'Eugenio, con ustioni di terzo grado sul 48 per cento del corpo. Lui è piantonato all'ospedale dei Castelli romani, con bruciature lievi sulle gambe, che si è procurato nell'inferno di fuoco. Le accuse: violenza sessuale e tentato omicidio. I poliziotti del Commissariato di Colleferro, diretti da Massimiliano Manet, e i carabinieri di Cave sono arrivati al'uomo lavorando in tandem.
Dopo le fiamme, lui è andato in ospedale per farsi medicare. Lei è stata soccorsa dai vigili del fuoco avvisati dai residenti, e trasportata dall'ambulanza del 118 al San'Eugenio. Poi i sanitari dei due presidi ospedalieri, vedendo le condizioni dei feriti, hanno avvisato la polizia. Gli investigatori hanno legato i feriti allo stesso evento e le indagini hanno imboccato la pista giusta. Le forze dell'ordine hanno raggiunto lui e hanno parlato con lei. Che ha raccontato quei momenti di terrore. Augusto Lippi è entrato in casa forzando una finestra, è entrato in camera da letto e l'ha violentata.
Ma non è finita. Le ha detto: «Vado in macchina a prendere un regalo da parte dei tuoi figli». Scende, entra in auto, afferra la damigiana con la benzina, cosparge l'appartamento di liquido infiammabile e poi dà fuoco dicendole: «Ora brucia con tutta casa». Le indagini continuano per chiarire altre questioni. La più importante: pare che in passato lei abbia presentato esposti per le minacce di lui, con precedenti per lesioni, droga e guida senza patente.
Fabio Di Chio
24/07/2010
Padova,entra dalla finestra per rubare e tenta di stuprare 78enne
13:21 - CRONACA- 24 LUG 2010
I cc cercano giovane che fuggendo ha perso il modesto bottino
Roma, 24 lug. (Apcom) - E' entrato da una finestra lasciata aperta, ha messo a soqquadro la casa in cerca di monili e danaro ma quando l'anziana inquilina si è svegliata ha tentato di stuprare la donna, 78enne, poi è fuggito perdendo per strada anche il modesto bottino. E' accaduto a Mandria, nel padovano nella notte, ora i carabinieri del nucleo investigativo di Padova stanno indagando per ricostruire la dinamica dell'episodio e cercano il giovane, 25-30 anni, carnagione chiara, descritto dall'anziana. La donna è ricoverata in ospedale, i medici hanno riscontrato alcune lesioni, compatibili con il tentativo di stupro, 20 i giorni di prognosi. La signora, 78 anni, vedova da molto tempo, abita da sola in una casa a due piani, indipendente, modesta, circondata da un orto, vicino ad altre abitazioni. Nella notte tra mezzanotte e le una, un giovane - spiegano i militari in base alle prime ricostruzioni - è entrato in casa da una finestra lasciata aperta al primo piano, è salito al piano di sopra e ha messo a soqquadro le stanze, cercando oro e soldi. Poi ha sentito qualcuno muoversi al piano di sotto, era l'anziana svegliata dai rumori. E' sceso e, come ha raccontato sotto shock la 78enne, ha cercato di abusare sessualmente di lei. La signora ha riportato delle lesioni compatibili con il tentativo di stupro, 20 i giorni di prognosi refertati dai medici dell'ospedale, dove è ricoverata, sta bene ma è ancora spaventata. Ai militari ha descritto un giovane tra i 25 e i 30 anni, di carnagione chiara, ma non è ancora accertato se si tratti di un italiano o uno straniero. Il giovane è stato messo in allerta dai rumori del vicinato, svegliati dalle grida dell'anziana ed è fuggito, perdendo per strada anche il bottino: i militari hanno trovato nell'orto che circonda la casa un sacchettino con alcuni monili, di modesto valore.
questa è sempre + demenziale :wacko:
DNA non ne hanno trovato
il gigante nessuno l'ha visto
mah :wacko:
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/281732/
Usa, Texas. Liberato dopo 27 anni in carcere per uno stupro non commesso
Michael Green
Imprigionato per 27 anni per uno stupro mai commesso, Michael Anrthony Green è stato liberato venerdi ed è stato capace di lasciarsi dietro parte della rabbia che ha sostenuto la sua sopravvivenza dietro le sbarre.
Accompagnato dal suo avvocato, Green, 44 anni, ha lasciato la Harris County Jail in Texas e si è buttato tra le braccia dei circa 20 parenti che lo aspettavano. ”Vivere la mia vita” ha detto Green quando gli è stato chiesto cosa avrebbe fatto ora.
Green è stato scarcerato dopo che il procuratore distrettuale di Harris County ha riaperto il suo caso e nuovi esami del DNA hanno dimostrato che non è stato lui a violentare nel 1983 una donna che era stata rapita. Alla domanda su cosa l’abbia fatto andare avanti negli ultimi 27 anni, Greene ha risposto che in parte è stata la sua rabbia.
”Ho incanalato la mia rabbia nello studio della legge”, ha detto stringendo tra le mani una foto della madre, morta mentre lui era in prigione. ”Ho vissuto così, giorno dopo giorno, studiando la legge per trovare il modo di tornare ad essere libero”.
La sua rabbia è scoppiata ancora quando, nonostante che ormai fosse un uomo libero, le guardie lo hanno ammanettato e messo ferri ai piedi nel tragitto dalla sua cella all’aula del tribunale dove il giudice ha emesso la sentenza liberatoria.
L’avvocato di Greene, Bob Wicoff, ha giustificato le intemperanze del suo cliente sttolineando che metà della sua vita gli è stata portata via. Green è entrato in prigione quando aveva 18 anni. I nipoti che lo hanno festeggiato fuori dal carcere non erano nemmeno nati mentre lui era in carcere.
In cella per stupro «Avevo bevuto Non ricordo nulla»
INTERROGATORIO. Il giovane resta in carcere
Il tunisino si difende, sostenendo che la donna era consenziente
05/08/2010
Prima si è difeso, sostenendo che la donna era consenziente. Poi, quando il giudice gli ha chiesto perché mai l'avesse picchiata, ha spiegato che quella sera aveva bevuto troppo, e che non ricorda esattamente quanto è avvenuto. Anzi, che ricorda gran poco.
Il giudice Stefano Furlani ha convalidato l'arresto di Aimen Arfawi, 27 anni, cittadino tunisino clandestino in Italia, ammanettato lunedì dalle volanti della questura con le ipotesi di violenza sessuale e di lesioni. In base alla ricostruzione degli agenti, coordinati dal pubblico ministero Barbara De Munari, Arfawi avrebbe cercato di stuprare una vicentina di 42 anni, senza riuscirvi per la tenace resistenza della donna, che poi avrebbe picchiato prima con le mani e poi utilizzando una roncola. La presunta parte offesa è stata medicata in ospedale ed è stata giudicata guaribile in 20 giorni.
Ieri Arfawi, difeso dall'avv. Massimiliano Gobbato, è stato interrogato in carcere. Si è difeso, spiegando che la donna la conosceva da tempo e che con lei c'era un buon rapporto. Per questo l'aveva invitata a cena a casa di amici, che vivono in via Vico, in città, dove avevano mangiato un kebab. E dove, evidentemente, aveva esagerato con le bibite alcoliche. Così, quando i padroni di casa - lui tunisino, lei vicentina, che convivono da tempo - sono andati a dormire, lui ha cercato di convincere la donna ad avere un rapporto sessuale. Ma lei, in base a quanto ricostruito dalla polizia anche sulla scorta delle dichiarazioni degli amici, ha reagito negandosi e lui le è zompato addosso colpendola con violenza ma senza riuscire a toglierle i vestiti.
Il giudice ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il tunisino già noto alle forze dell'ordine per vicende legate agli stupefacenti.
«Violentata in casa da quattro sudamericani»
di Paola Fucilieri
Uno stupro in piena regola, un abuso di gruppo. Un reato i cui quattro responsabili - tutti originari dell’Equador, tutti regolari e tra i 20 e i 30 anni - sono già stati fermati e assicurati alla giustizia dai carabinieri del Radiomobile che, con grande tempismo e professionalità, li hanno catturati quasi subito dopo il fattaccio. Vittima della violenza una romena 22enne. Cameriera in un ristorante e con frequentazioni non esattamente da educanda, l’altra notte la ragazza è scesa in strada, in viale Monza (all’altezza di via Pasteur) con indosso solo gli slip. Era piena di lividi. Disperata, non la smetteva più di piangere, biascicava a fatica parole sconnesse, il braccio destro usato per coprirsi il seno. «Credevamo fosse in preda a qualche sostanza stupefacente, che fosse piena di droga, sa, capita da queste parti - raccontano i vicini il giorno dopo -. Poi, quando abbiamo capito che le cose stavano diversamente, abbiamo fatto il possibile per darle una mano, ma era inconsolabile, sembrava uscita da un incubo terribile...».
Così qualcuno l’ha soccorsa e ha avvertito il 112. I carabinieri giunti sul posto hanno chiamato un’ambulanza e hanno fatta portare la poveretta alla clinica Mangiagalli dove lei è stata consegnata nelle mani del personale dell’Svs (Servizio violenze sessuali) che ha accertato l’abuso subito.
«Dopo il lavoro ho invitato a casa un ragazzo sudamericano, originario dell’Ecuador, con cui avevo un flirt da qualche giorno - ha raccontato la ragazza ai carabinieri del Radiomobile non appena si è ripresa dal trauma subito -. Dovevo preparargli una cenetta, ma non eravamo soli, c’erano anche altri tre suoi amici, suoi connazionali che avevamo incontrato in centro. Quando siamo arrivati nel mio appartamento abbiamo tutti bevuto un po’, ma l’atmosfera sembrava tranquilla, rilassata, forse c’erano un paio di ragazzi un po’ più su di giri, ma veramente non pensavo potesse accadermi qualcosa di brutto».
«Poi io e il mio amico ci siamo appartati un attimo per baciarci e abbracciarci - prosegue la testimonianza della ragazza -. Ed è stato allora che gli altri tre suoi amici ci hanno raggiunto. Erano alticci, hanno cominciato a fare gli stupidi, tentavano di abbracciarmi, volevano baciarmi anche loro. All’inizio credevo stessero scherzando, il mio nuovo amico stava al gioco, ma ben presto ho capito che era tutt’altro che un gioco. Ho tentato di divincolarmi, ma hanno cominciato a percuotermi. Quindi mi sono stati addosso tutti e quattro. E, dopo avermi bloccata, mi hanno stuprata, più volte».
«Quando se ne sono andati ero sconvolta e schifata... - ha concluso la giovane romena -. Così mi sono precipitata in strada: quei bastardi dovevano pagarla..».
I militari del Radiomobile hanno rintracciato e fermato il suo amico. E, a metà di ieri mattina, dopo un impegnativo lavoro di ricerche, avevano già bloccato anche gli altri suoi tre connazionali. Ora toccherà al pm Ferdinando Esposito convalidare il fermo.
mentre i poveri beni delle ragazze gli erano stati da queste lasciati in quanto non avevano il resto da dargli al momento di saldare il prezzo della prestazione sessuale. Come se fossero state le cassiere di un supermercato!
Turista americana denuncia: mi hanno stuprata Ma non convince
di Andrea Cuomo
RomaHa denunciato di aver subito una violenza sessuale in una discoteca della capitale, ma la sua versione non convince del tutto gli investigatori. È giallo sul presunto stupro ai danni di una turista americana di 21 anni, che ieri alle 5 di mattina i Carabinieri della stazione di San Pietro di pattuglia hanno notato nei pressi di Castel Sant’Angelo mentre piangeva a dirotto consolata da alcune amiche. I militari le hanno chiesto cosa le fosse accaduto e lei, alterata e in stato di evidente ubriachezza, ha raccontato di aver subito violenza da parte di due ragazzi nel bagno della discoteca estiva La Maison, che si trova sulla banchina del Tevere al lungotevere Castello, al pochi passi da Castel Sant’Angelo. Un locale molto frequentato da romani e stranieri soprattutto nel fine settimana.
La giovane, originaria dell’Ohio, è stata immediatamente accompagnata al vicino ospedale Santo Spirito dove è stata sottoposto a visita medica, che però non ha evidenziato, come si legge nel referto dei medici, «alcuna alterazione o lacerazione». Ad allungare ulteriori ombre sulle parole della giovane turista americana le testimonianze di alcuni ragazzi: tutti concordi nel raccontare che la ragazza era ubriaca dopo le numerose birre bevute nella serata. Ciò che è stato confermato peraltro anche da alcuni amici della ventunenne. Dalle testimonianze gli investigatori avrebbero ricostruito la serata fin quasi al suo epilogo. La giovane avrebbe conosciuto due ragazzi italiani con i quali avrebbe ballato tra mezzanotte e l’una sull’affollata pista della discoteca. Con i due la ragazza avrebbe manifestato una certa confidenza, probabilmente facilitata dalla quantità di alcol ingerita. Alcuni testimoni l’avrebbero vista poi andare prima in compagnia di uno e poi dell’altro giovane italiano verso i servizi igienici del locale. Secondo tutte i testimoni la ragazza appariva consenziente, ma naturalmente ciò non esclude che una volta nella toilette un semplice amoreggiamento possa essersi trasformato in violenza.
Gli investigatori dell’Arma continueranno a raccogliere testimonianze e ascolteranno anche il titolare e i dipendenti. Oltre che a cercare i due giovani italiani accusati dello stupro.
La turista riconosce l'aggressore
Vittima e indagato erano ubriachi
La 17enne francese ha identificato il ragazzo dietro un vetro schermato. Gli investigatori hanno ricostruito la violenza: la ragazza non era disponibile ad un rapporto sessuale. Nonostante lo stupro sia avvenuto sotto un lampione nessuno sembra aver visto. Controlli nei locali per verificare se viene venduto alcol a minori
di PATRIZIA CAPUA
La turista riconosce l'aggressore Vittima e indagato erano ubriachi
La ragazza francese di 17 anni, dopo lo choc, le cure in ospedale e il riconoscimento del suo stupratore, è ripartita per Parigi. Il ragazzo napoletano di Posillipo, suo coetaneo, accusato di violenza sessuale, è stato portato al centro di prima accoglienza ai Colli Aminei in stato di fermo. Oggi verrà interrogato dal gip. Ricostruita dalla polizia di Capri una notte cominciata in discoteca, bagnata da tanto alcol, finita con la violenza dello stupro, avvenuto sotto un lampione di via Ignazio Cerio, all'angolo di via Camerelle. Ma nessuno ha visto niente, negli atti dell'inchiesta non c'è nemmeno un testimone. Dietro un vetro schermato la ragazza lo ha identificato: "È stato lui". All'inizio aveva detto di non ricordare, non lo ha nemmeno denunciato, ha evitato anche di avvertire i suoi genitori. La pazienza di un'ispettrice della squadra mobile, sezione minori, assistita da personale medico, e seguita passo per passo dal pm di turno del tribunale dei minori, Patrizia Imperato, è riuscita a darle fiducia e a farle tornare tutto in mente. E a ricostruire la violenza subita. La diciassettenne francese, vittima di uno stupro nel centro di Capri, venerdì sera, è ripartita ieri mattina per Parigi. C. F., il ragazzo napoletano di via Manzoni fermato per violenza sessuale, è al centro di prima accoglienza ai Colli Aminei. Oggi il gip lo interrogherà. Il magistrato valuterà se confermare o meno il provvedimento cautelare.
La polizia di Capri, guidata dal dirigente Stefano Iuorio ha ricostruito la vacanza delle francesi arrivate giovedì: alberghi di lusso, Quisisana e Regina Cristina, mare, ristoranti, night club. G. F., 18 anni tra pochi mesi, è ospite di amici in una villa di Anacapri. I due si conoscono al Number Two, un approccio, in pista a ballare, le avances, bevono molti mojito e vodka lemon, e poi si allontanano insieme. Per gli inquirenti, la ragazza non era disponibile a un rapporto sessuale, sarebbe stato il primo della sua vita, e di certo non in strada. La sua resistenza, assieme all'overdose di alcol, ha scatenato la violenza.
Questo l'impianto accusatorio. Agli atti nessuna testimonianza, benché la violenza sia avvenuta sotto un lampione, in un punto di passaggio anche alle 5 di mattina. "In un ambiente così, è difficilissimo farsi raccontare, perché sono tutti insospettabili", dice Iuorio, "una ragazzata? Un concetto molto particolare di ragazzata". All'ingresso del personale del Quisisana, in via Ignazio Cerio, c'erano già addetti in servizio. Uno di loro ha allontanato quel giovane con le mani sporche di sangue che si è infilato nella cella dove si stiva l'immondizia: cercava di scappare attraverso l'albergo. La telecamera, una di quelle installate lungo il perimetro dell'hotel, lo ha ripreso.
Intanto, già dalle prossime ore partiranno controlli a tappeto per verificare, in discoteche e in locali notturni, le modalità di vendita di alcol, soprattutto al fine di accertare se vengono messi in atto tutti i controlli necessari nei confronti di utenti minorenni.
Roma, 9 ago. - (Adnkronos) - "Mio figlio non puo' aver fatto quello di cui lo accusano. almeno per come lo conosco io. Un ragazzo tranquillo, studente che non ci ha mai dato motivo di preoccupazione. E poi, lo dicono anche i suoi amici, e' stato sempre un grande timido". Lo afferma in un colloquio con il quotidiano 'Il Mattino', il padre del diciasettenne di Posillipo, fermato per lo stupro di una giovane turista francese avvenuto a Capri.
Il padre Ermanno e la madre Sonia, separati, sono preoccupati per il figlio che si trova Centro di accoglienza dei Colli Aminei, come sono preoccupati anche per la giovane turista francese, ora lontanta da Capri. "Speriamo che la ragazza stia bene, ci spiace davvero che abbia avuto conseguenze fisiche cosi' traumatiche. volevamo vederla, parlarle, ma non e' stato possibile - hanno detto Ermanno e Sonia - faremo di tutto per sapere con precisione cosa e' successo, vogliamo saperlo. Ma per come conosciamo nostro figlio, rifiutiamo l'idea che possa essersi macchiato di violenze".
Stupro di Capri, il ragazzo: un po' brilli
ma avevamo deciso insieme di appartarci
Il padre del giovane accusato: «Lui è un timido, non credo
alla violenza. Pronti alla verità e ad aiutare la francesina»
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di Gigi Di Fiore
CAPRI (9 agosto) - Lo descrivono di fisico mingherlino e aspetto pulito. Ma soprattutto tranquillo, mentre si imbarcava per essere portato al Centro di accoglienza per minori a Napoli. Tanto tranquillo, come se non avesse ancora ben metabolizzato cosa stava vivendo: l'accusa di stupro a una coetanea francese G. F. ha ormai lasciato Capri da sabato sera. Da due notti è chiuso al Centro di accoglienza per minori dei Colli Aminei, per il fermo confermato dal pm. Al commissariato di polizia caprese il ragazzo ha dichiarato nel breve verbale inserito nel fascicolo del fermo: «Ci siamo conosciuti al Number Two. Ci siamo piaciuti, c’era feeling. Abbiamo bevuto tanto a ruota libera. L’approccio, che avevamo voluto entrambi, è cominciato nel locale. Poi, abbiamo deciso di uscire e ci siamo appartati. Abbiamo avuto un rapporto sessuale».
Prime versioni, qualche amnesia nei ricordi: il sangue perso dalla ragazza, la fuga spaventata prima di essere individuato attraverso le telecamere e le prime testimonianze degli amici. Sarà l’udienza di domani dinanzi al gip del tribunale dei minori Piero Avallone a chiarire le cose. I legali, Lucio Cricrì e Alfredo Maria Serra, fanno sapere che il ragazzo intende rispondere alle domande e fornire la sua versione dell'accaduto. Una
vicenda «fumosa», si limitano a commentare per ora i difensori, sottolineando la necessità di «tutelare l'interesse del minore».
Prende le difese del ragazzo il papà, Ermanno, che sabato notte, si è affrettato a Capri. Suo figlio era stato fermato dalla polizia, con l’accusa infamante di aver compiuto uno stupro. Papà Ermanno, commerciante napoletano, non era ancora in vacanza. Da Napoli, è arrivato sull’isola. Ma ha potuto parlare con suo figlio G. solo per qualche minuto, poi ha dovuto salutarlo mentre lo portavano al Centro di accoglienza dei Colli Aminei. Forse, dopo quasi due giorni, riuscirà a rivederlo oggi, in attesa dell’udienza per l’eventuale convalida del fermo che il gip fisserà per domani.
Papà Ermanno, con la moglie Sonia da cui è separato, andranno dal figlio. La richiesta per la visita sarà formalizzata dai difensori del ragazzo, gli avvocati Lucio Cricrì e Alfredo Maria Serra.
Nell’attesa, l’uomo non riesce a trovare una spiegazione a quanto gli viene raccontato. E dice: «Mio figlio non può aver fatto quello di cui lo accusano. Almeno per come lo conosco io. Un ragazzo tranquillo, studente, che non ci ha mai dato motivo di preoccupazione. E poi, lo dicono anche i suoi amici, è stato sempre un grande timido».
Due genitori in pena per il loro figlio. G. ha una sorella più piccola e vive con lei e la madre in via Manzoni a Napoli. Era a Capri ospite di amici, che hanno una bella casa ad Anacapri. Figli di medici e professionisti napoletani, presi già a sganascioni dai genitori quando hanno saputo della notte di sabato.
Le ragazze francesi erano ospiti di uno di quei ragazzi. G. li ha incontrati al «Number two». È nata la simpatia con la ragazzina, il dopo è tutto da delineare nei dettagli.
Mamma Sonia e papà Ermanno hanno parole preoccupate anche per lei. La giovane, ormai lontana da Capri, ha dovuto far ricorso ai medici del pronto soccorso per il sangue perso. Cinque i punti di sutura avuti all’inguine. Dicono i genitori di G.: «Speriamo che la ragazza stia bene, ci spiace davvero che abbia avuto conseguenze fisiche così traumatiche. Volevamo vederla, parlarle, ma non è stato possibile».
E aggiungono: «Faremo di tutto per sapere con precisione cosa è successo, vogliamo saperlo. Ma per come conosciamo nostro figlio, rifiutiamo l’idea che possa essersi macchiato di violenze».
La comitiva di adolescenti era seduta ad un tavolino del «Number two». Hanno bevuto e ordinato alcolici senza alcun problema. Si usa così, in tutti i locali della movida caprese. Nel fascicolo trasmesso al gip, il pm Patrizia Imperato ha inserito il rapporto della polizia, con le brevi dichiarazioni non ancora da indagato del ragazzo, qualche testimonianza degli amici di G. presenti al «Number two», la descrizione delle immagini registrate dalle telecamere di via Camerelle, il referto medico del pronto soccorso dell’ospedale Capilupi di Capri sulla ragazza. Determinanti per l’inchiesta saranno anche le dichiarazioni della vittima.
Tra minori sopra i 14 anni, l’elemento che giuridicamente distingue uno stupro da un rapporto sessuale tra persone che si piacciono è il consenso. Su questo, si giocherà l’udienza di domani.
MILANESE STUPRATA ALL'ALBA IN SPIAGGIA
Attualità(13/08/2010) - Violentata da un senegalese clandestino di circa vent'anni mentre all'alba si trovava da sola, in stato di semincoscienza, sul lettino di uno stabilimento balneare sulla spiaggia di Lido delle Nazioni, la più movimentata tra le località del litorale ferrarese, dopo una nottata trascorsa in compagnia di amici. Vittima dello stupro, una turista milanese di 26 anni. L'autore della violenza, clandestino, è stato arrestato poco dopo dai carabinieri della Compagnia di Comacchio e poi trasferito nel carcere ferrarese, mentre la giovane è stata accompagnata all'ospedale del Delta a Lagosanto, dove i sanitari hanno riscontrato la violenza, l'hanno sottoposta ad accertamenti e quindi l'hanno dimessa.
Ad accorgersi dello stupro è stato Oreste Bulgarelli, una guardia giurata della Securpol di Ferrara, durante un giro di controllo, verso le 5, tra i lettini dello stabilimento balneare Aloha, a non troppa distanza dal lungomare. Il vigilante ha chiamato subito i carabinieri e ha tentato di fermare il giovane, sparando anche tre colpi di pistola in aria; il violentatore, disorientato, ha accennato un tentativo di fuga ma è stato subito bloccato da un equipaggio dei carabinieri di Porto Garibaldi, già in servizio di pattuglia nella zona, che in pochi attimi è giunto sul posto.
Secondo i primi riscontri degli investigatori sembrava che l'aggressore avesse 28-30 anni, poi si è scoperto che era probabilmente più giovane. Lui, peraltro, ha cercato di convincere i militari che era minorenne. I carabinieri hanno avviato accertamenti anche per verificare se il giovane era già stato colpito da provvedimenti di espulsione dall'Italia; lui nel frattempo ha nominato un legale di fiducia, l'avvocato Sergio Pezzucchi del foro di Brescia.
Sull'episodio è intervenuto, su Facebook, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. 'Le testimonianze - ha scritto - dicono che queste cicatrici resteranno per tutta la vita: le porterà con sè chi ha subito l'abuso, camminando silenziosamente per le nostre strade accanto a noi. Mi chiedo il perche' di questo orrore e se non sia il caso di inasprire le pene'.
Violenza sessuale:studentessa denuncia vigilantes per stupro
Stordita da droga e alcol giovane sarebbe stata aggedita in auto
15 agosto, 17:06
(ANSA) - VENEZIA, 15 AGO - Una studentessa trevigiana di 22 sarebbe stata drogata e stuprata in auto nel parcheggio di una discoteca a Jesolo da un vigilantes.
L'uomo,di 39 anni, denunciato a piede libero per violenza sessuale, avrebbe parzialmente ammessole le proprie responsabilita' respingendo l'accusa di aver drogato la giovane donna ma ammettendo un rapporto sessuale con una partner che riteneva ubriaca. Alla guardia giurata i carabinieri hanno sequestrato l'arma in dotazione e la prefettura di Venezia ha sospeso licenze e autorizzazioni. (ANSA).
Venezia,studentessa denuncia stupro
Drogata e violentata,accusato vigilante
Una studentessa trevigiana di 22 sarebbe stata drogata e stuprata nel parcheggio di una discoteca a Jesolo da un vigilantes di 39 anni anch'egli della provincia di Treviso. L'uomo, denunciato a piede libero per violenza sessuale, avrebbe parzialmente ammessole le proprie responsabilità respingendo l'accusa di aver drogato la giovane ma ammettendo un rapporto sessuale con una partner che riteneva ubriaca.
Alla guardia giurata, come indicano alcuni quotidiani locali, i carabinieri hanno sequestrato l'arma in dotazione e la prefettura di Venezia ha sospeso licenze e autorizzazioni.
Il dramma, vissuto a fine luglio, la giovane l'ha raccontato qualche giorno fa ai carabinieri di Treviso: ai militari ha detto di essere uscita dal locale molto stanca e di essersi addormentata nella propria auto, risvegliata da un uomo in divisa che l'avrebbe violentata.
Roccalvecce - La ragazza non ha più esposto querela
Presunto stupro di Capodanno, caso archiviato
Viterbo - 19 agosto 2010 - ore 20,30
- Presunta violenza sessuale di Capodanno, archiviato il caso per mancanza di querela.
La vicenda risale alla notte di San Silvestro. Protagonista del presunto stupro, una ragazza romana di 24 anni che aveva passato la notte nel castello Costaguti di Roccalvecce.
Il caso è stato archiviato perché la ragazza non ha esposto alcuna querela anche se il primo gennaio si era recata nel commissariato di Flaminio Nuovo a Roma dichiarando agli agenti di sospettare di aver subito uno stupro.
La 24enne ammise anche di essere ubriaca e di non ricordarsi bene cosa fosse successo quella notte.
Gli elementi raccolti dalla polizia sono rimasti a disposizione degli inquirenti per sei mesi, ma poiché la ragazza non ha esposto querela, il caso è stato archiviato.
indagini
Presunto stupro di Capodanno, l'inchiesta va avanti
Viterbo - 20 agosto 2010 - ore 20,30
- L'avvocato Giuseppe Di Noto, legale della ragazza vittima del presunto stupro di Capodanno, smentisce.
Il caso, che sembrava chiuso perché la ragazza non aveva esposto querela, risulta ancora aperto in quanto la parte civile ha presentato la denuncia di parte.
"Smentisco la notizia apparsa sui quotidiani di oggi in merito alla presunta archiviazione del procedimento per mancanza di querela - dice l'avvocato -, in quanto la parte civile, mio tramite, ha provveduto a depositarla a maggio scorso, quindi ben prima della scadenza del termine di legge".
Sarebbe comunque fuori dalle indagini il ragazzo accusato inizialmente.
18-08-10
G.B.: TENTATO STUPRO BAMBINA DI 8 ANNI, CONDANNATI DUE UNDICENNI
(ASCA-AFP) - Londra, 18 ago - Due bambini di 11 anni sono stati condannati a tre anni di controllo da parte dei servizi sociali per aver tentato di stuprare una bambina di 8 anni in Gran Bretagna.
I minori, il cui nome non e' stato diffuso per tutelarne la privacy, stavano giocando con la bimba vicino a casa sua ad Hayes, a ovest di Londra, quando e' avvenuta l'aggressione.
Il fatto risale allo scorso anno. I bambini hanno negato di aver tentato lo stupro affermando che quanto accaduto era solo un ''gioco''.
Il giudice John Saunders ha pero' respinto le dichiarazioni dei due minori e ha deciso di condannarli ai servizi sociali. ''Non posso accettare che cio' che e' avvenuto sia considerato come un gioco. Ma posso comprendere che non avete capito la gravita' di quanto stavate facendo'', ha detto il giudice ai due minori escludendo l'ipotesi del carcere minorile, considerata ''controproducente'' in un caso simile.
Tentato stupro: 61enne reagisce a colpi di judo
di Redazione
Quella filippina ultra sessantenne sembrava una preda facile. Ma quando un cingalese ha provato a violentarla, lei ha reagito rispolverando brillanti tecniche di auto difesa. Arrestato l'uomo
Milano - Ci ha provato aggredendola in casa. Ma la reazione inattesa l'ha messo letteramente ko.
La reazione L’episodio è avvenuto ieri sera intorno alle 23.30 in uno stabile di via Ippodromo a Milano. L’uomo, un 41enne cingalese, ha assalito la vicina, una 61enne che stava rientrando in casa, e l’ha trascinata nel suo appartamento dove, sotto la minaccia di un coltellino ha preteso un rapporto sessuale. La donna, un’infermiera di origine filippina, non si è persa d’animo ed ha rispolverato le tecniche marziali del judo, di cui è cintura nera cogliendo di sorpresa il vicino: prima lo ha disarmato del coltello torcendogli il braccio e poi è fuggita.
La fuga Trasformatasi da vittima ad aggressore,è poi riuscita a scappare nell’appartamento dove vive con due suoi connazionali che l’hanno soccorsa. Nel frattempo, il trambusto è stato avvertito da altri condomini che hanno chiamato il 112. I carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno arrestato il 41enne, trovato in barcollante in mutande nella sua abitazione, con l’accusa di violenza sessuale.
Lo fa arrestare per stupro È scagionato. A rischiare è lei
IL CASO. Accusato dalla fidanzata di violenza sessuale, le indagini lo hanno “assolto”
Davanti al giudice la ragazza ha smentito le sue stesse denunce
29/08/2010
La procura della Repubblica in corso Palladio
Una storia d'amore controversa e quanto mai tormentata. È quella fra due giovani, che dopo litigi e denunce si sono ritrovati assieme nonostante lei lo avesse fatto arrestare per una violenza sessuale che non c'è stata. Ma che rischiano di essere fianco a fianco anche in un'aula di tribunale.
Il pubblico ministero Alessandro Severi ha infatti chiuso le indagini a carico del cittadino tunisino Walid Lassoued, 21 anni (è difeso dall'avv. Anna Sambugaro), e della sua fidanzata Dajanira Destro, vicentina di 23 anni (avv. Rachele Nicolin). Il primo è accusato di maltrattamenti in famiglia e di lesioni nei confronti della ragazza, mentre la seconda di falsa testimonianza: dopo averlo denunciato ha ritrattato tutte le accuse.
Un episodio chiave per comprendere il singolare rapporto fra i due è quello avvenuto alla fine di aprile, quando le volanti della questura avevano arrestato Lassoued: su di lui pendeva un'ordinanza di custodia cautelare per violenza sessuale e lesioni proprio nei confronti della fidanzata, che l'aveva denunciato. Ma le manette gli furono strette ai polsi mentre era a passeggio, a braccetto, proprio con la ragazza. Possibile?
Quando era stato interrogato in carcere per la convalida, Walid si era difeso con i denti: «Io non l'ho mai stuprata semplicemente perché i nostri rapporti sessuali erano consenzienti. Lei è la mia fidanzata, non so perché lei mi abbia denunciato».
Per cercare di fare chiarezza, la procura aveva disposto l'incidente probatorio davanti al gip nelle settimane successive per ascoltare il racconto della vicentina. Al giudice la ragazza aveva spiegato che no, lei da Walid non era mai stata stuprata; ma non solo, aveva riferito di non essere stata mai vittima nè di maltrattamenti nè tanto meno di lesioni.
Eppure, nei mesi precedenti aveva presentato più denunce in questura contro di lui; fra l'altro, si era recata in almeno cinque circostanze al pronto soccorso dell'ospedale S. Bortolo per farsi medicare dopo aver preso le botte (ed era stata giudicata guaribile sempre fra i 10 e i 15 giorni). I comportamenti da codice penale del tunisino andavano avanti almeno dall'agosto precedente, in base a quanto era stato ricostruito dalla polizia che aveva seguito le indagini.
Per questo, il pm Severi aveva chiesto e ottenuto che il gip Furlani archiviasse le accuse di violenza sessuale (due i casi) e di tentata estorsione di una somma di danaro.
Ma ora l'intenzione della procura è di chiedere il processo per Lassoued, accusato di lesioni e maltrattamenti (che emergono anche da elementi esterni rispetto alle dichiarazioni, contraddittorie, della ragazza), e per Destro, con l'ipotesi di falsa testimonianza davanti al gip. Saranno i fidanzati, ora, a doversi difendere.
Diego Neri
Padova, panettiere arrestato per stupro
Giovane e' datore lavoro ed ex fidanzato della vittima
Padova, panettiere arrestato per stupro (ANSA) - PADOVA, 30 AGO - Un panettiere di 26 anni di Padova e' stato arrestato dalla polizia con l'accusa di violenza sessuale e sequestro di persona.
L'uomo, datore di lavoro ed ex fidanzato della vittima, un mese fa aveva chiamato gli agenti accusando la giovane di averlo accoltellato. Lei aveva negato e spiegato che il partner si era ferito perche' contrario alla fine della relazione. Tempo dopo ha denunciato di aver subito violenza da parte dell'ex, che con una scusa l'aveva invitata a casa.
Donna inglese stuprata nella villa in campagna
Martedì 07 Settembre 2010 08:28 Redazione_2
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OSTUNI – L’ha sorpresa in casa, da sola, nel cuore della notte. Ha cercato di estorcerle denaro: poi l’ha violentata. Uno stupro consumato nel desolante silenzio di una villa immersa nelle campagne tra Ostuni e Ceglie, fra strade, ulivi, sassi che non hanno orecchie per udire e braccia per fermare. Lei, la vittima, una turista inglese di 60 anni proprietaria di un ha però subito trovato la forza e il coraggio di reagire. Ha denunciato l’accaduto alla polizia, fornito una lucida e minuziosa descrizione del balordo, e permesso la cattura del presunto responsabile. Sulla sua identità gli investigatori del commissariato di Ostuni coordinati dal dirigente Francesco Angiuli hanno per ora deciso di attenersi al più stretto riserbo. Troppo delicata e ammantata di squallore la vicenda, per gettare in pasto all’opinione pubblica il nome del possibile colpevole ancor prima di aver raccolto un quadro indiziario a suo carico sufficientemente solido.
Ma qualcosa è comunque trapelato. Si tratterebbe di un giovane del posto: non un incensurato, uno stinco di santo, ma nemmeno un criminale incallito. L’uomo avrebbe avuto con la giustizia appena qualche screzio: una macchia di poco conto sulla fedina penale per spaccio di droga, ma nulla che possa valere il confronto con l’orrore consumatosi domenica notte.
Leggi l'articolo completo sull'edizione di Senzacolonne oggi in edicola
Paderno, la vittima riconosce
l'autore del tentato stupro
PADERNO D'ADDA - Venerdì 3 settembre verso le 23.30 in via Edison a Paderno d'Adda l'aveva schiaffeggiata, aggredita e aveva tentato lo stupro. Nella serata di lunedì la ventunenne di Robbiate vittima di questo episodio ha riconosciuto l'autore dell'aggressione mentre passeggiava in compagnia di un familiare. Un 19enne romeno, in Italia senza fissa dimora, era in piazza Vittoria di Paderno d'Adda vicino al bar Biffi quando la giovane lo ha avvistato e riconosciuto. A quel punto ha chiamato la centrale operativa di Merate, che ha inviato in zona una pattuglia del radiomobile e una della stazione di Merate. Alle 23.30 il romeno veniva rintracciato in un'abitazione di via Edison, dov'era ospitato da un connazionale. Portato in caserma, veniva identificato e riconosciuto quale autore della tentata violenza sessuale. E' stato denunciato in stato di libertà.
Violenza sessuale: in due tentano stupro, arrestati a Napoli
E' successo nell'area parcheggio delle Ferrovie
07 settembre, 16:26
(ANSA) - NAPOLI, 7 SET - In due tentano di violentare una donna: e' accaduto la scorsa notte a Napoli, nell'area parcheggio Ferrovie dello Stato di corso Lucci.
Sono stati gli agenti della polizia ferroviaria del reparto operativo di Napoli ad essere intervenuti poco prima della mezzanotte. La donna, in forte stato di ansia, ha raccontato di essere stata prima insultata dai due, un cittadino moldavo ed un altro italiano. Poi l'hanno afferrata per i capelli e l'hanno fatta cadere a terra: hanno, quindi, tentato di violentarla.
I due uomini sono scappati ma sono stati rintracciati, riconosciuti dalla vittima e arrestati.(ANSA).
E di questo (http://falseaccuse.blogspot.com/2010/09/presunta-vittima-di-stupro-confessa-di.html) che ne pensate?
Presunta vittima di stupro confessa di aver mentito
8 settembre 2010, Nuova Delhi (India) - Nel corso del processo a carico dell'attore indiano Shiney Ahuja, accusato di violenza sessuale, la presunta vittima, che aveva inizialmente presentato la denuncia, ha dichiarato testualmente che l'uomo in realtà non l'ha violentata e che le accuse da lei formulate erano false.
Il 14 giugno 2009 la domestica di Ahuja si presenta alla polizia dichiarando di essere stata violentata dall'attore, che viene così prontamente arrestato. Shiney Ahuja ha dovuto trascorrere 110 giorni in carcere prima di poter versare la cauzione di 50mila rupie ed uscire.
Nel settembre del 2010 è iniziato il processo contro l'uomo, nel quale la domestica ha avanzato le sue dichiarazioni confessando di aver mentito. La corte l'ha per questo dichiarata "testimone ostile". La prossima udienza è prevista per il 15 settembre.
Pubblicato da Massimo Di Natale a 14:52
ARRESTATO CAMERIERE A VULCANO PER STUPRO DI UNA COLLEGA
09:58 11 SET 2010
(AGI) - Vulcano (Messina), 11 set. - Per un cameriere di 30 anni proveniente dal sud est asiatico e' scattato l'arresto su disposizione del sostituto procuratore del tribunale di Barcellona, Michele Martorelli. L'uomo in servizio a Vulcano e' accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di una giovane collega che lavorara nello stesso locale dell'isola eoliana. La violenza -secondo la denuncia presentata dalla ragazza ai carabinieri- sarebbe scattata dopo una serata trascorsa tra amici in una abitazione di Vulcano, che divideva tutto il gruppo e ove sarebbero stati consumati molti alcolici.
Il presunto violentatore tratto in arresto dai carabinieri e' stato accompagnato alle carceri di Gazzi a Messina. Il sostituto Martorelli che ha gia' proceduto ad interrogare la ragazza, ha richiesto al gip di Barcellona l'emissione di una ordinanza di custodia cautelare nei confronti del cittadino del sud-est asiatico. La ragazza durante l'interrogatorio ha riferito in particolare che dopo aver bevuto parecchio si e' sentita male e dal collega di lavoro e' stata accompagnata nel bagno dell'abitazione. E proprio li' il collega "avrebbe approfittato con ripetuti atti di violenza sessuale".
All'indomani, ripresasi dallo shock, ha denunciato l'accaduto ai carabinieri. La violenza si sarebbe verificata nella notte tra lunedi' e martedi' scorso. (AGI) Cli/Pa/Ral
Casoria, stuprata dal branco: arrestati 5 ragazzi napoletani
La violenza è avvenuta il 25 agosto scorso. Decisiva per l'arresto dei cinque l'auto di uno degli aguzzini che il giorno prima aveva conosciuto la vittima in una serata della movida napoletana
di Redazione - 11/09/2010
Violentata dal branco e abbandonata sul ciglio della strada. Così una 29enne ha vissuto l'incubo dello stupro di gruppo nelle campagne tra Casoria e Afragola. L'episodio risale al 25 agosto scorso ed oggi i carabinieri hanno arrestato i cinque responsabili, tutti napoletani.
IL RAGAZZO CON LA SMART - L'incubo ha inizio una sera di agosto, in una delle tante serate della movida napoletana. La ragazza, 29 anni, conosce uno dei suoi futuri aguzzini. I due si piacciono e combinano un secondo appuntamento. Il giovane si presenta con una Smart. La ragazza sale, non sapendo che sarebbe andata incontro al suo incubo.
IL GRUPPO - Il giovane infatti la conduce in una strada appartata, tra Casoria e Afragola. Ad attenderlo, nei pressi di un casolare, quattro ragazzi, con cui aveva architettato la violenza. A questo punto si consuma la violenza al termine della quale la ragazza viene abbandonata sul ciglio di una strada. La 29enne viene quindi portata all'ospedale Cardarelli di Napoli e curata.
Porto S.Elpidio: giovane rischia di essere violentata in treno, fugge e denuncia l'uomo
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Ancora in corso le indagini dei Carabinieri di Porto Sant'Elpidio che hanno raccolto la denuncia di una ragazza, poco più che maggiorenne, vittima di un tentato stupro in treno.
Erano circa le 13 quando la giovane, che si trovava seduta da sola in uno scompartimento del treno regionale Civitanova Marche-Porto Sant'Elpidio, è stata avvicinata da un giovane indiano che le si è presentato iniziando così una conversazione cortese ed innocente. Poi però l'uomo ha iniziato a palpeggiarla e farle richieste fastidiose.
La giovane vittima, dopo essere riuscita a divincolarsi ed a fuggire in un'altra carrozza del treno, ha chiesto aiuto ad altri passeggeri. Una volta alla stazione di Porto Sant'Elpidio ha denunciato il fatto che è avvenuto nei giorni scorsi ma è stato reso pubblico soltanto venerdì.
Tentato stupro al parco della Pellerina
Il parco della Pellerina, teatro della tentata violenza sessuale
L'assalitore è stato arrestato
Le aveva già strappato i vestiti
L’ha afferrata alle spalle e, in pieno giorno, le ha strappato camicetta e reggiseno. Un romeno, ubriaco e senza documenti, è stato arrestato oggi pomeriggio alla Pellerina, uno dei parchi più grandi del capoluogo piemontese.
La vittima, 40 anni, se l’è cavata con qualche livido grazie all’intervento di alcuni passanti e del fidanzato, che si era allontanato per comperare dell’acqua. All’improvviso la donna, che si trovava nei pressi di via Michele Lessona, in una zona del parco molto frequentata, si è sentita afferrare da dietro. Sono state le sue urla a mettere in fuga i due presunti complici del suo aggressore e a richiamare l’attenzione dei passanti, che hanno dato l’allarme. Sul posto sono intervenute le volanti della polizia, che hanno fermato il romeno ubriaco e stanno ora ricostruendo con precisione i momenti dell’aggressione.
ciò che non ci sta è il movente: perchè mai 5 giovani napoletani avrebbero orchitettato il rapimento? forse che le prostitute a Napoli sono sotto torchio come nei comuni leghisti? :w00t:
Napoli: il criminologo Mele, stupro di gruppo come tregua conflitto nel 'branco'
(Adnkronos) - Il criminologo successivamente si sofferma ad analizzare il compimento dello stupro e sottolinea che per gli stupratori e' "essenziale lo sguardo collettivo nell'osservazione dell'atto violento compiuto da ciascuno a turno, con la conseguente assoluzione da parte di ognuno della propria azione immorale, mediante la cancellazione che la forma collettiva produce azzerando la partecipazione consapevole di ciascun soggetto".
Secondo l'analisi di Mele, il rito collettivo rappresenta quindi una sorta di espiazione della colpa appena commessa. "Nel fatto di cronaca in questione, i componenti del gruppo, tutti incensurati, hanno agito con premeditazione e la consapevolezza di trasgredire la legge era, quindi, loro chiara. Tale premeditazione accresce la colpevolezza degli stupratori e pone lo stupro ben al di la' di un delitto di tipo sessuale avente come spinta la passionalita', ma si pone a livello dei delitti efferati contro la persona", conclude il criminologo Francisco Mele.
Mestre. Si salva dallo stupro grazie a un sms
Una giovane cinese è stata chiusa a chiave la notte scorsa nella stanza di un appartamento di Mestre da un connazionale che ha tentato di abusare di lei. La ragazza si è salvata inviando un sms ad un'amica in un attimo di distrazione dell'uomo.
I due, ieri mattina, si erano appena conosciuti alla stazione Termini di Roma, dove lei era in attesa di partire per Verona. Dato che dovevano prendere lo stesso treno, i due hanno deciso di fare il viaggio insieme, durante il quale il giovane cinese le ha rivolto degli apprezzamenti galanti. Arrivati a Bologna però, la giovane si è accorta che sul tabellone non compariva il treno per Verona e a quel punto lui l'ha invitata a proseguire il viaggio per Venezia.
Giunti a Mestre, l'uomo l'ha fatta salire con una scusa nell'appartamento sopra un ristorante cinese e l'ha portata nella sua stanza. Quando la ragazza si è accorta che qualcosa non andava ha tentato di uscire, ma lui aveva chiuso la porta a chiave e, dopo averla bloccata a letto e spogliata, ha cercato di usarle violenza. Approfittando di un momento di distrazione dell’aggressore, la donna è riuscita a inviare un sms all’amica, che ha chiamato la Polizia. L’uomo è stato immediatamente arrestato.
Tentato stupro delle vicine: in cella due romeni
Erano vicini di casa. Entrambi romeni, si conoscevano di vista. Lui 38 anni, lei 23enne; lei una tranquilla operaia, lui pregiudicato, ma prima dell’altra sera tra loro non c’era stato mai alcun problema. L’uomo, infatti, martedì, intorno alle 22.30, è tornato a casa con un connazionale 43enne, pure lui non esattamente uno stinco di santo. Ma la fedina penale, in casi come questi, c’entra poco: il problema è che i due uomini erano ubriachi fradici. E, quando hanno notato la vicina rientrare con un’amica di 47 anni, pure lei romena, le hanno puntate, assalite e trascinate in casa della ragazza con la forza allo scopo di abusare di loro. A salvarle sono stati i carabinieri del radiomobile.
È accaduto in via Fabio Massimo, al Corvetto, un quartiere dove, negli ultimi tempi, ci sono state risse e liti violente tra stranieri, seguite da violente polemiche.
A lanciare l’allarme l’altra sera è stata la romena più anziana. «La mia amica è nelle grinfie del più violento - ha raccontato la donna in maniera concitata quando, liberatasi dal 43enne, ha telefonato al 112 - Quell’uomo è un animale! Ha minacciato di bruciarle la casa e di ammazzarla se non faceva l’amore con lui».
La giovane operaia, infatti, stava lottando con il suo aggressore per sfuggirgli; lui intanto le aveva strappato i vestiti e l’aveva spinta contro il muro riempiendola di botte. Al loro arrivo i militari sono riusciti proprio per miracolo a impedire lo stupro. Quindi hanno arrestato il balordo e l’amico (che, nel frattempo, si era nascosto nel suo appartamento), accusandoli di violenza sessuale. L’operaia romena è stata medicata sul posto. «Aveva molte contusioni, ma era soprattutto molto, molto spaventata» hanno spiegato i carabinieri.
Violenza sessuale: segrega ragazza e tenta stupro,denunciato
Giovane adescata con promessa lavoro, e' riuscita a scappare
15 settembre, 19:41
(ANSA) - LA SPEZIA, 15 SET - Un uomo di 52 anni originario di Carrara ma residente in provincia della Spezia e' stato denunciato per sequestro di persona, violenza sessuale e lesioni ai danni di una giovane romena appena arrivata in Italia.
Secondo il racconto della donna, che e' riuscita a scappare dal suo aguzzino, l'uomo l'aveva agganciata con la promessa di un lavoro e l'aveva portata nel suo appartamento. Qui avrebbe cercato di abusare di lei ma la ragazza e' riuscita a fuggire dall'appartamento e ha denunciato l'uomo ai carabinieri. (ANSA).
Violenza sessuale: tenta stupro in centro Livorno, arrestato
L'uomo ha cercato di fuggire con i pantaloni ancora abbassati
16 settembre, 21:23
(ANSA) - LIVORNO, 16 SET - L'ha notata sull'autobus, ha aspettato che scendesse per seguirla e quando ha visto che intorno non c'era nessuno l'ha molestata insistentemente e, infine, ha tentato di violentarla. E' successo nel centro di Livorno, nella serata di ieri. L'uomo, un 42enne senegalese, e' stato arrestato dai carabinieri, avvertiti da alcuni residenti, che lo hanno fermato mentre stava cercando di fuggire con i pantaloni abbassati, tentando di rivestirsi. La donna - in stato di shock - e' stata curata al pronto soccorso. (ANSA).
Gino Messina: nuovi accertamenti in attesa di discutere la scarcerazione
Savona. Un incontro in Procura tra il pm Giovanni Battista Ferro e l’avvocato Franco Vazio. Sulla scrivania, il memoriale che racconta la “verità” di Gino Messina, accusato dello stupro di una 28enne russa con cui ha trascorso una serata tra i locali della movida rivierasca.
E’ su quelle righe, scritte fitte dal pr originario di Borghetto Santo Spirito e molto conosciuto in zona, che si basa la difesa dell’uomo. Quattro pagine in cui viene riportato ciò che accadde quella sera, i rapporti tra Messina e la ragazza che racconta di essere stata violentata, e le parole di tre testimoni che l’avvocato Vazio definisce “fondamentali per avere un quadro completo della situazione”.
Nel corso dell’incontro, il magistrato ha disposto il compimento dell’attività istruttoria (che, abbandonando il gergo tecnico, significa che saranno svolti ulteriori accertamenti e indagini per fare luce sulla vicenda) e, inoltre, si potrebbe decidere per il sequestro di alcuni tabulati e apparati telefonici, come richiesto dalla difesa. Inoltre, Vazio ha comunicato al sostituto procuratore savonese la volontà di discutere davanti al Tribunale del Riesame di Genova la legittimità dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
“E’ un momento molto delicato per le indagini – ha detto l’avvocato Vazio -. L’unica cosa che posso dire è che continuiamo ad insistere sul fatto che il rapporto sessuale sia stato consensuale e che i graffi sul volto di Messina e i lievissimi segni sulle braccia della giovane siano il frutto di una violenza reazione della ragazza dopo il rapporto intimo col mio assistito”.
Tentato stupro per una 14enne: arrestati due ragazzi di 15 e 16 anni
17/09/2010, 13:40 a cura di Gabriella Gliozzi 0 commenti Visualizza commenti
Tentato stupro per una 14enne: arrestati due ragazzi di 15 e 16 anni
PESCARA- Una ragazza di 14 anni, originaria di Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, è stata trascinata in un garage da due ragazzini, che hanno tentato di abusare di lei sessualmente. Alcune amiche si sono accorte di quanto stava accadendo, sono intervenute e hanno messo in fuga i piccoli violentatori.
Le ragazze hanno poi telefonato ai Carabinieri, che sono riusciti ad arrestare i due ragazzi, uno di 15 e l’altro di 16 anni. Su di loro grava un’accusa di violenza sessuale e sono stati tradotti nel carcere minorile di Roma. Questo fatto è accaduto durante l’estate, nel centro storico di Loreto Aprutino.
Secondo le prime ricostruzioni, i due ragazzi avrebbero trascinato la giovane nel garage abbandonato di una casa ormai ridotta in ruderi. Hanno strappato gli abiti che la ragazza indossava ed hanno cercato due volte di violentarla. Tutto è rimasto nel più stretto riserbo, finchè i servizi sociali non si sono rivolti alla Procura. Del caso si occupa la procura minorile dell’Aquila.
Cerca di violentarla in treno
mestrina salvata dal controllore
Era salito a Conegliano, arrestato un marocchino di 29 anni. La donna stava tornando a casa dal lavoro
TREVISO – Salvata dallo stupro dall’arrivo del controllore. Brutta avventura per una 45enne mestrina che, mentre tornava a casa in treno, è stata molestata sessualmente da un 29enne marocchino. L’uomo (salito a Conegliano) che stava cercando di sfuggire al controllore che l’aveva trovato senza biglietto, è entrato nello scompartimento in cui la donna era sola. Ha iniziato a parlarle con espliciti riferimenti sessuali che diventavano di minuto in minuto sempre più pesanti finché dalle parole è passato ai fatti. Prima le ha messo la mani sulle gambe, poi sul seno e infine è arrivato ad appoggiarle la testa tra le cosce. La donna è rimasta inerme, terrorizzata ed incapace di reagire. Per sua fortuna, proprio in quel momento nello scompartimento è entrato il capotreno al quale la 45enne, in lacrime ha trovato il coraggio di dire. «La prego mi aiuti mi vuole violentare». Il ferroviere ha bloccato il 29enne che, all’arrivo in stazione a Treviso è stato arrestato dagli agenti della Polfer e deve rispondere di violenza sessuale. La donna, una volta arrivata a Mestre dove la attendevano i familiari, ha deciso di sporgere denuncia.
Milvana Citter
17 settembre 2010
Scagionati dopo 30 anni di galera
USA, grazie al DNA in merito ad un omicidio
17 set 2010
WASHINGTON - Hanno fatto 30 anni di carcere nelle galere del Mississipi per lo stupro e l'omicidio di una donna che non avevano mai commesso: ora, il test del Dna ha scagionato i due uomini, in prigione dal 1979, ed un giudice della Forrest county li ha appena rimessi in libertà. Per Bobby Ray Dixon e Phillip Bivens (59 anni) - questi i nomi dei due ex detenuti - la vita ricomincia ora, dopo la condanna ricevuta 30 anni orsono per assassinio e violenza. Anche un terzo uomo, Larry Ruffin - condannato anch'esso nel 1979 per il crimine - è stato scagionato dalle analisi del Dna. Ma Ruffin era già morto in prigione nel 2002.
Il piccolo testimone dell'omicidio aveva sempre sostenuto che l'assassino della madre era un solo uomo, ma nessuno gli aveva creduto. Ed i tre arrestati - Bivens, Ruffin, Dixon - avevano confessato il crimine. Oggi, i due ex carcerati ammettono : «Volevamo evitare la camera a gas». E l'associazione americana 'Innocence Project', che ha riesumato il caso in rappresentanza dei due detenuti, fa presente che le false confessioni per evitare la pena di morte sono tutt'altro che rare: ben 63 presunti rei confessi sono stati scagionati dal Dna negli ultimi anni. Il test nel caso in questione ha collegato lo sperma rinvenuto sulla donna ad un uomo già condannato all'ergastolo per uno stupro avvenuto nel 1981.
ats-ansa
porrebbero posto fine proprio i Carabinieri, allertati con una disperata telefonata proprio dalla ragazza
SIBARI: GIOVANE BULGARA STUPRATA DA UN BRANCO DI CONNAZIONALI
Sibari - Sequestrata e portata in una villetta di Marina di Sibari. E violentata a turno da tre energumeni, mentre altri quattro godevano dello "spettacolo". E' quanto raccontato ai Carabinieri della locale Tenenza dalla stessa vittima, una giovane di nazionalità bulgara.
Il brutale fattaccio sarebbe accaduto nella notte tra sabato e domenica. I presunti violentatori sono finiti in manette nella mattinata di ieri. In sette dunque, sei connazionali della ragazza e uno di nazionalità rumena. Impenetrabile il riserbo degli uomini dell'Arma sui drammatici contorni che avvolgono la vicenda. I sette presunti violentatori, domiciliati tra Sibari ed altre zone rurali del cassanese, avrebbero preso con la forza la giovane bulgara, anch'ella domiciliata a Sibari. Il fatto si sarebbe verificato in piena notte, erano circa le 2 di ieri. L'avrebbero condotta in una villetta del villaggio alla Marina nella disponibilità di uno dei componenti del gruppo. E qui avrebbe avuto inizio l'incubo della vittima. Un incubo cui porrebbero posto fine proprio i Carabinieri, allertati con una disperata telefonata proprio dalla ragazza- I militi dell'Arma avrebbero trovato nell'abitazione, insieme alla vittima, alcuni dei suoi presunti violentatori. In poco tempo sarebero stati intercettati ed arrestati pure gli altri, mentre la vittima della presunta violenza veniva affidata ai medici per le cure e gli accertamenti del caso. Nelle prossime ore gl'indagati, detenuti nella casa circondariale di Castrovillari, compariranno al cospetto del Giudice per le indagini preliminari per la convalida degli arresti e l'interrogatorio di garanzia. A loro carico il sostituto procuratore Francesco Pellecchia ipotizza le accuse di sequestro di persona e stupro di gruppo.
PIAZZALE ACCURSIO, POLIZIA ARRESTA MAROCCHINO PER STUPRO
by Omnimilano
Gli agenti del Commissariato di Quarto Oggiaro hanno arrestato questa mattina un marocchino, E.H.S., 33enne senza fissa dimora con precedenti di polizia, per violenza sessuale ai danni di una cittadina italiana di 41 anni. L'intervento della Polizia di Stato è avvenuto alle ore 7 di questa mattina dopo che l'autista di una ditta di trasporto per dipendenti di un'azienda privata aveva chiamato il 113 per segnalare un uomo che picchiava e trascinava una donna dietro una siepe. Giunti immediatamente in piazzale Accursio, gli agenti sono intervenuti nella flagranza di reato e, dopo una breve colluttazione con l'uomo, lo hanno arrestato. La vittima, che in stato confusionale è stata accompagnata presso la clinica Mangiagalli di Milano per le cure del caso, ha poi dichiarato che lo sconosciuto, dopo averla avvicinata con la scusa di chiederle una sigaretta, ha cominciato a picchiarla.
Mentre va avanti l’inchiesta che da qualche tempo sta coinvolgendo diversi finanzieri del Pronto Impiego del Comune di Milano per abusi e violenze, due militari del gruppo sono stati condannati con l’accusa di stupro, concussione e peculato ai danni di una prostituta romena di 21 anni .
Secondo la ricostruzione ad opera dei P.M., la donna sarebbe stata violentata sull’auto di servizio dal capo pattuglia, durante un controllo in via Gallarate la notte tra il 15 e il 16 giugno 2009.
La sentenza è stata emessa con rito abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare Anna Maria Zamagni, con alcune differenze: la condanna per l’ autore materiale dell’abuso, il capopattuglia P.M., di 32 anni, è di cinque anni e quattro mesi; mentre la condanna per G. R., il collega autista di 33, prevede un’attenuazione della pena a tre anni e quattro mesi.
L’autista continua infatti a dirsi estraneo alla violenza, poiché si sarebbe allontanato dall’auto spinto dal collega del quale ignorava le intenzioni. La sua posizione sarebbe stata confermata dalle deposizioni della stessa vittima.
La sentenza condanna entrambi i militari a risarcire con 15 mila euro la donna e con 5 mila il comune di Milano, costituitosi parte civile per i danni arrecati alla propria immagine.
Intanto l’inchiesta ha portato nei mesi scorsi alla richiesta di arresto per altri militari del gruppo. Se il lavoro degli inquirenti dovesse confermare i sospetti e le accuse sinora sollevati, ne emergerebbe un quadro desolante non solo per l’arma e per la città di Milano, ma per ogni cittadino che riponga ancora la sua fiducia nelle istituzioni.
REGGIO EMILIA: DONNA STUPRATA NELLA SUA ABITAZIONE
Quarantenne stuprata durante la notte da un vicino di casa in un paese dell'appennino reggiano
La vittima è una quarantenne del reggiano che sarebbe stata svegliata durante la notte e quindi aggredita e violentata da un vicino di casa.
Il tragico avvenimento è accaduto nella notte tra mercoledi mercoledi e giovedi in un comune dell'Appennino Reggiano ma i carabinieri lo hanno reso noto solo nella giornata odierna a seguito dell'arresto del marocchino ventenne responsabile dell'orribile stupro.
La donna, 40 anni, giovedi mattina si è recata in caserma in stato di visibile agitazione, con graffi al volto e sporca di sangue denunciando quanto accaduto la notte precedente.
L'uomo, uno straniero, sarebbe entrato durante la notte nell'appartamento della vicina e, una volta avvicinatosi al letto, l'avrebbe aggredita e violentata lasciandola sanguinante e in stato di schock.
La quarantenne, visitata dai sanitari, è stata dichiarata guaribile in venti giorni che certo non saranno sufficienti per cancellare il terribile dramma umano ed esistenziale che un fatto del genere può provocare nell'animo di una donna.
Il giovane responsabile dello stupro è accusato di violenza sessuale, lesioni e violazione di domicilio.
Written by Silvia Rubbianesi modificated by Manager_Igor Scarabel
Sequestrata e stuprata per una settimana in un appartamento di via Liberazione
San Benedetto: la vittima è una giovane donna marocchina preda di due suoi connazionali entrambi pluripregiudicati. Una storia di minacce e violenza
di: Carmine Rozzi 27 settembre 2010 @14:20
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Sequestro di persona e violenza sessuale in concorso continuata. E’ con questa accusa che lunedì all’alba verso le ore 5 sono stati arrestati due marocchini entrambi pregiudicati: Z.B. 29enne senza fissa dimora con base ad Ascoli con il divieto di soggiornare a San Benedetto per precedenti reati e I.H., 26 anni anche lui senza fissa dimora con base a Martinsicuro.
I fatti. Una ragazza marocchina di 28 anni è venuta a San Benedetto alcuni giorni fa per far visita alla sorella. Qui, viene contattata dai due che riescono a fare amicizia e la portano in un appartamento abbandonato situato in via della Liberazione, sulla SS16, nei pressi del McDonald.
Una volta dentro viene legata e tenuta sotto sequestro per una settimana durante le quali è oggetto da parte dei due di ripetute violenze sia fisiche che sessuali con l’intento di fiaccarne la resistenza ed indurla alla prostituzione.
La ragazza, approfittando di un momento di distrazione dei suoi aguzzini riesce a liberarsi dalla prigionia e scappa dalla sorella alla quale racconta tutto l’accaduto. A questo punto il cognato decide di avere un incontro con i due per avere un chiarimento dell’accaduto.
Nella giornata di domenica 26 settembre, verso le ore 17,30, i tre si incontrano al porto con i sequestratori. Dalle parole si passa subito ai fatti e i due pregiudicati estraggono entrambi dei coltelli. Alla minaccia il cognato della vittima risponde tirando fuori una chiave che si usa per sbullonare le gomme delle automobili e si difende rompendo il braccio a I.H.
Sul posto arrivano l’unità radiomobile dei Carabinieri e una ambulanza del 118 che porta il ferito al Pronto Soccorso dove gli viene riscontrato la rottura del braccio ed una prognosi di 30 giorni.
Al nosocomio si reca anche la ragazza per farsi medicare dalle percosse e dalle violenze sessuali ricevute. A questo punto interviene il complice rimasto che si reca sul posto per intimidire la giovane donna e cercare di impedirgli di rivelare l’accaduto.
La donna però riesce a telefonare ai Carabinieri che per la seconda volta intervengono, questa volta all’Ospedale mentre Z.B. si dà alla fuga. Dopo questa ennesima minaccia la ragazza decide di raccontare tutto ai Carabinieri nei più minimi dettagli.
Poco dopo Z.B. viene fermato dalla pattuglia degli uomini dell’Arma in piazza Garibaldi e portato in caserma. Qui, dopo gli accertamenti e le verifiche si ritiene la versione della ragazza probante e per i due, con numerosi precedenti penali, scattano le manette e vengono trasferiti al carcere di Marino del Tronto a disposizione del P.M. di turno Ettore Picardi.
Nove anni di galera
al violentatore nel box auto
Stupro di corso Milano, il verdetto del tribunale collegiale. Pena pesante a Daniel Musat. Decisiva la relazione del perito. L’accusa aveva chiesto 7 anni
Daniel Musat a palazzo di Giustizia
Daniel Musat a palazzo di Giustizia
VERONA - Avrebbe potuto chiedere un rinvio del processo per aspettare che, a maggio del prossimo anno, venisse giudicato il suo presunto complice, quell’amico e connazionale che - secondo la ricostruzione della procura - insieme a lui si sarebbe reso colpevole nel luglio di due anni fa dell’agghiacciante aggressione a una giovane veronese. Un autentico incubo, quello denunciato dalla vittima, una trentacinquenne: stuprata, picchiata, rapinata del cellulare e abbandonata senza alcun tipo di soccorso da due romeni incontrati quella stessa sera in un locale. Entrambi, secondo l’accusa, avrebbero abusato di lei: una doppia contestazione finita al centro di due processi distinti. Mercoledì sera, la prima sentenza: il Tribunale collegiale presieduto dal giudice Paola Vacca ha inflitto nove anni di carcere a Daniel Musat, 25 anni, romeno, regolare e (finora) con una fedina penale immacolata. I suoi difensori, Alessandro Butturini ed Elena Pranio, avrebbero preferito attendere il secondo processo in programma nel 2011 ma è stato lo stesso Musat, nel corso dell’udienza di ieri celebrata a porte chiuse, a insistere per la sentenza immediata.
E così, contrariamente alle attese, ha subito preso il via la discussione, che ha visto il pubblico ministero Giovanni Pietro Pascucci sollecitare per l’imputato una pena di sette anni e sei mesi. La difesa, dal canto suo, nel chiedere l’assoluzione ha incentrato la propria arringa sulla presunta contraddittorietà del materiale probatorio. Dopo due ore in camera di consiglio, invece, il presidente Vacca ha pronunciato una sentenza che ha lasciato «senza fiato e senza parole» l’imputato: nove anni di reclusione per violenza sessuale, rapina e lesioni. Nessun risarcimento in via provvisionale alla parte civile, che per ottenere un eventuale rimborso danni dovrà dunque adire la strada della giustizia civile. Quanto al ricorso in appello, bisognerà attendere il deposito delle motivazioni atteso tra novanta giorni. In aula, mercoledì, la vittima non ha voluto essere presente. A indurre i giudici alla condanna, ha probabilmente contribuito in maniera decisiva la relazione del professor Domenico De Leo in qualità di perito del Tribunale: secondo l’esperto, in sostanza, l’entità delle lesioni alle parti intime della donna sarebbe risultata compatibile con una tesi, quello della stupro, più volte contestata dalla difesa. Non solo perché, sempre in base alla relazione tracciata in aula dal perito dei giudici, l’assenza di tracce di eiaculazione nelle parti intime della donna, a più riprese ribadita dalla difesa, non esclude la violenza. Tali tracce, infatti, non rientrano a parere dell’esperto tra le prove indispensabili per dimostrare uno stupro. Ed è stata condanna.
La. Ted.
30 settembre 2010
VITERBO, VIOLENTA CONNAZIONALE MINORENNE: ARRESTATO STRANIERO
La squadra mobile della questura di Viterbo ha arrestato un 43enne rumeno, A. S., per violenza sessuale su una connazionale di 16 anni. La speciale squadra per reati contro minori , coordinata da Fabio Zampaglione, hanno scoperto il terribile episodio domenica sera, dopo aver sedato una violenta lite scoppiata tra stranieri nei pressi di un casolare di via Garbini. La ragazzina, visti i poliziotti, è scoppiata in lacrime e ha confessato lo stupro subito. Secondo le ricostruzioni effettuate dagli uomini della questura la vittima era giunta in Italia nel giugno scorso con il fidanzato, anche lui rumeno minorenne. Non sapendo dove andare a vivere i due avevano deciso di contattare A. S. zio di lui, che li aveva ospitati nel casolare, privo di acqua e luce e con giacigli improvvisati. Proprio qui, approfittando dell'assenza del nipote, l'uomo alcuni giorni fa ha prima minacciato e poi violentato più volte la ragazzina. (omniroma.it)
(30 settembre 2010 ore 17:25
SANTA MARIA CAPUA VETERE
Sequestra e tenta di stuprare
venditrice porta a porta: preso
E' accaduto nel rione Iacp. Il 31enne individuato
dai carabinieri dopo la denuncia della vittima
CASERTA - Si era recata nel suo appartamento per proporgli in vendita un servizio di telefonia, ma l'uomo, un 31enne, l'ha accolta con vere e proprie avances poi degenerate in un tentativo di stupro. È accaduto a Santa Maria Capua Vetere: Benito Diglio, come riporta il Corriere di Caserta, è stato arrestato con le accuse di sequestro di persona e tentata violenza sessuale. A raggiungerlo nel suo appartamento, nel rione Iacp, i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della locale compagnia, allertati dalla denuncia della vittima, promotrice a domicilio di servizi di telefonia ed internet.
Lo stesso mestiere di Romina Del Gaudio, laragazza napoletana assassinata nel giugno 2004 ad Aversa: il delitto è rimasto senza colpevole, e durante le indagini fu anche considerata l'ipoesti che la giovane potesse essere stata adescata durante il lavoro. Ieri, a Santa Maria Capua Vetere, la donna avrebbe rifiutato le avances di chi le aveva aperto la porta: in seguito alla sua reazione queste ultime si sarebbero trasformate in vere e proprie molestie. Nonostante i tentativi dell'uomo di trattenere la donna, la vittima è riuscita a divincolarsi sottraendosi al tentativo di violenza. Uscita dall'appartamento ha lanciato l'allarme. I carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere recatisi sul posto hanno raccolto la denuncia e avviato le indagini. Intorno alle sette di ieri sera l'uomo è stato bloccato nel suo appartamento dai militari dell'Arma e tratto in arresto.
Violenza sessuale di Cetara. Probabilmente un'invenzione della ragazzina per giustificare le assenze da scuola: scarcerati gli accusati
2 ottobre 2010, Cetara (Salerno) -
Ritornano in libertà, dopo otto mesi di reclusione, i tre uomini di Cetara in costiera amalfitana accusati di aver violentato, per sette anni, una bambina ora quattordicenne. Il tribunale del Riesame, infatti, ha accolto il ricorso presentato dai legali del padre, del fratello e del vicino di casa della ragazzina. Dopo che la Cassazione aveva annullato la precedente sentenza con la quale si rigettava la richiesta di remissione in libertà per i tre indagati, il nuovo collegio giudicante, presieduto da Massimo Palumbo, ha ritenuto fondate le argomentazioni addotte dalla difesa e ha scarcerato gli imputati.
La difesa ha puntato, documenti alla mano, a dimostrare l’infondatezza e l’inattendibilità delle accuse dell’adolescente. Decisivo un certificato medico, rilasciato dalla Asl, con il quale è stata attestata l’illibatezza della cugina, tirata in ballo tante volte nelle testimonianze dell’accusatrice che, nelle varie deposizioni verbalizzate, avrebbe evidenziato come anche lei fosse stata spesso vittima dei giochi sessuali. Importante anche l'inclusione tra gli atti del libretto scolastico delle giustificazioni, contenente molte firme falsificate della mamma, per motivare le continue assenze da scuola.
Un cambio di direzione netto e repentino rispetto alla precedente decisione, dunque, con la quale era stata confermata la detenzione preventiva. L'accusa del resto fino ad ora si sarebbe basata essenzialmente solo sulle dichiarazioni rilasciate, e confermate nel corso dell’incidente probatorio, dalla ragazzina, anche perché, a quanto pare, non sarebbero state trovate ulteriori prove, né video e neppure audio, che confermerebbero le violenze subite. Ad esempio, nonostante il cellulare della madre della 14enne fosse stato messo sotto controllo dall’aprile scorso, non sarebbero mai stati riscontrati dialoghi compromettenti.
sì, laggiù c'è qualcosa che non funziona
http://www.cdt.ch/mondo/cronaca/31176/scagionati-dopo-30-anni-di-galera.html
Per le sue magie con i Swansea e i Wrexham, Lee Trundle è diventato un eroe del football tra migliaia di fans gallesi. Ma in questo estratto del suo nuovo libro, Non solo trucchi, il giocatore di Liverpool parla per la prima volta dei momenti più bui della sua carriera, in particolare di quando ha dovuto affrontare il terrificante calvario di una falsa accusa di stupro
A volte mi capitava al college di farmi fare dei massaggi. Una volta, mentre ero fuori per prendere un appuntamento, incontrai questa ragazza [...] le proposi di incontrarci più tardi e lei accettò. Era una ragazza carina, sembrava abbastanza normale, e il programma era quello di prendersi un paio di drink da me prima di uscire per andare da qualche parte. Ma quando arrivò a casa mia si mise subito a conversare di sesso, parlando apertamente delle sue fantasie, di come le sarebbe piaciuto avere un rapporto a tre – al punto che mi disse di voler invitare una sua compagna per divertirsi un po' con lei. Ci incontrammo il giorno successivo, entrambi avevamo amici con noi, tutti d'accordo che ci saremmo visti da me più tardi. Fu divertente, e quando tornammo la conversazione sul sesso riprese di nuovo, solo che questa volta la ragazza mi suggerì di dormire con la sua amica – e così io feci.
[...]
Abbiamo avuto un match poco tempo dopo, ma quando tornai notai che la porta di ingresso della mia abitazione era stata vandalizzata. Pensai subito a quella ragazza, così la chiamai: mi accorsi che era più interessata a sapere perché non l'avessi più chiamata. Iniziò a piangere, e io cominciai a pensare che non fosse stata lei, che non avrebbe voluto tornare a casa mia se effettivamente fosse stata lei quella che aveva danneggiato il portone. Stupidamente, finimmo per metterci d'accordo per un altro incontro. Ma la mattina successiva, decisi che era meglio non farmi coinvolgere ulteriormente da questa ragazza e di non chiamarla quando le dissi che lo avrei fatto.
Più tardi qualcuno bussò alla porta. Uno dei miei vicini mi disse di aver visto dei ragazzi correr via e che se mi sbrigavo avrei potuto prenderli. C'era vernice bianca sulla mia auto.
Sospettoso, Lee chiamò il padre della ragazza che negò ogni coinvolgimento della figlia. [...] Subito dopo, ricevette una chiamata dalla ragazza.
Risposi al telefono e lei mi disse che se dormivo con lei un'altra volta tutto si sarebbe fermato. Io le dissi di non minacciarmi, ma più tardi lei chiamò ancora, questa volta domandando se ci avevo ripensato. Le risposi esattamente quello che pensavo della sua offerta, ma lei replicò dicendo di essere stata al giornale e che essi avrebbero pubblicato la sua storia.
‘Grosso affare’ dissi ‘Così tu avresti dormito con un giocatore della Lega’
‘No’ rispose ‘Violentata’ e attaccò.
Quelle parole mi colpirono. Non ci può essere niente di peggio che essere accusati di stupro quando sai di non aver fatto niente.
[...]
Il furgone della polizia si presentò a casa sua alle 3 di notte, poche ore prima di una partita che Lee voleva disperatamente giocare.
Mi misero le manette appena arrivai alla stazione [...] impronte digitali foto segnaletica e poi in cella. [...] La notte precedente il più grande match della mia vita e non riuscivo a dormire. Anche se fosse stato un hotel a cinque stelle non sarei riuscito a dormire; onestamente pensavo che sarei impazzito.
La paura di non sapere cosa stesse accadendo mi divorava. Volevo urlare ma non potevo perché la mia mente correva troppo. Volevo essere arrabbiato ma non ne avevo le forze. Non avevo fatto niente, non c'era alcun motivo di essere spaventato. Ma i pensieri mi assillavano. ‘Non ho fatto niente di sbagliato, ma loro mi crederanno? Ho detto loro cosa è successo ma sono ancora in questa cella’. Mi sentivo male a pensare che qualcuno potesse credere avessi fatto quello di cui lei mi accusava. Il fatto era – non poter parlare con nessuno; avere qualcuno che ti accusa di essere uno stupratore era un inferno.
Mi lessero le accuse – non sapevo che dire. Avevo perso il conto delle volte che cadevo dalle nuvole, incredulo alle accuse che lei mi muoveva. Molte cose erano solo false, come che noi ci vedevamo da più di un mese, che io ero diventato aggressivo perché lei non mi prendeva sul serio, che sono andato a casa sua minacciando di ucciderla e che, alla fine, l'ho stuprata e segregata nella mia casa.
[...]
Avevo perduto il più grande momento della mia carriera per qualcosa che non avevo fatto.
[...]
Alla fine, la polizia venne e mi disse che non avrebbero indagato ulteriormente. Lei aveva ritirato le accuse. Come fosse stato possibile non lo sapevo, se le fossero venuti dei sensi di colpa per rimangiarsi tutte quelle bugie – non lo sapevo, non mi importava. Tutto quello che mi importava era che le accuse erano sparite.
Dopo due settimane, mentre attraversavo Liverpool la vidi al lato della strada. Lei mi vide e mi rise in faccia. Mi fece rivoltare lo stomaco.
Mi domando se lei si sia mai chiesta di ciò che mi ha fatto, di come abbia ancora la paura che mia figlia Brooke possa venire a conoscenza da qualche suo amico che suo padre è stato sospettato di aver stuprato qualcuno. Mi domando se abbia realizzato che quello che ha fatto non potrà mai essere cancellato, che ogni volta che io incontro qualcuno nella mia vita, qualcuno con cui voglio instaurare un rapporto, devo ripensare a tutta la storia e raccontargliela piuttosto che preoccuparmi che egli possa udirla prima da qualcun altro e pensar male di me. Lo sporco puzza, non importa quanto pulito tu possa essere. Ci sono ancora adesso persone che conoscono solo metà della storia. Ancora adesso la gente pensa che io abbia abbandonato Liverpool per quello che è successo, perché avevo dei problemi e non potevo più stare lì. Potete crederci? Che io non posso più vivere nella zona in cui sono cresciuto, dove sono nato, che sono stato obbligato ad andar via dalla mia stessa casa?
05/10/2010 - Assolto uomo accusato di stupro dall'ex moglie
(Avezzano)
E’ stato assolto l’uomo accusato di stupro, dalla moglie, ma è stato condannato a tre mesi di reclusione per violazione di domicilio. L’imputato, M.O., giovane imprenditore 35enne di Avezzano, fu oggetto di denuncia da parte della ex moglie, reo di essere entrato forzatamente nell’abitazione della donna dopo la separazione, ed averla violentata. La stessa presentò ai Carabinieri una prova dell’abuso subito: una registrazione telefonica tra i due, nella quale l’uomo avrebbe esposto le sue scuse per l’atto violento.
La difesa degli avvocati Virginia Buonavolontà e Antonio Milo, durante il processo, è riuscita però a dimostrare, anche con la deposizione di un docente in neuropsichiatria, la sudditanza dell’uomo nei confronti della moglie, nel tentativo di trovare una strada di riconciliazione. Il giudice Claudio Politi ha ritenuto così che le prove a disposizione non fossero sufficienti per una sentenza di condanna per violenza carnale.
Stuprata tre volte in 5 giorni
I carabinieri di Cento arrestano 40enne dopo la denuncia dell’ex
Cento. L’ha costretta a un rapporto sessuale e ha filmato la scena con la minaccia di pubblicare il movie su Youtube se lei avesse osato parlare. Lo stupro si sarebbe ripetuto tre volte in cinque giorni. È l’agghiacciante storia che una donna di 37 anni residente nell’Alto ferrarese ha raccontato ai carabinieri e che ha portato l’arresto del suo ex, un veneziano di 40 anni residente nel rodigino, già detenuto a Bologna per episodi di violenza.
Tutto avrebbe avuto inizio lo scorso aprile. La donna decide di porre fine alla relazione tra i due che durava da circa 3 anni. Lui però non riesce ad accettarlo e si reca nel negozio dove lavora. Chiude a chiave la porta. Lei è da sola ed è costretta a subire mentre lui la riprende con il telefonino. Secondo la versione della vittima siamo al 14 aprile. Passano pochi giorni è il dramma si ripete identico a s stesso, senza che lei abbia la forza di reagire. Non è finita. Il 18 l’uomo avrebbe abusato nuovamente dell’ex, questa volta a casa sua, in provincia di Rovigo.
Una volta sporta la denuncia, lo scorso 21 aprile, i carabinieri di Cento hanno fatto partire le indagini, recuperando i tre filmati che immortalerebbero le violenze e inchioderebbero anche, se conformi a quanto detto dalla donna, il 40enne alle sue responsabilità.
Le indagini arrivano sul tavolo del gip Silvia Migliori che, su richiesta del pm Angela Scorza, emette un’ordinanza di custodia in carcere, notificata in carcere al presunto stupratore sabato scorso.
Empoli, 8 ottobre 2010 - Uno strano triangolo e una denuncia per violenza sessuale: tutto, secondo l’accusa, si sarebbe consumato all’interno delle mura familiari di una casa sulle colline di Montespertoli. Protagonisti di questo brutto caso giudiziario sono una sorella e due fratelli: la prima ha accusato i due fratelli di 30 e 25 anni di averla violentata e di aver abusato di lei per otto lunghi anni.
La giovane, che oggi ha 20 anni e vive in una struttura protetta sconosciuta, si è decisa a parlare solo nel giugno 2008. Un giorno di quasi tre anni fa si è rivolta allo sportello della polizia ferroviaria di Firenze e qui ha vomitato tutta la sua sofferenza a quegli agenti sconosciuti: il suo calvario di violenze sessuali, botte e urla si sarebbe protratto dall’età di 12 anni fino ai vent’anni. Mai il coraggio per denunciare, il passo per raccontare quello che le era accaduto fra le mura domestiche lo ha avuto solo dopo otto anni.
Ieri mattina c’è stata un’udienza davanti al gip Michele Barillaro del tribunale di Firenze. Il pm Lastrucci aveva chiesto l’archiviazione del caso, ma il gip ha disposto un’indagine suppletiva e in particolare ha chiesto che il pubblico ministero possa ascoltare ancora una volta la ragazza per apprendere la sua versione dei fatti alla presenza di un esperto psichiatra. Il gip Barillaro ha dato tre mesi di tempo al pm per condurre l’indagine suppletiva.
All’udienza era presente anche il legale difensore dei due fratelli, l’avvocato Mattia Alfano di Firenze che ha presentato una nutrita memoria e una ricca documentazione con la quale intende smontare pezzo per pezzo la versione della ragazza. «Vogliamo reinquadrare la vicenda che secondo noi ha molti lati oscuri da chiarire, con molte contraddizioni», afferma l’avvocato dei due fratelli di Montespertoli. Secondo la difesa dei due accusati, è molto strano anche come è nata la presentazione della denuncia, dopo tanti anni e dopo che ci sono stati episodi abbastanza controversi. Infatti, sembra che il rapporto fra la giovane e il resto della famiglia apparirebbe abbastanza complesso, come quando era fidanzata con un ragazzo e i suoi genitori non erano d’accordo e lei era scappata di casa.
Per la difesa, che conta molto sul fatto che lo stesso pm ha chiesto l’archiviazione del caso, ci sono passaggi nel racconto delle presunte violenze sessuali che non tornano, soprattutto in relazione alla modalità con cui tali abusi avvenivano. Pare che i due fratelli usassero violenza nei confronti della sorella minore nella loro casa, dove vivevano con i genitori. Ma a quanto pare la madre, che è casalinga ed è custode in un agriturismo della zona di Montespertoli, avrebbe riferito di non aver mai sentito urla e botte. Come del resto, l’avvocato Alfano tende a sottolineare che non ci sono prove della violenza che la giovane vittima avrebbe subito e mai rivelato a nessuno, neppure quando si è rivolta al pronto soccorso dell’ospedale per aver ricevuto dei colpi di granata in testa da parte della madre.
Oltre alla vicenda in sè già molto triste e di fronte alla quale la giustizia si deve ancora pronunciare con una sentenza definitva, ci sono anche altri risvolti umani. Per esempio il fratello maggiore, quello di 30 anni, sposato, separato e con un figlio da quando è scattata la denuncia a suo carico non può vedere il figlio piccolo da quasi tre anni su disposizione dell’assistenza sociale. A questo punto si attende l’ulteriore passo della giustizia con l’indagine suppletiva del pubblico ministero che potrà ascoltare la versione dei fatti dalla bocca della protagonista, che da quel giugno 2008 non è stata più sentita.
BOLOGNA, TENTÒ STUPRO E RAPINÒ:
6 ANNI E MEZZO A MAROCCHINO
Condanna un po' più pesante grazie al Pacchetto sicurezza
di Redazione. Bulàgna – Il pm aveva chiesto 9 anni, e ci sarebbero stati tutti, il giudice si è accontentato di 6 anni e mezzo, ed è già qualcosa: si cambia registro con gli stupratori e se ne è accorto un marocchino che lo scorso marzo aveva tentato di violentare una studentessa 20enne che stava rincasando di notte. L'animale saltò addosso alla giovane nell'androne del palazzo, ma il coraggioso intervento di un condomino, Mariano Morello, lo costrinse a fuggire. L'uomo (la parola in questo caso ha un senso a dispetto dei tanti vigliacchi) non esitò a saltare addosso al delinquente: dopo una breve colluttazione, lo straniero trovò scampo nella fuga.
AGGRAVANTE. Nel corso dell'aggressione però, il marocchino aveva anche infilato la mano nella borsetta della 20enne rubando qualcosa. Quel gesto, ripreso dalla telecamera di sicurezza del condominio, ha peggiorato la sua situazione: con il Pacchetto sicurezza voluto dal ministro Roberto Maroni reati del genere, compiuti in un luogo di privata dimora, vengono classificati come rapina aggravata e puniti più severamente. E, dopo averlo identificato e catturato, gli inquirenti hanno potuto contestargli l'aggravante che in tribunale ha avuto il suo peso. Da notare che il marocchino era già stato colpito da un provvedimento di espulsione, ma si era ben guardato dall'obbedire all'ingiuzione.
10 ottobre 2010
:crybaby:
ohhh che dolor che dolor
oggi (12 ottobre 2010) nessuna notizia di stupro sulla stampa!
che dolor
che diranno le paucineuroniche? che i giornalisti sono tutti misogini
via dai..oggi potranno stare tutto il giorno dall'estetista :cool:
Scarcerato: non violentò una ottantenne
Allora, mettetevi nei suoi panni. Si è fatto un anno di carcere che non si doveva fare. Ci è rimasto per un’accusa odiosa, violenza sessuale. E - non bastasse - per aver violentato un’anziana di 80 anni (pure) con problemi psichici. Ecco, un anno dopo si scopre che la storia era un po’ diversa. Perché, quel cittadino egiziano, la signora non l’ha mai violentata. E scava scava, viene fuori che è stata l’arzilla 80enne a lanciare l’amo. E lui, va’ a capire le vie della carne, ha abboccato.
