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"Lo Spaventapasseri"(Scarecrow)(Usa 1973) di Jerry Schatzberg, -Drammatico

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Suicide Is Painless:

"Scarecrow" - "Lo Spaventapasseri"

*drammatico, -OLIMPO-, 1973, Jerry Schatzberg, {USA}
1973, Jerry Schatzberg.

In occasione dell'improvvisa scomparsa (a 72 anni il 19/6/2012) del grande Richard Lynch, gli vogliamo dedicare una corposa ed entusiasta rece del suo importante film d'esordio, nel quale avrebbe cominciato ad interpretare la sua lunga e indimenticabile galleria di personaggi malvagi, se non apertamente laidi e psicotici. Un “privilegio” datogli dalla sua fisionomia inconfondibilmente ustionata, procuratasi lui reduce dal Vietnam, dandosi fuoco dinanzi alla Casa Bianca direttamente visto dal famosissimo Segretario alla Difesa Robert McNamara, per protestare contro le atrocità di cui egli stesso ebbe direttamente esperienza da soldato arruolato nella “Sporca guerra”. Un gesto che destò enorme scalpore nella società civile americana del 1968.


“La strada porta sempre da qualche parte.”
Frase di lancio originale del film

Gene Hackman considera questo il suo miglior film.

Max Millan/Gene Hackman -: “Per ogni macchina, c'è della sporcizia.”

Lionel/Al Pacino :- “I corvi si sono divertiti!”
Lion :- “Ehi Max, hai mai sentito la storia dello spaventapasseri?”
Max Millan :- “No.” Lion :- “Pensi che i corvi abbiano paura di uno spaventapasseri?”
Max Millan :- che siano spaventati. Sì perché?”
Lion:-”No, corvi non hanno paura, credimi.”
Max Millan :- “I maledetti corvi , dio sono spaventati.”
Lion :- “No, i corvi sono divertiti.”
Max Millan :- “Nah, è una stronzata ...”
Lion: “E' vero, i corvi si divertono. Guarda, il contadino mette fuori uno spaventapasseri, a destra, con sopra un buffo cappello, e una faccia buffa. I corvi volano, lo vedono e lo trovano divertente, gli fa ridere.”
Max Millan :- “I corvi maledetti dio si mettono a ridere?”
Lion :- “E' vero i corvi si divertono ridono come asini E poi dicono, "Beh, Jo l'agricoltore laggiù, è abbastanza un buon tipo. Ci ha fatto ridere, così non lo preoccupiamo più."
Max Millan : I corvi maledetti dio si divertono...”
Lion :- “Ohh, che ridere , uuuaauu!”
Max Millan : -”Devo dirti qualcosa, che questa è la storia più strampalata che abbia mai sentito.”
Lion :- “E' vero, si divertono, ridono come asini.”
Max Millan :- “I corvi si divertono.. Credo che i pesci possano allora recitare le poesie ...”
Lion: “Credo di sì.”
Max Millan :- “Uhm ehm ... e i eh, maiali sono bravi a suonare il banjo ? E i cani potrebbero, vediamo, ah...giocare a hockey. E il uhm ... il ...”
Lion :- “i corvi si divertono.”
Max Millan :- “I corvi si divertono. Sai, ti posso dire che ne ho sentiti tanti di racconti, oh ragazzo perbacco ne ho sentiti alcuni di racconti strani. Ma almeno quei tipi avevano avuto la decenza di ammettere che era una stronzata, sai cosa voglio dire? Si deve effettivamente avere l'orgoglio, l'orgoglio per il fatto di ammettere che questa era una stronzata. Ma i corvi si divertono eh? Voglio dire non stai prendendo per il culo un ritardato completo, sennò hai un piede nella tomba là.”