Peccato che dopo quell’appassionato incontro sia scattata un’indagine, un arresto per stupro e un processo. E che in primo grado, l’egiziano sia stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Porte aperte a San Vittore. Fino al giudizio di secondo grado.
La prima corte d’Appello, infatti, ha accolto le conclusioni del pubblico ministero, secondo cui è la donna ad aver indotto lo straniero ad avere un rapporto sessuale, e non viceversa. Soprattutto, non ci fu alcuna violenza sull’anziana che, tra l’altro, non si è costituita parte civile e non si è presentata in aula. Ad ogni modo, l’egiziano è stato assolto «perchè il fatto non costituisce reato». È la formula di rito. Dopodiché, l’immediata scarcerazione. Dopo un anno in cella. Per uno stupro insistente. Tutto, per aver ceduto alle lusighe sessuali di un’80enne. E allora, mettetevi nei suoi panni. Ma anche no?
PALAZZO SAN GERVASIO - L’hanno aspettata a pochi metri dalla sua abitazione. Un vero e proprio agguato per trascinarla in un appartamento dove l’hanno segregata e violentata.
Stupro di gruppo a Palazzo San Gervasio, con il branco che ha preso di mira una ragazza di vent’anni. Il fatto è accaduto lunedì scorso ma è stato reso noto soltanto ieri dai carabinieri della compagnia di Venosa a cui si è rivolta la madre della vittima. I militari sono riusciti a risalire ai violentatori. Si tratta di tre rumeni, tutti arrestati, di età compresa tra i 19 e i 25 anni: Catalin Tanasa, proprietario della casa dove è stato consumato lo stupro, Florin Tanasa e Adrian Tudose. L’incubo per la povera ragazza è cominciato intorno alle 16.30 quando, uscendo dalla propria abitazione, è stata avvicinata da uno dei tre rumeni, con il quale ha una conoscenza superficiale. Di lì a poco arrivano gli altri due immigrati che costringono la giovane a entrare nell’alloggio di Catalin. Qui viene ripetutamente violentata. Ore di angoscia, di dolore, di rabbia.
Alla fine la «preda» viene liberata intorno all’1.30 di notte. La corsa a casa con pochi vestiti addosso, pianto a dirotto e un evidente stato di choc: così la ragazza si presenta alla madre che la porta all’ospedale di Canosa di Puglia subito dopo aver avvertito i carabinieri telefonando al 112. Il capitano Enrico Galloro, comandante della copmagnia, dispone immediatamente un’attività d’indagine individuando in poco tempo l’abitazione dello stupro. Qui irrompono i militari che trovano solo uno dei tre balordi. Senza mutande. Lui non spiccica una parola, ma i carabinieri riescono ugualmente a rintracciare gli altri due rumeni. Nel frattempo la perquisizione all’interno della casa produce risultati: vengono trovati gli indumenti della ragazza, coperte e lenzuola sporche di sangue, oltre a una quantità considerevole di Dvd pornografici.
Stupro a Giovino, la ricostruzione della vicenda.
Mercoledì, 13 Ottobre 2010 12.03
Il mostro questa volta ha 31 anni e si chiama Ciceu Ion Gheorghe (in foto), di nazionalità rumena, a Catanzaro dal 2009 con visto turistico rilasciato da Bari. Ha agito con efferata violenza in piena notte nella pineta di Giovino. Dopo le 23 una telefonata al 113 ha allertato gli uomini del commissariato di Catanzaro Lido, guidati da Giacomo Cimarrusti e quelli della sezione Squadra Mobile guidati da Rodolfo Ruperti. Una violenza consumata e una rapina. Questo hanno denunciato i due giovani ancora in preda al panico e visibilmente traumattizzati. Il rumeno si sarebbe avvicinato alla loro auto mentre i due, giovanissimi ma maggiorenni, erano appartati. Prima la minaccia, con una pistola solo dopo rivelatasi a salve, poi lo scippo delle chiavi dell'auto e del cellulare del ragazzo e infine il gesto più brutale. La violenza consumata su di lei all'esteno dell'auto, mentre il ragazzo veniva tenuto in qualche modo segregato con atti di terrore. Un quarto d'ora, quindici minuti interminabili e quando l'uomo aveva portato a termine il suo disegno criminale, ha trovato la forza ancora di derubare il giovane portandogli via tre banconote da 20 euro.
Tempestivo l'intervento delle forze dell'ordine dopo la chiamata al 113. Le ricerche si sono concentrate nella zona, fino ad arrivare alla roulotte dove il rumeno risiede, nella stessa area in cui svolge il lavoro di guardiano notturno per un chiosco. I riscontri investigativi hanno dato immediatamente conferma, agli uomini della polizia, di essere davanti alla persona giusta e alla fine anche se a mezze frasi, è arrivata la conferma dell'odioso gesto compiuto dallo stesso autore.
Una notte da incubo per i due ragazzi che hanno avuto comunque la prontezza di denunciare l'accaduto e permettere agli uomini della Polizia di Stato di consegnare alla giustizia un delinquente. Le indagini sono state coordinate dal pm di turno Cianfarini.
«Non volevo il velo. Stuprata»
IL CASO. La dottoressa musulmana che voleva ribellarsi all'integralismo religioso racconta al giudice il suo dramma. «Mio marito - dice - era contrario al fatto che imparassi l'italiano. Mi obbligava a fare pulizie da suocera e parenti. Poi riti magici»
Un matrimonio combinato dalle rispettive famiglie con un uomo più vecchio di dieci anni. Lei laureata in informatica, lui operaio. Lei di estrazione piccolo borghese, proveniente da un ambiente nordafricano laico che non le faceva portare il velo, lui attaccato alle origini tradizionaliste, amplificate dalla vita in Italia dove bisogna dimostrare l'appartenenza musulmana e i propri costumi. Non in maniera radicale, ma comunque intransigente. «Una mentalità arretrata e ottusa», spiega decisa la ragazza.
È finita con la giovane segregata in casa per settimane, picchiata e costretta a patire una drammatica "prova d'amore" quando durante una discussione, ridotta in lacrime, ha raccontato al giudice di essere stata afferrata dal marito e costretta a sottostare alle sue squallide voglie sessuali. Uno stupro.
«È stato un incubo, mi ha violentata brutalmente, io urlavo, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Mi sono sentita umiliata come non mai». Inoltre, la ragazza marocchina di 25 anni, ha parlato di riti magici propiziatori per essere accettata dalla suocera, perché era lei che dettava legge in casa. E il figlio le ubbidiva ossequioso.
«La verità è che mia madre era un po' invadente, lo riconosco, ma da parte mia l'ho sempre rispettata e non l'ho mai violentata, quel rapporto sessuale del 6 giugno è stato consenziente», si è fin qui difeso il marocchino R.L., 35 anni, di Santorso, al centro di una complicata vicenda giudiziaria che potrebbe costargli, se provata, molto cara.
Difeso dagli avv. Antonio Marchesini e Gian Nicola Fago, i legali mettono l'accento sul contesto familiare e spiegano che il loro assistito, che non può avvicinarsi alla moglie dalla quale si sta separando, è tutt'altro che un uomo rozzo. Ha uno zio fisico nucleare, venuto di recente in Italia, e si è sempre comportato correttamente.
Radicalmente diversa la versione che la giovane, assistita dall'avv. Anna Zanini, ha fornito ieri al giudice Agatella Giuffrida. Ha raccontato le sue tribolazioni nel corso di un'audizione durata un'ora e mezza. Una confessione carica di pathos perché sa che la porta col passato si è definitivamente chiusa. Ha risposto alle domande in un buon italiano, nonostante le fosse impedito di partecipare ai corsi ai quali avrebbe voluto partecipare, dimostrando di essere una donna intelligente e capace di apprendere in tempi rapidi.
L'uomo è indagato a piede libero. È accusato di violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni personali per un'aggressione per la quale fu costretta alle cure mediche.
«Sono venuta a Santorso il 18 settembre di un anno fa - spiega - e fin da subito c'è stata l'ostilità di mia suocera. Voleva che facessi le pulizie anche da mia cognata, che portassi il velo e mi sottoponessi alle usanze più tradizionaliste. C'è stata anche la magia per vedere se ero ben accettata in casa, insomma, per me è stata subito difficile. Le ingerenze dei parenti di mio marito si sono fatte sempre più intollerabili. Fino a quando ho detto basta». L'elemento che ha scatenato la ribellione è stata l'asserita violenza sessuale.
Quello di ieri è stato il passaggio decisivo dell'inchiesta. Perché la testimonianza della presunta vittima è stata raccolta con la formula dell'incidente probatorio ed è diventata prova. Ora il gip restituirà il fascicolo al pm Peraro che, alla luce delle dichiarazioni, chiederà il rinvio a giudizio.
«Sono state settimane di grandi umiliazioni - ha riferito - perché volevo fare la mia vita e non mi è stato possibile. Volevo lavorare e invece dovevo rimanere in casa a fare la serva e questo non lo sopportavo. Mio marito dava sempre ragione a mia suocera».
Dunque, voleva emanciparsi e per rompere le catene culturali-religiose del tradizionalismo magrebino, permeato di musulmanesimo integrale, si è dovuta affidare ai carabinieri di Schio. È successo quando è fuggita da quella famiglia che non sopportava più per le continue angherie psicologiche. «Poi c'è stato lo stupro, che mi ha umiliata profondamente, e sono fuggita». Per sempre.
Stupro a Raggio di Sole tutti gli imputati assolti
VIOLENZA. La donna è stata considerata dai giudici poco attendibile
E la vittima in aula difende i presunti aguzzini
13/10/2010
«Fate uscire i miei violentatori, non hanno fatto niente di male e poi hanno già pagato».
Non capita quasi mai in aula che una vittima di violenza sessuale difenda i suoi aguzzini. Eppure cio è accaduto ieri durante l'udienza nel processo a carico di cinque romeni, tutti irreperibili e liberi, davanti al tribunale presieduto da Dario Bertezzolo con giudici a latere Silvestrini e Ferraro. Il racconto della trentaquatreenne, sviluppatosi ieri in una deposizione surreale, è poi servita ad assolvere, almeno in parte, tutti gli imputati. I giudici hanno anche ritenuto la vittima poco attendibile nel riconoscimento fotografico di chi l'aveva aggredita.
La romena di 31 anni arrivata in manette perchè detenuta a Lecce, ha sempre mantenuto nella sua improvvisata "arringa" un atteggiamento benevolo verso chi era accusato di averla aggredita nella violenza sessuale di gruppo avvenuta il 24 agosto 2008 ai giardini Raggio di Sole a Verona. «Non ero sicura del riconoscimento fotografico fatto a poche ore dal fatto in questura», ha continuato la donna rispondendo alle domande del pm Beatrice Zanotti, «anche perchè sembravano più giovani di quello che apparivano nelle foto». Una volta finita la sua deposizione, ha poi invitato il tribunale ad essere clemente con chi è finito sotto processo per quell'aggressione di poco più di due anni fa: «Siamo tutti romeni», ha detto ancora la donna, «abbiamo fatto la pace. Oramai tutto è passato, mi dispiace di cuore per queste persone». In realtà, due di loro, assistiti dagli avvocati Enrico Varali e Simone Bergamini, avevano già provato nella scorsa udienza di trovarsi da tutt'altra parte (al lago e a Zevio) al momento della violenza sessuale.
La sentenza di proscioglimento ha così messo la parola fine alla vicenda che suscitò un certo allarme sociale nell'agosto di due anni fa tra chi era solito frequentare quei giardini sui Bastioni. Tutto iniziò quando la donna arrivò ai giardini Raggio di sole, accompagnata dal cognato e incontrò alcuni connazionali. «Uno di loro», ha spiegato ieri la donna, «mi ha detto una cosa brutta e mio cognato ha preso le mie difese».
Ne è nato un parapiglia nel quale ad avere la peggio sono stati la donna, il cognato e il marito, intervenuto subito dopo per difendere moglie e fratello. Alla trentunenne, per l'accusa, è stato riservato un trattamento speciale con palpeggiamenti nelle parti intime. «Mi hanno messo le mani qui (indicando le spalle e le braccia ndr)», ha un po' alleggerito la situazione nella sua deposizione la donna. Poi ha negato che le siano state messe le mani anche sotto la maglietta. Una "deposizione assolutoria" confermata poi dalla sentenza del tribunale. G.CH.
Diciannovenne litiga col fidanzato
e va a dormire dai vicini: violentata
Arrestato lo stupratore, un 32enne palestinese irregolare e pregiudicato. Ha approfittato della situazione
negli stabili abbandonati dell’ex Scalo ferroviario Farini in via Valtellina
Diciannovenne litiga col fidanzato
e va a dormire dai vicini: violentata
Arrestato lo stupratore, un 32enne palestinese irregolare e pregiudicato. Ha approfittato della situazione
Sopralluogo della polizia negli stabili abbandonati teatro della violenza (Newpress)
Sopralluogo della polizia negli stabili abbandonati teatro della violenza (Newpress)
MILANO - Una 19enne di origine marocchina ha denunciato di essere stata stuprata martedì mattina da un palestinese di 32 anni, irregolare e pregiudicato, che è stato posto in stato di fermo dalla polizia. Quella raccontata dalla ragazza, nata in Italia da genitori giunti dal Marocco, è una storia di violenza e degrado che si è consumata tra i disperati che trovano riparo negli stabili abbandonati dell’ex Scalo ferroviario Farini in via Valtellina a Milano. Sulla vicenda gli investigatori stanno ancora compiendo una serie di accertamenti per definire l’esatta dinamica di quanto accaduto.
LA LITE CON IL FIDANZATO - Secondo quanto riferito dalla ragazza, lo scorso lunedì sera, dopo aver litigato con il fidanzato marocchino 21enne che vive con lei nel complesso abbandonato, ha chiesto ospitalità per la notte ad una coppia italo-marocchina che vive in una stanza vicina. Qui è arrivato anche un palestinese che ha chiesto, come lei, di fermarsi per la notte e al quale è stato messo a disposizione un vecchio divano.
LA VIOLENZA - Poco prima delle 8 del giorno dopo i «padroni di casa» sono usciti e appena il palestinese è stato sicuro di essere solo con la 19enne l’ha aggredita, l’ha immobilizzata, l’ha spogliata e con violenza l’ha costretta ad un rapporto completo non protetto. Concluso lo stupro l’uomo si è rivestito e se n’è andato lasciando la giovane dolorante e in stato di choc sul suo giaciglio. La ragazza non aveva un telefono, aveva paura, era dolorante per le botte prese sul viso, per i segni della violenza che aveva sul corpo e non trovava il coraggio di chiedere aiuto.
LA DENUNCIA - Intorno alle 13.30 la coppia che vive nell’appartamento è rientrata e la giovane gli ha raccontato in lacrime ciò che ha subito. Verso le 16 si è presentato nuovamente il palestinese con in mano il suo cellulare e ha detto alla ragazza che in linea c’era il fidanzato 21enne. Il marocchino ha detto alla fidanzata di aver saputo che era successo qualcosa di brutto e la ragazza gli ha raccontato la violenza. Lui le ha risposto di scendere subito in strada, dove la stava aspettando. Qui i due hanno chiamato la polizia, che è intervenuta alle 17.10. Gli equipaggi delle Volanti si sono messi subito sulle tracce del palestinese, che è stato bloccato nella stanza che occupava in uno degli edifici abbandonati. La ragazza è stata quindi accompagnata al Centro soccorso violenze sessuali della clinica Mangiagalli e poi in Questura. dove ha sporto denuncia contro il palestinese. L'uomo è indagato anche per possesso di stupefacenti, dopo che gli agenti hanno sequestrato nella sua stanza tre grammi di cocaina e otto di hashish.
IL CASO
Rispose a un’inserzione on line, ma la donna lo ha denunciato: operaio a giudizio per violenza sessuale
Da internet al sesso, ma finisce male
L’infermiera sostiene che non voleva rapporti completi, lui che è una ritorsione per la fine della relazione
Sabato 16 Ottobre 2010,
Mette un’inserzione su Internet alla ricerca di uomini; ne conosce uno con cui intrattiene una breve relazione e, alla fine, a storia conclusa, lo denuncia per violenza sessuale.
È approdata in un’aula di giustizia la vicenda che riguarda un’infermiera cinquantenne, in servizio alla Ulss, ieri costituitasi parte civile contro il presunto violentatore con l’avvocato Michela Lupi. Lui, 55 anni, operaio di Mestre (di cui omettiamo il nome per impedire che possa essere identificata la presunta vittima), è stato rinviato a giudizio dal gup Luca Marini: dovrà comparire davanti al Tribunale il prossimo 11 gennaio.
La storia, piuttosto complicata, risale all’estate del 2007. La donna, sposata e con due figli, inserisce un’inserzione su un noto sito di incontri online e per un breve periodo intrattiene contatti via chat con l’operaio mestrino. Poi i due decidono di incontrarsi e hanno una breve relazione con rapporti sessuali. E qui le versioni divergono: l’uomo assicura che lei era consenziente; la donna ribatte di non aver voluto che quei rapporti fossero completi.
Di sicuro c’è che la donna viene fermata dalla polizia nel mese di luglio mentre, con un falso tesserino della polizia, ferma i passanti qualificandosi come commissario mostrando una fotografia dell’operaio: «Lo conoscete?», chiede loro. Episodio per il quale finisce sotto inchiesta e, successivamente, patteggia una pena pecuniaria per abuso di funzioni pubbliche. Portata al commissariato, la donna racconta tutta la storia di Internet e della relazione intrattenuta con l’operaio, ed è in questa occasione che per la prima volta parla della presunta violenza di cui sarebbe stata vittima: la denuncia viene poi formalizzata nel successivo mese di agosto.
L’operaio, assistito dall’avvocato Jacopo Trevisan, si difende assicurando di non aver fatto nulla più di quanto la donna non volesse fare. E sostiene che la denuncia è stata sporta per ritorsione, in quanto non aveva accettato la decisione di porre fine alla breve relazione: così si spiegherebbe anche la "sceneggiata" del tesserino da poliziotto, attraverso la quale stava cercando di rintracciarlo, dopo un appuntamento al quale non si era presentato.
Nel corso dell’udienza preliminare non si è potuti entrare nel merito della vicenda e il gup ha rinviato a giudizio l’operaio, come richiesto dal pm Giovanni Zorzi: soltanto il processo potrà chiarire come sono andate effettivamente le cose.
Gianluca Amadori
Ragazza picchiata e stuprata
Trovata di notte in campagna
Un uomo, di cui al momento non sono state rese note le generalità, avrebbe caricato con la forza la vittima per poi abusarne sessualmente. Subito dopo la violenza, la giovane ha chiamato con il telefonino i carabinieri
Fermo, 16 ottobre 2010 - L’avrebbe fatta salire in macchina, condotta in un luogo appartato e, dopo averla picchiata selvaggiamente, l’avrebbe stuprata. La Procura della Repubblica di Fermo indaga su uno sconcertante episodio di violenza, avvenuto domenica notte a Porto Sant’Elpidio, di cui è rimasta vittima una giovane del posto.
Il fatto è accaduto durante la notte nelle campagne della zona nord della città. Era da poco passata l’una quando un uomo, di cui al momento non sono state rese note le generalità, avrebbe caricato con la forza la vittima per poi stuprarla. Subito dopo la violenza, la ragazza ha chiamato con il telefonino i carabinieri, che sono immediatamente intervenuti sul posto. La giovane, dopo un breve ricerca, è stata ritrovata nelle campagne elpidiensi con i vestiti strappati, senza indumenti intimi e con numerosi lividi addosso.
Sul luogo dello stupro sono intervenuti anche i sanitari del 118 che, dopo le prime cure, hanno condotta la vittima al pronto soccorso. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Fermo, Maria Carla Sacco, sono ora in mano al settore reati contro le persone deboli della polizia giudiziaria. A seguito degli elementi raccolti e della testimonianza della vittima, gli inquirenti hanno identificato il presunto violentatore, ma tutto è ancora tenuto nel massimo riserbo.
La giovane violentata ha riconosciuto il suo aggressore, ma la vicenda avrebbe ancora dei contorni misteriosi sui quali gli investigatori stanno cercando di fare chiarezza. In un primo momento si era sparsa la voce che lo stupratore avesse un complice, ma quest’ipotesi, con il passare delle ore, sta scemando sempre più. La Procura delle Repubblica, aspetta di avere le idee più chiare prima di diffondere maggiori particolari sul violentatore e sulla presunta vittima.
Marocchino tenta uno stupro ma si ritrova seminudo sul balcone
Donna - Articoli
Scritto da Alessandra Rebecchi Martedì 19 Ottobre 2010 18:00 PDF Stampa E-mail
Il fatto si è svolto domenica sera a Reggio Calabria: un marocchino di 45 anni, clandestino, ha tentato di violentare una donna, che conosceva in maniera superficiale.
L'uomo si è presentato a casa del suo obiettivo e con una scusa è entrato, spingendo la donna fino in camera mentre si spogliava degli abiti: fortunatamente questa ha avuto una presenza di spirito non indifferente, ed è riuscita a spingerlo fino sul balcone, chiudendolo fuori.
La scena si è svolta in una manciata di minuti: la donna ha aperto la porta, ma dopo poco ha visto che le attenzioni dell'uomo erano diventate fastidiose. Ha tentato di mandarlo via da quella casa, ma lui l'ha spinta in camera, palpeggiandola e tentando la violenza.
Fortunatamente la donna è riuscita a divincolarsi e ad allontanarsi quel po' che le è bastato per attirare il clandestino sul balcone e poi incastrarlo, chiudendolo fuori mezzo nudo.
Subito la telefonata ai carabinieri, che sono intervenuti trovando l'uomo per buona parte svestito e senza scarpe.
La donna è stata ricoverata per accertamenti, e le è stato riscontrato uno stato di shock.
strano che gli inquirenti siano prudenti
strano, molto strano
Stupro, l'uomo indagato
ora accusa la ragazza
Porto Sant'Elpidio (Fermo), 20 ottobre 2010 - Colpo di scena nella vicenda del presunto stupro della ragazza di Porto Sant’Elpidio: l’indagato, un cinquantenne di Monterubbiano, ha fornito la sua versione a carabinieri, secondo la quale sarebbe lui vittima di una rapina da parte della giovane e del suo fidanzato. I due poi avrebbero inventato la storia della violenza per evitare conseguenze.
Un’ipotesi che è stata presa in considerazione dagli inquirenti che, ieri, proprio sulla base di quanto dichiarato dal presunto stupratore, hanno deciso di rinviare l’interrogatorio della vittima nella sua stanza di ospedale.
L’uomo, con il volto visibilmente tumefatto, ha raccontato di essere stato adescato, la notte di domenica 10 ottobre, dalla ragazza in un distributore di Porto Sant’Elpidio e poi, dopo essersi appartato con lei in una zona di campagna, di essere stato aggredito e rapinato dal fidanzato. Una versione, quella dell’indagato, che capovolge completamente le carte in tavola e su cui si sta indagando alla ricerca di elementi che possano confermarla.
Secondo i carabinieri, intervenuti per primi sul posto, le lesioni trovate sul corpo delle ragazza sarebbero attribuibili ad una bisticcio che la stessa aveva avuto il giorno prima con altre persone. Nel corso delle indagini, infatti, è emerso che la vittima e il suo fidanzato hanno problemi con l’alcol e la droga e che la violenta lite del giorno precedente alla presunta violenza sarebbe proprio attribuibile a questo.
Dunque, si complica ulteriormente una vicenda già caratterizzata da alcuni contorni misteriosi che, da oltre una settimana, il sostituto procuratore di Fermo, Maria Carla Sacco, sta cercando di delineare. Secondo la versione della giovane elpidiense, che è ancora ricoverata in ospedale, il suo presunto stupratore, dopo averla picchiata selvaggiamente, aveva cercato anche si sodomizzarla e lei, in seguito all’atroce dolore, aveva perso i sensi.
In quel lasso di tempo c’era stato uno spazio buio che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire con i referti medici e gli elementi raccolti sul luogo del presunto stupro. Sul corpo della vittima sono comunque stati ritrovati lividi in tutte le zone del corpo e lesioni al volto causate dai pugni subiti dal suo aggressore. Aggressore che, a sua volta, sempre secondo la versione della ragazza, lei avrebbe colpito al viso, con il suo braccio ingessato, nel tentativo di difendersi.
Fabio Castori
VIOLENZA SESSUALE
Sequestrata e violentata
arrestati due stupratori
Una pattuglia composta da poliziotti e militari dell'Esercito era stata allertata da tre ragazze che avevano denunciato un tentativo di aggressione. Immediata è scattata la "caccia" al veicolo segnalato trovato vicino ad un casolare. Qui si sono imbattuti in una donna che ha denunciato l'aggressione. Arrestati un albanese e un romeno
Sequestrata e violentata arrestati due stupratori
L'hanno trascinata a forza in un casolare abbandonato nella zona della Tiberina e, a turno, l'hanno violentata mentre l'altro faceva da "palo" all'esterno. La polizia ha arrestato con l'accusa di sequestro di persona e violenza sessuale un albanese di 39 anni e un romeno di 23. Romena anche la vittima. Poco prima, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, gli stessi due uomini avevano tentato di far salire a bordo della loro auto altre tre ragazze romene per costringerle ad avere un rapporto sessuale, ma la decisa reazione delle giovani li aveva convinti a desistere e a cambiare "obiettivo".
Erano circa le 16.30 di ieri pomeriggio quando una pattuglia "mista", composta da personale delle volanti della questura e dell'Esercito, impegnata a controllare una zona della Via Tiberina, si è imbattuta in tre ragazze romene che chiedevano aiuto. Le ragazze hanno raccontato di essere state avvicinate da due uomini che avevano tentato di farle salire a bordo della loro auto ma di essere riuscite a farli desistere. Immediata è scattata la "caccia" al veicolo segnalato. E poco dopo, nei pressi di un casolare abbandonato, è stata notata la Ford grigia chiusa e parcheggiata nei pressi di un varco nella rete di recinzione.
Mentre i militari tenevano sotto controllo l'auto, gli agenti si sono avvicinati all'edificio imbattendosi in una donna che ha denunciato tra le lacrime di essere stata violentata da due uomini: solo l'arrivo della polizia, notata dal "palo", aveva impedito il protrarsi dello stupro. La "vedetta" è riuscita a far perdere le proprie tracce, mentre l'autore della violenza, noncurante della presenza degli agenti, dopo essersi allontanato ha tentato di avvicinarsi alla macchina: il 39enne albanese, con la maglietta ancora sporca di rossetto della vittima, è stato immediatamente bloccato.
Le successive indagini, coordinate dal commissariato Casilino, hanno permesso di risalire all'identità del complice, un romeno. Dopo essere risaliti al suo posto di lavoro, gli agenti ne hanno ricostruito gli ultimi spostamenti e, grazie anche al suo cellulare, hanno accertato che si trovava a bordo di un pullman di linea diretto in provincia. Le volanti del commissariato di Tivoli e le volanti della questura sono riusciti a rintracciare il pullman intorno alle 20, facendo scattare anche per il romeno le manette. Il casolare e l'area teatro della violenza sono stati sottoposti ai rilievi tecnici della Scientifica.
IL CASO
Offre lavoro a una diciottenne e la violenta
arrestato un uomo tunisino
Lo stupro nel bagno di un hotel. L'aggressore si era spacciato per rappresentante della Lega Araba
ROMA - Un uomo tunisino di 41 anni è stato arrestato a Roma per aver aver violentato una ragazza romana di 18 anni. L'uomo, spacciatosi per un rappresentante della Lega araba, aveva conosciuto nella Capitale la ragazza che si trovava per caso a una manifestazione degli studenti in piazza della Repubblica giovedì scorso. Con la scusa di offrirle un lavoro da hostess, il tunisino ha portato la ragazza in tre hotel del centro quello stesso giorno. Dopo alcune avances, nel terzo albergo l'uomo ha abusato di lei nel bagno della sala congressi dell'albergo, dopo averlo chiuso a chiave. L'uomo, sposato con una donna italiana e con tre figli, è stato arrestato lunedì scorso dalla polizia, ha precedenti per reati sessuali ed è anche accusato di sequestro di persona. (Fonte: Ansa).
Milano, stupro in stazione: preso
Arrestato marocchino, forse altri abusi
Una donna è stata violentata, lunedì notte alla stazione Centrale di Milano. Sul luogo dell'aggressione sono intervenuti gli uomini del 118. La vittima degli abusi è stata ricoverata alla clinica Mangiagalli. Il presunto autore delle violenze è stato fermato dalla Polfer. L'uomo, un marocchino di 27 anni, è sospettato di essere uno stupratore seriale.
Milano, stupro in stazione: preso
Secondo quanto è emerso dalle indagini, il 27enne sarebbe responsabile di almeno altre due aggressioni, avvenute sempre in stazione Centrale.
In particolare la ragazza violentata lunedì sera, una 21enne albanese regolarmente in Italia ma senza una dimora fissa, era stata avvicinata, minacciata con un coltello e rapinata del cellulare già domenica, ma era riuscita a fuggire, denunciando poi l'aggressione alla polizia.
I due poi lunedì si sono incontrati nuovamente in stazione. Lui l'ha inseguita, le ha chiesto scusa e le ha restituito il telefonino. Qualche ora dopo, però, è riuscito ad attirarla, portarla in un vagone e ad abusare di lei. Alla fine la ragazza è riuscita a chiedere aiuto a una pattuglia gridando e il marocchino è stato arrestato.
Se lui fosse stato riconosciuto colpevole, gli avrebbero dato 5 anni? :mad:
O l'avrebbero chiuso in galera buttando poi la chiave?
Due 25enni di Melfi arrestati per lo stupro di una ballerina nigeriana, sabato notte. Altre sei persone avrebbero partecipato alle violenze: gli inquirenti al lavoro per risalire alle loro identità.
Sono due giovani del posto i primi fermati per lo stupro avvenuto sabato notte a Melfi, in provincia di Potenza. La vittima è una donna di 33 anni, una ballerina di night club di nazionalità nigeriana.
Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, al termine di un spettacolo nel locale notturno in cui lavorava la donna è stata convinta dai due 25enni melfitani a salire in automobile per darle un passaggio in albergo. I due, però, si sarebbero diretti in una zona periferica della città, contrada Crocifisso. Fermata la vettura, i due hanno fatto uscire la donna e hanno cominciato a picchiarla e a violentarla.
Sul posto sono giunte anche altre due automobili, con a bordo sei persone. Non è ancora chiaro il loro ruolo nelle violenze, nè la loro identità. Ulteriori indagini cercheranno di stabilire chi fossero. Per i due 25enni, invece, è già scattato l'arresto con le accuse di sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo e lesioni personali.
Monti, 25enne violenta turista e gli amici lo mettono ko
Pubblicato il: 31/10/2010 21:08
Stando a quanto pervenuto, l’americana ha dichiarato di aver conosciuto l’afghano in discoteca e di essersi recata con lui nell'ostello di via Urbana, a Monti, dove lei pernottava.
Erano le 4 del mattino e, nonostante il rifiuto da parte della ragazza, il 25enne ha però insistito e l’ha molestata toccandole nelle sue parti intime. Lei ha così cominciato ad urlare e quindi ad allertare il resto dei suoi amici che si trovavano nell’ostello.
A quel punto sarebbero intervenuti e una volta visto quanto stava accadendo avrebbero aggredito il ragazzo fratturandogli il setto nasale. Infine il 25enne è stato portato all'ospedale San Giovanni dove gli è stata data una prognosi di 20 giorni.
Calolziocorte, donna sfugge a stupro in pieno giorno
"La questione è preoccupante - dice il sindaco Paolo Arrigoni - perché non si tratta di un episodio avvenuto in una zona isolata ma nel cuore di Calolzio, vicino a un’area che è il polmone della città"
Calolziocorte, 4 novembre 2010 - «Adesso ti butto in macchina e ti violento». Questa la frase che si è sentita rivolgere intorno alle nove di martedì una donna di 38 anni, nella popolosa piazza Mercato nel centro della città. Nel frattempo l’uomo spingeva la donna contro la sua auto. La donna, dopo avere espletato delle commissioni in centro, si era avviata nel luogo dove aveva posteggiato l’auto. Poco prima di arrivare alla sua macchina si è sentita rivolgere questa frase che l’ha impaurita e si è messa a urlare cercando di richiamare l’attenzione di alcune persone che erano presenti sulla piazza.
Una piazza piena di auto, come lo è quotidianamente, anche perché era giorno di mercato. L’uomo dalla apparente età compresa tra i 35 e i 40 anni, è stato indicato come un “tipo strano” e di nazionalità italiana. Alle urla della donna e di un passante che aveva raccolto le grida di aiuto, sono stati allertati immediatamente i carabinieri della locale stazione di via Mazzini. Infatti, un mezzo dei carabinieri, che era in servizio nei paraggi, ha lasciato subito la zona del Lavello per recarsi tempestivamente in piazza Mercato.
Purtroppo dell’uomo non c’era più nessuna traccia. L’aggressore, in base a quanto riferito, sembra anche sia stato rincorso, ma la fuga gli ha permesso di fare perdere le tracce. La donna scampata alla tentata violenza risiede nella zona del Calolziese e subito dopo l’accaduto ha sporto denuncia ai carabinieri. Un episodio inquietante: le urla hanno salvato la donna da una possibile violenza sessuale. Ora cresce l’apprensione fra le donne residenti a Calolziocorte. In particolare in piazza Mercato dove sono diverse le auto che quotidianamente vengono posteggiate alla mattina da numerosi pendolari che la ritirano alla sera quando rientrano dal lavoro.
Una piazza Mercato che è poco illuminata: situazione che potrebbe comportare dei pericoli per coloro che vi si recano. Ora, dopo quanto è successo ieri mattina la paura è presente non solo fra le donne ma anche fra i genitori, preoccupati per le loro figlie. «La questione è preoccupante - dice il primo cittadino Paolo Arrigoni - perché non si tratta di un episodio avvenuto in una zona isolata ma nel cuore di Calolzio, vicino a un’area che è il polmone della città».
Per ora non si profila all’orizzonte l’assunzione di misure particolari: «Abbiamo previsto un aumento di telecamere per la video sorveglianza a Calolziocorte - spiega il primo cittadino Arrigoni - ma non erano previste per la zona interessata dall’episodio, perché finora non si erano registrati fatti analoghi o anche furti, nonostante le 250 vetture presenti quotidianamente nel parcheggio». Dopo l’accaduto l’attenzione è massima: «Crediamo si tratti di un episodio isolato ma ovviamente l’allerta è alta e terremo gli occhi aperti. Questo vale anche per i carabinieri». In queste ore le forze dell’ordine carabinieri stanno indagando per risalire a quest’ uomo ed evitare possano accadere atti di questo tipo.
di Vladimiro Dozio
Frosinone, stupro di gruppo tra i furgoni del mercato settimanale
FROSINONE (6 novembre) - Camminava tra i banchi del mercato settimanale quando due, forse tre uomini, extracomunitari di colore, l'hanno trascinata in un furgone e violentata. Il fatto sarebbe accaduto x intorno alle 10 di giovedì scorso ed è stato denunciato dalla stessa vittima, una giovane di 25 anni, italiana, residente nella parte bassa della città.
La giovane è giunta poco dopo al pronto soccorso dell'ospedale in forte stato di choc con evidenti graffi sul collo denunciando in lacrime di essere stata stuprata, probabilmente da maghrebini. La venticinquenne è stata sottoposta a una visita specialistica che avrebbe confermato la violenza. L'esito delle analisi di laboratorio potrebbero fornire ulteriori elementi agli agenti della Squadra Mobile che, nella stessa giornata di giovedì, hanno ascoltato per ore la ragazza. La polizia avrebbe in seguito fermato e accompagnato in questura alcuni uomini.
Frosinone, 25enne si sente male al mercato e denuncia stupro
Polizia: dai primi accertamenti medici non risulta violenza
Una ragazza italiana di 25 anni si è sentita male a Frosinone mentre si trovava al mercato settimanale, soccorsa è stata portata in ospedale dove ha denunciato una violenza sessuale, ma - spiega la polizia di Frosinone - dai primi riscontri medici non risulta la violenza. Il fatto è accaduto giovedì scorso, la ragazza soffre di crisi epilettiche ed è stata soccorsa mentre si trovava al mercato. Chiamata sul posto anche la madre per somministrarle i farmaci. La ragazza era in stato confusionale e aveva alcuni graffi sul viso. Ai primi accorsi sul posto ha raccontato di essere stata scippata, poi ha detto che probabilmente aveva invece perso la sua borsetta. Portata comunque in ospedale, qui ha raccontato a medici ed agenti di avere in realtà subito una violenza sessuale. Sono stati a questo punto eseguiti degli accertamenti, ma - spiega la polizia di Frosinone - la visita medica specialistica ha dato esito negativo: dai primi riscontri medici non risulta violenza. Gli agenti della squadra mobile stanno comunque continuano gli accertamenti. La ragazza anche in passato avrebbe fatto denunce di questo tipo poi ritrattate.
Fingono una violenza di gruppo. In realtà erano festini a luci rosse
Le ragazze, una delle quali minorenne, avevano accusato di stupro tre uomini di Cassina. Le prime contraddizioni in sede d’interrogatorio e poi sulle pagine del diario
Cassina de' Pecchi, 6 novembre 2010 - Da accusati ad accusatori. Da responsabili di un reato infamante, quello di violenza sessuale, nei confronti di due ragazzine — una appena diciottenne, l’altra minorenne all’epoca dei fatti — al ruolo di ingenui finiti quasi senza accorgersene nel tranello di due adolescenti abituate a mischiare sesso, droga e soldi con l’astuzia di navigate professioniste.
"Siamo state caricate a forza su un furgone mentre camminavamo. In tre ci hanno costretto ad avere rapporti sessuali e poi ci hanno lasciato in mezzo ai campi...". È questo quanto raccontano Giulia e Laura (nomi di fantasia) quando il 6 luglio del 2005 vengono rinvenute alla periferia di Cassina esattamente la sera dopo la denuncia di scomparsa da parte delle rispettive famiglie. Sembra un fatto agghiacciante da Arancia Meccanica: tre uomini fra i cinquanta e i sessant’anni, trapiantati in riva alla Martesana dal Sud, e che abusano ripetutamente di due studentesse. Ma ai carabinieri che iniziano a indagare, alcuni elementi iniziano subito a non essere chiari. La visita ginecologica esclude la violenza. Le ragazze appaiono troppo tranquille nonostante quanto hanno subito. E in sede d’interrogatorio si contraddicono e danno l’impressione di aggiustare di volta in volta i fatti a seconda della convenienza.
I sospetti che si trasformano in macigni grossi come pietre il giorno in cui la sorella di Giulia trova, nascosto in fondo a un cassetto, il suo diario: "Oggi io e Laura siamo andati da [...]e [...]mi ha toccato il kulo ke figura.... Mi ha detto ke ha una voglia matta di scoparmi". In un’altra pagina si legge: "Oggi io e Laura siamo andate da [...]. C’era anche [...]siamo andate a casa sua e abbiamo fatto due cannoni". E ancora "Abbiamo bevuto vino e poi l’abbiamo fatto. Mi sono divertita, oggi...". Giorno dopo giorno emerge uno scenario a luci rosse: veri e propri festini sessuali con uomini più che maturi.
Nell’abitazione di uno di loro. In cambio di generose dosi di cocaina e marijuana. Condite da bottiglie di vino e superalcolici. Le famiglie — solo in seguito emergerà che i tre sono in qualche maniera legati ai genitori anch’essi meridionali — tenute all’oscuro di tutto. Al punto che Giulia, quando in sede d’indagini preliminari le verrà chiesto come mai nel diario non facesse menzione di abusi o minacce, dichiara paradossalmente: "L’ho fatto per paura che venisse letto dai genitori o da qualche amica...". Insomma: un finto stupro di gruppo per mascherare una nottata fuori casa venuta a galla. Per non ammettere che quei rapporti che andavano avanti da mesi erano consenzienti, graditi e addirittura cercati.
"Il quadro d’insieme fa trasparire un contesto di grande degrado — ammette l’avvocato Paolo Grecchi di Milano che difende uno dei due 62enni —. Il dato essenziale, però, è che è stata portata alla luce la verità. Il mio cliente e l’uomo di 57 anni, ora a processo, dovranno quanto meno rispondere solo del reato di possesso e spaccio di sostanze stupefacenti e non di violenza sessuale. Anche se si tratta di un’illogicità che intendiamo dimostrare, perché di droga in casa non ne è mai stata rinvenuta, nemmeno un grammo". Il terzo accusato, che ha fatto ricorso all’abbreviato, è già stato condannato. "Le due ragazze? Guarda caso non si sono nemmeno costituite parte civile", aggiunge Grecchi. La prima udienza a Milano è fissata a dicembre.
di Ivan Albarelli
Catania, Maxi Lopez assolto per la storia dello stupro alla colf
Catania, Maxi Lopez assolto per la storia dello stupro alla colf L’attaccante del Catania Maxi Lopez, come riportato da Ita Sport Press, è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti della sua ex colf, Mariana Schiavone. Il giocatore argentino si è dovuto difendere da un’accusa di abusi presentata lo scorso luglio dalla domestica alla sezione n°35 del Tribunale penale di Buenos Aires. Il ragazzo è stato assolto per mancanza di prove da parte dell’accusa, tra l’altro la donna è stata sopposta ad esami ed accertamenti ed non è stata riscontrato alcun segno di violenza sessuale. Il procuratore della punta rossazzurra ha dichiarato in proposito: “E’ chiaro che volevano screditare il giocatore”.
Marco Biolcati
Martedì 9 Novembre 2010,
Aggredita e "violentata" dall'ex marito. Il terribile episodio di violenza è accaduto sabato sera, verso le 19.30, alla periferia di Cavarzere, all'interno dell'abitazione in cui la vittima dell’aggressione vive insieme ai figli. La donna era sola in casa quando il marito, sotto i fumi dell’alcol, ha forzato la porta d'ingresso ed è entrato avventandosi come una furia su di lei. L'uomo, 50 anni, vive da separato in una dependance ricavata all'interno del garage, vicino all'abitazione. Sabato sera era in preda ai fumi dell'alcol e fuori controllo e l’ex moglie non ha potuto fare nulla per fermare la sua furia. Il rapporto sessuale non è stato completo, ma l’aggressione c’è comunque stata.
Superato l'inevitabile shock, la donna ha chiamato subito i carabinieri, arrivati sul posto con una gazzella. Il cinquantenne nel frattempo si era già barricato nel garage e aveva sbarrato la porta. Dall'interno urlava e inveiva contro i militari, intimando loro di lasciarlo stare e di andarsene. I carabinieri, dopo diversi tentativi fatti per convincerlo a uscire di sua spontanea volontà, hanno forzato l'ingresso. L'alcol aveva reso il cinquantenne una vera e propria furia pronta ad avventarsi anche contro gli stessi carabinieri. Uno di loro è stato raggiunto in volto da pugno ed è stato costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso, dove gli è stato diagnosticato lo spostamento della mandibola e la distorsione di un braccio la prognosi. Dopo non pochi sforzi l’irrequieto cinquantenne è stato bloccato e condotto in caserma, dove ha continuato ad inveire contro i militari cercando di colpirli con calci e pugni. Una vera e propria furia, placata solo grazie all'intervento del personale del 118 che ha praticato all'arrestato una iniezione di sedativo.
Il cinquantenne ora si trova ora in carcere a Venezia a disposizione del pubblico ministero Giovanni Zorzi. Pesantissime le accuse: violenza sessuale, stalking (per aver perseguitato a lungo la donna anche nelle settimane precedenti), resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Oggi l’inrerrogatorio di convalida davanti al Gip Michele Medici. A difendere il cinquantenne cavarzerano è l’avvocato Luigi Migliorini, di Adria.
dependance ricavata all'interno del garage
Donna denuncia stupro, indaga polizia
13/11/2010 15:36
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Una donna di 43 anni, con un passato di tossicodipendenza, ha denunciato di esser stata sottoposta a violenza sessuale nel quartiere di Legino, a Savona. La donna ha raccontato di essere stata avvicinata da uno straniero vicino alla fermata dell'autobus. L'uomo, sempre secondo il racconto della donna, l'avrebbe immobilizzata grazie all'aiuto di un complice e poi violentata. Il racconto della donna è al vaglio degli investigatori.
Violenza sessuale: a Milano più di uno stupro al giorno. Denunciato solo l’8,4% dei casi
Nel 45% dei casi le vittime sono donne separate o divorziate, con una laurea (36,2%). Aumentano i casi nelle grandi città. Milano detiene il primato nazionale degli stupri: 480 denunciati nel 2009, più di uno al giorno. L’81% dei suicidi femminili ha alle spalle episodi di abuso. I dati sono stati diffusi oggi al Congresso nazionale Aogoi-Sigo in corso a Milano.
"Non ho violentato quella ragazza" al vaglio i video di via Petroni
Il tentato stupro, la vittima una 21enne modenese. L'algerino - uno dei due presunti aggressori, l'altro è fuggito - si difende ma resta in carcere
di CARLO GULOTTA
"Io non ho cercato di violentare quella ragazza. Non è vero quello che lei dice. E sono stati i suoi amici, tutti ubriachi, a pestarmi: volevano una sigaretta, io non l'avevo e per questo mi sono saltati addosso. Date un'occhiata alle telecamere in quella zona, io non ho paura". E' la verità di Mohamed Houdaibi, l'algerino di 27 anni arrestato mercoledì notte per la violenta aggressione denunciata da una ragazza di 21 anni che sostiene di essere stata pesantemente molestata in zona universitaria. L'avvocato di Mohamed, Alessandro Santoro, ieri mattina gli aveva suggerito di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l'udienza di convalida davanti al gip Bruno Perla. L'algerino ha fatto di testa sua, raccontando una versione totalmente opposta. Ma l'impianto accusatorio regge: Mohamed resta in carcere, e l'arresto per violenza sessuale e lesioni è stato convalidato.
La verità su quanto è accaduto nella zona fra via Petroni e via Acri quasi certamente potranno "raccontarla" le telecamere di sicurezza del Comune, e l'avvocato Santoro ha chiesto di acquisire i filmati, in attesa di rivolgersi al Riesame per chiedere gli arresti domiciliari. "Questo servirà per accertare come si sono svolti i fatti - dice il legale - e per individuare con certezza i luoghi dove si sarebbero verificati, visto che la ragazza che ha sporto querela contro di lui non riesce a ricordarlo". "Fatima", la vittima, non ci sta. "Nemmeno io ho paura delle telecamere, si faccia questo accertamento, quel tipo ha cercato di violentarmi, io non cambio idea".
Tenta di stuprare una donna
denunciato seminarista
Per il diacono, un ventiseienne a pochi mesi dal sacerdozio, non si tratta del primo tentativo di abuso. Già nel 2009 aveva rincorso e molestato una giovane che faceva jogging
di EMILIO ORLANDO
Costringe una donna di 30 anni ad entrare nella sua auto e tenta di violentarla. Il fatto è avvenuto alla periferia di Tarquinia, nel viterbese, ed è fin qui del tutto simile, purtroppo, a numerosi altri tentativi di stupro verificatisi negli ultimi anni. Dall'episodio venuto alla luce nella cittadina laziale emerge, però, un particolare inquietante: il protagonista della vicenda è un giovane diacono di 26 anni, denunciato per violenza sessuale dagli agenti del commissariato di Tarquinia.
Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal dirigente Roberto Bartoli, per il giovane, a cui in paese avevano affibbiato il soprannome di "don Paciocca", non si tratterebbe del primo tentativo di abuso nei confronti di donne della zona. Già nell'estate del 2009 il seminarista era stato denunciato per un episodio analogo avvenuto al Lido di Tarquinia.
In quell'occasione, l'uomo aveva inseguito masturbandosi una donna che faceva jogging. In merito allo scandalo, rimasto nel dimenticatoio per oltre un anno, la curia aveva subito dato rassicurazioni sull'allontanamento del seminarista. Ma il provvedimento non era di fatto mai stato preso dopo la morte del vescovo Chenis, nel marzo di quest'anno.
GB: ASPIRANTE MODELLA SI INVENTA STUPRO, CONDANNATA A 18 MESI
(AGI) - Londra, 20 nov. - Un'aspirante modella inglese e' stata condannata a 18 mesi di carcere per aver ingiustamente accusato di stupro un padre di famiglia, che era stato fermato dalla polizia. E' accaduto nell'Essex, in Gran Bretagna, dove la ventunenne Samantha Merry aveva accettato l'offerta di uno spacciatore che, in cambio di questa calunnia, era pronto a estinger un debito di 3mila sterline. La giovane e' stata condannata per calunnia e intralcio alla giustizia.
La polizia, racconta il Daily Mail, irruppe nella casa dell'uomo alle 4 del mattino e lo arresto' davanti alla compagna e ai figli. Dopo 23 ore in cella e 15 settimane in liberta' vigilata, fu scagionato grazie al filmato di una telecamera di sorveglianza. (AGI) .
voi a chi credete? facciamo un sondaggio! :mad:
e come al solito, sante, sante, sante telecamere
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/11/20/news/non_ho_violentato_quella_ragazza_al_vaglio_i_video_di_via_petroni-9304954/
Lunedì 22 Novembre 2010
Senigallia: stupro di gruppo, violentata una prostituta rumena di 18 anni
Sarebbe un regolamento di conti all'origine dello stupro perpetrato da quatto rumeni ai danni di una prostituta rumena di 18 anni.
L'episodio è avvenuto nella notte tra sabato e domenica. Secondo le prime indiscrezioni la giovane non avrebbe rispettato le condizioni imposte dai capi della bande che si spartiscono il territorio per la gestione della prostituzione. Le bande che gestiscono la prostituzione infatti decidono dova far prostituire le ragazze, quando e anche quanto le giovani devono versare loro in denaro. La rumena però pare si fosse rifiutati di pagare i suoi sfruttutori e così è scattata la missioni punitiva.
Quattro rumeni a bordo di un'auto hanno accostato a lato della strada dove la ragazza stava cercando di adescare clienti e dopo averla caricata a forza in macchina si sono diretti verso la campagna. Qui la giovane è stata picchiata e violentata e poi, riabbandonata in strada. Piena di sangue e lividi la ragazza si è presentata al pronto soccorso. Di qui la denuncia scattata alla polizia che ora starebbe indagando sull'episodio. Dal commissariato però (che non smentisce la vicenda) sulla vicenda vige il massimo riserbo.
Giulia Mancinelli (mail penelope)
Violenza sessuale: stupra vicina di casa, arrestato
Aggressione avvenuta a Partana, vittima ha denunciato
(ANSA) - PARTANNA (TRAPANI), 23 NOV - Un uomo di 45 anni, R.
G, e' stato arrestato a Partanna dai carabineri con l'accusa di avere violentato una giovane donna. E' stata la stessa vittima a denunciare lo stupro, che sarebbe avvenuto circa un mese fa. La donna ha raccontato che un vicino di casa, con la scusa di accompagnarla, l'avrebbe portata in una zona isolata costringendola con la forza a un rapporto sessuale.Le indagini hanno consentito di raccogliere numerosi riscontri, tanto da indurre il Gip del tribunale di Marza a emettere una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'uomo.(ANSA).
Otto anni e sei mesi
per lo stupratore seriale
Il marocchino è stato condannato per lo stupro di una giovane connazionale, di quello della moglie e della zia della donna
Arezzo, 23 novembre 2010 - E' arrivata oggi la sentenza definitiva per il marocchino colpevole di ben 3 stupri, la condanna ad otto anni e sei mesi di carcere per violenza sessuale, arriva dai giudici del tribunale di Arezzo.
Tutto inizia i primi giorni di febbraio 2009, quando l'uomo viene denunciato per stupro da una giovane connazionale, mentre per lui è già in arrivo una condanna di una precedente violenza sessuale usata su una prostituta di strada.
Scatta l'arresto, deciso dal Pm Amato, su convalida del Gip Lo Prete.
Ma il dubbio, che si diffonde tra gli investigatori, che si tratti di un violentatore seriale ben presto diventa una certezza. A rendere, se possibile, ancor più drammatica la vicenda, arrivano due nuova denunce di violenza, questa volta da parte della moglie, nonché madre del figlio di 9 mesi, e della giovane zia della donna.
Alla fine il processo, il Pm chiede una condanna a sei anni, ma il collegio presieduto dal dottor Mauro Bilancetti sentenzia una pena di otto anni e mezzo.
Accusato di stupro, la perizia della Procura scagiona Catello Miotto
Giovedi 25 Novembre 2010 ore 10:03
Accusato di stupro, la perizia della Procura scagiona Catello Miotto Buone notizie per Catello Miotto, l´ex ballerino di Amici, accusato di violenza sessuale dall´ex moglie di un suo amico. La perizia, infatti, i cui esiti sono stati resi noti alcuni giorni fa, scagionerebbe il giovane torrese dall´infamante accusa. Secondo l´avvocato Alfredo Trotta, che insieme all´avvocato Elio D´Aquino difende Miotto, "alcuni dei segni trovati sul collo del ragazzo sono riconducibili alla colluttazione che c´è stata dopo, con l´ex marito della donna - spiega l´avvocato -. A parte un livido però che, come emerge dalla perizia, sarebbe un "succhiotto" della donna stessa". Un particolare che, secondo la difesa, lascerebbe pensare a un rapporto tutt´altro che forzato, ma consenziente.
Per avere un quadro più completo della situazione, comunque, bisognerà attendere i risultati dell´altra perizia, quella che effettuerà il medico legale nominato dalla difesa di Miotto, che sarà pronta a breve, insieme ai rilievi dei Ris. L´ex ballerino, nel frattempo, sottoposto a obbligo di firma, si è trasferito a Fano, dove ha trovato lavoro in un ufficio postale.
Risalgono al 26 febbraio scorso i fatti per i quali il giovane ballerino torrese è accusato. Quella sera Catello Miotto rincasò, dopo essere uscito con il suo vicino di casa (l´ex marito della donna che lo avrebbe poi accusato di averla violentata). Il 25enne, dopo una serata in discoteca, chiese di essere riaccompagnato a casa dall´amico il quale poi ritornò a ballare. Miotto però, anziché rientrare subito a casa, bussò all´appartamento del piano di sotto, dove viveva l´amico che lo aveva accompagnato. In casa c´era l´ex moglie, rimasta a fare compagnia alla figlia di sei anni, a letto con la febbre. La donna lo fece entrare per fumare una sigaretta e chiacchierare un po´. La situazione, secondo quanto raccontato dalla donna, degenerò quando Catelllo iniziò a farle delle avances sempre più esplicite. Alla fine, sempre secondo la versione della donna, fu spinta in camera da letto e costretta ad avere un rapporto sessuale. E´ stato in quel momento che è rincasato l´ex marito della ragazza, che aveva poco prima riaccompagnato Catello a casa, il quale ha assistito a parte della scena.
Immediata la reazione dell´uomo, che bloccò e picchiò Catello che subito dopo si allontanò rientrando nella propria abitazione. Solo in casa, temendo un ritorno del rivale spalleggiato dai suoi amici, Miotto chiamò egli stesso i carabinieri come risulta dai tabulati telefonici richiesti dalla difesa. Un particolare, questo, che farà riflettere gli inquirenti, in quanto è davvero strano che una persona che commette un reato di stupro sia egli stesso a chiamare i carabinieri.
A Catello Miotto furono accertati graffi e lividi sul collo e una lesione al prepuzio. Ferite, che secondo la perizia della Procura, non sono imputabili a un rapporto violento. Una conclusione, quella della Procura, che va tutta a vantaggio di Miotto, per il quale, probabilmente, la difesa chiederà la revoca dell´obbligo di firma.
Tenta di stuprare donna incinta, preso
L'aggressione lunedì alle 19 in piazza Oberdan, vicino a un chiosco che vende bibite e panini
l'arresto di un cittadino keniota da parte di una pattuglia della polizia municipale
Tenta di stuprare donna incinta, preso
L'aggressione lunedì alle 19 in piazza Oberdan, vicino a un chiosco che vende bibite e panini
MILANO - Ha visto che il marito si era allontanato per andare in bagno. Non ci ha pensato un attimo: ha avvicinato la donna incinta, italiana, si è denudato e ha tentato di violentarla nel buio di piazza Oberdan, incurante delle auto che transitavano e dei passanti. Le urla della donna, l'intervento del marito, il casuale passaggio di una pattuglia della polizia municipale, hanno permesso agli agenti di mettere le manette al violentatore. A San Vittore è finito un cittadino keniota di 40 anni, Wandari Paken, clandestino. Dovrà rispondere del reato di violenza sessuale. La donna, in via precauzionale, è stata soccorsa e medicata alla Mangiagalli.
L'aggressione è avvenuta lunedì sera alle 19 in piazza Oberdan. Vicino a un chiosco c'era un gruppo di avventori tra cui una donna di trent'anni e il marito. Entrambi stavano mangiando un panino. Poco distante da loro il keniota. Il tentativo di stupro quando il marito della donna ha deciso di fare pipì: non in una toilette di uno dei locali della piazza, ma dietro un albero, ad alcune decine di metri dal chiosco mobile. Wandari Paken si è avvicinato alla donna, l'ha presa per un braccio, l'ha trascinata per alcuni metri e l'ha sbattuta sul cofano di un'auto ferma in sosta. L'uomo si è denudato e ha strappato le vesti del suo sogno erotico, saltandole addosso e tentando di violentarla. Il caso ha voluto che nelle vicinanze transitasse un equipaggio della polizia municipale. Il keniota è stato arrestato.
Alberto Berticelli
30 novembre 2010
Il caso Erasmus: «Stordì con l'alcol la studentessa e poi la violentò in casa»
IL CASO. Chiuse le indagini su un grave episodio avvenuto in città. Dopo aver avuto con lei una relazione, un giovane belga pretese un rapporto sessuale dopo averla fatta bere molto
La studentessa universitaria denunciò la violenza sessuale
Vicenza. La stordì facendola bere molto alcol e quindi la violentò, in presenza di un'altra persona che però non partecipò allo stupro.
All'epoca, la vicenda che coinvolgeva tre studenti universitari fece molto scalpore. È di questi giorni la notizia che la procura ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio a carico di uno studente, accusato di violenza sessuale aggravata. A processo potrebbe finire Charles Julien Chatteroi, 27 anni, cittadino belga, che fra il 2005 e il 2006 visse per alcuni mesi a Vicenza dove si era trasferito con il progetto Erasmus per studenti stranieri in Italia. È invece uscito di scena da qualche tempo, ma la notizia è trapelata di recente, un amico del belga, il vicentino Gialunca S., che era stato inizialmente indagato ma che ha dimostrato la sua estraneità alle accuse.
Vittima delle turpi attenzioni del giovane una ragazza vicentina che oggi ha 26 anni. Chiara (il nome è di fantasia), che abita con la famiglia nell'Alto Vicentino, all'epoca si era trasferita in città per seguire le lezioni universitarie della facoltà di Ingegneria, prima a Vicenza e poi a Padova. Per questo aveva preso in affitto un appartamento in contrà della Fossetta che divideva inizialmente con due amiche. Poi una delle due si laureò e la sua stanza venne affittata a Chetteroi, che cercava una sistemazione.
Da quanto emerse fra Chiara e il belga nacque un amore, che durò qualche mese, fino a quando il giovane non rientrò in Belgio. Lo studente però tornò a Vicenza qualche tempo dopo per sostenere un esame; trovò ospitalità dall'amico Gianluca, ma in quei giorni contattò Chiara per rivederla. La giovane non si negò all'invito, ma fu subito molto secca: «Non ti mettere in testa strane idee, adesso ho un altro fidanzato».
Quella sera però le intenzioni del giovane studente straniero sarebbero state diverse da quelle della vicentina. Prima con altri amici, poi con il solo Gianluca, la accompagnò in giro per vari locali e la fece bere moltissimo, fino a farla ubriacare. Poi, quando la accompagnò a casa, pretese di avere un rapporto sessuale con lei. Chiara non voleva, ma lui l'avrebbe costretta, stuprandola e lasciandola prima dell'alba.
Quando la giovane tornò a casa dai suoi genitori li trovò molto spaventati, poiché la aspettavano ancora la sera precedente. A quel punto lei raccontò tutto quanto era accaduto e con mamma e papà si rivolse alla polizia che diede il via alle indagini, identificando i due studenti che erano entrati in casa sua e raccogliendo le testimonianze degli amici con cui il terzetto aveva passato la serata.
Gianluca, che inizialmente era stato accusato di violenza sessuale per avere preso parte al rapporto, ha dimostrato la sua estraneità ai fatti. «Quando mi sono reso conto di cosa stava accadendo in quell'appartamento - era la sua versione -, e cioè che avrebbero fatto l'amore, me ne sono andato subito da contrà della Fossetta. Non credevo che Charles avrebbe usato violenza su di lei». La stessa Chiara aveva poi precisato di non essere certa che lui avesse avuto un ruolo.
Le indagini della procura hanno portato a ritenere che la ragazza avesse effettivamente subito una violenza, come dimostrerebbero anche alcune lesioni emerse in ospedale. Charles aveva inizialmente negato ogni rapporto sessuale, salvo poi correggersi per spiegare che se qualcosa c'era stato la ragazza era sicuramente consenziente: si sarebbe trattato di una sorta di "ultima volta" prima che lui rientrasse in Belgio. Ora - il giovane è difeso da un legale di Torino - potrebbe essere costretto a tornare a Vicenza, ma per presentarsi davanti a un giudice.
Rimini: muratore a processo per stupro, ma la vittima è ancora vergine
Un muratore riminese di 66 anni è stato assolto in Tribunale a Rimini dall’accusa di aver stuprato una donna di 30 anni, disabile mentale. Una perizia ginecologica ha stabilito che la donna è ancora vergine.
La giovane aveva sostenuto di fronte ai giudici essere stata più volte violentata dall’uomo tra il 2003 e il 2006, quando la madre usciva e lei rimaneva sola in casa. Secondo la donna, il muratore l’avrebbe costretta a rapporti sessuali con violenze e minacce. Ma la difesa dell’accusato ha chiesto una perizia ginecologica sulla donna. E' risultato che la 30enne era ancora vergine. È così caduta l’accusa e l’uomo è stato assolto.
Lo accusa di stupro ma non è vero
Trentottenne condannata a 3 anni e 50mila euro di multa
di Francesca Gori
Lo accusa di stupro ma non è vero
GROSSETO. Nella vita del suo uomo c'era entrata quasi in punta di piedi. Ora invece, a distanza di anni, ne sta uscendo attraverso l'aula di un tribunale. Dopo averlo accusato di stupri continui che lui non ha mai commesso e dopo aver truffato anche l'anziana madre dell'uomo. Bugie messe a verbale e poi ritirate, appena la relazione sentimentale con il suo compagno rientrava sui binari. Accuse infamanti, quelle mosse da una donna di 38 anni nei confronti del suo compagno e padre di suo figlio.
Accuse che andavano dallo stupro al furto, fino al rapimento del figlioletto, denunciato alla questura quando il bambino aveva 11 mesi. Le ricerche erano scattate immediatamente per finire nel nulla, perché l'ex compagno della donna, il suo bambino, non lo aveva mai /rapito. Scelto il rito abbreviato, il giudice per l'udienza preliminare Marco Mezzaluna ha condannato la donna a tre anni di reclusione e al pagamento di 50mila euro al suo ex compagno per i danni morali subiti. E sei mesi, la signora, dovrà scontarli in una casa di cura. /Perché per capire quello che accadeva nella mente della donna difesa dall'avvocato Marco Calò, il pm Maria Navarro ha chiesto l'
intervento di uno psichiatra. La trentottenne non è risultata incapace di intendere e volere. Ha dimostrato la tendenza a "trasformarsi" a seconda delle circostanze. Dottor Jekyll, quando il suo rapporto d'amore procedeva sereno, Mr Hyde, quando invece le cose non andavano come lei voleva. Una relazione, quella dello psichiatra, che ha fatto scattare anche la richiesta da parte del gup della trasmissione degli atti al pm che dovrà verificare la posizione dell'ex difensore della donna.
Durante le visite dello psichiatra infatti la signora avrebbe detto che a spingerla a denunciare l'ex compagno, sarebbe stato proprio il suo legale. Denunce presentate, poi ritirate. Bugie raccontate sulla sua storia d'amore. Bugie che si sono rivelate con le gambe corte quando in udienza sono state prodotte le intercettazioni telefoniche che hanno messo al sicuro, da quelle accuse per stupro, l'ex compagno della donna, difeso dall'avvocato Luca Montemaggi. Bugie dette anche in tribunale, quattro anni fa, per ottenere il gratuito patrocinio. Sul conto corrente della donna che aveva dichiarato di non avere alcun reddito c'erano 34mila euro. Soldi spillati, in tre diverse occasioni, all'anziana madre dell'uomo. Con le scuse più strampalate: la necessità di corrompere il direttore di una banca per far assumere la figlia di lui, oppure il pagamento di alcuni ragazzotti che mettessero in fuga un giovane napoletano, che la trentottenne dipingeva come un camorrista, che divideva appunto l'appartamento con la ragazza e altre studentesse a Firenze. O ancora, soldi da versare all'ex moglie dell'uomo. L'anziana, pur di aiutare la nipote, ha versato quelle cifre. Ma quando la verità è venuta a galla, la trentottenne si è trovata con un'altra denuncia, ritirata dopo la restituzione dei 34mila euro.
Tentato stupro: due ragazze si chiudono in bagno e chiamano il 113
violenzadonneDue ragazze di 17 e 18 anni si sono rifugiate nel bagno di una pizzeria in Piazza Stazione dopo che un uomo marocchino aveva tentato di strusciarsi e strofinarsi al corpo della più piccola. Le due amiche, una volta nel bagno, hanno chiamato le volanti che sono intervenute tempestivamente riuscendo a fermare il potenziale stupratore. Per lui è scattata la denuncia e l'avvio delle procedure di espulsione dal territorio nazionale.
APPROCCIO. All'inizio sembrava volere solamente una sigaretta e l'accendino, poi qualcosa di più. Quando l'uomo ha tentanto un diverso tipo di approccio cingendo la ragazza più piccola con un braccio e strofinandosi a lei con il corpo, le due amiche si sono impaurite e sono scappate nel primo locale che hanno incontrato.
DOVE. Tutto ciò è avvenuto nei pressi di Piazza Stazione all'uscita di un locale dove le due ragazze stavano passando la serata.
IL RIFUGIO. Quando si sono sentite minacciate dal marocchino 31enne, le giovani sono scappate ed hanno trovato rifugio all'interno del bagno di una pizzeria in Piazza Stazione, luogo dal quale hanno chiamato i soccorsi con il cellulare.
SOCCORSI. La Polizia è intervenuta tempestivamente ed è riuscita a fermare il marocchino che stava tentando la fuga dopo essersi accorto che le due ragazze avevano chiamato aiuto con il telefono.
RESISTENZA. L'uomo ha anche tentato di reagire contro gli agenti della Polizia che hanno potuto constatare con mano il tentato scasso della porta del bagno riportante segni di lesione recenti.
DENUNCIA ED ESPULSIONE. Il marocchino 31enne, senza precedenti, è stato portato in Questura dove è stato denunciato per violenza sessuale, per violenza privata e per resistenza a pubblico ufficiale. Nei suoi confronti, inoltre, sono state avviate le pratiche di espulsione dal territorio nazionale.
«Venduta dalla zia in cambio di cocaina»
L'odissea di Chiara, stuprata a 17 anni
Il pm chiede dieci anni per il violentatore. Lui: mai frequentato quelle donne. La zia della ragazza è morta alcuni mesi fa
di Isabella Faggiano
ROMA (7 dicembre) -
E’ la vicenda terribile che ieri ha convinto il pm romano Gianfederica Dito a chiedere una condanna esemplare, a dieci anni di reclusione, per Franco Pappalardo, l’uomo che due anni fa violentò :hmm: Chiara. Demolendo anche i suoi sogni di adolescente e la sua fiducia nell’unica parente che aveva dimostrato interesse per lei :hmm:. Ma andiamo con ordine.
Quella di Chiara è la storia di una ragazzina di borgata, ribelle fin da bambina. Nata da genitori tossicodipendenti, aveva solo due anni quando i servizi sociali la affidarono ad una coppia di amici di famiglia. Un’esperienza durata ben poco, perché anche i ”nuovi” genitori non furono considerati adatti ad educare una bambina. Così, a otto anni, Chiara cominciò una lunga odissea nelle case di accoglienza; una condizione che non ha mai voluto accettare, che non ha mai saputo apprezzare, almeno fino a quando non è caduta in quella trappola.
Chiara desiderava una famiglia normale ed è per questo che, diventata adolescente, ha cercato di riallacciare il rapporti con sua zia Giuseppina... Alla fine Chiara ebbe il permesso di trascorrere alcuni giorni al mese in casa della zia, per avviare un percorso legale che avrebbe portato all’affidamento definitivo alla donna. Fu proprio in uno di questi periodi, un paio di anni fa, che si verificò l’episodio che con grande travaglio Chiara è riuscita a confidare prima ad una suora e poi all’assistente sociale che la seguiva. E da quel momento ha cominciato ad apprezzare l’amore delle religiose che l’hanno cresciuta placando al tempo stesso la sua inquietudine, quella voglia di scappare via dall’unico posto che invece l’aveva protetta fino a quel momento.
Era accaduto che proprio la zia Giuseppina, quando le carte per l’affido erano ormai quasi pronte, la costrinse ad avere un rapporto sessuale con un uomo in cambio di una dose di cocaina. Chiara ha trovato la forza di descrivere cosa accadde il giorno della violenza, in una data non precisata, tra la fine del mese di febbraio e gli inizi di marzo del 2008. Era con la zia; era stata lei a condurla a casa di Franco Pappalardo, a Monte Mario. Lui era in camera da letto, a torso nudo, indossava soltanto dei boxer. È probabile che attendesse il loro arrivo. La bustina con la cocaina per Giuseppina era già pronta. La donna non aveva i soldi per pagare, e saldò il debito con una leggera pressione sulla spalla di Chiara, offrendola all’uomo, spingendola sul suo letto per poi uscire dalla stanza.
Mentre Chiara stava vivendo il momento più brutto della sua vita, lei era dietro la porta ad aspettare; la sentiva urlare, :wacko:ascoltava ogni sua richiesta di aiuto, ma non fece nulla per sottrarla alla violenza. Dopo aver consumato un rapporto sessuale, l’uomo voleva andare oltre :hmm: [oltre dove?]. Ma Chiara riuscì a opporsi, evitando così di essere vittima di un’ulteriore violenza.
Franco Pappalardo, ascoltato ieri in aula, si è dichiarato innocente. Ha negato anche di conoscere la vittima. L’avrebbe vista per la prima volta in tribunale, proprio in occasione del processo. La zia Giuseppina, invece, la conosceva, ma soltanto di vista: «Abita nel palazzo di fronte al mio - dice l’imputato - non sapevo nemmeno quale fosse il suo nome completo. L’ho sempre chiamata Pina. A casa mia non è mai venuta». Ma Chiara, durante le indagini, ha riconosciuto il suo carnefice in fotografia, tra le tante mostratele. È stata portata dagli inquirenti nella casa degli orrori, ha ricostruito tutto, ha descritto ogni dettaglio di quel luogo, ogni azione di quella giornata. Ora Franco Pappalardo è agli arresti domiciliari. La zia, invece, indagata fin dall’inizio, è deceduta nei mesi scorsi, a causa delle cattive condizioni di salute. In aula, il legale di parte civile Rossella Benedetti ha condiviso la richiesta del pm a dieci anni di carcere, per l’accusa di stupro di gruppo, in concorso con la zia deceduta. L’avvocato della difesa, Alberto Crasta, invece, ha chiesto l’assoluzione del suo assistito. La sentenza arriverà entro la fine del mese.
'SANTONE' IPNOTIZZA BIMBA E LA STUPRA PER 10 ANNI FOTO
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La pagina del Daily Mail
Ha ipnotizzato e violentato una bambina per quasi dieci anni, approfittando della sua posizione di psichiatra-'santone' per soddisfare le sue pulsioni di pedofilo. E' ora sotto processo a Manchester il 45enne Martin Smith, denunciato dalla ragazzina, stuprata dall'età di 7 anni a quella di 16, nel 2007 dopo quasi dieci anni di abusi. Dopo la denuncia, Smith si trasferì dall'Inghilterra alla Spagna insieme alla moglie Lianne e alla figlia di 5 anni Rebecca, ma nella scorsa primavera l'estradizione lo ha costretto a fare il viaggio all'inverso. Smith deve rispondere di tre capi d'accusa di stupro, tre di tentato stupro, quattro di aggressione e uno di violenza su minore.
La storia dello psichiatra e della sua famiglia ha creato scandalo oltre Manica, per via del tragico epilogo che ha coinvolto i figli di Smith e di Lianne: pochi giorni dopo l'estradizione, infatti, i due bambini, Rebecca e il piccolo Daniel, di 11 mesi, vennero trovati morti in una stanza d'albergo a Lloret de Mar, non lontano da Barcellona, uccisi dalla madre, impazzita dopo l'arresto di Martin. Lianne è ora in una struttura psichiatrica a Girona, in Catalogna.
Gli abusi da parte del medico, si è saputo in udienza, iniziarono nel 1995 ed andarono avanti fino al 2004: se nei primi anni Smith, dopo averla ipnotizzata, si limitava a molestarla, col passare del tempo le molestie diventarono veri e propri stupri.
Aiutate mia figlia
Premetto sono madre di una bellissima bambina di appena quattro anni e mezzo, mia unica figlia, che vive con me a Treviso, città dove da recente mi sono trasferita per esigenze lavorative da un paese del veronese. Infatti, in qualità di psicologa e di insegnante abilitata, ho avuto da un lato un incarico libero professionale presso una struttura sanitaria privata nonché un incarico annuale di supplenza per l’insegnamento presso una locale scuola materna. Tengo a precisare che in questa sede, nonostante ciò che racconto trovi riscontro in atti ormai pubblici, non posso fornire i dati identificativi di nessuno dei protagonisti di questa triste storia solo al fine di evitare che vengano strumentalizzati ai danni miei e di mia figlia.
Avanti il Tribunale di Verona pende il procedimento di separazione giudiziale tra me e mio marito, nonchè , presso la Procura della Repubblica sempre di Verona, dei procedimenti penali a carico di mio marito relativi a 4 denunce da me presentate riguardo a presunti abusi da lui perpetuati su nostra figlia.
Ad oggi mi trovo a vivere insieme alla mia piccola una situazione aberrante che vede mia figlia considerata dalle preposte autorità competenti come un semplice ed amorfo essere vivente senza invece tenere presente la sua condizione interiore in qualità di essere umano!!
Mi riferisco, infatti, al fatto che a breve dovrei ricevere a casa mia la visita di operatori sociali i quali, sulla base di una ordinanza del Giudice della separazione, mi chiederanno di consegnargli mia figlia per poi portarla lontano da me, precisamente nel veronese, per essere collocata presso un istituto per minori. Tale grave decisione del Giudice della separazione nascerebbe da una duplice valutazione deduttiva: da un lato, il fatto che relativamente ai procedimenti penali pendenti il magistrato competente ne avrebbe richiesto l’archiviazione, dall’altro il fatto che da una relazione peritale effettuata da incaricati dello stesso Giudice della separazione, vertente sulla “capacità genitoriale” dei genitori della minore, sia il padre che io madre siamo stati ritenuti ” inadeguati”.
L’assurdo di tutto quanto sopra detto riguarda la circostanza che nonostante le denunce da me presentate sui presunti abusi ai danni di mia figlia ad opera del padre fossero legittimate dal fatto che era proprio la bambina che spontaneamente veniva a riferirmi su quanto le accadeva durante gli incontri con il papà e che le stesse cose la bambina le riferiva pure al mio avvocato ed a due psicologi che ne dichiaravano ufficialmente l’attendibilità, da 2 anni sono ancora in attesa che qualcuno degli organi inquirenti ascolti ufficialmente mia figlia! Al contrario, ci si preoccupa di richiedere l’archiviazione dei relativi procedimenti penali solo sulla base di deduzioni non suffragate dall’unico elemento oggettivo di prova che avrebbe potuto fornire solo mia figlia!!!!
Da madre devo ammettere che, nonostante il mio personale convincimento su quanto più volte riferitomi da mia figlia in merito ai presunti abusi, nutro la speranza, per il bene psicofisico dalla piccola, che ad una audizione ufficiale della bambina emerga inconfutabilmente il dato oggettivo che la stessa non abbia effettivamente mai subito niente di male!!! Ma fino a quando qualcuno degli organi competenti non si degnerà di voler sentire ciò che ha da dire mia figlia, NESSUNO, compresa me, potrà trarre conclusioni ed emettere sentenze che potrebbero avere delle gravissime ripercussioni sul futuro dello stato di salute psicofisica della bambina!!!
Relativamente alle conclusioni dei periti nominati dal Giudice in merito al mio profilo psicologico, sfido qualsiasi madre nelle mie stesse condizioni a restare impassibile, serena, a dormire la notte ed a non avere ansie e preoccupazioni!!! Anzi, verosimilmente a differenza di altre madri, io mi sono mantenuta, anche se con grande sforzo,da un lato equilibrata così da riuscire a continuare a lavorare e badare alla crescita positiva di mia figlia, dall’altro lato lucida e ponderata tanto da non dare libero sfogo a quei naturali impulsi di reazione che in queste situazioni nascono spontanei. Infatti, fino all’ultimo, nonostante l’evolversi negativo degli eventi, ho continuato ad avere fiducia nella giustizia e negli apparati di assistenza, tanto da continuare, anche contro il volere di mia figlia, a portare settimanalmente la stessa agli incontri con il padre, pregando che al ritorno la bambina non mi venisse più a raccontare di “…SCHIFEZZE…” subite!!!
MA ADESSO BASTA!!! DOPO L’ULTIMO PRESUNTO EPISODIO DI ABUSI SUBITI DALLA BAMBINA, GIA’ DENUNCIATO, NON INTENDO PIU’ ACCONDISCENDERE A TALE SITUAZIONE. PERTANTO, AL POSTO DI SCAPPARE COME FAREBBE QUALCHE ALTRA MADRE, RIMARRO’ IN CASA CON MIA FIGLIA IN ATTESA CHE IL MAGISTRATO COMPETENTE, ANCHE SULLA BASE DI UN INTERVENTO ANCORA PIU’ INCISIVO DA PARTE DEL MIO AVVOCATO, SI DECIDA AD ACCOGLIERE L’ISTANZA DI AUDIZIONE DELLA BAMBINA AL FINE DI VERIFICARE UNA VOLTE PER TUTTE LA VERITA’!!!! SE POI, NELL’ATTESA CHE CIO’ SI VERIFICHI, QUALCHE ASSISTENTE SOCIALE, MAGARI ACCOMPAGNATO DA UN UFFICIALE GIUDIZIARIO O POLIZZIOTTO, BUSSERA’ ALLA MIA PORTA PER PRENDERSI MIA FIGLIA DOVRA’ PASSARE SUL MIO CORPO PRIMA DI RIUSCIRE A STRAPPARMI LA BAMBINA!!!
Oggi mi sono trovata costretta a dare risonanza mediatica a questa mia storia, tanto da essere stata intervistata ed essere apparsa, in maniera riservata, in un servizio di “Studio Aperto” su Italia uno e su una emittente locale “Rete Veneta” nonché sui quotidiani del Corriere della Sera (pagina di Treviso e Verona), il Gazzettino e la Tribuna di Treviso. Inoltre, ho richiesto l’intervento del Ministro di Grazia e Giustizia, del quale ho già contattato la segreteria.
SPERO CHE ANCHE QUESTO MIO ENNESIMO GRIDO DI AIUTO POSSA ESSERE ASCOLTATO DAI PIU’ E CHE QUINDI QUALCUNO SI MOBILITI, INSIEME A ME E A CHI VORRA CONDIVIDERE LA CAUSA, AL FINE DI UNA SENSIBILIZZAZIONE DEGLI ORGANI COMPETENTI PERCHE’ VENGA SUBITO BLOCCATA L’ESECUTIVITA’ DELL’ORDINANZA DEL GIUDICE CHE DISPONE L’ALLONTANAMENTO DI MIA FIGLIA DA ME E CHE, QUINDI, SI PROCEDA ALL’AUDIZIONE DELLA BAMBINA PER RISALIRE ALLA “VERA VERITA’ ”.
GRAZIE DI CUORE
UNA MAMMA DISTRUTTA
Sosteniamo con la nostra FIRMA ON LINE tramite il link sottostante questa madre che sta lottando per non farsi sottrarre la figlioletta dalle stesse autorità che dovrebbeo proteggerla, VI PREGO AIUTATEMI.
Violenza sessuale: racconta tentato stupro, ma non denuncia
Venerdì 10 Dicembre 2010 17:23
Ha detto di essere stata avvicinata in spiaggia, ad Anzio, da due stranieri che l'hanno costretta ad entrare nella loro macchina con la forza tentando di violentarla ma di essere poi riuscita a scappare. È quanto raccontato ieri una ragazza di 19 anni alla polizia del commissariato di Anzio-Nettuno, vicino Roma. Ma oggi la giovane, quando è stata nuovamente ascoltata dagli agenti, non ha confermato le sue stesse parole. La donna, che vive a Nettuno, ieri notte aveva chiamato il 113 per denunciare un tentato stupro. Una volta portata all'ospedale di Anzio non è stato riscontrato alcun segno di violenza. Questa mattina, interrogata nuovamente dagli agenti, la ragazza ha detto di non aver nulla da denunciare.
«Effusioni a luci rosse in tre»
Arrestati per stupro di gruppo
Verona, ventenne accusa due ragazzi cubani incontrati domenica notte in un locale. «Tutto falso: lei era consenziente». Scarcerato uno dei due
Il giudice Monica Sarti non ha adottato alcun provvedimento restrittivo
VERONA - Quatto quatto, si sarebbe avvicinato al letto su cui l'amico e una ragazza si stavano lasciando andare ad accalorate «effusioni» d'amore e, proprio sul più bello, avrebbe iniziato ad «accarezzare» la donna. Dapprima sfiorandola soltanto, poi toccandola. O meglio, secondo l'accusa, palpeggiandola nel vero senso del termine. Tanto che la giovane, appena si sarebbe resa conto di quei presunti approcci fisici che stava ricevendo da un uomo che non era il partner con cui stava condividendo un rapporto sessuale, sarebbe sobbalzata di scatto e avrebbe immediatamente iniziato a protestare senza esitazione. Arrivando a schiaffeggiare il «terzo incomodo» e correndo subito dopo a denunciare tutto alla polizia. Già l'indomani mattina gli agenti hanno stretto le manette ai polsi dei due ragazzi accusandoli di violenza sessuale di gruppo: a conclusione dell'udienza di convalida, però, il giudice Monica Sarti ne ha lasciato in carcere soltanto uno. Ovvero, il «terzo incomodo».
Il tutto sarebbe accaduto tra domenica sera, quando i tre si sono incontrati ballando in un noto locale di Bussolengo, e lunedì mattina, data del duplice arresto di Moreno Juniel, trent'anni, e dell'amico Pedro Aseredo, ventidue anni. Entrambi di origini cubane, lavorano nel Veronese come operai e risultano incensurati e con regolare permesso di soggiorno. In carcere, dopo l'udienza di ieri mattina, è rimasto il solo Juniel, difeso dall'avvocato Massimo Pinelli. In libertà, invece, è tornato Aseredo, assistito dal legale Paolo Pellicini. La presunta vittima è colombiana e ha vent'anni. Ambedue i ragazzi arrestati dalla polizia, ieri, anziché trincerarsi nel silenzio hanno preferito raccontare al giudice la propria versione dei fatti: Juniel, innanzitutto, avrebbe negato di aver toccato la ragazza; Aseredo, invece, ha sostenuto di non essersi reso conto di alcunché.
A conclusione dell'interrogatorio di garanzia, il giudice ha deciso di non convalidare alcun provvedimento restrittivo, visto che gli arresti non sarebbero stati giustificati dalla flagranza di reato. Quando alla duplice richiesta di misura cautelare avanzata dalla procura, il gip Sarti ha disposto il carcere per il solo Juniel, ritenendo la versione della ragazza credibile e non viziata da istinto di vendetta. D'altro canto, invece, il magistrato ha decretato la scarcerazione di Aseredo, non riscontrando a suo carico indizi di colpevolezza. Stando a quanto emerso finora dalle indagini, tra la donna e Aseredo ci sarebbe stato un rapporto di sola amicizia che si protraeva ormai da qualche mese.
Nulla di più fino a domenica sera quando, complici la musica e l’atmosfera del locale di Bussolengo, tra i due sarebbe scoccata la più classica delle scintille. A loro si sarebbe unito anche Juniel, che li avrebbe seguiti a casa di Pedro. Da quel momento in poi, però, le versioni dei tre divergono, con la donna che accusa il «terzo incomodo », a cui avrebbe anche tirato uno schiaffo, quest’ultimo che respinge ogni addebito e Aseredo che non si sarebbe reso conto di alcunché di strano. Quando si dice punti di vista...
La. Ted.
10 dicembre 2010
Denuncia stupro di gruppo
sul corpo ferite procurate da sè
Una 23enne sofferente di alcuni problemi psichici, soccorsa in piazza XX Settembre, ha raccontato di avere subito una violenza da tre rumeni. Sono in corso indagini
Una ventitreenne marocchina, sofferente di alcuni problemi psichici, ha riferito alla polizia di avere subito violenza sessuale da parte di tre romeni, che l'avrebbero aggredita ieri sera nei pressi dell'autostazione di piazza XX Settembre, a Bologna.
Il racconto della ragazza, che parla poco l'italiano ed è attualmente ricoverata all'ospedale Maggiore per accertamenti, è al vaglio degli investigatori. La giovane, regolare in Italia ma con un permesso di soggiorno in scadenza, è stata soccorsa verso le 10.30 di stamani in via del Tuscolano, alla periferia della città, dagli operatori di un'ambulanza del 118, che l'hanno vista stesa a terra in forte stato di agitazione. Con lei c'era un suo connazionale, un ventunenne anch'egli regolare, che dalla prima ricostruzione risulterebbe essere un conoscente della ragazza, al quale aveva appena raccontato ciò che le era accaduto.
La marocchina è stata portata in ospedale per medicare alcune lievi ferite che si sarebbe procurata da sola, e per gli accertamenti relativi all'eventuale violenza sessuale. Sentita dalla polizia con l'aiuto di un interprete, la ragazza ha spiegato confusamente di essere stata aggredita da tre romeni.
(11 dicembre 2010)
NAPOLI. L’ha stuprata perché si era rifiutata di uscire con lui. La raccapricciante storia arriva da Napoli, dove un 18enne è stato arrestato dalla polizia con l'accusa di sequestro di persona e violenza sessuale nei confronti di una minorenne di 16 anni.
Lo stupro sarebbe avvenuto sabato sera, a Pozzuoli, dopo l'ennesimo rifiuto della giovane ad uscire con il ragazzo. Secondo la denuncia della vittima, il 18enne vedeva la ragazza, seduta su una panchina mentre chiacchierava con un’amica, e le chiedeva un appuntamento. Lei diceva di no. A quel punto il giovane, che era con un amico, avrebbe deciso di farla salire con la forza a bordo della sua auto. La ragazza tentava di ribellarsi, aiutata dall’amica, quest’ultima però veniva scaraventata a terra e la sedicenne veniva messa nella vettura. Il giovane si dirigeva verso Napoli, nei pressi della collina di Coroglio, dove sarebbe avvenuto lo stupro. Poi l’avrebbe riaccompagnata e abbandonata in lacrime, minacciandola di non rivelare nulla. Ma la sedicenne ha avvisato i genitori che hanno presentato denuncia. Gli agenti del commissariato di Pozzuoli hanno rintracciato il ragazzo, riconosciuto dalla 16enne, sottoponendolo a fermo.
Mercoledì 15 Dicembre 2010,
Erano accusati di aver violentato una ragazza residente a Roncade, in provincia di Treviso, ma sono stati assolti perché il fatto non sussiste.
Si è concluso così il processo a carico di tre giovani di nazionalità tunisina, finiti sotto inchiesta in relazione ad un episodio che, secondo la denuncia presentata dalla ventunenne, avvenne nel luglio del 2009, a Marghera. Il giudice per l’udienza preliminare Alberto Scaramuzza ha emesso la sentenza a conclusione di un processo celebrato con rito abreviato, accogliendo la richiesta di assoluzione formulata dai difensori dei tre imputati, gli avvocati Marco Zanchi e Stefano Tigani. Il pm Emma Rizzato si era invece battuta per la condanna a sei anni di reclusione. Maiti Yahya, 20 anni, Maiti Sobhi, 22 anni, e Chaker Yahyooui, 23 anni, erano accusati di violenza di gruppo: la ragazza, infatti, raccontò di essere stata stata trascinata in un prato e, sotto effetto di un narcotico, oggetto di abusi sessuali, a turno, da parte dei tre. La denuncia fu sporta cinque mesi dopo i fatti e la difesa ha sottolineato numerose imprecisioni e discordanze. Nel giorno inizialmente indicato come quello dello stupro, ad esempio, uno degli imputati risultava essere detenuto in carcere e, dunque, impossibilitato a commettere la violenza sessuale. L’avvocato Zanchi ha inoltre ricordato che la ragazza, con problemi di droga, era già stata segnalata per procurato allarme e simulazione di reato per aver denunciato un inesistente sequestro di persona.
A Gravina di Puglia, in provincia di Bari
Tredicenne stuprata dal «branco»
Due 14enni, un 15enne e un 18 enne inoltre riprendevano gli abusi con il cellulare per ricattare la vittima
MILANO - Una ragazzina di 13 anni è stata ripetutamente violentata da tre minorenni (due 14enni e un 15enne) e un 18enne, i quali inoltre riprendevano gli abusi con il telefonino per ricattare la piccola vittima. L'episodio è avvenuto a Gravina di Puglia nei mesi scorsi. Secondo fonti investigative, non sono state violenze di gruppo ma atti singoli quelli denunciti dalla vittima. La polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del diciottenne e ordinanze di collocamento in comunità e di permanenza in casa nei confronti dei tre minorenni. Al maggiorenne è stato contestato anche il reato di detenzione di materiale pedopornografico e a uno dei minorenni il reato di divulgazione dello stesso materiale.
VIOLENZE - Le violenze, quattro episodi, sono cominciate alla fine di ottobre. La giovane, dopo essersi confidata con i genitori, è stata da loro accompagnare nel commissariato di polizia di Gravina dove ha formalizzato le accuse. I quattro indagati, secondo quello che è stato accertato, si scambiavano tra loro le immagini con le scene delle violenze. I tre minori hanno costretto la ragazzina a seguirli con la forza e due di loro l'hanno obbligata a un rapporto sessuale, mentre il terzo ha filmato la scena con il suo telefonino. Nei giorni successivi il filmato era sui cellulari di tutti i ragazzi della stessa scuola. Dopo tre settimane ad abusare di lei oltre ai tre minorenni si aggiunse anche G. P., un cameriere 18enne senza precedenti penali. Anche in questo caso era stato girato un altro filmato con il telefonino.
Catello Miotto di Amici scagionato: voglio lavorare con Maria De Filippi
22 dicembre 2010
pubblicato da alessia mancini
Era il 27 Febbraio, quando l’ex ballerino di Amici accusato di stupro fu portato di forza in galera. Da allora molte cose sono cambiate. La sua compagna Imen lo ha perdonato e sembra proprio che l’artista debba essere, a breve, scagionato.
Catello descrisse così la vicenda sul settimanale di gossip Visto: “Ho bussato alla porta di un amico, ma lui non c’era. Mi ha aperto la sua ex moglie che si trovava lì per accudire la figlia malata. E’ stata lei a provarci così abbiamo fatto l’amore. Mentre eravamo a letto è arrivato il mio amico. Lei per giustificarsi e non perdere l’affidamento della figlia, ha detto che l’avevo violentata“.
Ma Catello Miotto si è difeso dalle accuse di stupro da sempre, dichiarandosi innocente e finalmente le perizie della Procura gli hanno dato ragione. Il rapporto è stato consenziente. La lieta novella gli è stata annunciata da un giornalista di Viterbo che segue dall’inizio la sua querelle legale.
La sua vita sta finalmente per cambiare e l’accusa non gli ha creato troppi problemi, almeno stando alle sue ultime dichiarazioni: “Grazie a Dio in Italia finchè non si è condannati si è innocenti. Il mio casellario giudiziario è immacolato in questo momento“.
Insomma il Natale è alle porte e l’ex ballerina esprime un desiderio: ”Sono un pò in ansia per quando scadrà il contratto delle Poste. Non vorrei trovarmi da un giorno all’altro senza lavoro. Se Maria volesse farmi fare il postino a C’è posta per te mi farebbe un grande regalo. Lei è sempre stata buona con me. E mi fa male sapere che questa storia è stata usata per screditare il programma“.
Tentato stupro in centro a Firenze
23/12/2010 - Ha conosciuto un marocchino e ha accettato il suo invito a trascorrere la serata assieme, ma il nordafricano -, 42 anni, in Italia con un permesso di soggiorno scaduto -, dopo averla fatta ubriacare, ha cercato di violentarla.
Il tentativo e' fallito grazie alla segnalazione di un romeno, portiere di un albergo del centro di Firenze, che ha indicato alla polizia l'uomo, che e' stato cosi' arrestato. E' accaduto la notte scorsa, intorno alle 3, nel centro di Firenze. Secondo quanto emerso la donna, 31 anni, ha riferito alla polizia di aver incontrato il marocchino in piazza Signoria e di essere andato con lui in un pub a bere. L'immigrato le ha offerto tre birre e quando la donna ha cominciato ad essere alticcia avrebbe iniziato a palpeggiarla. La vittima ha quindi cercato di sottrarsi alla violenza scappando verso il suo albergo, in piazza Santa Maria Novella, pero', l'uomo e' riuscito a bloccarla. La scena e' stata notata dal romeno, che ha chiamato il 113.
(http://www.immobiliareblog.it/wp-content/uploads/2008/05/tariffarioavviso.jpg) | http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/01/02/news/tentativo_di_stupro_in_una_cascina_la_denuncia_erano_in_sette-10785918/ Citazione Tentativo di stupro in una cascina |
SEQUESTRATA DOPO IL VEGLIONE E STUPRATA TUTTA LA NOTTE
15:22 02 GEN 2011
(AGI) - Frosinone, 2 gen. - Una notte da incubo quella vissuta da una 34enne di origine ucraina residente a San Giuseppe Vesuviano in provincia di Napoli, che mentre faceva ritorno da una festa e' stata sequestrata e violentata da due uomini che l'hanno poi abbandonata nell'autogrill di Castrocielo in provincia di Frosinone. L'incubo della poveretta ha avuto inizio poco dopo le due della scorsa notte, quando di ritorno da una festa a San Giuseppe Vesuviano, e' stata prelevata con forza da due uomini che per ore l'hanno sottoposta ad ogni sorta di abuso sessuale. Solo questa mattina, poco prima delle 7, la ragazza e' stata abbandonata nei pressi dell'area di servizio Casilina Est lungo la corsia nord dell'A1 dove e' stata soccorsa da alcuni passanti. Trasportata d'urgenza in ospedale a Cassino, e' stato accertato lo stupro. Sulla vicenda indagano ora gli agenti della sottosezione A1 di Cassino e il magistrato della procura della Repubblica. La vittima e' stata anche rapinata della borsetta contenente tutti i suoi effetti personali. .
Napoli denuncia-choc di una 34enne «Rapita e stuprata per 6 ore sull’A1
Autore: Ass. psicologia e diritto
Sei ore in balìa dei suoi aguzzini. Sei ore di violenza fisica e sessuale dalle campagne di San Giuseppe Vesuviano alle corsie dell’A1 mentre la macchina viaggiava velocemente verso nord.
La salvezza per una trentaquattrenne d’origine ucraina, ma domiciliata a San Giuseppe Vesuviano, è arrivata per caso, dopo avere chiesto disperatamente aiuto.
Nel parcheggio dell’autogrill Casilina Est di Castrocielo, a due passi dal casello di Pontecorvo, in provincia di Frosinone, dove i due sequestratori hanno deciso di fermarsi per un caffè. I sequestratori l’hanno lasciata in macchina ma lei è riuscita a liberarsi, a scendere e achiedere aiuto sfidando le minacce di morte dei due sconosciuti.
Scalza, con una tuta nera ridotta a brandelli e con lo sguardo terrorizzato, ha gridato aiuto con quanto fiato le era rimasto in gola. In molti sono usciti. Qualcuno si è allontanato spaventato credendo che fosse una tossicodipendente. Due operai addetti all’erogazione del carburante, invece, hanno capito che doveva essere successo qualcosa di molto grave e per questo l’hanno avvicinata e coperta con una giacca.
Alle 7 e 5 minuti di ieri mattina un’ambulanza del 118, scortata da una pattuglia della Polizia Stradale, ha accompagnato l’ennesima vittima di una violenza inaudita al pronto soccorso di Cassino. I medici del Santa Scolastica non hanno potuto far altro che confermare quello che era evidente a tutti: la ragazza era stata stuprata e selvaggiamente picchiata. Il suo racconto, quello che poi ha fornito al magistrato della Procura di Cassino e al personale del questore di Frosinone, Giuseppe De Matteis, è sconvolgente.
Il calvario ha inizio alle due di sabato notte in una stradina di San Giuseppe Vesuviano.
La giovane e bella straniera sta facendo ritorno a casa quando viene avvicinata da una macchina. Nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che sta accadendo e si ritrova sollevata di peso, scaraventata sul sedile posteriore della vettura. Agli inquirenti riferisce di non essere in grado di fornire alcun dettaglio riguardo la macchina: targa, modello, colore.
Le due belve la spogliano quasi subito. La prima parte della violenza sessuale avviene forse in Campania, in una zona di campagna vicino San Giuseppe Vesuviano, forse in un casolare. Tre ore ininterrotte di abusi. Poi la partenza verso nord, verso il Lazio. Nessuno può sentirla, nessuno può aiutarla. Uno guida, l’altro prosegue nello stupro aiutato dalla notte e dalla nebbia. I due stupatori si alternano alla guida e alle violenze fino a quando, anche loro stanchi, non decidono di fermarsi all’area di servizio. Non prima di aver minacciato di morte la donna, però: «Se scappi sei morta».
Credono di averla spaventata. La paura di dover subire altre angherie è più forte delle intimidazioni per la giovane ucraina. Non appena i due si allontanano la ragazza riesce a scendere. La salvezza è arrivata in pochi istanti. In ospedale l’hanno giudicata guaribile in una trentina di giorni. La Squadra Mobile e la Polizia Stradale hanno visionato i filmati registrati dalle telecamere presenti nel parcheggio. Si nota una macchina che fugge a marcia indietro.
Pochi secondi che, però, potrebbero bastare agli inquirenti. I due stupratori hanno le ore contate. Devono rispondere di sequestro di persona, violenza sessuale, rapina e lesioni gravi. Fonte: Il Mattino
Usa: detenuto Texas scagionato da Dna
Era in carcere da 30 anni per rapina e stupro, mai commessi
04 gennaio, 19:32.
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Usa: detenuto Texas scagionato da Dna (ANSA) - WASHINGTON, 4 GEN - Era stato condannato al carcere in Texas per rapina e stupro l'americano Cornelius Dupree, ma e' stato scagionato dalle accuse grazie al test del DNA. Dupree, 51 anni, e' stato in prigione 30 anni, il periodo di detenzione piu' lungo per un crimine non commesso di tutti coloro che sono stati scagionati negli ultimi anni nello stato grazie ai test del DNA. Dupree era tornato in liberta' condizionata alcuni mesi fa, ancora prima dei risultati del test.
Ragazzina si inventa stupro per nascondere il fidanzato al padre
Mercoledì 05 Gennaio 2011 22:16
Una 14enne si è inventata uno stupro per nascondere ai genitori la scappatella con il fidanzatino di due anni più grande. La ragazzina, italiana e residente in un Comune dell'hinterland cittadino, si era presentata ieri sera al pronto soccorso dell'ospedale di Mantova, accompagnata dal padre, dicendo di essere stata costretta a salire in auto da un uomo, che poi l'aveva violentata. Subito sono scattate le indagine da parte della Questura, mentre i medici accertavano le condizioni di salute della ragazzina. C'è voluto poco, però, per accertare che la 14enne non stava dicendo la verità. E infatti, dopo alcune ore, posta di fronte alle immagini di una telecamera che la ritraevano con il fidanzatino mentre saliva in casa, ha confessato. «Mi sono inventata tutto per paura di mio padre» ha detto alla Polizia. I genitori l'avevano, infatti, sorpresa a casa dell'amichetto; lei, temendo una punizione, aveva detto che il ragazzo l'aveva soccorsa dopo che lei era scappata dal bruto che, però, aveva fatto in tempo ad abusare di lei. la ragazzina è stata segnalata alla procura dei minori di Brescia.
Violenza sessuale: arrestato per lo stupro di una settimana fa
Una settimana fa il personale del Reparto Operativo e della Squadra di Polizia Giudiziaria procedeva al fermo di un indiziato: un uomo di nazionalità marocchina di 34 anni, irregolare sul territorio nazionale, per i reati ai danni di una cittadina italiana. Nello specifico, alle ore 15.00 circa del 2 gennaio, si presentava presso gli uffici del Reparto Operativo di Santa Maria Novella una donna che dichiarava di voler denunciare un cittadino nord africano, poiché responsabile di violenza sessuale nei suoi confronti.
La donna visibilmente scossa dalla violenza subita, forniva una dettagliata descrizione dei gravi fatti subiti; in particolare, riferiva che, dopo essersi data appuntamento con il suo aggressore (da lei conosciuto da tempo), nei pressi della farmacia della Stazione di Firenze S.M.N., si era recata in compagnia di questi in località Scandicci, a casa di alcuni suoi amici, per trascorrere la vigilia di capodanno.
Successivamente, attirata con un pretesto, si era recata a casa dell’uomo, il quale, in palese stato di ubriachezza, l’aveva segregata nell’abitazione e costretta a pratiche sessuali contro il suo volere, colpendola con pugni e schiaffi per farla accondiscendere ai suoi desideri.
Gli Agenti Polfer accompagnavano la malcapitata presso il Policlinico dell’Ospedale di Careggi, dove la stessa veniva sottoposta ad accertamenti di medicina generale presso il P.S.O., nonché a visita specialistica presso il Reparto di Ginecologia.
A seguito di tali visite, venivano diagnosticate alla persona offesa lesioni personali giudicate guaribili in dieci giorni, che fornivano agli operatori chiari riscontri medico legali in merito a quanto riferito dalla medesima circa l’aggressione subita.
Gli Agenti – anche grazie alla descrizione ricevuta dalla vittima – risalivano all’identità del cittadino marocchino responsabile della violenza sessuale (peraltro persona conosciuta all’Ufficio, con precedenti di Polizia specifici, già notata durante il pattugliamento in stazione la sera del 31 dicembre u.s. in compagnia della donna) e, grazie agli accertamenti effettuati nell’immediatezza, lo bloccavano e lo sottoponevano al fermo di indiziato di delitto, associandolo presso la casa circondariale di Sollicciano a disposizione della A.G. competente.
08/01/2011, 05:30
Notizie - Latina
Terracina, nega ogni addebito il noto imprenditore agricolo arrestato dopo le accuse della consorte
«Non ho mai violentato mia moglie»
L'interrogatorio è avvenuto nel carcere di Latina ed è durato solo venti minuti
Ercole Bersani TERRACINA Davanti al Gip Iansiti ha negato di aver violentato la moglie il 45enne imprenditore agricolo C.F., arrestato martedì scorso dai carabinieri nell'abitazione paterna di via Badino, a seguito delle indagini portate avanti dalla Procura su querela della coniuge, da cui è in via di separazione.
L'interrogatorio, che si è svolto ieri mattina nel carcere di via Aspromonte dove l'uomo è attualmente recluso, è durato appena una ventina di minuti. Il tempo strettamente necessario per negare ogni addebito. Come si ricorderà, l'imprenditore terracinese, titolare di un'avviata azienda agricola nella zona di Sabaudia, è accusato di stupro, percosse e lesioni nei confronti della moglie, di qualche anno più piccola di lui. I fatti sarebbero avvenuti nella loro abitazione annessa all'azienda esattamente nel febbraio 2009, ma sono stati denunciati il mese successivo. E' questo un particolare che la difesa di C.F., rappresentata dall'avv.ssa Daniela Fiore, tenderà a mettere bene in rilievo. La donna, in quella circostanza, ha dovuto far ricorso alle cure dei medici del Fiorini, i quali hanno accertato delle ecchimosi al braccio. I due vivevano ormai da separati in casa, visto che il menage coniugale si era andato deteriorando con il tempo, nonostante la nascita di due bambini. Nel corso di una lite, secondo la versione della donna, l'uomo l'avrebbe costretta ad un rapporto sessuale. Su tutta la delicata vicenda, C.F. era stato già sentito a novembre scorso nel corso delle indagini avviate dal sp Tortora. L'interrogatorio si è ripetuto ieri davanti al Gip Iansiti. Identica la dichiarazione dell'uomo, che ha respinto ogni accusa. Nei prossimi giorni il legale avanzerà la richiesta dei domiciliari per il suo assistito, che per il momento resta in carcere.
Giovane prostituta violentata da due uomini e abbandonata
OPPEANO. Violenza carnale di gruppo domenica sera su una romena di 28 anni portata da Verona nella Bassa. È stata caricata in via Pasteur da una coppia di nordafricani a cui s'è aggiunto un terzo uomo. Poi lo stupro e anche la rapina
11/01/2011
Oppeano. Una prostituta romena è stata violentata domenica notte da due uomini e poi abbandonata nella campagna di Oppeano. Sotto choc, la ragazza ha camminato nel buio fitto fino a che non è riuscita a raggiunere il ciglio della strada che unisce il capoluogo con la frazione di Vallese. Appena ha visto due fari di auto avvicinarsi, ha segnalato la sua presenza, chiedendo aiuto: si è fermato un giovane che l'ha soccorsa e portata dai carabinieri di Oppeano dove la donna ha raccontato quanto le era accaduto.
I militari l'hanno trasportata all'ospedale di Legnago per gli accertamenti e gli esami. Solo allora la giovane si è un poco calmata e ha potuto rientrare a casa, a Verona.
Sono scattate subito le ricerche degli stupratori, probabilmente due nordafricani, da parte dei carabinieri di Oppeano e di Legnago, in base agli elementi raccolti dalla testimonianza, alcuni confusi per lo stato in cui si trovava la donna dopo la violenza.
La brutta vicenda è iniziata a Verona, in via Pasteur, nelle vicinanze di un distributore di benzina dove la donna si prostituiva. Intorno alle 22.30 le si è accostata un'auto con a bordo due uomini che hanno concordato una prestazione.
Ma quando la donna è salita in macchina i due, anziché portarla nel posto dove di solito si apparta con i clienti, hanno imboccato a tutta velocità la Transpolesana, in direzione della Bassa. Arrivati alle porte di Oppeano, la coppia di nordafricani si è fermata per caricare un terzo uomo. Il terzetto si è diretto in piena campagna, vicino ad un casolare abbandonato. È lì che due di loro - un terzo non avrebbe partecipato allo stupro - le hanno usato violenza carnale, minacciandola verbalmente. I tre uomini, dopo averle rubato il cellulare, molto probabilmente perché non avvesse modo di allertare le forze dell'ordine e quindi guadagnare tempo per scomparire da Oppeano, l'hanno lasciata da sola in mezzo ai campi, di notte. Era mezzanotte. Sperduta e disperata, la donna, 28 anni, non ha potuto far altro che mettersi in cammino nel buio per cercare aiuto.
Fortuna vuole che sia riuscita a trovare la strada principale che unisce Oppeano a Vallese. Si è fermata sul ciglio ed ha atteso che passasse qualcuno. Quando ha visto un'auto in lontananza, si è sbracciata perché l'automobilista si arrestasse. È stato un giovane a prestarle aiuto. Sentito quanto le era accaduto, ha chiamato lui stesso i carabinieri. Quindi l'ha accompagnata in caserma dove i militari dell'Arma hanno raccolto più elementi possibili sulla vicenda. Al pronto soccorso dell'ospedale di Legnago sono stati certificati i segni della violenza sessuale.
Daniela Andreis
CHE SCHIFO! CHE SCHIFO! CHE SCHIFO! Un enorme complimento al ragazzo che si è fermato a soccorere la povera malcapitata, non è un gesto da tutti.
2 patriziatsn 11/01/2011 10:34 208 commenti
pienamente d'accordo con phenomenon!!
3 phenomenon 11/01/2011 10:09 453 commenti
castrazione chimica o anche meccanica con cesoie incandescendi al fine di favorire la cauterizzazione della parte recisa. non vogliamo mica far male a nessuno. o anche un raudo nel deretano.
(http://www.guadagnorisparmiando.com/wp-content/uploads/2010/09/Disabilitare-internet-telefonino.jpg) | Citazione Filma il suo stupro col cellulare e va dal pm |
(http://) | Citazione Il pm chiede l’archiviazione per la violenza mai avvenuta nel piazzale di una discoteca |
(http://www.bazar-nel-web.it/cani/images/spitz.jpg) | Citazione Scampa allo stupro grazie alla cagnolina: morso alla gamba l'aggressore scappa |
(http://www.ilmondodipavia.it/imglib/full/1050.jpg) | Citazione l Tribunale del Riesame rimette in libertà il 23enne di Gerenzago Diego Cogoni |
(http://blog.chatta.it/images/martina65/775E465F715C5957.jpg) | Scomparse in Emilia, trovate a Roma Nessun abuso sessuale. È solo una messa in scena per giustificare la scappatella Le hanno trovate in stato confusionale, macchiate di sangue, senza una scarpa. Erano in giro da 4 giorni Scomparse in Emilia, trovate a Roma Nessun abuso sessuale. È solo una messa in scena per giustificare la scappatella Le hanno trovate in stato confusionale, macchiate di sangue, senza una scarpa. Erano in giro da 4 giorni ROMA - Appena le hanno trovate si è pensato che avessero subito abusi sessuali. E invece le due sedicenni le due sedicenni di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, scomparse lunedì e ritrovate giovedì sera a Roma si erano inventate tutto. Macchie di sangue e stato confusionale in cui versavano le due ragazze sarrebbero niente di più che una maldestra messa in scena delle ragazze per giustificare con i genitori il loro allontanamento da casa. Maldestra in quanto crollata con le visite mediche al Policlinico Casilino di Roma, dove sono tuttora ricoverate. LA FUGA - Erano scomparse lunedì pomeriggio dopo essere state viste per l'ultima volta in un centro commerciale di Reggio Emilia e per la loro erano state avviate le ricerche su vasta scala con l'utilizzo delle unità cinofile dei carabinieri. Giovedì sera S. e A., le due sedicenni di Correggio, sono state trovate a Roma mentre si trovavano per la strada in un quartiere periferico della Capitale. Erano sul marciapiedi, urlavano e piangevano ed erano in stato confusionale. Avevano delle escoriazioni ai polsi e una di loro non aveva più le scarpe. A trovarle, nei pressi del civico 16 di via degli Anemoni (nel quartiere di Centocelle) un passante che ha dato l'allarme al 113. Sono apparse molto stanche, seppure in buone condizione di salute. Immediato il sospetto che potessero essere state vittime di abusi. LE RICERCHE - I genitori avevano lanciato un appello a «Chi l'ha visto», invitandole a tornare a casa qualora il loro fosse stato un allontanamento volontario e rendendosi disponibili a parlare di eventuali problemi. L'invito era però caduto nel vuoto. |
Roma, donna denuncia stupro
Tre romeni accusati da connazionale
Una romena ha denunciato alla polizia di essere stata violentata e picchiata da alcuni connazionali con i quali vive in una baracca nella capitale. La donna è stata trasportata nell'ospedale di Tor Vergata per l'accertamento delle sue condizioni. Gli agenti stanno ora accertando la veridicità del racconto, apparso confuso in alcune parti, e, nel frattempo, hanno identificato tre occupanti la baracca in cui sarebbe avvenuto lo stupro.
Ultimo aggiornamento ore 22:15
Stupro, i testi accusano se stessi
Ritrattano davanti al giudice quanto detto ai carabinieri
Lido Scacchi. “Metà di quelle cose che sono scritte lì me le sono inventate; l’altra metà l’hanno aggiunta loro”. Quel “lì” sta per il verbale di dichiarazioni redatto il 6 giugno del 2008. Quel “loro” sta per i carabinieri di Comacchio. Accusa e si accusa davanti ai giudici un testimone che ieri è riuscito a far passare in secondo piano il motivo del processo: un presunto stupro ai danni di una ragazza.
L’episodio oggetto del procedimento risale a una notte di maggio del 2008. Un gruppo di amici tra i 20 e i 30 anni si era dato appuntamento in discoteca al J&J di Lido degli Scacchi e tra loro c’era anche una ragazza di 20 anni. I giovani bevono qualche bicchiere di troppo e decidono di finire la serata nel garage adibito a magazzino di uno di loro, dove sarebbe avvenuto lo stupro. La ragazza è innamorata di uno del gruppo e chiede di essere lasciata sola con lui per godere di qualche momento di intimità.
Ma l’alcol in corpo è troppo è il giovane desiste. Uno degli amici rimasti fuori, il 29enne odierno imputato, si fa largo tra gli altri ed entra nel magazzino. E qui inizia il racconto esposto proprio ieri in aula dalla giovane, sentita come teste. “Ero sul lettino, spalle alla porta, mi stavo rivestendo. Ho sentito il rumore del chiavistello che si chiudeva. Mi è saltato addosso…”. Il racconto continua con l’imputato che l’avrebbe costretta a subire un rapporto completo (mentre il presunto stupratore, difeso dall’avvocato Renzo Oppi, sostiene di aver tentato solo un approccio e di aver desistito dopo il rifiuto della ragazza).
Una versione, quella della parte offesa, confermata davanti ai carabinieri dai componenti del gruppo nei giorni successivi alla denuncia. La giovane infatti non sporse querela subito. Dopo quella notte qualcuno della comitiva parla pubblicamente e fa affermazioni gravi, così la voce del presunto stupro arriva fino ai genitori della ragazza che si rivolgono all’Arma.
Ieri, davanti al tribunale collegiale, sono stati sentiti tre testi dell’accusa. Tre ragazzi che erano lì, in quel casolare, quella notte. Ma due di loro negano completamente quanto scritto nei verbali che firmarono. Di più. “Sono stato costretto a dire quelle cose dai carabinieri che mi hanno tenuto in caserma per un’ora e mezza” afferma il secondo teste. E ribadisce, nonostante la pm Patrizia Castaldini gli faccia notare che in pratica sta confessando di aver calunniato un innocente, che si è inventato tutto.
Il terzo teste, cugino dell’imputato, va addirittura oltre, mettendo a dura prova la pazienza del giudice Silvia Giorgi. “Tutto falso, non c’è stato nessun abuso, siamo andati tutti via”, sbotta quando la pubblica accusa gli rilegge i passi delle sue dichiarazioni di allora che accusano il parente. “In caserma mi hanno messo pressione”.
L’udienza è stata aggiornata al 23 marzo, quando verranno sentiti ulteriori testi e si terrà l’esame dell’imputato.
Scooby, alano di Chigago, salva una donna dallo stupro
di redazione | 20 gennaio 2011
Ora è un eroe. Scooby era a passeggio al guinzaglio per le strade di Chicago, quando una ragazza, appena scesa dall’autobus, è stata aggredita da un uomo. L’aggressore l’aveva buttata a terra e cercava di strappargli i vestiti, voleva violentarla.
L’amico umano di Scooby lo ha prontamente sguinzagliato e Scooby ha ringhiato ed abbaiato all’aggressore, quindi lo ha rincorso lungo la Whipple Avenue, bloccandolo poi in un vicolo della George Street, in attesa della
polizia chiamata dal suo amico umano.
http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/2/71252/Stupro_su_una_bambina_di_9_anni%3A_condannato_un_25enne.html Citazione Stupro su una bambina di 9 anni: condannato un 25enne | (http://digilander.libero.it/nottesudime/strega%20rogo.png) |
(http://www.ilrestodelcarlino.it/reggio_emilia/2008/08/23/113176/images/32267-coltello2.jpg) | http://www.cronacaqui.it/torino/10328_torino-pugnalata-e-stuprata-davanti-alla-figlioletta-ma-il-mostro-e-libero.html Citazione 19 Gennaio 2011 ore 09:48 |
(http://www.isoladiavalon.eu/storia/images/stories/torcia.jpg) | http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo500754.shtml Pedofilia, bimba stuprata a Enna Condannati madre e compagno Con il pretesto di riti esoterici ha violentato per anni la figlioletta della convivente, che era a conoscenza di quanto accadeva. Adesso il tribunale di Enna ha condannato a 7 anni e mezzo un operaio 59enne e la ex convivente, madre della vittima, di 45 anni. L'imputato sosteneva di essere la reincarnazione del faraone egiziano Ramsete e che la bambina fosse destinata a reincarnare la principessa sposa del faraone, attraverso una serie di riti di iniziazione. Pedofilia, bimba stuprata a Enna Sarebbe stato durante questi riti, con candele, frasi magiche e segni tracciati con liquidi rossi sul corpo nudo della piccola, che avvenivano gli abusi iniziati quando aveva circa 11 anni. Dagli iniziali palpeggiamenti, il muratore sarebbe passato ad abusi sempre più gravi fino allo stupro avvenuto durante quella che lui aveva definito la cerimonia che avrebbe permesso alla principessa di incarnarsi nella bambina. A raccontare tutto è stata la ragazzina che, stanca di quella situazione, era scappata di casa e si era rivolta ad un centro di accoglienza per minori.. Ultimo aggiornamento ore 11:48 |
(http://img99.imageshack.us/img99/3192/manette.jpg) | http://www3.varesenews.it/busto/articolo.php?id=193800 Stupro con manette, cinque anni all'ex della vittima Così ha deciso la corte in relazione ad una vicenda accaduta il 19 giugno 2009. Il reato si era consumato nei boschi di Busto dove una giovane era stata trascinata dal suo ex con la scusa di parlare Cinque anni di carcere e cinquantamila euro di risarcimento, più le spese di costituzione di parte civile, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. È la condanna inflitta in tribunale a Busto Arsizio a un operaio residente nell'Alto Milanese per una vicenda risalente al 2009, e precisamente al 19 giugno. In tale data una giovane donna di Busto Arsizio aveva subito violenza sessuale dall'uomo, con ci aveva intrecciato in precedenza una relazione. La corte presieduta dal giudice Luisa Bovitutti, con la condanna, ha dato credito al suo racconto, ovviamente contrastato fino all'ultimo dalla difesa dell'imputato, che aveva puntato su alcune incongruenze nei racconti della vittima. L'uomo era stato arrestato dagli agenti del commissariato di Gallarate a seguito delle indagini, scattate dopo aver ascoltato la giovane che era ricorsa, in stato di shock, alle cure del pronto soccorso del Sant'Antonio Abate. In quel frangente i medici avevano riscontrato sul corpo della donna segni riconducibili agli abusi subiti. Agli agenti, sia pure con difficoltà, la vittima aveva raccontato di essere stata sequestrata e violentata dopo essere stata avvicinata all'uscita di una palestra, in provincia di Milano, dal suo ex, "per parlare". Poi invece lui l’aveva condotta in una zona boschiva di Busto Arsizio e qui, bloccandola con delle manette, ne aveva abusato sessualmente. In seguito erano stati svolti sopralluoghi e rilievi scientifici, tutto agli atti del processo - insieme, come corpo di reato, alle manette usate nel frangente. La corte con la condanna ha accolto dunque la ricostruzione dell'accusa, sostenuta dal pm Isidori; per la difesa, affidata all'avvocato Besani, sarà prudente attendere le motivazioni, che saranno depositate entro sessanta giorni, ma vi sarà comunque ricorso in sede di appello. Data la delicatezza del caso, si è proceduto a porte chiuse. |
http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/01/25/foto/d_addario_in_questura_a_lecce-11643477/1/ Più di cinque ore di interrogatorio. Tanto c’è voluto al pubblico ministero Stefania Mininni per tentare di ricostruire quello che sarebbe avvenuto durante la vacanza di Patrizia D’Addario quest’estate in Salento, a cavallo di Ferragosto, nella villa del patron del Racale Calcio Salvatore De Lorenzis. Quattro gli indagati ascoltati dalle 15 di ieri pomeriggio fino a tarda sera negli uffici della questura di Lecce. Il fatto che li vede implicati è per tre di loro (Salvatore De Lorenzis, Maurizio Sorge, Larry Scarlino) l’accusa di stupro, minacce e lesioni nei confronti della ex escort barese Patrizia D’Addario, a sua volta indagata per calunnia da De Lorenzis che l’accusa di essersi inventata tutto. Il primo a lasciare la questura, alle 19, è stato Larry Scarlino, l’imprenditore salentino trapiantato in Emilia Romagna. L’accusa per lui è di aver palpeggiato la D’Addario, la sera del 16 agosto, durante una grigliata a casa De Lorenzis. L’uomo, difeso dall’avvocato Luigi Rella, si è dichiarato completamente estraneo ai fatti. Lo stesso hanno fatto gli altri due indagati, il re delle slot machine Salvatore De Lorenzis ed il fotografo di gossip Maurizio Sorge, rispettivamente difesi dai legali Vincenzo Venneri e Federico Troisi, in sostituzione dell’avvocato Francesco Fasano, ma per quanto riguarda loro gli episodi di stupro contestati sarebbero due. Il primo sarebbe avvenuto il 16 agosto, nella stessa circostanza in cui sarebbe coinvolto anche Scarlino, il secondo, invece, si sarebbe verificato il 18 agosto, quando i due uomini si sarebbero resi conto che D’Addario aveva scattato con il suo telefonino una serie di fotografie del soggiorno e registrato su di un’audiocassetta tutti i discorsi che si tenevano nella villa di ALESSANDRA BIANCO | (http://photogallery.tiscali.it/repository/canali/Spettacoli/2009/luglio/d_addario_interviu/daddario3.jpg) |
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/01/26/news/stupro_di_gruppo_su_due_sedicenni_tre_giovani_in_manette_a_cremona-11700786/ VIOLENZE SESSUALI Stupro di gruppo su due sedicenni conosciute via Facebook: tre arresti Tutti i protagonisti della vicenda, avvenuta nel novembre scorso, sono stranieri. Le ragazze erano state contattate attraverso il social network e invitate a trascorrere una serata in una discoteca Due sedicenni di Cremona sono state violentate nell'abitacolo di un'auto ferma in un parcheggio a Monticelli d'Ongina, nel Piacentino, da tre giovani che sono stati arrestati dalla polizia. La vicenda risale allo scorso novembre e tutti sono stranieri. Le ragazze sono state contattate su Facebook per una serata in discoteca, ma sono finite in balia di un ragazzo di neanche vent'anni e di due diciassettenni. I presunti violentatori sono stati arrestati sulla base di due ordinanze firmate rispettivamente dai giudici della Procura della Repubblica di Piacenza e dai loro colleghi della procura presso il tribunale dei minori di Bologna. Le due adolescenti e i tre giovani risiedono a Cremona. Poiché la violenza si è consumata a Monticelli, i provvedimenti sono stati presi dall'autorità giudiziaria emiliana. La vicenda è stata spiegata nei tratti essenziali - la nazionalità non è stata resa nota - dal vicequestore aggiunto di Cremona, Sergio Lo Presti, nel corso di una conferenza stampa . Dopo un primo contatto tra una delle due ragazze - entrambe ospiti di una casa protetta di Cremona - le due sedicenni e i tra ragazzi hanno iniziato a comunicare tramite Facebook. I cinque ragazzi hanno deciso di passare una serata in discoteca a Brescia. Ma anziché portarle nel locale, i giovani si sono fermati nel parcheggio: hanno cercato di avere rapporti sessuali con le sedicenne e alla loro opposizione le hanno stuprate. (26 gennaio 2011) | (http://download.kataweb.it/mediaweb/image/brand_reproma/2009/07/03/1246636114406_2.jpg) |
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/emiliaromagna/2011/01/28/visualizza_new.html_1614530378.html Accusato stupro fini' in carcere, chiede 60.000 euro danni Video 'hard' lo scagiono', risarcimento per ingiusta detenzione 28 gennaio, 19:12 (ANSA) - RAVENNA, 28 GEN - Fini' in carcere per 13 giorni con l'accusa di stupro su una 19enne, ma un video 'hard' con la presunta vittima girato di nascosto lo scagiono', tanto da arrivare all'archiviazione del fascicolo penale. Ora un operaio romeno di 31 anni, incensurato e domiciliato a Cervia, tramite il suo legale ha chiesto alla corte d'Appello di Bologna un indennizzo per ingiusta detenzione di 60.000 euro. L'avvocatura dello Stato, pur non opponendosi alla richiesta, ha chiesto che la cifra venga ridimensionata. I giudici si sono riservati la decisione. L'ordinanza e' attesa per i prossimi giorni. (ANSA). | (http://www.wikinoticia.com/images/depsicologia/depsicologia.com.wp-content.uploads.mentirosa_thumb.jpg) |
(http://www.gossipnews.it/mondanita/compleanno_giovanni_conversano/images/maurizia_paradiso_6932.jpg) | http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/cile-roma-facebook-skype-stupro-730954/ Lei rischia uno stupro a Roma, il fidanzato la salva dal Cile grazie a Facebook e Skype ROMA – Ha trovato un uomo nel suo letto d’albergo che la molestava e allora ha chiesto aiuto tramite il social-network Facebook al fidanzato, che però era dall’altra parte del mondo, in Cile. E lui, utilizzando Skype, ha avvertito la polizia italiana, che è intervenuta e ha fermato un uomo, di 30 anni, albanese, con le accuse di violenza sessuale e sequestro di persona. E’ avvenuto la scorsa notte a una giovane cilena che aveva preso una stanza in un albergo di via Nazionale, a Roma. La donna quando si è svegliata e ha scoperto l’uomo, ha urlato costringendolo a fuggire. Subito dopo, benchè in stato di choc, ha contattato su Facebook il fidanzato in Cile che è riuscito a mettersi in contatto tramite Skype con la Polizia Municipale di Roma che ha immediatamente girato la richiesta d’aiuto alla Sala Operativa della Questura. I poliziotti in pochi minuti hanno individuato l’uomo, D.A., che soggiornava in un locale dell’albergo, per il quale svolgeva lavori saltuari. 30 gennaio 2011 | 13:43 |
Gli mancano tre dita a una mano: la vittima non se n'è accorta http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/02/01/news/gli_mancano_tre_dita_la_vittima_non_l_ha_visto-11941513/ Accusato di stupro da una prostituta e scappato dall'Italia, venne condannato in contumacia. Ma la sua menomazione, dodici anni dopo, potrebbe fare la differenza nel processo d'appello: secondo il suo avvocato, la donna si sarebbe sbagliata di LORENZA PLEUTERI Nella foto che lo ritrae, a 16 anni, si vede che gli mancano tre dita di una mano. Ma la prostituta che lo ha accusato di stupro e fatto arrestare, descrivendolo senza incertezze, alla menomazione non ha mai accennato. Questo "segno particolare" è il jolly giocato a sorpresa dall’avvocato Antonio Genovese, potrebbe fare la differenza al processo d’appello in corso in aula 50. "La vittima - è la tesi difensiva - su di lui si è sbagliata". Alla sbarra c’è il cittadino albanese Genci Hamzaj, 34 anni. Il 3 giugno 1998, secondo l’accusa, con altri due uomini rapinò e violentò una connazionale costretta a battere. Poi scappò dall’Italia. Condannato in contumacia, fu arrestato a Bari 12 anni dopo i fatti contestati, appena rientrò in Italia. Venne scarcerato, per questioni tecnico-formali, ed ebbe la possibilità di impugnare la sentenza di primo grado. Adesso, a sorpresa, spunta la inesplorata questione della conformazione anatomica della mano. Il difensore Genovese ha esibito la fotografia, appena avuta dall’Albania, e ha posto la questione. Secondo il procuratore generale Francesco Scisciot il particolare è ininfluente ai fini dell’accertamento delle responsabilità. La Corte d’appello non vuole invece lasciare nulla di inesplorato, prima di pronunciarsi. Con una ordinanza ha chiesto di acquisire il cartellino dattiloscopico dell’imputato, quello su cui nel 1998 aveva impresso le impronte delle dita. (01 febbraio 2011) | (http://eu.123rf.com/400wm/400/400/wildcat78/wildcat780803/wildcat78080300038/2634562-close-up-ritratto-di-donna-confusa-isolata-su-bianco.jpg) |
(http://www.falpala.it/wp-content/uploads/2010/10/sposa_cadavere-300x200.jpg) | Il Gazzettino, edizione di Venezia, pag. XI Mercoledì 2 Febbraio 2011, Per giustificare la "fuga d’amore" s’inventò una violenza sessuale mai avvenuta, facendo finire sotto accusa il ragazzo che ora è diventato suo marito e padre di una bimba di 3 mesi. Protagonista della vicenda giudiziaria è una ragazzina di etnia rom di appena 15 anni che, all’epoca dei fatti, risiedeva in provincia di Brescia. Il processo si è celebrato ieri davanti al Tribunale di Venezia in quanto, nel novembre del 2009, la coppia si era "rifugiata" a Mestre e proprio in quei 3 giorni di "fuga" la quindicenne aveva collocato l’asserita violenza sessuale. Agli inquirenti dichiarò di essere stata narcotizzata e violentata dal ventunenne con il quale si trovava, e con il quale aveva un rapporto di amicizia fin da bambina. La Procura aprì un’inchiesta, sollecitata anche dalla madre della ragazza, e concluse gli accertamenti con il rinvio a giudizio del ventunenne. Nel corso del processo, però, è emersa una realtà ben diversa: la stessa minorenne ha spiegato ai giudici di essere stata consenziente e di aver avuto rapporti con il ventunenne da lungo tempo. La loro "fuga d’amore" a Mestre era stata decisa quando i genitori della ragazzina le comunicarono di essere stata promessa in sposa ad un altro giovane, residente a Parigi, in Francia, con il quale lei non voleva avere nulla a che fare. E, quando la coppia fu scoperta, la ragazzina inventò una versione per evitare i prevedibili pesanti rimproveri dei genitori. Il Tribunale, presieduto da Sara Natto (giudici a latere Chiara Bitozzi e Barbara Lancieri) ha quindi assolto il ventunenne dall’accusa di violenza sessuale, trasmettendo gli atti alla Procura del Tribunale per i minorenni affinché proceda per il reato di calunnia nei confronti della ragazzina, oggi diciassettenne. Lo stesso pubblico ministero, Massimo Michelozzi, aveva concluso la sua requisitoria sollecitando l’assoluzione dell’imputato. Nel frattempo la minorenne ha concretizzato il suo sogno d’amore: è riuscita a non sposare il promesso sposo parigino scelto dai genitori contro la sua volontà. Al contrario si è maritata proprio con il ventunenne da lei accusato falsamente di averla violentata. E, tre mesi fa, la giovane coppia ha messo al mondo una bimba. |
(http://www.kisskiss.it/Risorse/Gallerie/Multimedia/Img/NEWS/donna_manette.jpg) | Genova, poliziotto scagionato dall’accusa di stupro querela la ex http://www.genova24.it/2011/02/genova-poliziotto-scagionato-dallaccusa-di-stupro-querela-la-ex-7476 Genova. Da carnefice a vittima: un poliziotto accusato di aver legato e violentato la sua ex compagna è stato oggi scagionato da ogni accusa. La donna, insegnante di educazione fisica, benchè la vicenda risalisse al 2004 lo aveva denunciato solo lo scorso anno, per paura,secondo quanto da lei riferito, di ritorsioni e minacce. Ai giudici aveva poi raccontato di essere stata legata e violentata e di avere anche contratto una malattia venerea durante il rapporto. Oggi il Gip ha archiviato il fascicolo, accogliendo la richiesta del pm. La vicenda però continuerà ancora: la donna è stata querelata dal poliziotto ed è ora indagata per calunnia. |
"Tentarono stupro di gruppo": condannati http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/145914/ (http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/145914/) La vicenda risale al 2005, a Palermo, quando una giovane palermitana denunciò di avere subito un tentativo di violenza da parte di due ragazzi PALERMO. La Corte di Appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, ha condannato ad un anno e 10 mesi di carcere XXXXXX YYYYYYY e XXXXXXXX YYYYYYYY. Entrambi erano accusati di tentata violenza di gruppo. Il verdetto conferma la condanna inflitta in primo grado. La vicenda risale al 2005, quando una giovane palermitana denunciò di avere subito un tentativo di violenza da parte di due ragazzi. La vittima riferì di essere andata a casa di YYYYYYY insieme a YYYYYY e di avere avuto un rapporto sessuale con il primo, mentre l'amico si era allontanato. Tornato nella stanza in cui la coppia si trovava YYYYY avrebbe preteso un rapporto orale con la ragazza che, invece, si sarebbe rifiutata. A quel punto i due amici avrebbero cercato di stuprarla ma lei sarebbe riuscita a fuggire. La ragazza dopo il tentativo di violenza andò in ospedale a farsi refertare. I giudici e ora la Corte di Appello hanno creduto al suo racconto. | (http://media.libero.it/c/img52/fg/15/15139/2009/1/verone_puttana.jpg) |
(http://26.media.tumblr.com/CCi4G8DeEhscswn5dr3oqNINo1_500.jpg) | http://www.notizieoggi.net/1018811/marito-trova-moglie-nuda-e-intontita-pensa-a-uno-stupro-e-chiama-la-polizia-era-invece-reduce-da-unorgia/ Tarquinia, Viterbo. Il maritino si assenta per un giorno o due, e l’allegra mogliettina teme proprio di finire con l’annoiarsi, lì a casa tutta sola. Decide dunque di andare a cena con un’amica, in un ristorante chic poco distante dal centro cittadino. Così, per stare insieme. Le due donne mangiano, chiacchierano, ridono. Si avvicinano due ragazzi e loro educatamente li fanno sedere al proprio tavolo. Così, per stare insieme. Poi una cosa tira l’altra, e i maschietti chiedono alle due nuove amiche se possono accompanarle a casa. Così, per stare insieme. Arrivati al portone, le due femminucce chiedono ai due nuovi amici di salire a bere qualcosa. Così, per stare insieme. Ora, non è chiaro cosa sia accaduto a furia di stare insieme, ma la mattina dopo i quattro erano addormentati sul lettone della padrona di casa, nudi, reduci da un’orgia terrificante (che pare abbia lasciato l’intera abitazione in un disordine pazzesco) e con coca e marijuana un po’ dovunque. Così, per stare insieme. Il problema è che il marito della distinta matrona, ansioso di tornare nel suo Regno tra le braccia dell’adorata metà, decide di rientrare prima a casa per fare una sopresa…e si trova davanti uno spettacolo poco edificante. Per la verità lui, poveraccio, nel trovarsi la casa distrutta e la moglie nuda sul letto con tre estranei pensa ad un tentativo di rapina con stupro (evidentemente riteneva che le vittime di stupro amassero intrattenersi per qualche ora a discorrere con i violentatori dopo l’atto), e chiama la Polizia. Spaventato per di più. I gendarmi arrivano, si rendono conto della situazione, fanno qualche domanda e tutto e bene quel che finisce bene: i due “nuovi amici” vengono lasciati andare, l’amica viene denunciata a piede libero e la protagonista della nostra storia finisce ai domiciliari per detenzione e spaccio di droga. ORa sì che potrà passare tanto tra le mura della casetta, in compagnia dell’entusiasta maritino. Così, per stare insieme. |
Non è ben chiaro se lei sia la stuprata o l'adescatrice per il momento in carcere ci sono gli sporchi marocchini! Stuprata dal 'branco' in casa di un amico, tre fermi. Una quarta persona ricercata. Salva in fuga con fidanzato 06 febbraio, 20:29 TORINO - Violentata in casa di un amico, nel Torinese, per tutta la notte, da almeno quattro persone che conosceva bene e salva per essere riuscita a fuggire, insieme con il fidanzato, anche lui in casa durante lo stupro. Lei e' una ragazza marocchina di 25 anni e, in ospedale, dove e' stata portata dalla Polizia, dopo essere riuscita a sottrarsi alla furia del 'branco', hanno confermato la violenza. Le hanno rilevato i segni delle botte subite e hanno dato agli investigatori i primi elementi di riscontro al suo racconto. La Polizia ha cosi' fermato tre ragazzi, tutti marocchini, mentre un altro e' tuttora ricercato. L'episodio e' avvenuto nella notte fra venerdi' e sabato a a San Benigno Canavese, a pochi chiloemtri da Torino, al termine di una festicciola in un appartamento al numero 9 di via Rivarolo. La ragazza vi e' andata insieme al fidanzato, sicura di una serata all'insegna della serenita' e dell'amicizia. Forse qualche bicchiere di troppo e, quando ormai si era fatta notte, la situazione e' degenerata e - ha raccontato la ragazza - a turno, i presunti amici l'hanno stuprata. Sempre secondo il suo racconto, hanno anche picchiato il fidanzato che poi l'ha aiutata a fuggire. A quel punto, insieme al fidanzato ha raggiunto Torino in auto e, qui', hanno chiesto l'intervento della Squadra Volanti della Questura raccontando le violenze che avrebbero subito. La Polizia, che mantiene il riserbo totale su tutta la vicenda, ha avviato immediatamente le indagini e nel giro di poche ore ha individuato i presunti responsabili della violenza. I tre sottoposti a fermo sono Said Drief di 29 anni, Hicham Moukhabbir, di 31, e Said Lazzizzi, di 34. La polizia ha perquisito sia la casa dove e' avvenuto lo stupro, sia altre abitazioni del Canavese alla ricerca di almeno un'altra persona che, secondo il racconto della ragazza, avrebbe partecipato attivamente alla violenza. Gli investigatori stanno tuttora verificando numerosi aspetti di quanto hanno riferito dalla giovane marocchina e dal suo fidanzato. In particolare, stanno cercando di capire se la donna avesse iniziato spontaneamente ad avere un rapporto sessuale con uno dei ragazzi che poi si e' rivelato uno degli aggressori. Da quanto si e' saputo, infatti, i tre fermati si sono difesi sostenendo che sia stata addirittura lei a iniziare i ''giochi amorosi'' con uno di loro e che avrebbe cambiato idea soltanto dopo l'intervento del fidanzato. Tutti questi aspetti saranno chiariti nelle prossime ore dalla Squadra Mobile della Questura di Torino e dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese. | (http://img144.imageshack.us/img144/1579/postooj4ug5.gif) |
(http://www.sexycostumi.it/img/p/684-1903-large.jpg) | Ragazzina violentata dagli amici di Facebook http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/02/10/news/ragazzina_violentata_dagli_amici_di_facebook-12279692/ Quattordicenne marina la scuola per incontrare due coetanei conosciuti in rete. Poi la denuncia per stupro contro i due connazionali Ha raccontato di essere stata violentata da due connazionali che aveva conosciuto su Facebook. Quattordici anni appena compiuti, originaria dell'Ecuador, ieri mattina Maria (il nome è naturalmente di fantasia) invece di andare a scuola ha preso un treno ed è finita ad Asti, a casa dei due connazionali incontrati nel social network. Quella che doveva essere una giornata di spensieratezza però ben presto, almeno stando al racconto della piccola fuggiasca, si è trasformato in un incubo. I due "amici di rete" infatti dopo averla minacciata e picchiata avrebbero ripetutamente abusato di lei e di una sua amica che l'aveva accompagnata nella sua avventura astigiana. "Uno è maggiorenne, l'altro è poco più grande di me, è stato terribile, ha avuto tanto paura. Ho persino pensato che mi avrebbero ucciso" ha raccontato Maria. Dopo una giornata in balia dei due connazionali, la giovane è riuscita a raggiungere la stazione di Asti e a salire su un treno che l'ha riportata a Torino. Rientrata a casa, tra le lacrime ha raccontato tutto alla madre. La donna, preoccupatissima, ha telefonato alla polizia e poi accompagnato la figlia all'ospedale, affidandola ai medici del Pronto soccorso. Sul caso indagano sia la sezione Volanti che la Squadra Mobile. Gli investigatori ostentano la massima prudenza, dato che il racconto della ragazza abbonda di incongruenze, e sottolineano: "Dobbiamo essere certi che la ragazza racconti la verità e non si sia inventata una violenza per giustificare la fuga da casa e l'aver saltato le lezioni. Stiamo cercando riscontri precisi su quello che ha raccontato ". (10 febbraio 2011) |
Stupro di gruppo, presi 5 ragazzini Napoli, vittima una bambina di 11 anni http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo502816.shtml Cinque ragazzini di età compresa tra i 14 e i 16 anni sono stati arrestati dai carabinieri a Casoria, nel Napoletano, con l'accusa di violenza sessuale di gruppo aggravata nei confronti di una undicenne. Il 22 gennaio il branco ha trascinato la bambina in un luogo appartato, immobilizzandola e spogliandola, per poi toccarla nelle parti intime. La violenza è cessata solo grazie all'intervento di alcuni passanti attirati dalle urla della vittima. L' indagine è partita dopo la denuncia presentata dai genitori della vittima. E' stata prorpio la ragazzina, residente nel comune napoletano di Arzano, assieme alle dichiarazioni di alcuni testimoni, a permettere il riconoscimento e l'identificazione dei cinque minori. Molestate altre ragazzine Avevano già molestato diverse ragazzine i cinque minorenni arrestati a Casoria con l'accusa di aver viuolentato una 11enne. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip minorile e notificata agli indagati. Nel corso delle indagini varie adolescenti, sentite come testimoni, hanno raccontato al pm che il gruppo aveva l'abitudine di toccare il seno e il sedere alle amiche. "L'attività istruttoria - scrive il gip Piero Avallone - ha fatto emergere come già altre ragazze siano state oggetto delle attenzioni del gruppo composto dagli indagati che, ormai convinto di poter agire impunemente, ha perso qualsivoglia freno inibitore". | (http://beataignoranza.files.wordpress.com/2009/01/bulli-2.jpg?w=217&h=264) |
(http://www.nasopercaso.it/wp-content/uploads/2010/02/pinocchia.jpg) | Latina - Dichiara stupro e si prende una denuncia per calunnia http://www.romaogginotizie.it/cronaca-cronaca-locale/2011/2/11/news-10208/latina-dichiara-stupro-si-prende-una-denuncia-per.html Latina - Qualche mese fa i genitori di una quattordicenne rom si presentarono presso gli uffici della polizia per denunciare il rapimento della figlia. Quest'ultima, una volta ritrovata, ha dichiarato di essersi allontanata volontariamente per seguire un ragazzo col quale viveva una storia. Ma successivamente la sua versione dei fatti è cambiata e la ragazza ha sostenuto di essere stata rapita, segregata e vittima di violenza sessuale. Insospettiti dalla contraddittorietà delle dichiarazioni, gli investigatori hanno voluto vederci più chiaro. Approfonditi accertamenti hanno consentito di verificare la non veridicità delle dichiarazioni successive della quattordicenne. Sono state infatti recuperate fotografie che riproducevano i ragazzi a passeggio o al ristorante in assoluta libertà, come pure è stato possibile riscontrare che i due già prima di recarsi a Nettuno si conoscevano e si sentivano telefonicamente. Per questi motivi la giovane e i suoi genitori sono stati denunciati per calunnia e simulazione di reato e nei loro confronti il Sostituto Procuratore Montemerani ha richiesto il rinvio a giudizio. |
(http://hanselegretel.blog.deejay.it/files/hanselegretel/images/2007/10/25/vecchia_ciabattama_con_classe.jpg) | Venezia. Violentata in un parco di Mestre da un cinquantenne conosciuto in chat La donna è una padovana, ha raccontato che cercava amicizia e non rapporti sessuali. L'accusato di Salzano: accuse false di Gianluca Amadori VENEZIA - Violentata da un uomo conosciuto in una chat su Internet. A denunciare l’episodio, avvenuto in un parco di Mestre nell’estate del 2007, è stata una donna di 50 anni, residente in provincia di Padova, che ha riferito agli inquirenti di essere stata costretta a subire un rapporto sessuale completo contro la sua volontà. Sotto accusa è finito un cinquantaduenne di Salzano (Venezia), Massimo T., separato e padre di tre figli, che il prossimo 23 febbraio dovrà comparire davanti al Tribunale per difendersi dalle pesanti imputazioni di violenza sessuale e atti osceni in luogo pubblico. La procura di Venezia ha chiesto il suo rinvio a conclusione delle indagini preliminari: gli investigatori sono riusciti ad individuarlo attraverso il numero del telefonino cellulare. La donna (di cui si omette ogni particolare per impedire che possa essere riconosciuta) conosceva unicamente il soprannome utilizzato su internet "adamo_690" e il nome di battesimo. Ma non sapeva altro di lui, neppure dove risiedesse. La loro amicizia in Rete era avvenuta casualmente, attraverso un sito specializzato nel mettere in contatto persone. Dalle conversazioni virtuali, i due erano passati agli sms e ai colloqui telefonici, per poi fissare un primo appuntamento a Mestre, in una pizzeria: lei aveva raccontato all’uomo di essere sposata da lungo tempo e di essere interessata unicamente ad un rapporto di amicizia; lui le aveva spiegato della sua separazione e del suo lavoro. Successivamente la coppia si incontrò altre volte, nel parco di via Vallon a Mestre e in un parco di Spinea. L’uomo iniziò a fare avances a sfondo sessuale che la cinquantenne sostiene di avere respinto con decisione, anche di fronte ad una sua dichiarazione d’amore. La violenza sarebbe avvenuta nel parco di via Vallon il 26 luglio del 2007: stando alla denuncia presentata in procura, l’imputato l’avrebbe spogliata e, con violenza, avrebbe abusato di lei. La donna ha dichiarato di non avere avuto la forza di reagire, né il coraggio di urlare per chiamare aiuto, per la vergogna di poter essere trovata in quella situazione. Da quel giorno in poi l’uomo è letteralmente scomparso: non soltanto non vi sono stati più incontri, ma neppure risposte agli sms della padovana. L’imputato, difeso dall’avvocato Jacopo Trevisan, respinge ogni addebito. Domenica 13 Febbraio 2011 - 09:24 Ultimo aggiornamento: 09:36 |
Turista di 28 anni aggredita e stuprata http://www.ilrestodelcarlino.it/fermo/cronaca/2011/02/13/458649-turista_anni.shtml La ragazza, una giovane torinese, è stata minacciata mentre tornava al residence con un coltello. Indagano i carabinieri Porto Sant’Elpidio, 13 febbraio 2011 — STAVA rientrando nel residence dove alloggia quando sarebbe stata aggredita brutalmente e violentata. Vittima dello stupro è C.Z., una giovane torinese di 28 anni che si trovava in zona per motivi di lavoro. L’aggressione si sarebbe verificata ieri notte al camping-residence le Mimose, ma è ancora avvolta dal mistero. Sulla vicenda indagano i carabinieri di Porto Sant’Elpidio, che però preferiscono tenere tutto nel massimo riserbo, perlomeno fino a quando non sarà fatta completa chiarezza sull’accaduto. La giovane ha raccontato agli investigatori di trovarsi nei pressi dell’appartamento in cui alloggia da qualche giorno insieme al suo fidanzato, quando è sbucato un uomo armato di coltello che l’avrebbe rincorsa, aggredita e costretta ad entrare in un appartamento in cui abitano dei musicisti. Dopo, averla picchiata, l’avrebbe poi sbattuta sul letto e stuprata. Quindi l’aggressore avrebbe lasciato la vittima nell’appartamento e sarebbe fuggito. La 29enne ha chiesto subito aiuto al fidanzato, che ha allertato il 112. Sul posto i carabinieri che, sulla base delle descrizione fatta dalla vittima, hanno avviato le ricerche del violentatore. Nonostante la caccia all’uomo sia durata tutta la notte, dell’aggressore non è stata trovata alcuna traccia. La vittima è stata poi trasportata al pronto soccorso dove i medici le hanno riscontrato ferite e la violenza sessuale. Agli investigatori ha raccontato che l’uomo che l’ha aggredita è probabilmente qualcuno del posto che l’ha seguita ed ha atteso il momento giusto per entrare in azione. Un racconto che però non convince del tutto i carabinieri che, proprio per questo motivo, stanno scavando nella vita privata della vittima. |
(http://www.cinemadelsilenzio.it/images/film/poster/14088_big.jpg) | Pedofilia: nonno e padre accusati di stupro bimba, assolti Corte Appello ribalta prima sentenza di condanna a 10 anni http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sicilia/2011/02/14/visualizza_new.html_1587779149.html (ANSA) - PALERMO, 14 FEB - La terza sezione della corte d'appello di Palermo ha assolto due uomini dall'accusa di violenza sessuale su una bambina. In primo grado, nel febbraio 2009, i due, padre e figlio, di professione meccanici, rispettivamente nonno e papa' della vittima, erano stati condannati a 10 anni ciascuno. Entrambi erano stati detenuti - tra carcere e domiciliari - per un anno. La violenza risale al 2002 quando la bimba aveva 6 anni. Ad accusarli la madre della piccola. I legali della difesa hanno sostenuto che la donna si era inventata tutto per vendicarsi dei parenti.(ANSA). |
(http://www.cinemadelsilenzio.it/images/film/poster/14088_big.jpg) | IL CASO Un anno in carcere per stupro "Il suocero s'era inventato tutto" A Mantova il pm ha chiesto l'assoluzione per un indiano di 27 anni accusato di violenza sessuale sulla futura sposa sedicenne. "Accusato ingiustamente perché apparteneva a una casta inferiore" http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/02/14/news/un_anno_in_carcere_per_stupro_il_suocero_s_era_inventato_tutto-12466629/ Ha fatto un anno di carcere con l'accusa di aver violentato la sua futura sposa bambina. Oggi al processo in tribunale a Mantova, il pm ne ha chiesto l'assoluzione: Singh Singhara, 27 anni, indiano, non ha commesso il fatto.Anzi, i sei testimoni che lo hanno accusato, tra cui il futuro suocero, dovranno rispondere di calunnia. E al giovane incarcerato ingiustamente potrebbe essere riconosciuto un congruo risarcimento. Il 27enne è stato immediatamente scarcerato. Un anno fa era stato arrestato a Goito con l'accusa di aver violentato la sua futura sposa 16enne. In aula è stato stabilito, invece, che era stato il padre della ragazza a inventarsi tutto per impedire il matrimonio, prima accordato, perché aveva scoperto che il futuro genero apparteneva a una casta inferiore, quella dei contadini, mentre lui a quella dei commercianti. Oltre al rifiuto, l'uomo aveva anche minacciato di morte il giovane e si era fatto aiutare da alcuni amici per fabbricare prove false. Anche la 16enne era stata indotta dal padre a mentire, raccontando ai carabinieri che il futuro sposa l'aveva violentata sul divano di casa davanti a tre testimoni atterriti. |
Sedicenne denuncio' stupro a Bologna,Pm chiede archiviazione Tre giovani erano indagati. Accertamenti,fu rapporto consensuale 14 febbraio, 16:48 http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/emiliaromagna/2011/02/14/visualizza_new.html_1588434431.html (ANSA) - BOLOGNA, 14 FEB - Non fu una violenza sessuale quella denunciata nel giugno scorso da una sedicenne nei confronti di tre giovani, due maggiorenni da poco e un minorenne, al termine di una serata in un disco-pub del centro di Bologna. Il Pm Laura Sola, dopo le indagini svolte da Carabinieri, Squadra mobile e Polizia postale, ha chiesto l'archiviazione del provvedimento al Gip. Dal computer della minore e da una macchina fotografica digitale di uno dei tre sarebbe emersa una conoscenza pregressa e che i rapporti furono consenzienti. |
(http://albator.hautetfort.com/images/medium_laurel-hardy.jpg) | Sequestrata e violentata a villa Borghese di MASSIMO LUGLI"Gridavo: ho l'Aids. Ma lui continuava" Il dramma di una turista americana portata in una cabina elettrica. L'uomo, un romeno di 29 anni, l'ha invitata nella sua "casa nel parco" E lì l'ha stuprata La studentessa, di origine filippina, ha fatto amicizia con il suo aggressore nei dintorni di Termini http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/02/18/news/sequestrata_e_violentata_a_villa_borghese_gridavo_ho_l_aids_ma_lui_continuava-12598811/ Sequestrata e violentata a villa Borghese "Gridavo: ho l'Aids. Ma lui continuava" I luogo dello stupro alla Villa Borghese e la botola dove viveva il romeno Violentata in una stamberga ricavata da una vecchia cabina sotterranea dell'elettricità, a Villa Borghese. Un incubo per una ragazza americana di 27 anni, di origine filippina, sequestrata e stuprata la sera di martedì da un romeno di 29 anni che si era costruito un rifugio nel parco, all'altezza del curvone del Muro Torto. L'aggressore, Ion Julien Petron, 29 anni, è stato ammanettato poche ore più tardi dagli agenti del vicequestore Carmine Belfiore, dirigente del commissariato Viminale. La giovane donna è ancora a Roma per gli ultimi accertamenti investigativi, assistita dall'ambasciata Usa. Tutto è cominciato con un incontro casuale a piazza della Repubblica. Jane (chiamiamola così) vive in California ma, attualmente, sta studiando in Spagna per diventare assistente all'infanzia. In questo periodo le sono capitati cinque giorni di vacanza e la studentessa ha deciso di approfittarne per venire in Italia. L'albergo, in via Palestro, l'ha trovato on line ma qualcosa nella prenotazione è andato storto perché martedì per Jane non c'era più posto. Verso le 20, la studentessa ha fatto un giro a piedi nei dintorni di Termini dove si è informata sul prezzo di una grossa borsa esposta a una bancarella. La cifra, all'inizio, le sembrava eccessiva ma alla fine si è convinta ed è tornata sui suoi passi. Qui ha incontrato tre giovani romeni, una coppia e Julien, che hanno attaccato discorso in inglese. Rassicurata dalla presenza della ragazza, Jane ha chiacchierato con i tre e quando il ragazzo e la ragazza si sono allontanati, è rimasta sola con il ventinovenne. Il giovane, inizialmente si è mostrato gentile e premuroso: con una galanteria d'altri tempi si è addirittura tolto il giubbotto per offrirlo alla studentessa, che tremava di freddo. Senza intuire le intenzioni dell'uomo, la studentessa gli ha confidato che stava cercando un posto per dormire. "Vieni con me, ti accompagno io, non c'è problema" ha risposto il romeno. I due sono saliti su un bus e ne sono scesi circa venti minuti più tardi. La ragazza è rimasta perplessa quando il suo accompagnatore si è incamminato nel parco ma lo ha seguito. Il romeno si è fermato davanti a una botola di cemento che nascondeva una vecchia cabina elettrica dismessa da anni e l'ha sollevata. Un po' allarmata, la giovane donna lo ha seguito e a questo punto è scattata l'aggressione. "Mi è saltato addosso, ha cominciato a palparmi e a baciarmi dappertutto - ha raccontato, sconvolta, la giovane donna alla polizia - ho tentato di divincolarmi e di invocare aiuto ma lui mi ha messo una mano sulla bocca per impedirmi di gridare e mi ha stretta il collo. Ero troppo spaventata per lottare e l'ho lasciato fare. Mi ha spogliata ma quando stava per violentarmi gli ho detto che ero malata di Aids sperando di scoraggiarlo. Invece si è limitato a usare un profilattico". Dopo lo stupro, la donna ha potuto rivestirsi e l'aggressore, convinto di averla ormai in suo potere, è uscito insieme a lei. Jane però stava solo aspettando il momento propizio per fuggire e, all'improvviso, si è lanciata di corsa in direzione di piazzale Flaminio. Qui ha chiesto aiuto a un passante, nei pressi della fermata del metrò e l'uomo ha chiamato la polizia. Soccorsa dagli agenti di una volante, la studentessa era troppo shockata per riuscire a raccontare l'accaduto e i poliziotti hanno dovuto aspettare l'arrivo di una funzionaria dell'ambasciata Usa, che l'ha rassicurata. Nelle ore successive, la ventisettenne ha ricostruito l'accaduto e ha accompagnato gli uomini del commissariato nel luogo dove era stata brutalizzata. Quando gli agenti sono entrati nella vecchia cabina dell'elettricità, il romeno stava dormendo tranquillamente. |
In neretto gli aspetti incredibili della vicenda. Ne voglio sottolineare uno solo: lui con 1 mano sulla bocca le impedisce di urlare 1 mano sul collo la strozza 2 mani la spoglia 2 mani si infila il profilattico =6 mani! :wacko: | (http://www.linguaggioglobale.com/mostri/img/114DEMOMARA.jpg) |
(http://tratturi.noblogs.org/files/2011/01/motivo-in-pi%C3%B9-per-restare-fuori-fino-a-tardi.gif) | La nipote lo accusa di stupro, ma per i giudici è innocente martedì 22 febbraio 2011 http://tratturi.noblogs.org/2011/01/ La quinta sezione del Tribunale di Palermo ha assolto V.B, palermitano, dall’accusa di violenza sessuale sulla nipotina che all’epoca dei fatti, nel ‘98, aveva cinque anni. La ragazzina ha parlato degli abusi subiti con il fidanzato e con la madre solo dopo 10 anni. Il pm Salvatore Leopardi aveva chiesto per l’imputato 10 anni di carcere. Secondo la vittima, lo zio l’avrebbe violentata mentre stava giocando a nascondino con il cuginetto. L’uomo avrebbe approfittato dell’assenza del figlio, andato a nascondersi, e l’avrebbe violentata per tre volte. La bambina non ne ha parlato fino a quando il fidanzato l’ha lasciata perché si rifiutava di avere rapporti sessuali. La ragazza allora si è giustificata raccontandogli la storia. Il Tribunale ha però accolto le tesi dell’avvocato Valeria Minà, secondo la quale la storia sarebbe stata inventata dalla presunta vittima che si è più volte contraddetta durante gli interrogatori. |
(http://tg24.sky.it/static/contentimages/original/sezioni/tg24/cronaca/2009/11/28/roma_corteo_violenza_donne_corteo_roma_6.jpg) | Il Gazzettino, Edizione Venezia, 23/02/2011 MIRA A denunciarlo di abusi sessuali era stata l’ex moglie, all’epoca dei fatti erano separati in casa Manca la prova piena, assolto dall’accusa di violenza Mercoledì 23 Febbraio 2011, VENEZIA - Era accusato di violenza sessuale nei confronti dell’ex moglie, assieme alla quale, all’epoca dei fatti, viveva separato in casa. Un cinquantaseienne di Mira è stato processato ieri mattina dalla prima sezione penale del Tribunale e assolto sulla base del secondo comma dell’articolo 530 del codice in quanto, secondo i giudici, non è stata raggiunta la prova piena. L’episodio finito sotto accusa risale al giugno del 2008 ed era stato denunciato dall’ex moglie, la quale ha riferito anche di una lunga serie di maltrattamenti subiti, per i quali il cinquantaseienne ha già patteggiato la pena. Il processo, dunque, riguardava un presunto rapporto sessuale al quale la donna sarebbe stata costretta, contro la sua volontà, dopo un violento litigio avvenuto con l’uomo che, stando a quanto emerso in aula, era solito alzare le mani su di lei. Nel corso del processo, però, l’ex moglie dell’imputato non è stata in grado di riferire con esattezza cosa sarebbe accaduto e, di fronte ad una versione in qualche parte contraddittoria, il Tribunale ha ritenuto che non vi fossero elementi sufficienti contro il cinquantaseienne di Mira in relazione alla denunciata violenza sessuale. Per l’assoluzione si è battuto il suo difensore, l’avvocato Marco Tonon. L’ex moglie dell’imputato, di cui non indichiamo il nome per evitare che possa essere riconsciuta la vittima dei maltrattamenti, non si era costituita parte civile al processo. |
(http://3.bp.blogspot.com/_EqCwJ5UzAs8/TL2PYO27ojI/AAAAAAAAEQE/-oQWUVKG9qY/s1600/infermiera.jpg) | Il Gazzettino, edizione di Venezia 23 Febbraio 2011 Accusato di aver violentato un’infermiera, assolto L’operaio di 53 anni di Mestre e la donna di 50 si erano conosciuti in chat. Il pm aveva chiesto tre anni e mezzo Giovedì 24 Febbraio 2011, É stato assolto l’operaio 53enne di Mestre che era finito a processo con l’accusa di aver violentato un’infermiera cinquantenne, che aveva conosciuto in chat, e con cui aveva avuto una breve relazione. "Donna sposata cerca uomini": così si era presentata, su Internet, la donna. L’uomo aveva risposto e i due avevano avuti alcuni incontri clandestini, fino a quello conclusosi con la presunta violenza, nel parco don Sturzo, il 26 luglio del 2007. Ieri, davanti al Tribunale di Venezia, i due hanno ribadito le loro opposte versioni. La donna, costituitasi parte civile con l’avvocato Michela Lupi, ha raccontato di aver avuto dei rapporti orali con l’operaio, ma di aver chiarito di non voler andare oltre. Invece quella sera di luglio, ha accusato, l’uomo era andato oltre con la forza. Una ricostruzione negata dall’uomo che ha riferito di non aver avuto rapporti sessuali completi con l’infermiera che, peraltro, intendeva lasciare. Il pubblico ministero, Giovanni Zorzi, non gli ha creduto. Molto più sensata, per il rappresentante dell’accusa, la versione della presunta vittima, costretta a un rapporto completo suo malgrado. E alla fine del dibattimento ha chiesto la condanna dell’imputato a 3 anni e mezzo. Il suo difensore, l’avvocato Jacopo Trevisan, si è invece battuto per l’assoluzione sostenendo, tra l’altro, che la denuncia della donna sarebbe stata sporta per "ritorsione", dopo che l’uomo aveva deciso di troncare la relazione. In questo modo andrebbe spiegata anche la "sceneggiata" del falso tesserino da poliziotto, con cui la donna si era messa a fermare i passanti per rintracciare l’operaio di cui esibiva un identikit. Episodio immediatamente successivo alla presunta violenza, per cui l’infermiera ha già patteggiato una pena pecuniaria per abuso di funzioni pubbliche. (r.br.) |
La minorenne denunciò tre coetanei per violenza sessuale. Dalle indagini non è risultato il quadro raccontato dalla ragazzina. Il ministro Carfagna: "Non è così che si crea una società a misura di donna
UK: Nicola Osborne finse di esser stata stuprata per coprire un tradimento. Condannata a 18 mesi di carcere
pubblicato: sabato 26 febbraio 2011 da Daniele Particelli
Lo scorso luglio Nicola Osborne, 32enne di Portsmouth, nel Regno Unito, uscì per una serata a base di alcol. Incontrò uno sconosciuto e decise di seguirlo a casa per fare sesso con lui.
Solo mentre stava rientrando a casa di rese conto del guaio che aveva combinato: come avrebbe reagito suo marito se avesse scoperto il tradimento? Avrebbe chiesto il divorzio? L’avrebbe perdonata?
Ormai il danno era stato fatto, non restava che correre ai ripari. Così la 32enne, madre di tre figli, deciso di tentare la carta dello stupro.
Raccontò al marito di esser stata avvicinata da uno sconosciuto, di esser stata trascinata a forza in un bagno pubblico e di esser stata violentata.
I due coniugi decisero di rivolgersi alle autorità e denunciarono lo stupro. Dopo diversi giorni, grazie ad un campione di DNA preso dalla Osborne, il presunto stupratore, che era stato schedato per un precedente reato mimore, fu identificato.
Il 26enne fu arrestato e trascorse 12 ore in una cella di detenzione, poi la Osborne, di fronte alle domande degli inquirenti, ammise la verità: si era concessa una scappatella e, subito dopo, aveva iniziato a temere le conseguenze.
Ieri si è concluso il processo che l’ha vista imputata per diffamazione e per aver deviato il corso della giustizia, tenendo impegnati gli inquirenti per oltre 540 ore a lavorare ad un caso che in realtà non c’era.
E’ stata condannata a 18 mesi di carcere.
(http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/Senza%20Parole%20Low.jpg) | Il Gazzettino ed Venezia, 02/03/2011 PAG V Riconosce l’aggressore, ma è l’assistente dell’avvocato Mercoledì 2 Marzo 2011, La presunta vittima della violenza, una giovane prostituta romena, tentenna, non ricorda come sono andati esattamente i fatti. A quel punto, il difensore di uno dei due imputati, l’avvocato Marangoni, le chiede se vede in aula i suoi aggressori. E lei, sicura, indica l’uomo a fianco dell’avvocato. Non è così che funziona nei film, con l’imputato sempre seduto accanto al suo legale? Peccato che quel giovane dall’aria contrita, in realtà, non sia altro che è un praticante dell’avvocato. E gli imputati proprio non ci siano. Trabocchetto d’effetto, quello a cui si è assistito ieri in Tribunale di Venezia. Il caso all’esame era quello di un presunta tentata violenza sessuale, con sequestro di persona, ai danni di due prostitute, in via circonvallazione a Mestre, nel novembre del 2009. Sotto accusa due moldavi: Mihai Timbur e Sergey Besliu, difesi rispettivamente dagli avvocati Marangoni e Serpico. Ieri era il giorno in cui si dovevano sentire le vittime. Ma una non si presenta e l’altra vacilla. Fino al riconoscimento sbagliato. L’avvocato chiede l’immediata trasmissione degli atti in Procura per falsa testiomianza e calunnia. Ma il presidente Natto fa proseguire. Prossima udienza il 26 aprile. |
«Violentata in cella da tre carabinieri»
La donna arrestata per un furto. I militari trasferiti, nell'indagine anche un vigile. Medici hanno confermato il rapporto sessuale, ma non hanno riscontrato lesioni
Il Policlinico Casilino dove è stata curata la donna (Ansa)
ROMA - Una denuncia-choc, un'indagine delicata nel cuore dell'Arma. Tre carabinieri sono sospettati di aver commesso abusi sessuali su una donna di 32 anni che avevano in custodia per la notte nelle camere di sicurezza della loro caserma al Quadraro, popolare quartiere fra Appio e Tuscolano. A convincere la vittima a raccontare tutto sarebbe stato un suo amico dopo averla accompagnata al Policlinico Casilino. La trentenne si è poi rivolta ai militari dell'Arma della stazione «Tuscolana», che poche ore prima l'avevano arrestata per furto in un supermercato, consegnandola poi ai colleghi dell'ufficio vicino perché nelle loro camere di sicurezza non c'era posto.
La notizia, sulla quale c'è tuttora il massimo riserbo, è stata resa nota ieri pomeriggio con un comunicato congiunto del procuratore della Repubblica Giovanni Ferrara e del comandante provinciale dei carabinieri, Maurizio Mezzavilla. Nel documento si spiega che la donna avrebbe «intrattenuto rapporti sessuali mentre si trovava all'interno della stazione, in stato di arresto, in attesa dell'udienza di convalida».
Un caso con molti punti da chiarire, sul quale indagano i militari del Nucleo investigativo di via In Selci che stanno ricostruendo la vicenda e avrebbero già ascoltato i carabinieri coinvolti. Alcuni locali della caserma del Quadraro, comprese le camere di sicurezza, sarebbero stati sequestrati. I tre finiti al centro delle indagini sono stati intanto trasferiti al Gruppo di Ostia, ma nell'inchiesta sarebbe coinvolto anche un vigile urbano.
Il referto medico dell'ospedale avrebbe confermato che la donna ha avuto rapporti sessuali, ma i medici non avrebbero riscontrato lesioni o altri segni di violenza. E proprio su questo l'inchiesta punta a fare chiarezza: finora infatti i quattro tutori dell'ordine non sarebbero accusati di stupro. Ma uno di loro sarebbe stato riconosciuto ufficialmente dalla vittima, forse anche per alcuni tatuaggi. Ma che cosa è accaduto quella notte in caserma? S.D.T., originaria di una provincia della Lombardia, era arrivata a Roma qualche giorno fa e, secondo una prima ricostruzione, era stata ospitata dall'amico nella sua abitazione sempre al Tuscolano. Il 23 febbraio scorso la donna è stata bloccata da una pattuglia di carabinieri all'uscita di un supermercato della zona dove aveva rubato alcuni articoli sugli scaffali. Accusata di furto, la trentenne è finita dapprima negli uffici della stazione «Tuscolana» e poi trasferita in quelli del «Quadraro».
Ma proprio quella notte, fra mercoledì e giovedì, la giovane avrebbe subìto gli abusi, almeno da due militari, secondo la sua versione, mentre il terzo controllava che nessuno entrasse nell'area delle camere di sicurezza. Giovedì mattina in tribunale, dove la donna è stata rimessa in libertà dopo la convalida dell'arresto, la trentenne non ha raccontato nulla al giudice monocratico, né al pm. Tornata a casa avrebbe però rivelato l'accaduto all'amico.
«Ho appreso con sconcerto di questo gravissimo episodio su cui bisogna fare immediatamente chiarezza - spiega il sindaco di Roma, Gianni Alemanno -. Sono sicuro che l'Arma prenderà immediati provvedimenti per contribuire all'accertamento delle responsabilità e per isolare eventuali "mele marce" che, in ogni caso, non possono incrinare la fiducia che i romani hanno nei confronti dei carabinieri».