Lion- “Ciao Max, cosa fai allora quando fa freddo?”
Max Millan :- “Mi metto ancora più vestiti. Sono a sangue freddo bastardo, non riesco mai ad avere abbastanza caldo. E mi faccio un sonnellino dopo ogni combattimento.”
Lion:- “Qual è la scarpa?”
Max Millan :- Che cosa pensavi di fare per la nostra attività?”
Lion :- “Ragazzi, ho trovato un socio.”.
Max Millan :- “Non tu non hai scelto me, io ti ho scelto.”
Lion:- “Perché?”
Max Millan: 'Perché mi hai dato il tuo ultimo fiammifero. Mi hai fatto ridere. Dio i maledetti corvi si divertono...”

Max Millan :- [Introducendo Lion a Coley] “Ah, Coley questo è il mio socio, Lion.”
Coley/Dorothy Tristan :- “E' bello conoscerti Lion.”
Lion:- “E' un piacere conoscerti Coley, Max non mi ha detto niente di te.”


Lion :- [prime battute] “Ciao, cosa stai facendo.”'
Max Millan :- {Dopo essere stato picchiato quasi a morte da Riley] “Oh mio dio, cosa è successo?
Lion: Riley ha provato a fottermi, così ho dovuto battermi.”.


Max Millan :- “Indovinate un po', io sono lo "spaventapasseri".”
Lion:- “Sì Max, sei uno "spaventapasseri". Ma tu sei anche uno "stronzo".”
Max Millan :- “Ehi!”
Lion :- “Tu sei anche, uno "spaventapasseri".”

Lion:- “Un corvo non ha paura di uno spaventapasseri. E ride.”

Lion :- “E avremo una Notte con le Signore ogni Lunedi notte della settimana!”

Lion:- “E avremo una notte con le signore ogni Lunedi della settimana! E avremo ... eh...
Barista/Frank Chartier :- “Leccalecca!” Lion:- “LECCALECCA!”

Darlene/Eileen Brennan :- [a Max dal suo sgabello al bar] “Chiudi la porta. Stai facendo uscire tutto il fumo fuori!”

Frenchy/Ann Wedgeworth :- “E che cosa vi è mancato di più in prigione?”
Max Millan :- [Fissandola di fronte alla sexy Frenchy] “La cucina casalinga.”

Max Millan :- [al bancone] “Dammi una ciambella al cioccolato e una bottiglia di birra.”


Definitivamente da considerarsi uno dei risultati più alti della New Hollywood anni '70, premiato con la Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1973 come miglior film (ex-aequo con “Un Uomo da affittare” di Alan Bridges), “Lo Spaventapasseri”(Scarecrow), è un racconto agrodolce e picaresco di un'improbabile amicizia maschile, la quale si distingue come una delle migliori raffigurazioni cinematografiche di sempre dell'amicizia stessa. Il film è interpretato da Gene Hackman e Al Pacino come due vagabondi, due “hobos” che si incontrano sul ciglio di una strada e formano un legame che li porta insieme per un viaggio attraverso gli Stati Uniti. Hackman interpreta Max, un ex detenuto dall'atteggiamento duro che decide di collaborare con Lionel, un tenero ed indifeso ex marinaio, interpretato da Pacino. I due sono una strana coppia intesa in senso classico, Max è un ex-criminale dal muso duro con la speranza di aprire una propria attività, mentre Lionel è un individuo ingenuo e amichevole, desideroso di fare amicizia con Max. I due stanno cercando di trovare insieme una possibile nuova riapertura per alcuni loro vecchi e finiti legami, seminandone però anche di nuovi. Max con la sorella a Denver, e Lionel con la sua ex-fidanzata a Detroit.

Diretto da Jerry Schatzberg qui eccezionale, questo film fu la sua seconda collaborazione con Pacino. Per primo fecero insieme lo splendido “Panico a Needle Park” nel 1971, debutto sul grande schermo di Pacino stesso, incentrato su di un gruppo di eroinomani dello Upper West Side di New York i quali ciondolano in quello che allora era conosciuto come il Needle Park. L'interpretazione di Pacino ricevette grande attenzione dopo l'uscita del film, così che venne poi ingaggiato per interpretare Michael Corleone, il figlio di Marlon Brando ne “Il Padrino”.