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_marzo_5/stupro-piazza-spagna-invenzione-190159150371.shtml ROMA - Era tutto inventato. La 23enne spagnola che il 19 febbraio scorso ha denunciato di aver subito una violenza sessuale nei pressi di piazza di Spagna, in via di San Sebastianello, è stata indagata per simulazione di reato. Secondo fonti della questura, gli inquirenti avevano già da tempo notato numerose incongruenze nel suo racconto. Incongruenze che venerdì hanno spinto la giovane a confessare. ASCOLTATA DAL PM - Nel pomeriggio del 4 marzo la ragazza è stata nuovamente ascoltata dal pubblico ministero e, di fronte alle contestazioni che le venivano mosse, dopo esser stata messa sotto pressione, è crollata: ha dichiarato di non avere subito alcuna violenza sessuale e di aver presentato la falsa denuncia solo per potersi sottoporre a un'adeguata profilassi sanitaria a seguito di un occasionale rapporto sanitario non protetto, che non voleva rivelare al fidanzato. ALEMANNO CONTRO LA SINISTRA - Il sindaco Alemanno, commentando lo stupro inventato nel corso di «Fattore D», prima Conferenza nazionale delle donne del Pdl, ha attaccato l'opposizione: «Dopo giorni e giorni di massacro, con il centrosinistra che ha strumentalizzato le donne per attaccare l'amministrazione di centrodestra, emerge la verità: noi siamo stanchi di una sinistra e di una politica che gioca sulla pelle delle donne». Il primo cittadino ha letto un messaggio inviatogli dal questore che confermava l'infondatezza del reato denunciato dalla ragazza spagnola. Ma poi si è detto consapevole del fatto che «sono in corso altre tre indagini», ricordando i casi di violenza sessuale di Villa Borghese, dell'ambasciata somala e, da ultimo, della caserma dei carabinieri. «Il tema della violenza sessuale c'è - ha aggiunto - e l'affronteremo con una grande manifestazione lunedì 7 marzo al Colosseo. Ma il modo peggiore per affrontarla - ha concluso Alemanno - è la strumentalizzazione politica». | (http://3.bp.blogspot.com/_wVzo2ThMMME/SXze0wBFV3I/AAAAAAAABc0/LHPaQz7Is84/s400/stupro.jpg) |
(http://olgopinions.blog.kataweb.it/files/2010/07/aiche_nana_rugantino.jpg) | Giochi erotici spacciati per stupro Trinità dei Monti, la studentessa spagnola ammette: mi sono improvvisata prostituta. Denunciata per simulazione. POLEMICA Ora la politica chieda scusa alla città Una bugia per nascondere un gioco a luci rosse. È stata un'invenzione lo stupro denunciato da una studentessa spagnola di 23 anni a Trinità dei Monti la notte del 18 febbraio. Una bufala che le è costata una denuncia per simulazione di reato. L'aspirante ingegnere voleva vivere qualche ora fingendosi prostituta, come donna Marta nel Rugantino. «Solo che durante il rapporto con lo sconosciuto, il profilattico si è rotto, ho temuto l'infezione, a medici e poliziotti ho raccontato la storia della violenza sessuale convinta così di avere un trattamento sanitario più accurato»: magari la pillola del giorno dopo. |
(http://4.bp.blogspot.com/_X-1eaFUStIU/RyeTRHcSf6I/AAAAAAAAAAs/CQh92PfdkE4/S660/foto-troia-amatoriale.jpg) | http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_marzo_7/stupro-indagini-non-emerge-costrizione-190174770076.shtml DENUNCIATI 3 CARABINIERI Stupro, gli inquirenti: no costrizioni Primi risultati dell'inchiesta del procuratore aggiunto Maria Monteleone e del sostituto Eleonora Fini. Intanto il vigile urbano coinvolto è stato sospeso ROMA - Iniziano ad emergere le prime discrepanze nei racconti della donna di 32 anni che ha denunciato di essere stata violentata mentre era detenuta in una cella di sicurezza della stazione dei carabinieri del Quadraro a Roma. Da quanto si apprende, dai primi risultati degli inquirenti e degli accertamenti in corso nell'inchiesta del procuratore aggiunto Maria Monteleone e del sostituto Eleonora Fini non ci sarebbe stata nessuna minaccia né costrizione. |
http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2011/03_marzo/08/firenze_test_dna_smentisce_accuse_di_stupro_contro_carabinieri,28652154.html Firenze/ Test Dna smentisce accuse di stupro contro carabinieri I fatti contestati risalgono allo scorso settembre Sarebbero risultati negativi al test del Dna i tre carabinieri indagati dalla Procura di Firenze a seguito di una denuncia per stupro presentata da una donna per fatti risalenti allo scorso settembre, quando venne perquisita l'abitazione del suo fidanzato, indagato per droga. Cinque in realtà erano i militari finiti sotto accusa, ma già per due di loro è già stata accertata l'estraneità ai fatti. Dagli indumenti portati come prova della donna, a quanto si apprende da fonti investigative, sarebbe emerso un Dna diverso da quello dei tre carabinieri iscritti, come atto dovuto, nel registro degli indagati. La donna ha raccontato di aver subito ripetute violenze, anche durante il trasporto in caserma. | (http://www.vitulazio24ore.it/public/fotonews/3390_prostituta%20e%20carabinieri.JPG) |
(http://www.indebitati.it/wp-content/uploads/2009/02/avvocato.jpeg?w=208&h=300) | http://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/2011/03/11/472512-violenza_sessuale.shtml Violenza sessuale su nigeriana Condanna confermata per un 37enne Processo da rifare per i due complici che parteciparono allo stupro di gruppo. La vittima era stata adescata in un night della Val Cavallina dove lavorava come cameriera Bergamo, 11 marzo 2011 - Conferma della condanna di secondo grado a 5 anni e 10 mesi di reclusione per il principale imputato, un 37enne della Valle Cavallina; annullamento della sentenza della Corte d’Appello di Brescia, con la restituzione degli atti ai giudici bresciani che dovranno così istituire un nuovo processo nei confronti dei presunti complici, la convivente del 37enne, una ragazza di 24 anni, e un loro amico di 46, condannati in secondo grado a 3 anni ciascuno. Si è concluso in questo modo, davanti alla Corte di Cassazione, il procedimento nei confronti delle tre persone accusate di aver violentato, nella notte tra il 17 e il 18 aprile del 2009, una 21enne nigeriana. In quell’occasione, secondo l’accusa, il 37enne aveva conosciuto la vittima all’interno di un night club della Valle Cavallina dove lei lavorava. Secondo la denuncia della ragazza, l’uomo l’aveva convinta a seguirlo fino a casa sua, dove aveva abusato di lei. Ad un certo punto, inoltre, aveva fatto partecipare alla violenza anche la sua convivente e un amico. La mattina dopo la nigeriana era stata riaccompagnata verso il night dallo stesso 37enne, che l’aveva violentata di nuovo in auto. Ripreso il tragitto, la 21enne era riuscita a fuggire, approfittando di un rallentamento dell’auto e della vicinanza, proprio in quell’occasione, di altre due persone in strada (uno dei due era un agente della polizia locale). I tre hanno sempre frespinto le accuse, sostenendo che la giovane era consenziente e che era anche stata pagata per la prestazione. In primo grado il 37enne era stato condannato a 7 anni, gli altri due a 4 anni e 4 mesi. di Michele Andreucci |
(http://files.splinder.com/c283a20922b034ab7bf9e1ef71887cbe_medium.jpg) | http://www.lunico.eu/2011031441401/municipio-x/stupro-caserma-carabinieri-pdl-presenta-mozione-solidarieta-ad-arma-il-consiglio-boccia.html Pdl in X Municipio: “Non si criminalizzi tutta l’Arma per mele marce. Aspettiamo esito inchiesta” di MARIANNA MAZZOCCOLI (L’UNICO) Il Consiglio consiliare del XX municipio si è riunito per discutere e votare la mozione, presentata dal consigliere Pino Antipasqua (Pdl), riguardante la vicenda avvenuta la notte tra il 23 e il 24 febbraio, in cui una donna ha denunciato lo stupro tra le mura della Caserma dei Carabinieri in via Cincinnato, al Quadraro. I Consiglieri Antipasqua, Folgori, e Di Giacomo, hanno chiarito al quotidiano online “L’Unico” i punti principali della mozione esternando “solidarietà incondizionata per la donna vittima della presunta violenza, avvenuta in un luogo in cui ogni cittadino dovrebbe sentirsi tutelato e non minacciato”. Solidarietà però viene espressa nella mozione “anche all’Arma dei Carabinieri – hanno aggiunto i rappresentanti locali - affinché non si generalizzi e la malafede di pochi sconsiderati non metta in discussione l’operato di una Istituzione stimata e rispettata da tutti i cittadini.” In ultimo i consiglieri hanno preso le distanze dal presidio di sabato 5 marzo avvenuto sotto la caserma stessa, dove alcune donne avevano manifestato con insulti e lancio di uova nei confronti della Caserma dei Carabinieri al Quadraro. “Con la presente mozione abbiamo voluto sottolineare l’imprudenza di una manifestazione violenta che non può essere accettata in una società che si definisce civile. Sottolineando in fine che le indagini svolte dal procuratore aggiunto Maria Monteleone sono ancora in atto. “La mozione è stata respinta ed è stata approvata quella presentata dal consigliere Erica Battaglia ( PD ) che differisce da quella di Antipasqua nel terzo e ultimo punto.” (L’UNICO) |
(http://www.iltaccoditalia.info/public/home_13.jpg) | http://www.ilgiornaledipozzallo.net/65597/violenza-sessuale-a-donna-su-spiaggia-di-trapani-fermato-un-immigrato/ Violenza sessuale a donna su spiaggia di Trapani, fermato un immigrato Trapani – Un cittadino tunisino è stato fermato dai carabinieri a Trapani con l'accusa di violenza sessuale. Lo stupro, a quando si apprende dai militari, sarebbe avvenuto ieri, sulla spiaggia alle 19,30 circa, ai danni di una donna di 30 anni, originaria di Agrigento, che si trovava a Trapani per motivi professionali. La vittima avrebbe domandato informazioni per andare in albergo a un gruppo di nordafricani. Uno degli immigrati, un trentenne di nazionalità tunisina sbarcato in Sicilia recentemente, si è offerto di farle strada. Ma giunto con la donna sul lungomare, sotto la minaccia di un oggetto appuntito, l'avrebbe portata in spiaggia per abusare di lei. L'uomo si è poi dato alla fuga. La donna dopo la violenza ha chiesto aiuto a una pattuglia di carabinieri che si trovava in zona. |
(http://www.mostricci.com/public/strega_maschera3.gif) | http://www.tusciaweb.it/notizie/2011/marzo/16_3violenza.htm Tribunale - Marito processato per maltrattamenti sulla moglie Cerca di violentarla mentre dorme con le figlie Viterbo - 16 marzo 2011 - ore 3,15 E' quanto sarebbe stata costretta a subire una donna polacca, vittima della ferocia del marito. Una storia di presunti maltrattamenti e violenze iniziata nel 2003 e culminata, cinque anni dopo, nella denuncia sporta dalla donna, a febbraio 2008. La lunga sequela di abusi è stata ripercorsa dalla vittima stessa, ascoltata, in aula, ieri mattina, dal pm Fabrizio Tucci, nell'udienza del processo a carico del marito. La donna ha raccontato di essere stata presa a calci e tirata per i capelli quando, un giorno, manifestò al marito la sua volontà di lasciarlo. Non solo. Una volta, mentre lei e le sue bambine dormivano insieme nel letto matrimoniale, il marito si sarebbe infilato sotto le coperte, calato i pantaloni e avrebbe cercato di costringere la moglie a fare sesso con lui. Un proposito dal quale avrebbe desistito soltanto quando ha visto che le bimbe stavano per svegliarsi. Ascoltati in aula anche un vicino di casa e un'amica della vittima che, una sera, fermatasi a dormire a casa della coppia, avrebbe assistito a uno degli episodi di violenza sulla donna. "Non ho visto tutta la scena - si è subito affrettata a precisare la signora, con l'aiuto di un'interprete che traduceva dal polacco -. Dormivo in una stanza lontana dalla loro. Però ho notato che lei, uscita dalla camera, era tutta rossa e aveva il pigiama strappato". A quel punto, le due donne, in cerca di aiuto, hanno telefonato al vicino di casa, sentito anche lui ieri mattina dal collegio dei giudici presieduto da Ernesto Italo Centaro (a latere Salvatore Fanti e Franca Marinelli). La prossima udienza è fissata al 31 maggio, per l'ascolto di altri testi. |
Niente stupro: maltrattata
PROCESSO. Una donna è stata angariata dal marito violento, ieri condannato a 15 mesi
26/03/2011
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Cronaca/238333__niente_stupro_maltrattata/
Non la stuprò, ma la maltrattò. Ieri, dopo mezz'ora di camera di consiglio, il collegio presieduto da Gerace (giudici Bertotti e Morsiani) ha inflitto un anno e tre mesi di reclusione al cittadino marocchino Jalal Bribry, 41 anni, oggi residente regolarmente a Monte di Malo, in via S. Rocco 49. Il pubblico ministero Dal Martello aveva sollecitato un anno in più, ma aveva chiesto pure l'assoluzione dall'accusa di violenza nei confronti della moglie vicentina del magrebino. Quest'ultima era parte civile con l'avv. Alberto Pellizzari e sarà risarcita con una provvisionale di 10 mila euro. Bribry - avv. Mario Allegra - era infatti accusato anche di non aver corrisposto l'assegno mensile di mantenimento per il figlio minorenne, che dopo la separazione era stato affidato alla madre. Il marocchino doveva versare 100 euro ogni mese, viste le sue difficoltà economiche.
In aula, tutte le parti hanno parlato di una vicenda famigliare molto triste, aggravata anche dalle difficoltà economiche in cui versava. La difesa si era concentrata sul fatto che la vicentina era stata sempre vaga e generica («labile») nelle sue accuse, ricostruendo gli episodi in maniera imprecisa, come aveva fatto ai carabinieri di Malo nella prima denuncia, del gennaio 2006. La difesa di Bribry - presente in aula con il fratello, che è stato ascoltato ieri - ammetteva soltanto un episodio di lesioni: «Lei tornò a casa tardi e il marito si arrabbiò».
Per la procura e per la parte civile, invece, i maltrattamenti erano provati anche per il fatto che il marocchino rientrava spesso ubriaco, non lavorava, non contribuiva al sostentamento della famiglia e creava uno stato di terrore in casa. Il tribunale è stato della stessa idea.
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2011/24-marzo-2011/ricoverata-14-anni-mi-ha-stuprata-190296875711.shtml
Ricoverata a 14 anni:
«Mi ha stuprata»
La giovane, portata dai nonni al Sant'Orsola e affidata
ai servizi sociali, accusa un 17enne straniero
Una ragazzina di quattordici anni ha raccontato di essere stata violentata lunedì in pieno giorno da un ragazzo straniero di tre anni più grande che aveva conosciuto poco prima mentre passeggiava in un parco pubblico di un paese della provincia. Ieri mattina la minorenne, che ha alle spalle una situazione familiare difficile ed è in affido ai servizi sociali, è stata accompagnata dai nonni al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Orsola e ha detto ai sanitari di essere stata abusata più volte dopo essere uscita con un’amica.
Secondo il suo racconto, il 17enne le avrebbe chiesto di appartarsi per chiacchierare ma una volta soli l’avrebbe violentata dietro a un cespuglio riparato. Al Sant’Orsola è scattato il protocollo previsto in casi di stupro ma la visita avrebbe escluso lesioni o tracce di violenza sul corpo della giovane. Manca però l’esito del tampone, decisivo per stabilire se c’è stato o meno un rapporto sessuale. Finiti gli esami, per precauzione la ragazzina è stata ricoverata in ospedale. I medici nel frattempo hanno informato il posto di polizia dell’ospedale e poco dopo la questura ha mandato una volante in via Massarenti.
Dopo aver ascoltato il racconto della minorenne sono partite le indagini per cercare riscontri al suo racconto ed è stata informata la procura dei minori. Già oggi gli investigatori potrebbero sentire la ragazza in un’audizione protetta. Solo a quel punto gli agenti decideranno se rintracciare e interrogare il 17enne che vive con la famiglia ed è inserito nella comunità del paese dove vive.
La versione riferita dalla minorenne presenta diversi aspetti poco chiari e gli agenti restano cauti sulla veridicità di quanto sostenuto. Dopo la presunta violenza non ha fatto parola con nessuno ma ieri mattina a scuola si è confidata con un professore che ha subito contattato la nonna. Poco dopo è stata accompagnata al Sant’Orsola, da qui è stata mandata al Maggiore per poi essere nuovamente spedita al Policlinico. La giovane ha detto agli agenti di essere uscita lunedì pomeriggio con un’amica e di essersi recata in un giardino pubblico. Qui le due ragazzine avrebbero incontrato il 17enne e un amico di lui. Dopo aver chiacchierato tutti insieme, il giovane le avrebbe proposto di appartarsi. Una volta arrivati in un punto riparato del parco però, sempre secondo la sua versione, sarebbe stata ripetutamente violentata. Nessuno si sarebbe accorto di niente e lei avrebbe deciso di non confidarsi con l’amica. La ragazzina ha dato agli agenti una descrizione del presunto stupratore, fornendo anche il suo soprannome. Non è ancora chiaro se abbia ancora diciassette anni o se ne abbia già compiuti diciotto, un particolare non irrilevante. Sotto i quattordici anni e con più di tre anni di differenza non esiste consenso della vittima, come ha recentemente stabilito la Cassazione.
Milano, studentessa sfugge a stupro nei pressi della Cattolica Intorno alle 10 di sabato scorso. Polizia arresta clochard romeno http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2011/03_marzo/28/milano_studentessa_sfugge_a_stupro_nei_pressi_della_cattolica,28934667.html Una studentessa universitaria di 29 anni intorno alle 10 di sabato scorso è sfuggita ad un tentativo di stupro dopo essere stata aggredita da un clochard in piazza Sant'Ambrogio, nel pieno centro di Milano. La donna si stava incamminando verso la vicina Università Cattolica dove è iscritta alla facoltà di Sociologia, quando è stata avvicinata da Nicolae C., 48enne romeno senza fissa dimora, che le ha chiesto l'elemosina. Al rifiuto della giovane, l'uomo l'ha afferrata con forza e l'ha spinta contro il cancello del monumento ai caduti, che sorge dietro la basilica di Sant'Ambrogio, e ha iniziato a palpeggiarle il seno e facendogli delle richieste sessuali. La studentessa non si è lasciata intimidire, si è messa a gridare ed è riuscita a liberarsi dalle grinfie dell'uomo proprio mentre lui si stava abbassando i pantaloni. La donna si è rifugiata in lacrime nel corpo di guardia della vicina caserma della polizia, dove è stato fatta intervenire una Volante del Commissariato Centro che ha bloccato l'uomo che si trovava ancora nel luogo dell'aggressione. Prima di portarlo nel carcere di San Vittore con l'accusa di violenza sessuale, i poliziotti hanno scoperto che il 48enne doveva scontare tre anni di reclusione in Romania per violazione di domicilio e lesioni personali. | (http://www.lucabagatin.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/12736/paperina.gif) |
come può essere violenza se non ci sono segni di violenza? :w00t: mah, sarà stupro psicologico :D
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Mamma non le crede, lei filma lo stupro di papà
di Andrea Acquarone
http://www.ilgiornale.it/interni/mamma_non_crede_lei_filma_stupro/03-04-2011/articolo-id=515127-page=0-comments=1
Violentata dal padre a 12 anni a Reggio Emilia. Come l'altro caso della ragazzina abusata dal convivente della madre: anche lei riprese l'orrore
Il telefonino non per parlare con gli amici, o per spedire sms. Lei, a quattordici anni, ha dovuto usarlo per raccogliere la «prova». Mamma non voleva ascoltare, forse quella era una verità troppo inaccettabile, tremenda, vergognosa. Così per dimostrare che raccontava la verità, che davvero papà, il suo papà di 44 anni, era il maniaco che la violentava, con il cellulare ha filmato tutto. Di nascosto, tremando ma conscia nella sua adolescenza già distrutta che solo così avrebbe potuto mettere fine a quell’osceno sopruso.
È successo in un paese della provincia di Reggio Emilia. E il finale, di fronte a quelle immagini inequivocabili, riprese con il terrore di venire scoperta, non avrebbe potuto essere diverso. Dopo due anni di abusi il padre-padrone è finito in manette. Ne aveva dodici la ragazzina quando l’uomo di cui ogni figlia è «innamorata», aveva cominciato a rivolgerle le sue attenzioni «sbagliate». Lei dopo un po’, in lacrime, provò a confidarsi con la mamma. Mezze frasi, piccole confessioni, usando le parole di quella bambina spaventata e sottomessa, quale era. Potevano apparire fantasie malate di una bambina cui stava sfuggendo il tempo delle mele. Forse deve essere sembrato più facile tapparsi orecchie e occhi.
Ma di fronte alla certezza la madre non ha non ha più potuto mentire a se stessa. Il filmato era un reality horror. A quel punto la decisione, di fuggire da casa con le due figlie.
Il marito- per la cronaca- avrebbe vagato alcuni giorni per la provincia, cercando anche il modo di farla finita (così almeno avrebbe raccontato agli inquirenti), fino a quando è andato a denunciare la scomparsa di moglie e figlie dai carabinieri. Il suo racconto molto confusionario ha insospettito però gli investigatori. Nel frattempo la moglie aveva presentato una denuncia in un commissariato di polizia. Le indagini sulla presunta violenza sono quindi partite dalla Squadra mobile di Roma, la città nella quale la donna aveva trovato rifugio. E ieri, dopo il fermo è stato convalidato l’arresto.
Una storia quasi fotocopia di quella accaduta a una coetanea lombarda. Pure lei vittima delle attenzioni malate di un grande. Lui di anni ne aveva 61 e da quando aveva intrapreso una relazione con la madre della bambina (all’epoca 10 anni anni) la stuprava. Per far smettere tutto quell’orrore lo scorso giugno anche lei ha deciso di usare il telefonino. Non per chiamare Telefono azzurro o qualche altra associazione. Prima ne ha parlato con le amichette, poi a convincerla una puntata delle «Iene» sulla pedofilia. Così ha filmato: violenze, minacce, ricatti. Tutto impresso in una Sim. Memoria della sofferenza che al maniaco è costata una condanna a otto anni.
Viterbo, violenta la nipote di 17 anni davanti al fratellino di 2: arrestato Il 40enne era stato invitato a cena a casa della vittima. Lo stupro mentre la madre dei due minorenni era in cucina http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=144782 ROMA - Un uomo è stato arrestato oggi con l'accusa di violenza sessuale aggravata su una nipote 17enne. Secondo la squadra mobile di Viterbo, diretta da Fabio Zampaglione, l'arrestato, un 40enne, ha abusato della minorenne in presenza del fratellino di appena due anni. L'episodio risale al 26 marzo scorso. Particolari agghiaccianti emergono dalla ricostruzione della Squadra Mobile. L'uomo è un immigrato, bracciante agricolo, da molti anni in Italia, che frequentava abitualmente la casa della vittima, sulla costa, tra Tarquinia e Montalto di Castro. La violenza, confermata dagli accertamenti ginecologici, è avvenuta il 26 marzo nella camera della ragazza di 17 anni. L'uomo, invitato a cena, è salito al secondo piano mentre la cognata, italiana, era intenta cucinare. Entrato in camera della minorenne l'ha afferrata, l'ha distesa sul letto e, tenendole una mano sulla bocca, l'ha violentata. Alla scena ha assistito atterrito il fratellino di 2 anni, che stava giocando nel corridoio davanti alla camera. L'uomo, temendo che il fratellino piangesse o chiamasse la madre, si è rivestito in fretta, ha minacciato i due bimbi dicendo di tacere ed è sceso giù. Poi ha cenato con la famiglia come niente fosse «La ragazza - ha spiegato il capo della Mobile Fabio Zampaglione - è ingenua, non aveva mai avuto rapporti sessuali e, all'inizio, non si era nemmeno resa conto di quali fossero le intenzioni dell'uomo». La ragazza per un paio di giorni non ha detto nulla, poi si è confidata con alcune compagne di scuola e con la madre, che l'ha accompagnata al pronto soccorso dell'ospedale di Viterbo. I medici hanno avvisato la polizia. Da qui le indagini, coordinate dal Pm Margherita Pinto della procura della Repubblica di Civitavecchia, competente per territorio, che hanno portato all'arresto dell'immigrato. | (http://ferro.altervista.org/galleria/Biancaneve_allo_specchio__cm_178x120__acrilico_su_tela.jpg) |
Violenza sessuale: a Milano colombiana denuncia uno stupro http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/violenza-sessuale-milano-colombiana-denuncia-816108/ MILANO – Una colombiana di 22 anni ha denunciato in ospedale, dove poi è stata ricoverata, di essere stata costretta a salire su un’auto da quattro immigrati, probabilmente nordafricani e poi violentata da uno di loro. E’ accaduto a Milano la scorsa notte. La giovane, portata prima all’ospedale San Carlo e successivamente alla clinica ginecologica Mangiagalli, ha spiegato ai medici che stava aspettando la linea 90 del filobus verso le tre della scorsa notte nelle vicinanze di via Giambellino, quando l’auto, con i quattro uomini a bordo, si è fermata e gli occupanti l’hanno costretta a salire. Il racconto dalla giovane sudamericana è ora al vaglio dei poliziotti della questura di Milano, che hanno raccolto la testimonianza su segnalazione dei medici. La ragazza ha spiegato che dopo l’aggressione e’ stata abbandonata in strada e successivamente ha chiesto soccorso a un passante e poi si è fatta accompagnare in ospedale in taxi. 9 aprile 2011 | 13:58 | (http://www.h24notizie.com/news/wp-content/uploads/2009/07/prostituta.jpg) |
Salerno, il pm chiede 6 anni per stupro ma lui quel giorno era in carcere http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=145244&sez=CAMPANIA EBOLI - È dovuto arrivare davanti al gip, quindi nell’udienza con la richiesta di rinvio a giudizio, per potersi dichiarare innocente. Era stato denunciato per violenza carnale pluriaggravata dai genitori di una minorenne, con tanto di giorno, luogo ed ora. Ma Massimiliano Marotta, pluripregiudicato per droga, proprio quel giorno era in carcere, a Fuorni e, quindi, nella impossibilità materiale di compiere qualsiasi atto di violenza. Il gip, di fronte alle certificazioni della direzione del carcere di Fuorni, non ha potuto fare altro che prendere atto di una situazione davvero paradossale e per la quale il pm d’udienza aveva comunque chiesto sei anni di carcere. Massimiliano Marotta è stato così assolto nell’udienza dibattimentale, davanti al gip Gaetano Sgroia. È il 30 gennaio 2010 e i genitori di una ragazza di tredici anni denunciano il pluripregiudicato ebolitano di aver abusato della figlia minorenne invitandola presso il proprio appartamento in via Sturzo ad Eboli. E tutto questo mentre Marotta era agli arresti domiciliari. Anzi, i genitori indicano con precisione anche una data dell’estate 2007. Scattano le indagini e Marotta viene accusato dal pm di aver compiuto una «violenza carnale pluriaggravata». Non c’è modo di difendersi, perchè la denuncia a piede libero viaggia con l’accusa del pm sulla base esclusiva della denuncia dei genitori della ragazza. Fin quando l’avvocato difensore del pluripregiudicato ebolitano, Nicola Naponiello, non ripesca nella memoria la condizione carceraia del suo assisito. Perchè Marotta, dal febbraio 2007 e fino al febbraio 2008, era stato «ospite» del carcere di Fuorni per una delle condanne riportate per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Ed era dietro le sbarre anche nel giorno in cui avrebbe compiuto la violenza mentre era «agli arresti domiciliari», come sosteneva l’accusa dei genitori della minorenne. Le indagini difensive dell’avvocato hanno consentito ieri mattina di accertare la presenza in carcere dell’accusato di violenza carnale. E il gip ha dovuto prendere atto della certificazione del carcere di Fuorni e decidere così per l’assoluzione piena. Naturalmente, per non aver commesso il fatto. | (http://4.bp.blogspot.com/_ZW6Qz8aP3RY/SoKwni2dYrI/AAAAAAAAAHU/vgGy8DXqMbM/s320/matto+in+2.bmp) |
Lei lo accusa di stupro, lui dice di amarla A processo per violenza coppia di quarantenni di Ferrara http://www.estense.com/lei-lo-accusa-di-stupro-lui-dice-di-amarla-0138001.html Il primo colpo di scena era stato alla scorsa udienza, quando la presunta vittima – sentita in aula -, nel cercare di minimizzare l’evento, lo aveva fatto accusare involontariamente, oltre che di violenza sessuale, anche di sequestro di persona (vai all’articolo). Ieri il secondo coupe de theatre. A parlare è l’imputato e davanti ai presenti, spiega che loro hanno una relazione sentimentale, che stanno insieme e si amano. È il bizzarro processo – che ha alle spalle anche una denuncia per stalking, poi ritirata – in corso tra una coppia di quarantenni di Ferrara. Lui meccanico e lei infermiera. Alla fine del 2008 lei si rivolge alle autorità per presunte molestie subite dal partner. Ne segue un provvedimento della magistratura, che gli impedisce di avvicinarsi alla vittima. Lei poi ritira la querela e il provvedimento decade. Si arriva al marzo 2009. Escono insieme per andare al ristorante, ma lui a un certo punto, secondo quanto raccontato dall’infermiera ieri in aula, l’avrebbe rinchiusa in macchina e qui si sarebbe consumata la violenza sessuale. Poi l’avrebbe portata a casa sua contro la sua volontà. La 40enne voleva ritornare perché l’aspettava la figlia di lei, allora minorenne. Ma solo la mattina successiva è stata lasciata “libera”. Questa l’ultima versione della donna, costituitasi parte civile attraverso l’avvocato Sara Bertelli, che ha spinto il pm alla contestazione suppletiva del sequestro di persona. Secondo l’imputato, difeso dall’avvocato David Zanforlini, invece, non vi fu violenza ma ci fu una volontà consenziente. La discussione, prima della sentenza, è stata fissata per il 5 maggio. | (http://i47.tinypic.com/2hzpwqw.jpg) |
In manette per tentato stupro Minacciata e aggredita con un coltello da due uomini. Uno in cella http://www.iltempo.it/latina/2011/04/17/1251406-manette_tentato_stupro.shtml Annarita Carbone FONDI È stato arrestato nella mattinata di ieri, dagli uomini della Polizia di Fondi, il pastore di Monte San Biagio D.L. 34 anni, accusato di tentata violenza sessuale aggravata e lesioni aggravate nei confronti di una donna di 32 anni del luogo. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti in base alle dichiarazioni della vittima, la donna, il 29 marzo scorso, stava raccogliendo le verdure in campagna quando è stata aggredita da due pastori. Un coltello puntato alla gola, i vestiti strappati di dosso con violenza e poi uno spintone che l'ha fatta cadere a terra. Cercavano di immobilizzarla per non farla reagire ma lei è stata più forte. È riuscita comunque a urlare, attirando l'attenzione di una contadina che si trovava in un campo limitrofo, immediatamente accorsa per aiutarla. La prontezza della donna e soprattutto l'intervento dell'altra, ha messo in fuga i due pastori. Scappata verso casa, la vittima è riuscita ad avere il coraggio di recarsi al commissariato di Polizia di Fondi per sporgere denuncia contro i suoi aggressori. Grazie ai dettagli forniti dalla vittima, soprattutto in merito alla zona battuta dai due malfattori, gli inquirenti sono riusciti ad individuare gli uomini che sono stati riconosciuti come colpevoli. L'identificazione da parte della donna è avvenuta tramite fotografia. Le manette sono scattate solamente per uno dei due pastori, la cui abitazione è stata attentamente perquisita dalla polizia. Durante la perquisizione gli uomini hanno ritrovato il coltello che, pare, potrebbe essere quello utilizzato per l'aggressione. Secondo quando disposto dal Pm di turno E. Tortora, l'uomo è stato trasferito presso il carcere di Latina in attesa di processo. Riguardo al complice, gli inquirenti stanno ancora indagando per accertare il suo grado di responsabilità. | (http://4.bp.blogspot.com/_9EBJibt9e7w/TL6qqJ7roXI/AAAAAAAABI4/oKBh8AZkpmI/s400/000_0471.jpg) |
(http://www.ilgiornale.it/foto-id=731458-x=198-y=149/ospedale1.jpg) | "Piergentili ha un alibi". http://www.tusciaweb.it/notizie/2011/aprile/21_7infermiere.htm Si è tenuto ieri mattina, a Mammagialla, l'interrogatorio di Giovanni Piergentili, l'infermiere 57enne accusato di aver violentato una paziente sotto anestesia all'ospedale Andosilla di Civita Castellana. Il colloquio col pm Renzo Petroselli è durato circa un'ora. Il tempo di ricostruire quello che accadde la mattina dell'8 febbraio, giorno in cui sarebbe avvenuto il presunto stupro. "Piergentili non solo ha negato, ma ha anche detto di avere un alibi - spiega il suo avvocato, Roberto Zannotti -. Alla stessa ora in cui la donna dice di essere stata violentata, il mio cliente era in un altro ambulatorio dell'ospedale. Da tutt'altra parte rispetto alla saletta dove si trovava quella paziente". Una circostanza che, se fosse accertata, potrebbe far crollare l'intero castello accusatorio. Per ora, comunque, l'infermiere resta in carcere, in attesa di nuovi sviluppi. E' probabile che, nelle prossime settimane, il suo avvocato possa ritentare la strada del Riesame, con una nuova istanza di scarcerazione. |
http://www.libero-news.it/articolo.jsp?id=719749 Perugia, 20 apr. - (Adnkronos) - Una studentessa italiana 23enne e' stata aggredita la notte scorsa nel centro di Perugia, nella zona di via Maesta' delle Volte e via della Cupa. La giovane ha urlato e ha attirato l'attenzione di alcuni passanti e alcuni residenti che hanno chiamato la polizia. Quando gli agenti sono arrivati, hanno trovato la ragazza, con delle ecchimosi, i vestiti strappati e in stato confusionale. La giovane, che ha detto di aver subito una tentata violenza sessuale da parte di uno sconosciuto, e' stata portata al pronto soccorso dell'ospedale di Perugia dove pero' non sono stati riscontrati elementi riconducibili ad uno stupro. Alcuni passanti avrebbero notato un uomo correre via. I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Perugia stanno indagando sull'accaduto per risalire all'autore dell'aggressione. 20/04/2011 | (http://www.ioarte.org/img/artisti/Mario-Digennaro__l-urlo-di-sharon_p.jpg) |
MANCINI RINVIATO A GIUDIZIO: "STUPRÒ MODELLA UBRIACA" Mercoledì 27 Aprile 2011 - 20:03 Amantino Mancini MILANO - La prossima partita Amantino Mancini dovrà giocarla in un'aula di tribunale: nei confronti dell'ex centrocampista di Roma, Milan e Inter (oggi all'Atletico Mineiro) il pm di Milano Elio Ramondini ha chiesto il rinvio a giudizio. Mancini è accusato di violenza sessuale e lesioni personali nei confronti di una brasiliana, nota nel mondo della musica e della tv del suo Paese. Il pm ha chiesto il processo anche per il suo il suo 'factotum', Geraldo Eugenio Do Nascimento, 56 anni, accusato di favoreggiamento per aver cercato di depistare le indagini. Secondo le indagini, la notte tra l'8 e il 9 dicembre scorso Mancini, approfittando dello stato di semi-incoscienza della ragazza, ubriaca, l'ha costretta a subire rapporti sessuali ripetuti, provocandole anche escoriazioni. | (http://net-storage.tccstatic.com/storage/itasportpress.it/img_notizie/thumb1/1244190956520138_Teamball5B15D.jpg) |
(http://profile.ak.fbcdn.net/hprofile-ak-snc4/71037_73311383441_380435_n.jpg) | I commenti: come Tyson Ma chi ci crede, prima adocchiano il calciatore fanno le carine bevono si fanno portare a letto e poi viene fuori lo stupro!!! Ma non si vergognano?? E tutto per i soldi, senza neanche portare rispetto a chi purtroppo è stato stuprato sul serio, sembra la stessa storia di Tyson... la verità è che gli uomini sono sempre un po' fresconi... quando vedono un paio di belle gambe e due belle tette non capiscono più niente... commento inviato il 27-04-2011 alle 18:57 da luisa Se fossi una bella ragazza.... Se fossi una bella ragazza hai voglia che mi farei scxxxxe da un calciatore per poi fingere una violenza....questa ci ha visto giusto !!! Bobby , sei il solito uomo triste. commento inviato il 27-04-2011 alle 18:23 da Claudiobz non è che come al solito la modella era consenziente da ubriaca e se n'è pentita quando è rinsavita? tanto ormai va di moda fare così commento inviato il 27-04-2011 alle 17:31 da q come no???Adesso sono tutti stupratori!Non è che la ragazza ci ha visto lungo.... commento inviato il 27-04-2011 alle 17:02 da Luca |
Genova: turista stuprato nei vicoli E' un ragazzo di 24 anni, i carabinieri cercano due stranieri 02 maggio, 20:00 http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2011/05/02/visualizza_new.html_874820964.html Genova: turista stuprato nei vicoli (ANSA) - GENOVA, 2 MAG - Un turista di 24 anni originario della Repubblica Ceca e residente a Londra e' stato picchiato, derubato e violentato nel centro storico di Genova. Il ragazzo e' stato avvicinato da due stranieri, che lo derubato del cellulare e dei pochi spiccioli che aveva addosso e stuprato. L'episodio e' accaduto sabato notte. Soccorso da alcuni passanti, il giovane inglese e' stato trasportato in ospedale e gli esami medici a cui e' stato sottoposto hanno confermato lo stupro. | <- | :hmm: mah, tra La Spezia e Genova c'è poca distanza che abbiano sparso del Viagra nell'acquedotto? che i giornalisti abbiano fatto confusione? che si tratti dello stesso caso e che sia in atto davvero un delicato intervento chirurgico? (http://www.corrierecaraibi.com/images/casablanca.jpg) | -> | La Spezia, 20enne stuprata da due sconosciuti http://www.ilquotidianoitaliano.it/cronaca/2011/05/news/la-spezia-20enne-stuprata-da-due-sconosciuti-79755.html Ieri mattina 2 maggio una studentessa di 20 anni è stata aggredita e violentata da due sconosciuti nei pressi della stazione ferroviaria di Sarzana (La Spezia). Ora si trova ricoverata in stato di shock all’ospedale Sant’Andrea, dove è stata sottoposta persino a un delicato intervento ginecologico. la_spezia_stupro Stando a quanto pervenuto, sembra che lo stupro sia avvenuto tra le 9 e le 9.30 della mattina, in Piazza Jurgens, nel parcheggio all’ingresso dello scalo sarzanese. La ragazza si stava recando in stazione per prendere il treno e quindi raggiungere l’università di Pisa, ma ad un certo punto sarebbe stata fermata da due uomini sulla trentina che l’hanno trascinata nei giardini adiacenti alla stazione. Qui, sarebbe stata immobilizzata, picchiata e violentata. Il corpo privo di sensi della giovane è stato notato solo più tardi da alcuni passanti, che hanno immediatamente allertato i soccorsi. E ora mentre la ragazza si trova in ospedale, gli uomini della squadra Mobile della Spezia coadiuvati dai colleghi del commissariato di Polizia di Sarzana hanno aperto le indagini. Un contributo alle indagini potrà arrivare anche dalle immagini delle telecamere posizionate mesi fa sull’area della stazione. Elisabetta Paladini |
Stupro di Sarzana, era tutto falso http://www.genovaogginotizie.it/cronaca/2011/5/4/news-20107/stupro-di-sarzana-era-tutto-falso.html La Spezia - Nessuna violenza sessuale a Sarzana, la 20enne che si era rivolta alle forze dell'ordine ha raccontato una storia inventata. E' stata la stessa ragazza a confessare, messa alle strette dalla polizia nel corso di un interrogatorio. Gli inquirenti non avevano trovato riscontri nel suo precedente racconto, poi la giovane è crollata e ha detto di avere mentito perché probabilmente temeva problemi in famiglia per aver avuto un rapporto consenziente. La ragazza aveva perso molto sangue e si era spaventata, così si è inventata la storia dello stupro. | (http://media.panorama.it/media/foto/2009/04/30/49f98ed8d8c7a_normal.jpg) |
(http://stephiblog.files.wordpress.com/2010/09/puerto-rican-machete-18-in.jpg?w=150&h=150) (http://www.blugroup.eu/en/files/products/super-acido-10kg.jpg) | "Nessuno stupro", assolto dopo aver passato 21 giorni in carcere Il Tribunale ha condannato l'uomo, un 35enne di origine laziale esclusivamente per l’accusa di lesioni. Accusa che gli e’ valsa una condanna a 2.000 euro di multa http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/2011/05/03/499576-nessuno_stupro_assolto_dopo.shtml BOLOGNA, 3 MAGGIO 2011 - Assolto dalle accuse di sequestro, violenza sessuale e sevizie nei confronti di un'ex compagna. Dopo tre anni e mezzo dal fatto e dopo che l'imputato aveva già trascorso 21 giorni in carcere oggi il Tribunale ha condannato l'uomo, un 35enne di origine laziale esclusivamente per l’accusa di lesioni. Accusa che gli e’ valsa una condanna a 2.000 euro di multa . L’episodio denunciato dalla donna - di qualche anno piu’ anziana, sposata, anche se di fatto separata - era avvenuto nella notte fra l’11 e il 12 dicembre 2007 in un paese dell’alta valle del Reno. Secondo il suo racconto iniziale l’uomo l’aveva attesa sotto casa per un incontro chiarificatore. Lei l’aveva seguito in auto, dove l’uomo - secondo la denuncia - l’aveva pero’ minacciata con un coltello, costringendola ad andare nella sua abitazione, poco distante. Li’ secondo la denuncia, dovevano essere avvenuti i ripetuti abusi sessuali e anche alcune sevizie fisiche. Ma l’istruttoria dibattimentale e in particolare il racconto pieno di contraddizioni fatto dalla donna durante l’udienza hanno mostrato un’altra vicenda. Tanto che alla fine E.F. e’ stato condannato solo per aver dato due schiaffi alla donna con cui aveva avuto una tormentata relazione. |
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La Spezia - Nessuna violenza sessuale a Sarzana, la 20enne che si era rivolta alle forze dell'ordine ha raccontato una storia inventata.
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NBC News and news services updated 4/29/2011 1:52:00 PM ET 2011-04-29T17:52:00 http://www.msnbc.msn.com/id/42824884/ns/world_news-mideastn_africa/ UNITED NATIONS — There is no evidence that Libyan military forces are being given Viagra and engaging in systematic rape against women in rebel areas, US military and intelligence officials told NBC News on Friday. Diplomats said Thursday that US Ambassador Susan Rice told a closed-door meeting of officials at the UN that the Libyan military is using rape as a weapon in the war with the rebels and some had been issued the anti-impotency drug. She reportedly offered no evidence to backup the claim. While rape has been a weapon of choice in many other African conflicts, the US officials say they've seen no such reports out of Libya. Several U.N. diplomats who attended the closed-door Security Council meeting on Libya told Reuters that Rice raised the Viagra issue. The allegation was first reported by a British newspaper. Pfizer Inc.'s drug Viagra is used to treat impotence. Diplomats said if it were true that Moammar Gadhafi's troops were being issued Viagra, it could indicate they were being encouraged by their commanders to engage in rape to terrorize the population in areas that have supported the rebels. That would constitute a war crime. But several diplomats said Rice provided no evidence for the Viagra allegation, which they said was made in an attempt to persuade doubters the conflict in Libya was not just a standard civil war but a much nastier fight in which Gadhafi is not afraid to order his troops to commit heinous acts. "She spoke of reports of soldiers getting Viagra and raping," a diplomat said. "She spoke of Gadhafi's soldiers targeting children, and other atrocities." And on Friday, military and intelligence officials, speaking anonymously, said there was no evidence that that was true. This report from NBC News' Jim Miklaszewski includes reporting from Reuters. | (http://static.episode39.it/episode/1292.jpg?t=1210880819) (http://momovedim.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/129438/gheddafi%20fao.jpg) |
http://www.blitzquotidiano.it/agenzie/violenza-sessuale-sindaci-viterbese-difendono-infermiere-844568/ Violenza sessuale: sindaci viterbese difendono infermiere VITERBO – ''Conosciamo Giovanni Piergentili da sempre. E' una persona che ha avuto sempre una dirittura morale esemplare. Si e' impegnato in campo sportivo, sociale e lavorativo. Per noi non e' possibile che possa aver commesso i fatti dei quali e' accusato''. E' uno dei passaggi della lettera che tre ex sindaci di Sant'Oreste (Roma), in carica dal 1985 al 2009, e quello attuale hanno inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in difesa del capo infermiere dell'ospedale Andosilla di Civita Castellana (Viterbo), arrestato l'8 marzo scorso dalla polizia con l'accusa di aver violentato una paziente ancora sotto anestesia in un ambulatorio del nosocomio. A denunciare lo stupro e' stata la stessa donna, residente a Soriano nel Cimino, e dopo di lei almeno altre due avrebbero sostenuto di aver subito violenza sessuale da Piergentili mentre erano ancora sotto gli effetti dell'anestesia. Nel suo computer, inoltre, e' stata trovata una grossa quantita' di materiale pornografico. Secondo i sindaci, la vicenda, fin dall'inizio, ''ha presentato e continua a presentare numerose anomalie, a cominciare dal giorno dell'arresto, l'8 marzo. E' chiaro – sostengono – che l'arresto di di una persona accusata di violenza sessuale la giornata della festa della donna, avrebbe ottenuto la massima copertura mediatica''. Poi evidenziano lo stato di sofferenza della moglie e dei due figli e chiedono se non fosse stato il caso di ''agire con piu' riservatezza''. A loro dire Piergentili e' stato ''additato come mostro'' e non sarebbero state ancora interrogate le persone che potrebbero scagionarlo, cioe' le infermiere che il giorno del presunto stupro lavoravano con lui ''e che sono pronte a testimoniare l'infondatezza delle accuse''. Infine, i firmatari della lettera a Napolitano chiedono ''che si valuti a fondo se la carcerazione preventiva, che dura da quasi due mesi abbia giustificazione''. 4 maggio 2011 | 20:31 | (http://a1.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/58486_151825278183913_124068320959609_289836_3973558_n.jpg) (http://www.onepotato.eu/wp-content/uploads/2011/02/maschilismo.jpg) |
Accusato di stupro solamente perché rumeno: dopo tre anni e mezzo i giudici lo assolvono 06/05/2011, 12:02 a cura di Sergio Bagnoli http://www.infooggi.it/articolo/accusato-di-stupro-solamente-perche-rumeno-dopo-tre-anni-e-mezzo-i-giudici-lo-assolvono/12917/ Accusato di stupro solamente perché rumeno: dopo tre anni e mezzo i giudici lo assolvono Accusato di stupro solamente perché rumeno: dopo tre anni e mezzo i giudici lo assolvono Imperia 6 mag.2011 - “ E' un rumeno cioè sicuramente uno stupratore ed un delinquente, certamente un vigliacco che ha rovinato una ragazzina italiana di soli sedici anni”: in questo modo parlava nel settembre del 2007 la gente di Dolcedo, paese alle porte di Imperia, dopo il supposto stupro avvenuto ai danni di una ragazzina del posto per mano di Ionut Feraru, venticinquenne operaio edile proveniente dal paese neo- comunitario. L'orribile omicidio di Giovanna Reggiani a Roma era ancora al di la dal venire ma, dopo l'uccisione di Vanessa Russo durante un alterco con due ragazze di strada di Bucarest nella metropolitana della capitale italiana, già la “ romenofobia” faceva capolino nelle menti dei nostri connazionali e quindi l'immigrato neo- comunitario venne senza tanti complimenti denunciato a piede libero dai Carabinieri di Imperia per violenza sessuale aggravata dal fatto che la vittima era minorenne. Contro Ionut c'erano solamente le parole dell'adolescente, nessun altra prova, tanto che pure i sanitari del Pronto Soccorso dell'ospedale del capoluogo dell'estremo Ponente ligure non riscontrarono sul suo corpo alcun segno di violenza. Feraru però apparteneva alla nazionalità sbagliata e, dunque, finì da innocente nei guai. I giornali locali dettero ampio risalto al misfatto compiuto dalle “ solite bestie provenienti dall'Est neo- comunitario”ma l'accusato non si dette per vinto ed iniziò personalmente un'indagine per capire come mai tutti lo volessero incastrare accusandolo di qualcosa che mai aveva compiuto. Alla fine Feraru trovò un' alleata preziosa in una giovane e brillante avvocatessa di Sanremo, Daniela Bruno, che prese a cuore il caso e si dannò l'anima per far risaltare l'innocenza del suo assistito. Dopo tre anni e mezzo, finalmente, il Tribunale collegiale di Imperia presieduto dal Giudice Marina Aicardi, a latere i magistrati Colamartino e Botti, hanno dato ragione al romeno e lo hanno mandato assolto con formula piena. La sedicenne si era inventata tutto forse per vendicarsi di un innamoramento non corrisposto e pure la Pubblica Accusa, rappresentata in aula dal Procuratore- capo facenti funzioni Alessandro Bogliolo, non ha potuto far altro che chiedere l'assoluzione dell'imputato. Decisiva in tal senso anche la testimonianza di due compaesani della vittima che poco dopo l'asserito stupro la videro in giro per Dolcedo felice e gioconda. Un atteggiamento non proprio consono a quello di una persona appena violentata. Tutto è bene quello che finisce bene, dunque, anche se, come osserva dopo l'assoluzione Feraru, “ rimane l'amaro in bocca per il fatto di aver avuto la reputazione rovinata per quasi quattro anni solamente perché sono romeno. Certamente tra i miei connazionali esistono i criminali e le bestie ma, nonostante quello che di noi pensano gli italiani ed anche gli altri stranieri, non siamo la feccia dell'umanità”. Sergio Bagnoli | (http://www.rodoni.ch/busoni/apocalisse/14.jpg) |
Stupro in Viale Guidoni Violenta e rapina una prostituta A casa aveva un intero sexy-shop a disposizione Ven, 06/05/2011 - 15:38 — Domenico Rosa http://www.ilsitodifirenze.it/content/199-violenta-e-rapina-una-prostituta Una mente disturbata, ossessiata dalla pervessione. Questo è quanto emerso della personalità di Claudio Pisano, fiorentino di 33 anni, autore di uno stupro ai danni di una 29enne prostituta moldava avvenuto durante la notte. Quando gli uomini delle volanti si sono recati a prelevarlo, hanno trovato nel suo armadietto un vero e proprio sexy-shop: lubrificanti, creme, scatole di viagra, tubetti di luan (anestetizzante), flaconi di popper, (vaso dilatatore vietato in Italia). Insomma tutto l'occorrente per prestazioni ad alto potenziale erotico. Nella camera dello stupratore sono stati ritrovati anche gli effetti della ragazza, il telefono cellulare, il borsello con 400 euro e i documenti. Pisano l'ha fatta salire a bordo della sua Lancia, si sono appartati, dopo di che l'uomo le ha puntato un coltello alla gola, a quel punto tenendola sotto minaccia l'ha costretta ad un rapporto senza preacauzioni. Finita la violenza, la stava riaccompagnando nella sua postazione, ma la giovane a sorpresa si è gettata dall'auto in corsa. Un altro automobilista l'ha soccorsa prontamente, poi insieme hanno avvertito la polizia che grazie alla targa presa dalla donna non ha avuto difficoltà a risalire al domicilio di Pisano in Piazza Mascagni. Condotto nel carcere circondariale di Sollicciano dovrà rispondere oltre che di violenza sessuale, di rapina aggravata e di possesso di oggetti atti ad offendere. | (http://profile.ak.fbcdn.net/hprofile-ak-snc4/50274_102757965800_7310410_n.jpg) |
Quattordicenne si salva dallo stupro distruggendo un locale Trastevere: giapponese chiusa in bagno da due bengalesi riesce a scappare, torna con la polizia e li riconosce. Aveva litigato con i genitori e se ne era andata in giro da sola. http://www.iltempo.it/roma/2011/05/08/1255805-giapponese_anni_salva_dallo_stupro_distruggendo_locale.shtml?refresh_ce Polizia in azione All'età di 14 anni la turista giapponese ha quasi messo in fuga due bengalesi di 26 e 41 anni che, ha raccontato, volevano violentarla. Ha semidistrutto il locale a Trastevere dove l'altra notte avrebbero tentato di abusare di lei, il bagno dove è stata rinchiusa dopo la reazione furiosa e che poi i due sono stati costretti ad aprire per il pandemonio scatenato dalla piccola Fushiko (nome di fantasia). Gli extracomunitari sono stati già fermati dalla polizia del Commissariato Trastevere, in attesa della convalida del magistrato. I fatti l'altra sera. La piccola cena coi suoi genitori in un locale di Trastevere. I tre parlano e alla fine discutono: solita lite tra figli e genitori. Solo che Fushiko non è una ragazzina qualunque. Intorno alle 23 si alza e se ne va. Mamma e papà non si preoccupano, rimangono al tavolo. Lei invece comincia a camminare per Trastevere. Poco dopo incrocia il primo bengalese. Ha 26 anni, è un ambulante con regolare permesso di soggiorno. I due parlano inglese, si capiscono. Il ragazzo le propone di andare in un posto tranquillo. È il ristorante dove lavora un suo amico di 41 anni, clandestino, con precedenti penali. Il locale è chiuso però il bengalese sa che il connazionale è ancora lì. Bussa a una porta secondaria, l'amico apre e richiude l'ingresso alle spalle dei due. Una volta dentro il giovane diventa esplicito: comincia a palpeggiare la giapponese, si spoglia cercando di denudare anche lei. L'amico di 41 anni sta a guardare. L'adolescente reagisce. Spacca piatti e bicchieri, lancia le posate, grida. I due sono presi alla sprovvista. Preoccupati la chiudono in bagno. Ma Fushiko è una furia che non si placa. Manda in frantumi lo specchio, urla. Alla fine i bengalesi aprono la porta della «prigione» e la giapponese si fionda all'esterno. Sono passate le 5 del mattino. La giapponesina corre per le vie di Trastevere, incontra un ambulante vicino a un chiosco che capisce le sue richieste di aiuto e chiama la polizia. Alle 6 gli agenti avvisano i genitori, portano Fushiko all'ospedale Bambino Gesù. I medici non rilevano tracce di violenza sessuale, le medicano il ginocchio sbucciato per i colpi che ha dato. Coi poliziotti la ragazzina torna nel ristorante che ha quasi devastato, in strada vede il giovane bengalese di 26 anni con una camicia a quadri e una bottiglia in mano. E lancia l'ultimo grido: «È lui». Fabio Di Chio 08/05/2011 | (http://cinefestival.blogosfere.it/images/Glory_To_The_Filmmaker!_(4).jpg_rgb-thumb.jpg) |
11 Maggio 2011, ore 09:43 Torino, ventenne violentata sul treno. Maniaco fugge tra i pendolari http://www.cronacaqui.it/torino/14472_torino-ventenne-violentata-sul-treno-maniaco-fugge-tra-i-pendolari.html Torino, ventenne violentata sul treno. Maniaco fugge tra i pendolariHa 29 anni, minuta, bionda, occhi azzurri. Si è presentata con il compagno al Sant'Anna. Era fuori di sé e ha chiesto un po' d'acqua, poi ha raccontato della violenza. Uno stupro che la donna avrebbe subìto la sera stessa mentre era in viaggio da Aosta a Torino su un treno semideserto. La donna era salita sul convoglio 331166 partito puntualmente dal capoluogo valdostano alle 20,30. Poi il cambio di treno a Ivrea: «In questa stazione ho notato un uomo sui quarant'anni, tarchiato. Indossava una giubba scura. Mi guardava. Poi è salito anche lui», avrebbe raccontato la vittima. Il viaggio è proseguito regolarmente in una carrozza semideserta. Poi le prime avances, le occhiate, finché la donna avrebbe deciso di cambiare posto e si sarebbe avviata verso un'altra carrozza. Dietro di lei quell'uomo: la seguiva. «Ho provato ad accelerare il passo» ma non ha chiesto aiuto a nessuno. Poi, tra una carrozza e l'altra, l'uomo avrebbe afferrato la ventinovenne romena rinchiudendola all'interno della toilette. Lì, sempre secondo il racconto della donna, si sarebbe consumata la violenza: più o meno nei pressi di Brandizzo, a dieci minuti da Torino Porta Susa dove, poco dopo le 22,30, il treno è poi giunto in orario. La vittima, sconcertata e sotto shock, sarebbe rimasta nel piccolo bagno del treno fino all'arrivo in stazione dove l'attendeva il compagno. Sarebbe poi scesa dal convoglio tra gli ultimi viaggiatori e, rivolta al convivente, gli avrebbe chiesto di andare in ospedale. L'articolo di Marco Bardesono su CronacaQui in edicola l'11 maggio | (http://www.supercoloring.com/wp-content/main/2009_07/Sherlock-Holmes-coloring-page.gif) |
Strauss-Kahn accusato di molestie sessuali: sono innocente
NEW YORK – A questo punto, dopo lo shock, il mistero: Dominque Strauss-Kahn, il direttore del Fondo Monetario Internazionale arrestato a New York per molestie sessuali, ha respinto tutte le accuse per le quali è stato fermato su un aereo in partenza per Parigi. La linea difensiva è stata comunicata direttamente da Strauss Kahn a un gruppo di amici e ai consiglieri legali del Fondo monetario internazionale e confermata dal suo avvocato Benjamin Brafman: "Not guilty, (non colpevole) il mio cliente respingerà tutte le accuse per le quali è stato arrestato e si dichiarerà non colpevole".
Strauss Kahn ha immediatamente ricevuto l'appoggio di sua moglie, Anne Sinclair, una delle più note giornaliste televisive francesi: "Sono certa che mio marito è innocente, quel che sta passando ha dell'incredibile" ha detto in una dichiarazione di poche ore fa. Ma i dubbi restano. Intanto perché Strauss Kahn ha una reputazione di ingurabile dongiovanni. Possibile poi che la giovane donna di 32 anni si sia inventata tutto? Peggio, possibile che qualcuno abbia organizzato l'operazione per danneggiarlo politicamente? Di certo Strauss-Kahn non si era mai trovato al centro di accuse di violenza. Le sue piuttosto erano storie di avances con un tocco di galanteria francese. In mancanza di prove e di conclusioni giuridiche tutto vale naturalmente e su Internet girano le ipotesi piu disparate. Anche perché Strauss Kahn è considerato da tutti un uomo di straordinaria intelligenza. Sembra impossibile che abbia potuto cedere a un istinto sessuale in modo così plateale o, peggio cadere nella trappola di un messa in scena orchestrata apposta per chiudere la sua carriera.
Il governo francese ha chiarito che il direttore del Fondo "sarà innocente fino a quando non si proverà il contrario". Per il presidente francese Nicolas Sarkozy, il concorrente numero uno di Strauss Kahan alle presidenziali dell'anno prossimo, la vicenda non è meno delicata. Fino a ieri si trovava indietro nei sondaggi contro Strauss Kahn e su Internet girano illazioni di ogni genere. Su un punto pero' tutti concordano, a meno di una plateale smentita della sua accusatrice o a meno che non si scopra davvero il complotto, per Strauss Kahn la carriera politica è finita. "Comunque andranno le cose, per lui questa sarà una croce troppo pesante da portare perchè mette in luce alcuni aspetti sconoaciuti della sua personalità" ha detto Dominique Paille, un suo concorrente alle primarie socialiste che si terranno in autunno.
Intanto al Fondo Monetario Internazionale è stata convocata una riunione di emergenza per discutere della vicenda, prendere decisioni in proposito e, soprattutto, per rassicurare i mercati che anche senza Strausss-Kahn, il Fondo, in particolare per la gestione della crisi greca continuerà a funzionare normalmente. Proprio oggi si è tenuta una riunione ad altissimo livello in Germania con la partecipazione della cancelliera Angela Merkel alla quale è intervenuto John Lipsky, il numero due del Fondo, facente funzioni a tutti gli effetti. Ed è vero che il rischio è quello di creare una percezione di vuoto di potere al Fondo Monetario in un momento delicatissimo per l'Europa. Ma è anche vero che sia Strauss-Kahn che Lipsky avevano comunicaato che se ne sarebbero andati, il primo a settimane, il secondo in estate. Il processo per la successione è dunque molto avanzato. E vi sono pressioni per nominare per la prima un asiatico al posto di Strauss Kahn.
Intanto New York è elettrizzata. Quello che doveva essere un sonnolento fine settimana primaverile si è caricato di tensione per le notizie di cronaca nera in arrivo dall'albergo Sofitel, poco lontano da Times Square, dove si sarebbe verificato il tentativo di stupro. Molti curiosi si erano già recati in tribunale per seguire direttamente la vicenda, e possibilmente un confronto fra i procuratori, la polizia, Strauss Kahn e presumibilmente la misteriosa cameriera di 32 anni oggetto del tentativo di stupro. Nonostante vi siano già moti dettagli scabrosi sul comportamento di Strauss-Kahn nella suite da 3mila dollari a notte del Sofitel, molti punti interrogativi restano, in una storia che sempre più sembra una versione moderna di Dr.Jekyll e Mr Hide, il grande romanzo di Robert Louis Stevenson sulla doppia personalità di un uomo al di sopra di ogni sospetto.
Stupro di gruppo su due minorenni:
«Sono due puttane, tanto ci stanno»
Studentesse napoletane di 16 e 17 anni in balìa di tre diciannovenni a Frattamaggiore. Violentatori ai domiciliari
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=149153&sez=HOME_INITALIA
FRATTAMAGGIORE - Doveva essere una bella serata. Quello che lei credeva fosse il suo ragazzo l’avrebbe portata a conoscere i genitori. E invece è stata stuprata insieme a una sua amica che si era offerta di accompagnarla. Per tre ore le due ragazze di diciassette e sedici anni, studentesse napoletane, sono state in balìa di tre «bravi ragazzi» in un appartamento delle case popolari di via Rossini a Frattamaggiore.
Picchiate e costrette a subire ogni tipo di violenza. Con la luce accesa, in modo che tutti i componenti del branco vedessero proprio tutto. E oltre alla violenza di gruppo sono state anche umiliate. Considerate poco meno di semplici cose: i balordi le hanno offerte anche agli amici. Uno dei violentatori, racconteranno poi alla polizia le due giovani vittime, dopo aver ripetutamente abusato a turno delle minorenni, si è affacciato alla finestra. Si è messo a gridare, per richiamare qualche amico del quartiere, che è stato invitato a salire e a fare sesso con le ragazzine, «Perché sono due puttane tanto ci stanno».
Ieri mattina, gli agenti del commissariato di Frattamaggiore, diretto dal vice questore Angelo Lamanna, hanno arrestato Gianluca Sivo, 19 anni, pizzaiolo, Francesco Vitale, 19 anni, fruttivendolo, entrambi residenti in via Rossini a Frattamaggiore. Il terzo componente del branco, Ferdinando Chiacchio, 19 anni, di Grumo Nevano, è stato arrestato nei pressi della sua baracca di frutta e verdura, nel mercatino del quartiere napoletano di Poggioerale. Gli agenti hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare, disposta dal Gip del Tribunale di Napoli, per atti di violenza sessuale di gruppo, aggravata per averla commessa ai danni di due ragazze minorenni non consenzienti.
I tre hanno evitato il carcere per il fatto di essere incensurati, e il gip ha disposto per i tre indagati gli arresti domiciliari. Il gravissimo episodio dell’ennesimo uno stupro di gruppo, fenomeno in pericoloso aumento, reso noto grazie a un comunicato firmato dallo stesso Giandomenico Lepore, procuratore della Repubblica, è avvenuto la sera del 25 marzo scorso. La ragazzina, 16 anni, che già da qualche tempo frequentava Gianluca Sivo, accetta l’invito a bere qualcosa a casa del pizzaiolo, che le promette anche di presentarle i suoi genitori. «E porta anche quella tua amica - le dice Gianluca Sivo - così dopo usciamo in comitiva».
La sedicenne accetta. Così pure la sua amica. Sorrisi e cordialità svaniscono quando i genitori del pizzaiolo escono. Il lato oscuro trasforma in branco i tre diciannovenni, che per tre ore violentano, seviziano e picchiano ad ogni accenno di rifiuto le due ragazze. Che approfittano del primo momento di sfinimento dei tre bruti per scappare. Una telefona alla sorella, che avverte il 113.
La volante arriva in via Rossini proprio mentre gli stupratori scappano a bordo degli scooter. La denuncia, un vero racconto dell’orrore, è solo il primo atto di questa orribile vicenda. Ieri il secondo, con gli arresti a cui è riuscito a sfuggire un quarto componente, la cui posizione è meno grave.
Fuga e rimorsi dopo aver inventato uno stupro, Marika torna a casa http://www.metropolisweb.it/Notizie/Cronaca/fuga_e_rimorsi_dopo_aver_inventato_stupro_marika_torna_casa.aspx 17/05/2011 - Era sparita dal 12 maggio senza lasciare tracce, in fuga da un amore finito male e da un rimorso insopportabile: Marika Paciello è tornata a casa questa mattina, ritrovata da due netturbini in servizio nella zona di Ercolano. Girovagava per strada e quando l'hanno trovata è scoppiata a piangere. Gli uomini l'hanno riconosciuta dalle foto apparse su alcuni volantini affissi nella vicina Torre del Greco. A darne notizie è la madre della ragazza, Lucia Perna: "Ringrazio - dice la donna - quanti hanno collaborato con noi alle ricerche. Sono stati giorni terribili ma adesso sono felicissima e farò di tutto per mettere alla spalle questa brutta storia". La ragazza all'atto della scomparsa aveva lasciato una lettera indirizzata ai genitori in cui si scusava "per le tante bugie dette per difendere l'amore col suo fidanzato, amore che comunque è finito". La ragazza di 17 anni fece arrestare il suo patrigno - M.P., marittimo di 35 anni - con l’abominevole accusa di violenza sessuale. “Ha abusato di me per dieci anni. Mi minacciava che se avessi parlato, mi avrebbe messa in collegio. Esattamente come aveva già fatto con mio fratello”, le rivelazioni choc ai carabinieri della stazione Centro che spedirono dietro le sbarre del carcere il presunto mostro. Esattamente a un mese di distanza, la diciassettenne si è allontanata dalla sua abitazione - in via Fontana, a due passi dalla zona porto - dicendo alla madre che andava dalla nonna: erano circa le 22.30 di giovedi scorso e dopo quattro giorni la ragazza sembrava sparita nel nulla. Le ragioni della fuga in una lettera scoperta dalla madre nella sua camera da letto: “Perdonatemi per tutte le bugie che ho raccontato per amore di Genny che poi mi ha lasciata lo stesso”. Poche righe adesso al vaglio dei carabinieri, chiamati da un lato a rintracciare la diciassettenne scomparsa e dall’altro a fare piena luce sulla vicenda dei presunti stupri del patrigno-orco. A convincere la ragazzina a denunciare il suo incubo ai carabinieri, infatti, era stata la reazione del baby fidanzatino alla scoperta che la diciassettenne aveva già consumato il suo primo rapporto sessuale: “E’ stato il mio patrigno, mi ha violentato per 10 anni”, la giustificazione da film dell’orrore al giovane compagno. Una spiegazione poi formalizzata nella caserma di via Circumvallazione, costata l’arresto al marittimo con l’accusa di violenza sessuale. Un rimorso troppo pesante da portare, al punto che la ragazzina, dopo la fine della sua tribolata storia d’amore, aveva deciso di scappare via di casa. ALBERTO DORTUCCI | (http://www.comune.cagliari.it/japscares/cms/images/ARTE_d0.jpg) |
Donna di 52 anni stuprata
all’alba nel cortile di casa
http://city.corriere.it/2011/05/19/milano/cronaca/donna-52-anni-stuprata-all-alba-cortile-casa-301162477580.shtml
Si cerca un 30enne
La donna aveva conosciuto un ragazzo algerino in un chiosco: l’uomo l’ha pedinata fino a casa e appena è entrata nel palazzo l’ha aggredita.
Stava rientrando a casa all’alba: dopo una notte passata in giro per la città. Così una donna di 52 anni, martedì mattina attorno alle sei, è stata violentata nel giardino condominiale dello stabile dove abita: è successo in via privata Tracia, zona piazza Selinunte, periferia ovest. La donna, originaria di Taranto e con piccoli precedenti penali alle spalle, ha chiesto aiuto ai vicini che hanno chiamato la polizia e il 118. La 52enne ha spiegato agli agenti che il suo aggressore è un uomo di origini algerine sui 30 anni: lo aveva conosciuto in un chiosco all’angolo tra piazza Melozzo da Forlì e via Morgantini. E aveva deciso di passare parte della serata con lui.
Pedinata fino a casa
A serata finita, l’uomo avrebbe deciso di seguirla, senza che lei se ne accorgesse. L’ha pedinata fino a casa e, una volta entrata nello stabile, l’ha aggredita alle spalle. Poi l’ha gettata sull’erba, le ha strappato i vestiti e l’ha costretta ad un rapporto completo: alla fine è riuscito a fuggire. La 52enne è stata portata dai poliziotti al Centro violenze sessuali della clinica Mangiagalli: i medici hanno confermato lo stupro.
(http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8f/AB_Fellatio_and_Whipping.jpg) | Aggredita e stuprata da un 18enne giovedì 19 maggio 2011 http://www.quibrescia.it/index.php?/content/view/25822/218/ (red.) Prima l'aggressione, poi lo stupro. Una donna di 35 anni di Esine è stata violentata da un ragazzo di 18 anni di origine albanese. Tutto è accaduto lungo una pista ciclabile che costeggia il fiume Oglio, lungo la pista ciclabile delle Toroselle, a Sine, che corre di fianco al fiume Oglio. La donna nel pomeriggio di mercoledì stava camminando di buon passo, quando è stata avvicinata dal giovane che con la forza l'ha trascinata lungo un sentiero poco battuto al lato del quale ci sono alcuni cespugli. Qui l'ha palpeggiata e picchiata, poi l'ha costretta ad un rapporto orale. Choccata la vittima non ha potuto opporre resistenza, ma quando l'aggressore se n'è andato ha trovato la forza di raggiungere la caserma dei carabinieri di Darfo Boario, dove ha denunciato l'accaduto, fornendo anche una descrizione dell'uomo che aveva abusato di lei. I militari le hanno quindi mostrato alcune foto segnaletiche e la 35enne ha riconosciuto il giovane albanese, già noto alle forze dell'ordine per piccoli reati, che vive a Esine da anni insieme alla sua famiglia e al momento risulta senza occupazione. Quando i carabinieri sono andati a prenderlo il giovane era a casa. E' stato arrestato per violenza sessuale e portato in carcere. I suoi abiti sono stati posti sotto sequestro. La 35enne di Esine è stata poi accompagnata in un ospedale della Bergamasca per accertamenti clinici. |
Stuprata e rapinata nel quartiere della movida di Redazione http://www.ilgiornale.it/milano/stuprata_e_rapinata_quartiere_movida/21-05-2011/articolo-id=524541-page=0-comments=1 Terminato all’alba un giro per discoteche, si è incamminata verso casa e per strada ha conosciuto due «rassicuranti» stranieri. Ha accettato di farsi accompagnare ma davanti alla porta i due hanno estratto un coltello, l’hanno costretta a farli salire, violentata e rapinata. Dopo una settimana di indagini e appostamenti, gli investigatori della mobile hanno individuato i due bruti. Entrambi pregiudicati, uno aveva ancora a casa il bottino e anche dimenticato dalla vittima le proprie chiavi di casa. Inevitabile l’arresto. La donna, 30 anni, abita non distante dal modaiolo corso Como e giovedì 12 era uscita per un giro di discoteche. Una «serata» durata l’intera notte e solo verso le 5.30 la ragazza si è decisa a tornare. Si è incamminata verso casa, sembra anche un po’ «bevuta», e questo forse le ha un po’ abbassato le normali difese. Infatti quando ha incrociato due «simpatici e gentili» stranieri non ha avuto problemi a farsi accompagnare. Poco meno di un chilometro, poi davanti alla porta i due sono passati alle vie di fatto. Minacciata con un coltello, è stata costretta a farli salire a casa dove ha subito la violenza da entrambi. E prima di andarsene i due l’hanno anche derubata di scarpe, borse e occhiali. La vittima, forse ancora mezza stordita dall’alcol si è poi addormentata e solo nel primo pomeriggio ha chiamato la polizia. Gli investigatori l’hanno invitata a formalizzare la denuncia, consigliandole anche di recarsi alla Mangiagalli. La donna è stata visitata nel pomeriggio dai medici del Centro Antiviolenza che, dato il tempo trascorso, non hanno potuto certificare lo stupro. Poi è passata in questura fornendo una descrizione dei due uomini e le strade attraversate insieme. Indicazioni utili perché gli investigatori hanno potuto recuperare i filmati di diverse telecamere che immortalavano i tre insieme, riuscendo a isolare fotogrammi abbastanza nitidi dei violentatori. E hanno iniziato ad appostarsi nelle zone attorno a corso Como nella speranza di incontrarli. Una settimana di paziente attesa poi l’altra sera i poliziotti li hanno riconosciuti nella folla. Si tratta di Marius A., romeno di 32 anni, e Marek K, 26, entrambi con precedenti per furti e ricettazione. Marius, ma non Marek, viene riconosciuto in foto dalla donna e inoltre nella sua abitazione viene ritrovata la maggior parte della refurtiva. Senza contare che ha anche dimenticato le chiavi in casa dalla vittima. Ammettono di aver incontrato la donna quella sera, ma non la violenza. Un particolare di cui dovranno dar conto al magistrato che li interrogherà nelle prossime ore per convalidare il fermo. | (http://www.nasopercaso.it/wp-content/uploads/2010/02/pinocchia.jpg) |
Dallas man freed after 27 years behind bars for rapes he did not commit http://truthinjustice.org/pinchback.htm By JENNIFER EMILY Staff Writer jemily@dallasnews.com Published 12 May 2011 10:26 AM DNA testing has freed another wrongly convicted man in Dallas County. State District Judge Don Adams on Thursday ordered that Johnny Pinchback be released after the district attorney’s office and the Innocence Project of Texas said DNA testing proves he is innocent. Pinchback, 55, pleaded not guilty in 1984 but was convicted by a jury in the sexual assault of two teenage girls and sentenced 99 years in prison. Pinchback was released to hugs, handshakes and cries of joy a little over an hour after the hearing. He had to return to the jail to complete paperwork. He plans to join his wife, mother, siblings, attorneys and other exonerees for a steak lunch. Pinchback said he never doubted he would be freed one day because he held on to hope and God during his 27 years behind bars. “It was pretty hard. But I trusted in God,” he said. “I knew one day I would be a free man.” Still he said, he would see other exonerations on TV and wonder, “When is it my turn?” After being hugged by fellow exonerees in the courtroom, Pinchback yelled, “Where’s my wife?” His wife, Sandra Pinchback, began making her way to the front of the courtroom. But his mother, Lillian Bunton, reached Pinchback first. Bunton smiled through her tears as she held on to her son. “I love you. Everything’s going to be OK,” Pinchback told his mother. “I know. I know,” Bunton said. Then Pinchback kissed and hugged his wife, brothers and sisters and other well wishers. By the end of the lengthy procession, he had makeup stains on both sides of his white suit from all the hugs. Victor Thomas, an Ellis County exoneree who served time in prison with Pinchback, said that Pinchback encouraged him and others not to give up in pursuing their innocence. Thomas said he was glad to see his friends prayers answered Thursday. “He encouraged us. We’ve got a lot of respect for him,” Thomas said. “He would say, ‘You’ve got to go to the law library and not out into the yard’” for recreation. Pinchback will be the 22nd man cleared by DNA testing in Dallas County, which has more exonerations than any county in the nation since 2001, largely because the county preserved more evidence from past crimes. Like all but one of Dallas County’s DNA exonerations, Pinchback was convicted based on faulty eyewitness testimony. The girls were walking in Oak Cliff when they were held at gunpoint, ordered into a vacant lot, tied up and raped. They identified Pinchback as their attacker in photo lineups and at his trial. Dallas County District Attorney Craig Watkins said after the hearing that Pinchback’s case illustrates yet again the need for the Texas Legislature to pass bills reforming eyewitness identification procedures and rules on the storage of evidence. Watkins urged voters to call their representatives about passing the bills. “I would ask that everyone who sees this travesty do something about it,” Watkins said. | (http://www.mondoforex.com/wp-content/uploads/2009/06/usa.jpg) da notare: il Dallas è lo stato con il maggior numero di processi revisionati conclusosi con l'assoluzione dell'accusato. Perchè è lo stato che conserva più prove del processo!!! se avessero buttato via le prove e non fosse stato possibile fare l'esame del DNA, quel poveraccio sarebbe ancora in galera! |
LA DENUNCIA Notte di terrore alla Romanina "Violentata in auto da tre uomini" Il racconto di una giovane donna negli uffici della mobile. Ma lo stupro non è confermato dalla visita ginecologica e la ricostruzione del fatto appare confusa e con molte lacune di MASSIMO LUGLI http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/05/23/news/notte_di_terrore_alla_romanina_violentatain_auto_da_tre_uomini-16619879/ Notte di terrore alla Romanina "Violentata in auto da tre uomini" «Sono stata violentata da un gruppo di persone mentre tornavo a casa». La denuncia è di una donna di 39 anni che è stata ascoltata, a lungo, negli uffici della mobile. Un racconto inquietante ma confuso a cui chi indaga, almeno in questa prima fase, sembra dare poco credito. La giovane, infatti, ha raccontato di uno stupro di gruppo che, però, non è stato confermato dalla visita ginecologica al San Giovanni e tutta la sua ricostruzione è molto confusa e piena di lacune. La polizia, comunque, sta cercando di ricostruire la vicenda perché non si esclude che sia stato lo shock a rendere il racconto poco credibile e pieno di particolari che non quadrano. La vittima, quando si è presentata al commissariato, era ubriaca. La ragazza, che chiameremo Franca, abita alla Romanina con il suo ex compagno e avrebbe appena troncato una relazione con un uomo. L´aggressione sarebbe avvenuta la notte scorsa mentre tornava nell´appartamento che divide con il suo ex. «Ero in macchina - ha raccontato Franca - all´improvviso due o tre uomini mi hanno fermata, sono entrati nell´auto, mi hanno portata in un posto isolato e mi hanno violentata a turno. Poi mi hanno lasciata andare». Dopo lo stupro (siamo sempre alla versione della trentanovenne) Franca si sarebbe in qualche modo ricomposta e poco dopo si è presentata al commissariato per sporgere denuncia. Come sempre in questi casi il primo passo è stato quello di accompagnarla in ospedale per la visita ginecologica e, eventualmente. la somministrazione della "pillola del giorno-dopo" e la profilassi contro le malattie sessualmente trasmesse. Ma i medici non hanno riscontrato alcun segno di violenza sessuale, nonostante la ragazza abbia parlato di un vero e proprio stupro di gruppo. Durante i colloqui, condotti con l´ausilio di una psicologa dagli specialisti della squadra mobile, Franca si è contraddetta più volte e non è stata in grado di dire quanti fossero gli aggressori ne´ di darne una descrizione esauriente. La giovane donna verrà comunque ascoltata di nuovo nei prossimi giorni. (23 maggio 2011) | (http://digilander.libero.it/ilconiglione/semax/montaggio.jpg) |
Enna. Tentato stupro a tredicenne, processo per direttissima allo studente universitario http://www.vivienna.it/2011/05/23/enna-tentato-stupro-a-tredicenne-processo-per-direttissima-allo-studente-universitario/ Enna. Processo per direttissima per lo studente universitario italorumeno, F.B. di 24 anni, che venerdì mattina, nel parco della villa Torre di Federico, ad Enna, ha tentato di violentare una ragazza di 13 anni, che, in quel momento si trovava assieme ad un’amica in preda ad ebbrezza alcolica, avendo bevuto qualche birra. | (http://a7.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/183272_115563765187140_104946102915573_117979_848176_n.jpg) |
Lo studente universitario, che frequenta la facoltà di Scienze motorie dell’Università Kore, è stato arrestato dagli agenti della squadra Mobile, coordinati dal dirigente Giovanni Cuciti, grazie alla descrizione che ne hanno fatto sia la tredicenne che la madre, che, sostanzialmente, ha evitato che si compisse pienamente lo stupro. Infatti, il suo ritardo, si era intorno alle 13, l’aveva preoccupata, aveva fatto una serie di telefonate, poi, saputo che la figlia assieme ad un’amica si trovava all’interno della villa Torre di Federico, è andata a prenderla ed arrivata nel momento cruciale, ha chiamato il 113, poi ha accompagnato la figlia al pronto soccorso dell’ospedale, ha presentato denunzia, ed assieme alla figlia ha riconosciuto lo studente universitario, la cui famiglia abita a Delia. | Questa mattina, nel corso del processo per direttissima, a porte chiuse, si potranno avere altri dettagli su quanto avvenuto nel parco della villa Torre di Federico perché sono molte le domande che meritano risposte a cominciare da chi ha venduto le bevande alcoliche alle due tredicenni e quante di queste bevande sono state ingurgitate, ma su questo gli agenti hanno incominciato ad indagare sui bar ed i supermercati che si trovano vicino la villa. Come mai l’amico dello studente universitario si è allontanato, subito dopo avere incontrato le due ragazzine ? Come mai la compagna non è intervenuta per evitare la violenza sessuale e non abbia chiamato aiuto visto che vicino l’uscita della villa ci sono tanti negozi ? Il dottor Cuciti ed i suoi agenti si sono dati tanto da fare per cercare di fare luce su questo episodio, che ha impressionato moltissimo la collettività ennese, visto che si tratta di una tentata violenza su minore, mai avvenuta sino ad oggi. Lo studente universitario è in una posizione difficile, la sua situazione è pesante tenuto conto delle varie fasi della vicenda; uno stupro tentato e fallito perché è intervenuta la madre, preoccupata per l’assenza della figlia, e poi il riconoscimento, senza tanti patemi d’animo, dell’autore di questo brutto episodio. |
Ravenna - Violenta prostituta e scappa http://www.romagnanoi.it/News/Romagna/Ravenna/Cronaca/articoli/289163/Violenta-prostituta-e-scappa.asp Arrestato a Savio 55enne imprenditore riminese nato a Cesena. L'accusa è di violenza sessuale e sequestro di persona ai danni di una 20enne romena, minacciata con un coltello e stuprata FOSSO GHIAIA - Prima concorda la prestazione sessuale con la prostituta, poi la violenta minacciandola con un coltello e scappa. E' successo intorno all'1.30 di questa notte a Fosso Ghiaia. Vittima dello stupro una giovane romena di 20 anni, residente nella località ravennate. In manette, con l'accusa di violenza sessuale e sequestro di persona, è invece finito un imprenditore di 55 anni nato a Cesena ma residente a Rimini. Ad eseguire l'operazione di arresto sono stati i militari della stazione di Savio, affiancati dal Nor, che si sono messi sulle tracce del 55enne subito dopo l'accaduto. L'uomo infatti, pluripregiudicato, dopo aver pattuito con la romena la prestazione sessuale, l'aveva costretta a salire sul suo camper puntandole un coltello alla gola. Poi, l'aveva costretta ad un rapporto sessuale non protetto e l'aveva scaricata per strada poco dopo dandosi alla fuga. A quel punto sono scattate le ricerche da parte dei militari, che hanno rintracciato ed arrestato il cesenate a Savio. La 20enne è stata portata al pronto soccorso, dove i sanitari le hanno prestato le cure del caso e prescritto una prognosi di tre giorni. Il responsabile dell'aggressione invece è stato portato alla casa circondariale di Ravenna, a disposizione dell'autorità giudiziaria | (http://www.positanonews.it/publicnew/articles/2008/Luglio/new/new99235855-prostituta%20soldi.jpg) |
Treviso. «Sono stata violentata dal ladro»: settantenne picchiata prima dello stupro http://www.positanonews.it/articoli/57831/treviso_sono_stata_violentata_dal_ladro_settantenne_picchiata_prima_dello_stupro.html La donna vive sola e ha denunciato di essere stata assalita da un 40-50enne. Test del dna per trovare tracce dell'aggressore TREVISO - Una vedova settantenne residente a Carbonera (Treviso) ha denunciato di essere rimasta vittima di uno sconosciuto che, nel corso della notte, dopo essere entrato nella sua casa con l'intenzione di rubare, avrebbe anche abusato sessualmente di lei. La donna, che vive sola, sarebbe stata anche picchiata per essere costretta al rapporto sessuale. È stata portata al pronto soccorso per accertamenti e per scoprire se sono rimaste tracce di dna che potrebbero portare all'identificazione dell'aggressore. Il malvivente, descritto come una persona fra i 40 e i 50 anni, che secondo il resoconto era mascherato con un passamontagna, non avrebbe portato via oggetti preziosi o denaro. | (http://www.crashdown.it/wp-content/uploads/2009/07/violenzasessuale.jpg) |
Tentativo di stupro al Poetto, assolti i due imputati Presunta vittima conosciuta in discoteca a Cagliari 27 maggio, 16:46 http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sardegna/2011/05/27/visualizza_new.html_844251656.html (ANSA) - CAGLIARI, 27 MAG - Assolti perche' il fatto non sussiste. Davide Matzeu e Samuel Apogeo, cagliaritani di 25 anni, non hanno mai cercato di stuprare, il 4 dicembre 2009, una giovane mamma conosciuta poco prima in un locale notturno in citta'. Oggi il Gup ha accolto la richiesta del Pm che aveva sollecitato l'assoluzione per gli imputati. I tre si erano conosciuti in discoteca e la donna aveva chiesto un passaggio in auto per tornare a casa. I due l'avevano pero' portata al Poetto, nel piazzale di Marina Piccola, dove, secondo la presunta vittima, si sarebbe consumata la violenza. (ANSA). | (http://vocearancio.ingdirect.it/wp-content/uploads/2010/12/capodanno-brindisi.jpg) |
Cagliari, non fu stupro a Marina Piccola "Noi in carcere 26 giorni da innocenti" Davide Matzeu e Samuel Apogeo (Giuseppe Ungari) http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/224446 Venerdì i due ragazzi sono stati assolti dal Gup. Erano stati arrestati nel dicembre del 2009 con l'accusa di aver violentato a Marina Piccola una giovane a cui avevano dato un passaggio. La prima notte a Buoncammino le grida degli altri detenuti riecheggiano da una cella all'altra. «Urlavano i nostri cognomi, Apogeo e Matzeu, si bocceusu , vi uccidiamo». In carcere è così, non c'è pietà per gli stupratori. È un codice rigidissimo, basta il sospetto e la condanna è immediata. Solo che Samuel Apogeo e Davide Matzeu erano lì per sbaglio, da innocenti. La ragazza che li accusava aveva mentito, solo per giustificare al marito e alle amiche una pazzia inconfessabile: essersi appartata volontariamente con due uomini. ASSOLTI - Ci sono voluti due anni perché la verità venisse a galla. Davide Matzeu e Samuel Apogeo sono stati vittime di un errore giudiziario che è costato loro 26 giorni dietro le sbarre, 20 dei quali nel carcere per sex offender di Lanusei. IL FATTO - È la notte tra il 4 e il 5 dicembre 2009 quando all’uscita dal “Movida” i due giovani danno un passaggio per tornare a casa a una ragazza conosciuta la sera nel locale. “Quando le abbiamo domandato dove dovevamo portarla non ha risposto, continuava a ridere, diceva ‘voi dove andate?". Alla fine l'auto si ferma nel parcheggio sterrato di Marina Piccola, dove inizia il gioco sessuale a tre. Samuel e Davide non sanno che poco prima la giovane ha mandato un sms all'amica rimasta in discoteca, scrivendole “aiuto, non so dove mi stanno portando”. E non sanno che quella si è preoccupata e ha chiamato la polizia. Domenica 29 maggio 2011 07.50 | (http://www.unionesarda.it/foto/ArticoloSezione/322154.jpg) |
morso su una guancia? che si sia trattato di un succhiotto? :wacko: (http://profile.ak.fbcdn.net/hprofile-ak-snc4/50516_120410433685_7436391_n.jpg) | Accusato di stupro continuato ex fidanzata, assolto Anche le continue telefonate per giudici non fu stalking 30 maggio, 19:37 http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/piemonte/2011/05/30/visualizza_new.html_843213770.html (ANSA) - TORINO, 30 MAG - Era accusato di aver stuprato nel 2009 l'ex fidanzata per due settimane, di averla tempestata di telefonate, di averla perseguitata con appostamenti sul luogo di lavoro: accuse pesanti di violenza sessuale e di stalking che al processo sono cadute. Per i giudici nulla piu' di un rapporto burrascoso mentre il pm Giancarlo Avenati Bassi aveva chiesto una pena di sei anni e mezzo di reclusione.L'uomo, romeno di 36 anni, e' stato, invece, condannato a una pena complessiva di otto mesi e 20 giorni per due casi di lesioni personali, tra cui aver picchiato e morso su una guancia la fidanzata.(ANSA). |
GERMANIA: PROCESSO PER STUPRO, ASSOLTO MISTER METEO (AGI) - Berlino, 31 mag. - Il Tribunale di Mannheim ha assolto il 'Mister Meteo' della televisione pubblica tedesca, Joerg Kachelmann, dall'accusa di stupro ai danni di una sua ex amante. IN GERMANIA E' SCONTRO SULA GIUSTIZIA http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201105310926-est-rt10024-germania_processo_per_stupro_clamorosa_assoluzione_mister_meteo La Procura aveva chiesto per lui quattro anni e mezzo di reclusione, ma nel corso del giudizio i periti e la difesa sono riusciti a dimostrare che la presunta vittima si era inventata la violenza per vendicarsi del proprio ex partner, colpevole ai suoi occhi di aver avuto relazioni sessuali con molte altre donne. Il 'processo dell'anno' in Germania si chiude dunque con un proscioglimento clamoroso, che mette sotto accusa la stessa Procura, secondo i mass media locali schierata troppo a favore della tesi colpevolista. | (http://www.agi.it/uploads/newson/4r/ZV/4rZV6t_jBu3Q4IEzLyM0jw/thumb250-700_dettaglio2_RTR_01294177.highres.jpg) |
lunedì, 30 maggio 2011 ore 11:54 Lo stupro fa notizia, l'assoluzione dello stupratore, no http://www.go-bari.it/notizie/cronaca/2613-lo-stupro-fa-notizia-lassoluzione-dello-stupratore-no.html Claudio Spagnoletti ricostruisce un "caso" di cronaca lasciato a metà dal sistema mediatico (a torto) più rinomato LIl 19 febbraio 2009, il Sig. Abdelaziz Mabrouk, cittadino marocchino senza permesso di soggiorno, venne tratto in arresto con l’accusa di avere violentato una quarantenne italiana, senza fissa dimora, notoriamente dedita all’abuso di bevande alcooliche ed al consumo di sostanze stupefacenti. Naturalmente, le principali testate giornalistiche si affrettarono a pubblicare la notizia con dovizia di particolari, sottolineando la condizione di degrado in cui vivevano tanto il “mostro” extracomunitario, quanto la vittima italiana.In particolare, sono riuscito a reperire, fra gli altri, presenti in rete ancora oggi a due anni di distanza, due articoli, uno della Gazzetta del Mezzogiorno, l’altro della redazione di Bari de La Repubblica, che potete leggere ai seguenti link: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=229098&IDCategoria=1 http://bari.repubblica.it/dettaglio/Fermato-marocchino-per-un-presunto-stupro/1593480 Il Sig. Mabrouk nominò, quale difensore di fiducia, l’Avv.to Marcello Mastrangelo, il quale mi associò nella difesa. Parlammo con il Pubblico Ministero titolare dell’indagine, il quale - pur spiegandoci che a suo giudizio si trattava più “…di una serata finita male” che di una vera e propria violenza sessuale - ci invitò ad accedere ad un patteggiamento predibattimentale, impegnandosi a contenere la pena in limiti che avrebbero consentito la sospensione condizionale e, dunque, la scarcerazione dell’indagato. Il clima era, peraltro, difficile in quel momento. Pochi giorni prima, il 14 febbraio 2009, infatti, era stato commesso l’efferato delitto noto come “Stupro della Caffarella”, conclusosi con l’omicidio della vittima, la cattura di tre rumeni poi risultati innocenti ed una immediata reazione del Legislatore, che arrivò a negare al Giudice la discrezionalità in ordine alla scelta della misura cautelare da adottare in caso di violenza sessuale. Come per la associazione di tipo mafioso: esigenze cautelari presunte e obbligo di custodia in carcere. Abdelaziz, che aveva ammesso di avere consumato un rapporto sessuale con la persona offesa, ma proclamava la sua innocenza sin dal primo momento, rifiutò recisamente questa proposta, mostrando una insospettata fiducia nella macchina della giustizia italiana. Il Pubblico Ministero richiese il giudizio immediato e il Giudice per le Indagini Preliminari respinse la nostra richiesta di trasformazione del processo in rito abbreviato, condizionato alla audizione della persona offesa.Arrivammo, così, al dibattimento, che si dimostrò, sin da subito, assai complicato. La presunta vittima, infatti, non si presentò a rendere testimonianza, per cui il Pubblico Ministero, ben conscio della condizione di persona senza fissa dimora della stessa, richiese l’acquisizione della denuncia e delle sommarie informazioni testimoniali rese innanzi alla Polizia Giudiziaria, ai sensi dell’art. 512 c.p.p., essendo la persona offesa, a suo dire, irreperibile. Per fortuna scovammo, nel fascicolo del P.M. la prova della avvenuta citazione testimoniale, che dimostrava che la persona offesa non era affatto irreperibile, ma che vi erano soltanto difficoltà nel reperimento e il Tribunale dispose nuove ricerche. Sennonché, alla udienza successiva, il Pubblico Ministero diede atto del decesso della vittima e il Tribunale dispose l’ascolto dell’agente di P.G. che lo aveva costatato. Apprendemmo, così, che la vittima era deceduta in seguito ad una overdose di metadone ed, essendo divenuto impossibile ascoltarla, venne disposta l’acquisizione di quanto aveva riferito nel corso delle indagini preliminari. All’udienza del 26 maggio 2011, il Tribunale di Bari ha assolto il Sig. Mabrouk dalla imputazione di violenza sessuale perché il fatto non sussiste o, meglio, perché manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova della sussistenza del fatto. La motivazione è riservata, ma è assai probabile che il Giudice abbia ritenuto di dovere assolvere l’imputato, non avendo potuto sottoporre la persona offesa a quel vaglio di attendibilità che la Cassazione richiede affinché possa essere pronunciata una condanna sulla base delle sole dichiarazioni della vittima, non riscontrate da alcun altro elemento. Nel caso di specie, ovviamente, era oltretutto venuta a mancare la formazione della prova nel contraddittorio delle parti, che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ritiene condizione fondamentale perché il processo possa essere ritenuto equo. Abbiamo, naturalmente, inviato un comunicato stampa a tutte le testate giornalistiche, al fine di permettere al Sig. Mabrouk di ottenere una almeno parziale riabilitazione mediatica ma, a tutt’oggi, la notizia della assoluzione è stata pubblicata soltanto dal quotidiano online Go-Bari, diretto dall’ottima e sempre attenta Fortunata Dell’Orzo. Siamo ancora fiduciosi che nei prossimi giorni provvederanno alla rettifica anche le altre testate, e sopratutto quelle che due anni fa dipinsero il Sig. Mabrouk come stupratore. Ma siamo anche ben consci del vecchio detto che “cane che morde uomo non fa notizia”… Claudio Spagnoletti, Avvocato | (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/foto/21628_4.jpg) | 20 Febbraio 2009 Stupro a Bari, storia di degrado e disagio http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=229098&IDCategoria=1 BARI - Marginalita', disagio sociale, clandestinità e periferia urbana: è lo scenario che fa da sfondo alla violenza sessuale subita l’altra notte a Bari da una donna italiana di 38 anni, senza fissa dimora e con problemi legati al consumo di droga, da parte di un cittadino marocchino, irregolare che vive con altri connazionali in una baraccopoli alla periferia della città. L’uomo è stato sottoposto a fermo dalla polizia che ha anche denunciato una cittadina romena, accusata di concorso nella violenza: secondo gli investigatori avrebbe adescato la donna alla stazione di Bari per poi portarla nella baracca dove è avvenuta la violenza. La vicenda risale a due sere fa ed è cominciata nella stazione centrale dove convergono i senzatetto che cercano un posto per passare la notte. Qui la 38enne ha conosciuto l’altra donna, cittadina romena, che ha detto di chiamarsi Corinne. Insieme hanno bevuto alcolici e assunto droghe per ore. Poi, verso mezzanotte, Corinne l’ha invitata a raggiungere altri amici nelle baracche che si trovano alla periferia di Bari. Dopo avere percorso diversi chilometri a piedi, le due donne hanno raggiunto la baraccopoli, un agglomerato di costruzioni fatiscenti, prive di elettricità e di servizi, abitate prevalentemente da immigrati marocchini. Hanno ancora bevuto e consumato droghe. Ad un certo punto, Corinne ha preso un coltello agitandolo in modo da spaventare la donna e inducendola ad accettare di trasferirsi in un’altra baracca con il suo amico marocchino. Qui, quando i due sono rimasti soli, si è consumata la violenza. Secondo quanto accertato dalla squadra mobile, coordinata dal dirigente Luigi Liguori, per bloccare ogni resistenza, l’uomo avrebbe preso a schiaffi la vittima che, ormai in stato di alterazione psichica, non ha potuto opporsi alla violenza. Peraltro, quando poco prima aveva tentato di andare via, la romena le aveva preso le scarpe tagliandole con il coltello in modo che, visto il freddo, non potesse allontanarsi. L'indomani mattina, la donna con una scusa è uscita dalle baracche ed è fuggita, ha raggiunto a piedi un’edicola in città dove ha chiesto aiuto e dove è stata soccorsa dalla polizia. Gli investigatori hanno subito interrogato le persone che abitano nella baraccopoli e nel giro di poche ore hanno trovato riscontri alle accuse della donna. Il marocchino fermato, Abdelaziz Mabrouk, di 40 anni, nato a Casablanca, era arrivato clandestinamente in Italia sbarcando a Lampedusa nel 2006. Aveva chiesto il riconoscimento dello status di rifugiato che gli era stato negato con l’invito a rientrare in patria. Da allora aveva fatto perdere le proprie tracce. Nelle baracche gli agenti della squadra mobile hanno trovato riscontri alle accuse e anche testimoni che hanno aiutato a ricostruire l’accaduto. Nel corso dei controlli sono stati anche individuato altri due immigrati marocchini irregolari, uno dei quali è stato arrestato e portato nel centro di identificazione ed espulsione perchè inottemperante all’obbligo di lasciare il territorio nazionale. |
(http://www.ivid.it/fotogallery/imagesearch/images/insostenibile_leggerezza_dellessere_daniel_day_lewis_philip_kaufman_001_jpg_hsny.jpg) | Ragazza violentata in spiaggia a notte fonda PORTO SANT'ELPIDIO Una studentessa 20enne aggredita sul lungomare http://www.ilrestodelcarlino.it/fermo/cronaca/2011/06/07/519646-ragazza_violentata_spiaggia_notte_fonda.shtml Porto Sant'Elpidio (Fermo), 7 giugno 2011 – STAVA passeggiando nei pressi del lungomare centro quando sarebbe stata aggredita, trascinata in spiaggia e violentata. Vittima dello stupro una studentessa universitaria di Monte Urano, poco più che 20enne. L’inquietante episodio si sarebbe verificato nella notte tra giovedì e venerdì, ma è stato tenuto sotto il massimo riserbo per non turbare ulteriormente la vittima della violenza. Era da poco passata l’una quando la ragazza, dopo avere trascorso la serata in un noto chalet della zona, stava andando a prendere la sua auto per fare rientro a casa. Mentre camminava sul lungomare sarebbe stata presa da un uomo con la forza, portata in spiaggia e violentata. La vittima, ancora sotto shock, ha fatto rientro a casa ed ha raccontato tutto ai genitori che, viste le condizioni delle figlia, hanno subito chiesto l’intervento dei sanitari del 118. La ragazza è stata trasportata al pronto soccorso di Fermo, dove è stata sottoposta ad un accurata visita ginecologica per accertare i segni della violenza. AVVISATI dalla madre della vittima, sono subito entrati in azione anche i carabinieri, che hanno avviato le indagini per fare luce sull’episodio. La ragazza ha raccontato agli investigatori quanto accaduto, ma non ha saputo dare una descrizione accurata del suo aggressore. La 20enne ha infatti spiegato ai carabinieri che il buio e il fatto che sia stata colta di sorpresa non hanno permesso di vedere bene lo stupratore. Proprio per questo motivo la Procura delle Repubblica di Fermo ha aperto al momento un fascicolo contro ignoti. GLI INQUIRENTI intanto hanno raccolto le testimonianze della gente che a quell’ora si trovava nei pressi della zona in cui si sarebbe consumata la violenza, ma pare che nessuno abbia visto o sentito nulla. I carabinieri stanno battendo anche la pista del Dna prelevato dai vestiti e dalle unghie della vittima, ma stanno anche cercando conferme sul racconto della ragazza, che sarebbe pieno di contraddizioni. Fabio Castori |
il che dimostra che non solo gli stupri che si concludono con l'assoluzione sono falsi ma anche quelli che si concludono con la condanna! (http://quattrovecchiinamerica.files.wordpress.com/2010/03/giustizia20ingiusta.jpg) | Stupra 15enne al McDonald's condannato a 5 anni di carcere Un 47enne parmigiano ha aggredito una ragazzina nel bagno del fast food di via Emilia Ovest. Non era la prima volta che importunava delle minorenni. Arrestato nel febbraio 2010, dovrà scontare la pena in carcere e pagare 80mila euro di risarcimento danni alla vittima e 15mila alla medre di lei di MARIA CHIARA PERRI http://parma.repubblica.it/cronaca/2011/06/07/news/stupra_15enne_al_mcdonald_s_condannato_a_5_anni_di_carcere-17336684/ Non si è fatto scrupoli. Ha aspettato l'occasione giusta e si è preso quello che da tempo desiderava, quello che era diventato un'ossessione. N. P., parmigiano di 47 anni, nel gennaio 2010 si è reso responsabile di una brutale e vigliacca violenza sessuale ai danni di una ragazzina di appena quindici anni. L'uomo l'ha chiusa nel bagno di un McDonald's e ha abusato di lei, dopo aver già cercato insistentemente un approccio. Non era nuovo a questo tipo di comportamenti: spesso aveva avvicinato ragazzine visibilmente minorenni per strada, importunandole e chiedendo loro il numero di cellulare. In carcere dallo scorso febbraio con l'accusa di stupro di minore, l'uomo è stato condannato oggi dal gup Paola Artusi a cinque anni di reclusione e al risarcimento di 80mila euro alla vittima, più 15mila euro per la madre di lei. Una condanna e il riconoscimento di un danno che fanno giustizia, ma non possono cancellare i risvolti di quel terribile abuso nella vita dell'adolescente. La ragazzina, quella mattina del 9 gennaio 2010, decide di marinare la scuola con due amiche. Non può pensare che una giornata spensierata possa volgere in incubo. Le tre studentesse si recano al McDonald's di via Emilia Ovest per passare un po' di tempo insieme. Quando la 15enne va in bagno, un uomo la segue. Lei non ci fa caso, anche se l'ha già visto. Una volta l'ha importunata, avvicinandola per strada e chiedendole con insistenza il numero di cellulare. Lei ha rifiutato, pensa che la faccenda sia chiusa. Invece, lui le ha messo gli occhi addosso. Vedendola sola, la aggredisce. La chiude in bagno, la sopraffà con la sua forza, compie un abuso sessuale completo a cui la ragazzina non riesce a opporsi. Lei rimane traumatizzata. Per la vergogna e il dolore, per un mese si chiude nel silenzio. Non racconta ai genitori che cosa è successo, ma il suo disagio affiora a poco a poco. Anche le insegnanti e le amiche se ne accorgono. Dopo un mese, lei crolla: "Mamma, ti devo dire una cosa". E racconta di quello stupro, di quel giorno che le ha cambiato la vita. La denuncia alla polizia è immediata, subito scattano le indagini della Squadra mobile per risalire all'identità dell'aggressore. La ragazzina lo ricorda bene, lo descrive come un uomo alto e muscoloso, indica anche l'abbigliamento che aveva quel giorno. Ed è proprio il vestiario ad incastrarlo: un giorno, la vittima lo vede per strada, lui indossa gli stessi scarponcini che aveva quando l'ha stuprata. La polizia lo arresta mentre si sta recando al lavoro. Lui nega ogni accusa. E' incensurato, scapolo, si occupa degli anziani genitori. Ma le parole della 15enne e dei testimoni lasciano pochi dubbi. E neppure il suo comportamento: già da tempo la polizia ha ricevuto segnalazioni e denunce di ragazzine dai 14 ai 16 anni fermate per strada e importunate con avances da quello che viene definito un "maniaco". La descrizione collima. Lui è un soggetto che come screensaver del cellulare ha messo una foto del proprio pene in erezione. Viene arrestato con l'accusa di violenza sessuale su minorenne e rinchiuso nel carcere di via Burla, nella sezione protetti. Oggi la condanna, che dovrà scontare dietro le sbarre. (07 giugno 2011) |
Roma: stupro in sede ex ambasciata somala, confermate accuse Roma, 8 giu. - (Adnkronos) - Accuse confermate, in sede di incidente probatorio, per due cittadini somali accusati di avere stuprato nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorso all'interno dell'ex ambasciata somala di via dei Villini, una giovane di 20 anni. Nel corso di un incidente probatorio che ha dato forza di prova ad affermazioni della ragazza aggredita e' emerso che tracce di liquido seminale sono state trovate sul cappotto indossato dalla giovane, tracce riconducibili ad uno dei due somali accusati dello stupro. Anche nel corso dell'incidente probatorio la ragazza, assistita dall'avvocato Teresa Manente, ha confermato le accuse raccontando i fatti accaduti quella notte quando, dopo aver litigato con i genitori era uscita di casa, aveva fatto un giro per la citta' e aveva bevuto. Durante il suo girovagare incontro' un giovane che l'accompagno' nell'ex ambasciata somala di Roma dove poi avvenne l'aggressione. | Qui le cose sono due: o il giornalista è deficente, o non ha riletto quello che ha scritto! Lo sperma ritrovato sulò cappotto confermerebbe lo stupro? :w00t: LO STUPRO DI CHE? DEL CAPPOTTO? (http://profile.ak.fbcdn.net/hprofile-ak-snc4/50552_80081196768_3237_n.jpg) |
Torre del Greco, stupro inventato dalla ragazza: ora il patrigno è libero http://www.metropolisweb.it/Notizie/Cronaca/torre_greco_stupro_inventato_ragazza_ora_patrigno_e_libero.aspx 10/06/2011 - Le accuse erano tra le più infamanti: violenza sessuale ai danni della figliastra minorenne. Per quel reato M.P., 38enne marittimo di Torre del Greco, era finito dietro le sbarre, ritenuto un orco da condannare e da allontanare dalla propria famiglia. Poi, a metà maggio, il colpo di scena: la presunta vittima degli abusi sessuali, Marika P., una studentessa di 17 anni, è scappata di casa ed ha lasciato una lettera in cui confessava di aver inventato tutto. Da qualche giorno M.P. è un uomo libero. Alla luce della nuova testimonianza della minorenne, il gip del Tribunale di Torre Annunziata ha disposto la scarcerazione dell’uomo, difeso dall’avvocato Gennaro Ausiello. A carico del 38enne sono caduti i gravi indizi di colpevolezza per la violenza sessuale, pur rimanendo indagato a piede libero per maltrattamenti in famiglia. Proprio per il suo comportamento tra le mura domestiche, M.P. non potrà avvicinarsi al tetto coniugale. La sua condotta, tuttavia, è stata ritenuta molto meno grave di quella ipotizzata inizialmente, che indusse il gip del Tribunale di Torre Annunziata ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. Il 38enne del quartiere Sant’Antonio è stato arrestato il 12 maggio dai carabinieri della stazione Centro di Torre del Greco. A suo carico c’erano la testimonianza dell’ex moglie 42enne, che la mattina del 27 aprile si presentò davanti ai carabinieri per raccontare una drammatica storia. Una vicenda di abusi sessuali, che sarebbe stata perpetrata per circa dieci anni, e di botte tra le mura domestiche. L’ultimo episodio sarebbe avvenuto il 24 aprile scorso, pochi giorni prima della denuncia. L’ex compagna di M.P. ha raccontato agli investigatori che l’uomo aveva rotto una finestra di casa per entrare all’interno, dopodiché l’aveva bloccata sul letto e costretta a fare sesso. Per quel gesto la signora era stata accompagnata all’ospedale Maresca di Torre del Greco e medicata per le lesioni riportate. Ma a carico del marittimo c’era anche l’accusa di aver molestato la figlia della compagna. Dopo l’arresto del patrigno, Marika si è resa irreperibile. Per giorni amici e parenti si sono lanciati nella ricerca. Il 17 maggio sono stati alcuni netturbini, alle 6 del mattino, a notare la sua presenza in una strada periferica di Ercolano. L’avevano riconosciuta dalle foto che la famiglia aveva diffuso sui giornali e su Facebook. La ragazza appariva un po’ spaesata, ma stava bene. Un mese prima di sparire la 17enne aveva denunciato ai carabinieri M.P., raccontando di essere sottoposta a continue violenze nell’arco di dieci anni. Tutto poi rivelatosi falso per la stessa ammissione della presunta vittima che, però, agli occhi della madre si mostrava strada. La donna aveva raccontato al pubblico ministero che conduceva l’inchiesta questi strani atteggiamenti della figlia, rafforzando l’ipotesi che il patrigno avesse abusato di lei. Una versione completamente ribaltata in un biglietto lasciato ai genitori: “Mamma perdonami, papà perdonami. A causa di Genny vi ho rovinato la vita”. Genny era il suo fidanzato e, secondo la nuova ricostruzione degli inquirenti, i problemi di coppia con lui avevano spinto Marika a inventare la storia delle violenze in casa. GIANLUCA DE MARTINO | (http://download.kataweb.it/mediaweb/image/brand_altoadige/2010/02/14/1266172467909_mareccio10.jpg) |
Condannato per lo stupro della moglie
Tre anni per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale a un ferrarese
http://www.estense.com/?p=152571
Tre anni e venti giorni per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale sulla moglie. Ieri il gup Monica Bihetti, in rito abbreviato, ha condannato un ferrarese di 40 anni denunciato dalla coniuge.
Gli episodi contestati dalla pm Angela Scorza (che aveva chiesto quattro anni di reclusione) risalgono agli anni 2006 e 2007. In questo periodo “buio” la donna – quando si decise a sporgere denuncia – raccontò ai carabinieri di essere stata vittima di continui maltrattamenti e, in un caso, anche di una violenza sessuale. Circostanze che lei riferì a distanza di mesi dal rapporto avuto contro la sua volontà.
In un primo momento infatti ci fu solo una denuncia che parlava di strattonamenti, offese, schiaffi, senza mai arrivare allo stupro. Due mesi dopo invece la versione della donna si arricchisce di nuovi particolari: la violenza e il furto della propria borsetta.
Per quest’ultimo episodio, avvenuto sull’uscio di casa e riconducibile al fatto che l’uomo gliela aveva presa solo per costringerla a entrare, c’è stata l’assoluzione.
In quel periodo i due erano separati. Poi sono tornati a vivere insieme. Fino al processo e alla condanna.
Il Corriere della Sera, edizione di Verona, 28/06/2011 Citazione La sentenza Scagionato con formula piena | http://www.larena.it/stories/Cronaca/265138__violenza_sessuale_lex_primario_assolto_dopo_tre_anni_di_incubi/ Violenza sessuale, l'ex primario assolto dopo tre anni di incubi SENTENZA. Era stato accusato da due dottoresse e un'infermiera Il professionista presente in aula non ha detto nulla Il pm aveva chiesto 8 anni. Smontate tutte le accuse 28/06/2011 Ha vissuto gli ultimi tre anni della sua vita con la spada di Damocle sulla testa di una pesante condanna per violenza sessuale. Ieri Bortolo Semprebon si è liberato da questo incubo con l'assoluzione, a seconda dei capi d'imputazione, perchè il fatto non sussiste o perchè il fatto non costituisce reato. L'ex primario del pronto soccorso di Bussolengo era stato accusato da due dottoresse e un'infermiera di approcci sessuali (tra i quali strusciamenti) non desiderati. Ieri il tribunale, presieduto da Dario Bertezzolo (giudici a latere Livia Magri e Luciano Gorra) ha spazzato via queste accuse che si riferiscono al periodo che va dal 1998 al 3 aprile 2002 e ha assolto il medico, presente in aula, seduto tra i suoi legali, gli avvocati Paolo Pellicini e Giovanni Sala. Al termine della sua requisitoria, il pm Maria Beatrice Zanotti ha chiesto 8 anni di reclusione. La rappresentante dell'accusa ha ripercorso gli episodi di cui era accusato Semprebon che ha lasciato l'incarico nel 2008. Ha ricordato la deposizione di uno dei medici, vittima delle «attenzioni» del dottor Semprebon. «Sono rimasta senza parole, non potevo fare altro perché stavo seguendo il paziente», ha raccontato la quarantacinquenne in aula. «Non reagisce perché non ha il tempo di capacitarsi di ciò che sta accadendo», è stato il commento del pm. La pm ha fatto spesso riferimento «ai toccamenti molto repentini di Semprebon». Per Zanotti «la vittima ci descrive una serie di fatti che i testimoni non hanno colto». Il motivo? «Si svolgevano in situazioni d'emergenza e tutti erano concentrati sul paziente».E ancora: «La vittima ci ha riferito le cose con un atteggiamento privo di un intento vendicativo». Il pm alla fine ha parlato di «una grave invasione della sfera della libertà sessuale» e ha chiesto la condanna a 8 anni. Le arringhe della difesa hanno subito imboccato la via dell'infondatezza delle dichiarazioni delle vittime. «Non hanno detto una parola di vero», ha sostenuto l'avocato Pellicini. E ancora: «Le loro dichiarazioni, rese in aula, non hanno trovato una conferma che una. Una delle vittime si dimentica addirittura di aver raccontato di baci sul collo e carezze da parte di Semprebon». E allora perchè accusare l'ex primario? «La problematica atteneva al rapporto di lavoro. Questo è il nocciolo della la vicenda». E non ha fondamento nemmeno l'episodio principe, sostenuto nella denuncia e avvenuto al pronto soccorso il 16 luglio 2001. «Con i documenti alla mano», ha tuonato il legale, «quel sabato Bortolo Semprebon non era al pronto soccorso e non poteva, quindi, aver fatto alcunchè nei confronti della collega». La vittima raccontò poi che quel giorno l'ex primario non parlò, pur essendo il suo insegnante. «Qual'è quel docente che non dice nulla alla propria allieva?» si è chiesto il legale. E la conclusione del legale è perentoria: «Questa donna ha raccontato balle. Il suo dire è impressionante, non c'è una parola di vero». G.CH. |
Stupri di massa in Libia, verità o propaganda?
di Monica Ricci Sargentini
Giustizia |
La prima a denunciare di essere stata violentata dai soldati del Raìs era stata Iman al Obeidi il 26 marzo scorso a Tripoli. Poi, nelle ultime settimane, sia il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Moreno Ocampo, che la segretaria di Stato americana Hillary Clinton avevano accusato Gheddafi e le sue milizie di usare sistematicamente la violenza sessuale come uno strumento di guerra. Dichiarazioni che hanno fatto il giro del mondo ma che ora vengono messe in dubbio dalle organizzazioni umanitarie che non sono riuscite a verificare la veridicità delle denunce.
Lo racconta al Corriere Donatella Rovera, una ricercatrice di Amnesty International che ha passato tre mesi tra Bengasi, Misurata e altre zone nell’est del Paese: “Che le forze del colonnello abbiano compiuto numerose e gravi violazioni è un dato di fatto ma sulle violenze sessuali non abbiamo trovato prove anche se le abbiamo a lungo cercate. Con questo non voglio dire che non siano accadute, la nostra inchiesta continua e, come è accaduto per la Bosnia o per il Ruanda, ci vorrà tempo. Per ora, però, non è emerso nulla e non conosciamo nessuno che abbia trovato qualcosa”.
L’organizzazione per la difesa dei diritti umani ha tentato di verificare gli abusi risalendo alle fonti di prima mano: “Questo è il nostro metodo di lavoro – dice al Corriere Diana Eltahawy, un’altra ricercatrice di Amnesty che ha affiancato Rovera nell’inchiesta in Libia -, siamo andate al confine con la Tunisia nei campi profughi dove molte donne dicono di essere arrivate per paura degli abusi sessuali ma quando poi chiedevamo se erano state stuprate o se erano state testimoni di una violenza del genere tutte rispondevano di no. Forse la gente ha paura a farsi avanti o forse questa terribile pratica non è avvenuta su larga scala“. È scettico anche Cherif Bassiouni, presidente della commissione Onu che indaga le violazioni dei diritti umani in Libia: “Per ora — ha spiegato al New York Times — siamo riusciti a parlare con una sola vittima”.
Ma dov’è finito il dossier che la psicologa libica Siham Sergewa aveva promesso di mandare alla Corte dell’Aja? Alla fine di maggio la dottoressa aveva raccontato alla stampa di aver documentato personalmente con fotografie e testimonianze almeno 140 i casi di stupro sui 295 denunciati nei suoi questionari dalle donne che affollano i campi profughi al confine con la Tunisia e l’Egitto. Ora però di quelle prove sembra essersi persa traccia. “A noi — racconta Rovera — Sergewa ha detto di non essere più in contatto con nessuna delle vittime, né ci ha fatto vedere il materiale che aveva raccolto”.
E le pastiglie di Viagra che, secondo quanto raccontato al procuratore capo dell’Aja Ocampo, sarebbero state distribuite all’esercito di Gheddafi per spingerlo a violentare le donne? Anche qui la ricercatrice di Amnesty scuote la testa: “I ribelli di Bengasi hanno mostrato ai giornalisti alcune scatole del medicinale trovate sui carri armati andati a fuoco, peccato che sulle confezioni non ci fossero bruciature”. Stessa storia per i video delle violenze girati dai soldati per vantarsi dell’impresa: “Noi ne abbiamo visto solo uno – spiega Eltahawy – ma gli stupratori non avevano l’uniforme e non si capiva quando e dove era stato filmato”.
La verità è che quando c’è una guerra in corso le accuse vanno verificate con tempo e pazienza. “E’ sempre così – dice Diana Eltahawy – alcuni crimini sono avvenuti, altri no. Abbiamo molte prove di atti contro l’umanità compiuti da Gheddafi e anche di violazioni da parte dei ribelli. Ma gli strupri non rientrano tra questi”.
http://www.agi.it/genova/notizie/201106300711-cro-rt10003-in_carcere_per_stupro_e_scagionato_due_volte_chiedero_danni
IN CARCERE PER STUPRO E SCAGIONATO DUE VOLTE, "CHIEDERO' DANNI"
07:11 30 GIU 2011
(AGI) - Genova 30 giu. - Denunciato dalla ex compagna per stupro, ingiurie, lesioni, violenza privata e stalking, un sudamericano di 44 anni era stato assolto in primo grado, con rito abbreviato, dal gup Ferdinando Baldini da quasi tutte le accuse. Il giudice lo aveva condannato a quattro mesi con la condizionale per maltrattamenti, ma i colleghi della Corte d'appello di Genova lo hanno assolto da ogni accusa. Ora il suo legale difensore, Maria Montemagno, annuncia i danni per ingiusta carcerazione: l'uomo aveva trascorso in carcere 8 mesi in attesa del processo. Non solo: la donna di 24 anni che lo aveva denunciato, secondo quanto anticipa il legale, sara' denunciata per calunnia. (AGI)
non so se è giusto metterlo qua ma si tratta cmq di una probabile falsa accusa di stupro.
Strauss Kahn potrebbe tornare libero:
http://www.lettera43.it/attualita/19979/strauss-kahn-potrebbe-tornare-libero.htm
Violentò turista argentina
Otto anni al muratore
La vittima, giunta dagli Usa, piange in aula alla sentenza
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2011/1-luglio-2011/violento-turista-argentina-otto-anni-muratore-190995308907.shtml
ROVIGO — Abbracciata al marito della Pennsylvania, che l’ha accompagnata dagli Stati Uniti a Rovigo per testimoniare in aula, alla lettura della sentenza di condanna del suo violentatore è scoppiata in un pianto incontenibile assieme al suo consorte. La 29enne di Buenos Aires che a fine gennaio 2009 era stata stuprata da un muratore di origine slava mentre era al quinto mese di gravidanza ha ottenuto giustizia ieri pomeriggio alle 17. Il suo aguzzino Dragan Nikolic, che non era in aula e che all’epoca abitava a Taglio di Po, lavorava come muratore. È stato condannato a otto anni e due mesi e a cinquantamila euro di multa. Il pubblico ministero aveva chiesto 8 anni e sei mesi. Federico Donegatti, difensore del condannato, ha preannunciato ricorso in Appello. Poco prima la giovane argentina, assistita da Francesco Zarbo, aveva ripercorso senza incertezze il suo calvario di quella giornata di due anni e mezzo fa.
Arrivata a Porto Viro per alloggiare da un amico polesano che lavora al terminal gasiero e che aveva conosciuto in una vacanza in Spagna, il 27 gennaio del 2009 la donna aveva deciso di farsi un giro a Venezia. «Ci siamo visti alla fermata dell’autobus a Porto Viro alla mattina - ha raccontato la 29enne - e lui, che era alla guida di una Rover, si è proposto di accompagnarmi a Rovigo da dove avrei preso il treno per Venezia». La donna accetta il passaggio da una persona che, fino alla violenza sessuale, per sua stessa ammissione «non ha mai fatto avance». Nikolic invece la porta a Rosolina, dove bevono un caffè, e poi le propone di andare ad Asiago invece che a Venezia. Lei accetta, sempre volentieri. «Abbiamo pranzato assieme, parlando sempre, e mi ha anche prestato il suo cellulare perché volevo chiamare mia mamma in Argentina. Avevo solo la scheda telefonica, e pertanto Nikolic si era offerto di comprarmi un telefonino». Dopo qualche ora ad Asiago, la donna chiede di tornare a casa. Sulla Rovigo-Adria, il serbo si ferma in una pizzeria. «Io non volevo, ma lui si è fermato lo stesso. Ho anche cercato di scappare mentre era sceso, ma se n’è accorto e mi ha preso per il polso facendomi cadere per terra».
A quel punto la donna viene caricata in auto e portata in una strada bianca all’altezza di Villadose, dove si consuma lo stupro. «Ricordo un cartellone con un gatto», spiega la vittima, che aggiunge: «Mi ha detto che era troppo tardi per rifiutarsi e che se non ci stavo mi avrebbe picchiato e che per un "no" molte persone erano morte. Io gli ho detto che ero incinta, ma non è servito a niente». La sudamericana viene spogliata e portata nel sedile posteriore, dove Nikolic tenta di penetrarla ma senza portare a termine il rapporto. «Poi mi si è seduto sulla pancia e mi ha costretto ad avere un rapporto orale, ma gli ho detto che avevo la nausea e si è fermato». Poi il rientro a Porto Viro in auto, che la 29enne argentina ha raccontato così: «Io pensavo che prima o poi mi avrebbe ucciso e quindi gli ho chiesto di rivederlo la mattina dopo nella speranza che mi lasciasse libera». Un a mossa che ha sortito il suo effetto. Il 28 mattina la donna è andata all’appuntamento col serbo al municipio di Porto Viro, ma accompagnata dai carabinieri della Compagnia di Adria che arrestarono il muratore. La sudamericana si era presentata in caserma alle 6.30 di quel mattino per sporgere denuncia.
Antonio Andreotti
01 luglio 2011
Lo accusò di stupro, ma non era vero. A processo per calunnia
Imputato un ferrarese di 42 anni, padre della presunta vittima
http://www.estense.com/?p=155022
Lo aveva accusato di aver stuprato sua figlia sulla base di voci e ora si trova a processo per calunnia. Si è tenuta in tribunale a Ferrara davanti al giudice Matellini l’udienza che vede imputato per calunnia un ferrarese di 42 anni residente in un paese del basso ferrarese.
Secondo quanto ricostruito in aula dalla pubblica accusa, rappresentata ieri dal pm Elisa Bovi, l’imputato, nell’agosto del 2008, si era recato dai carabinieri per denunciare l’ex fidanzatino della figlia, allora sedicenne.
Secondo la querela, aveva saputo del fatto in modo indiretto. Troppo indiretto. La notizia era passata di bocca in bocca da diverse persone fino a giungere al suo orecchio. Tutto era partito, secondo il 42enne, da un’amica dell’attuale compagno della figlia. Questi aveva saputo dalla cugina della presunta violenza sessuale. Violenza che si sarebbe tenuta nel gennaio 2008 in casa del giovane, all’ora di pranzo.
Troppi passaggi per rendere veritiero il racconto. E le perplessità, che spinsero il pm della rpocura per i minori di Bologna a chiedere l’archiviazione del caso al termine delle indagini preliminari, aumentarono dopo le deposizioni delle due persone che avrebbero passato la notizia: l’attuale fidanzato della figlia e l’amica di lui, che smentirono decisamente la versione del padre. Non solo. Il considerevole lasso di tempo trascorso tra il presunto stupro e la denuncia (oltre sette mesi) e altre incongruenze fecero il resto.
Il presunto stupro venne quindi archiviato e l’accusatore ora si deve difendere dall’imputazione di calunnia. La prossima udienza è fissata per ottobre.
Stupro: assolto vincitore Grande Fratello 7
http://www.blogtaormina.it/stupro-assolto-vincitore-grande-fratello-7/
Cade l’accusa di violenza sessuale contro Milo Coretti. Era stato accusato di aver palpeggiato una donna in aereo
Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Civitavecchia, Giovanni Giorgianni, ha prosciolto dall’accusa di violenza sessuale Milo Coretti, il 33enne vincitore della settima edizione del “Grande Fratello”. Il giovane era stato accusato da una ragazza, Angela Immacolata Dinnini, di averla palpeggiata a bordo di un aereo in partenza da Roma per Milano.
Secondo la denuncia, il palpeggiamento sarebbe avvenuto all’aeroporto di Fiumicino prima ancora del decollo: da qui la competenza del tribunale di Civitavecchia. Un’accusa sempre fermamente negata da Coretti, la cui versione dei fatti è stata oggi confermata da sette testimoni, presenti sull’aereo, che hanno affermato di non essersi accorti di nulla.
Camionista assolto
dall'accusa di stupro
A un anno da una vicenda che fece scalpore – una prostituta che accusò il 2 agosto 2010 un connazionale d’averla sequestrata e violentata per ore – il colpo di scena: piena assoluzione
A quasi un anno da una vicenda che fece scalpore – una prostituta di 24anni che accusò il 2 agosto 2010 un connazionale d’averla sequestrata e violentata per tre ore – il colpo di scena in tribunale a Reggio.
Il gup Angela Baraldi si è trovato di fronte due versioni contrastanti ma verosimili su quanto avvenne quella notte in un’auto , oltretutto senza riscontri medici e, nel dubbio, ha assolto il camionista rumeno 29enne Ionut Catalin Hanganu residente a Viadana. Il pm Isabella Chiesi aveva chiesto una condanna a 3 anni di reclusione, mentre la difesa ha sostenuto che, nel dubbio, il 29enne andava assolto. E la teoria difensiva ha fatto breccia nel convincimento del giudice.
Per quella grave accusa l’autotrasportatore è rimasto in carcere per tre settimane e agli arresti domiciliari per cinque mesi, non potendo lavorare.
Uscendo dall’aula il camionista, «scortato» dal difensore e dalla moglie con gli occhi gonfi di lacrime, non si è certo sottratto ai taccuini, anzi ha voluto rimarcare diversi aspetti di questa delicata storia giudiziaria.
«Ho sempre avuto fiducia nella giustizia italiana – spiega il camionista rumeno – e, grazie anche al mio avvocato Noris Bucchi, sono stato assolto. Sono innocente e l’ho sempre detto. Questa vicenda ha causato un grosso danno per la mia reputazione. Sono venuto in Italia regolarmente, non ho mai commesso reati e ho sempre lavorato – prosegue il rumeno – mentre in questi mesi ero costretto a stare a casa perchè il lavoro da autotrasportatore non era compatibile con gli arresti domiciliari. Ma non ho perso il posto, lunedì ho già avvisato il mio datore di lavoro che ricomincio».
Poi Hanganu, parlando con i giornalisti, ha indicato la moglie. «All’inizio era molto risentita, poi ha creduto nella mia innocenza e mi è stata molto vicina. La devo ringraziare». Una moglie che deve, comunque, aver sofferto non poco per accettare la versione del marito («Con quella prostituta c’era stato un rapporto consenziente») e comunque guardare avanti, per non compromettere il matrimonio e il destino dei loro due
Grave il “Guru di San Lorenzo”: in carcere per stupro è in sciopero della fame
Danilo Speranza, fondatore della comunità Maya, è grave a causa dello sciopero della fame che sta attuando in carcere dove è detenuto con l'accusa di stupro e truffa
http://www.romatoday.it/municipio/3-sanlorenzo/san-lorenzo/danilo-speranza-grave-sciopero-fame.html
di Redazione - 09/07/2011
Sono critiche le condizioni di salute di Danilo Speranza, il fondatore della comunità "New age Re Maya", balzato sotto i riflettori della cronaca a marzo 2011 per l'accusa di aver abusato sessualmente di bimbe di 10-12 anni e delle loro madri, ottenendo denaro con l'inganno. Il 62 enne, "Guru di San Lorenzo" fu arrestato il 16 marzo 2010 con delle accuse gravissime: truffa aggravata e stupro e, da allora, è in carcere di Rebibbia Nuovo Complesso.
Ora è in sciopero della fame e le sue condizioni di salute sarebbero gravi, a renderlo noto è Angiolo Marroni, il garante dei detenuti del Lazio. "Da oltre 40 giorni Speranza ha iniziato lo sciopero della fame, cui si è aggiunto, negli ultimi dieci giorni, quello della sete, per protestare contro quello che ritiene essere un errore giudiziario nei sui confronti - ha detto Marroni - il detenuto chiede di essere ascoltato al più presto dall'autorità giudiziaria competente, il Tribunale di Tivoli". "A Rebibbia - prosegue il Garante - l'uomo è ospitato nel reparto precauzionale (G 9): le sue condizioni di salute sono critiche, caratterizzate da un forte deperimento organico. Il detenuto rifiuta i colloqui ed ogni tipo di terapia. Mi è stato riferito che già nelle prossime ore il medico del reparto chiederà il ricovero d'urgenza in una struttura esterna al carcere per evitare ulteriori complicazioni". "Al di là della gravità dei reati di cui è accusato - conclude Marroni - quest'uomo ha il diritto inalienabile di vedere la sua condizione carceraria e giudiziaria valutata dai magistrati senza ulteriori ritardi. A prescindere da ciò che decideranno nelle prossime ore i medici, è bene che le autorità inquirenti facciano presto, per evitare che una triste vicenda possa trasformarsi in tragedia". (Fonte Ansa)
leggendo certi articoli si dovrebbe balzare dalla sedia ogni tre righeQuesto mi era sfuggito,thanks.
invece ci siamo assuefatti :mad:
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Camionista assolto
dall'accusa di stupro
A un anno da una vicenda che fece scalpore – una prostituta che accusò il 2 agosto 2010 un connazionale d’averla sequestrata e violentata per ore – il colpo di scena: piena assoluzione
A quasi un anno da una vicenda che fece scalpore – una prostituta di 24anni che accusò il 2 agosto 2010 un connazionale d’averla sequestrata e violentata per tre ore – il colpo di scena in tribunale a Reggio.
Il gup Angela Baraldi si è trovato di fronte due versioni contrastanti ma verosimili su quanto avvenne quella notte in un’auto , oltretutto senza riscontri medici e, nel dubbio, ha assolto il camionista rumeno 29enne Ionut Catalin Hanganu residente a Viadana. Il pm Isabella Chiesi aveva chiesto una condanna a 3 anni di reclusione, mentre la difesa ha sostenuto che, nel dubbio, il 29enne andava assolto. E la teoria difensiva ha fatto breccia nel convincimento del giudice.
Per quella grave accusa l’autotrasportatore è rimasto in carcere per tre settimane e agli arresti domiciliari per cinque mesi, non potendo lavorare.
Uscendo dall’aula il camionista, «scortato» dal difensore e dalla moglie con gli occhi gonfi di lacrime, non si è certo sottratto ai taccuini, anzi ha voluto rimarcare diversi aspetti di questa delicata storia giudiziaria.
«Ho sempre avuto fiducia nella giustizia italiana – spiega il camionista rumeno – e, grazie anche al mio avvocato Noris Bucchi, sono stato assolto. Sono innocente e l’ho sempre detto. Questa vicenda ha causato un grosso danno per la mia reputazione. Sono venuto in Italia regolarmente, non ho mai commesso reati e ho sempre lavorato – prosegue il rumeno – mentre in questi mesi ero costretto a stare a casa perchè il lavoro da autotrasportatore non era compatibile con gli arresti domiciliari. Ma non ho perso il posto, lunedì ho già avvisato il mio datore di lavoro che ricomincio».
Poi Hanganu, parlando con i giornalisti, ha indicato la moglie. «All’inizio era molto risentita, poi ha creduto nella mia innocenza e mi è stata molto vicina. La devo ringraziare». Una moglie che deve, comunque, aver sofferto non poco per accettare la versione del marito («Con quella prostituta c’era stato un rapporto consenziente») e comunque guardare avanti, per non compromettere il matrimonio e il destino dei loro due
(http://posterous.com/getfile/files.posterous.com/novalis/gbzxqJlAqcpzwvvbipqltjivegDteiaiBgqsfegDwbwDjBytfzIHodhsIDzz/media_http9mediatumblrcomtumblrkow9y72mx41qz8sa3o1500jpg_cwjJfamwFbnGqdy.jpg.scaled500.jpg) | http://www.libero-news.it/news/780909/Roma--picchiata-dal-marito-violento-denuncia-pusher-per-stupro-e-poi-lo-scagiona.html Roma, 10 lug. - (Adnkronos) - Una storia dai retroscena inquietanti, una giovane ragazza picchiata selvaggiamente dal marito e costretta da anni a subire costanti violenze fisiche e psicologiche, fino a quando, per coprire l'ennesimo selvaggio pestaggio, complice con il compagno, spediscono il loro spacciatore di fiducia in carcere con la pesante accusa di violenza sessuale. Questa storia e' stata smascherata, dopo giorni di intense attivita' tecniche, dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Cassia che hanno cosi' permesso di portare alla luce una situazione di grave disagio vissuta da diverso tempo da una ragazza e di spedire in carcere il compagno, un romano di 23 anni, autore delle violenze. La ragazza a fine giugno, al termine dell'ennesima discussione per futili motivi, subisce, per l'ennesima volta, brutalmente l'ira del compagno che la malmena. Il marito, esercitando una forte pressione psicologica nei confronti della moglie, la convince a denunciare falsamente di essere stata picchiata e violentata da un 28enne, di origine partenopea, conosciuto dalla coppia, verso il quale il marito aveva nel tempo contratto debiti per l'acquisto di sostanza stupefacente. |
La Procura generale a Treviso:
"Quella sentenza è inquietante"
http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2011/07/11/news/la-procura-generale-a-treviso-quella-sentenza-e-inquietante-4596937
Il marocchino El Hasnaoui, 29 anni, è stato assolto dall'accusa di stupro. In primo grado aveva preso otto anni. E' stato invece condannato per l'accusa di furto ai danni di una prostituta
Una sentenza "inquietante". Con queste parole il procuratore generale ha definito la condanna in primo grado per stupro a otto anni di reclusione per Salà El Hasnaoui. "un processo in cui la prova era mancante - ha aggiunto il magistrato - ed è inquietante che si sia ritenuta vera la denuncia". Parole durissime nei confornti del collegio giudicante trevigiano.
Una condanna che era giunta inaspettata secondo l’avvocato Alessandra Nava, difensore dell’uomo che si è sempre dichiarato innocente ammettendo però di aver commesso il furto ma negando fermamente di aver abusato della donna, una trentaseienne immigrata moldava. I fatti contestati risalgono alla notte del 28 novembre 2009.
E ieri la Corte d'Appello di Venezia l'ha assolto dall'accusa di stupro, ma l'ha condannato a un anno e tre mesi per furto.
OGGI LE COMICHE!!!
da scompisciarsi dalle risate, se non andasse anche questo nel calderone delle terribili violenze patite dal "gentil" sesso
(http://posterous.com/getfile/files.posterous.com/novalis/gbzxqJlAqcpzwvvbipqltjivegDteiaiBgqsfegDwbwDjBytfzIHodhsIDzz/media_http9mediatumblrcomtumblrkow9y72mx41qz8sa3o1500jpg_cwjJfamwFbnGqdy.jpg.scaled500.jpg) http://www.libero-news.it/news/780909/Roma--picchiata-dal-marito-violento-denuncia-pusher-per-stupro-e-poi-lo-scagiona.html
Roma, 10 lug. - (Adnkronos) - Una storia dai retroscena inquietanti, una giovane ragazza picchiata selvaggiamente dal marito e costretta da anni a subire costanti violenze fisiche e psicologiche, fino a quando, per coprire l'ennesimo selvaggio pestaggio, complice con il compagno, spediscono il loro spacciatore di fiducia in carcere con la pesante accusa di violenza sessuale. Questa storia e' stata smascherata, dopo giorni di intense attivita' tecniche, dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Cassia che hanno cosi' permesso di portare alla luce una situazione di grave disagio vissuta da diverso tempo da una ragazza e di spedire in carcere il compagno, un romano di 23 anni, autore delle violenze.
La ragazza a fine giugno, al termine dell'ennesima discussione per futili motivi, subisce, per l'ennesima volta, brutalmente l'ira del compagno che la malmena. Il marito, esercitando una forte pressione psicologica nei confronti della moglie, la convince a denunciare falsamente di essere stata picchiata e violentata da un 28enne, di origine partenopea, conosciuto dalla coppia, verso il quale il marito aveva nel tempo contratto debiti per l'acquisto di sostanza stupefacente.
Piacenza - Quattro anni di reclusione. E' la pena stabilita questo pomeriggio dal giudice Gianandrea Bussi per un 20enne di Cremona originario del Kossovo che, il 20 novembre scorso, ha preso parte a uno stupro di gruppo avvenuto in un parcheggio di Monticelli d'Ongina, prima di un sabato sera in discoteca.
Il giovane aveva abusato di due ragazze straniere di 16 anni e domiciliate in una comunità di accoglienza di Cremona, con l'aiuto dei due cugini che all'epoca dei fatti erano minorenni. I tre erano stati poi arrestati dalla squadra mobile di Cremona. Per i due minorenni, che attualmente si trovano in regime di affidamento in prova come disposto dalla Procura dei minori di Bologna, se il loro comportamento nei prossimi due anni verrà giudicato corretto, il reato verrà estinto. Il maggiorenne è stato invece condannato oggi pomeriggio a quattro anni di reclusione, contro i quattro e mezzo chiesti dal pm Antonio Colonna.
Costringe la fidanzata al rapporto sessuale: è stupro
Condannato a 4 anni e 15 giorni di carcere e a due anni di libertà vigilata, uno studente universitario di 22 anni, accusato di violenza sessuale.
I due giovani si erano frequentati per un breve periodo ed una sera il ragazzo aveva costretto la giovane, che all’epoca aveva 20 anni, ad avere un rapporto sessuale. La ragazza veniva sottoposta ad una consulenza medica, che accertava la compatibilità dello stato con la violenza sessuale.
Per l'imputato il rapporto era stato consensuale. Non è stato dello stesso avviso il Tribunale di Palermo, che lo ha condannato proprio per violenza sessuale. Nel frattempo, il giudice siciliano ha riconosciuto alla ragazza, costituitasi nel frattempo parte civile, una provvisionale a titolo di risarcimento di 5000 euro, rimettendo al giudice civile la liquidazione del danno.
ci sono le attenuanti generiche, magari era incensurato
poichè la pena per lo stupro è di 5-10 anni, se l'hanno condannato a 4 anni per 2 stupri, qualcosa non quadra :hmm:
Tremendo il racconto fatto agli investigatori della squadra mobile della questura di Pisa da una giovane di 19 anni che ha denunciato lo stupro subito nella notte tra lunedì e martedì nei dintorni di piazza Santa Caterina a Pisa:"Mentre uno mi violentava , gli altri due mi tenevano ferma. Tappandomi anche la bocca per impedirmi di chiedere aiuto".
Come consigliera regionale, ma prima ancora come donna – ammette l’esponente del Carroccio –, rimango inorridita da simili barbarie. Gli aggressori devono pagarla cara. La soluzione della castrazione chimica prospettata da Calderoli e rilanciata dall’europarlamentare Morganti in questi giorni mi sembra razionalmente la più funzionale, ma la pancia mi dice che sarebbe opportuna una castrazione fisica e i lavori forzati a vita.
Montecchio E. (RE) - Lei non si rassegna: prima lo persèguita, poi lo accusa falsamente di stupro[/b]
...Ma, essendo donna, non viene imputata né per stalking né per calunnia
"E’ entrato a casa mia dalla finestra e ha tentato di violentarmi. Mi ha buttato sul letto: mi teneva una mano sulla bocca e mi teneva ferme le braccia mentre tentava di togliermi i vestiti - ha raccontato la ragazza, una giovane di Montecchio - Si è fermato solo perché l’ho minacciato di chiamare i carabinieri. Poi, prima di uscire di casa, mi ha rubato il cellulare e il telefono fisso che avevo in casa".
Il tentato stupro sarebbe avvenuto lo scorso martedì alle 19, e A.M. era subito finito in manette con l'accusa di tentata violenza sessuale, violazione di domicilio e furto.
Ieri mattina, però, il giudice ha creduto alla versione di A.M.: "Non sono entrato dalla finestra: ho suonato il campanello, mi ha aperto la porta e mi ha fatto entrare – ha raccontato il pregiudicato in aula – I telefoni li ho presi soltanto per impedirle di continuare a mandarmi messaggi e cercarmi telefonicamente a casa, dove vivo con la mia famiglia".
Qualcosa non deve aver convinto il giudice nella versione della ragazza: "Non ho mai tentato di violentarla – ha aggiunto A.M. – Non sarebbe stato possibile, almeno così come l’ha raccontato. Visto che sostiene che con una mano le tenevo ferme le braccia mentre con l’altra le tappavo la bocca. Come avrei potuto cercare di sfilarle i vestiti?".
Il motivo della denuncia, in realtà, sarebbe un altro: la ragazza non aveva accettato la fine della loro storia. "Con questa donna – ha detto A.M. – ho avuto una relazione, ma era finita: lei non si rassegnava, continuando a chiamarmi e a inviarmi messaggini sul cellulare, per questo motivo si è inventata il tentativo di violenza".
Ma qui iniziano le contraddizioni: la donna non aveva segni sulle braccia, ha detto che i tre avevano consumato un rapporto completo, poi che nessuno l’aveva fatto, poi che solo «Mimmo» non c’era riuscito. Inoltre non conosce il cellulare di Faias che avrebbe sempre chiamato oscurando il numero. La donna è finita al Centro Antiviolenza della Mangiagalli, mentre gli agenti sono andati in via Cascina Bellaria senza trovare tracce evidenti del passaggio della Mercedes né dello stupro.
TARANTO— Dalla denunciata violenza sessuale sulla figlia, alla simulazione di reato e procurato allarme a carico dei genitori. E’ questa l’evoluzione del presunto stupro dei tre quindicenni nei confronti di una bambina di appena cinque anni.
...
Non è escluso che l’obiettivo dei genitori che potrebbero essere indagati, fosse legato a vecchi rancori nei confronti delle famiglie dei tre quindicenni accusati.
Tutto ruota attorno a una sigaretta, quella che, secondo la giovane atleta, l'allenatore avrebbe fumato dopo aver consumato lo stupro. A rendere inverosimile la testimonianza il fatto che quest'ultimo non fuma.
Firenze, 11 ago. - (Adnkronos) - Una donna di 35 anni, tossicodipendente, ha denunciato di essere stata sequestrata e violentata per un'intera notte da tre sconosciuti, descritti come nordafricani, dentro un capannone abbandonato, nei pressi della stazione Leopolda a Firenze. L'aggressione sarebbe iniziata la notte tra sabato e domenica scorsi, e poi sarebbe continuata fino al pomeriggio del giorno dopo. Gli inquirenti hanno pero' dubbi e perplessita' sulla veridicita' della storia.
La donna ha presentato un referto medico con una prognosi di sette giorni per lesioni che le sono state riscontrate sul corpo, ma che non sarebbero compatibili con una violenza sessuale. Lacunoso e in parte contraddittorio anche il racconto della presunta vittima. La 35enne ha presentato comunque denuncia ai carabinieri, e sono in corso accertamenti per ricostruire con esattezza l'accaduto.
Varese, è allarme stupro: seconda violenza in due giorni
Varese - Dopo l'increscioso episodio avvenuto al cimitero di Bregazzana, dove una donna, la custode, è stata assalita da un malintenzionato col tentativo di violentarla (leggi l'articolo), un nuovo episodio di stupro è avvenuto ieri a Varese. Nelle prime ore di ieri mattina infatti la volante del commissariato di Busto Arsizio è intervenuta presso uno stabile abbandonato di via Repubblica. Gli operatori hanno trovato ad attenderli, all’esterno dell’immobile, la richiedente l’intervento, una cittadina italiana di 42 anni, senza fissa dimora. La donna ha denunciato di essere stata picchiata e ripetutamente violentata per più di tre ore da tre cittadini romeni. Il suo racconto, reso ancor più vivido dai visibili segni di percosse sul volto, è stato agghiacciante: picchiata e minacciata, la donna è stata ulteriormente umiliata con l’imposizione di restare nuda di fronte ai suoi aguzzini. La vittima ha riferito agli Agenti che i suoi aggressori erano ancora all’interno dello stabile.
Gli operatori hanno fatto ingresso nell’edificio abbandonato rintracciandovi effettivamente i tre cittadini romeni, due trentenni e un diciannovenne, tutti senza fissa dimora. Sul posto sono intervenuti i colleghi della Polizia Scientifica per i necessari rilievi tecnici che hanno permesso di acquisire alcuni indumenti macchiati da liquidi organici. La dinamica dell’accaduto è stata quindi ricostruita in maniera sufficientemente chiara: uno dei due trentenni avrebbe cominciato un rapporto consenziente con la donna ma in seguito, approfittando del buio, si sarebbe fatto sostituire dagli altri due: nel momento in cui la donna se ne è accorta, è iniziata la violenza sessuale. I tre aggressori sono stati arrestati per il reato di violenza sessuale di gruppo. Nei loro confronti il Questore di Varese ha disposto l’avvio delle specifiche procedure di allontanamento dal territorio nazionale previste per i cittadini comunitari.
Lega e picchia la fidanzata: arrestato per stalking, sequestro e stupro
Il 25enne senegalese, all'inizio molto affettuoso con la compagna italiana, si era trasformato in un mostro
la ragazza era stata anche legata al letto e frustata con una cinghia
MILANO - Era arrivato anche a legare la sua ragazza al letto, gettarle addosso dell’acqua e lasciarla così per ore. Dopo l’ultimo maltrattamento però lei, una 25enne italiana, il 3 agosto scorso ha trovato il coraggio di andare al commissariato di Porta Genova e denunciare il suo compagno, un senegalese, anche lui 25enne. Ieri l’arresto dell’uomo per sequestro di persona, stalking e violenza sessuale. I due, lei commessa lui addetto alla sicurezza in alcune catene di negozi, si erano conosciuti a febbraio tramite un'amica comune. La ragazza ha raccontato che il suo fidanzato, dolcissimo all'inizio della loro relazione, si è rivelato improvvisamente un mostro.
LE SEVIZIE - L'episodio che avrebbe dato avvio alle angherie è avvenuto in aprile. La 25enne è andata a casa del suo ragazzo per fargli una sorpresa e lo ha trovato con un'altra donna. È scoppiata una lite e, da quel momento in poi, le aggressioni sono diventate sempre più selvagge. Lui l'ha chiusa in casa più di una volta, tenendola sequestrata per diverse ore prima di lasciarla. Altre volte l'ha legata e picchiata con la cinghia. Poi però si mostrava pentito e inviava lettere di scuse e promesse. Lei per un po' si è illusa che la situazione potesse cambiare, poi ha iniziato ad avere paura e a temere per la propria vita: per questo motivo fingeva di essere consenziente durante i rapporti sessuali. La ragazza di è decisa a denunciare gli episodi di violenza soltanto dopo una notte di terrore, quando è stata sequestrata e legata al letto dal senegalese, che le ha gettato addosso dell'acqua e le ha tenuto un cuscino premuto sul viso.
L'ARRESTO - Solo al mattino la ragazza è riuscita ad allontanarsi, ma l'incubo non è finito, perché alla stazione della metropolitana i due si sono incontrati: forse lui l'aveva seguita, e l'ha aggredita. Solo l'intervento di alcuni passanti ha evitato il peggio. Anche dopo la denuncia il senegalese si è presentato un paio di volte sotto casa della sua ex, che però non si è mai fatta trovare. L'ordinanza è stata eseguita dalla polizia in tempi brevissimi: dopo 7 giorni era tutto pronto ed è stata resa effettiva la custodia cautelare nei confronti dell'uomo. Gli inquirenti, che sospettano che il senegalese abbia avuto altre storie di questo genere, dovranno sentirlo entro le prossime 48 ore.
Redazione online
11 agosto 2011 16:24
Giovane tunisino tenta stupro 15enne, arrestato a Taranto
Aveva costretto la ragazzina a seguirlo su una piccola spiaggia
16 agosto, 16:05
(ANSA) - TARANTO, 16 AGO - Ha tentato la notte scorsa di violentare una quindicenne, che aveva costretto a seguirlo su una piccola spiaggia a Taranto, ma e' stato arrestato dalla polizia. L'uomo arrestato e' Salim Barakat, un tunisino di 24 anni, accusato di sequestro di persona e violenza sessuale a una minorenne di 15 anni. Al momento dell'arresto, i poliziotti hanno sottratto il giovane a un tentativo di linciaggio da parte di parenti e conoscenti della ragazzina, con i quali la quindicenne partecipava a una cena di Ferragosto. Il 24enne ha un permesso di soggiorno in Italia per motivi umanitari.(ANSA).
Brescia, stupra la ex: arrestato
Vittima una giovane diciassettenne
foto LaPresse
00:06 - Un venticinquenne di San Paolo, nel Bresciano, si trova agli arresti domiciliari con l'accusa di violenza carnale, percosse e minacce dopo aver abusato della sua ex fidanzata diciassettenne. I fatti sono accaduti a luglio, ma solo oggi i carabinieri di Borgo San Giacomo hanno reso nota la notizia. Dopo lo stupro, l'uomo avrebbe colpito la ragazza con calci e pugni, come confermato anche dai medici che hanno visitato la giovane.
Arbus, due versioni per uno stupro:
"Non l'ho violentata, era consenziente"
Arbus, due versioni per uno stupro: "Non l'ho violentata, era consenziente" Compagnia dei carabinieri di Villacidro
Una serata fra giovani ubriachi ma consenzienti. Lo stupro subito da una giovane turista a Torre dei Corsari trova per la difesa del giovane romano accusato di violenza un'altra lettura.
Per il presunto stupro di Arbus ci sono due verità opposte. Le indagini dei carabinieri della compagnia di Villacidro e della stazione turistica estiva di Torre dei Corsari sono state rapide. Dopo aver raccolto la denuncia verbale della ragazza, originaria della Lombardia, i militari hanno interrogato anche le amiche della ragazza e gli amici del giovane laziale. Dalle dichiarazioni sono emerse due verità. L'unica posizione convergente è che tre ragazzi romani hanno fatto amicizia con altrettante coetanee lombarde. Hanno trascorso la serata insieme nella villetta delle ragazze. Hanno bevono più del dovuto. All'improvviso una di loro si è sentita male. È andata in bagno. Il diciottenne, con il pretesto di accompagnarla per prestarle assistenza, avrebbe abusato sessualmente di lei, approfittando forse anche del suo stato di minore lucidità dovuta all'assunzione di bevande alcoliche.
Venerdì 19 agosto 2011 07.11
Sequestrata e stuprata dal branco
Quattro in manette incastrati dal telefonino
Abbordata alla stazione Termini, la donna è stata rapinata e ha subìto abusi per un'intera notte, il 16 agosto, in un appartamento di Riano, vicino Roma. Arrestata la banda di quattro romeni grazie alle riprese memorizzate sul cellulare
Vittima una 40enne bulgara arrivata in Italia da circa un mese e, dopo un impiego da badante, con la voglia di tornare al più presto nel suo Paese.
La notte del 15 è arrivata alla stazione Termini sperando di poter prendere un treno per il Nord. Alla chiusura della stazione è stata abbordata davanti all'ingresso di piazza dei Cinquecento dai 4 romeni, incensurari tra i 27 e i 33 anni, visibilmente ubriachi. Al rifiuto della donna di seguirli due si sono allontanati mentre gli altri hanno iniziato a minacciarla e stringendola al collo fingendo un abbraccio l'hanno portata in auto con la forza. La scena è stata anche immortalata dalle telecamere esterne alla stazione.
Violenze durate fino all'alba quando tre degli aggressori sono usciti portando via anche alcuni oggetti della vittima.
La donna, che durante la notte era stata costretta anche a ubriacarsi, ha approfittato del sonno dell'unico aggressore che era in casa per scappare dalla finestra e rubargli il cellulare. La scena della fuga è stata notata da un cittadino che, pensando a una ladra, ha anche chiamato i carabinieri.
Gli agenti hanno localizzato la zona e grazie alle immagini delle violenze hanno avuto un identikit esatto degli stupratori. Arrivati a Riano i poliziotti hanno fermato due dei responsabili in un bar della zona e poi arrestato gli altri.
(18 agosto 2011)
Lavagna, terrore sul lungofiume: tentato stupro
Lavagna. Momenti di terrore ieri a Lavagna, dove una donna di circa 40 anni stava per essere stuprata sul Lungoentella. Secondo quanto dichiarato dalla vittima dell’aggressione, che ha sporto immediatamente denuncia presso il commissariato di polizia di Chiavari, il malvivente sarebbe sicuramente di origine africana, vista la carnagione scurissima.
Ora la paura è tanta, soprattutto per il lungo fiume è una zona molto frequentata da persone che amano fare jogging o da nonne che portano i propri nipotini a giocare.
Genova - Ex benzinaio libero dopo accuse di stupro su disabile
Annullato dal tribunale del riesame il provvedimento di arresti domiciliari per l'ex benzinaio accusato di aver violentato una 40enne disabile con problemi psichici.
Nei confronti dell'uomo, 61 anni, resta comunque il divieto di avvicinarsi alla donna e alla zona dove risiede. A presentare denuncia era stata la madre della donna, che aveva notato segni di violenza sul corpo della figlia, anche bruciature e ferite varie. I fatti risalgono al settembre di due anni fa.
Vacanza da incubo al mare: studentessa stuprata 2 volte
L'INDAGINE. Il drammatico episodio denunciato da una ragazza bresciana a Torre dei Corsari sulla Costa Verde. La 18enne residente nella Bassa era in Sardegna con due amiche. Accusato della violenza sessuale un giovane conosciuto in un bar
25/08/2011
Una duplice violenza carnale: è la terribile esperienza denunciata da una giovane bresciana in Sardegna
«Sono stata violentata, mi sentivo male, sono andata in bagno, ho chiesto aiuto a un amico perché non riuscivo a stare in piedi e lui ha abusato di me per due volte».
INIZIA COSÌ il racconto di una notte trasgressiva degenerata in incubo per una studentessa bresciana di 18 anni in vacanza in Sardegna.
L'autore del presunto stupro è stato fermato nel giro di una manciata di ore dai carabinieri della Compagnia di Villacidro. Si tratta di un manovale romano coetaneo della vittima. Il gip gli ha concesso i domiciliari dopo l'udienza di convalida dell'arresto.
Nello scorso fine settimana i due ragazzi si erano conosciuti in un pub di Torre dei Corsari, una delle «perle» della Costa Verde dove la vittima, residente in un paese della Bassa bresciana, era ospite con una compagna di studi della casa al mare della famiglia di una terza amica.
IN BASE alla ricostruzione dei carabinieri tutto inizia attorno alle 23 di sabato. Il giovane romano, Massimiliano M., in compagnia di due amici, offre da bere alle tre ragazze bresciane, e dopo un po', conquistata la loro fiducia, propone a tutto il gruppo una passeggiata sulla spiaggia. Le tre studentesse preferiscono invitare i loro nuovi amici nel loro alloggio.
Qui - per ammissione degli stessi protagonisti - la compagnia di giovani beve birra e fuma insieme uno spinello. Alcol e marijuana mandano ko la 18enne, tanto che proprio lo stesso Massimiliano M. deve aiutarla ad andare in bagno per vomitare. Invece pare che nel bagno accada tutt'altro. Invece di un'offerta di aiuto, sarebbe scattata una prima violenza sessuale.
«Non riuscivo neanche a stare in piedi, e quello ha abusato di me», racconterà la 18enne ai carabinieri.
LA SECONDA VIOLENZA avrebbe avuto come teatro la camera da letto dell'alloggio, dove poco dopo, l'indagato avrebbe portato la giovane dopo averla rivestita.
L'altro ieri il manovale è comparso davanti al giudice per le indagini preliminari Roberta Malavasi, che gli ha concesso i domiciliari nella sua abitazione di Guidonia Monte Celio, vicino a Roma.
Non è dunque scattata la detenzione in carcere, ma resta in piedi a suo carico l'accusa di violenza sessuale per induzione, commessa cioè sotto l'effetto di alcol e droghe.
Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, il 18enne romano si è avvalso della facoltà di non rispondere, limitandosi a rendere una dichiarazione spontanea: «Sono un bravo ragazzo - ha sostenuto l'indagato davanti agli inquirenti - e non ho fatto nulla di male».
PIÙ ARTICOLATO è stato l'intervento del suo difensore Franco Villa: è stato il legale a convincere il gip sardo, a questo stato delle indagini, dell'inutilità della detenzione in carcere del presunto violentatore.
«A prescindere dalla ricostruzione dei fatti che contestiamo per le numerose incongruenze - ha spiegato il legale, avvocato Franco Villa -, il mio assistito è stato fermato diverse ore dopo l'episodio. Ma l'arresto - ha ricordato il legale dell'indagato - deve avvenire in flagranza o nella quasi flagranza, con le immediate ricerche dell'indagato o in un inseguimento cominciato subito dopo il reato. Il ragazzo invece non è neppure fuggito».
NIENTE CARCERE, ma resta l'accusa originata dal drammatico racconto della giovane bresciana.
Ora la palla passa al pm, che dovrà esaminare materiale e trovare riscontri, innanzitutto nei test e nei responsi delle visite mediche eseguite all'ospedale di San Gavino, dove la studentessa è stata ricoverata in osservazione per alcune ore dopo la presunta violenza.
Un doppio strupro, che ha trasformato in un incubo la serata trasgressiva della studentessa bresciana. R.PR.
Riccione - Litiga col ragazzo e simula stupro
Denunciata per simulazione di reato una 17enne residente in città
RICCIONE - Per attirare le attenzioni del fidanzato col quale aveva appena litigato, una 17enne residente a Riccione ha ben pensato di simulare una rapina e una violenza sessuale. Si è così recata in ospedale per ricevere assistenza ma la sua recita non ha retto al confronto coi carabinieri. Ora il suo caso è stato trasferito al tribunale dei minori di Bologna, sul suo conto grava una denuncia per simulazione di reato e false dichiarazioni a pubblico ufficiale.
L'intervento dei militari ha avuto inizio alle 23.45 di ieri sera, quando una pattuglia dei carabinieri è arrivata al bagno numero 79 di Riccione, per la segnalazione di una rapina con violenza sessuale. Raccolte le informazioni dalle persone presenti, i militari si sono quindi recati in ospedale per cercare di capire la dinamica dell'accaduto attraverso il racconto della vittima. Proprio le parole della ragazza, che nel frattempo si era registrata in ospedale con false generalità, sono state il primo indizio della falsità del racconto. Discordante e poco convincente.
Incalzando la giovane, i carabinieri l'hanno portata a confessare il reato, sottolineando come tutto fosse stato orchestrato per attirare l'attenzione del fidanzato con cui aveva appena litigato.
«Così mi ha stuprata in auto»
29 agosto 2011
| Simone Traverso
Sestri Levante - «Non volevo, non volevo». Lo ripete all’infinito, nascondendosi il volto tra le mani, piangendo a dirotto, confortata dalla mamma e dal papà, dai carabinieri, dai medici del pronto soccorso di Lavagna.
Ha soltanto 15 anni, era in Liguria, a Sestri Levante, con la nonna per trascorrere un periodo di vacanza prima di far ritorno a Milano e riprendere a studiare. La scuola, gli amici, lo sport, la vita normale di un’adolescente. Ma per lei, aggredita e stuprata sabato pomeriggio a Riva Trigoso non ci sarà più una vita “normale”. Resta e resterà per sempre quel «non volevo» ribadito, sussurrato, a tratti urlato. «Non voglio», ha detto la ragazzina al giovane sestrese ora in carcere in attesa di comparire di fronte al giudice per l’udienza di convalida del provvedimento di fermo eseguito dai militari nella notte. «Non voglio». Ma quello niente: ha continuato. O meglio avrebbe continuato, perché le dichiarazioni della quindicenne dovranno essere analizzate, sezionate, confermate. Di sicuro c’è il referto stilato al pronto soccorso di Lavagna: lesioni compatibili con una violenza sessuale, recita il documento redatto dai sanitari. Che poi vuol dire che sul corpo della giovane sono stati rinvenuti segni, ferite inequivocabili. Di più, gli inquirenti hanno la certezza che si sia trattato di stupro, anche se non intendono rivelare dettagli dell’aggressione, degli abusi.
E poi l’adolescente è stata piuttosto chiara, cristallina nella ricostruzione dei fatti. «Eravamo a Sestri Levante, io e un gruppo di amici. Tra questi c’era pure quel ragazzo. Non lo conoscevo bene, ma era nella compagnia», come ad attestare la possibilità di fidarsi. «Ho detto di voler andare al mare, a Riva Trigoso e quello si è offerto di accompagnarmi, in auto - ha detto la giovane ai carabinieri - E non appena partiti, ha iniziato a scherzare, a fare apprezzamenti. Poi si è spinto oltre, avances, carezze. Gli ho detto e ripetuto di farmi scendere, di portarmi in spiaggia e poi addio. Invece s’è fatto minaccioso. Arrivati a Riva, ha svoltato in una stradina laterale e s’è fermato in un parcheggio». La quindicenne non conosce la zona, ma ha descritto le caratteristiche di via Palermo con sufficiente precisione: i box, le saracinesche abbassate, i palazzoni, le aiuole in fondo alla strada. «Mi toccava, voleva facessimo sesso. E io l’ho respinto, ho provato a urlare, ma non mi ha sentito nessuno. La via era deserta - ha aggiunto la giovane - Poi mi sono come bloccata. Ero paralizzata dalla paura. Mi ha minacciato, mi ha tenuto con la forza nell’abitacolo e io non potevo far nulla. Mi ha stuprato. Sì, mi ha violentato e poi se n’è andato». La ragazzina, dopo gli abusi è tornata al campeggio dove è ospite assieme alla nonna e solo ai genitori, accorsi da Milano, ha avuto il coraggio di raccontare quanto successo. Resta un solo dubbio: non sono state rinvenute tracce di liquido seminale. I carabinieri cercano ancora, sull’auto, sui vestiti dell’adolescente e su quelli del ventiduenne. E si cercano conferme pure dalle telecamere presenti tra Sestri Levante e Riva Trigoso.
Intanto, l’udienza di convalida dell’arresto del giovane, residente a Casarza Ligure, è stata fissata per domani in tribunale a Chiavari, mentre è emerso che il 22enne ha precedenti per reati contro il patrimonio ed era stato arrestato per stalking nei confronti dell’ex fidanzata.
La vittima ha 17 anni, è nata in Franca, ma si è trasferita qualche anno fa a Milano, in zona Baggio. Frequenta, come molti suoi coetanei un giardinetto del quartiere dove conosce due ragazzi, anche loro stranieri, più o meno della sua età: uno forse coetaneo, l’altro forse già maggiorenne.
L’altra giorno, sembra sabato ma il racconto della giovane è piuttosto confuso, li trova nuovamente al solito giardinetto. A un certo punto i due la invitano a seguirli in un veicolo parcheggiato poco distante. Anche su questo dettaglio lei non è chiara, forse un auto, forse un furgone. Lei si infila dentro con uno dei due, mentre l’altro rimane fuori a fare da palo. Probabilmente lei pensava a semplici effusioni, mentre il ragazzo ha ben altro per la testa. Così quando l’adolescente cerca di fermarlo, lui avrebbe tirato fuori un coltello, costringendola un rapporto completo e soprattutto non protetto.
Lei poi viene lasciata andare, torna a casa disperata, temendo anche di essere rimasta incinta. Si confida con un amica che la convince a denunciare tutto alla polizia. Le due adolescenti si presentano al posto di polizia di Baggio. Gli agenti avvertono la Mobile e portano la giovane alla Mangiagalli, dove i medici riscontrano segni di un rapporto sessuale, ma non quelli tipici dello stupro, lividi ed ecchimosi sul corpo, spesso comunque assenti in simili circostante. La vittima vien lasciata tranquilla un paio di giorni, lunedì si presenta a scuola per la ripresa delle lezioni e nel pomeriggio viene sentita ancora dagli investigatori. Lei rimane incerta su molti particolari, ripete che non sa come rintracciare gli aggressori perché con loro non s’è mai sentita al telefono, né ha scambiato messaggi.
Le indagini partono dunque da un’unica certezza: il Dna del giovane che ha avuto rapporti con la ragazza, ricavato dai liquidi biologici.
Ravenna - Il presunto stupratore in libertà
Il giudice accoglie la richiesta del legale. Il 40enne esce dal carcere
RAVENNA - Da ieri mattina il 40enne romeno arrestato nella notte tra sabato e domenica con l’accusa di stupro è tornato il libertà.
Il gip Antonella Guidomei, che martedì aveva convalidato l’arresto, ha sciolto la riserva in merito alla richiesta di attenuazione della misura di custodia avanzata dalla difesa (avvocato Florinda Orlando) disponendo l’immediata scarcerazione dell’uomo poiché quanto sostenuto dalla parte offesa non troverebbe tutti i riscontri oggettivi del caso.
Buone notizie per Manuel Da Costa, ex difensore della Fiorentina oggi al Lokomotiv Mosca. Il portoghese è stato oggi assolto dall'accusa di violenza sessuale rivolta da una donna nell'ottobre 2010, come riporta O'Jogo. La giuria ha deciso all'unanimità che il giocatore non era colpevole di violenza sessuale. A Da Costa è stata solo cominata una multa per uno schiaffo rivolto alla presunta vittima.
Firenze, 17 set. - (Adnkronos) - Una donna ucraina di 43 anni ha denunciato alla polizia di essere rimasta vittima di stupro nella notte, in centro a Firenze, da parte di un giovane marocchino conosciuto ieri sera in un pub. La donna, gia' nota alle forze dell'ordine come prostituta, ha raccontato di aver trascorso la serata al pub con un'amica. Qui avrebbe conosciuto un giovane originario del Marocco.
Poi, insieme all'amica e a un altro giovane, si sarebbe allontanata ma intorno alle 5, in via Pietrapiana, sarebbe stata violentata per due ore dal nordafricano in mezzo ai cassonetti dei rifiuti. Una visita al pronto soccorso avrebbe riscontrato contusioni sulle braccia e al volto, ma non lesioni ginecologiche. Sull'episodio indaga la squadra mobile fiorentina.
Gli restituisce i dvd, viene stuprata
(red.) Era andata a casa dell’amico per restituirgli alcuni Dvd ricevuti in prestito ed è stata violentata.
Protagonista della terribile vicenda una ragazza 19enne di origine nigeriana, regolare in Italia e residente nel Bresciano che l’altra sera, si era recata nell’abitazione di un connazionale 21enne in viale Piave a Brescia per consegnargli i film ricevuti in visione.
L’uomo, dopo averla accolta in casa, l’ha improvvisamente aggredita e dopo avere chiuso a chiave la porta della camera da letto ha abusato della ragazza.
La giovane ha tentato di opporsi alla violenza e ha cercato di fermare l’uomo colpendolo con un paio di forbici trovate nella stanza, senza riuscirvi. Le sue grida disperate sono state udite da un’altra persona che si trovava nell’abitazione, ma che non è riuscita a fermare lo stupro in atto.
La ragazza, al termine della violenza è fuggita ed è andata a rifugiarsi in un negozio, in lacrime, raccontando quanto era successo.
I carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno raccolto la sua denuncia ed effettuato i riscontri in base ai quali sono scattate le manette per il 21enne nigeriano, arrestato con l’accusa di violenza sessuale e sequestro di persona.
Stuprata 23enne, caccia all'aggressore
21/09/2011 13:21
E' stata picchiata e stuprata, ieri notte a Loano, in provincia di Savona, una ecuadoriana di 23 anni che conosceva il suo aggressore, un nordafricano cui ora danno la caccia i carabinieri di Albenga. L'uomo L'ha convinta a salire sulla sua auto e, una volta raggiunta una zona isolata, l'ha violentata. Dopo lo stupro l'uomo si è allontanato e la ragazza ha contattato subito i carabinieri per sporgere denuncia. Accompagnata in ospedale per le cure del caso, la giovane si trova ora in stato di choc. Ancora in dubbio il rapporto che la legava all'aggressore: forse, alla base delle violenze - probabilmente non si tratta del primo episodio - debiti di droga che ponevano la ragazza in una situazione di vulnerabilità rispetto al suo pusher.
Reggio E. - La teste: "Lui ha stuprato la sua amica. Anzi no"
La teste: "L'ho accusato per gelosia"
Si è aperta con un colpo di scena l’udienza del processo a Aloisio Pedro De Souza, il brasiliano di 42 anni accusato di aver violentato una connazionale di 28 anni in una villa di Sabbione dopo una notte in discoteca. Una dei testimoni che in un primo momento aveva fornito elementi a conferma della violenza ha “aggiustato” la deposizione rilasciata - e verbalizzata dai carabinieri.
«Ho sentito lei che gli diceva “Vai via” - ha detto Anna Paola, quarantenne brasiliana - ma non ho mai detto che lui l’ha obbligata. Forse ho un po’ esagerato perché ero gelosa». Interrogata dal pubblico ministero Maria Rita Pantani, la donna ha ripercorso quella serata trascorsa con il gruppo di amici in discoteca e finita nella villa di Sabbione.
Era l’inizio di marzo. «Nel corso delle serata - ha raccontato Ana Paola - Aloisio e la ragazza si baciavano e si abbracciavano. Ci siamo ritrovati a casa molte ore dopo. Passando davanti alla loro camera li ho visti. Lei teneva le braccia puntate conto il petto di Aloisio e diceva “Vai via”».
Incalzata dalle domande del pm Pantani su questo punto la donna è scesa nel dettaglio precisando che quelle parole erano state pronunciate in un modo particolare, poco convinto, e che - nella sua nuova versione - per la teste non può essere considerato un tentativo di resistenza.
Vigonza (PD) - Accusa il cognato di averla violentata, ma il filmino hard la smentisce
26 luglio 2011
Sesso, bugie, un amore segreto tra un marito e la cognata. Una storia privata finita in tribunale che ieri si è chiusa: determinante è stato un video hard tra i due protagonisti. D.B., una bella donna di quarantasei anni, condannata a un anno e 4 mesi per calunnia (il pm Falcone ne aveva chiesti due) e al risarcimento di 16 mila euro al marito della sorella.
Non una calunnia qualsiasi quella di D.B, difesa dall'avvocato Marta Michelon. Aveva accusato il cognato G.S. (assistito dal legale Giorgio Gargiulo) di averla violentata, anche se non era vero.
A confermarlo due dvd realizzati «in famiglia» dagli amanti-cognati in occasione di una delle loro «performance», prontamente consegnati dall'uomo ai carabinieri dopo la notifica della denuncia. Una denuncia, in realtà, presentata dalla donna per diffamazione nonostante avesse preannunciato all'ex che lo avrebbe fatto finire nei guai per stupro. Tra i due c'era stata una storia dal dicembre 2006 al marzo 2007. Poi l'uomo, che aveva lasciato la moglie e si era trasferito dalla madre, aveva deciso di riannodare le fila del matrimonio. Ma D.B., sorella della moglie di G.S. e pure sposata, non voleva saperne di chiudere la relazione: «Dirò a mia sorella che mi hai violentata» aveva promesso.
L'11 giugno 2007, accompagnata dal marito, l'aveva denunciato per diffamazione. G.S. si era subito difeso e aveva spiegato che i rapporti erano consenzienti tanto che, quando si trovavano a casa di lui, andavano a «consumare» nella sala giochi dei bambini per riprendersi con la webcam lì installata. I dvd li custodiva D.B., tuttavia due filmini erano rimasti impressi nella memoria della telecamera. E prontamente consegnati ai carabinieri: l'entusiasmo che la signora metteva a letto con il cognato non ha lasciato dubbi.
La stessa D.B. aveva confessato: «Ho avuto diversi rapporti sessuali con mio cognato a casa sua quando mia sorella non c'era... Poi lei ha iniziato a diventare gelosa».
Stupro di Riva, scarcerato il giovane 27 settembre 2011
Genova - È stato scarcerato ieri mattina il giovane sestrese di 22 anni che è accusato di aver stuprato una quindicenne a Riva Trigoso. Il fatto era avvenuto alla fine di agosto e il giovane sospettato era stato fermato dai carabinieri e da allora sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere. I difensori del giovane sestrese, gli avvocati Giovanna Novaresi e Luca Melegari, avevano presentato richiesta di scarcerazione al tribunale del Riesame e ieri la loro richiesta è stata accolta (il collegio era composto da tre giudici donna) per «assenza di gravi indizi di colpevolezza».
Secondo la ricostruzione formulata dagli inquirenti al momento delle indagini, la quindicenne, una turista in vacanza a Sestri con la nonna, aveva conosciuto il sestrese a Riva Trigoso, grazie ad amici comuni. Per questo l’adolescente si era fidata di lui, e aveva accettato l’offerta di un passaggio in auto dal ventiduenne. La minorenne voleva andare in spiaggia, a trascorrere il pomeriggio con altri coetanei, a Riva Trigoso e l’indiziato si era offerto di accompagnarla in auto. Giunto nel piccolo borgo marinaro, però, il conducente si era fermato in via Palermo, di fronte ad alcuni box auto. Il giovane, stando alle accuse, aveva iniziato a fare alcune avances alla minore. La turista milanese aveva rifiutato: non voleva avere un rapporto sessuale con quel ragazzo. Ma era come impietrita dalla paura, e alla fine aveva dovuto subire il rapporto sessuale con il ventiduenne.
Probabilmente il ragionamento dei giudici è stato che il comportamento della ragazzina, che è rimasta pressoché immobile (ancorché spaventata) ha indotto il ragazzo a pensare che vi fosse il suo consenso a consumare il rapporto sessuale. Ragionamento ancor più significativo se si considera che il collegio del Riesame era composto da tre donne. Già durante le prime fasi dell’indagine era emerso che la giovane, per sua stessa ammissione, non si era difesa, in auto, non aveva cercato di divincolarsi o fuggire per mettersi in salvo.
La minorenne aveva riferito di aver ripetuto almeno due volte il proprio rifiuto ad avere un rapporto sessuale con un giovane praticamente sconosciuto.
«Quanto ha cominciato a farmi delle avances gli ho detto di smetterla, più di una volta - avrebbe detto la quindicenne - E quando lui ha insistito, iniziando il rapporto, sono rimasta paralizzata dalla paura, ero terrorizzata, bloccata. Volevo solo che tutto finisse il prima possibile». Dal canto suo il ventiduenne aveva fornito sin da subito una versione compatibile con quella rilasciata dalla giovane.
«Era consenziente - aveva dichiarato il giovane fermato - Aveva già fatto sesso altre volte e non avevo idea avesse solo 15 anni, sembra una ragazza molto più adulta».
Di più, l’indiziato avrebbe ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la turista: «Non è stato una relazione completa, siamo stati sorpresi da due vigili urbani in via Palermo, a Riva Trigoso. Se lei non avesse voluto fare sesso con me, credo bene che avrebbe urlato, chiesto aiuto. In verità, quella giovane era consenziente e avevamo un flirt da un giorno».
Due ragazzine denunciano stupro: dubbi
Ma all'ospedale i medici non trovano segni di violenza
Modena, 27 settembre 2011- SONO TORNATE a casa in condizioni ‘precarie’, con i classici sintomi di chi ha bevuto troppo. Poi una di loro, una 17enne modenese, ha raccontato alla madre di aver subito una violenza sessuale insieme all’amica maggiorenne durante la festa all’aperto a cui entrambe avevano partecipato fuori città. Così la madre ha avvisato i genitori dell’amica e le due ragazzine, una minorenne e l’altra appena maggiorenne, sono state portate all’ospedale. I medici hanno avvisato la polizia: gli agenti della squadra volante sono arrivati all’ospedale dove hanno raccolto la testimonianza delle adolescenti. Hanno raccontato di essere state, domenica sera, in compagnia di alcuni ragazzi in un paese della provincia (che non rendiamo noto per motivi di privacy). Qui le due modenesi avrebbero bevuto alcolici e poi, secondo il loro racconto, sarebbero state violentate da due dei ragazzi presenti. Il racconto non ha trovato però riscontro nella visita: il medico che le ha visitate, infatti, non ha riscontrato alcun segno di violenza. I genitori delle ragazze sono stati invitati a sporgere querela in questura mentre il caso è già passato nelle mani della squadra mobile, che indagherà per capire che cosa sia successo veramente domenica sera fuori Modena.
7 settembre 2011
Thomas Haynesworth è stato riconosciuto estraneo alle accuse, ma la sua fedina penale non è ancora stata ripulita
Immaginate di essere accusati di stupri che non avete mai commesso, affrontare un’Odissea lunga ventisette anni, essere poi riconosciuto innocente, ma che il vostro nome non sia ancora stato “ripulito”. Questa è la storia di Thomas Haynesworth.
COM’È COMINCIATA - Un giorno di febbraio del 1984, Thomas esce di casa per andare a comprare il pane. Viene però fermato e interrogato a riguardo di uno stupro accaduto di recente. L’uomo, allora 18enne, è incensurato e viene erroneamente identificato come lo stupratore da una delle vittime. Arrestato col sospetto di aver commesso cinque stupri e varie aggressioni nel suo quartiere, è alla fine accusato di quattro violenze. Dopo la condanna ad 84 anni di carcere, la prova del DNA scagiona Haynesworth da due dei quattro stupri; il DNA dei restanti casi non è più disponibile. A distanza di anni, Thomas chiede che anche le restanti due accuse cadano per mancanza di prove, sostenuto addirittura dagli avvocati delle vittime che lo hanno poi riconosciuto come innocente.