Molti critici dell'epoca respinsero lo script de “Lo Spaventapasseri” come quello di un film debole e soprattutto d'attesa, ma è negli alti e bassi di questi due solitari, nelle lotte che continuano a farli deragliare dal loro obiettivo ultimo di ripulire la loro esistenza e di avere un'ultima chance, aprendo un'attività onesta insieme (un autolavaggio con i buoni risparmi di Lionel), che rende il film così interessante. E' un intensissima opera psicologica e ambientale sui tanto amati outsiders degli anni settanta, realizzata su tonalità molto amare e malinconiche, così che da intraprendere una narrazione affatto comoda ma stretta e angusta, non è infatti nelle fortune di questi personaggi, ai quali l'esordiente sceneggiatore Garry Michael White fa in modo di non rendergli retta e facile la strada della vita;non essendo infatti qui in una di quella stronzate buoniste come vanno a là mòde oggi, o à “La Ricerca della felicità” di Muccino.

La differenza e la distanza tra i sogni e la realtà, nell'irraggiungibilità del cosìddetto “Sogno americano”, coprirebbe un intero Oceano, come nel coevo road movies di questa grande stagione che fu, del cinema americano di viaggi “interiori” e sulle strade, che fu “Electra Glide” (Electra Glide in Blue) ('73) di James William Guercio, da me precedentemente recensito negli anni e che vi riproporrò anche qui.

Uno degli elementi più alti e stupefacenti dell'intero film è anche la fotografia di Vilmos Zsigmond, che è semplicemente affascinante e cattura su celluloide una fetta di America che non era così comune vedere raffigurata sullo schermo, in quel periodo. Zsigmond era relativamente uno sconosciuto al tempo, fuoriuscito ungherese negli Stati Uniti, dopo l'invasione sovietica del '56, sarebbe in seguito diventato il grande e celebrato Direttore della Fotografia di altri famosissimi titoli come, tra i tanti, “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e “Il Cacciatore” (The Deer Hunter) ('78) di Michael Cimino.

“Lo spaventapasseri” è un film che è invecchiato molto bene, dalla qualità altissima, limpida e cristallina, ma che è stato messo un poco in ombra dal profilo successivo delle carriere di Hackman e Pacino. Hackman aveva appena vinto l'Oscar come miglior attore per “Il Braccio violento della legge” (The French Connection) di Friedkin l'anno prima, e Pacino proveniva fresco fresco da “Il Padrino”, da “Serpico” di Sidney Lumet, e si preparava a fare “Il Padrino Parte II” e “Quel pomeriggio di un giorno da cani” (Dog Day Afternoon) ('75) dello stesso Lumet. Era l'età d'oro del cinema, un tempo in cui i film non avevano avuto gli obbligatori e infelici compromessi di cui si nutre a forza la Hollywood di oggi. E' anche una sorpresa che entrambi i protagonisti abbiano offerto delle prestazioni eccezionali, formando una delle migliori coppie della storia del cinema. “Lo Spaventapasseri” vinse anche uno dei più importanti premi internazionali -. La Palma d'Oro a Cannes, non c'è quindi alcuna debole scusante per cui i critici soprattutto americani e il pubblico abbiano per così tanti anni praticamente dimenticato questo piccolo gioiello. Lo testimonia la cronica mancanza di recensioni per il film, anche qui in Italia. All'epoca non andò nemmeno molto meglio tra i critici professionisti in tutta l'America. Schatzberg è d'altronde sempre stato apprezzato meglio a livello internazionale che tra il pubblico americano d'oggi bramoso degli effetti speciali, quindi è praticamente stato un regista straniero in patria.