EVIDENZE - Non esistono prove che sostengano le accuse contro l’uomo, il cui nome andrebbe immediatamente riabilitato, ma una corte in Virginia ha chiesto dell’altro tempo: verranno ascoltati nuovi testimoni sul caso. Un’evoluzione inattesa e che stupisce tutte le parti coinvolte. Nonostante sia riconosciuto come innocente, Haynesworth resta segnalato come stupratore, appare sui registri pubblici insieme ad altri maniaci, è costretto ad informare le autorità di ogni suo spostamento e a chiedere permessi speciali per vedere le nipoti. Sorgono questioni sul sistema di interrogazione dei testimoni e sulle tempistiche massime per non confondere le informazioni, oltre che sull’amministrazione della giustizia in generale. Se un uomo riconosciuto innocente dalle parti coinvolte fatica ad ottenere il riconoscimento della propria innocenza, cosa può accadere in casi meno semplici da risolvere? Intanto la corte cerca “prove conclusive”.
Tentano stupro gruppo a Roma, 3 arrestati e 2 ricercati
Tutti romeni,anche un minore.Pestato agente che voleva fermarli
28 settembre, 16:55
(ANSA) - ROMA, 28 SET - Tre cittadini romeni, tra cui un minorenne, sono stati arrestati ad Ostia, per un tentato stupro di gruppo e per aver picchiato un agente della polizia fuori servizio che aveva tentato di fermarli. Altre due persone sono ricercate. La tentata violenza e' avvenuta domenica scorsa ai danni di una commessa di 40 anni appena uscita da un centro commerciale di Ostia. Lunedi' scorso un minore, un 20/enne e un 48/enne, sono stati rintracciati all'interno di una baracca in una pineta, dove vivevano. Altri due sono ricercati. (ANSA).
Sbaglia querela, marito assolto da stupro
PAVIA
Secondo l’accusa si era preso con la forza quell’amore che la moglie non era disposta a dargli. Sarebbe capitato una volta sola, tra le lenzuola del letto coniugale. Ma l’episodio era bastato a mettere in crisi il matrimonio. E anche a trascinare il marito, un pavese di 48 anni, davanti ai giudici con l’accusa di violenza sessuale. Contro di lui, un referto medico con le lesioni che la donna avrebbe riportato durante la presunta violenza. Il marito rischiava, per questa contestazione, fino a sei anni di carcere. Ma i giudici del collegio presieduto da Cesare Beretta si sono pronunciati con una sentenza di proscioglimento. I giudici non hanno potuto neppure entrare nel merito delle accuse. Al processo, secondo la sentenza depositata nei giorni scorsi, mancava un presupposto: la querela della presunta vittima. La moglie, che si era fatta visitare da un medico e aveva affidato a un referto la prova delle lesioni, non aveva denunciato il marito per violenza sessuale, ma per maltrattamenti (per questa accusa è in corso un procedimento parallelo). E visto che per la violenza sessuale, come prevede il codice, non si procede d’ufficio, il processo non poteva essere celebrato.
Questo, nonostante le dichiarazioni della donna in aula, che con sofferenza e imbarazzo ha riferito l’episodio accaduto a luglio dello scorso anno. «Era un momento difficile per il nostro matrimonio», ha spiegato la donna. Che nel frattempo è tornata insieme al marito. (m.fio)
Asti, fermato il minorenne accusato di stupro
Minorenne accusato di stupro. Nel weekend un 17enne, residente a Canelli, è stato fermato dai carabinieri della compagnia locale. I fatti: il ragazzo si trovava nella stazione ferroviaria del paese, quando, approfittando dell’assenza di altre persone, ha improvvisamente aggredito una 21enne in attesa del treno, cogliendola di sorpresa, immobilizzandola e toccandola ripetutamente nelle parti intime.
Dopo qualche minuto di panico, grazie ad un attimo di distrazione dell’aggressore, la vittima è riuscita a divincolarsi e a dare l’allarme al 112, fornendo la descrizione dell’assalitore che, nel frattempo si è dato alla fuga a piedi. Avviate le ricerche, una pattuglia di carabinieri ha rintracciato, poco dopo il fuggitivo, subito trasferito in caserma per gli accertamenti del caso, poi accompagnato a casa dove rimarrà agli arresti domiciliari, in attesa della decisione dell’autorità giudiziaria.
Lei l’accusa: «Mi ha violentato» L’ex nega: «Era consenziente»
Un 33enne della Reggio bene – Francesco Musi – accusato di violenza sessuale da una donna marocchina con cui aveva una relazione da due mesi.
Un caso delicato e soprattutto controverso, sfociato ora in un processo dopo due richieste di archiviazione da parte del pm Valentina Salvi (la prima accolta dal gup Angela Baraldi, la seconda respinta dal gup Cristina Beretti ).
Lei dice di esser stata stuprata in auto dopo essere stata picchiata, lui da sempre parla di rapporto consenziente e di pure invenzioni quelle relative agli atti violenti. Ora toccherà alla Corte (presieduta da Francesco Maria Caruso) capire dove sta la verità. Ieri è stata sentita l’accusatrice, costituitasi parte civile tramite l’avvocatessa Enrica Sassi. Con sofferenza ha ripercorso la notte di Halloween 2007, quella al centro del processo: la coppia che rimane un po’ di tempo in una birreria del centro, la donna che fa due chiacchiere con un francese (verrà sentito in aula più avanti), l’improvvisa ira del fidanzato che afferra la 39enne e la fa uscire dal locale per poi picchiarla e costringerla a salire in auto. Lo stupro – sempre secondo l’ex fidanzata – nella macchina, all’interno di un parcheggio. Infine il rientro nella villa di lui (a Canali), con la donna costretta a guidare e a riportarlo a casa. All’arrivo il cupo avvertimento: se mi denunci ti rovino, io ho i soldi.
Sotto shock la donna riparte in auto, ma non ce la fa a proseguire e viene soccorsa da un automobilista a cui dice di essere stata violentata (particolare negato dal soccorritore, che ieri in aula ha ritrattato in parte quanto riferito ai carabinieri) per poi farsi accompagnare in ospedale dove verranno riscontrati dei lividi sul corpo della donna. Sin qui il racconto della magrebina che da vent’anni vive nella nostra città. Parole piene d’orrore: «Mi ha preso a pugni e per la gola. Ho visto la morte in faccia. Non mi sono più ripresa, ancora oggi non posso uscire di casa, ho perfino paura del buio».
A quest’orrore la difesa risponde – sempre in aula – con un gesto ad effetto. L’avvocato Nino Ruffini – che assiste l’imputato – mostra una tabacchiera d’argento (comprata in una gioielleria reggiana e ancora confezionata) regalata dalla donna al fidanzato dopo la violenza sessuale.
«Perché fare un dono a chi ti ha violentato?» la domanda provocatoria del difensore, che da questo “passaggio” inizia la sua opera di demolizione delle accuse: il rapporto sessuale ci fu ma consenziente, nella prossima udienza testimonieranno persone che dicono di aver visto la coppia insieme, in atteggiamenti intimi, dopo quella notte contestata. E nel marzo 2008 la donna, accompagnata dal fidanzato che ora accusa, avrebbe abbracciato la madre di lui annunciandole di essere incinta e di voler diventare sua nuora. Due versioni che ammutoliscono. Come finirà?(t.s.)
Padre e figlio in cella per stupro
Dopo il papà anche il 22enne è stato arrestato dall'Arma per abusi su una ragazzina
Deborah Di Vincenzo Una famiglia allargata. Una casa in cui vivevano tutti insieme e al cui interno si consumavano continui abusi sessuali su due ragazzine, oltre che maltrattamenti nei confronti delle minori e non solo. Questo, in sostanza, il quadro che emerge dall'inchiesta della Procura di Isernia che, qualche settimana fa, ha portato all'arresto di un 45enne e ora a quello di suo figlio di 22 anni. Secondo quanto accertato dai carabinieri, il ragazzo – da più di un anno – abusava e picchiava di continuo una ragazza di quindici anni che viveva con lui perchè imparentata con la moglie di suo padre. Lo stesso padre finito in carcere perchè ritentuto responsabile di aver violentato per mesi la sorellina della sua compagna. Una storia iniziata qualche anno fa. Quando il 45enne ha conosciuto la sua attuale compagna, l'ha sposata ed è andato a vivere con lei insieme a suo figlio. In quella casa vivevano anche le sorelle della moglie. All'inizio le cose andavano per il meglio, poi però quell'equilibrio - conquistato a fatica - si è rotto. Sono iniziate le prime discussioni in famiglia e ben presto dalle parole si è passati ai fatti. Per gli inquirenti infatti, il 45enne avrebbe picchiato in più di un'occasione sua moglie, stesso trattamento che il 22enne avrebbe riservato alla ragazza 15enne, presunta vittima degli stupri e con cui, stando a quanto si è appreso, aveva da qualche tempo una relazione. Una storia andata avanti tanto, troppo tempo. Di quello che accadeva nella casa del piccolo centro alle porte di Isernia qualcuno ha informato i carabinieri. Che hanno deciso di vederci chiaro, avviando le indagini del caso. Gli accertamenti hanno permesso di acquisire elementi sufficienti per far accogliere dal Gip la richiesta formulata dalla Procura e arrestare il padre prima e il figlio poi. Il 22enne, ultimate le formalità del caso, è stato associato presso il carcere isernino di Ponte San Leonardo, a disposizione del magistrato di turno. Già nelle prossime ore potrebbe essere sottoposto all'interrogatorio di garanzia. Così come per l'altra ragazza anche in questo caso il Tribunale dei Minori di Campobasso ha disposto immediatamente l'allontanamento della minore da quella casa. Adesso si trova al sicuro, in una struttura protetta. Una storia parecchio complessa e delicata. Di questo è certo anche il legale de due uomini, l'avvocato Roberto Giammaria, che fin dall'inizio ha sostenuto con fermezza l'innocenza del suoi assistiti, chiedendo agli inquirenti accertamenti più approfonditi. La Procura invece è di tutt'altro avviso. «La particolare gravità emersa da quadro investigativo – ha infatti sottolineato il procuratore capo Paolo Albano – ed il rilevante pericolo di inquinamento delle prove, hanno imposto l'urgente provvedimento restrittivo».
Balvano, il racconto dell'inserviente della casa di riposo: «Il mio capo mi ha stuprata»-
Ha raccontato la sua storia davanti ai giudici che dovranno decidere se assolvere o condannare il suo datore di lavoro nonchè presunto violentatore, perchè Giuseppe Luongo è l'ammistratore della casa di riposo “Il sorriso” di Balvano e all’epoca anche lei prestava servizio lì come inserviente.
Sul banco dei testimoni si è seduta la vittima Maria Giuseppa Catena, che il 3 gennaio del 2007, quando si sono svolti i fatti aveva 25 anni. Secondo la ricostruzione degli investigatori avvalorata dal gip di Potenza che ha disposto il rinvio a giudizio di Luongo, quella notte «approfittando dell’ora tarda e dell’assenza di altre persone nei locali della casa di riposo da lui gestita», la ragazza sarebbe stata “spinta” in una stanza al primo piano dello stabile, poi sul letto dove le sarebbero stati sfilati i jeans e le mutandine.
Lui l’avrebbe tenuta ferma per i polsi costringendola a subire un rapporto sessuale completo contro la sua volontà, poi sarebbe scappato e soltanto una settimana dopo quando se l’è visto di nuovo davanti lei si sarebbe deciso a denunciarlo. Maria Giuseppa Catena, incalzata dalle domande del pm Domenico Musto, dell’avvocato Donatello Cimadomo e dei giudici del collegio presieduto da Aldo Gubitosi, ieri mattina ha ripercorso tutti quegli avvenimenti. Ha spiegato che prima di quel giorno avrebbe avuto una relazione normale con il suo capo, che le dava sempre del “lei” pur facendole spesso apprezzamenti sul suo aspetto. Ha anche aggiunto particolari che aveva omesso nella denuncia e nei verbali di qualche tempo dopo con gli investigatori, come il fatto di essere svenuta durante quel rapporto sessuale, un ricordo riemerso soltanto a distanza di quattro anni, cosa che potrebbe insospettire non poco chi sarà chiamato a giudicare.
Di fatto, a parte la sua testimonianza considerata precisa e dettagliata dagli inquirenti, sono pochi gli elementi in mano alla procura della Repubblica di Potenza per sostenere il capo d’imputazione. La personalità di Luongo non desterebbe particolare preoccupazione tant’è che nel corso delle indagini non si è mai ravvisata l’esigenza di sottoporlo a una qualsiasi misura cautelare.
Nelle scorse udienze altre persone che erano presenti quella notte il 3 gennaio del 2007 hanno detto di non aver notato niente di strano, nessun rumore e nessun movimento sospetto. Poi c’è il referto dell’ospedale dove la ragazza si è fatta visitare otto giorni dopo l’accaduto e la perizia presentata dalla difesa di Luongo. Gli indizi raccolti non sarebbero univoci nel senso di attestare un rapporto sessuale violento. Il processo riprenderà a marzo per l’esame di altre testimonianze poi si passerà alla decisione.
Stuprata e minacciata di morte
Notte da incubo
Fermo, 6 ottobre 2011 - L’hanno caricata in macchina con l’inganno e poi, dopo averla condotta in un luogo appartato, l’hanno stuprata per tutta la notte.
Lo sconcertante fatto risale a qualche settimana fa, ma è emerso soltanto in questi giorni, quando la vittima, una giovane di Porto Sant’Elpidio, ha trovato il coraggio di denunciare l’accaduto alla polizia.
Una storia inquietante che ha inizio in una notte di fine estate quando due uomini residenti nella provincia di Macerata, si recano lungo la costa per una scorribanda. Probabilmente i due sono in cerca di divertimento, forse neanche loro sanno che finirà così. Sta di fatto che “rimorchiano” la ragazza e la invitano a salire in macchina. Sarà solo l’inizio di una lunga notte da incubo, in cui la vittima dei due aguzzini subirà violenze di ogni tipo.
Lei inizia ad intuire qualcosa quando il conducente dell’auto si dirige verso un luogo isolato. Ormai, però, è troppo tardi: la giovane è già caduta irreparabilmente nella trappola tesa dai due uomini. Lei prova a ribellarsi, ma in cambio riceve schiaffi e pugni, che la rendono inerme e forzatamente docile. Inizia lo stupro a turno, fino a quando la ragazza perde i sensi.
Si risveglia poco dopo e vede una persona che si allontana dall’auto: i suoi due aguzzini, però, sono ancora lì e la sottopongono nuovamente a sevizie ed abusi sessuali di ogni tipo. Botte e stupri si protraggono fino all’alba, quando i due decidono di abbandonare la giovane per tornarsene nelle loro case. Tutto ciò non prima di minacciarla di morte per farla stare zitta: “Se parli di quanto accaduto con qualcuno ti ammazziamo: sappiamo dove venirti a cercare”. Una minaccia che sortisce l’effetto voluto solo per qualche giorno. La vittima infatti, dopo aver parlato di quella notte da incubo con un’amica, decide di denunciare lo stupro.
La Procura della Repubblica apre subito un fascicolo e scattano le indagini per identificare gli autori della violenza. Gli inquirenti partono da un dato fornito dalla vittima: i due hanno detto di essere del Maceratese e, in effetti, secondo la testimonianza della ragazza, avrebbero anche un’inflessione di quei posti. La giovane parla anche di un presunto terzo complice: la persona vista allontanarsi dall’auto.
L’avvistamento, però, potrebbe non essere attendibile, in quanto avvenuto in uno stato di semi incoscienza. Altro elemento raccolto dagli investigatori è il tipo dell’auto usata dagli stupratori e tre numeri della targa. Già, tre numeri che condurrebbero verso il presunto titolare del mezzo: un uomo della provincia di Macerata. Il mistero è ancora fitto, ma gli inquirenti sono sicuri di essere sulla giusta strada.
Fabio Castori
In carcere per stupro, è assolto
GIUDIZIARIA. L'odissea giudiziaria di un immigrato di 32 anni. La presunta vittima non aveva lesioni e si è contraddetta. Ha trascorso 15 mesi di cella con l'accusa di aver violentato una 16enne in centro, ma al processo è emersa un'altra verità
07/10/2011
Oltre un anno fa la denuncia lo stupro. Ora arriva l’assoluzione
Bassano. Ha trascorso in carcere un anno e tre mesi con l'accusa di stupro e sequestro di persona ai danni di una ragazza minorenne. Una torbida vicenda di sesso violento, droga, liti e immigrazione con il centro giovanile di Bassano a fare da sfondo. Al processo, però, nonostante il pm Gianni Pipeschi avesse chiesto la condanna a otto anni di reclusione, il Tribunale collegiale ha assolto l'imputato perchè il fatto non sussiste e ha ordinato la sua immediata scarcerazione. Mamouni Kamal, 32 anni, marocchino regolare ma senza fissa dimora, difeso dall'avvocato veronese Emanuele Luppi, è dunque tornato libero e per lui l'incubo sembra finito.
I fatti, così come sono stati ricostruiti dalla Procura, risalgono alla sera di sabato 10 luglio del 2010, anche se la presunta vittima della violenza sessuale risulta essere scappata da casa due giorni prima, dopo aver detto al fratello che sarebbe andata al centro ricreativo estivo, e aver trascorso una notte sui gradoni del campo da hockey del centro giovanile. È del giorno 14, invece, il fermo di polizia giudiziaria disposto dai carabinieri nei confronti dell'imputato, poi raggiunto da una misura cautelare: da allora il 32enne non è più tornato in libertà.
Secondo l'accusa, comunque, quel sabato sera la giovane, che abita a Cassola, incontrò al Centro giovanile l'imputato, che gli fece delle avances sessuali. Lei lo respinse, se ne andò, grazie anche all'intervento di un altro marocchino che la difese litigando con l'imputato, ma nel giro di pochi minuti fu raggiunta da Kamal e trascinata con la forza in via Macello, dietro una siepe, a pochi metri dal Brenta. Lì, sempre secondo la prima versione della vittima, nonostante le urla e il tentativo di divincolarsi, per oltre un'ora e mezza si sarebbe consumato lo stupro: l'immigrato, sotto l'effetto di stupefacenti, avrebbe utilizzato numerosi preservativi, l'avrebbe minacciata e schiaffeggiata e, per sbaglio, pure ustionata al collo con la cenere di una sigaretta. La ragazza denunciò l'accaduto alcuni giorni dopo, su suggerimento di una bassanese che aveva un conto in sospeso con l'imputato e su suggerimento di altri immigrati marocchini, conosciuti in quei giorni al Centro giovanile: questi ultimi la ospitarono nei loro alloggi ed ebbero con lei rapporti consenzienti (uno di questi fu anche picchiato dal fratello per avr portato a casa una minorenne).
In aula, nell'ascoltare le deposizioni degli immigrati (tutti hanno ammesso di assumere droga) e della donna bassanese, sono emerse varie contraddizioni. Sia sul luogo della violenza, che alla donna bassanese risultò essersi consumata per 8 ore in un casolare vicino alla stazione ferroviaria, sia sulla dinamica dei fatti. La visita al pronto soccorso al San Bassiano, infine, non evidenziò lesioni nelle parti genitali, mentre la ragazza riferì di rapporti «molto violenti».
Stante le evidenze del processo, i giudici del Collegio hanno assolto l'imputato Kamal da ogni accusa e con formula piena.D.M.
Violenza sessuale: inventa stupro per attirare il fidanzato
Ragazza reggiana, violentata da africani. Ma racconto non regge
13 ottobre, 15:50
(ANSA) - REGGIO EMILIA, 13 OTT - Ha inventato una violenza sessuale per attirare l'attenzione del fidanzato. Lo ha confessato una 25enne reggiana che ieri sera ha chiamato il 113 denunciando uno stupro di due nordafricani.
La Squadra Mobile ha riscontato incongruenze: la donna non era sotto shock, gli abiti erano puliti e sul corpo non presentava lesioni. Gli investigatori hanno quindi fatto un sopralluogo constatando, sulla base di alcuni testimoni, che non era accaduto nulla. La stessa ragazza poi ha confidato al fidanzato di essersi inventata tutto per attirare l'attenzione. (ANSA).
Quindicenne pestata e stuprata dal vicino di casa: l'aveva invitata con una scusa
L'uomo, un 25enne albanese, è stato arrestato oggi: era tornato in Albania alla scadenza del permesso di soggiorno
TREVISO - Prigioniera nell'appartamento del suo vicino di casa, un 25enne albanese, picchiata e stuprata. Questo il dramma vissuto da una 15enne lo scorso inverno e oggi il presunto violentatore è stato arrestato.
L'ordinanza di custodia cautelare era stata emessa nel giugno scorso dal gip con l'accusa di violenza sessuale. Lo scorso inverno la ragazza, accettando un invito, si sarebbe trovata di fatto prigioniera nell'appartamento dell'indagato. Qui sarebbe stata picchiata e stuprata.
Terrorizzata dalle minacce, la minorenne è riuscita a confidarsi soltanto con un'insegnante, tempo dopo, quando questa si è accorta di un suo inspiegabile mutamento di carattere e di un calo del rendimento scolastico. Gli elementi raccolti dagli investigatori della squadra mobile trevigiana hanno indotto la magistratura ad ordinare l'arresto dell'indiziato, nel frattempo uscito dal territorio nazionale per la scadenza del permesso di soggiorno. Il provvedimento è stato eseguito al momento del suo rientro in Italia.
Infermiere accusato di stupro al paziente: chiesti 8 anni
Venerdì, 21 ottobre 2011 - 12:45:51
Infermiere di 32 anni all'istituto Palazzolo della Fondazione don Gnocchi, nel settembre 2009 avrebbe molestato una paziente di 61 ricoverata per una grave sindrome neurologica. Ora per l'uomo - accusato di violenza sessuale aggravata dalle condizioni di inferiorità psicofisica della presunta vittima, per aver agito di notte mentre lei dormiva, in un istituto ospedaliero, violando i doveri inerenti al pubblico servizio e abusando della prestazione d'opera - il pubblico ministero Giancarla Serafini ha chiesto una condanna a 8 anni di reclusione, già decurtata di un terzo per lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato scelto dall'imputato.
Il procedimento, che si sta svolgendo davanti al gup Antonella Bertoja, ha preso il via dalla denuncia della figlia della 61enne, con cui la donna si era confidata dopo le presunte molestie. In base a quanto ricostruito dalla procura, l'infermiere, originario del Perù, avrebbe costretto la paziente a subire atti sessuali, dopo essersi avvicinato di notte al suo letto con la scusa di darle una medicina.
La 61enne non era sola nella stanza, ma l'altro paziente era immobilizzato a letto, intubato, e forse non si è accorto di niente. Una circostanza riferita dalla 61enne sia alla squadra mobile, sia al pm, sia al gip in sede di incidente probatorio e che ha trovato conferma negli accertamenti degli investigatori. A carico dell'infermiere, infatti, c'è solo la testimonianza della paziente, che una perizia psichiatrica ha dichiarato lucida e credibile anche se ha una difficoltà fisica a parlare. La donna, invece, non è stata in grado di indicare agli inquirenti la data precisa della presunta violenza, ma ha indicato il mese di settembre 2009, durante il quale il 32enne ha svolto il turno di notte. Si è poi costituita parte civile nel procedimento che al termine della discussione del pm è stato rinviato al prossimo 12 gennaio per dare la parola alla difesa e per la sentenza del gup.
FU ACCUSATO DALLA FIGLIASTRA DI STUPRO, ASSOLTO A GENOVA
16:07 28 OTT 2011
(AGI) - Genova, 28 ott. - Aveva puntato il dito contro il nuovo compagno e convivente della madre, lo aveva accusato di averla stuprata in casa, mentre si trovavano soli. Lui, ecuadoriano di 31 anni, aveva respinto in modo deciso le accuse, aveva sempre negato, dicendo di essere vittima di una macchinazione da parte della ragazzina, all'epoca dei fatti tredicenne. La madre della sedicente vittima dello stupro aveva scoperto la vicenda da un'insegnante della figlia che aveva raccolto la confidenza dell'allieva. Ma la donna non aveva mai creduto alla figlia, cercando pure di convincerla a ritrattare la denuncia. Mentre il trentunenne era stato indagato per violenza sessuale su minore, la donna era stata accusata di violenza privata, proprio per il tentativo di persuadere la figlia a ritrattare.
Il processo si e' chiuso davanti al tribunale di Genova con l'assoluzione dell'uomo. I giudici hanno ritenuto le prove insufficienti, accogliendo la richiesta dello stesso pm Stefano Puppo. Nel frattempo la giovane, divenuta quindicenne, e' scappata dalla comunita' a cui era stata affidata e risulta irreperibile. (AGI) Ge1/Sep
Accuse di stupro Assolto un finanziere
Al termine dell' istruttoria nella quale è stato difeso dagli avvocati napoletani Francesco Bonaiuto e Fabio Marsella, il maresciallo Luigi Razzino è stato assolto dalla giudice Annamaria Gatto con formula piena, e cioè ancora più ampia di quella invece dubitativa con la quale anche il pm Cristiana Roveda aveva comunque chiesto l' assoluzione. Per le accuse di violenza sessuale di gruppo, concussione e peculato, il maresciallo ha subìto 1 anno di custodia cautelare, metà in carcere e metà agli arresti domiciliari, ed era stato sospeso dal servizio. Al processo, due prostitute non l' hanno riconosciuto in aula, modificando le proprie dichiarazioni; di una terza, ormai irreperibile, sono state acquisite le iniziali descrizioni, che però non combaciavano molto con i tratti somatici dell' imputato; e 15 finanzieri hanno testimoniato di non aver mai visto o saputo nulla sul collega. Luigi Ferrarella
ROMA CHOC, STUDENTESSA
STUPRATA DA CINQUE CINESI
Giovedì 27 Ottobre 2011 - 07:03
di Angelo Camuso
ROMA - Violentata dal branco, quando invece la serata doveva essere il primo appuntamento romantico con un ragazzo cinese conosciuto in chat. Uno di cui lei credeva ci si potesse fidare, perché le si era presentato con nome e cognome e le aveva indicato pure il posto dove lavorava. È una studentessa di Roma, di buona famiglia, l’ennesima vittima di uno stupro di gruppo che si è consumato nella notte tra lunedì e martedì in un affittacamere all’Esquilino, in via Napoleone III.
La vittima, come da lei denunciato ai carabinieri della compagnia piazza Dante, che in poche ore hanno arrestato i cinque violentatori, tutti cinesi, aveva accettato di uscire a cena con uno di loro dopo che per giorni i due si erano parlati sul web e infine attraverso QQ, un sistema cinese di messaggeria istantanea. All’appuntamento, in un ristorante cinese sulla Prenestina, l’amico virtuale si era però presentato con quattro amici. Il gruppo aveva cenato e bevuto alcool, quindi i cinque ragazzi e la ragazza, alla quale qualcuno aveva iniziato a fare avance, da lei ripetutamente respinte, si era spostato in un locale limitrofo, per bere superalcolici. Più passava il tempo e più la giovane sentiva si essere su di giri. E quando lei era ormai incapace di reagire i cinque l’avevano caricata in macchina e condotta nell’affittacamere il cui proprietario, ora, rischia una denuncia, perché non ha registrato la presenza del gruppo e perché non si capisce come non si sia accorto della situazione anomala.
La poveretta, in quella camera, viveva intanto momenti di totale incoscienza alternati ad altri di lucidità. Una volta ottenuta soddisfazione i cinque l’avevano lasciata dormire e la ragazza, il mattino dopo, si era precipitata dai carabinieri. I militari hanno trovato nella stanza preservativi usati e tracce di chetamina, forse somministrata alla giovane senza la sua volontà. In ospedale, i medici hanno accertato i rapporti sessuali completi e a quel punto i carabinieri si sono precipitati nel negozio di abbigliamento in via dell’Acqua Bullicantem dove lavorava il cinese che la vittima aveva conosciuto in chat. Il ragazzo era lì e insieme a lui c’erano gli altri quattro violentatori. Alcuni con gli stessi vestiti della sera prima.
Stupro all'uscita della discoteca
arrestato 31enne di Altamura
L'uomo sopreso dai carabinieri mentre abusava di una ragazza, trovata con gli abiti strappati. Disse che era la sua fidanzata, ma approfittò della sconosciuta trascinandola dietro una siepe
Un uomo di 31 anni di Altamura (Bari) è stato arrestato dai carabinieri, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l'accusa di aver violentato una donna all'uscita di una discoteca di Castellaneta (Taranto) il 18 settembre scorso.
Nel corso di un servizio di controllo all'uscita del locale, i militari udirono le urla di una giovane donna provenire da alcuni cespugli. Il 31enne di Altamura fu trovato mentre abusava di una ragazza che aveva gli abiti strappati. La vittima era parzialmente incosciente a causa di una elevata assunzione di alcolici.
L'uomo, per giustificarsi, disse che si trattava della sua fidanzata. Dagli accertamenti è emerso invece che i due non si conoscevano affatto. L'altamurano, secondo una ricostruzione fatta dagli investigatori grazie ad alcuni testimoni, avrebbe approfittato dello stato in cui era la ragazza, prelevandola dall'auto in cui era adagiata e trascinandola dietro i cespugli.
Ora deve rispondere del reato di violenza sessuale.
(24 novembre 2011)
Litiga con il fidanzato e inventa uno stupro: nei guai una 27enne
E' accaduto a Serino. In azione i carabinieri
Alle ore 15:50 di oggi, al numero di pubblica utilità 112 è pervenuta la telefonata di una ragazza che riferiva di trovarsi per strada a Serino e di esser stata appena vittima di una violenza sessuale da parte di un uomo di Santa Lucia di Serino.
Immediato l’invio della pattuglia della Stazione Carabinieri di Serino e del suo comandante che, giunti nel luogo segnalato, hanno effettivamente riscontrato la presenza di una ragazza che – alla vista dei militari – ha attirato la loro attenzione. È stato lì che, alle domande rivolte dei carabinieri circa quello che le era accaduto e l’identità dello stupratore, la ragazza (classe 1984) ha confessato di non chiamarsi nel modo che aveva riferito alla centrale operativa, e di essersi inventata lo stupro solo al termine di un acceso litigio col fidanzato.
Infatti, accecata dalla rabbia, aveva pensato che quello poteva essere il sistema per punirlo.
Peccato però che, adesso, nei guai sia finita la giovane donna, visto che per questa bravata è stata denunciata in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino per i reati di procurato allarme e false attestazioni circa l’identità personale. Per precauzione, comunque, la giovane è stata anche portata al Presidio Ospedaliero A. Landolfi di Solofra, ove la visita ginecologica dava esito negativo.
Stuprò cliente in studio, l'avvocato resta
in carcere: «Potrebbe inquinare le prove»
Intercettato mentre cercava di indurre alcuni colleghi a dichiarare di essere stati presenti quel giorno
MILANO - Resta in carcere l’avvocato civilista accusato di aver violentato nel suo studio una cliente. Lo ha deciso il gip Chiara Valori, per il quale c’è un forte pericolo che l’indagato tenti di inquinare le prove se lasciato agli arresti domiciliari o rimesso in libertà. Il civilista era stato arrestato il 23 novembre su richiesta dei pm Piero Forno e Gianluca Prisco al termine di indagini svolte dal commissariato Porta Genova, che ha raccolto la denuncia.
IL RACCONTO - L’avvocato ha sempre negato le accuse, anche se una praticante ha raccontato agli inquirenti che il giorno del presunto stupro il legale le aveva chiesto di non tornare in studio prima di una certa ora, che lei era comunque rientrata prima e di essere stata testimone oculare di una scena a carattere sessuale, pur senza poter dire se fosse consensuale. L’indagato, in ogni caso, nega qualunque tipo di contatto fisico con la cliente e, intercettato, è stato ascoltato mentre cercava di indurre dei colleghi a dichiarare di essere presenti in studio al momento del fatto contestato, per avvalorare la tesi difensiva.
Testaccio, 22enne accusa: stuprata nel bagno di un locale
La violenza sarebbe avvenuta nei bagni di un locale a Testaccio. La ragazza, che era sotto l'effetto dell'alcool, non avrebbe ancora sporto denuncia e si attendono i risultati delle analisi mediche
di Redazione 05/12/2011
Una donna congolese di 22 anni ha riferito alla polizia di essere stata violentata la scorsa notte da due transessuali in locale a Testaccio. La giovane, che era sotto l'effetto dell'alcool, ha detto di essere stata stuprata nei bagni del seminterrato del locale.
Secondo quanto si è appreso, non avrebbe ancora sporto denuncia e si attendono gli esiti degli esami medici che dimostrino la violenza. Sulla vicenda stanno indagando la squadra mobile e gli agenti del commissariato Celio. (Fonte Ansa)
Usa, liberato dopo aver scontato
27 anni di carcere: era innocente
Thomas Haynesworth, vittima di un clamoroso errore giudiziario
Aveva 18 anni quando qualcuno pensò di riconoscere il lui l'autore di una serie di stupri
Esce ora, a 46 anni compiuti
richmond (usa)
Una Corte d’appello della Virginia ha dichiarato innocente un uomo che ha trascorso 27 anni in prigione per una serie di stupri che non aveva commesso. «È una benedizione, ora posso vivere la mia vita, per 27 anni non ho mai ceduto, non ho mai perso la speranza», ha esultato Thomas Haynesworth, 46enne afroamericano che aveva 18 anni quando nel 1984 in un supermercato di Richmond è stato riconosciuto da una donna come l’uomo che l’aveva violentata. È la prima volta che lo stato della Virginia rovescia una condanna per stupro senza la certezza della prova del Dna, come è senza precedenti che a raccomandare l’assoluzione siano stati due procuratori e lo stesso Ken Cuccinelli, l’attorney general dello stato ora candidato repubblicano alla poltrona di governatore e che ha assunto Haynesworth - da marzo in libertà condizionata - come fattorino nel suo ufficio.
«Il compito di un procuratore generale non è far condannare le persone ma assicurare la giustizia», ha detto il repubblicano che ha festeggiato l’assoluzione invitando a cena Haynesworth, che ora sogna di aprire una sua officina da meccanico. Nonostante il sostegno di Cucinelli, ben quattro dei dieci giudici della corte d’appello hanno votato contro l’assoluzione, sostenendo che nessun testimone ha ritrattato l’accusa. In effetti, dopo la prima donna, altre cinque riconobbero il giovane come il loro aggressore, ed alla fine fu condannato per tre stupri.
Il caso ebbe una svolta nel 2005 quando l’allora governatore Mark Warner, dopo che cinque condannati furono trovati innocenti, ordinò la revisione automatica di migliaia di casi con il test del Dna. E così Haynesworth è stato scagionato da uno degli stupri del 1984 per i quali vi erano reperti su cui effettuare il test che indicò come colpevole un altro condannato per stupro, Leon Davis.
È stato a questo punto che il caso di Haynesworth ha attirato l’attenzione dell’Innocence Project - associazione che si batte per dimostrare l’innocenza di persone condannate ingiustamente - i cui avvocati si convinsero che Davis, che abitava nel quartiere di Haynesworth e gli somigliava, fosse responsabile anche degli altri due stupri per i quali non vi era però la possibilità di effettuare il test. Riuscirono lo stesso a convincere i procuratori a riaprire il caso: furono riascoltate le vittime, Haynesworth fu sottoposto per due volte alla macchina della verità e alla fine i procuratori si sono convinti che era stato identificato l’uomo sbagliato. Ma a questo punto il cammino rimane tutto in salita, come ha dimostrato il disaccordo all’interno della Corte che in passato ha annullato solo un’altra condanna in assenza di test Dna, confermandone altre 180. «È molto più difficile quando non si ha la smoking gun del test del Dna», ha detto Peter Neufeld, fondatore dell’Innocence Project.
Ragazzina denuncia: "Stuprata a Torino"
La 16enne ha raccontato di essere stata violentata da due stranieri nell'androne di un palazzo. Il referto medico: la violenza è durata diversi minuti
08:03 - Una ragazza di 16 anni ha denunciato ai carabinieri di avere subito uno stupro da parte di due stranieri nell'androne di un palazzo nel pomeriggio di mercoledì a Torino. La giovane ha raccontato di essere stata avvicinata dai due in strada e di essere stata costretta a seguirli in un caseggiato del quartiere popolare delle Vallette, dove sarebbe stata violentata da entrambi.
Dei due aggressori, sui 20-30 anni, la ragazza, secondo quanto riferisce "la Repubblica", è riuscita a fornire l'identikit di uno: capelli neri ricci, e una cicatrice che gli attraversa la parte destra del viso. Il volto dell'altro, quello che la teneva ferma durante lo stupro, invece resta nell'ombra.
"Non parlavano italiano - ha raccontato la ragazzina - Sembravano due zingari e puzzavano da morire. Quando mi hanno chiesto il telefonino pensavo che volessero rapinarmi; poi invece ho capito. Ho tentato di divincolarmi, di oppormi, ma loro erano troppo forti...".
La violenza, secondo il referto medico, è durata parecchi minuti, forse addirittura un quarto d'ora. E solo la vista del sangue, la macchia della verginità violata della 16enne, ha trattenuto il secondo uomo dall'unirsi allo stupro.
Stupro, 16enne sarà denunciata
Si era inventata violenza a Torino
23:39 - La ragazza di 16 anni che ha raccontato di essere stata violentata a Torino da due stranieri e che poi ha ammesso di essersi inventata tutto, sarà denunciata per simulazione di reato. Lo si è appreso in serata da fonti giudiziarie che hanno precisato che tutta la vicenda sarà esaminata nei prossimi giorni dai magistrati della Procura della Repubblica per i minorenni di Torino.
Adolescente denuncia stupro: si cerca un extracomunitario
Lomazzo (Co) - Una 16enne avrebbe subito violenza in un bosco vicino alla stazione, dove le telecamere hanno filmato l'approccio. Le visite mediche confermerebbero il fatto.
Le indagini sono ancora in corso. Ma è già stata depositata la denuncia per un fatto gravissimo con tanti particolari da parte della presunta vittima: una ragazza di 16 che anni sostiene di essere stata violantata da un extracomunitario tra i 25 e i 30 anni in un boschetto vicino alla stazione di Lomazzo.
A conferma di questa versione dei fatti ci sarebbero le visite mediche eseguite dai sanitari.
Tutto sembra essere avvenuto lunedì pomeriggio intorno alle 14. La ragazzina è stata avvicinata dal magrebino mentre attendeva il treno. Su questo non ci sono dubbi, in quanto lo testimoniano le immagini "catturate" dalle telecamere di sorveglianza della stazione di Lomazzo.
Poi l'adolescente sostiene che avrebbe subito minacce verbali e che sarebbe stata costretta a seguirlo nel bosco poco distante, dove sarebbe avvenuto l'abuso sessuale.
La denuncia ai carabinieri è stata fatta dalla giovane accompagnata dai genitori e come accennato le forze dell'ordine cercano l'extracomunitario ripreso nel video nel Comasco e anche in alcune zone del Varesotto.
Il fatto che la vicenda sia avvenuta in pieno giorno e alla stazione, luogo molto frequentato, preoccupa i cittadini della zona.
Chiavari. Senza l’intervento dei passanti ed in seguito dei carabinieri, avrebbe certamente subito violenza sessuale. Vittima una donna chiavarese di 45 anni, aggredita ieri sera mentre faceva jogging con un’amica.
Sono le 18.30 quando, in via Preli, nelle vicinanze dell’ex colonia Fara, le due donne superano un uomo appoggiato ad un muro. In pochi istanti, si accorgono di essere seguite dallo sconosciuto che, presa di mira la quarantacinquenne, urla parole oscene e la frase “Sei mia!”.
Tutto accade in un attimo: l’aggressore tenta di trascinare la “preda” in un vialetto che digrada verso il mare. E’ però provvidenziale la presenza dell’amica: con le sue urla attira una coppia che stava passando in macchina proprio in quel momento. I due chiamano il 112. Per l’aggressore è finita e, vistosi in trappola, scappa nella ex colonia.
La struttura viene perlustrata dai carabinieri e vengono fermati quattro uomini. Poco dopo le 21 di sera arriva l’identificazione. Ora l’uomo, un trentenne, è detenuto in stato di fermo nel carcere cittadino. L’accusa, naturalmente, è di tentata violenza sessuale.
La fidanzata inventa stupro, libero dopo 8 mesi di carcere
Assolto da tutte le imputazionihttp://register-her.com/index.php?title=Main_Page
La donna si è contradetta varie volte durante l'interrogatorio, così il pm ha chiesto di fare cadere le accuse
Legnano, 18 gennaio 2012 - E’ tornato ufficialmente in libertà il 16 gennaio Salvatore Bonito, conosciuto da tutti come Cico, assolto dai reati di tentato stupro e aggressione a mano armata ai danni della convivente Antonella Pedalino, che lo aveva denunciato ai Carabinieri a Castano Primo il 24 novembre del 2010.
Data in cui, stando le pesanti accuse, si era decisa la sua incarcerazione a San Vittore, protrattasi per ben otto mesi nel cosiddetto ramo protetto assieme a maniaci e violentatori, fino al 23 luglio quando aveva ottenuto gli arresti domiciliari.
Il caso, però, si è risolto solo a distanza di oltre un anno: chiamata l’accusatrice a testimoniare al processo, dopo essersi contraddetta varie volte durante l’interrogatorio e ammettendo di non essere mai stata costretta ad avere rapporti sessuali, proprio il pm, chiamato a difendere la donna, non ha potuto fare a meno di chiedere l’assoluzione per l’imputato, confermata così dal giudice.
Siena, stupro in auto vicino a Porta Pispini. La vittima una ragazza senese. Arrestato 29enne dalla Polizia
La Polizia di Siena comunica che la notte tra sabato 21 e domenica 22 gennaio una ragazza senese è stata vittima di violenza sessuale. Gli uomini della Polizia hanno catturato dopo poco più di dodici ore dall'accaduto il colpevole, si tratta di un algerino di 29 anni, Kamal Izouine, già noto alla Polizia che lo aveva arrestato alla fine di settembre dello scorso anno, per una rapina nei confronti di un'altra donna, avvenuta nella centrale Piazza del Mercato.
Secondo il racconto della vittima e dalle indagini si apprende che la ragazza è uscita da una festa e subito dopo essere entrata nella sua auto posteggiata in Via Vivaldi, nelle immediate vicinanze di Porta Pispini, è stata aggredita dall'uomo, che è entrato nella stessa vettura dal lato del passeggero. Il 29enne ha così minacciato la ragazza con un collo di bottiglia rotto e l'ha costretta a subire la violenza per due ore. Dopo si è fatto portare a casa. La giovane ha subito chiesto aiuto e le indagini si sono subito mosse.
L'uomo è stato tratto in arresto in una via del centro storico della città, intorno alle ore 21 di ieri, domenica 22, con l'accusa di violenza sessuale e sequestro di persona.
Favara, stupro minorenne: due assoluzioni in Appello
Arrestati e condannati in primo grado a sei anni di carcere ciascuno per avere violentato una minorenne, sono stati assolti dalla corte d’appello di Palermo, Pasquale Patti e Francesco Tuzzolino, due giovani di Favara. Ad accusarli la presunta vittima che, all’epoca dei fatti, nel 2006, aveva 17 anni. Tre giorni dopo la presunta violenza la ragazza denunciò di essere andata nella casa estiva di uno dei due imputati, di essere stata fatta ubriacare e stuprata da entrambi. Gli avvocati difensori hanno evidenziato le contraddizioni nel racconto della giovane che avrebbe finto lo stupro per giustificare agli occhi dei genitori il fatto che aveva marinato la scuola. Anche il consulente medico della difesa ha smentito che ci fossero segni di violenza sulla vittima.
TORRE DEL GRECO - 01/02/2012 -
La Cassazione annulla la condanna per lo stupro-choc in villa comunale. A sei mesi dal verdetto del tribunale d’appello di Napoli, sentenza a sorpresa per la scabrosa vicenda denunciata da un disabile di 19 anni nel novembre del 2009: il processo a carico di N.G. - il dipendente comunale dell’ufficio Parco e Giardini finito alla sbarra con l’accusa di violenza sessuale - sarà completamente da rifare.
Una denuncia che mise immediatamente in moto i militari agli ordini del maresciallo Francesco Di Maio: attraverso i successivi accertamenti i narrativo-testimoniali, gli investigatori strinsero il cerchio delle indagini intorno a N.G., il dipendente comunale incaricato della custodia della villa comunale e l’unico che - la sera dello stupro - era in possesso delle chiavi del gabbiotto del parco pubblico. Dove, secondo quanto denunciato dal diciannovenne, la vittima sarebbe stata attirata con un banale inganno. Poi, una volta passato il cancello d’ingresso del parco pubblico, il cognato del boss avrebbe spinto a forza il disabile all’interno del gabbiotto, costringendo il giovane - affetto da lievi disturbi psichici - a rapporti sessuali completi.
Una storia di infami abusi che l’imputato ha sempre negato in aula, sostenendo di essere stato incastrato dalla madre della vittima, una sua ex amante in cerca di «vendetta» per una relazione troncata sul nascere. Una versione che non aveva convinto né i giudici della prima sezione del tribunale di Torre Annunziata né i giudici del tribunale d’Appello di Napoli, ma che la corte di Cassazione ha rimesso adesso in gioco cancellando la condanna a 8 anni e mezzo di carcere e rinviando il processo in corte d’Appello per gli approfondimenti del caso.
ALBERTO DORTUCCI
TRAPANI – Ha raccontato di essere stata stuprata più volte da suo padre che, tra l’altro, avrebbe permesso anche a due suoi amici di toccarla nelle parti intime: si tratta di una bambina vittima di violenza sessuale tra le mura di casa che, dopo diverso tempo, avrebbe raccontato alla madre cosa accadeva nel lettone quando suo padre la portava a dormire.
La donna, separata dal marito da tempo, ha parlato di tali confessioni con alcuni assistenti sociali riferendo che le violenze sarebbero riferibili a quando la bambina aveva otto-nove anni.
Da qui è scattata la denuncia che ha portato ad una condanna alla reclusione per sei anni inflitta al padre della piccola, un cinquantenne di Marsala. Un altro caso di violenza domestica che ha per vittima un minore.
Riva Trigoso, per il giudice fu stupro
Chiavari - Due anni e due mesi di carcere... Lo ha deciso ieri il giudice Fabrizio Garofalo, scontando di alcuni mesi la richiesta fatta dal pubblico ministero Gabriella Dotto, per il quale la violenza c’è stata, quella sera di fine estate, e merita una condanna a tre anni.
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Il giovane, stando alle accuse, aveva iniziato a fare alcune avance alla minore. La turista milanese aveva rifiutato: non voleva avere un rapporto sessuale con quel ragazzo. Ma era come impietrita dalla paura, sosteneva lei al momento della denuncia e ha sostenuto l’accusa ieri, e alla fine aveva dovuto subire il rapporto sessuale con il ventiduenne.
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Di più, l’indiziato aveva ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la turista, ma aveva aggiunto: «Non è stata una relazione completa, siamo stati sorpresi da due vigili urbani in via Palermo, a Riva Trigoso. Se lei non avesse voluto fare sesso con me, credo bene che avrebbe urlato, chiesto aiuto».
Violenza sessuale: inventa e denuncia stupro, 2 assolti
Aveva smarrito cellulare e non aveva coraggio di dirlo a casa
22 febbraio, 17:37
(ANSA) - PALERMO, 22 FEB - Sono stati denunciati da una donna di 28 anni per violenza sessuale, ma, secondo i giudici che li hanno assolti, la vittima si sarebbe inventata lo stupro perche' non aveva il coraggio di dire alla famiglia che le era stato sottratto il telefonino. La storia e' accaduta a Partinico (Palermo) il 12 luglio del 2008. Oggi la terza sezione del tribunale, presieduta da Fabrizio La Cascia, ha emesso il verdetto. (ANSA).
Violenta l'ex fidanzata, arrestato
Un marocchino di 24 anni residente nel Trevigiano avrebbe aggredito la giovane nel suo appartamento. L'inchiesta dei carabinieri di San Donà di Piave
SAN DONÀ DI PIAVE (Venezia) - Con l'accusa di aver picchiato e violentato ripetutamente l'ex fidanzata un giovane marocchino di 24 anni, Rachid Nainia, è stato arrestato dai carabinieri di San Donà di Piave (Venezia). Il fatto è avvenuto a Quarto D'Altino. Secondo il suo racconto, l'ex fidanzato si è presentato a casa sua e suonando continuamente il campanello dell'appartamento l'ha sostanzialmente costretta ad aprire la porta.
Entrato nell'alloggio, lo straniero ha aggredito la giovane, rimasta per ore nelle mani del 24enne, che l'ha costretta a subire ripetuti abusi sessuali. L'uomo è poi ritornato nella sua abitazione, nel Trevigiano. Ma nel giro di 24 ore gli investigatori, sulla base della denuncia della ragazza, l'hanno rintracciato e arrestato. Dovrà rispondere di violenza sessuale, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. I due infatti in passato convivevano, e anche allora la donna sarebbe stata vittima di soprusi e violenze che però non aveva mai avuto il coraggio di denunciare. (Ansa)
25 febbraio 2012
mestre
Violenta la figlia nel sottoscala,
la suocera chiama il 113. Arrestato
Un 46enne italiano di origine marocchina è stato sorpreso dalla nonna della ragazzina. Secondo i medici e gli psicologi gli abusi sarebbero iniziati molti anni fa
MESTRE – Li ha trovati la nonna nel sottoscala. Il padre, un 46enne italiano di origine marocchina, che stava abusando della figlia, una ragazzina con meno di 14 anni. L'uomo, vedendosi scoperto, ha tentato di fuggire. La ragazzina era ancora sotto choc. La nonna della piccola non ha perso tempo e ha chiamato il 113. Le volanti, giunte sul posto, hanno raggiunto e arrestato il genitore-orco a poche decine di metri distante dall'abitazione. Il 46enne, incensurato fino ad ora, si trova in carcere a Venezia in isolamento. Il timore della polizia penitenziaria è che possa essere ucciso dagli altri detenuti. Stando a quanto appurato dallo staff di medici e psicologi che operano con la questura, gli abusi del padre sulla bambina sarebbero iniziati molti anni fa. Il padre e la madre della ragazzina sono separati e lei era stata affidata alle cure materne. Martedì sera, l'uomo era andato a trovarla, forse all'insaputa della ex compagna e della ex suocera. Fino ad ora, a quanto pare, la ragazzina non aveva mai avuto il coraggio di raccontare cosa succedeva quando incontrava quell'uomo.
D.Tam.
22 febbraio 2012
In tribunale Incredula l'ex moglie
Assolto l'infermiere accusato di stupri con bisturi e lime
VICENZA Accusato di aver violentato la moglie di averla seviziata legandola al divano e di averla penetrata con bisturi e lime da falegname per soddisfare le sue voglie sessuali Incolpato di averle procurato numerosi tagli sulla schiena sul seno e all interno delle cosce di aver reso la vita domestica un inferno e di aver maltrattato i
figli Tutto spazzato via tutto annullato Quasi quattro anni di processo passati attraverso dieci udienze e ventinove tra testimoni e consulenti risolti con una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste Ieri in aula quando il presidente del collegio Massimo Gerace ha finito di leggere la sentenza alla parola assolto lui R F infermiere 45enne residente a Torri di Quartesolo non ha saputo trattenere un pianto liberatorio Si è portato le mani in viso e si è accasciato sul banco degli imputati quasi incredulo Ha guardato i suoi avvocati Lucio Zarantonello e Sara Motta poi l'ex moglie dall'altra parte dell'aula rimasta incredula incapace di comprendere come i suoi racconti le foto delle sevizie e i referti medici dell ospedale non fossero stati sufficienti a darle ragione a condannare l uomo che secondo la sua versione le avrebbe reso la vita impossibile tra il 2004 e il 2006.
Era luglio 2006 la mattina dopo la vittoria del l Italia ai mondiali di Germania quando lei si presentò al pronto soccorso con tagli su diverse parti del corpo ed un bisturi di alcuni centimetri infilzato in vagina Era lì da diverse ore e le dava dolori lancinanti Uscita dall ospedale si era decisa a denunciare l allora marito alla polizia L uomo dieci giorni dopo fu arrestato accusato di violenza sessuale lesioni aggravate e maltratta menti in famiglia Seguirono mesi tra carcere e domiciliari Nel luglio 2008 l inizio del processo Erano rapporti consensuali non ho stuprato e seviziato mia moglie ha sempre ribadito lui Ieri il pm Dal Martello ha chiesto per l'infermiere la con danna a tre anni e nove mesi Il tribunale ha deciso di assolvere perché il fatto non sussiste .
Il legale della donna l'avvocato Caterina Evangelisti ha fatto sapere che non ci sarà alcun appello
di Sonia GIOIA
LECCE -Le indagini in laboratorio incastrano i due amici accusati di aver violentato una studentessa brindisina di 16 anni nei bagni della stazione di Lecce. Le conduzioni della perizia sono state depositate nei giorni scorsi.
Il consulente ha rilevato sul maglione della studentessa tracce organiche il cui Dna è compatibile con quello dei due indagati
Stupro nell'Aquilano: legale vittima, suo nome fatto in tv
Famiglia studentessa laziale, siamo profondamente rattristati
04 marzo, 20:52
(ANSA) - ROMA, 4 MAR - Si dice ''profondamente rattristata'' la famiglia della studentessa laziale vittima di una violenza sessuale il 12 febbraio scorso all'esterno di una discoteca dell'aquilano, per il fatto che il difensore del giovane militare irpino arrestato nell'ambito dell'inchiesta, Francesco Tuccia, abbia fatto il nome della giovane nel corso di una trasmissione televisiva. Lo riferisce il legale della ragazza, Enrico Maria Gallinaro. Polemica tra le due parti anche sulle scuse della famiglia del giovane, definite ''non sincere''.
E' stato individuato l'autore della violenza sessuale denunciata da una 21enne, lucchese, ragazza immagine in vari locali notturni, dopo una serata trascorsa nella discoteca Pappafico di Marina di Pisa.
Il giovane aveva adescato su Facebook la sua vittima, dietro la promessa di un lavoro in discoteca. Così i due si sono recati al Pappafico, il ragazzo ha iniziato ad offrire alcolici alla giovane tanto da stordirla, poi l'ha trascinata nella sua auto dove si è consumata la violenza. Era la notte del 12 febbraio scorso.
La giovane, colpita da un malore mentre si trovava all'interno della vettura con l'aggressore, è stata ricoverata presso l'ospedale Cisanello di Pisa dove è stata sottoposta a visite specialistiche che hanno evidenziato l'intossicazione da alcolici e soprattutto la violenza sessuale. La denuncia della vittima, giudicata attendibile, e le seguenti indagini hanno permesso di identificare il responsabile del terribile gesto. Ieri sera i Carabinieri si sono presentati in casa del ragazzo che ora si trova agli arresti domiciliari.
Stuprata? Trova un testimone
di Francesco Albinati
In Svezia, ben il 33% dei processi per stupro si conclude con l’assoluzione piena dell’imputato. Tradotto: in 1 caso su 3 chi si macchia di questo orrendo delitto rischia di farla franca. Cifre allarmanti dovute in particolare, secondo gli esperti, a quattro sentenze emesse, dal 2005 ad oggi, dalla Suprema Corte svedese. Che, almeno in base alle interpretazioni dei giuristi, ha di fatto reso necessaria al fine della condanna per stupro la deposizione di un testimone diverso dalla vittima. Come dire che la semplice dichiarazione di una donna che ha subito violenza sessuale non rappresenta di per sé una prova sufficiente. Peccato però che in questa tipologia di reato i protagonisti sono quasi sempre esclusivamente due: il carnefice e la sua preda indifesa. Il risultato è il costante aumento dei crimini impuniti, come ha reso noto oggi il Capo della Polizia di Stoccolma.
Adesca minorenne su web e tenta stupro, ragazzo arrestato
E' successo a Frascati, vicino a Roma. Si erano conosciuti su Fb
20 marzo,
(ANSA) - ROMA, 20 MAR - L'ha adescata su Facebook, si e' fatto mandare alcune sue immagini provocanti e, minacciandola di mostrare le foto ai genitori, l'ha costretta a compiere atti sessuali in webcam. Per tentata violenza sessuale e violenza privata ai danni di una minorenne di 17 anni uno studente universitario e' stato arrestato dai carabinieri di Frascati. Il ragazzo aveva dato un appuntamento dal vivo alla minorenne per consumare rapporti sessuali ma lei ha raccontato tutto ai genitori, che hanno denunciato la vicenda ai carabinieri.(ANSA).
:lol: stupro telematico??? manco il pudore di stare zitti adesso!
è proprio vero: la realtà supera la fantasia, sempre!
(AGI) - Genova, 29 mar. - "Ero ad una festa in casa. Quel ragazzo mi chiuse in una stanza, mi spoglio' e mi stupro'. Poi, nei giorni successivi, mi minaccio', mi disse di non parlare perche' se lo avessi fatto sarebbe stato peggio per me". E' questo il racconto di una ragazzina ecuadoriana di 14 anni che ha dato vita ad un calvario giudiziario per un connazionale di 22 anni che ha sempre negato di avere fatto violenza alla ragazzina. Oggi il ventiduenne e' stato assolto dopo che la ragazzina, in udienza di fronte al gup Ferdinando Baldini, ha ritrattato le accuse riferendo di avere avuto un rapporto sessuale con il ragazzo, ma vari giorni dopo la festa in cui si erano conosciuti e durante la quale non era successo nulla. Il ragazzo era difeso dall'avvocato Stefania Fiore. L'accusa era sostenuta dal pm Sabrina Monteverde. La ragazzina ha riferito di avere mentito, sostenendo lo stupro, perche' la madre aveva saputo che lei aveva avuto un rapporto sessuale completo. "Mi sono vergognata e cosi' ho inventato questa storia" ha detto.
Al processo aveva sostenuto la sua tesi anche un'amica coetanea. Gli atti sono stati rinviati alla procura dei minori che procedera' per calunnia nei confronti delle due ragazzine.
Accusato di stupro assolto dopo due anni di carcere a Modena
Fu accusato da ragazza 15enne. 'Mi hanno rubato pezzo di vita'
12 aprile, 12:47
(ANSA) - MODENA, 12 APR - Un nigeriano di 33 anni accusato di violenza sessuale su una minorenne e' stato assolto in primo grado dopo aver trascorso in carcere quasi due anni. Era stato arrestato il 7 maggio 2010, dopo che una ragazza di 15 anni con problemi psichici che si era allontanata da un ospedale di Bologna aveva raccontato di essere stata stuprata da lui a Castelfranco Emilia, nel Modenese. Il 33enne ha sempre negato.
La ragazza avrebbe poi fornito diverse versioni di quanto era accaduto quel giorno. Pur sollevato, il nigeriano afferma che gli e' stato ''rubato un pezzo di vita''. (ANSA).
"Amo ancora il mio compagno" ma lo fa condannare per stupro
Quattro anni di carcere anche per maltrattamenti
Paradossale storia nell'aula del Gup Anna Maria Lo Prete. Per il Pm Ersilia Spena, che aveva chiesto sei anni, è un caso di Sindrome di Stoccolma
Arezzo, 12 aprile 2012 - Dice di amarlo ancora ma lo fa condannare a quattro anni per violenza sessuale. La storia e' approdata oggi al tribunale di Arezzo, dopo che una giovane romena aveva denunciato il compagno quarantenne. I fatti risalgono all'agosto del 2011, quando la donna si presento' ai carabinieri, accusando l'uomo di averla maltrattata per quattro anni e di averla costretta, in un caso, a fare sesso con la forza.
Nel frattempo, la giovane non ha interrotto la convivenza con l'uomo e anzi, in alcune lettere inviate all'avvocato Duccio Baglini, difensore del 40enne, dice di continuare ad amarlo e volere ancora vivere con lui. La romena, pero', non ha mai ritrattato le accuse che sono dunque rimaste in piedi nonostante lui dica che era in ferie, lontano 600 chilometri, nel giorno indicato per la violenza.
Ma nel corso di un drammatico incidente probatorio la giovane ha confermato l'episodio, pur sfumando sulla data. Il pm Ersilia Spena, che ha parlato di un caso di Sindrome di Stoccolma a proposito dell'atteggiamento di lei, aveva chiesto sei anni di carcere. Il gup Anna Maria Lo Prete ne ha inflitti due in meno.
DENUNCIA EX PER STUPRO E MINACCE, CALUNNIA E STALKING PER RAGAZZA
Una breve relazione sentimentale, durata appena tre mesi (dal marzo al 16 giugno 2009) si è trasformata in una guerra di querele e controquerele ed ora l'ex fidanzata, una 32enne, rischia di finire sotto processo per le accuse di calunnia e atti persecutori, ossia stalking. Il pm Francesca Passanti ha infatti chiuso l'inchiesta nei suoi confronti, atto questo che di norma prelude ad una richiesta di rinvio a giudizio. Non solo, le stesso magistrato ha anche inoltrato all'ufficio del gip la richiesta di archiviazione del procedimento che vedeva coinvolti l'ex fidanzato, il padre e un amico del giovane, finiti sul registro degli indagati sulla base delle denunce di stupro e minacce presentate dalla donna. Nell'atto il pm scrive come si era creata una "situazione di conflittualità elevata, fortemente voluta e posta in essere" dalla ragazza e che "gli elementi acquisiti non risultano idonei e sufficienti a sostenere l'accusa in giudizio". Per il magistrato ha invece "trovato riscontro l'attività di molestia posta in essere" dalla ragazza , il cui "obiettivo, più volte dichiarato, è proprio quello di rovinare la vita" dell'ex. (omniroma.it)
(18 Aprile 2012 ore 17:40)
"Fate uscire dal carcere la ragazza stuprata"
19/04/2012 - Si conclude il periodo di galera per la vittima di Frank William Rackley
Avevamo raccontato tempo fa questa curiosa situazione: una ragazza, vittima di stupro, era stata arrestata. Non certo perché avesse commesso qualcosa di grave, ma più perché c’era il rischio che scegliesse di non testimoniare, e la sua testimonianza era ritenuta chiave per inchiodare l’accusato - Frank William Rackley. Ora, il giudice l’ha liberata.
MISURE DRASTICHE - La ragazza non si era presentata a nessuna delle udienze preliminari; la sua testimonianza era da ritenersi assolutamente decisiva; così, il giudice ha scelto di passare alle maniere forti. Non che la decisione sia stata presa a cuor leggero. “Alla cliente dell’avvocato Franco”, dice adesso il giudice della contea di Sacramento, “dico che sono davvero dispiaciuto per ciò che ha dovuto passare”.
ERA NECESSARIO? - “Questo caso è arrivato a lambire, per fortuna, territori legali molto al limite. C’era la necessità di un difficile bilancio nel proteggere la comunità da un criminale violento e pericoloso”. “E’ un bel giorno per la mia cliente. Ovviamente ha sofferto per il carcere, e continuo a credere che non sarebbe dovuto succedere qualcosa del genere; credo fortemente che ci fossero misure molto meno estreme per ottenere la sua testimonianza”. Ma ora il giudice si sente fiducioso: la ragazza testimonierà.
Venerdì 20 Aprile 2012 - 16:21
CatanzaroInforma.it: Denunciò il cognato per stupro. Il giudice: nessuna violenzaCatanzaroInforma.it:
Aveva denunciato il cognato per i reati di violenza sessuale, minacce e ingiurie presumibilmente per nascondere al marito una sua relazione con lui Alla fine del processo l'uomo, poco piu' che trentenne, e' stato assolto dai giudici del tribunale di Lamezia Terme. La vicenda ha avuto inizio nel 2005, quando la donna denuncio' ai carabinieri di aver subito una serie di violenze e di abusi sessuali da parte del fratello del marito. Al termine delle indagini l'uomo fu rinviato a giudizio.
Nel corso del processo il pubblico ministero, Domenico Galletta, ha chiesto la condanna dell'imputato a quattro anni di reclusione. Il difensore dell'uomo, Giancarlo Nicotera, ha sostenuto l'innocenza del suo assistito sostenendo che non ci fu alcun tipo di violenza sessuale. Al termine del processo i giudici hanno disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per valutare l'ipotesi del reato di calunnia commesso dalla donna.
Borgo Panigale, tentato strupro in un capannone: denunciato un 26enne
Si è appartato con una lucciola, le ha strappato i vestiti di dosso, ma la donna è riuscita a divincolarsi e fuggire: nei guai per violenza sessuale un francese
di Redazione 24/04/2012
Tentato stupro ai danni di una lucciola rumena, domenica pomeriggio. A denunciarre l'accaduto è stata la stessa vittima, che fortunatamente è riuscita a sfuggire alla presa dell'uomo, un 26enne francese.
Secondo quanto riportato dalla prostituta ai carabinieri, il giovane si sarebbe avvicinato alla donna, a bordo della sua Fiat Punto, per contrattare una prestazione sessuale. Concordata la cifra i due si sono allontanati insieme, in auto.
L'uomo si è diretto verso un capannone in zona Borgo Panigale, alla periferia della città. A questo punto la prestazione sessuale si è trasformata in tentata violenza sessuale quando il francese ha immobilizzato la prostituta e ha tentato invano di strapparle i vestiti di dosso. La donna, prontamente, si è divincolata ed è riuscita a fuggire, avvisando immediatamente i Carabinieri, mentre il 26enne si è dato alla fuga.
Grazie alle indagini avviate, i militari sono risaliti all'autore denunciandolo per tentata violenza sessuale.
“
STUPRO L'AQUILA: PERIZIA PSICOLOGICA, VITTIMA NON RICORDA PER VIOLENZE
L’AQUILA - Le violenze subite durante lo stupro possono aver influito sulla “rimozione” di quel traumatico episodio e sulle difficoltà mostrate nel ricostruire l’intera vicenda.
Tre fermati dopo uno stupro di gruppo nel Trapanese
Cc sono risaliti a loro grazie a collaborazione della vittima
26 aprile, 09:47
(ANSA) - ALCAMO (TRAPANI), 26 APR - Stupro di gruppo in provincia di Trapani: a Balata di Baida, frazione di Castellammare del Golfo, una donna di 35 anni e' stata ripetutamente violentata nello scorso mese di febbraio. Su disposizione del procuratore di Trapani, Marcello Viola, i carabinieri hanno fermato i tre presunti autori della violenza, che sono stati individuati grazie alla collaborazione della vittima. (ANSA).
Tenta lo stupro all'uscita del metrò
ma i passanti lo bloccano: arrestato
E' accaduto alle 9.30 del mattino a Lambrate. L'uomo, 44 anni, ha afferrato una 35enne dopo essersi abbassato i pantaloni e l'ha spinta sul muro. La vittima è riuscita a reagire
Un uomo di 44 anni è stato arrestato a Milano con l'accusa di violenza sessuale ai danni di una ragazza di 25 anni. E a bloccarlo sono stati alcuni passanti.
E' avvenuto attorno alle 9.30 di ieri all'uscita della metropolitana di Lambrate, in piazza Bottini. L'uomo, con diversi precedenti, scendeva le scale davanti alla ragazza, si è voltato improvvisamente e si è abbassato i pantaloni. Poi ha afferrato la giovane e l'ha spinta contro il muro per violentarla. La vittima, però, ha reagito e le urla hanno dissuaso l'aggressore.
Quando ha tentato di allontanarsi, i tanti passanti allertati dalle grida d'aiuto lo hanno trattenuto fino all'arrivo della polizia.
Stuprata al parco, dove passa tutte le mattine, dopo che ha accompagnato i figli a scuola. Ieri sulla strada di sempre, in pieno giorno e in un luogo considerato sicuro, lungo i sentieri del Parco di Villa Litta, una mamma di 41 anni ha incontrato un orco spietato, che l’ha aggredita alle spalle, l’ha trascinata in un angolo protetto, ma neppure troppo perché in quel punto non ci sono né piante né cespugli, e l’ha violentata.
È accaduto tutto in pochi istanti: erano le 8.20 del mattino. La chiamata al 113 arriva alle 8.50. Insieme ai poliziotti corre anche l’ambulanza che trasporta la vittima alla clinica Mangiagalli dove c’è un centro specializzato nell’assistenza alle donne che hanno subìto violenza.
A chiamare i soccorsi è un passante: sta attraversando il parco anche lui quando sente prima dei gemiti e poi delle grida d’aiuto. Vede subito la donna a terra e la soccorre.
...
Consuma la violenza e se ne va, indisturbato. Quando la donna riesce a chiedere aiuto e viene soccorsa, di lui non c’è più traccia.
Era stato condannato per aver stuprato e ucciso una ragazza in Colorado, si è fatto 18 anni in carcere, le nuove prove sul DNA dimostrano che non c'entrava nulla
1 maggio 2012
Dopo aver scontato 18 anni di carcere in una prigione del Colorado (Stati Uniti), ieri Robert Dewey è tornato a essere un uomo libero grazie a una nuova prova del DNA, che lo ha scagionato e ha portato all’identificazione di un nuovo sospettato. Dewey entrò in carcere quando aveva 33 anni in seguito a una condanna per stupro e omicidio emessa nel 1996. All’epoca, la sentenza aveva previsto per il condannato l’ergastolo senza la possibilità di essere liberato per buona condotta. Secondo i giudici, l’uomo era stato l’autore dello stupro e dell’omicidio di una ragazza di 19 anni, Jacie Taylor, trovata morta nella sua vasca da bagno a Palisade il 4 giugno del 1994.
Durante il processo, le prove del DNA effettuate con tecnologie molto meno accurate delle attuali diedero informazioni controverse sull’effettivo autore dell’omicidio. Quando fu condannato al carcere a vita, Dewey si dichiarò innocente, continuando a sostenere che il vero autore del delitto fosse ancora in libertà. Il riesame del suo caso fu avviato lo scorso anno da parte di una sezione dell’ufficio del Procuratore generale del Colorado, che si occupa di rivedere i casi in cui nuovi accertamenti sul DNA possono portare ad altri indizi utili per integrare le indagini svolte anni fa.
Le nuove analisi hanno portato all’identificazione di una persona diversa da Dewey,
Violenza, i tre indagati restano in cella
Padre, figlio e amico respingono l’accusa di stupro sulla ventenne. Il giudice convalida gli arresti operati dai carabinieri
di Roberto Lodigiani e Paolo Fizzarotti
VOGHERA. «Non abbiamo violentato quella ragazza». Walter Vezza, 53 anni, il figlio Alessandro di 25 e Maurizio Paraventi, pure lui 53enne, respingono ogni accusa, ma per ora restano in carcere. Il Gip del tribunale di Voghera, Donatella Oneto, dopo l’udienza di ieri mattina, ha infatti convalidato gli arresti operati dai carabinieri e disposto la custodia cautelare dei tre indagati: il giudice, evidentemente, ha ritenuto che, al momento, sia necessario applicare la misura restrittiva.
Stupro' turista,condannato a 4 anni
Romeno violento' studentessa americana a Roma
03 maggio, 19:34
Stupro' turista,condannato a 4 anni (ANSA) - ROMA, 03 MAG - E' stato condannato a 4 anni e otto mesi di reclusione Julian Petrica Ian, il romeno accusato di aver violentato una studentessa americana, 29 anni, di origini filippine, in una cabina per l'energia elettrica a Villa Borghese, a Roma il 15 febbraio del 2011. Il pm Maria Bice Barborini aveva sollecitato una condanna a otto anni. La condanna ha disposto che l'imputato risarcisca la ragazza e il Comune di Roma, danno che dovrà essere quantificato dal tribunale civile.
http://www.cronacamilano.it/cronaca/23978-stupro-parco-nord-milano-in-fase-di-accertamento-forse-sesta-aggressione-in-una-settimana.html Citazione Stupro parco Nord Milano in fase di accertamento, forse sesta aggressione in una settimana | ULTIM'ORA RITROVATO L'OGGETTO USATO NELLA VIOLENZA (http://www.ideeregalo24.com/images/natureskin_realvibe.jpg) |
TERAMO Tre minorenni tre albanesi di cui uno di etnia rom sono stati arrestati dai carabinieri della stazione di Sant'Egidio alla Vibrata, in provincia di Teramo, per violenza sessuale di gruppo e tentata violenza sessuale, in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare. Le contestazioni si riferiscono ad un abuso su una sedicenne e al tentativo su una sua coetanea.
Tre arresti. I tre, due fratelli albanesi e un loro amico di etnia rom, tra i 16 e i 17 anni, sono stati individuati al termine di un'indagine avviata lo scorso febbraio, quando la madre della giovane vittima denunciò ai carabinieri l'episodio confidatole dalla figlia. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la sedicenne sarebbe stata attirata nella struttura in disuso del vecchio mattatoio e qui sottoposta a violenza sessuale dai tre, durante le manifestazioni per Carnevale.
La trappola. Una settimana dopo, ha accettato di incontrare uno dei fratelli albanesi, sempre nella struttura abbandonata, dove si è recata con un'amica, ritenendo possibile un chiarimento: ma si trattava di un'altra trappola, alla quale le due adolescenti sono riuscite a sottrarsi, urlando e fuggendo. È stato a questo punto che la ragazza, vincendo la vergogna, si è confidata con la madre. Dopo le indagini dei carabinieri, le richieste di arresto avanzate dalla procura minorile dell'Aquila e le ordinanze emesse dal gip Silvia Reitano. Uno dei fratelli albanesi ha ottenuto gli arresti domiciliari, gli altri due ragazzi sono stati rinchiusi nell'istituto penitenziario minorile di Castel del Marmo
violenza sessuale - sabato una ragazza molestata alla stazione duomo del metrò
Picchiata e stuprata in casa dal suo ex
La 38enne brasiliana è stata aggredita dall'uomo, sotto l'effetto di alcol e droga, e colpita fino a perdere i sensi
MILANO - Ancora denunce per violenza sessuale a Milano. La vittima del fatto più grave è una 38enne brasiliana con due bambini di 9 e 7 anni: è stata selvaggiamente picchiata e stuprata venerdì sera dal suo ex, padre dei bambini, un 43enne milanese.
...
OSPITATO IN CASA - Non essendoci mai stati episodi di violenza all’interno della coppia, probabilmente era stata lei stessa a invitare l'uomo nel locale. Lui però le ha fatto una scenata violenta, tanto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. La 38enne ha cercato di calmarlo e si è offerta di ospitarlo a casa sua per la notte: in casa c'erano anche i bambini e la colf filippina, che dormivano nell'altra ala dell’ampio appartamento in viale Bianca Maria e non si sono accorti di nulla.
LO STUPRO - Attorno alle 14 di sabato l'uomo si è svegliato e per circa un'ora ha spinto e picchiato la sua ex, che non urlava per non spaventare i bambini, fino a farle sbattere la testa e farle perdere momentaneamente i sensi. L’uomo l’ha poi portata nel bagno dell’abitazione e l’ha minacciata di buttarla dalla finestra se non avesse acconsentito a un rapporto sessuale. Attorno alle 15 la donna è riuscita a liberarsi, si è rifugiata da una vicina e ha chiamato i soccorsi. Condotta al Policlinico per il colpo alla testa e poi alla clinica Mangiagalli per la violenza subita, la donna è stata dimessa con una prognosi di 3 giorni, e non avrebbe ancora denunciato l'ex compagno.
MOLESTIE IN METRO' - Sabato pomeriggio è stato arrestato per molestie un 33enne pachistano incensurato e regolare, che alle 12.45 sulla banchina della M1 fermata Duomo ha palpeggiato al seno una 20enne nascondendosi dietro le pagine di un giornale. La vittima ha contattato il personale Atm dopo pochi minuti dall’episodio subito, ancora sotto choc. Alcuni agenti della Polfer in borghese, già nei pressi per una operazione di prevenzione, hanno proceduto quindi all’arresto dell’uomo, trovato poco lontano.
Le notizie precedenti - Nella pubblicazione dei due articoli relativi al caso dello stupro della 13enne avvenuto in pieno giorno all'interno dell'androne del palazzo in cui vive in pieno centro a Milano, per il quale è accusato l'imprenditore 30enne Luca Terranova, è stato erroneamente lasciato intendere il carattere di veridicità delle accuse.
Solo ipotesi - Al momento non esisterebbero prove schiaccianti del coinvolgimento di Terranova nella violenza sessuale, né tantomeno nelle molestie a danno di una minorenne in metropolitana per le quali sarebbe stato prelevato dalla Polmetro e portato in centrale, relativamente alle quali l'uomo si è difeso sostenendo di avere molti libri in mano rendendo perciò impossibile qualsiasi tipo di molestia. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza poste nella zona di Porta Romana sono troppo veloci per permettere di identificare con certezza l'uomo ripreso, e comunque Terranova si è dichiarato innocente in relazione alle accuse a suo carico. Anche la notizia del riconoscimento da parte di un'altra vittima di uno stupro avvenuto nel mese di gennaio per il quale l'accusato sarebbe stato identificato non è stata provata.
Rettifiche dovute - Il tono certo degli articoli precedentemente pubblicati potrebbe indurre a credere a una colpevolezza non ancora determinata dell'accusato, e di questo ci scusiamo, sia in relazione alla delicata fase nella quale sono le indagini sia in relazione all'immagine lesa dell'accusato, sottolineando che, seppur il risultato finale sia apparso quello, non era assolutamente nostra intenzione giudicare colpevole l'accusato prima ancora di essere giudicato da chi è preposto a farlo. Tanto era dovuto per dovere di cronaca e per rispetto nei confronti dell'immagine di Luca Terranova.
Marta Lock
Torino - Due condanne a otto anni e tre mesi e otto anni e due mesi. Queste le pene inflitte dal Tribunale di Torino a due giovani di nazionalità romena - 29 e 27 anni - accusati di aver violentato all'inizio del 2010 due sorelle, loro connazionali. All'epoca dei fatti una delle due ragazze era ancora minorenne.
Secondo quanto sostenuto dall'accusa, nel primo caso tre uomini avevano fatto violenza alla sorella più giovane all'interno di un'auto dopo averla convinta a seguirli all'uscita di un locale. Il secondo episodio poche settimane dopo all'uscita dello stesso locale: altri tre uomini - di cui due erano gli stessi dell'episodio precedente - avevano violentato in auto e poi in un appartamento, la sorella maggiore.
http://www.agi.it/estero/notizie/201205152334-est-rt10319-strauss_kahn_cita_cameriera_che_denuncio_stupro_vuole_1_mln
trauss-Kahn cita cameriera che denuncio' stupro, vuole 1 mln
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Strauss-Kahn cita cameriera che denuncio stupro, vuole 1 mln
23:34 15 MAG 2012
(AGI) - New York, 15 mag. - A poco piu' di un anno dall'arresto per stupro che gli rovino' la vita, Dominique Strauss-Kahn, ha denunciato la cameriera Nafissatou Diallo chiedendole un risarcimento di un milione di dollari per false accuse e calunnia. Era il 14 maggio del 2011 quando l'allora potente direttore general dell'Fmi e candidato socialista favorito per le presidenziali francese, venne arrestato con l'accusa di aver abusato della Diallo. Dopo una via crucis di diverse settimane venne scagionato dalla procura perche' la cameriera venne ritenuta inattendibile. Secondo i legali di Dsk - coinvolto in un altro processo per un giro di prostitute in Francia - l'ex direttore del Fmi accusa Diallo di "aver fornito dichiarazioni false alle forze dell'ordine" danneggiando la sua reputazione e facendogli perdere "altre opportunita' professionali".
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20120515165200AAXMbP8
"Io, innocente accusato di stupro dalla mia amante"
Roberto Longoni
Alla fine, una violenza c'è stata: di quelle che ti minano il fisico e ti stuprano l'anima. E a subirla è stato lui, costretto per anni sotto il peso di una delle accuse più infamanti: di aver preso con la forza una giovane.
A lui è toccato subire lo stupro del sospetto. Giorno dopo giorno: violentata la vita lavorativa, violentato il sonno, violentato il rapporto con la moglie. La sua è la storia di un 52enne ex presunto stupratore ed ex di tutto ciò che era. La legge l'ha riconosciuto innocente per le accuse rivolte dall'amante, eccetto l'ingiuria e la minaccia, e lui ora chiede all'«ex vittima» un risarcimento di 250 mila euro, ai quali si aggiungeranno i centomila richiesti dalla moglie che si costituirà parte civile
Tutta la storia nell'articolo sulla Gazzetta di Parma in edicola
Merate, denuncia il patrigno per stupro: un'enorme bugia
15 maggio 2012
Merate - Ha denunciato il patrigno di averla violentata per anni ma non era vero niente. Pur di avallare, di dare corpo, alla sua denuncia è arrivata a prelevare un preservativo usato dall'uomo durante un rapporto sessuale con la madre per sporcarsi con il liquido seminale. Una prova schiacciante, che ha portato l'uomo a un passo dalla cella. E' stata la determinazione degli investigatori dell'Ufficio reati contro la persona e minori della questura di Lecco a evitargli il carcere. Convinti fin dall'inizio che qualcosa non tornasse, nel racconto della giovane, residente del Meratese, diventata da poco maggiorenne, hanno continuato a investigare fino a quando c'è stata la svolta: la ragazza ha ammesso di essersi inventata tutto perchè gelosa delle attenzioni che la madre riservata all'uomo.
Voghera, ancora violenza Stuprata disabile in centro
21 MAGGIO 2012 - "Aiuto, sono stata violentata"
Due romeni sono stati arrestati: avrebbero fatto ubriacare e picchiato per tutta la notte una 49enne affetta da problemi psichici
Voghera, 23 maggio 2012 - Dopo l’arresto a fine aprile di tre uomini per la tentata violenza su una 21enne nel piazzale esterno di una discoteca, Voghera ripiomba nell’incubo stupri. Due romeni, il 25enne Daniel Olariu, incensurato, e il 36enne Mihaita Eugen Caluta, con piccoli precedenti, sono finiti in manette lunedì mattina con l’accusa di aver sequestrato in piazza Duomo, nel pieno centro della città, una 49enne disabile psichica e di averla ubriacata, pestata e violentata per una notte intera, prima di lasciarla libera con il volto ridotto ad una maschera di sangue.
I carabinieri erano intervenuti sul posto dopo la segnalazione di una donna che si aggirava sanguinante nel centro cittadino chiedendo aiuto. Raggiunta dai militari, la 49enne ha raccontato quanto subito indicando la prigione, un appartamento all’ultimo piano di uno stabile nella stessa piazza. I carabinieri sono entrati, scendendo poi con i due romeni ammanettati, portati prima in caserma e poi i carcere. La donna ha raccontato in ospedale al magistrato di essere stata avvicinata in strada dai due che con una scusa l’avrebbero portata in piazza, trascinandola poi nell’appartamento. Il 25enne l’avrebbe poi violentata, mentre l’amico 36enne assisteva alla scena picchiandola. Ora i due sono in carcere, in attesa dell’interrogatorio del gip.
Recensione The Central Park Five (2012)
Ingiustizia è fatta
a cura di Antonio Cuomo pubblicato il 26 maggio 2012
Il cuore di The Central Park Five è il racconto dei cinque ragazzi ingiustamente condannati, con le loro voci e le loro emozioni nel descrivere gli eventi e le loro reazioni ad essi.
Il 19 Aprile 1989 una donna venne stuprata in Central Park a New York. Un crimine che scosse gli animi degli abitanti della Grande Mela, perchè avvenuto come culmine del degrado sociale in cui si stava sprofondando. Era indispensabile per le forze dell'ordine dimostrare di avere in pugno la situazione e chiudere rapidamente ed efficacemente il caso. E lo fecero: proprio quella sera gli agenti avevano preso in custodia alcuni ragazzi che razziavano il parco aggredendo i passanti e l'interrogatorio a loro carico virò sullo stupro, partendo dalla convinzione che potessero sapere qualcosa.
Interrogati per ore, vessati, aggrediti, cinque di loro confessarono un crimine che non avevano commesso, nella speranza di terminare quel supplizio, e questo fu un errore senza possibilità di ritorno: a nulla valsero le incongruenze delle diverse deposizioni, il test del DNA che li scagionava, la loro colpevolezza era già stata decisa ed annunciata da tutti.
The Central Park Five: un'immagine del documentario sul caso che sconvolse New York nel 1989 Processati e condannati, quattro di loro scontarono oltre sei anni di carcere, mentre un quinto, con pena da adulto, è stato dietro le sbarre per oltre tredici anni, prima della svolta: proprio in carcere con uno di loro, Matias Reyes capisce di trovarsi di fronte a qualcuno che sta scontando la pena per un reato commesso da lui e inizia a vantarsere con gli altri detenuti. La voce gira ed arriva alle autorità che vanno le verifiche del caso. Interrogato a riguardo, Reyes conosce dettagli che solo il colpevole avrebbe potuto descrivere, inoltre il suo DNA è compatibile con quello rinvenuto sulla scena del crimine. Dopo molti anni, la verità è finalmente venuta fuori.
The Central Park Five: un'immagine del documentario sull'errore giudiziario che nel 1989 condannò cinque ragazzi per stupro The Central Park Five di Ken Burns, David McMahon e Sarah Burns racconta la vicenda, ormai celebre, dal punto di vista dei cinque ragazzi, Antron McCray, Kevin Richardson, Raymond Santana, Korey Wise e Yusef Salaam, tutti afro-americani o ispanici, dopo un efficace parte introduttiva che descrive l'esplosione di violenza che stava attanagliando New York, per far capire il contesto in cui il tutto si è verificato; per spiegare, ma non giustificare, l'eccessiva frenesia da parte di tutti nel voler trovare i colpevoli nel minor tempo possibile, per far capire come i cinque indagati fossero stati ritenuti colpevoli fin dall'inizio, creando un pregiudizio difficile da alterare.
Una precisione che si riscontra in tutta la ricostruzione dei fatti, dall'arresto al processo dei ragazzi, fino alla successiva revisione del loro caso, una volta identificato il vero colpevole.
Ma il cuore del documentario sono le dichiarazioni dei cinque ragazzi, uno solo dei quali presente soltanto come voce fuori campo perchè non ha voluto apparire in video: la sofferenza nei loro occhi nel ricordare gli eventi, l'emozione nella loro voce, lo stupore provato ancora oggi al cospetto dell'assurdità di quanto accaduto. Accanto alle dichiarazioni di chi ha seguito il caso all'epoca, da diversi punti di vista, sono proprio le voci dei ragazzi, ormai adulti, a fungere da filo conduttore per The Central Park Fivez ed è senza dubbio una scelta che funziona per dare una nuova prospettiva ad un caso di cui si è letto in forma di fredda cronaca.
Come ci informano le didascalie finali, i cinque ragazzi sono ancora in attesa del verdetto del loro processo contro la città di New York per il giusto risarcimento per delle vite segnate, al di là di ogni possibile riconoscimento economico.
Accusa fidanzato di stupro ma era calunnia, assolto dopo 18 mesi
12:04 26 MAG 2012
(AGI) - Bergamo, 26 mag. - Ha accusato il fidanzato di averla violentata ma dopo un anno e mezzo di processo si e' scoperto che si era inventata tutto. E' stato assolto perche' "il fatto non sussiste" il ventenne finito sotto accusa nel novembre 2010 dopo che la ragazza (all'epoca sedicenne) l'aveva accusato di stupro. La giovane, lamentando perdite di sangue dalle parti intime causate da quella che aveva raccontato come una violenza sessuale, si era fatta visitare alla clinica Mangiagalli di Milano, i cui medici avevano denunciato l'accaduto alle autorita' trattenendo gli slip macchiati di sangue come prova.
La stessa ragazzina aveva poi presentato denuncia sostenendo di avere subito la violenza in un parcheggio. Il ragazzo aveva da subito negato tutto dicendosi disponibile a un confronto del Dna, che non era stato ammesso. I difensori dell'imputato avevano pero' accertato che la presunta vittima non aveva trascorso la giornata con un'amica come aveva sostenuto ma con un altro ragazzo, con il quale aveva avuto un rapporto sessuale consenziente. L'amica ha ammesso di avere retto il gioco e lo ha confermato anche in tribunale, e lo stesso ha fatto il giovane al centro dell'appuntamento clandestino (pur indicando una data diversa). A questo punto e' stato fatto il confronto tra il Dna sugli slip e quello dell'imputato, di cui e' stata cosi' accertata l'estraneita' ai fatti. Gli atti a questo punto sono stati mandati alla Procura dei minori di Brescia perche' valuti se procedere contro la ragazza per calunnia. (AGI) .
Accusato di stupro assolto dopo 2 anni
Operaio all’Electrolux, inguaiato dall’ex convivente, si era visto congelare il permesso di soggiorno. Riabilitato in tribunale
di Martina Milia
PORDENONE. Dopo due anni di inferno è stato assolto. Assolto da accuse infamanti: maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale con l’aggravante di aver indotto due aborti, sfruttamento e induzione della prostituzione (per due episodi diversi) e perfino sequestro di persona.
Noho Ouattara, immigrato della Costa D’Avorio, 37 anni, operaio all’Electrolux, è di nuovo un uomo pienamente libero. Anche se il processo che pendeva sulla sua testa non l’aveva mai portato in carcere, quelle imputazioni pesantissime, per le quali era stato rinviato a giudizio due anni fa, avevano di fatto imprigionato la sua vita, impedendogli di ottenere anche il rinnovo del permesso di soggiorno.
La sua vicenda giudiziaria era nata da una denuncia presentata alla Questura di Pordenone da una coetanea ghanese, da colei che, fino a tre mesi prima della segnalazione alla polizia, era stata la sua convivente. Le accuse della donna erano molto gravi e avevano portato a indagini da parte delle forze dell’ordine che avevano portato al rinvio a giudizio e al processo. L’immigrato, infatti, non aveva voluto tentare riti alternativi professando da subito la sua innocenza.
Nel corso del processo la difesa – avvocato Laura Ferretti – ha portato in aula molti testimoni (amici e conoscenti di Ouattara) che hanno raccontato una verità profondamente diversa da quella raccontata dalla ex convivente dell’uomo.
Il pubblico ministero, Maria Grazia Zaina, aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi per un episodio di sfruttamento della prostituzione e per la violenza sessuale mentre aveva chiesto l’assoluzione per gli altri reati ritenendo che le prove fossero insufficienti.
Il collegio del tribunale di Pordenone (giudici Pergola, Piccin e Moscato) hanno assolto l’africano. Le motivazioni della sentenza non sono ancora note, ma Noho Ouattara può cercare di tornare alla sua vita. Ripartendo proprio dal permesso di soggiorno rimasto nel limbo in attesa del verdetto.
DALLE NOZZE AGLI ABUSI
Violenta ogni giorno la moglie
e ha pure una fidanzata: 9 anni
«Ti tengo solo per il sesso»: condannato per stupro e lesioni. Il Tribunale ha risarcito la donna con 30mila euro. Lui, però, non si trova
VERONA - Alla donna con cui si era giurato amore eterno sull’altare, avrebbe più volte «detto di non volere figli da lei ma di tenerla con sé sotto lo stesso tetto solo per il sesso, sottoponendola a umiliazioni, mostrandole le fotografie del suo fidanzamento con l’altra donna in India», avvertendola che «l’avrebbe tenuta con sé in casa soltanto finché non sarebbe arrivata in Italia l’altra donna». E’ soltanto una delle reiterate e indicibili angherie che, secondo il capo d’imputazione di cui è stato ritenuto responsabile martedì mattina all’ex Mastino, un quarantanovenne avrebbe riservato all’incolpevole moglie. Una successione di accuse che lascia sgomenti, quella che ha visto condannare a nove anni e tre mesi di reclusione un cittadino di origini indiane ma da tempo, ormai, residente in quel di Villafranca. Almeno in teoria: perché da quando la (ormai ex) consorte, tutelata dall’avvocato Paola Malavolta e risarcita come parte civile con trentamila euro dal Tribunale collegiale presieduto dal giudice Dario Bertezzolo, ha finalmente trovato il coraggio di lasciarlo e, soprattutto, denunciarlo, l’imputato si è affrettato a darsela a gambe.
In aula, nel corso del processo di primo grado approdato martedì a sentenza, si trovava costretto a rispondere della triplice ipotesi di reato di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali ai danni della consorte. Ogni giorno, in base all’accusa, minacciando in caso contrario di sbatterla fuori di casa e denunciarla perché immigrata clandestina, avrebbe stuprato sua moglie, la donna a cui qualche anno prima si era unito in matrimonio, sbandierandole sotto gli occhi le foto della sua fidanzata che «tra poco» l’avrebbe «raggiunto in Italia dall’India per passare insieme il resto della vita». Nel dettaglio, secondo il capo d’imputazione, il marito avrebbe reiteratamente percosso la donna «per motivi economici o addirittura senza alcuna motivazione», picchiandola «con pugni, calci, gomitate, a volte anche con oggetti». Non solo, perché avrebbe «buttato più volte fuori di casa la parte offesa lasciandola al freddo per ore e costringendola a recarsi dai vicini di casa per chiedere loro ospitalità». Secondo gli inquirenti l’uomo avrebbe «ingiuriato la donna, minacciando di denunciarla in quanto irregolare in Italia» ma, soprattutto, l’avrebbe «costretta ogni giorno ad avere rapporti sessuali con lui, anche subito dopo averla picchiata». Stando alla procura, dunque, la vittima sarebbe stata «costretta a vivere in un clima di costante terrore e perenne prostrazione». Un copione di angherie e soprusi che la moglie avrebbe sopportato per qualcosa come un anno e mezzo, dal giugno 2008 alla metà di marzo 2010. Fino a non poter proprio più resistere.
Laura Tedesco
30 maggio 2012
http://www.infooggi.it/articolo/accusato-di-stupro-solamente-perche-rumeno-dopo-tre-anni-e-mezzo-i-giudici-lo-assolvono/12917/
Accusato di stupro solamente perché rumeno: dopo tre anni e mezzo i giudici lo assolvono
L'orribile omicidio di Giovanna Reggiani a Roma era ancora al di la dal venire ma, già la “ romenofobia” faceva capolino nelle menti dei nostri connazionali e quindi l'immigrato neo- comunitario venne senza tanti complimenti denunciato a piede libero dai Carabinieri di Imperia per violenza sessuale aggravata dal fatto che la vittima era minorenne.
Contro Ionut c'erano solamente le parole dell'adolescente, nessun altra prova, tanto che pure i sanitari del Pronto Soccorso dell'ospedale del capoluogo dell'estremo Ponente ligure non riscontrarono sul suo corpo alcun segno di violenza. Feraru però apparteneva alla nazionalità sbagliata e, dunque, finì da innocente nei guai. I giornali locali dettero ampio risalto al misfatto compiuto dalle “ solite bestie provenienti dall'Est neo- comunitario”ma l'accusato non si dette per vinto ed iniziò personalmente un'indagine per capire come mai tutti lo volessero incastrare accusandolo di qualcosa che mai aveva compiuto. Alla fine Feraru trovò un' alleata preziosa in una giovane e brillante avvocatessa di Sanremo, Daniela Bruno, che prese a cuore il caso e si dannò l'anima per far risaltare l'innocenza del suo assistito.
Dopo tre anni e mezzo, finalmente, il Tribunale collegiale di Imperia presieduto dal Giudice Marina Aicardi, a latere i magistrati Colamartino e Botti, hanno dato ragione al romeno e lo hanno mandato assolto con formula piena.
Fermo, 8 giugno 2012 - AVEVA molestato i clienti di un disco-bar e aggredito la titolare, poi, all’arrivo dei carabinieri, per evitare guai aveva raccontato loro di essere stata violentata da due extracomunitari. I militari, però, con un’indagine lampo, avevano ricostruito la vera dinamica dei fatti ed avevano scoperto che la ragazza si era inventata tutto.
Per questo motivo A.M., di 22 anni, residente a Porto Sant’Elpidio, è comparsa davanti al giudice per le udienze preliminari del tribunale di Fermo, dove è stata chiamata a rispondere dei reati di lesioni e calunnia. Dopo aver esaminato i fatti, il giudice ha deciso di rinviare a giudizio la giovane, che quindi finirà sotto proceso. I fatti si erano consumati la sera del 7 aprile 2011 in un noto locale di Porto Sant’Elpidio, situato in via Umberto I. Erano da poco passate le 23 quando la ragazza era entrata nel disco-bar per bere qualcosa. Dopo qualche minuto, però, aveva iniziato ad infastidire alcuni avventori, perché voleva che le offrissero un drink. Al loro rifiuto, la giovane aveva cominciato ad insultarli. Il battibecco aveva attirato l’attenzione della titolare del locale che, vista la delicata situazione, aveva cercato di riportare la calma.
Di tutta risposta la ragazza aveva iniziato ad inveire contro la donna fino ad aggredirla violentemente. A quel punto uno dei clienti aveva chiamato i carabinieri, che giunti sul posto, avevano faticato non poco per placare gli animi. Quando però avevano cercato di ricostruire i fatti, la giovane aveva raccontato loro di essere stata vittima di una violenza sessuale messa in atto da due extracomunitari presenti nel disco-bar.
UNA STORIA in netto contrasto con quanto ricostruito dagli avventori, tanto da far capire subito ai militari che nel racconto della presunta vittima c’era qualcosa che non andava. La ragazza era stata condotta al pronto soccorso di Fermo, dove era stata sottoposta ad una visita ginecologica che aveva escluso lo stupro. A quel punto era emerso che si era inventata tutto per evitare guai con la legge. Cosa che invece non era accaduta, visto che per lei era scattata subito la denuncia alla Procura della Repubblica di Fermo per lesioni e calunnia.
di Fabio Castori
La storia di Brian Banks
Un giocatore di football americano condannato per stupro - e innocente - è stato scagionato grazie a un investigatore privato e una manovra da film
8 giugno 2012
Un investigatore privato statunitense, Freddie Parish, ha raccontato in un’intervista all’NBC4 I-Team in che modo è riuscito a scagionare l’ex giocatore di football Brian Banks da una condanna per stupro.
Banks, che ora ha 26 anni, era stato condannato nel 2003 per aver stuprato una compagna di scuola, Wanetta Gibson. All’epoca Banks era uno studente del Long Beach Polytechnic, in California, e grazie alla sua bravura nel football aveva vinto una borsa di studio per la University of Southern California. Era considerato una delle migliori promesse del football universitario, con buone possibilità di entrare nella National Football League, la più importante lega professionistica di football. La sua carriera però venne interrotta da una condanna per stupro. Pur dichiarandosi sempre innocente e respingendo le accuse di Wanetta Gibson, Banks accettò un patteggiamento per evitare i 41 anni di prigione a cui andava incontro: fu condannato a cinque anni di carcere più altri cinque di libertà vigilata, che ottenne nel 2007. I suoi spostamenti erano monitorati grazie a un dispositivo GPS attaccato alla caviglia.
Un anno fa decise di rivolgersi a Freddie Parish, che dirige la Vantage Point Investigations. Wanetta Gibson aveva inviato a Banks una richiesta di amicizia su Facebook, dicendo di volersi lasciare il passato alle spalle. Parish organizzò un piano per strappare una confessione a Gibson e dimostrare l’innocenza di Banks. «Non avevo alcun dubbio che questo ragazzo era innocente», ha spiegato Parish, che conosce Banks da quando giocava insieme a suo figlio Freddie al politecnico di Long Beach.
Parish riempì il suo ufficio di telecamere e microfoni nascosti e consigliò a Banks di invitare Gibson nell’ufficio per parlare con lei del passato. Gibson accettò l’invito, incontrò Banks e ammise che «Non era vero niente». Allora Banks le chiese di scagionarlo per aiutarlo ad andare avanti con la sua vita. Gibson rispose di volerlo aiutare ma di non voler restituire il milione e mezzo di dollari che la sua famiglia aveva ricevuto come risarcimento dal distretto scolastico di Long Beach. Su consiglio di Parish, Banks chiese alla ragazza di incontrarla nuovamente il giorno dopo insieme all’investigatore. Durante quel successivo incontro Parish – mentre le telecamere stavano registrando – chiese a Gibson se Banks l’avesse violentata. «No, non mi ha violentata», rispose Gibson. «Ti ha costretta?» «No».
L'AQUILA
studentessa laziale vittima della violenza sessuale fuori la discoteca "Guernica" di Pizzoli (L'Aquila) lo scorso febbraio.
Nel corso della trasmissione di Rai3 "Chi l'ha visto?", condotta da Federica Sciarelli, è andato in onda tutto il dramma raccontato in prima persona dalla vittima, ovviamente inquadrata di spalle e alla quale è stato dato il nome fittizio di Rosa.
"Avevo i lividi sì, al risveglio in ospedale non capivo perchè ero lì, pensavo forse perchè avevo bevuto. La dottoressa mi chiese se ricordavo qualcosa. Ma non ricordavo nulla. Allora mi disse di stare tranquilla, perchè stavano arrivando i miei genitori. Piansi, e pensai che mamma si sarebbe arrabbiata perchè avevo bevuto" racconta la ragazza che ricostruisce ciò che è accaduto prima della violenza, di cui non ricorda nulla. Nel locale si era recata insieme ad un'amica.
Intorno alle 3 l'amica va via, arrabbiata per aver perso il cellulare, mentre Rosa decide di rimanere. Inizia da lì il lungo black out. I primi ricordi ripartono dal risveglio in ospedale.
"Non ci credevo - spiega commentando l'accaduto - e quando vedevo la mia storia in tv pensavo parlassero di un'altra persona. A meno che io non abbia chiesto di uccidermi non può essere stato un atto amoroso. Non so cosa abbia fatto (Tuccia, ndr), ma una mano non può fare questo".
La rabbia aumenta quando pensa ai domiciliari concessi al suo presunto aguzzino: "Lo Stato non mi tutela. Voglio andare via, forse avrò la vita che voglio. Vorrei indietro la vita che desideravo prima, fare quello che mi piace, in cui ogni giorno posso uscire di casa e non aver paura. Qualcuno ha scelto di rovinarmela, ma la mia vita mi piaceva e mi manca".
Studentessa stuprata
condannati a 8 anni 5 cinesi
Nei loro confronti il pm Bice Barborini aveva sollecitato una pena a 5 anni e 4 mesi. Il gruppo aveva conosciuto la ragazza su una chat
Sono stati condannati, con rito abbreviato, ad 8 anni di reclusione i cinque ragazzi cinesi che il 24 ottobre dello scorso anno stuprarono una studentessa di 21 anni conosciuta in una chat su internet.
Lo stupro avvenne in una stanza di una pensione del centro. Dopo un periodo di sporadici scambi di messaggi con il ragazzo conosciuto in rete, la giovane decise di incontrarlo la sera del 24 ottobre, ma all'appuntamento si presentarono anche gli altri quattro.
Il gruppo si recò prima a cena in un ristorante cinese e quindi in un disco pub. Approfittando dello stato di ebbrezza della ragazza, che forse aveva assunto anche droghe a sua insaputa, la ragazza fu portata in un'affittacamere nel quartiere Esquilino dove venne violentata.
David Moss, giocatore della Mens Sana Basket di Siena, e' stato assolto dall'accusa di violenza sessuale. A proscioglierlo, perche' il fatto non sussiste, il gip di Firenze Anna Favi.
Lo porta a casa della cugina e lo fa dormire nella sua stanza, ma al risveglio, la giovane 20enne di origini colombiane, scopre di essere stata abusata. Si é svegliata così poco prima delle 5 di venerdì mattina ed é così che é scattato l'allarme.
Grida strazianti dalla sua stanze che hanno attirato l'attenzione della cugina e del suo compagno che dormivano in un'altra stanza del loro appartamento di via Maggini ad Ancona. Ed é proprio mentre la giovane si rivestiva che il giovane, anche lui 20enne, Gonzalez Vernahola Jesus Enrique scappava a gambe levate.
E' grazie ad una segnalazione giunta ai Carabinieri di Ancona, diretti dal Capitano Luca Staro, che i militari sono prontamenti intervenuti intercettando il giovane uomo. Per lui nulla da fare: scattano le manette. Ora Gonzalez si trova agli arresti per il reato di tentato stupro presso il Carcere Circondariale di Montacuto ad Ancona.
ROMA - Costretta a seguire un automobilista che avrebbe tentato di violentarla. È quanto ha denunciato una ragazza di 24 anni residente in un paesino vicino a Cassino, in provincia di Frosinone. La vittima si è rivolta martedì alla polizia riferendo ciò che le era accaduto la sera precedente. Stando al racconto, la ragazza stava tornando a casa quando è stata affiancata da un automobilista che l'ha obbligata a rallentare e poi a fermarsi. A quel punto il conducente, sceso dalla vettura, ha costretto la giovane a salire e si è allontanato con lei. Raggiunto un posto appartato, ha tentato di avere un rapporto sessuale, ma alla fine ha riaccompagnato la ragazza nel luogo in cui l'aveva bloccata.
TREVISO - È stato condannato oggi a 7 anni e 4 mesi di reclusione, con rito abbreviato, Julio Cesar Zuluaga, il colombiano di 29 anni accusato di aver violentato, il 24 ottobre scorso a Treviso, una studentessa di 21 anni nel sottopassaggio della stazione ferroviaria.
ROMA – “Erano circa le 8.20 di sera e stavo andando a cambiarmi nel laboratorio e non mi sono accorta che ero seguita. Appena ho aperto con le chiavi la porta, mi sono sentita spingere con violenza, mi sono voltata e ho visto bene in volto quel ragazzo. Parlava solo in inglese e mi ha ripetuto spesso: ‘Help me…’ . Mi ha gettata per terra e allora ho cercato di mettermi a pancia in giù per proteggermi. Ho capito subito che non voleva rapinarmi”, così inizia il racconto di una giovane dottoressa del Policlinico Umberto I di Roma che ha denunciato un tentato stupro al piano interrato della struttura in uno dei laboratori di gastroenterologia.
La donna si chiama Flaminia Ferri, 28 anni, e ha raccontato al Corriere della Sera che ha provato a gridare: “Ha cercato di chiudermi la bocca con una mano: faticavo a respirare”.
La dottoressa ha provato a divincolarsi e a offrirgli soldi perché la lasciasse in pace “ma lui non mi stava neanche a sentire, voleva solo togliermi i pantaloni e alzarmi la maglietta…. Non so neanche come ho fatto, ma è partita una telefonata a una mia collega e ho avuto la prontezza di gridare: “Aiuto, aiuto”".
«È un incubo che finisce dopo 5 anni. Ho passato una serata con una ragazza, e mi sono ritrovato accusato di un reato infamante come lo stupro. Ma per fortuna la giustizia ha fatto il suo corso». G.D., piccolo imprenditore di 45 anni di Lodi Vecchio, ha commentato così a caldo l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» decretata ieri pomeriggio dai giudici del tribunale di Lodi dall’accusa di violenza sessuale, nata dalla denuncia di una ragazza all’epoca dei fatti di appena 16 anni. Il pm Sara Mantovani aveva chiesto per lui una condanna a 6 anni di reclusione, mentre la donna aveva chiesto un risarcimento di 60mila euro.
CAMPOMARINO _ Violenza sessuale di gruppo: arrivano le assoluzioni ed il perdono giudiziario del Tribunale dei minori di Campobasso. All'indomani dei 7 giovani usciti fuori dal procedimento giudiziario grazie al recupero sociale della "messa in prova", si definisce la scabrosa vicenda anche per gli altri tre imputati nel processo per lo stupro collettivo. Due dei minori di Campomarino sono stati prosciolti mentre per un terzo è scattato il "perdono". In totale sono 11 i "teen-agers" coinvolti. Il primo ad uscire, nel 2010, è stato un giovane del centro rivierasco scagionato dalle stesse "vittime", 4 ragazze sedicenni anch'esse residenti a Campomarino.
Lecce, 5 lug. (Adnkronos) - Ha respinto un tentativo di violenza sessuale di un connazionale, scaraventandogli addosso un vaso di cristallo e colpendolo alla testa. E' successo nel primo pomeriggio a Lecce. Agenti delle Volanti della Questura hanno arrestato per tentato omicidio Ouassif Halabi, 33 anni, cittadino marocchino. Questi era stato chiamato per telefono da una sua amica 26enne che, a causa del forte caldo, non si sentiva bene e gli aveva chiesto di portarle un panino. ha caldo e gli chiede di portargli un panino? :hmm: Una volta a casa della connazionale, l'uomo ha tentato un approccio sessuale e, di fronte al rifiuto della ragazza, l'ha dapprima colpita con schiaffi, pugni e calci in tutto il corpo fino ad afferrarla per i capelli e a sbatterla per terra. Nonostante cio', la vittima si e' difesa strenuamente con il vaso di cristallo tanto da fargli perdere l'equilibrio. difesa strenuamente? che era astenico il marocchino?
Approfittando di un momento di disorientamento dell'aggressore, la giovane si e' diretta verso la porta ma l'uomo ancora piu' adirato l'ha afferrata per la gola facendole mancare il respiro. Ma ancora una volta la donna lo ha graffiato e colpito a un occhio costringendolo ad allentare la presa. A quel punto Ouassif ha addirittura afferrato un coltello da cucina e lo ha pericolosamente avvicinato al petto della ragazza le avvicina un colptello? e perchè non la infilza direttamente? che intanto continuava a gridare aiuto. Provvidenziale l'intervento della Polizia avvisata da alcuni vicini di casa che, dopo aver insistentemente bussato alla porta, e' riuscita a fare irruzione e a cogliere l'uomo ancora con il coltello in mano questa parte poi è davvero spassosa: lei urla, i vicini chiamano la polizia, la polizia arriva, bussa insistentemente, poi forse sfonda la porta, e lui che fa? li aspetta con il coltello in mano :hmm:. Ora deve rispondere di tentato omicidio scaturito dalla tentata violenza sessuale.
la fantasia al potere
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_giugno_27/ragazza-denuncia-stupro-cassino-201775810097.shtml
Il giudice per le indagini preliminari gli ha creduto e lo ha rimesso in libertà.
Il ventiseienne di Aquino accusato della tentata violenza sessuale avvenuta a San Vittore il 26 giugno scorso ha raccontato la sua versione dei fatti e convinto il gip del Tribunale di Cassino. La presunta vittima aveva raccontato di essere stata bloccata mentre era in auto e costretta a salire a bordo dell'autovettura del suo aggressore e di aver poi subito un tentativo di stupro. Il ragazzo ha spiegato che conosceva la ragazza da quattro settimane e di averla avvicinata il 26 giugno invitandola a salire a bordo senza alcuna aggressione. Ha anche ammesso di aver provato ad avere un rapporto sessuale ma a fronte del rifiuto della giovane l'avrebbe poi riaccompagnata a casa. Una versione che il giudice ha ritenuto credibile tanto da non convalidare l'arresto.
BAGNOLO (Reggio Emilia) – Non ci sarebbe stato alcun tentativo di stupro, ma solo la ricerca di un modo di vendicarsi. E’ quanto hanno sostenuto ieri, durante l’udienza di convalida dell’arresto davanti al gip Giovanni Ghini, i due fratelli nordafricani accusati di aver violentato una ragazza di 29 anni, lo scorso sabato a Bagnolo. Mokhatar e Abdelai El Anbar, 37 e 35 anni, hanno sostenuto di avere un alibi, e lo hanno fatto senza contraddirsi tra loro: “Quando secondo quella donna avvenivano gli abusi sessuali, noi eravamo a casa e ci ha visto un vicino di casa con cui abbiamo chiacchierato”, hanno detto ieri, secondo quanto riporta “La Gazzetta di Reggio”. Ma allora, cosa sarebbe accaduto? Per i due fratelli, l’accusa di violenza sessuale sarebbe il frutto di una vendetta da parte del loro nipote, fidanzato della ragazza. Mokhatar e Abdelai hanno spiegato di aver tagliato i ponti col ragazzo dopo averlo denunciato per aver fornito loro un contratto di lavoro, poi rivelatosi fasullo. Ora toccherà ai carabinieri di Bagnolo, che indagano coordinati dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, verificare l’alibi dei due fratelli: i loro difensori stanno puntando sulle contraddizioni in cui sarebbe caduta la 29enne, e hanno parlato di mancanza di gravità indiziaria. Non è dello stesso avviso il pm, che ha avanzato la richiesta di misura cautelare in carcere. Attesa in giornata la decisione in merito del gip Giovanni Ghini.
(AGI) - Roma, 14 lug. - Nell'arco degli ultimi dieci anni le violenze sessuali in Italia sono quasi raddoppiate, passando dalle 4,3 del 2001 alle 8 ogni 100mila abitanti (dato Istat) nel 2010. In termini assoluti, fanno almeno 4.800 casi l'anno, un numero tanto piu' allarmante laddove si consideri che nella quasi totalita' dei casi la violenza non viene denunciata: il sommerso, secondo gli esperti, rappresenterebbe il 91,6%. A Milano, dove oggi e' finito in manette un presunto stupratore "seriale", nel 2011 il solo Centro soccorso violenze sessuali della "Mangiagalli" ha registrato 340 casi. Mentre a Roma l'anno passato le violenze sono cresciute del 34%, da 430 a 578. Crescono negli ultimi mesi i casi di violenze in strada, ad opera di sconosciuti, ma il 69,7% degli stupri continua ad essere opera del partner e il 17,4% di un conoscente: in Italia una donna su tre tra quelle di eta' compresa tra i 16 e i 70 anni e' stata vittima nel corso della sua esistenza di una qualche violenza fisica o sessuale. Il 3,5% delle donne, in particolare, ha subito una violenza sessuale: stupro, tentato stupro, molestia. Consistente la quota di vittime che non parla con nessuno delle violenze subite. (AGI) .
Roma - Stupro della turista australiana ad opera del tunisino: spuntano fuori i filmati video delle telecamere di un hotel e di alcuni negozi fra via Villafranca e via Vicenza che hanno ripreso tutta la scena del rapporto sessuale sui tavoli all'aperto di un ristorante, dei momenti precedenti e di quelli successivi, quando la ragazza colta da una violenta emorragia era fuggita terrorizzata.
Fotogrammi drammatici nei quali si vede sì il giovane accompagnatore soccorrere l'australiana con una bottiglietta d'acqua presa nella hall dell'albergo vicino, ma anche subito dopo togliersi la maglietta macchiata di rosso e gettarla via con le scarpe dell'australiana anch'esse sporche di sangue. Un comportamento sospetto che ora il tunisino dovrà spiegare, come molte altre cose.
La violenza è avvenuta intorno alle 5 di ieri mattina e la squadra Mobile sta ancora indagando sull'accaduto. Nessun dettaglio è stato riferito dagli inquirenti, che intendono proteggere la privacy della giovane, della quale non si sa neppure l'età.
La ragazza ha avuto il coraggio di denunciare tutto, chiamando la polizia subito dopo la violenza subita nel suo appartamento, in una zona residenziale a nord della città. La studentessa avrebbe anche fornito indicazioni più o meno utili per consentire alla polizia di provare a tracciare un identikit del suo aggressore. (Fonte Ansa)
http://www.pisatoday.it/cronaca/stupro-studentessa-pisa-13-luglio-2012.html
Incredibile stupro questa notte a Pisa, dove una studentessa è stata violentata nell'appartamento in cui vive a Pisa. Uno sconosciuto, che gli inquirenti credono sia entrato in casa per rubare, si è introdotto nella casa e ha aggredito e poi violentato la ragazza.
A denunciare tutto chiamando la polizia è stata la stessa studentessa. La notizia della tentata rapina degenerata in aggressione sessuale è stata pubblicata dalla "Nazione" e confermata dalla Questura. La vicenda è accaduta in una zona residenziale, a nord della città, dove vive la ragazza, che studia fuori sede. Sembra che la studentessa abbia anche fornito indicazioni utili per consentire alla polizia di tracciare un identikit della persona che l'ha aggredita. L'uomo ha anche portato via qualche oggetto dall'abitazione prima di darsi alla fuga.
Arezzo - (Adnkronos/Ign) - Una ragazza di 15 anni è stata violentata a Sansepolcro (Arezzo), durante la Notte Bianca tra sabato e domenica scorsi. L'episodio si è verificato intorno alle 3 di notte, ma la notizia è stata resa nota solo nelle ultime ore dalle forze dell'ordine. La ragazza, residente nella cittadina biturgense, sarebbe stata stuprata in pieno centro.
Per l'episodio i carabinieri della locale compagnia hanno denunciato un ragazzo di 18 anni. A carico del giovane, però, non sarebbe stato ancora preso un provvedimento restrittivo
In base a quanto ricostruito dai carabinieri, il ragazzo avrebbe attirato la 15enne, che conosceva, nel vicolo appartato, e poi l'avrebbe stuprata. La ragazzina, in stato di choc, è tornata a casa e ha raccontato l'accaduto ai genitori, che l'hanno accompagnata all'ospedale, dove i sanitari hanno confermato la presenza di inequivocabili segni di violenza sessuale. Le indagini sono coordinate dal pm di Arezzo, Ersilia Spena.
Sansepolcro, 17luglio 2012 - L’HA VIOLENTATA in un vicolo del centro storico di Sansepolcro, poco lontano dal museo che conserva i capolavori di Piero della Francesca. Lei, 15 anni, uno scricciolo di ragazza che viene dalla zona di Città di Castello, lui appena maggiorenne, studente come la sua vittima, che se ne è tornato tranquillamente a casa dopo lo stupro. I carabinieri lo hanno trovato lì, fra le coperte, la domenica mattina, come se fosse il normale giorno di festa che segue al normale sabato di sballo.
E’ successo tutto durante la Notte Bianca di Sansepolcro, sabato appunto, nell’ora più intensa dello shopping e della movida dei giovani. Lui e lei si conoscevano di vista, ma facevano parte di comitive diverse. Poi l’approccio del diciottenne, qualche frase scambiata, una scusa per trascinare lei fino in una viuzza poco distante del centro storico, dove è andata in scena la violenza. Erano entrambi alticci e questo può aver agevolato la commedia degli equivoci, il no di lei che lui ha trasformato in un sì con la forza.
Poi lo studente ha riaccompagnato la ragazzina nel cuore della movida e l’ha affidata a un conoscente prima di sparire. Quando la quindicenne si è ritrovata con la sua comitiva, è stato subito chiaro che era successo qualcosa di grave: lei aveva gli abiti in disordine, era palesemente sotto shock, mormorava frasi sconnesse. Gli amici hanno chiamato la mamma e poi i carabinieri, che a loro volta hanno accompagnato la ragazzina al pronto soccorso. Qui l’ombra dello stupro si è fatta via via più corposa, ma c’è voluto di trasferire lei all’ospedale San Donato di Arezzo per averne la certezza.
Molestano una 15enne: un 27enne
e un 13enne accusati di tentato stupro
Ad accorgersi di tutto la responsabile del centro
di Cesare Arcolini
PADOVA - Orribile esperienza terminata con l'individuazione e la denuncia per tentata violenza sessuale in concorso dei colpevoli. Tutto è avvenuto in un luogo al di sopra di ogni sospetto frequentato da persone di tutte le età.
Doveva essere una giornata di studio e relax all'Informagiovani di Campodarsego. Un computer a disposizione per navigare, la possibilità di attingere ai libri della biblioteca. La scuola ormai finita e la possibilità di svagarsi senza pressioni. Ma per una quindicenne del posto, una tranquilla giornata di giugno si è trasformata in autentico incubo.
Due giovani di nazionalità marocchina hanno atteso che la ragazzina si sedesse alla postazione internet, poi si sono avvicinati. All'inizio le hanno sussurrato frasi equivoche all'orecchio. Poi sono passati alle vie di fatto. Palpeggiamenti, sfioramenti, tentativi di baciare la propria vittima. E anche un tentativo di spogliarla, partendo dalle spalline del reggiseno. La studentessa ha resistito a queste violenze per qualche minuto, immobile, spaventata per quello che le stava capitando. Ha sperato in cuor suo che qualcuno se ne accorgesse. Quando i due sconosciuti, un minorenne di appena 13 anni e l'amico di 27 hanno cominciato a chiederle esplicitamente un rapporto sessuale e ad usare un linguaggio volgare, la vittima si è alzata di scatto dalla sedia e si è rifugiata in bagno terrorizzata per la drammatica avventura che stava subendo.
Alla fine la responsabile del servizio è riuscita a conquistare la fiducia della piccola che le ha raccontato tutto. Immediata la segnalazione ai carabinieri della Compagnia di Cittadella. È cominciata una serrata indagine culminata l'altro giorno con l'identificazione dei due responsabili e la denuncia. Per tentata violenza sessuale sono stati denunciati H.E.O. ventisettenne di San Giorgio delle Pertiche e l'amichetto di 13 anni.
Una ragazza di ventitre anni è stata violentata a Limbiate, ma i due stupratori sono già stati arrestati.
... una ragazza marocchina di 23 anni vittima per diverse ore di abusi da parte di due uomini che sono già finiti in manette. La violenza è però in realtà avvenuta lo scorso 14 giugno dopo che la ragazza aveva accettato un passaggio da parte dei due uomini che aveva conosciuto in un locale, un connazionale della ragazza e un albanese di 25 anni che si trovano ora in carcere con l'accusa di violenza sessuale di gruppo e rapina.
La ragazza aveva già presentato denuncia per quanto subito dopo il fatto e ha raccontato alla polizia di essere stata portata da i due un appartamento a Limbiate dove è stata stuprata, picchiata e rapinata di 300 euro e di una fototessera.I due stupratori non hanno quindi mostrato alcun segno di pietà, ma anzi hanno colpito la giovane con un pugno perchè secondo loro si lamentava troppo. Dopo la violenza la marocchina è stata quindi abbandonata brutalmente in una fermata della metropolitana dove è riuscita a chiedere aiuto alla polizia che si trovava in zona e che l'ha accompagnata alla Clinica Mangiagalli dove è stata confermata lo stupro subito. E' stato comunque possibile risalire al marocchino che aveva compiuto il fatto grazie a un sms inviato qualche giorno dopo alla vittima in cui chiedeva di non denunciare.
Via Palazzuolo: stupro in discoteca c'è il video del rapporto sessuale
Emergono altri particolari intorno al presunto stupro avvenuto tra martedì e mercoledì notte in una storica discoteca di via Palazzuolo per cui è stato fermato un pr senegalese. C'è un video dell'amplesso girato da un connazionale. Inoltre il 33enne si è difeso spiegando alla polizia che la ragazza "era consenziente".
Oggi il pubblico ministero Vincenzo Ferrigno dovrà valutare, alla luce dei video del rapporto sessuale e delle telecamere del locale, oltre che delle testimonianze, se confermare il fermo. Per la cronaca, dalle indagini è emerso che nel telefonino dell'amico dell'arrestato c'é il filmato anche di un altro amplesso avuto dallo stesso pr con un'altra ragazza in discoteca.
DINAMICA - La serata di balli e divertimento della ventenne dell'Ohio, accompagnata da un'amica, era cominciata come tante altre. Poi arrivate in discoteca sono state invitate dal cittadino senegalese a seguirle in una stanza riservata al primo piano del locale. Qui hanno parlato, per conoscersi, poi sono ritornati a ballare in pista.
Ad un certo punto le due amiche si sono perse di vista. Il senegalese, vedendo da sola quella dell'Ohio, l'ha invitata ancora. "Vieni nella stanza - le avrebbe detto - la tua amica ti aspetta". La ventiduenne l'ha seguito, ma in realtà l'altra americana non c'era.
Qui il pr le ha chiesto di ballare e la ventiduenne avrebbe accettato, dunque il senegalese avrebbe aumentato l'approccio nei confronti della ragazza spogliandola in parte e poi portandola nel bagno attiguo dove sono stati consumati due rapporti sessuali.
Dopo la ragazza si è allontanata dal locale di volata, fingendo di avere male a una caviglia. Giunta a casa, con altre amiche ha deciso di andare all'ospedale di Careggi dove i medici hanno prodotto un referto che ora è all'esame del pm. A discapito dell'arrestato è spuntata anche una seconda studentessa in soggiorno a Firenze, anch'essa americana, che, qualche tempo fa, riferì alla polizia di essere stata violentata anche se poi non presentò denuncia.“
RIMINI Da quanto è stato possibile ricostruire, in base alle dichiarazioni rese dalla ragazza dopo l’aggressione, la 25enne verso le 3.30 di giovedì stava procedendo lungo il parco in direzione monte in sella alla propria bicicletta per rientrare a casa dopo aver lavorato in un locale pubblico nella zona mare. Quando la vittima ha dovuto rallentare per affrontare la salitella, che dal laghetto artificiale sale verso via della fiera, alle sue spalle si è materializzato l’aggressore. L’uomo, presumibilmente un nordafricano, ha mollato un ceffone alla ragazza e, sempre rimanendo alle spalle di lei, le ha strappato i vestiti e gli indumenti intimi, e ha quindi abusato di lei. Uno stupro lampo, che non ha lasciato il tempo alla vittima atterrita di urlare per chiedere aiuto, e terminato il quale l’uomo è fuggito lungo il parco facendo perdere le proprie tracce. La 25enne, in stato di choc, è risalita in bicicletta ed è tornata a casa, dove ha avvertito i propri genitori ed è stata quindi trasportata in ospedale.
Stupro al parco, mancano i riscontri
Gli inquirenti sono ancora al lavoro per ricostruire quanto successo nella notte tra mercoledì e giovedì, in zona Palacongressi
Una vicenda che ha sollevato non pochi dubbi ... Pochissimi i riscontri ...
Il racconto della ragazza, che in un primo tempo poteva sembrare molto dettagliato, ha iniziato a presentare alcune lacune... Il presunto bruto, che la vittima avrebbe descritto come un individuo di colore anche se non lo avrebbe visto in viso... Quando la presunta vittima si è recata in pronto soccorso, i medici non le hanno riscontrato lesioni alle parti intime compatibili con uno stupro ... hanno controllato il parco in cerca di indizi utili passando al setaccio le case abbandonate della zona ma non sono emersi riscontri oggettivi ...
MESSINA
Accusato di stupro,
americano rimesso in libertà
Mercoledì 01 Agosto 2012 14:24
Il tribunale del Riesame di Messina ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare del Gip Antonino Gonovese rimettendo in libertà lo skipper statunitense A.T, 27 anni, arrestato dalla polizia lo scorso 15 luglio con l'accusa di aver violentato una giovane turista inglese a bordo della nave da crociera "Equinox" della "Royal Carribean". La giovane aveva denunciato di essere stata costretta ad avere un rapporto sessuale dall'uomo. L'indagato ha negato dicendo che la donna era consenziente.
(ANSA) - TREVISO, 1 AGO - Un nigeriano di 39 anni, Augustine Dako, di Montebelluna è stato arrestato dai carabinieri dopo aver tentato di stuprare una connazionale di 15 anni.
L'uomo, sposato, nullafacente, avrebbe avvicinato alla stazione di Padova la studentessa. Si sarebbe poi diretto nel suo appartamento dove l'avrebbe aggredita in camera da letto strappandole i vestiti. Approfittando di una distrazione dell'uomo la ragazza è fuggita rifugiandosi in una famiglia marocchina, e qui ha chiamato i carabinieri.
ALLENATORE PALLAVOLO STUPRO – Allenatore di pallavolo abusa di un’allieva. E’ stato rinviato a giudizio l’istruttore di pallavolo accusato di abusi nei confronti di una minorenne.
“Nel giugno 2011 scatta il provvedimento restrittivo nei confronti di Ranzato in seguito alla querela presentata dalla ragazzina che racconta di una lunga liaison con l’allenatore iniziata nel 2009 quando aveva 15 anni… Ci sono baci, carezze, poi si va oltre senza nascondersi troppo tanto che è la madre della ragazzina a sorprendere la “coppia” mentre si bacia. Immediato l’intervento del padre che intima a Ranzato di allontanarsi.
(ANSA) - PISA, 02 AGO - Sapeva di avere lasciato la sua impronta digitale sulla maniglia di una porta dell'appartamento e per questo l'aveva gettata in un luogo lontano, ma i poliziotti della scientifica l'hanno trovata e lo hanno inchiodato, trovando la prova regina per contestare a un tunisino di 26 anni, arrestato due settimane fa per una serie di furti in abitazione, anche il reato di violenza sessuale ai danni di una studentessa in casa della quale, a Pisa, era entrato proprio per rubare.
Genova - Erano solo le 20 di ieri, sabato 3 agosto, e c'era ancora il sole in via XX Settembre, la principale arterea dello shopping cittadino, il 'salotto buono' di Genova come si suol dire. Dovevano ancora chiudere alcuni negozi e grandi magazzini, e la strada era ancora piena di gente, come i bar delle traverse gremiti di avventori. Eppure nessuno è intervenuto in aiuto di quella ragazza terrorizzata, che fuggiva inseguita da un maniaco, sotto gli occhi di tutti.
Bloccata a metà di via XX, la giovane, una bella 27enne genovese, è stata fermata e apostrofata con pesanti e osceni apprezzamenti di natura sessuale da un uomo, di origine nordafricana, che minacciandola ripetutamente ha cominciato ad inseguirla fino in fondo alla strada. La giovane, ormai terrorizzata, dopo aver cambiato ripetutamente marciapiede senza riuscire a seminare il maniaco, sempre dietro a lei con un ghigno minaccioso, come nel più classico dei thriller, si è allora lanciata lungo l'attraversamento stradale verso piazza della Vittoria, nonostante il semaforo rosso. Ma qui il bruto è riuscito a raggiungerla e ad afferrarla.
A questo punto ha cominciato a trascinarla con la forza nuovamente verso via XX Settembre, ordinandole di stare zitta, di seguirlo e di fare quello che lui le avrebbe ordinato. La giovane gridava, si divincolava, chiedeva aiuto, ma nessuno è intervenuto in suo soccorso. Lo stupro è stato evitato in extremis solo dalla disperazione della ragazza che le ha dato la forza di sfuggire alla morsa dell'aggressione e scappare verso piazza della Vittoria dove la attendevano gli amici.
A questo punto è scattata la denuncia alla Questura di Genova, e le ricerche sono partite immediate, finchè, già questa mattina, la Polizia ha rintracciato il maniaco, un nordafricano di 28 anni pluripregiudicato su cui pendono anche diverse segnalazioni per molestie e una recente denuncia per violenza sessuale. Un curriculum a cui ora andrà ad aggiungersi anche questa nuova tentata violenza. Ma a far più notizia, a far più male, è sicuramente l'omertà di una città che sta perdendo la sua umanità.
MONZA - Si è svolto oggi l'incidente probatorio del presunto stupro subito da una 21enne luganese alcuni giorni fa in un cascinale di Carugate, in Brianza.
Sebbene il racconto della vittima sia tutelato dal segreto istruttorio, è emerso che la giovane ha offerto nuovi inquirenti utili per confermare la sua versione: i due operai romeni l'avrebbero prelevata nel centro di Milano e poi condotta nella località brianzola, dove sarebbe avvenuta la violenza.
Le accuse, riporta la Rsi, sono state confermate. Gli imputati hanno ascoltato in silenzio, senza mai incrociare lo sguardo della 21enne. Per loro si prospetta un processo rapido, subito dopo la pausa estiva.
Cisterna di Latina - Tentato stupro, atti di libidine violenta e violenza sessuale; queste le accuse per un 72enne di Cisterna di Latina, non vedente, che aveva bisogno di un accompagno. La vittima e' una giovanissima ragazza diplomata, di buona famiglia, che da soli 5 giorni aveva iniziato il suo servizio di assistenza presso il domicilio dell'uomo. Di ritorno da una delle uscite, l'uomo all'interno dell'ascensore di casa, usava violenza reiterata nei confronti della ragazza tentando lo stupro.
ANSA) - CAGLIARI, 15 AGO - Si e' trasformata in un incubo la notte di Ferragosto per una donna di 38 anni che si trovava in compagnia di un coetaneo, sulla spiaggia di Kala 'e Moru, a Geremeas. Dopo aver bevuto e festeggiato a mezzanotte, l'uomo ha tentato di avere un rapporto sessuale. Al rifiuto della donna, ha iniziato a palparla nelle parti intime e poi dopo che la donna ha urlato chiedendo aiuto alle altre persone presenti in spiaggia, l'ha picchiata, procurandole lesioni giudicate guaribili in un mese. Il presunto responsabile della violenza sessuale e' gia' stato fermato dai carabinieri.(ANSA).
(AGI) - Cagliari, 20 ago. - Un giovane senegalese e' stato arrestato dalla polizia con l'accusa di aver violentato nei pressi della spiaggia del Poetto, a Cagliari, una ragazza di 22 anni. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, in base al racconto della vittima, il giovane la notte tra sabato e domenica al termine di una festa in spiaggia, si sarebbe allontanato con la ragazza che aveva conosciuto in precedenza.
Lo stupro sarebbe avvenuto poco dopo. La ragazza e' stata trascinata dietro dei cassonetti per la spazzatura dove il senegalese l'avrebbe violentata. La giovane in lacrime e' stata soccorsa da alcuni amici che hanno immediatamente chiamato il 113. Sul posto sono intervenute le volanti della polizia. Gli agenti, raccolte le testimonianze della ventiduenne e dei suoi amici, hanno individuato e rintracciato il presunto violentatore nella sua abitazione a Quartu Sant'Elena. Nel frattempo la ragazza e' stata ricoverata all'ospedale Marino dove e' stata sentita dagli investigatori della squadra mobile, che stanno svolgendo le indagini per fare piena luce sull'accaduto. (AGI) .
Tre figli avuti da due uomini -il più grande ha già 30 anni-, un divorzio, il lavoro da donna delle pulizie appena perduto, perché la grande crisi porta anche questo. E quella sistemazione molto provvisoria, a casa di un vecchio amico, proprio di fronte al parco. Ma dopo cena ha citofonato una donna, un’altra donna, e Franca è esplosa.
E’ andata a rifugiarsi sulla panchina dove l’aspettava Khaled uno che in quel parco non ci viene mai, che abita a Cinecittà, che lavora come muratore in una piccola azienda, che nella sua breve permanenza in Italia può già vantare precedenti per guida in stato di ebbrezza, resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione. Niente male, insomma, come tipo. Khaled la mette subito giù dura. Tira fuori dalla tasca un mucchietto di banconote fruscianti e le mostra alla donna: l’ha presa per una prostituta, vuole sesso a pagamento. Lei rifiuta con tutto il fiato che ha in gola, ma lui non si dà per vinto. La prende per la braccia e comincia a picchiarla.
Franca resiste ancora, viene trascinata senza pietà sotto gli archi dell’acquedotto ... scappa con il suo zainetto. Ma commette l’errore di lasciarle il telefonino e con quello lei chiama subito la polizia. Khaled non è andato lontano, forse convinto di averla fatta franca: i poliziotti lo sorprendono a quattrocento metri dal luogo della violenza, mentre sta ancora rovistando nello zainetto alla ricerca di qualcosa di prezioso.
BRINDISI – Proseguono a tamburo battente le indagini sul presunto stupro di cui sarebbe rimasta vittima la brindisina di 27 anni L. S. I due amici denunciati dalla ragazza per violenza sessuale sono stati iscritti nel registro degli indagati. Le abitazioni dei ragazzi, poco più grandi di L. S., sono state perquisite ieri pomeriggio dagli agenti della squadra mobile. Gli investigatori hanno prelevato alcuni indumenti e i telefoni cellulari di entrambi.
A quanto appreso, i presunti aggressori respingono ogni accusa mossa nei loro confronti dalla brindisina.
La ragazza ha riferito ai poliziotti di essere stata stuprata per ore nel garage di uno dei due denunciati. Stando al racconto della vittima, ancora al vaglio degli inquirenti, la violenza sessuale sarebbe avvenuta in due fasi: nella prima, L. S. avrebbe subito gli abusi di entrambi i ragazzi; nella seconda, la 27enne sarebbe rimasta in balia di un solo ragazzo, dopo che l’altro aveva lasciato il garage.
I fatti risalirebbero a martedì mattina. Alcune ore dopo la violenza, L. S. ha raggiunto l’ospedale Perrino di Brindisi, i cui medici si sono scrupolosamente attenuti al trattamento sanitario previsto in caso di violenza sessuale.
8 lei ha appena perso il lavoro: siamo proprio sicuri che non facesse davvero la prostituta?
"Era un rapporto consensuale. Io le ho dato 50 euro, eravamo d'accordo. Non l'ho violentata". È stato sentito ieri mattina nel carcere di Regina Coeli dal gip del tribunale di Roma, Cinzia Parasporo, e dal sostituto procuratore Stefano Pesci, Khaled Bitre, il 24enne marocchino accusato di aver violentato lunedì notte una donna romana di 48 (http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/08/21/news/torpignattara_violentata_nel_parco_bloccato_e_arrestato_lo_stupratore-41262338/), madre di tre figli, nel parco Alessandrino, alla periferia est della città. Dopo l'interrogatorio, il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il suo arresto e disposto la custodia in carcere. Ma lui nega ogni accusa. La violenza come la rapina (è stato incriminato per aver rubato lo zainetto della donna).
"Stavo andando a comprare le sigarette quando l'ho notata su una panchina, mi sembrava strano che a quell'ora una donna stesse lì sola. Mi sono avvicinato e abbiamo cominciato a chiacchierare. Mi ha detto che era in difficoltà, che aveva perso il lavoro, che era senza soldi. Allora io le ho detto se voleva avere un rapporto, ci siamo accordati per 50 euro. E lo abbiamo avuto. Non so nulla dello zainetto, io non l'ho rubato e non so nemmeno perché ora mi accusi di averla violentata".
Ora, dopo questa testimonianza, il pm potrebbe disporre accertamenti. Il nodo della questione, infatti, è quello. Che un rapporto ci sia stato è una cosa dimostrata e confermata da entrambi, occorre capire se sia stato voluto da entrambi.
Il marocchino, infatti, non ha cambiato di una virgola la sua versione rispetto a quanto raccontato ai poliziotti la notte in cui l'hanno fermato, poco dopo la chiamata della donna. Ma la sua ricostruzione è opposta rispetto a quella della 48enne. Che effettivamente conferma di aver avuto la proposta di un pagamento per avere un rapporto. Una proposta che, però, lei avrebbe rifiutato.
La ragazza dopo aver trascorso la serata in compagnia degli amici, torna a casa decidendo di farsi accompagnare da due amici. A.T. e E.I., lungo la strada, “iniziano a provarci con lei” – spiega in conferenza stampa il capo della squadra mobile Annichiarico. Durante il tira e molla, con la ragazza che rifiutava le avance dei due amici, lungo il tragitto si fermano in un luogo appartato. Incuranti del “no” della 17enne, i due amici cominciano a metterle le mani addosso fino al tentativo di arrivare ad un rapporto sessuale completo da cui però “hanno desistito” spiegano ancora “probabilmente perché non avevano il profilattico” ipotizzano gli investigatori. La 17enne torna a casa ferita ma non confessa nulla in famiglia. L’unica a sapere dell’accaduto è un’amica che, proprio quella sera, le aveva chiesto di ritardare il rientro a casa per aspettarla e andare via insieme. Poi, finalmente, la ragazza decide di confidarsi anche con la mamma che, sena pensarci due volte, denuncia l’accaduto alla Polizia. Da qui sono scattate le indagini che, dopo la collaborazione della vittima, hanno portato a perquisizioni a casa dei due 19enni e al sequestro degli indumenti che saranno oggetto di ulteriori analisi. “La ragazza era consenziente” è la versione dei due interrogati dalla Polizia. Ma a tradire le parole dei 19enni c’è la testimonianza di un amico che invece confessa: mi hanno confidato, qualche giorno dopo il 10 agosto, “di aver fatto una fesseria”.
All’1.30 di giovedì notte, alcuni cittadini hanno chiamato il 112, segnalando ai carabinieri della Compagnia di Todi di aver udito le grida di una donna che si trovava in una strada adiacente a via Tiberina di Deruta ed invocava aiuto. Giunti sul posto, i militari hanno trovato un uomo di origini marocchine e una donna italiana, residente a Deruta, in lacrime ed in evidente stato di agitazione. Una volta tranquillizzata, la donna ha raccontato di aver avuto con lo straniero fermato una relazione sentimentale, poi interrotta alcuni mesi fa. Giovedì sera notte, l’uomo, con il pretesto di volerle restituire un telefono cellulare che le aveva portato via in precedenza, aveva chiesto di incontrarla a Deruta, nei pressi di un bar di via Tiberina. Qui l’uomo – secondo il racconto della ragazza – con violenza, l’aveva immobilizzava tentando di abusarne sessualmente, senza riuscirci perche’ alcuni passanti – attirati dagli urli della donna – si erano avvicinati. I carabinieri hanno poi appurato che l’uomo gia’ alcuni giorni addietro aveva tentato con violenza di costringere la donna a subire un rapporto sessuale.
Un 34enne romeno, Marin Pandele, è stato arrestato dalla polizia di Reggio Calabria per sequestro e tentata violenza sessuale. Agli agenti, chiamati da un amico della vittima, la donna, una 27enne romena, ha raccontato che Pandele, dopo averla attirata nella sua abitazione, l'ha minacciata con un fucile per costringerla ad una prestazione sessuale. Al rifiuto di lei, l'ha chiusa in casa a chiave: la donna è stata liberata dalla polizia.
LE URLA E LA FUGA – Sam si trova in casa al pc, è sola, i figli a letto. Improvvisamente si accorge della presenza di uno sconosciuto tra le mura domestiche. Dopo essere stato invitato ad abbandonare la casa ed essere stato accompagnato alla porta, l’ospite sgradito colpisce in faccia la giovane donna, trascinandola poi in salotto e provando a violentarla. “Mi sentivo impotente. Era veramente forte e non riuscivo a muovermi”, racconta oggi Sam. “Non c’era niente che potessi fare”, spiega ancora la vittima dell’aggressione. Sarebbero state solo le urla inaspettate del piccolo Jamie a mettere in fuga l’orco. “Chiamava ‘mamma’ – ha ricostruito Sam -. Gli ordinai di andare a letto. Gli dicevo che era tutto ok, non volevo che venisse al piano di sotto e mi trovasse in quel modo”.
LA PAURA DELL’ORCO – Jamie non ascoltò però il consiglio della mammma. Continuò ad urlare. Il violentatore andò subito via.
(ANSA) - ROMA, 3 SET - Un cittadino della Gran Bretagna di 33 anni e' stato denunciato per violenza sessuale a Roma dopo aver tentato di abusare di una giovane canadese di 24 anni con la scusa di guardare insieme una partita di calcio in tv. L'uomo, dopo averla conosciuta ieri sera, ha invitato la ragazza nel suo appartamento per assistere al match. Qui avrebbe tentato di abusare di lei ma la donna e' riuscita a divincolarsi e una volta in strada ha chiamato la polizia. Sulla vicenda indaga la Squadra Mobile.
PALERMO - Avrebbero violentato due ragazze, una siciliana e una tedesca, la notte tra sabato e domenica, sulla spiaggia di Mondello, la località balneare di Palermo. LA DIFESA: «RAPPORTO CONSENSUALE» - I due si sono difesi, come scrive il Giornale di Sicilia, sostenendo che i rapporti sessuali sono stati consensuali. Ma la loro versione contrasta con le visite mediche, effettuata al Policlinico, che ha confermato che le due giovani avevano avuto rapporti tutt'altro che volontari. Circostanza confermata anche dal fatto che le vittime avevano la biancheria intima strappata. E poi i due presunti violentatori sono fuggiti dopo il rapporto sessuale. Un fatto che confermerebbe le accuse.
avevano infatti gli slip strappati, e dopo due giorni avrebbero espulso i profilattici.
Schio, nessuno stupro: la ragazza
era consenziente. Tutti archiviati IL CASO. Quattro ragazzi erano accusati di violenza sessuale di gruppo. Il giudice ha accolto le richieste della procura: «La giovane sporse denuncia solo perché venne scoperta da suo padre» 07/09/2012 Schio. La ragazza era consenziente, pertanto non ci fu alcuno stupro. È la conclusione alla quale è giunto il giudice Massimo Gerace, che ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Antonella Toniolo. È prevalsa la linea difensiva dei quattro giovani indagati e del loro legale, l'avv. Chiara Bellini. Quei rapporti sessuali in successione avvennero, ma la ragazza ne fu protagonista, non vittima. Sono usciti a testa alta dall'inchiesta Sladan Petrovic, 22 anni, di Schio, Jusuf Isovski, 21 anni, Aleksandar Stamenkovic, 22 anni, e Milos Vojinovic, 21 anni, detto Vuki, tutti residenti nell'Alto Vicentino. Erano accusati di violenza sessuale di gruppo. Secondo quanto la giovane, che aveva 18 anni, denunciò ai carabinieri di Schio, il fattaccio era avvenuto nel corso di una festa privata in cui tutti avevano bevuto parecchio. Lei compresa. Si appartò - disse - con il suo fidanzato che dopo aver fatto l'amore con lei la tenne ferma e la diede in pasto a 5 amici. Dai militari del luogotenente Asciolla si era presentata alcuni mesi dopo, quando suo padre vide una foto di quella serata. Il giudice ha respinto l'opposizione all'archiviazione presentata dai legali della ragazza, in primo luogo perchè non offrono alcuno spunto per proseguire le indagini, e in secondo perchè gli elementi raccolti finora vanno in un'unica direzione: che la ragazza fosse d'accordo nell'avere plurimi rapporti, fra l'altro non con tutti e sei, visto che qualcuno assistette senza partecipare all'orgia. In particolare, il giudice ricorda come la sorella della presunta vittima, presente alla festa, abbia spiegato di aver aperto la porta della camera attirata dai rumori; la diciottenne, «lungi dal chiederle aiuto, l'aveva intimata ad uscire». Non solo: le foto spuntate tempo dopo, e viste dal padre della giovane, «nella loro oggettiva evidenza, lungi dal mostrare un'immagine di dissenso della ragazza, rendono esplicita in base al senso comune un'attitudine che evoca piena partecipazione all'atto fisico che la ragazza stava intrattenendo». Tutti archiviati. D.N.
Confermano di avere avuto i rapporti sessuali, ma “escludono categoricamente” che si sia trattato di uno stupro. Odiano “ogni tipo di violenza e soprattutto quella sulle donne”. Uno dei due racconta che “le ragazze acconsentivano alle avances. Una addirittura, propose di andare subito in albergo e io dissi che l'albergo era superfluo perché si poteva andare a Mondello in spiaggia”. Le ragazze erano smaliziate, furono loro a prendere l'iniziativa. Aggiunge poi, un particolare, “ci chiesero 50 euro e a questa richiesta reagii dicendo che non avrei pagato nulla invitando il mio amico Mangano ad andar via”. Il Gip, a questo punto chiede perché decisero di abbandonare le due donne, a piedi e nel buio di Mondello, a quell'ora della notte. La risposta è secca: “La mia reazione è quella di un uomo offeso dalla richiesta di denaro da una donna la cui volontà era quella di avere un rapporto sessuale assolutamente libero e consapevole. Sono disposto a qualsivoglia tipo di confronto per dimostrare la verità dei fatti che ho raccontato”.
Una richiesta formalmente avanzata dai difensori degli indagati, gli avvocati Rocco Chinnici e Giacomo Greco. Il confronto ci sarà ed avverrà presto nel coso di un incidente probatorio. Intanto gli indagati sono finiti in carcere. Nei loro confronti, c'è scritto nella misura cautelare, “risultano acquisiti gravi, univoci, concordanti e plurimi indizi di responsabilità nei confronti degli indagati. L'aver lasciato precipitosamente i luoghi della violenza è la prova logica più evidente della consapevolezza del fatto delittuoso che si era consumato ai danni delle giovani donne (il racconto delle quali, comunque, meriterebbe qualche approfondimento)”.
LA DINAMICA - Anna cammina verso via Palestro e, forse per chiarire meglio il perché della litigata con il fidanzato, lo richiama. Parla con il telefonino inchiodato all’orecchio e cammina con passo lento. Fino in via Marina, dove l’incubo prende corpo. «Forse mi avevano seguita – dirà alla polizia – e in quattro mi hanno bloccato. Tre mi tenevano ferma, tappandomi la bocca e l’altro mi ha costretta ad un rapporto completo». Non ha la forza per opporre resistenza. Piange. Respira a fatica. Raccoglie le residue energie e rincasa. Non dice niente fino al giorno dopo. Quando prende di nuovo in mano il cellulare e racconta tutto al suo fidanzato. Lui cerca di convincerla a denunciare l’accaduto, ma lei non vuole. Allora il giovane avverte la sorella di Anna. E’ solo a questo punto che la vittima, insieme con la sorella e il papà, va al Fatebenefratelli per farsi visitare. Scatta la denuncia e un ulteriore controllo alla clinica Mangiagalli, al centro soccorso violenze sessuali. Qui, forse perché trascorso un giorno interno, i medici non le riscontrano segni evidenti di violenza né di rapporti sessuali. Non solo: i vestiti che Anna indossava «li ho lavati» e le mutandine «gettate in un cestino». Ma i poliziotti non le hanno trovate.
la 42enne incontral’ex fidanzato in compagnia di un altro connazionale. I due stranieri chiedono di essere ospitati per una notte. La vittima si fida. Arrivati a casa, l’amico di Y.S. si addormenta sul divano, mentre il 27enne comincia a corteggiare l’ex fidanzata. Le galanterie sfociano presto in volgari avances. La padrona di casa si chiude in camera da letto e, spaventata, chiama il «112» chiedendo aiuto. Il romeno avrebbe a quel punto forzato la porta ed abusato della 42enne.
...
è stato bloccato dai carabinieri mentre alle sei del mattino si stava allontanando dall’abitazione. Y.S. è stato trattenuto in caserma fino a quando i medici del pronto soccorso di Manerbio non hanno stilato il certificato medico che diagnosticava lievi ferite e contusioni «compatibili con un rapporto sessuale coatto». Ma la vicenda presenta ancora molti lati oscuri su cui dovrà fare piena luce la magistratura. Il romeno intanto resterà in carcere con un’accusa pesantissima: violenza sessuale.
è stata condannata a 2 anni per aver dichiarato il falso e ostacolato il corso della giustizia, ma come al solito hanno volutamente omesso la denuncia per calunnia...
Qualcuno sa quanto hanno rischiato i tre ragazzi?
Dobbiamo lottare affinché, almeno in Italia, contro le falsabusiste si proceda d'ufficio, e affinché la pena prevista per una calunniatrice sia di entità doppia a quella prevista per il reato millantato.
...Ma c'è qualcosa che non quadra in tutta la storia.
La violenza sessuale è lei che la stabilisce, lei decide se c'è stata o no, non lo decidono gli altri, nemmeno il giudice. E' lei che decide se quegli uomini le hanno usato violenza oppure no.
Questo caso tanto strombazzato potrebbe essere nient'altro che fumo negli occhi. Un modo per far vedere che le violenze vere vengono riconosciute da quelle false, mentre invece non è così.
Qui mancano gli elementi per poter valutare correttamente, (evidentemente c'è un "dettaglio" che ci sfugge) cmq una cosa è certa: se davvero gli inquirenti riconoscono le violenze vere da quelle false, allora tutte (o quasi) quelle date per vere, sono vere. Io sapevo che non si può far sesso con una donna che ha bevuto due bicchieri di troppo, altrimenti è violenza sessuale. Ci stanno prendendo per il culo.
Anche qui, vi chiederei cortesemente di spiegarmi dove sbaglio (altrettanto cortesemente, se possibile). Mi fa piacere migliorarmi.
Però fare sesso con un uomo ubriaco non mi risulta sia stupro, o sbaglio?
Certo, se è ubriaco fradicio nemmeno gli si alza. Ma è un caso abbastanza estremo.
Però fare sesso con un uomo ubriaco non mi risulta sia stupro, o sbaglio?
Certo, se è ubriaco fradicio nemmeno gli si alza. Ma è un caso abbastanza estremo.
E' di qualche annetto fa la notizia (non so se vera o una bufala) di una ragazza che fece sesso orale con un ragazzo ubriaco fradicio e fu condannata ... a sei mesi.
...Ma c'è qualcosa che non quadra in tutta la storia.Io non ho mai creduto che il reato di stupro si possa basare su ciò che decide lei, altrimenti non comprendo il senso del topic dove si collezionano fatti di cronaca che riguardano appunto casi di presunto stupro e si stabilisce che sono falsi, non da una analisi oggettiva, o da una verità giudiziaria ma a sensazione degli utenti.
La violenza sessuale è lei che la stabilisce, lei decide se c'è stata o no, non lo decidono gli altri, nemmeno il giudice. E' lei che decide se quegli uomini le hanno usato violenza oppure no.
Questo caso tanto strombazzato potrebbe essere nient'altro che fumo negli occhi. Un modo per far vedere che le violenze vere vengono riconosciute da quelle false, mentre invece non è così.
Qui mancano gli elementi per poter valutare correttamente, (evidentemente c'è un "dettaglio" che ci sfugge) cmq una cosa è certa: se davvero gli inquirenti riconoscono le violenze vere da quelle false, allora tutte (o quasi) quelle date per vere, sono vere. Io sapevo che non si può far sesso con una donna che ha bevuto due bicchieri di troppo, altrimenti è violenza sessuale. Ci stanno prendendo per il culo.
Anche qui, vi chiederei cortesemente di spiegarmi dove sbaglio (altrettanto cortesemente, se possibile). Mi fa piacere migliorarmi.
Io non ho mai creduto che il reato di stupro si possa basare su ciò che decide lei, altrimenti non comprendo il senso del topic dove si collezionano fatti di cronaca che riguardano appunto casi di presunto stupro e si stabilisce che sono falsi...Non seguo quel topic perchè non ho molto tempo e non riesco a seguire tutto, ma quello di cui parli è la famosa questione dell'inversione dell'onere della prova, che non è precisata sulla carta, però si permette che diventi possibile. La magistratura o chi per essa ha preso questo indirizzo perchè, datosi che i rapporti sessuali di solito avvengono solo tra due persone, al chiuso e senza testiomini, e datosi che facilmente non lasciano segni evidenti, hanno pensato che se si cercano prove oggettive, il violentatore la può fare franca molto spesso. E, visto l'andazzo dei rapporti tra i sessi, vista l'immigrazione etcetera, si deve tamponare una probabile "falla sociale".
Certo, se è ubriaco fradicio nemmeno gli si alza. Ma è un caso abbastanza estremo.
Da questo è nata l'aberrazione dell'inversione, di fatto, dell'onere della prova. Questa cosa peraltro l'abbiamo ripetuta infinite volte; abbi pazienza Giulia e non ti inkazzare, ma certamente l'hai già letta. :)
I casi stabiliti come falsi sono quelli in cui, appunto, gli accusati hanno portato prove difficilmente contestabili a loro discarico.
Nella notizia in oggetto, se è vera, per me è impossibile che lei ad esempio fosse ubricaca (condanna sicura) oppure che non vi fossero prove incontrovertibili a favore degli imputati. Ergo la notizia è quasi sicuramente incompleta e/o mal riportata, molto probabilmente è tendenziosa, come a dire "...vedete: se siete innocenti non vi condanniamo, e tutti quelli condannati sono colpevoli", ovviamente una enorme bugia.Ma voglio dire se si dimostra che non vi è stato stupro, se non coincide nulla da farlo intendere come stupro...che devono fare?
Inghilterra scandalosa
Prima l'orgia con tre uomini poi si pente e li denuncia per stupro
Rosie Dodd, ragazza 23enne inglese, è stata condannata per aver ostacolato la giustizia
Dopo la denuncia, il trio è stato arrestato trascorrendo quasi 50 ore in custodia cautelare al comando di polizia ma, dopo un'ulteriore indagine, gli agenti l'hanno smascherata convincendola a confessare
Prima li denuncia per stupro poi si scopre che la violenza in realtà era una vera e propria orgia. La protagonista di questa vicenda è Rosie Dodd, 20enne di Nottingham; la ragazza aveva raccontato alla polizia che 3 uomini, rispettivamente di 21, 23 e 25 anni, l'avevano aggredita in una casa di Clifton, nel Nottinghamshire, nelle prime ore del mattino di un sabato di giugno. Il trio è stato arrestato trascorrendo quasi 50 ore in custodia cautelare al comando di polizia prima di essere stati rilasciati su cauzione. Purtroppo, dietro a quella denuncia si nascondeva soltanto un gran senso di colpa per aver fatto sesso con tre uomini diversi. Adesso la sua bugia le è costata cara e Rosy è stata condannata a 2 anni di carcere per aver ostacolato il corretto svolgimento della giustizia.
Il sospetto - Dopo aver effettuato ulteriori indagini, la polizia si è insospettita spingendo la Dodd verso la confessione e la detective Gina Farrell, che si è occupata del caso, ha dichiarato: “Prendiamo ogni segnalazione di stupro e aggressione sessuale molto sul serio, proprio come abbiamo fatto in questo caso. Ma era evidente che ci fossero delle incongruenze nel racconto della ragazza. La ragazza non ha mai mostrato un briciolo di rimorso per quello che ha fatto passare al trio ingiustamente accusato di violenza sessuale”
http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/1079843/Prima-l-orgia-con-tre-uomini--poi-si-pente-e-li-denuncia-per-stupro.html
Davvero non si è più ragazzi dopo i 25?
21,23, 25... dunque, due ragazzi e un uomo.
Una recente legge del governo inglese (Blair, mi pare, ma potrei sbagliare) ha stabilito che fare sesso con una donna ubriaca è strupro. Si cerchi in rete, la cosa fu discussa sul forum.
(http://livesicilia.it/wp-content/uploads/2012/09/mondellostupro-624x300.jpg) (http://livesicilia.it/2012/09/26/lo-stupro-di-mondello-liberi-i-due-indagati/) PALERMO- Liberi. Venticinque giorni dopo essere finiti all'Ucciardone. L'ordinanza di custodia cautelare è stata annullata. Alle 16 si sono riaperte le porte della cella per Maurizio Mortillaro, magazziniere di 32 anni, e Antonino Mangano, salumiere di 35. Su di loro continua a pendere l'accusa di avere violentato due ventenni sulla spiaggia di Mondello. Preferiscono non parlare. È la fine di un incubo si limitano a dire. Da oggi si difenderanno da uomini liberi.
...
entrambi impiegato (sic) al Centro Olimpo e raggiunti da un preavviso di licenziamento mentre erano detenuti
si incontrano per caso verso le 16,30 in via Veneto. Lui, racconta la studentessa, la invita a bere qualcosa. Lei accetta. Il pomeriggio lo trascorrono insieme alzando molto il gomito nei locali della strada celebre in tutto il mondo. Quindi la cena in un ristorante, dove scorre altro alcol. Alle 23 i due raggiungono Campo de' Fiori e qui, in una traversa, Vitalone aggredisce la studentessa, la violenta e si allontana, lasciandola lì da sola. La vittima torna a casa in uno stato pietoso. È talmente ubriaca che non ricorda bene la sequenza dell'agghiacciante film di cui è appena stata protagonista suo malgrado. I genitori la convincono a sporgere denuncia al commissariato Trevi-Campomarzio.
una donna di 50 anni, straniera, che lavora ad Isernia. Secondo il suo racconto sarebbe stata avvicinata nelle vie del centro cittadino da due giovani di circa trent'anni, entrambi italiani, che le avrebbero fatto delle pesanti avances. Al suo rifiuto di andare con loro, i due avrebbero reagito trascinandola con la forza nella loro auto in una strada poco trafficata e l'avrebbero portata in campagna, alla periferia della città, dove l'avrebbero violentata nonostante i suoi tentativi di difendersi
Ho il desiderio che una persona che approfitta di situazioni di soggezione psicologica non possa farlo più
Mi abbassò i pantaloni della tuta nera, si sbottonò la cerniera dei pantaloni e senza nemmeno abbassarli mi penetrò. Non sarei riuscita neanche a farlo smettere, era più forte di me ed io mi sentivo debole e floscia. Poco prima di finire l’atto arretrò e il suo liquido seminale finì sul pavimento. Velocemente tirò su la cerniera dei pantaloni e uscì dalla cella, ma prima di andare via si accertò che io pulissi per terra ciò che aveva lasciato...
Ma il calvario dura un mese: circa venti abusi. Quella volta ... mi accarezzò sessualmente e mi chiese di praticargli un rapporto orale ...
I fatti risalgono a due anni fa, quando la donna, poco più che trentenne, denunciò il suo datore di lavoro per una lunga serie di episodi di violenza che sarebbero avvenuti tra il 2009 e il 2010. L'uomo, Osvaldo Manunza, 74 anni, ammise di aver avuto rapporti con la sua collaboratrice domestica, ma respinse l'accusa di violenza sostenendo che lei era sempre stata consenziente. L'inchiesta si concluse con la richiesta di rinvio a giudizio e solo oggi, nel corso del processo celebrato col rito abbreviato, l'anziano è riuscito a dimostrare la propria innocenza grazie anche a tabulati telefonici e altri documenti che in qualche modo confermavano la tesi difensiva. Il giudice, accogliendo la richiesta dell'avvocato difensore Marcello Sequi, lo ha assolto perché il fatto non sussiste.
Un ragazzo viene prelevato in casa dai carabinieri, sente scattare le manette intorno ai polsi, finisce chiuso nella cella di un carcere a diciannove anni. Poi, dopo dieci giorni dietro alle sbarre, resta confinato agli arresti domiciliari per 14 mesi. Fino al giorno della sentenza: assolto perché il fatto non sussiste.
E' una vicenda giudiziaria che coinvolge giovanissimi parmensi, appena maggiorenni o minorenni, quella che si è conclusa nel tardo pomeriggio di venerdì scorso. Dopo un'intera giornata di udienza, il collegio di giudici presieduto da Pasquale Pantalone ha emesso una sentenza di non colpevolezza nei confronti di un 19enne fidentino accusato di violenza sessuale su minore. L'imputato quello stesso giorno ha portato in aula la sua testimonianza, raccontando la sua versione di quello che sarebbe accaduto nella piscina di via Toti a Fidenza all'inizio di luglio 2011. Alla fine dello stesso mese, in seguito alla denuncia dei genitori della quindicenne coinvolta e a un'attività di indagine, il giovane è stato arrestato. Venerdì scorso, contestualmente all'assoluzione, è stato rimesso in libertà.
...
L'avvocato difensore Carlo Ambrosini, del foro di Brescia, esprime soddisfazione per l'esito del processo: "Il collegio giudicante ha accolto le tesi difensive, evidenziando le contraddizioni emerse dalle dichiarazioni della ragazza in sede di denuncia e di incidente probatorio. Inoltre abbiamo evidenziato come precise consulenze mediche e psicologiche avessero già escluso in fase di indagini preliminari la gravità indiziaria, come poi riconosciuto all'esito del dibattimento. Il mio assistito, incensurato, si è fatto quattordici mesi di custodia cautelare a diciotto anni. Chi ripagherà ora per la libertà tolta a un ragazzo innocente?"
#43 falso lo stupro di Fidenza, assolto 19enne dopo 14 mesi
http://parma.repubblica.it/cronaca/2012/10/09/news/accusato_di_stupro_di_una_15enne_assolto_dopo_un_anno_agli_arresti-44177980/
Chi paga ?
la calunniatrice farà un pò di carcere ?
Mmh :hmm: evidentemente deve esserci un 'eccezione,in questi casi,onde evitare discriminazioni ingiuste verso la donna...:D
Nel codice penale, però ,non la trovo...
LA SENTENZA Stuprò squillo: condannato Marocchino violentò una cameriera, prostituta part-time: sei anni di carcere (http://www.prealpina.it/all/img/upl/thumbnail/generated/__s1__visco.m__2012__10__31__cameriera.jpg_W300.jpg) Gallarate - ... Issam El Jyad, trentenne marocchino che l’anno scorso fece vivere attimi di terrore a una giovane rumena, cameriera e squillo, per "arrotondare". Sei anni di reclusione per violenza sessuale. ...
primavera del 2011: la ragazza si era trasferita nel caseggiato bazzicato anche dal maghrebino e una notte venne risvegliata dai colpi fragorosi che l’uomo sferrava alla sua porta. Dopo essersi introdotto con forza all’interno dell’abitazione, l’aveva costretta a un approccio sessuale, spingendola sul letto e spogliandola, infilandole le mani ovunque e cercando più volte di penetrarla, senza però riuscirci. Terrorizzata da quell’episodio e da una serie di assalti successivi, la giovane decise di scappare dai suoi parenti in Romania per poi tornare un paio di mesi più tardi, quando pensava che il peggio fosse passato. Ma in sua assenza, il maghrebino aveva sfondato la porta e si era piazzato nel suo alloggio a vivere. Partì la denuncia, anche perché Issam nel frattempo aveva ripreso a "stalkizzarla" con telefonate insistenti, appostamenti, agguati e danneggiamenti di varia natura. La rumena sporse denuncia, del caso si occuparono i carabinieri della Compagnia di Gallarate coordinati dal pubblico ministero Francesca Parola.
Il gip però respinse la richiesta di misura cautelare in carcere chiesta dal pm, rendendo così ancor più difficile alla ventiduenne tutelarsi dagli assalti del marocchino. Il magistrato, determinato ad andare a fondo della questione, aveva però impugnato il rigetto davanti al tribunale del riesame, che le dette ragione. A marzo dell’anno successivo, quindi otto mesi fa, l’uomo venne portato dietro le sbarre con le accuse di stupro, violazione di domicilio, danneggiamento aggravato e stalking. E per la rumena fu l’inizio di una nuova esistenza, coronata dalla sentenza di mercoledì 31 ottobre.
Durante le precedenti udienze erano stati ascoltati, oltre alle amiche della giovane, anche cinque testimoni chiamati dalla difesa. Questi ultimi avevano racconto che quella notte al bar, prima che si consumasse la violenza, la giovane girava nel locale mezza svestita, dichiarando apertamente di essere disponibile ad approcci sessuali.
Su questi cinque testi ora pende la richiesta, avanzata dalla Salvi, di incriminazione per falsa testimonianza.
questo qui non aveva un buon avvocato
http://www.prealpina.it/notizie/gallarate-malpensa/2012/11/1/stupro-squillo-condannato/2345636/55/
se le statistiche sugli stupri comprendono questi casi, che statistiche volete che siano?
se il gip arriva a negare gli arresti domiciliari
se lui va ad abitare da lei
se lei prima va in Romania per due mesi, poi torna, ricorda e denuncia
:hmm:
sperava che in due messi gli è passato.
Dici che doveva denunciarlo subito?
scusa lucia, se una subisce uno stupro cosa deve aspettare per denunciare?
dici che sperava che gli passasse, allora lo sai anche tu che lo stupro non è peggio della morte. giusto?
"cercando più volte di penetrarla, senza però riuscirci."quindi non c'è stato stupro solo tentativo di stupro (e stalking e violazione del domicilio)
Sostiene di essere stata violentata ma il racconto non convince. Prima ha detto di essere stata sequestrata da uno sconosciuto, poi ha ammesso che da quell'uomo romeno ci era andata con le sue gambe. Al gip Piervittorio Farinella, non è restato altro da fare che scarcerarlo, insieme con lo zio e il nipote di 42 e 20 anni - bloccati domenica in un casolare abbandonato delle «Bassette», alle porte di Ravenna, con l'accusa di avere segregato e stuprato una giovane forlivese incinta.
CREMA (CREMONA) – Minacciavano di divulgare il video di quella tremenda notte, quando abusarono di lei e registrarono tutto con la videocamera. La tragedia di una studentessa di 17 anni di Crema, in provincia di Cremona, è finalmente finita, quando ha trovato il coraggio di denunciare i suoi stupratori.
Una scena di violenza sessuale in pieno giorno, davanti agli occhi dei passanti, in via Casilina Vecchia, nei pressi delle Mura Aureliane, tra Piazza Lodi e Piazza di Porta Maggiore. E' accaduto ieri, nel primo pomeriggio, e, a chiamare subito il 113 è stato proprio chi transitava sulla via. Un quadro orribile quello che si è disegnato all'incrocio tra Pigneto, Mandrione e San Giovanni: due uomini, cittadini romeni di 25 e 37 anni, ubriachi e con i pantaloni abbassati, secondo la descrizione dei testimoni, che picchiavano e cercavano di trattenere una donna, una connazionale 40enne.
Lei cercava in tutti i modi di divincolarsi ma invano fino all'arrivo della polizia che ha spinto i due alla fuga. Gli agenti però, che nel frattempo si erano disposti intorno alle mura, sono riusciti a fermarli e ad arrestarli. La giovane donna è stata soccorsa e trasportata al policlinico Umberto I. Gli stessi poliziotti, in un video girato da Marco Petruzzelli di TvReporter, (http://www.romatoday.it/cronaca/stupro-via-casilina-mura-aureliane-video.html) hanno descritto la scena che si sono trovati davanti cogliendo i due in flagranza di reato.
ROMA - Quando Lodovica Rogati, la biondissima protagonista della fiction «Il commissario Manara», è arrivata in questura dicendo di essere stata violentata in un garage dal suo ex fidanzato, nessuno poteva pensare che avesse solo voglia di vendetta. Lo ha scoperto il pm Francesca Passaniti, che nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio dell’attrice per quell’episodio e per altri, ai danni di uomini con i quali aveva avuto relazioni e delle loro nuove compagne.
I fatti cominciano nel 2009, quando Lodovica Rogati si presenta in Questura sconvolta. E spiega agli agenti di essere stata aggredita e violentata dal suo ex fidanzato, Daniele Mariotti, e dal suo amico Emanuele Salvatori, un ex «tronista» di Maria de Filippi. Quest’ultimo, secondo il racconto, l’avrebbe anche minacciata con una pistola.
Tutto accade tra settembre e dicembre 2011. La 16enne è legata sentimentalmente a un coetaneo magrebino che la lascia. A quel punto si fanno avanti due amici di lui che si offrono di aiutarla. «Noi ti corteggiamo, così lui si ingelosisce e torna insieme a te», le propongono. Il prezzo? Un rapporto orale. Lei, da quanto emerso dalle indagini, ci sta. Tutto fila liscio per un breve periodo. Il 18enne e il 17enne le fanno una corte assidua, ottenendo in cambio la prestazione sessuale. Ma da quel primo incontro ne seguono altri tre. Ma questa volta i rapporti sono completi, con entrambi. E non pattuiti.
Gli incontri sessuali avvengono in un giardino pubblico coneglianese che si trova in un luogo isolato. Ma mentre lei fa sesso con uno dei due, l’altro filma il rapporto con telefonino. A quel punto il 18enne e il 17enne, per vantarsi, fanno girare il video tra amici e conoscenti, convinti che nessuno possa riconoscere la 16enne, ripresa di spalle. Ma il filmato capita tra le mani del fratello della ragazza che la riconosce e chiede subito aiuto ai genitori, una coppia di impiegati coneglianesi, che fanno scattare la denuncia. In breve il pm Valeria Sanzari e i suoi collaboratori fanno emergere la verità, contestando ai due stranieri l’accusa di stupro e divulgazione materiale pornografico con minori. Intanto il video sparisce e la seconda accusa sparisce.
MILANO - Non solo dice di non ricordarsi nulla di quella terribile notte. Ma non vuole denunciare nessuno. E, senza la denuncia della parte lesa, i carabinieri non possono procedere nei confronti del presunto violentatore. Lei, 19 anni, sabato notte era stata trovata da un'amica per terra, svenuta, nel bagno dei maschi della discoteca Borgo Karma al Corvetto (http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/13_gennaio_14/violenza-discoteca-ragazza-stupro-2113541955871.shtml), dove erano andati in gruppo a festeggiare un compleanno di uno di loro. Tanti balli. Ma anche tantissimo alcol: la ragazza, che ha bevuto a dismisura, si è appartata poi con l'amichetto, anche lui su di giri. Li hanno visti andare verso i bagni. Poi, forse a causa dell'alcol, la giovane è crollata a terra. E quando è stata trovata era seminuda. Ma il ragazzo interrogato ha ricordato di aver flirtato. E lei non ha denunciato nessuno.
RAVENNA - Le violenze sessuali, le botte a lei e ai figli di pochi anni, i palpeggiamenti a uno dei bimbi, gli insulti, le minacce di morte e il regime di terrore instaurato per anni in famiglia: s’è inventata tutto. E’ quanto la donna ha in buona sostanza ripetuto per più di un’ora ieri davanti al pm.
Scicli, 16 gennaio 2013 – Aveva inventato tutto, la ragazza diciannovenne sciclitana, che nella serata di ieri si era recata presso il Pronto Soccorso dell’ospedale Busacca di Scicli accusando un suo conoscente di violenza sessuale.
ROMA - «Sono pronto a giurare sulla mia vita che mio fratello è innocente». A Domenica Live parlano il fratello e la moglie del 32enne kosovaro Vilson Ramaj, l'uomo accusato di aver stuprato una ragazza a Bergamo. Il fratello riporta la versione che gli è stata riferita dall'uomo ora sotto accusa: «Stava andando al lavoro e ha visto una ragazza appoggiata alla sua auto; le ha chiesto di spostarsi e hanno avuto da dire».
Ben altro, quello che emerge dagli atti dell'avvocato difensore: l'uomo avrebbe palpeggiato la parte superiore del corpo della ragazza, senza che si consumasse un atto carnale. In effetti, anche la dichiarazione della vittima, riportata parzialmente in trasmissione, lascia alcuni dubbi. La ragazza sostiene di essere stata avvicinata da un uomo a piedi che l'avrebbe afferrata con forza per un braccio per farla salire in auto e ha iniziato a "strusciarsi con la parte anteriore del corpo". Ma la stessa vittima dichiara, nella denuncia: «Non sono sicura che vi sia stata una congiunzione carnale completa, perché ha perso i sensi».
E anche il referto medico afferma che non si riscontrano i segni di una violenza sessuale completa. In studio, anche la moglie di Ramaj, madre di alcuni bambini. La donna, che non parla l'italiano, appare disorientata e incredula che il marito abbia potuto compiere un atto tanto atroce
PAVIA. «La visita non ha mostrato traumi evidenti, ma la violenza non si può escludere». Una deposizione all’insegna dell’equilibrio, quella del medico in aula, ieri mattina, che non promette, però, di sciogliere i dubbi sulla vicenda che vede a processo, per violenza sessuale, sequestro di persona ed estorsione Namal Thimathi, un commerciante di 40 anni originario dello Sri Lanka ma che da anni vive a Pavia. L’uomo è accusato di avere abusato di una giovane connazionale, di 30 anni, che si era rivolta a lui per ottenere ospitalità e un lavoro a Pavia.