A questo punto alcuni utili cenni biografici: Jerry Schatzberg era nato nel Bronx, a New York City nel 1927. Dopo la laurea presso l'Università di Miami, iniziò una carriera come fotografo freelance per riviste come Vogue, Glamour, Esquire, Vita e McCall. La sua esperienza da pubblicitario venne riversata nel suo primo film da regista. “Mannequin -Frammenti di una donna “(Puzzle of a Downfall Child) con una marvellous Faye Dunaway, appunto suo primo lungometraggio nel 1970, -film che andrebbe riscoperto su questi lidi della QM- anche subito dopo il successo di “Easy Rider” di Dennis Hopper, che aveva aperto l'interesse degli studios ai giovani registi, coloro cioè i quali erano eventualmente più attinenti e più “alla moda” presso il pubblico maggiormente giovane di cinefili. Anche se il film d'esordio di Schatzberg passò in gran parte inosservato, egli ottenne il plauso della critica con il suo secondo e già citato lavoro “Panico a Needle Park” (1971), che fu tra le prime pellicole ad esplorare in profondità la dipendenza da eroina e a far esordire da protagonista Al Pacino, il quale all'epoca fuori da New York era completamente uno sconosciuto. "Panico a Needle Park" impostò così la carriera di Pacino che già al secondo film fu come detto impegnato con “Il Padrino”.

Pacino sarebbe tornato poi a lavorare di nuovo con Schatzberg in quello che sarebbe dovuto essere il terzo film per entrambi, appunto“Scarecrow” dal titolo originale (siamo nel 1973). Questa volta Pacino avrebbe recitato con Gene Hackman, che era già un volto noto per il pubblico americano - da “Gangster Story” (Bonnie and Clyde) (1967) di Arthur Penn, “Gli Spericolati” (Downhill Racer) (1969) di Michael Ritchie , “L'Anello di sangue”(Never Song for my father) di Gilbert Cates(1970) bellissimo e dimenticato film "al maschile" sul rapporto tra un figlio e suo padre ormai anziano, finalmente c'è anche un dvd italiano della Sony, e come già ricordato “Il Braccio violento della legge” (The French Connection)(1971). “Lo Spaventapasseri” portò poi Schatzberg all'attenzione di tutti coloro che seguivano il cinema grazie alla Palma d'Oro vinta a Cannes. Hackman e Pacino sfiorarono in Premio per Migliore Attore ad entrambi, e si avviarono a diventare due degli attori principali della loro generazione.

Schatzberg e "Scarecrow", come detto contribuirono a definire lo stile del film americano della New Hollywood degli anni Settanta, con la sua enfasi sulla alienazione. Dopo “Lo Spaventapasseri”, Schatzberg avrebbe proseguito con “Dandy, The All American Girl” (Aka Sweet Revenge) (1976) e “La seduzione del potere” (The Seduction of Joe Tynan) (1979), notevole ma misconosciutissimo come il primo, eppure vi semi esordì una giovane Meryl Streep. Dopo gli anni Settanta, Schatzberg ha cominciato a perdere il suo seguito negli Stati Uniti, non potendo certo competere con l'ascesa di registi come Coppola, Scorsese, Spielberg e Lucas. Schatzberg era stilisticamente più in sintonia con il cinema internazionale, con le sue atmosfere malinconiche sul tramonto definitivo del sogno americano, dai caratteri forti, ma dalle narrazioni più frantumate. Entro la fine degli anni Ottanta, i suoi film migliori, come “Street Smart” (1987) e soprattutto il bellissimo “L'Amico ritrovato”(Reunion) (1989), furono effettivamente accolti molto meglio in Europa che negli Stati Uniti. Quest'ultimo film venne girato a Stoccarda e scritto da Harold Pinter. Lo stile dei film di Schatzberg era per forza di cose un po' un'estensione della sua esperienza come fotografo di paesaggi (da qui le splendide e memorabili aperture paesaggistiche della fotografia di Zigsmond, in “Scarecrow”), di scene di strada, e ritratti di persone. Schatzberg ha sempre avuto ben poco o nullo interesse per gli effetti speciali. Invece, la sua enfasi era da sempre concentrata sui rapporti umani. La sua esperienza come fotografo ritrattista gli ha permesso di lavorare in modo efficace con i suoi attori e trarre da loro le migliori prestazioni. Quando gli è stato chiesto del suo ruolo preferito nell'intera carriera, Gene Hackman ha infatti citato -e non è uno scherzo- “Lo Spaventapasseri”, definendolo "l'unico film che abbia mai fatto in assoluta libertà e in cui mi è stato permesso di cogliere tutti i tipi di opportunità che mi si sono presentate, e realmente costruire il mio personaggio".