Tentato stupro ai danni di una donna sul treno Brescia-Cremona. E' successo ieri mattina, poco prima di mezzogiorno. Vittima una trentenne bresciana che, nel tratto tra Verolanuova e Olmeneta, è stata avvicinata da un 40enne che ha subito incominciato a farle i complimenti. Vista l'insistenza, la donna ha deciso di cambiare vagone, ma l'uomo l'ha seguita approffittando che il treno fosse vuoto.
Poi, stando al racconto della donna, ha iniziato a schiacciarla contro il finestrino, allungando le mani e baciandola sul volto. La vittima, a quel punto, ha reagito con forza, riuscendo fortunatamente a divincolarsi e a dare l'allarme. Il treno si è fermato a Olmeneta: l'uomo è sceso al volo, facendo rapidamente perdere le proprie tracce. Indaga la Squadra mobile di Cremona.
MILANO, DUE CASI DI STUPRO IN POCHE ORE.
VIOLENTATE UNA DONNA E UNA RAGAZZINAGiovedì 07 Febbraio 2013 - 12:20
MILANO - Due casi di violenza sessuale a Milano nel giro di poche ore. Nel primo una donna di 37 anni ha denunciato di essere stata vittima di stupro in casa. L'episodio, su cui la polizia sta ancora compiendo accertamenti, è stato denunciato il giorno dopo grazie a un amico che l'ha spinta a chiamare le forze dell'ordine.
È accaduto martedì notte in via Fleming nella periferia della città. La donna, con problemi di tossico dipendenze, ha detto di essere stata aggredita in casa sua da due sconosciuti cha hanno suonato alla sua porta a cui lei avrebbe aperto. Sul caso indaga la squadra mobile.
STUDENTESSA CANADESE AGGREDITA Nel secondo caso la vittima è una studentessa canadese di 19 anni che ha raccontato di essere stata violentata, la scorsa notte, a Milano, da una persona che la stava riaccompagnando a casa dopo una serata trascorsa in discoteca.
La giovane, che al momento non ha sporto formale denuncia, si è presentata a casa in lacrime e ha raccontato alla sua coinquilina di aver subito la violenza. È stata quest'ultima ad avvertire la polizia e ad accompagnare l'amica alla clinica Mangiagalli per gli accertamenti del caso.
Secondo quanto ricostruito, la studentessa sarebbe uscita da una discoteca in via Alemagna attorno alle 3 e si sarebbe diretta verso casa assieme ad un accompagnatore (che non è stato ancora identificato) in auto. Durante il tragitto il ragazzo avrebbe abusato di lei. Gli investigatori stanno raccogliendo le immagini delle telecamere installate lungo il percorso fatto dai due nel tentativo di avere riscontri sull'accaduto.
Una studentessa canadese di 19 anni ha confidato alla proprio compagna di stanza di essere stata violentata, salvo poi rifiutarsi di formalizzare le denuncia alla polizia.
La vittima è una 37enne, gli aggressori sono due. Nei primi 4 mesi del 2012, nella nostra città, gli stupri sono aumentati del 45,7% rispetto all’anno precedente
E’ successo in via Fleming, zona via Novara.
Secondo quanto ricostruito, la vittima è una donna di 37 anni.
In base alle prime informazioni, la donna avrebbe ricevuto la visita di due uomini che avrebbero suonato al campanello della sua abitazione.
Per motivi ancora da acclarare, la 37enne avrebbe “erroneamente” aperto la porta, permettendo agli sconosciuti di entrare.
Da qui, poco dopo, la violenza e la fuga dei due malviventi.
Sul caso sono aperte le indagini.
Sempre l’altro ieri, a Milano, è stata violentata anche una ragazza di 19 anni. Per i dettagli CLICCA QUI (http://www.cronacamilano.it/cronaca/35575-stupro-milano-scalo-romana-milano-studentessa-violentata-dopo-la-discoteca.html)
Di seguito i dati della Questura di Milano rispetto alla quantità di crimini compiuti, nella nostra città, nel 2012:
- stupri, nei primi 4 mesi del 2012 aumentati rispetto all’anno precedente del 45,7%.
- furti con strappo, 1.971 (164 al mese e 5 al giorno)
- furti in negozio 25.517 (2126 colpi al mese e 70 al giorno).
- rapine in pubblica via, 2.621 (218 rapine al mese e 7 al giorno).
- furti in abitazione, 21.591 (1800 furti al mese e 60 al giorno).
- furti in auto in sosta, 28.165 (2347 al mese e 78 al giorno)
- furti con destrezza, 25.517 (2.126 al mese e 70 al giorno)
- raddoppio della presenza dei rom, con l’istituzione di un tavolo permanente da parte della Prefettura (http://www.cronacamilano.it/cronaca/22962-emergenza-rom-milano-raddoppiati-in-meno-di-un-anno-di-amministrazione-pisapia-prefetto-indice-tavolo-permanente.html)
“Abbiamo spiegato di nuovo – racconta l’avvocato Paolo Angelo Sodani – che secondo noi le due ragazze sono inattendibili. La loro versione dei fatti fa acqua da tutte le parti, tanto che pare che nessuna delle due abbia visto alcuno stupro sull’altra. Cosa che sembra un po’ singolare considerato che i giovani erano tutti insieme in un’auto”.
Ma c’è di più. “Ci sono dei testimoni – continua il legale – che hanno visto le due ragazze abbracciate e in atteggiamenti, diciamo così, “teneri” con i cinque giovani e ora invece li accusano di averle violentate”.
L’aveva vista scendere dall’auto di alcuni amici e incamminarsi verso casa. Una preda facile, nel cuore della notte, lontano da occhi indiscreti. Così, dopo averla pedinata per un po’ a bordo del suo scooter, l’aveva aggredita, stretta forte. Aveva cercato di immobilizzarla mentre le pronunciava frasi oscene, mentre le diceva che voleva fare sesso con lei. Poi, però, aveva dovuto desistere, per l’arrivo di un passante. Ed era fuggito con la sua borsetta.
Ora, per quell’aggressione vile Daniele Severi, 25enne di Correggio, è stato condannato a 5 anni di reclusione, e al pagamento di un risarcimento di 10mila euro.
Treviso, stupro: arrestato maestro scuola guida L'uomo avrebbe violentato 18 ragazze. È ai domiciliari.
Un istruttore di una scuola guida èstato arrestato dai Carabinieri di Castelfranco Veneto (Treviso) per violenza sessuale nei confronti di 18 giovani trevigiane che partecipano ai corsi per conseguire la patente B. L'uomo, dipendente del Comune di Crespano del Grappa (Treviso), nel tempo libero esercitava la professione di insegnante di guida presso una scuola locale.
LA DENUNCIA DI DUE GIOVANI. Le indagini sono iniziate dopo la denuncia di due giovani che hanno riferito ai carabinieri che quando erano alla guida dell'auto l'istruttore andava oltre il suo ruolo, venendo molestate sessualmente con atti che non lasciavano dubbi di interpretazione. L'Arma ha così svolto una serie di accertamenti che hanno confermato quanto dichiarato nelle denunce, scoprendo che oltre alle due giovani c'erano altre 16 vittime delle violenze sessuale del 48enne, che è stato posto agli arresti domiciliari su disposizione della magistratura trevigiana.
PALERMO - La terza sezione del tribunale di Palermo ha assolto gli agenti della polizia ferroviaria in servizio presso la stazione centrale dall’accusa di stupro. Una lunga vicenda giudiziaria quella che ha coinvolto Gianfranco Giommoni di 56 anni e il collega Nicolò Rufolo di 54 anni.
I due agenti della Polfer vennero accusati di violenza sessuale ai danni di una giovane donna senza fissa dimora di 22 anni. I fatti risalgono al marzo del 2000, quando la vittima denunciò di essere stata fermata per normalissimi controlli mentre si trovava alla stazione centrale di Palermo.
Secondo la tesi sostenuta dall’accusa la ragazza, che nel processo si è costituita parte civile, Giommoni l'avrebbe strattonata prendendola per un braccio. Dopo averle chiuso la bocca con una mano l'avrebbe portata in una delle stanze della casermetta della polizia che si trova all'interno della stazione. In quella stanza Giommoni l'avrebbe palpeggiata prima di violentarla.
Nella stanza sarebbe poi entrato Runfolo che avrebbe cominciato a toccarla, lasciandola poi andare. Un’accusa pensante che in primo e secondo grado valse la condanna, per entrambi, a quattro anni di reclusione, e il rinvio da parte della Corte di Cassazione. Ieri, però, la pronuncia della corte d’appello, ha ribaltato le sorti del processo per i due imputati. accogliendo la tesi della difesa sostenuta dalla avvocato Loredana Lo Cascio. Il collegio, presieduto da Raimondo lo Forti, ha assolto i due agenti della Polfer, nel frattempo andati in pensione, perché il fatto non sussiste.
Stavolta è un caso di giustizia davvero rapida ed efficiente: ad appena 5 mesi dalla violenza sessuale subìta il 12 luglio scorso, una 40 enne brasiliana ha visto ieri la nona sezione penale del Tribunale (presidente Fabio Roia, a latere Elisabetta Canevini e Bruno Giordano) condannare in primo grado due italiani di 51 e di 37 anni a ben 9 anni di carcere. La donna era stata avvicinata all’interno della sala bingo di via Washington dai due uomini, poi aveva seguito a casa di uno di essi, trascorrendovi la notte bevendo e consumando droga.
Alla mattina, però, al momento di andar via, i due uomini invece di riaccompagnare a casa la donna avevano cominciato a chiederle prestazioni sessuali. E, al suo rifiuto, l’avevano aggredita, presa a schiaffi e pugni, minacciata con un coltello alla gola e violentata. Solo verso mezzogiorno la donna, nuda e sotto choc, con il naso rotto, aveva chiamato aiuto nell’androne di una casa di via Giambellino, consentendo di far arrestare quasi subito i suoi violentatori.
Un possibile stupro, consumato drammaticamente sull'asfalto, è andato in scena nella notte tra giovedì e venerdì in una via nei pressi di via Padova (http://www.padovaoggi.it/), zona Cimiano.
Alcuni residenti, infatti, secondo quanto riportato dalla questura, hanno chiamato la polizia poichè, intorno alle 4, vi era una donna a terra e un uomo sopra di lei che sembrava in atti sessuali inequivocabili.
All'arrivo della polizia, l'uomo (un cubano di 57 anni) ha cercato di ricomporsi alla bell'e meglio, mentre la donna - una ragazza anch'ella sudamericana ventenne - è rimasta inerme a terra quasi svestita. Lì vicino c'era un preservativo.
Il 57enne è stato portato in stato di fermo in via Fatebenefratelli: la sua posizione è al vaglio, poichè la presunta vittima si trova ancora in coma etilico. Portata via dal 118, aveva un tasso alcolemico nel sangue altissimo.
Al suo risveglio si potrà capire di più della dinamica dei fatti.
VITERBO – (ale.s)
Il fatto si è verificato nella notte tra sabato e domenica, quando i militari agli ordini del maggiorer Guglielmo Trombetta ricevono una telefonata al centralino della caserma. “Una ragazza ha subito un tentativo di stupro”. In un batter d’occhio gli uomini dell’Arma raggiungono quindi il luogo teatro (a detta dell’interlocutore) della violenza: il parcheggio esterno di una nota discoteca tra Caprarola e Ronciglione.
Giunti sul posto, i carabinieri hanno, sì, trovato una coppia in atteggiamenti intimi dentro un’auto, ma di ragazze stuprate nemmeno l’ombra.
Portata in caserma, infatti, la ragazza ha confermato di essersi appartata volontariamente con il giovane, senza alcuna costrizione.
Nonostante non siano state sporte denunce, i carabinieri di Ronciglione hanno comunque redatto un’informativa, già trasmessa alla Procura di Viterbo.
Ferrara: una spogliarellista dopo la separazione denuncia il marito e un vicino per induzione alla prostituzione e stupro. Il PM chiede l'archiviazione!
Aveva denunciato il marito e il vicino di casa l’uno per sfruttamento della prostituzione e l’altro per averla violentata insieme ad altre persone non identificate. Ma di riscontri, a quella denuncia, ieri in tribunale se ne sono avuti pochi. Davanti al tribunale collegiale di Ferrara si è presentato solo il vicino di casa, assistito dall’avvocato Andrea Zamperlin, mentre il marito, difeso dall’avvocato Michele Chiaromonte, è irreperibile. Lei, ex spogliarellista che lavorava in un night in provincia di Ferrara, si è costituita parte civile. Proprio all’interno di quel night, secondo la donna, all’epoca poco più che ventenne, avvenne lo stupro di gruppo, che sarebbe stato compiuto sotto il benestare del coniuge, per “onorare” dei debiti. I fatti risalgono al periodo 2005-2007. Successivamente la donna venne seguita da una struttura per problemi sanitari. Uscita dalla terapia denunciò il marito in un primo momento anche per abusi e maltrattamenti sulla figlia di 2 anni che hanno in comune. Quell’accusa venne archiviata perché insussistente. Nel 2010 la coppia si separa e parte la denuncia sempre nei confronti del marito e di altre tre persone per violenza sessuale di gruppo. I due presunti complici non vennero mai identificati a causa delle contraddittorie versioni offerte dalla vittima agli inquirenti.
Il pm chiese l’archiviazione anche queste ipotesi di reato, ma il gip scelse di procedere per verificare la fondatezza delle accuse. E così ieri in udienza è stata sentita la donna, che non ha saputo indicare l’albergo dove sostiene di esser stata costretta a prostituirsi. Nemmeno nei registri delle strutture ricercate compare il suo nome. Anche il luogo dove venne stuprata lascia spazio a perplessità, dopo la smentita di una testimone ascoltata ieri dai giudici Marini, Giorgi e Attinà.
“Secondo me questo era un processo che nemmeno si doveva fare – commenta a margine dell’’udienza l’avvocato Zamperlin -; troppi sono i riscontri che mancano alla versione della signora. bene aveva fatto il pm a chiedere l’archiviazione”.
(AGI) - Sanremo, 14 mar. - Era accusato di violenza sessuale per aver abusato di due ragazze, amiche tra loro: il 18 e il 24 giugno del 2012. G.S., 26 anni, di Sanremo, e' stato assolto oggi dal tribunale collegiale (presidente, Edoardo Bracco), perche' il fatto non costituisce reato. Sin dall'inizio, infatti, il giovane aveva confessato di aver avuto un rapporto con le due ragazze, ma aveva anche aggiunto che erano entrambe consenzienti e che non c'era stata alcuna violenza. Il giudice, dopo aver accolto la tesi difensiva illustrata dall'avvocato Luca Ritzu e dallo stesso imputato, che durante l'esame ha affermato la sua innocenza, si e' ritirato in camera di consiglio, decidendo di assolverlo. Il pubblico ministero Antonella Politi aveva chiesto 4 anni. (AGI) Im1/Sep Im1/Sep
Sarà una Pasqua serena per i cinque ragazzi denunciati per lo stupro di due adolescenti. Il tribunale del Riesame di Roma ha respinto l’appello del pm Fabrizio Tucci. Per i cinque ventenni, quattro di Acquapendente e uno di Onano, la procura di Viterbo chiedeva il carcere, con l’accusa di aver violentato a turno due minorenni straniere nel bosco.
Succedeva alle porte di Montefiascone, all’alba del 30 settembre, dopo una serata in discoteca. Le presunte vittime erano una 16enne russa e una 17enne norvegese, entrambe in vacanza-studio in Italia.
Era stato il gip Francesco Rigato a negare gli arresti per primo. Da qui, il ricorso in appello del pm, che aveva girato la richiesta ai giudici romani. Ma anche stavolta, la procura ha incassato un secco no. Segno evidente della fragilità del castello accusatorio, per l’avvocato Angelo Sodani.
“Non poteva andare diversamente – afferma il legale dei ragazzi -. Abbiamo sempre sostenuto l’insussistenza dell’appello della procura. Le nostre convinzioni trovano finalmente conferma nell’ordinanza del Riesame. Siamo certi che le ragazze siano inattendibili. Speriamo che, ora, se ne accorga anche il pubblico ministero. Per noi, oggi, finisce un’agonia durata anche troppo”.
La decisione è arrivata dopo un mese e mezzo di riflessione. Un tempo decisamente lungo, che lasciava presagire una pronuncia favorevole ai ragazzi. Se si fosse trattato di mettere in carcere cinque ventenni, il Riesame avrebbe deciso subito. Ma non è stato necessario.
Dall’udienza dell’8 febbraio, i giudici hanno preso tutto il tempo per studiare le carte. Compresa la corposa memoria di 36 pagine depositata da Sodani, con i risultati delle indagini difensive.
Ieri la notizia del rigetto dell’appello, che premia tanto il lavoro di Sodani, quanto quello del suo predecessore Vincenzo Dionisi. La difesa per ora ha in mano solo il dispositivo. Già oggi chiederà le copie delle motivazioni per capire il perché della decisione.
I cinque amici hanno sempre fatto muro contro le accuse. I loro racconti di quelle tre ore nel bosco con le ragazze conosciute in discoteca, sarebbero stati uniformi fin dall’inizio. Sono le due amiche, dicono i cinque, a chiedere loro un passaggio fino a casa. E quando la macchina si è fermata a metà strada nel boschetto, dalle cinque alle otto del mattino, le ragazze non si sono ribellate.
Loro smentiscono, ma sono meno compatte. Denunciano entrambe la violenza, ma la 17enne insinua il dubbio che l’amica fosse consenziente. Per gli inquirenti il messaggio via Facebook con cui la 16enne racconta lo stupro agli amici, è la prova regina, ottenuta con l’aiuto di una perizia informatica. Ma né il gip né il Riesame l’hanno ritenuta sufficiente.
Se la procura vuole il carcere dovrà andare in Cassazione.
Stupro di Capodanno, condannato a 10 mesi giovane romano La violenza la notte di San Silvestro 2010 al Castello di Roccalvecce 05/04/2013 - 04:00
di Alessia Serangeli
VITERBO – Dieci mesi. Questa la sentenza di condanna emessa ieri mattina dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Viterbo, Francesco Rigato, in accoglimento della richiesta di pena formulata dal pubblico ministero Paola Conti nei confronti di B.G., il 28enne di Roma bene accusato di violenza sessuale su una coetanea e giudicato con rito abbreviato.
L’episodio risale alla notte tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio 2010 e prese cittadinanza sulle cronache di tutta Italia come lo “Stupro di Capodanno”.
Era stato proprio B.G. ad organizzare il veglione per la notte di San Silvestro con i suoi amici (tutti rampolli della Roma bene) al Castello Costaguti di Roccalvecce. Una nottata di gioia ed allegria (nelle intenzioni) in una location di tutto rispetto, con due saloni e venti camere, tra arredi d’epoca e armi antiche alle pareti.
Poi la denuncia di violenza sessuale, arrivata al Commissariato di Flaminio Nuovo. “Ero intontita dall’alcol e ho capito solo confusamente quello che mi stava succedendo... Mi ero addormentata e ad un certo punto della notte qualcuno mi ha portata in una stanza e mi ha violentata... Non riesco a ricordare se era una sola persona o più di una, ero troppo ubriaca... La mattina dopo mi sono resa conto di quello che era successo perché non stavo bene e avevo delle macchie sulla biancheria. Allora ho deciso di venire in ospedale”. Un racconto drammatico quello di Francesca (il nome è di fantasia), anche lei 28enne, su cui la Procura di Viterbo, competente per territorio, aprì un fascicolo, incaricando gli uomini della Squadra mobile di condurre le indagini, all’epoca coordinate dal sostituto Stefano D’Arma.
Ad uno ad uno vennero sentiti tutti i partecipanti della festa, ma dalle testimonianze, in realtà, non si cavò un ragno dal buco. Così come dal referto medico dell’ospedale Sant’Andrea, dove Francesca era stata visitata: la violenza, infatti, non ebbe carattere violento, piuttosto si consumò perché la giovane non era nel pieno delle sue facoltà fisiche e mentali a causa dell’alcol.
A fornire nero su bianco l’identikit dello stupratore furono invece le tracce biologiche, corrispondenti al profilo genetico di B.G.. L’inchiesta, tuttavia, subì una battuta d’arresto perché Francesca non presentò denuncia formale entro i novanta giorni previsti. “Per i reati più gravi, qual è quello di violenza sessuale, c’è tempo 180 giorni”, spiegarono gli organi inquirenti.
La ragazza avrebbe sporto querela proprio allo scadere dei sei mesi, nel mese di giugno. L’inchiesta venne riaperta e B.G. iscritto sul registro degli indagati.
Ieri mattina la lettura del dispositivo del gup Rigato che lo ha condannato a dieci mesi con la condizionale: B.G., incensurato, non sconterà la pena in carcere né ai domiciliari perché inferiore a due anni.
CASTIGLIONE. Rapina, violenza sessuale, minacce, lesioni e violazione di domicilio. Queste le accuse che gli aveva rovesciato addosso l’ex convivente e con cui Michael Adewale Facus, 34enne di origine nigeriana era stato rinviato a giudizio. Accuse decisamente ridimensionate dalla sentenza, pronunciata ieri mattina in tribunale a Mantova, che lo ha condannato per violazione di domicilio, per violenza privata e per minaccia ma non per il tentativo di stupro e per l’utilizzo del coltello. «Le accuse più gravi, quella relativa all’arma e alla tentata violenza, sono cadute - ha commentato con soddisfazione l’avvocato Alessandra Zorzella - ma ora gli atti sono stati rinviati al pubblico ministero: la testimone ha inventato tutto e dovrà rispondere di calunnia». La sentenza: un anno, due mesi e quindici giorni di reclusione. Che il nigeriano non farà: trattandosi della prima condanna, la pena è stata sospesa.
12 aprile 2013
un rodigino di 32 anni che, nel 2010, ebbe una relazione durata tre mesi e mezzo con una collega d’ufficio più giovane (C. Z., 25 anni). La ragazza all’epoca era fidanzata con A. A., un rodigino di 30 anni che, scoperta la relazione tra i due, ha iniziato a perseguitare il rivale. Un accanimento che si è tradotto più volte nel danneggiargli la macchina e le vetrate dell’abitazione, minacce e appostamenti. Tutti episodi (sei) finiti denunciati dal 32enne e da suo padre. La coppia di fidanzati è stata rinviata a giudizio per stalking (il processo è ancora pendente), ma nel frattempo, a gennaio 2011 e dopo le sue denunce, lei lo ha querelato. Secondo la ricostruzione della ragazza, nel dicembre 2009 era stata stuprata dal collega sotto la minaccia di un coltello puntato alla gola. Poi, in più occasioni, nel motel di Canaro usato per i loro incontri d’amore, costretta a consegnargli centinaia di euro, pena la vita dei suoi familiari.
ACCUSE che invece in udienza si sono sgretolate sotto l’evidenza della relazione. Sono stati 1.023 gli sms d’amore inviati dalla donna al collega proprio nel periodo in cui avrebbero dovuto consumarsi gli stupri e le violenze. La relazione poi è stata confermata anche da altre colleghe dell’azienda e il 32enne è finito assolto.
22 Aprile 2013
Un ragazzo di 19 anni e’ stato arrestato dai carabinieri a Locate Triulzi (Milano), per violenza sessuale ai danni di una studentessa di 24 anni conosciuta in discoteca. L’episodio e’ avvenuto alle 4 del 21 aprile scorso nel parcheggio del locale, in via Molise 30, dove la giovane era andata con un’amica. Nel corso della serata e’ rimasta da sola e ha conosciuto il suo aggressore, con il quale ha deciso di andare a fumare una sigaretta nella sua auto: qui, al rifiuto della studentessa, e’ avvenuto lo stupro, poi confermato dai test della clinica Mangiagalli di Milano.
LO STUPRO – Al termine della violenza, consumata in una Citroen con schiaffi, pugni e morsi, il giovane e’ tornato nella discoteca e ha continuato a ballare come se niente fosse, mentre la sua vittima ha chiamato i carabinieri per raccontare quanto accaduto. Poco dopo i militari sono entrati nel locale e, grazie alla descrizione fornita dalla studentessa, hanno individuato il ragazzo, preso sulla pista. La vittima, invece, e’ stata trasportata in ospedale dove i medici le hanno riscontrato ecchimosi, graffi e morsi sul collo guaribili in tre giorni.
(ANSA)
La vicenda - La ragazza ha conosciuto due giovani di origini ghanesi, 27 e 29 anni, e dopo aver trascorso con loro il pomeriggio ha deciso di accettare l'invito a cena nell'appartamento di uno dei due. Ma una volta giunta all'appuntamento la giovane tedesca è stata immobilizzata dal 27enne che ha provato a violentarla. L'altro amico, accortosi di ciò che stava succedendo è intervenuto per bloccare il connazionale e ha messo la ragazza in salvo, portandola fuori dall'appartamento. Un sospiro di sollievo che però è durato ben poco perché il 29enne non aveva alcuna intenzione di salvarla bensì di approfittarne per primo. La ragazza è stata trascinata in strada e lì violentata fino a che lo stupatore non se n'è andata lasciandola in stato di choc, e seminuda, sull'asfalto. La 22enne è riuscita in seguito a raggiungere una cabina telefonica da dove ha chiesto aiuto ai carabinieri del 112. La giovane è stata trasportata in ospedale ma, grazie alle sue indicazioni, le forze dell'ordine sono riuscite a individuare l'appartamento dei due stupratori e ad arrestarli.
Tentativo di stupro a Montesilvano, in via Torrente Piomba.
Una donna di 42 anni, infatti, è stata palpata ed aggredita da uno sconosciuto mentre stava uscendo dall'ascensore per rientare a casa.
L'uomo, visibilmente eccitato, ha tentato di palparla, ma la donna è riuscita a sfuggire spingendolo nell'ascensore ed entrando in casa rapidamente. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. Presenti delle telecamere di sicurezza che potrebbero aiutare gli inquirenti.“
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Perugia, prostituta denuncia carabiniere per stupro: test negativi La giovane, originaria dell'est Europa, ha accusato un militare in servizio. Dai laboratori della scientifica non risulterebbe la violenza sessuale (http://perugia.ogginotizie.it/GUI/file_contenuti/330017_prostitute.jpg) Perugia - I primi esami hanno dato esito negativo ma c'è ancora da attendere. Una prostituta di 22 anni, originaria dell'Est Europa, ha raccontato di essere stata stuprata da un carabiniere.
Tutto ha avuto inizio la notte tra il 12 e il 13 marzo quando la giovane si stava prostituendo lungo la strada Trasimeno Ovest. Proprio lì sarebbe avvenuta la violenza sessuale, secondo quanto afferma la presunta vittima. Il militare, insieme al collega, avrebbe prima chiesto i documenti a un cliente e poi si sarebbe approfittato di lei.
:doh:
perchè una prostituta dovrebbe denunciare di essere stata stuprata?
http://perugia.ogginotizie.it/243269-perugia-prostituta-denuncia-carabiniere-per-stupro-test-negativi/
Premesso che ovviamente il caso in questione è tutto da dimostrare, dove sta scritto che una prostituta non possa essere vittima di stupro?le prostitute fanno le prestazioni che vogliono loro, in cambio prezzi pattuiti col cliente, e solo con chi vogliono(se una determinata pratica sessuale o un determinato cliente non gli piace, o non è disposto a pagare il prezzo stabilito, hanno tutto il diritto di rifiutarsi) ergo mi sembra chiaro che sono molto più esposte ad abusi sessuali, rispetto a un'impiegata o un'insegnante(insomma rispetto a donne che fanno mestieri più tranquilli)
In questo caso probabilmente il carabiniere avrà approfittato della divisa, per scopare senza pagare, e la puttana si sarà vendicata con la denuncia. E se le cose sono andate come penso, ha fatto benissimo a denunciare, i pubblici ufficiali che abusano del loro potere, fanno schifo, e meritano di pagare!
E l'onere della prova dovrebbe sempre spettare all'accusa.Infatti non ho detto che sicuramente ha ragione lei, ma onestamente non trovo giusto nemmeno il giustificare un eventuale stupro o abuso di potere, perché tanto è una puttana. ma che discorso è?
Per quel che sappiamo, potrebbe anche darsi che lei abbia tentato di corrompere il carabiniere per farsi togliere una multa. Che ne sappiamo?
Infatti non ho detto che sicuramente ha ragione lei, ma onestamente non trovo giusto nemmeno il giustificare un eventuale stupro o abuso di potere, perché tanto è una puttana. ma che discorso è?
Come io non trovo giusto che si colpevolizzi il carabiniere soltanto perché è un uomo.Ma io non lo colpevolizzo l'uomo, dico solo che purtroppo l'esperienza insegna che tante persone violente e prepotenti(sia maschi che femmine) si nascondono dietro una divisa(che può essere quella dei carabinieri, della polizia o anche della magistratura), per sfruttare e abusare del potere che ne deriva.
Ma io non lo colpevolizzo l'uomo, dico solo che purtroppo l'esperienza insegna che tante persone violente e prepotenti(sia maschi che femmine) si nascondono dietro una divisa(che può essere quella dei carabinieri, della polizia o anche della magistratura), per sfruttare e abusare del potere che ne deriva.
Perciò la denuncia di questa prostituta, mi sembra molto verosimile(di casi di prostitute abusate dalla polizia, ce ne sono a bizzeffe, questa non sarebbe certo la prima volta!), e aspetterei l'evolversi della vicenda prima di classificarla come falso
Credo già poco alle donne apparentemente serie, figurati quanto posso dar credito ad una che che non si è fatta scrupoli per fare la puttana.
L'80% delle sole accuse di violenza denunciate da ex mogli ai danni dell'ex marito risulta essere falso.Appunto EX MOGLI, mica puttane!
ma se uno scopa con una ubriaca che è consenziente, che garanzie ha dopo?Per tracce si intende LESIONI, quindi a meno che non ci fai sesso in maniera violenta, o non fate pratiche estreme(tipo il FISTING) non ci sono prove. Certo, comunque vista la legislazione odierna, e viste certe tendenze della magistratura, nulla ti garantisce l'assoluzione!
Nel senso, state ad un party bevete entrambi scopate poi dopo si inventa che era "troppo ubriaca" alla fine le tracce ci sono sarebbe una parola contro un'altra
Per tracce si intende LESIONI, quindi a meno che non ci fai sesso in maniera violenta, o non fate pratiche estreme(tipo il FISTING) non ci sono prove. Certo, comunque vista la legislazione odierna, e viste certe tendenze della magistratura, nulla ti garantisce l'assoluzione!beh cmq uno (in teoria) dovrebbe essere anche libero di fare fisting o pratiche BDSM. Per carità io le odio e mi fanno schifo, ma c'è chi le fa e piacciono ad entrambi i sessi. Solo che poi ti svegli e senti le sirene è un po' un "rischio"
Appunto EX MOGLI, mica puttane!
E che differenza fa?Le ex mogli hanno molti interessi(benefici economici, affidamento esclusivo degli eventuali figli, vendetta ecc..ecc...) ad inventare stupri, mentre una puttana non ha nessun interesse a calunniare il singolo cliente, poiché rischierebbe di "sputtanarsi" tutta la clientela(chi ci andrebbe più con una puttana che denuncia i clienti?)
Le ex mogli hanno molti interessi(benefici economici, affidamento esclusivo degli eventuali figli, vendetta ecc..ecc...) ad inventare stupri, mentre una puttana non ha nessun interesse a calunniare il singolo cliente, poiché rischierebbe di "sputtanarsi" tutta la clientela(chi ci andrebbe più con una puttana che denuncia i clienti?)
lol per il post precedente :D :P
ho trovato questo partendo da una ricerca su wikipedia sulla censura lì si nominava...
http://www.calogeromartorana.it/legge_pudore.htm
credo sia da mettere qui anche se è un po' offtopic che ne pensate? ci sono dei punti che si ricollegano qui, tipo lo spettro... leggete ;)
beh cmq uno (in teoria) dovrebbe essere anche libero di fare fisting o pratiche BDSM. Per carità io le odio e mi fanno schifo, ma c'è chi le fa e piacciono ad entrambi i sessi. Solo che poi ti svegli e senti le sirene è un po' un "rischio"
Perugia - Ha ammesso di aver picchiato la fidanzata durante un litigio, ma non di averla stuprata. E' la versione sostenuta davanti al gip dal congolese arrestato per violenza sessuale nei confronti di una ventenne e difeso dall’avvocato Francesco Areni. L’episodio, su cui indagano i carabinieri chiamati dalla vittima mentre era con lo straniero in un appartamento di via Eugubina, è avvenuto nella notte tra sabato e domenica. Secondo alcune indiscrezioni, il congolese di 22 anni, durante l'interrogatorio di garanzia, avrebbe raccontato di aver agito per gelosia al rientro a casa, dopo una notte passata in discoteca.
(AGI) - Perugia, 24 mag. - Resta in carcere il 27enne rumeno accusato di aver violentato una 29enne moldava, domenica sera a Perugia. Lo ha deciso il gip Luca Semeraro. Il 27enne, un amico del fidanzato della vittima, oggi davanti al giudice ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con lei ma ha negato lo stupro. L'uomo, denunciato dalla ragazza e ricercato, si e' consegnato spontaneamente ai carabinieri mercoledi' pomeriggio presentandosi in caserma con il suo avvocato. (AGI) Pg1/Sep
:hmm:
ma secondo voi, questa storia sta in piedi? :wacko:
per me è falso come la Boldrini ;)
http://www.giornalettismo.com/archives/896129/la-studentessa-stuprata-a-milano/
(AGI) - Bergamo, 6 giu. - Una tredicenne colombiana si e' rivolta alla polizia dicendo di essere stata sequestrata e violentata da uno (s)conosciuto. La ragazzina ha raccontato di essere stata aggredita in via San Lazzaro, nel centro di Bergamo, da un uomo mascherato che l'avrebbe costretta a salire sulla sua auto. Poi, arrivati a una destinazione ignota, l'avrebbe picchiata e stuprata, quindi si sarebbe addormentato e lei sarebbe riuscita a scappare e tornare nel centro cittadino, dove ha chiesto aiuto ai passanti. Le visite mediche hanno escluso lo stupro (anche se possono esserci state molestie) e la tredicenne aveva comunque graffi sulle braccia e i jeans strappati. Accertamenti in corso da parte della polizia.
PORTO SANT'ELPIDIO - Studentessa universitaria denuncia lo stupro in spiaggia all'uscita della discoteca. E' successo a Porto Sant'Elpidio. Ma il violentatore avrebbe le ore contate: lo stupro è stato filmato in diretta da almeno una telecamera di sicurezza e gli investigatori avrebbero già identificato il responsabile, attualmente ricercato. La studentessa, una spagnola di 21 anni, arrivata in Italia, all'Università di Macerata, con il progetto di scambi internazionali Erasmus, ha denunciato ai carabinieri di Porto Sant'Elpidio di essere stata violentata lungo la spiaggia della cittadina balneare da un ragazzo sudamericano conosciuto poche ore prima durante una festa in uno chalet-discoteca.
Lo stupro sarebbe avvenuto attorno alle 3 della scorsa notte, dopo che i due si erano appartati vicino a una pineta. A chiamare i soccorsi è stata la ragazza, accompagnata poi nell'ospedale di Fermo: i medici non avrebbero riscontrato lesioni ma uno stato di choc, motivo per il quale l'hanno trattenuta in osservazione per un giorno. Il presunto violentatore, che secondo la vittima avrebbe 23 anni, a questo punto ha le ore contate.
http://www.ilmessaggero.it/MARCHE/studentessa_violentata_spiaggia_discoteca_erasmus/notizie/286790.shtml
Anche questo puzza molto di falso!
Oh... dice che le telacamere hanno ripreso tutto.Io conosco il posto(Porto Sant'Elpidio è a soli 20km da casa mia), e ti assicuro che le videocamere sono solo sulla strada principale che costeggia la spiaggia,su marciapiede e pista ciclabile, e ovviamente dentro i locali. Ma se uno si infratta in spiaggia o nella pineta, è praticamente impossibile essere ripresi!
Potrebbe essere vero.
VENEZIA - Doveva essere un incontro limitato ad un prestazione feticista, senza alcun contatto fisico. Ma le cose sarebbero andate ben diversamente e così, un cinquantenne milanese, residente a Mestre, è stato rinviato a giudizio per violenza sessuale dal giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Marta Paccagnella: il processo si aprirà il prossimo 18 settembre davanti alla sezione collegiale del Tribunale di Venezia.
L’episodio finito sotto accusa risale alla primavera del 2011 e sarebbe accaduto in un albergo di Mirano. A sporgere querela è stata una quarantenne, che si è costituita parte civile al processo con gli avvocati Giorgio Pietramala e Stefania Pattarello, con l’obiettivo di ottenere il risarcimento dai danni patiti.
La donna ha raccontato al sostituto procuratore Alessia Tavarnesi che, da qualche anno, per mantenersi si occupa di telefonate erotiche e che, nel corso di una di queste conversazioni, conobbe A.F. il quale le propose un incontro. La donna precisò che non voleva contatti fisici; l’uomo l’avrebbe rassicurata, spiegandole che era interessato ad un rapporto feticista in quanto attratto dagli odori. Detto fatto: la donna sostiene di aver accettato, concordando un compenso di 100 euro. Ma, dopo aver chiuso la porta della stanza dell’hotel di Mirano nel quale si erano dati appuntamento, l’uomo avrebbe tentato di avere un rapporto sessuale completo. Nella querela la donna riferisce di aver opposto resistenza e, alla fine, di essere riuscita a fermare l’assalto del cinquantenne, chiamando la reception dell’albergo. Nel frattampo, però, l’uomo, l’avrebbe più volte toccata nelle parti intime: quanto basta per configurare un’ipotesi di violenza sessuale.
Ora spetterà al Tribunale, nel corso del dibattimento pubblico, il compito di ricostruire esattamente la dinamica dell’episodio e di accertare cosa è accaduto in quella stanza di albergo a Mirano. L’imputato è difeso dall’avvocatessa Carmela Parziale.
(ANSA) - RIMINI, 12 GIU - Per tentata violenza sessuale e' ricercato dalla mobile di Rimini un 30enne, con profondi graffi su una guancia, un metro e 75, corporatura normale, carnagione chiara, probabilmente alla guida di una Bmw grigia. Sarebbe responsabile del tentato stupro di una 18enne, lungo la Superstrada di San Marino. La ragazza e' stata afferrata alle spalle da un uomo che l'ha trascinata in una stradina e ha reagito trascinando a terra lo stupratore e graffiandogli la guancia. L'uomo allora e' fuggito.
Treviglio, 18 giugno 2013 - Per vendicarsi del patrigno che maltrattava e picchiava la madre si è inventata un finto sequestro di due mesi e una finta violenza sessuale, incolpando l’uomo di aver organizzato tutto attraverso la complicità di due suoi amici. Ma è stata smascherata dalle intercettazioni telefoniche disposte dal pm Gianluigi Dettori, che hanno appurato che in quel periodo si trovava a Milano in compagnia del suo fidanzato, un marocchino di 29 anni.
Protagonista della vicenda una 17enne, anch’essa di origine marocchina, in Italia da 8 mesi, che adesso rischia di finire nei guai per calunnia. La vicenda risale al 2 maggio scorso, quando la mamma denuncia la scomparsa della ragazza, che mancava da casa dal 30 marzo. Il 28 maggio la giovane rientra nell’abitazione, dove abita con la donna (il patrigno, anch’egli marocchino, denunciato dalla 17enne per maltrattamenti, era stato allontanato dall’abitazione).
L’immigrata spiega con una versione choc i due mesi di assenza. Afferma che il 30 marzo, mentre passeggiava nella zona della fiera di Treviglio, due ragazzi marocchini l’avrebbero affiancata con l’auto e caricata a forza sulla vettura. Trasportata in un appartamento isolato nella zona di Sarnico, uno dei due l’avrebbe violentata ripetutamente per tutto il periodo del sequestro.
La ragazza avrebbe raccontato anche della presenza del patrigno nell’appartamento, dove veniva tenuta segregata in una stanza, guardata a vista dall’altro giovane: secondo la versione della 17enne sarebbe stato l’uomo a ordinare il suo sequestro e le violenze sessuali per vendicarsi della sua denuncia per maltrattamenti nei confronti della madre. Poi, il rientro a casa, spiegato con la decisione dei suoi presunti sequestratori di lasciarla andare. I carabinieri di Treviglio capiscono però che c’è qualcosa che non torna nel racconto della ragazzina e preferiscono indagare a fondo, per mezzo anche di intercettazioni telefoniche. Sono proprio queste a smascherare la ragazzina che, interrogata nuovamente dal pm Gianluigi Dettori, crolla.
Secondo gli inquirenti, la 17enne avrebbe inscenato il tutto per vendicarsi del patrigno e per poter trascorrere due mesi in compagnia del fidanzato, la relazione con il quale non era ben vista dalla madre. Chiariti i fatti, il pm Dettori ha inviato gli atti alla Procura dei minori di Brescia, chiedendo l’archiviazione per i tre uomini accusati dalla 17enne, i due sequestratori e il patrigno. La ragazza, invece, rischia ora una denuncia per calunnia.
di Michele Andreucci
Inventa un tentato stupro
per coprire i «baci traditori»
Vicentina crolla in lacrime davanti ai carabinieri: «Non avrei potuto nascondere quei succhiotti al mio ragazzo»
VICENZA - Vent’anni, inventa un tentato stupro per giustificare ai suoi e soprattutto al fidanzato i segni rossi che le ha lasciato sul collo, durante un approccio amoroso, il ragazzo conosciuto durante uno stage di lavoro. E viene denunciata, per simulazione di reato. «Ho fatto una stupidaggine, solo ora l’ho capito - dice la 20enne vicentina - Solo che quando, domenica, ho visto i segni rossi, i succhiotti che il collega mi aveva lasciato sul collo sono andata in panico. Non avrei potuto nasconderli al mio ragazzo, non c’è stato alcun rapporto sessuale, solo uno scambio di baci tra noi».
Evidentemente troppo passionale. Così ha pensato bene di raccontare di essere stata molestata da uno sconosciuto in un locale della città, arrivando addirittura a farsi refertare le ecchimosi all’ospedale. Ma gli accertamenti dei carabinieri l’hanno smascherata. Le telecamere del bar non l’avevano mai immortalata e nessuno l’aveva palpeggiata in un angolo, tentando di abbassarle i pantaloni e lasciando lividi sul collo. Davanti ai militari è crollata confessando in lacrime.
B.C.
Ha confessato di essersi inventata tutto la ragazza che una settimana fa ha denunciato di aver subito un tentativo di stupro nella spiaggia di Abba Rossa, a Santa Giusta.
La settimana scorsa aveva denunciato di aver subito un tentativo di violenza sessuale nella spiaggia di Abba Rossa, a Santa Giusta. Ebbene, la Polizia ha messo alle strette la trentenne "vittima" che ha confessato di essersi inventata tutto. Dovrà, quasi certamente, rispondere di simulazione di reato. Tutto inizia la notte di mercoledì scorso quando dalla spiaggia di Abba Rossa verso le tre parte la chiamata al 113 e al 118 per soccorrere una donna in preda a un forte choc. La ragazza racconta di essere stata seguita lungo spiaggia da un uomo, di essere riuscita a liberarsi dalla sua morsa. Ma da subito il suo racconto appare confuso e quando viene chiamata a precisare e fornire dettagli il castello crolla. Venerdì 19 luglio 2013 07:16
Reggio Emilia, 26 novembre 2013 - È UN INCUBO durato quasi tre anni, quello di un padre, accusato dalla moglie del reato più infamante: aver violentato la propria piccola di tre anni. Congetture orribili, che gli hanno anche impedito di poter veder crescere la figlia, dal 2011 a oggi. Una storia che tanto somiglia alla trama de Il sospetto, un film danese, capolavoro.
Perché il castello di carte delle contestazioni, si è sgretolato per mancanza di prove. L’inferno, quello del cinquantenne, era basato sulle parole dell’ex compagna; che, contestualmente alla causa di separazione, aveva presentato la sua denuncia alla procura. La donna diceva che la bambina le aveva riferito delle molestie. Da lì, il capo d’imputazione provvisorio. Indagato per «aver abusato dell’immaturità personologica della piccola, approfittando dell’assenza di altre persone, costringendola più volte a palpeggiamenti reciproci delle parti intime e penetrazione parziale». Lui, per tutto il tempo, continuerà a professarsi innocente.
E, durante le udienze, crolla l’impianto accusatorio. «La bambina ripete una risposta appresa», dice il consulente del giudice chiamato a valutare la sua attendibilità in previsione di un incidente probatorio. Un disco imparato a memoria, in pratica. «Squalificata la fonte diretta», rimarrebbe la moglie. Ma non è un testimone imparziale, secondo il giudice per le indagini preliminari, Giovanni Ghini. Troppo «animosa, aggressiva, ansiosa e agitata nei confronti del marito», si legge nella stessa consulenza. E, in assenza di prove, anche l’accusa — rappresentata dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani — non può fare altro che chiedere l’archiviazione del caso. Il gip la accoglie. È finito così il calvario dell’uomo difeso dall’avvocato Federico Bertani. E ora, probabilmente, potrà anche tornare ad abbracciare la propria piccola.
Benedetta Salsi
La nostra solidarietà a Cristian Vianello, di Mestre, falsamente accusato di stupro da una prostituta: si fa fatica a capire come fa una persona di buon senso a prendere sul serio la denuncia della lucciola!Vabbé ma il periodo refrattario non ha mica tempi biblici, può durare anche solo pochi minuti(dipende dall'età, dalla condizione psico-fisica, dagli stimoli eccitanti, dal tempo di astinenza, e da altri fattori soggettivi) quindi giusto dubitare, ma affermare con certezza che si tratta di una falsa accusa, mi sembra scorretto!
Prima si sarebbero appartati, poi lui l'avrebbe riportata al suo posto di lavoro e qui avrebbe preteso un secondo rapporto non protetto! :wacko:
maddai! o la giudicessa (Barbara Lancieri) non ha mai avuto un solo rapporto eterosessuale (e quindi non può sapere che negli omini c'è un periodo refrattario e dopo un rapporto ti ci vuole del tempo per ricaricarti) oppure il giornalista (? anonimo) non ha capito 'na mazza!
È chiaro come il sole che la signorina aveva da ridire sul trattamento ricevuto. Come dice Rocco Sigfredi: o non l'ha pagata o non l'ha pagata abbastanza!
Vabbé ma il periodo refrattario non ha mica tempi biblici, può durare anche solo pochi minuti(dipende dall'età, dalla condizione psico-fisica, dagli stimoli eccitanti, dal tempo di astinenza, e da altri fattori soggettivi) quindi giusto dubitare, ma affermare con certezza che si tratta di una falsa accusa, mi sembra scorretto!
a kauto, il magistrato non ha aperto un fascicolo!Probabilmente la ragazza è stata ben consigliata da qualcuno che conosce bene la giustizia italiana: se avesse denunciato per mancato o insufficiente pagamento, non l'avrebbero nemmeno presa in considerazione.
ha arrestato l'infermiere :w00t: il quale è stato anche sospeso dall'albo e quindi dal lavoro
non è la stessa cosa
epperò, capita che ci siano prostitute che propongono rapporti non protetti
in effetti secondo me non si sono intesi sulla tariffa, però una cosa è litigare per i soldi, altra è la violenza carnale!
epperò, capita che ci siano prostitute che propongono rapporti non protettiQuelle malate d'AIDS, o che non hanno alcun rispetto per la propria salute. E cmq presumo che quelle che propongono di farlo senza, vogliono essere pagate almeno il doppio!
http://www.unionesarda.it/articoli/articolo/354068
quattro ragazzi portano una ragazzina nei bagni della palestra e la violentano :w00t:
vabbè: però qua e là qualcuno avanza delle perplessità
i compagni di scuola difendono i ragazzi
un professore afferma che forse sarebbe meglio chiedere a tutte le persone informate prima di sottoporre quattro ragazzi a qualsivoglia trattamento
e in ogni caso la ragazzina abbandona la scuola: sarò anche prevenuto, ma è un falso stupro senza se ne ma!
Scusate eh ma il codice (pat)etico del giornalismo? Il branco, 4 mostri, la violenza, le pulsioni. Se risulterà vera la storia ok. Ma se risulterà falsa? Come la mettiamo? Andiamo a prendere e licenziare chi ha usato questi termini?
Pure Michele Misseri era un "orco", pedofilo, psicopatico. Poi quando si seppe che furono state la moglie e la figlia si continuò... Prima di prendere posizioni aspetto.
ai giornalisti frega una sega della giustizia e della verità: a loro interessa solo fare il servizio e più è morboso meglio è.Esatto, quei pennivendoli di merda pensano solo a vendere più copie possibile della loro cartaccia.
Savona 13 febbraio 2014"La mia assistita non ha mai parlato di stupro e nemmeno di essere stata costretta ad un rapporto orale. Ha raccontato che mentre un suo compagno di classe le premeva la
faccia contro i genitali di un altro ragazzo, un terzo assisteva alla scena e un quarto faceva da palo. Per la giurisprudenza questa è violenza sessuale". Lo ha detto Maria Teresa Bergamaschi, avvocato della ragazzina che ha denunciato quattro suoi compagni per una presunta molestia sessuale avvenuta in un istituto superiore di Finale ligure, vicino Savona. Quanto all'amica che avrebbe preso le distanze dalla ragazza, inviandole, secondo quanto si è appreso, un sms nel quale l’avrebbe accusata di essersi 'inventata tutto', l'avvocato ritiene che si sia trattato di un giudizio "viziato da quanto pubblicato sui media".
I compagni: “Non è successo nulla”
"Ci teniamo a dire ancora una volta che qui non è successo nulla. Nessuno ha stuprato nessuno e quella ragazza si è inventata tutto". Lo ha detto un gruppo di coetanei e compagni di scuola della studentessa.
Il pm: “Eccessiva enfatizzazione mediatica”
"Ci è spiaciuto leggere notizie inesatte e poco aderenti alla realtà rispetto ai fatti asseritamente accaduti a gennaio all'interno dell'istituto di Finale ligure, sui quali abbiamo un'indagine in corso". Lo ha detto il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori di Genova, Cristina Maggia, rilevando che "una eccessiva enfatizzazione mediatica" contribuisce a accrescere il disagio e "stimola nei compagni condotte impulsive e non mediate che potrebbero avere anch'esse rilevanza penale". Il pm ha inoltre precisato che "una eccessiva enfatizzazione mediatica quale quella in atto contribuisce ad accrescere il disagio dei giovani protagonisti e delle loro famiglie".
L’ordinanza del gip: “Tutto in 30-40 secondi”
Trenta-quaranta secondi, interrotti dall'arrivo di un insegnante. Così l'ordinanza del gip, Giuliana Tondina, ricostruisce l'episodio della presunta molestia sessuale a scuola, riportando le parole della vittima, come verbalizzate in fase di querela.
La ragazza avrebbe raccontato ai carabinieri di essere stata portata nello spogliatoio dove ci sarebbe stato uno studente con i pantaloni abbassati. Un altro ragazzo le avrebbe avvicinato il viso ai genitali dell'amico che indossava i boxer, sotto gli occhi di un terzo studente, mentre un quarto avrebbe fatto da palo fuori dallo spogliatoio. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ragazza-molestata-a-scuola-il-legale-Mai-parlato-di-stupro-d9554e66-90cc-4772-9cac-3749ba93d94f.html#sthash.Xt49GYs4.dpuf (http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ragazza-molestata-a-scuola-il-legale-Mai-parlato-di-stupro-d9554e66-90cc-4772-9cac-3749ba93d94f.html#sthash.Xt49GYs4.dpuf)
Savona 13 febbraio 2014"La mia assistita non ha mai parlato di stupro e nemmeno di essere stata costretta ad un rapporto orale. Ha raccontato che mentre un suo compagno di classe le premeva la
faccia contro i genitali di un altro ragazzo, un terzo assisteva alla scena e un quarto faceva da palo. Per la giurisprudenza questa è violenza sessuale". Lo ha detto Maria Teresa Bergamaschi, avvocato della ragazzina che ha denunciato quattro suoi compagni per una presunta molestia sessuale avvenuta in un istituto superiore di Finale ligure, vicino Savona. Quanto all'amica che avrebbe preso le distanze dalla ragazza, inviandole, secondo quanto si è appreso, un sms nel quale l’avrebbe accusata di essersi 'inventata tutto', l'avvocato ritiene che si sia trattato di un giudizio "viziato da quanto pubblicato sui media".
I compagni: “Non è successo nulla”
"Ci teniamo a dire ancora una volta che qui non è successo nulla. Nessuno ha stuprato nessuno e quella ragazza si è inventata tutto". Lo ha detto un gruppo di coetanei e compagni di scuola della studentessa.
Il pm: “Eccessiva enfatizzazione mediatica”
"Ci è spiaciuto leggere notizie inesatte e poco aderenti alla realtà rispetto ai fatti asseritamente accaduti a gennaio all'interno dell'istituto di Finale ligure, sui quali abbiamo un'indagine in corso". Lo ha detto il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori di Genova, Cristina Maggia, rilevando che "una eccessiva enfatizzazione mediatica" contribuisce a accrescere il disagio e "stimola nei compagni condotte impulsive e non mediate che potrebbero avere anch'esse rilevanza penale". Il pm ha inoltre precisato che "una eccessiva enfatizzazione mediatica quale quella in atto contribuisce ad accrescere il disagio dei giovani protagonisti e delle loro famiglie".
L’ordinanza del gip: “Tutto in 30-40 secondi”
Trenta-quaranta secondi, interrotti dall'arrivo di un insegnante. Così l'ordinanza del gip, Giuliana Tondina, ricostruisce l'episodio della presunta molestia sessuale a scuola, riportando le parole della vittima, come verbalizzate in fase di querela.
La ragazza avrebbe raccontato ai carabinieri di essere stata portata nello spogliatoio dove ci sarebbe stato uno studente con i pantaloni abbassati. Un altro ragazzo le avrebbe avvicinato il viso ai genitali dell'amico che indossava i boxer, sotto gli occhi di un terzo studente, mentre un quarto avrebbe fatto da palo fuori dallo spogliatoio. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ragazza-molestata-a-scuola-il-legale-Mai-parlato-di-stupro-d9554e66-90cc-4772-9cac-3749ba93d94f.html#sthash.Xt49GYs4.dpuf (http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ragazza-molestata-a-scuola-il-legale-Mai-parlato-di-stupro-d9554e66-90cc-4772-9cac-3749ba93d94f.html#sthash.Xt49GYs4.dpuf)
Savona 13 febbraio 2014"La mia assistita non ha mai parlato di stupro e nemmeno di essere stata costretta ad un rapporto orale. Ha raccontato che mentre un suo compagno di classe le premeva la
faccia contro i genitali di un altro ragazzo, un terzo assisteva alla scena e un quarto faceva da palo. Per la giurisprudenza questa è violenza sessuale". Lo ha detto Maria Teresa Bergamaschi, avvocato della ragazzina che ha denunciato quattro suoi compagni per una presunta molestia sessuale avvenuta in un istituto superiore di Finale ligure, vicino Savona. Quanto all'amica che avrebbe preso le distanze dalla ragazza, inviandole, secondo quanto si è appreso, un sms nel quale l’avrebbe accusata di essersi 'inventata tutto', l'avvocato ritiene che si sia trattato di un giudizio "viziato da quanto pubblicato sui media".
I compagni: “Non è successo nulla”
"Ci teniamo a dire ancora una volta che qui non è successo nulla. Nessuno ha stuprato nessuno e quella ragazza si è inventata tutto". Lo ha detto un gruppo di coetanei e compagni di scuola della studentessa.
Il pm: “Eccessiva enfatizzazione mediatica”
"Ci è spiaciuto leggere notizie inesatte e poco aderenti alla realtà rispetto ai fatti asseritamente accaduti a gennaio all'interno dell'istituto di Finale ligure, sui quali abbiamo un'indagine in corso". Lo ha detto il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori di Genova, Cristina Maggia, rilevando che "una eccessiva enfatizzazione mediatica" contribuisce a accrescere il disagio e "stimola nei compagni condotte impulsive e non mediate che potrebbero avere anch'esse rilevanza penale". Il pm ha inoltre precisato che "una eccessiva enfatizzazione mediatica quale quella in atto contribuisce ad accrescere il disagio dei giovani protagonisti e delle loro famiglie".
L’ordinanza del gip: “Tutto in 30-40 secondi”
Trenta-quaranta secondi, interrotti dall'arrivo di un insegnante. Così l'ordinanza del gip, Giuliana Tondina, ricostruisce l'episodio della presunta molestia sessuale a scuola, riportando le parole della vittima, come verbalizzate in fase di querela.
La ragazza avrebbe raccontato ai carabinieri di essere stata portata nello spogliatoio dove ci sarebbe stato uno studente con i pantaloni abbassati. Un altro ragazzo le avrebbe avvicinato il viso ai genitali dell'amico che indossava i boxer, sotto gli occhi di un terzo studente, mentre un quarto avrebbe fatto da palo fuori dallo spogliatoio. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ragazza-molestata-a-scuola-il-legale-Mai-parlato-di-stupro-d9554e66-90cc-4772-9cac-3749ba93d94f.html#sthash.Xt49GYs4.dpuf (http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ragazza-molestata-a-scuola-il-legale-Mai-parlato-di-stupro-d9554e66-90cc-4772-9cac-3749ba93d94f.html#sthash.Xt49GYs4.dpuf)
BELLUN O. Uno stupro da assoluzione. Perché il fatto non sussiste. Un bellunese è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti dell’ex convivente. Dopo la sentenza del giudice Sergio Trentanovi, ascoltata accanto al difensore Antonio Prade, un abbraccio liberatorio e un sorriso molto significativo all’attuale moglie. Che era rimasta per tutto il tempo sulla tribunetta dell’aula Piero Pajardi. La discussione di una vicenda cominciata nel 2010 era partita dalla fine. Nella sua dettagliata requisitoria, il pubblico ministero Roberta Gallego aveva debuttato con la richiesta di assoluzione per l’imputato, perché l’accusa non reggeva proprio.
la calunnia non esiste più ? :hmm:a quanto pare no, al massimo tutti quanti potrebbero emarginarla data l'alta pericolosità sociale di un'individua così. D'altronde chi vorrebbe correre il rischio di avere un trattamento simile? Più che altro il comportamento dei media al quanto sbilanciato che già aveva dato giudizi e considerazioni è da rivedere, c'è stata una vera e propria iniziativa liberticida e propagandistica come quella del codice etico e credo che certi media non possano esimersi dall'adottare un comportamento che va ben oltre la cronaca, sfociando nell'inquisizione e faziosismo che poi genera questi danni sociali alla vita delle persone che (dovrebbero essere) presunte come innocenti fino a che non vengano condannate.
la faccenda dello stupro è un gran casino.
1/4 dei riconoscimenti da parte di vittime vs stupratore è errato.
e parlo di riconoscimenti in buona fede.
tali errori sono stati smascherati dal test del dna.
a proposito, per chi interessa, qui potete scaricare un bel documento di scienze forensi
http://www.fbi.gov/about-us/lab/handbook-of-forensic-services-pdf/view
Ancora stupri falsi, ma quanti saranno i casi falsi... 1%? 5%? Vogliamo arrivare al 10%?Io non so ma ste cose le metterei tutte in "Documenti".
La risposta è... col cavolo :lol:
se hai un sistema "premiante" nel caso di accuse di stupro, probabilmente una persona coglierà quell'incentivo per abusare della legge ed estorcere qualcosa. In India (a Delhi) il 53,25% degli studi sono risultati falsi secondo audite audite: La commissione per le donne!
http://indiatoday.intoday.in/story/delhi-commission-for-women-concerned-with-rise-of-false-rape-charges/1/394316.html
Nella denuncia – precisa – aveva detto di essere stata violentata in macchina, in una zona isolata, nei primi quindici giorni di maggio. Fortuntamente mi sono ricordato che in quel periodo ci eravamo incontrati in un hotel, una circostanza che lei ha negato con decisione pensando forse che io non potessi dimostrarlo. Per mia fortuna il titolare della struttura è venuto a testimoniare portando le registrazioni dei nostri documenti al momento del check in
Per fortuna adesso posso dire che tutto è finito bene
UK:"Mi hanno violentata", ma era tutto falso: condannata a due anni e mezzo
Ha accusato due soldati dell'esercito inglese di averla brutalmente violentata dopo una notte di eccessi. Ma era tutto falso. Nicole Richess, ventenne di Bournemouth, città a sud dell'Inghilterra si era inventata tutto per la vergogna e per non essere lasciata dal suo ragazzo.
Il fatto è accaduto il 9 novembre 2012. Secondo il Servizio di Procura della Corona, la donna avrebbe incontrato i due militari, di 23 e 24 anni, in una discoteca, e dopo una serata a base di alcol e cocaina li avrebbe invitati nel suo appartamento. Qui i tre hanno avuto un rapporto sessuale con la ragazza totalmente conseziente.
Il fidanzato però scopre tutto: Nicole si vergogna di quello che ha fatto e teme che lui possa lasciarla. Così decide di inscenare la violenza: "Mi hanno chiesto di avere un rapporto a tre, poi mi hanno afferrata con la forza: hanno iniziato a spogliarsi, uio urlavo ma uno dei due mi immobilizzava". Dopo due anni di indagini però la verità viene a galla. Giovedì 26 marzo la donna è stata condannata a due anni e mezzo di carcere.
(https://saboteur365.files.wordpress.com/2015/02/nicole-richess.jpg)
violentare quella lì ? e perchè ? :ohmy:Vabbé che erano fatti e ubriachi ma c'è un limite a tutto... :D
http://www.today.it/mondo/ragazza-inglese-violentata.html
L'ex tronista Marco Stabile è stato assolto dall'accusa di violenza sessuale
L’ex tronista di ‘Uomini e Donne’ Marco Stabile, rinviato a giudizio dalla Procura di Roma per violenza sessuale ai danni di due ragazze, di cui una minorenne, è stato assolto dall’accusa con la formula dubitativa perché non esistono prove che dimostrino il reato.
I fatti risalgono al 30 luglio del 2011, quando ad un provino il giovane conobbe una ragazzina di 16 anni con la quale si sarebbe poi rivisto in un locale romano, insieme ad un'amica di lei – maggiorenne – e al manager e amico di lui, Giuseppe Balestrieri. Infine, si sarebbero recati nell'ufficio di quest'ultimo dove, secondo quanto dichiarato dalle due ragazze, si sarebbe consumata una doppia violenza.
Marco Stabile si era subito difeso - “Dico semplicemente che sono sereno e che la magistratura non potrà fare altro che archiviare la mia posizione, senza nemmeno, mi auguro, rinviarmi a giudizio” aveva dichiarato al settimanale ‘Visto’ - e adesso si è appresa la notizia della sua assoluzione riportata da "Il Messaggero”.
La difesa sostiene che si sia trattato di un comune incontro tra ragazzi conclusosi facendo sesso e lui ha commentato l’esito della vicenda parlando di “un incubo chiuso”.
punti sospetti:
si tratta di un giovane fisicamente niente male, con un lavoro sicuro: difficile che avesse bisogno di violentare una ragazzina per fare sesso
Una domanda: quanti, fra di voi, riuscirebbero ad avere un' erezione di fronte a una donna che strilla, scalcia, ti rifiuta ?Nemmeno a me, ma non siamo tutti uguali!
A me non verrebbe duro neanche con due pasticche di Cialis.
Nemmeno a me, ma non siamo tutti uguali!Verissimo, non siamo tutti uguali, a me non solo in simili circostanze non si rizzerebbe, ma mi porrei molti problemi pratici:
Verissimo, non siamo tutti uguali, a me non solo in simili circostanze non si rizzerebbe, ma mi porrei molti problemi pratici:
dunque, con una mano dovrei bloccare un braccio, con un'altra mano bloccare un altro braccio, poi con la terza mano farei...
Mah! :(
Kautostar : Una 15enne è quasi impossibile per un 30enne, anche se fosse bellissimo.
Verissimo, non siamo tutti uguali, a me non solo in simili circostanze non si rizzerebbe, ma mi porrei molti problemi pratici:
dunque, con una mano dovrei bloccare un braccio, con un'altra mano bloccare un altro braccio, poi con la terza mano farei...
Mah! :(
siamo seri, non è che dobbiamo essere pregiudizialmente a favore di una o dell'altra versione, epperò la faccenda convince poco!
Però convince poco anche che non ci siano(o perlomeno non sono ancora venuti fuori) SMS, o messaggi sui social network che testimoniano un minimo di relazione o perlomeno conoscenza tra il 30enne e la minorenne.
Sai, è anche un po' inverosimile che una ragazzina di 16 anni appena incontrata la sera stessa, gliel'abbia data subito, in luogo pubblico(pare in un giardinetto), tra l'altro a un uomo molto più grande e totalmente sconosciuto(potrei capire questa disinvoltura sessuale con un quasi coetaneo semisconosciuto, ma che frequenta le stesse compagnie).
E poi perché inventarsi tutta sta storia? con la madre poteva giustificare la presenza dell'uomo in maniera molto più banale, mica è stata beccata dai genitori in flagrante mentre stava scopando!
Oltretutto ipotizzando un rapporto consenziente non si spiegano i lividi:
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_luglio_01/sono-poliziotto-seguimi-stupro-una-15enne-roma-62c471c0-1faf-11e5-a401-e3fdb427a19f.shtml
E non si spiega nemmeno il comportamento del 30enne, che si è barricato in casa come un ricercato...la fuga alla vista della madre di lei ci sta, ma poi come faceva a sapere che la ragazzina si sarebbe inventata lo stupro? sai, se io ho la coscienza pulita, so di non aver stuprato nessuno, e non immagino che la ragazza con cui ho appena avuto un rapporto consenziente vuole denunciarmi per stupro, non mi comporto come un ricercato!
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_luglio_01/sono-poliziotto-seguimi-stupro-una-15enne-roma-62c471c0-1faf-11e5-a401-e3fdb427a19f.shtmlOk, dico solo che non mi sentirei di difenderlo a spada tratta, perché mentre in altri casi gli elementi di falso stupro sono schiaccianti, in questo caso mi sembra che ci siano molti aspetti da chiarire
rapporto orale? ma c'è qualcosa di più pericoloso per un uomo? :P
qualcuno sembra che abbia sentito urlare? insomma, hanno sentito o no?
escoriazioni e lividi: uno schiaffo? oppure hanno fatto sesso sull'erba e le escoriazioni sono sul sedere?
nell'insieme la situazione è molto confusa
in ogni caso una cosa è certa: la situazione è confusa! :cool:
quello che stupisce invece è la sicurezza di chi invoca la castrazione: quelli sanno tutto! solo noi del forum ci facciamo venire tutti i dubbi in un senso e nell'altro?
il fatto che si sia barricato mi pare molto ragionevole: se non hai le registrazioni e la liberatoria di Sua Eminenza ( http://www.uomini3000.it/415.htm ), ogni rapporto è uno stupro fino a prova contraria. Figurati poi con una 15enne appena conosciuta. Ha fatto la leggerezza di mandare il fratello a recuperare la bici :D era meglio se ci rinunciava
Ok, dico solo che non mi sentirei di difenderlo a spada tratta, perché mentre in altri casi gli elementi di falso stupro sono schiaccianti, in questo caso mi sembra che ci siano molti aspetti da chiarire
ca va sans direIl diritto ad un giusto processo comprenderebbe anche giudici imparziali, siamo proprio sicuri che sia corretto che quando c'è da giudicare un imputato di sesso maschile, tutto il collegio giudicante sia composto da donne?
noi non difendiamo l'innocenza di nessuno a spada tratta
noi difendiamo il diritto di chiunque ad un giusto giudizio senza pre-giudizi ;)
Lo scandalo che ha travolto Bill Cosby, sembra la solita vecchia storia di un uomo amante delle ragazze giovani, che sfrutta la sua fama e i suoi soldi per portarsele a letto, e puttanelle arriviste che lo ricattanoIo non capisco come si possa essere così rincoglioniti, vabbé diamo la colpa alla bamba, ma insomma uno così che è pieno di grano perché non si rivolge (con l'opportuna discrezione essendo personaggio pubblico nonché padre di famiglia) al mignottume?
http://www.vice.com/it/read/james-deen-accuse-stupro-stoya-954Si lamentano di una violenza non concordata con un porno attore.
http://www.vice.com/it/read/porno-james-deen-preservativo-839
Una carriera da pornoattore distrutta con un tweet...a quanto pare in certi settori non occorrono nemmeno le false accuse in sede legale, basta un post su un social network per distruggere la reputazione di un ex-fidanzato! PAZZESCO!
Ci vorrebbero delle aggravanti, abusare così della fiducia di una donna la prima notte di nozze!
Se per la prima notte di nozze le avesse proposto di viaggiare e/o andare a comprare scarpe/vestiti dubito che si sarebbe rifiutata. :rolleyes:Perché non c'è altro sulla piazza a far loro capire con che razza di prostitute hanno a che fare.
Io oramai "comprendo" che per le femminucce il matrimonio è un mero progetto a lungo termine, un terno a lotto ed un modo per "sistemarsi". Quello che mi stupisce ancora è come fanno tanti idioti di sesso maschile a non capire che razza di femmine stanno per sposarsi. Come si può arrivare al matrimonio senza capire che qualcosa non va? L'imbecillità maschile non ha limiti.
Molestata e picchiata in treno. La ragazza ha inventato tutto.
Una vicenda finita in fretta - forse troppo in fretta - sotto i riflettori e che per questo motivo noi avevamo aspettato a trattare.
La storia della quindicenne che aveva denunciato di essere stata aggredita da due stranieri sul treno Milano-Mortara-Alessandria mentre tornava da scuola sembra ora essere frutto di fantasia.
Come riporta l'edizione odierna de "Il Giornale", la spirale di mezze verità e complete menzogne nella quale sono comprensibilmente piombati gli investigatori è iniziata molto prima che uno dei presunti autori del fatto, un giovane nordafricano, si presentasse in un commissariato milanese con un avvocato, perché si sentiva ingiustamente braccato. Desideroso di chiarire di aver sì conosciuto la ragazza su Facebook, come lei aveva affermato e di averla anche incontrata fuori ma di non essere mai stato su quel treno con un amico per picchiarla o con l'intenzione di farle violenza. La squadra mobile tace, ma pare che il nostro clandestino abbia anche un alibi di ferro.
Già in prima battuta, quando della vicenda se ne occupavano solo le «Volanti», non era mai stato trovato alcun riscontro alla versione dei fatti fornita dalla studentessa, cercata a lungo nei fotogrammi (centinaia) delle telecamere che riprendono la strada percorsa dalla ragazza a piedi fino alla fermata, fino alla salita sul tram, ancora una volta a piedi quindi al suo arrivo alla stazione di Porta Genova, in attesa del treno. Osservandoli con grande scrupolo la polizia e la Procura non hanno mai lavorato in malafede, pensando che quella versione dei fatti fosse falsa. La quindicenne aveva denunciato di essere stata assalita, picchiata e palpeggiata sul treno. E gli investigatori hanno agito nell'ottica di trovare i responsabili di questa brutta vicenda. Che, a questo punto, bisogna chiedersi se esistano veramente...
Nel nostro ordinamento vige la presunzione di innocenza! :mad:
Candada: chiese alla vittima di stupro "perché non hai chiuso le gambe?" Giudice costretto a dimettersi.
“Vorrei esprimere le mie scuse più sincere a coloro che ho ferito con le mie considerazioni”. Durante il processo a una ragazza vittima di uno stupro, le aveva chiesto perché non avesse tenuto le gambe chiuse per sottrarsi alla “penetrazione”. Oggi il giudice canadese Robin Camp si è dimesso, poche ore dopo la pubblicazione delle raccomandazioni in questo senso da parte del corpo disciplinare della magistratura canadese.
Il processo per stupro presso la corte di Calgary nel 2014 era balzato alle cronache per l’atteggiamento particolarmente aggressivo da parte del giudice nei confronti della 19enne, alla quale, oltre a chiedere perché non avesse reagito in modo più convinto per evitare la violenza, aveva ricordato che “talvolta sesso e dolore vanno assieme”.
I giudici disciplinari hanno anche verificato che nel corso del processo il magistrato aveva avuto un comportamento “umiliante e irrispettoso” verso la ragazza. Al termine del processo l’imputato 29enne era stato assolto dal giudice, sentenza poi confermata in appello.
Donna guarda il telefono del marito e scopre che la violenta nel sonno. La donna ha sbirciato nel cellulare del coniuge e ha trovato dei filmati delle violenze sessuali.
Sembrava un matrimonio come tutti gli altri quello tra due coniugi di New Castle, in Inghilterra.
Fino a quando la moglie non ha scoperto che il marito abusava di lei mentre dormiva.
Come riporta l'Independent, i due erano sposati da dieci anni e nella loro relazione andava tutto a gonfie vele. Un giorno di marzo, il marito esce di casa dimenticandosi di prendere il cellulare. La donna decide quindi di sbirciare messaggi e fotografie. Ad un certo punto però quello che trova la lascia senza parole. Grazie ai video salvati sul telefono dell'uomo, la moglie scopre che, da circa un anno, lui la violentava mentre dormiva, riprendendo la scena.
In preda al panico, la donna telefona al marito per chiedere spiegazioni. A quel punto l'uomo decide di non fare ritorno a casa e di andare direttamente alla polizia per costituirsi. "Ho fatto sesso con mia moglie. Lei non era cosciente - ha raccontato - Lo ha scoperto trovando dei video sul telefono". Secondo quanto emerso dal dibattito in tribunale, le violenze erano cominciate nel 2016 ma la donna se n'è resa conto solo un anno dopo. Il marito è stato condannato a nove anni di carcere.
Studentessa s’inventa un finto stupro, il motivo è assurdo
19 settembre 2017
Una studentessa che sognava di diventare agente di polizia è stata arrestata dopo aver mentito, affermando di essere stata violentata da un tassista. E dopo questa falsa accusa, la giovane Sophie Pointon ha letteralmente rovinato la vita dell’uomo. Il motivo del finto stupro sarebbe da additare al rifiuto del tassista di accettare una banconota di 10 sterline imbevuta di salsa di kebab. La ragazza ha mentito alla polizia dicendo che era stata attaccata dall’uomo, padre di cinque bambini, il quale l’avrebbe tenuta prigioniera per sei ore. Questi è invece un devoto musulmano, ma la vicenda ha fatto si che la sua reputazione ne uscisse fortemente danneggiata, al punto che gli amici ed i membri della sua comunità a Leeds lo avevano abbandonato. In più ci sono stati ulteriori problemi anche sul lavoro, con la revoca della licenza per quattro settimane. Cosa che ha significato restare per un mese senza stipendio. Davanti alla corte, il tassista ha affermato che da allora è restio ad accettare clienti donne, per paura di vivere di nuovo una situazione simile: “La ragazza che mi ha ingiustamente accusato ha la stessa età di mia figlia, davvero non capisco come abbia potuto farmi questo. Mi sento religiosamente inquinato da questa vicenda, e nessuno può fare niente per porre rimedio. Gli amici hanno chiuso qualsiasi rapporto con me”.
La verità viene a galla
Il procuratore Kate Bisset ha affermato in una sua relazione che il tassista aveva descritto Pointon come “estremamente ubriaca” al momento di salire sulla sua vettura, e di avergli gettato contro dei soldi intrisi di salsa ed olio una volta giunti a destinazione. Non contenta, la giovane aveva pure iniziato a vagare attorno al taxi aprendone le porte. In favore dell’uomo c’è la registrazione di una telefonata fatta presso il centralino che smista le richieste dei clienti per avere un taxi. Inoltre la corte ha scoperto che la testimonianza di Sophie Pointon era inventata di sana pianta studiando il percorso tracciato dal gps installato sulla macchina, che contraddiceva diversi aspetti raccontati dalla giovane. La quale è poi scoppiata in lacrime dichiarandosi infine colpevole. E’ stata condannata a 16 mesi di carcere, e qualsiasi speranza di entrare nella polizia per lei è svanita. Il giudice Christopher Batty ha accusato la giovane di aver creato un disservizio enorme a coloro che si rivolgono in tribunale per cercare la giustizia, oltre a generare un carico di stress insostenibile nei confronti del tassista.
S.L.
Figlia di :censored: :mad: Altro che scuse e rammarico. Ci vogliono denunce penali, condanne esemplari e risarcimenti danni. :mad: Notare, comunque, come le femmine comuni siano pienamente consapevoli dell'enorme potere giuridico-discrezionale che hanno, oramai, a disposizione. :sick: :mad: :mad:
Sottoscrivo, mai come in questi casi vale il principio di punirne una per educarne cento (in attesa di cambiare leggi assurde)
Figlia di :censored: :mad: Altro che scuse e rammarico. Ci vogliono denunce penali, condanne esemplari e risarcimenti danni. :mad: Notare, comunque, come le femmine comuni siano pienamente consapevoli dell'enorme potere giuridico-discrezionale che hanno, oramai, a disposizione. :sick: :mad: :mad:ne sono totalmente consapevoli.
dobbiamo chiederci se il problema sia la ragazzina o la legge
non possiamo pensare che tutti gli esseri umani siano buoni, onesti e coscienziosi, sennò che senso avrebbe fare delle leggi nelle quali si punisce il furto, la frode, l'inganno, etc?
il problema è la legge che non parte più dalla presunzione di innocenza!
In un caso simile una volta lessi il commento di una donna; scriveva che bisogna tutelare subito la donna (ossia arrestare l'accusato) poi dovete avere pazienza (agli uomini accusati) che se innocenti la verità verrà fuori (e se si sono fatti della galera, pazienza).
nel momento della presunta violenza il 26enne era a Genova con amici.Meno male che aveva l'alibi, altrimenti povero lui... è incredibile, ma basta la parola di una mentecatta e la tua vita è rovinata.
Meno male che aveva l'alibi, altrimenti povero lui... è incredibile, ma basta la parola di una mentecatta e la tua vita è rovinata.Son così brave che le raccontano anche a se stesse.
Frequento le donne ormai da molti decenni ma resto ancora sbalordito di quanto siano intrinsecamente false, subdole, scorrette, cioè ce l'hanno nel sangue, mentono come respirano con una disinvoltura a noi ignota; certamente anch'io racconto balle se è il caso ma mi devo concentrare, devo mettermi d'impegno; le donne no, riescono a tirare fuori le bugie più infamanti con estrema naturalezza, anche quando sono giovani e teoricamente non smaliziate. :mad:
Son così brave che le raccontano anche a se stesse.E talmente stupide che ci credono. :lol:
Arrestato per la presunta violenza sessuale a una collega, viene assolto perché si è trattato in realtà solo di un tentato bacio. Nel frattempo il 24 enne pizzaiolo del quartiere Prenestino sconta 47 giorni di detenzione tra carcere e domiciliari e perde il lavoro. Ad assolverlo è stato un collegio di giudici di sole donne, grazie a un video delle telecamere interne che non lascia spazio a dubbi. L’avvocato difensore: «Rischiamo che una giusta causa in difesa delle donne diventi una caccia alle streghe».
Ahimè il tuo bacio
Guarda un po’ che succede: un ragazzo prova a baciare una ragazza che gli dà il due di picche. Praticamente, la biografia di tutti noi. Ma per fortuna ormai abbiamo l’età del Colosseo, sennò rischieremmo l’ergastolo per l’inesauribile continuazione del reato. Al ragazzo in questione, un pizzaiolo di 24 anni, era infatti capitato di incapricciarsi di una ventenne con cui lavora. Una sera si ritrovano sul retro della pizzeria. Lei gli fa il solletico, lui restituisce la moina e poi scende verso le labbra di lei, che resiste. Allora la cinge da dietro e le bacia il collo. Al secondo niet, lo sfortunato Romeo se ne va deluso. Tutto ripreso dalle telecamere.
Fatto sta che la sera stessa arrivano i carabinieri e lo portano a Regina Coeli: violenza sessuale. Si fa cinque giorni in carcere e quarantadue ai domiciliari. L’altro giorno il processo. Il pubblico ministero chiede l’assoluzione perché - lo diciamo male, ma è il succo - l’imputato era convinto che lei ci stesse e s’è giocato le sue carte. Ovvio no?
Ma, visti gli attuali rapporti fra i sessi, e siccome siamo tutti pieni di pregiudizi, non avremmo scommesso un euro sul lieto fine, tanto più che il collegio giudicante era composto da tre donne. Rivincita! Vendetta! Capro espiatorio! E invece no, puniti noi malpensanti, assolto il pizzaiolo.
Ora lui che s’è fatto quarantasette giorni da detenuto contento non sarà. Però una buona notizia c’è: l’impazzimento generale da sindrome Weinstein è ormai più forte di qualsiasi logica e consuetudine, ma se Dio vuole non è più forte della legge
Nella pausa di una mattina di ordinario lavoro nella pizzeria in zona Villa Gordiani, al Prenestino, Valerio Cesarini, pizzaiolo romano di 24 anni, si avvicina alla collega ventenne. Questo raccontano le immagini: i due si fanno il solletico sorridendo, poi lui le mette le mani sulle guance per baciarla, ma lei si ritrae. Infine, da dietro, lui la abbraccia e le appoggia le labbra sul collo. Al nuovo rifiuto lascia perdere e la ragazza si allontana senza fretta. L’episodio deve però aver turbato la 20enne, perché quando torna a casa a fine turno il padre intercetta il suo stato d’animo e si fa raccontare tutto. La convince a denunciare Cesarini, che la sera stessa, è il 7 ottobre, viene arrestato in «quasi flagranza».
In questo caso lo stupro era cosi' falso che neanche 3 giudici donne hanno trovato un appigglio per la condanna e hanno dovuto assolvere l'accusato, un pizzaiolo 24enne di Roma:
http://www.corriere.it/video-articoli/2018/01/24/roma-arrestato-stupro-assolto-sentenza-3-giudici-donne/746f0534-0152-11e8-b515-cd75c32c6722.shtml
Inoltre, pure un quotidiano di regime come La Stampa sottolinea l'assurdita' dell'accusa di molestia per un bacio non voluto:
http://www.lastampa.it/2018/01/26/cultura/opinioni/buongiorno/ahim-il-tuo-bacio-sEM8g1paQ5lQliVXd8opZL/pagina.html
In ogni caso, il malcapitato ha perso il lavoro e si e' fatto 47 giorno di fermo tra carcere e domiciliari per un'accusa palesemente assurda.
Quanto ci vuole ancora perche' gli uomini si rendano conto di avere la legge contro, di essere di fatto discriminati dalla legge?
A me, invece, oltre che parlare con quella cretina ventenne, piacerebbe scambiare quattro parole con il padre* della tizia in questione e chiedergli:
"Ehi, coglione, ma tu sei stato giovane oppure no? E quando eri giovane cosa facevi? Ci provavi o no con le ragazze? E tua moglie come l'hai conosciuta? Forse tramite Postalmarket? Perciò, come cazzo è possibile che tu abbia convinto quella cretina di tua figlia a denunciare quel ragazzo, per una puttanata simile? Fosse successo a te, cosa avresti detto? E come avresti reagito, ad una assurda denuncia come questa, considerando che quel ragazzo ha perso pure il lavoro?"
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Per inciso: se provare a baciare una ragazza è "tentato stupro", allora dovrei finire retroattivamente in galera anch'io.
Roba da matti...
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* Non è da escludere che il tipo in questione (che avrà la mia età o poco più), faccia pure parte di quella folta schiera di uomini perennemente impegnati a bollare i giovani maschi come "tutti froci".
Fino a quando, però, non vanno a "toccare" le loro figlie.
Ergo, "le femmine bisogna scoparle, ma guai a toccare mia figlia".
Ridicoli.
Ps: certo che ce ne vuole di coraggio a provarci con una damigiana del genere. :sick:Avrebbe meritato l'ergastolo solo per averci provato con una pantegana del genere... con una così non andrei neanche se mi pagassero
02 dicembre 2018
A 15 anni si inventa uno stupro e manda l'ex in carcere: la verità in lacrime
Ha mandato in carcere due ragazzi ad appena 15 anni accusandoli di violenza sessuale, in realtà è tutta una bugia che ha inventato una ragazza con disturbi della personalità. Per la prima volta sceglie di raccontare la verità a Veronica Ruggeri, che ha incontrato anche le sue vittime
“Alle 6 di mattina vennero i carabinieri a dirmi che ero uno stupratore”. Inizia così il racconto di Ciro che a 15 anni è stato arrestato per aver picchiato e stuprato una sua coetanea. La stessa sorte è toccata a un suo amico, Alessandro.
Tutto è partito dalle bugie di una ragazza: dopo aver passato un’adolescenza tra tribunali, carcere e comunità minorili Ciro e Alessandro sono stati assolti. Perché la ragazza si è inventata tutto? Lo racconta lei stessa, per la prima volta, a Veronica Ruggeri.
Lei e Ciro si erano conosciuti anni prima e lasciati dopo quattro mesi. Lei non l’accetta e vuole fargliela pagare, a lui e pure a un suo amico. Così li denuncia per qualcosa che non hanno mai commesso.
“Sentivo tanto male perché sentivo il sangue”, dice in Tribunale la ragazza ricostruendo quel rapporto sessuale che aveva tutti i contorni della violenza. Secondo il suo racconto, dopo Ciro, avrebbe abusato di lei anche il cugino. Anche altri otto amici dei due cugini vengono tirati dentro in quel vortice. La ragazza dice di avere le prove dello stalking: messaggi che il gruppo le ha mandato sul telefono: “Muori, zoccola. Hanno fatto bene a sfruttarti e a violentarti, tipe come te devono morire bruciate”.
La perizia sul telefono della ragazza viene fatta solo in un secondo tempo, quando si scopre che lei aveva fatto ricerche per falsificare chat, messaggi e telefonate. Così vengono acquisiti i tabulati degli otto ragazzi e scoprono di non aver avuto mai rapporti. Per avere queste informazioni però passa un anno e mezzo passato in carcere da Ciro. Tutti vengono scagionati e a lei viene riscontrato un disturbo di personalità.
Qui potete vedere il suo racconto in lacrime.
Per avere queste informazioni però passa un anno e mezzo passato in carcere da Ciro. Tutti vengono scagionati e a lei viene riscontrato un disturbo di personalità.Ma quale disturbo della personalità, è una bugiarda com'è la media delle donne di qualsiasi età.
Ma quale disturbo della personalità, è una bugiarda com'è la media delle donne di qualsiasi età.
Questa storia dimostra ancora una volta - sempre che ce ne fosse bisogno - che una civiltà che dà un potere esagerato alle donne si scava la fossa da sola. :mad:
Ovvio che è una bugiarda, che ancora più ovviamente non pagherà per il male che ha fatto a quei ragazzi.
Del resto le femmine sono una specie protetta, che non si assume mai la responsabilità di nulla.
Innocenti a prescindere come i neonati, ragion per cui propongo nuovamente di togliere il diritto di voto alle femmine, visto e considerato che i neonati (quindi i minorenni...) non votano.
Firenze, 4 dicembre 2018 - Avrebbe abusato della figlia da quando aveva 11 anni fino al compimento del 15esimo anno. L'uomo, 43enne, italiano, ha patteggiato davanti al gup 2 anni di reclusione per violenza sessuale previo pagamento di una somma in denaro alla vittima e alla madre, costituitesi parti civili nel procedimento. La minore, assistita con la madre dall'avvocato Francesco Stefani, nei giorni scorsi era stata sentita in un incidente probatorio, confermando le accuse nei confronti del padre. Secondo l'accusa, gli abusi sarebbero avvenuti in più occasioni, per lo più nel bagno di casa.