La Storia: “Scarecrow” è molto più del ritratto di un personaggio narrativo tradizionale, essendo ben più ricco di sfumature e di quelle che sono le tensioni umane. Non c'è molta trama per il film e quindi non voglio disvelare troppo di quel poco che c'è, ma eccone un breve abbozzo. Max (Gene Hackman) e Francis (Al Pacino) sono una coppia di sbandati che si incontrano per caso, perché finiscono per fare l'autostop nello stesso punto su una delle principali strade statali (bellissima sequenza iniziale che sembra uscita da pagine di Steinbeck o Dos Passos). Max inizialmente non vuole avere nulla a che fare con Francis, ma, quando il suo accendisigari non funziona, Max accetta il fuoco che Francis gli offre con il suo ultimo fiammifero. Per un paio di hobos, l'offerta della propria ultima partita di sigarette o del fuoco, è una vera e propria offerta di amicizia, così i due iniziano a viaggiare insieme. Ognuno di essi è in viaggio con un sogno nella propria testa, mentre si allontanano dalla California. Max è un orso burbero, appena uscito di galera dopo una condanna a sei anni per aggressione e dispone di 2600 dollari depositati in un conto di risparmio a Pittsburgh. Il suo sogno è quello di aprire un autolavaggio. Egli vuole anche fermarsi a Denver per visitare la sorella. Francis, d'altra parte, ha appena terminato un periodo di lavoro nella Marina Militare, di ritorno da un lungo viaggio di 6 anni per i mari, e vorrebbe tornare a Detroit, dove ha abbandonato una donna, lasciandola incinta. Almeno le ha inviato ogni mese una cifra assegnatali dal suo stipendio di servizio. Vorrebbe soprattutto incontrare suo figlio, senza neppure al momento sapere se si tratti di un figlio o una figlia. Max chiede a Francis se vuole essere il suo socio nell'attività dell'autolavaggio, Francis è d'accordo. Max ha però un problema. Non gli piace il nome "Francis" e gli chiede se abbia per caso un altro nome. E '"Lionel". D'ora in poi è così che Max lo chiamerà.

Si avviano insieme. Il piano è di andare prima a Denver per la visita di Max a sua sorella, poi a Detroit in modo che Lionel possa incontrare suo figlio, e poi a Pittsburgh a incominciare la nuova luminosa vita che li attende nel settore degli autolavaggi. Sono entrambi quasi senza un soldo, in modo che viaggeranno saltando nei vagoni dei treni merci e facendo autostop, o eseguendo piccoli lavori per guadagnare denaro lungo la strada. Fermandosi nelle tavole calde e nei bar, quando possono permetterselo. Max e Lionel sono entrambi una sorta di spaventapasseri, cioè abili nel mantenersi le persone a distanza di braccia. Max è un uomo con un temperamento difficile che spesso sfodera tutta la sua ringhiosa grinta e rabbia repressa contro le persone, non tirandosi indietro di fronte allo scontro fisico con chiunque sia. I suoi sei anni di galera sono stati il risultato di uno di questi scontri fisici. Lionel, al contrario, disarma la gente facendola ridere. Fa il clown in giro e racconta barzellette - tutto quello che solitamente gli serve per disinnescare ogni brutta situazione.

Ecco un esempio delle situazioni che seguiranno. Max vuole rubare un regalo da un negozio per il compleanno di sua sorella e chiede a Lionel di distrargli la cassiera. Lionel, tuttavia, rende questo pagliaccio di sé stesso talmente completo che Max è tanto distratto quanto la cassiera e si dimentica di far scivolare la merce sotto il cappotto. C'è un intermezzo prolungato a casa della sorella di Max, Coley (Dorothy Tristan). Coley ha una cara amica e partner, Frenchy (Ann Wedgeworth, tutte attrici che erano vere e proprie nomi tutelari del cinema americano degli anni '70), e le coppie di Max con Frenchy e Lionel con Coley come felice quartetto, per un po ', che escono a mangiare e ballare compone una bellissima e soffusa sequenza, interamente circonfusa di sentimenti contraddittori, dei due uomini a contatto con due donne sessualmente molto piacenti, dopo tanto tempo.

Max è ripetutamente coinvolto nel fare a botte. Una di queste risse fa sì che Max e Lionel, coinvolto solamente per aiutare l'amico, vengano assegnati per un mese a un campo di lavoro, una sorta di quelli istituti americani di detenzione a bassa sicurezza. Max accusa Lionel per la loro detenzione, ma ovviamente in realtà è stato lui che ha iniziato la rissa. Lionel viene addocchiato da un altro prigioniero, Jack Riley, che altri non è che il nostro grande Richard Lynch, il quale facendosi passare per un suo nuovo e sincero amico, gli carpisce l'amicizia, e poi lo picchia e lo violenta sodomizzandolo. Max aspetta di poter arrivare quasi alla fine del periodo di detenzione per massacrare Riley in un recinto di maiali, lasciandolo un vegetale per tutta la vita e non potendolo così accusare. Freschi rilasciati dalla casa circondariale di lavoro agricolo, la coppia riprende a procedere con il suo viaggio, ma, in una tavola calda, Max sta per lasciarsi coinvolgere in un'altra rissa. Lionel, che ha però cercato per il suo meglio di insegnare al suo amico un altro modo per affrontare i conflitti e sopravvivere, riesce finalmente a farlo desistere, e invece di combattere, Max intrattiene la folla al ristorante con uno spogliarello per finta, con un sacco di risate generali di tutti gli astanti bevitori e una bonaria cantata di “hootin 'e hollerin''.

Temi: Il tema principale è il contrasto tra come queste due performance tengano a bada l'una con l'altra- il duro contro il comico. Max è una personalità conflittuale e rude, sempre sull'onda dei ricordi e delle previsioni più ottimistiche, che sappiamo sarà alquanto difficile si possano concretizzare, mentre Lionel disinnesca le situazioni con i suoi pagliacceschi alleggerimenti. Lionel racconta a Max la parabola del film, illuminante su come gli spaventapasseri in realtà non spaventino i corvi. Però gli fanno ridere così forte che le cornacchie se ne vadano altrove che sul loro appezzamento.

Un secondo importante tema, alla fine quello decisivo, è l'ossessionante rimorso di Lionel per il bambino e la moglie che ha abbandonato. Questo è il suo grande senso di colpa alla base, al quale viene dato il definitivo colpo di grazia dalla moglie stessa Annie (Penelope Allen) che con una orribile e crudelissima bugia vendicativa gli dice al telefono che il bambino è morto quando lei era incinta di sei mesi, scivolando sul ghiaccio mentre egli non era lì per aiutarla. Tutti gli spettatori stanno intanto guardando un bambino di circa cinque anni di età, mentre in silenzio sta giocando accanto a lei al telefono. E gli aggiunge, che secondo lei il povero bambino dovrà restare nel limbo perché non era stato neppure battezzato. Questo terribile, malvagissimo shock, unitamente alla violenza sessuale subita in precedenza nella prigione da Lionel, è presumibilmente decisivo nel mandarlo a pezzi, addirittura in uno stato schizoide di disperazione prima, e di catatonia poi. Verosimile o meno, poiché secondo ogni manuale di psichiatria gli individui catatonici guardano senza capire con gli occhi aperti, e anche se quindi travisa un poco la cosa, Lionel sembra essere invece finito in una sorta di coma. L'ultimo disperato atto di Lionel, prima di perdere ogni contatto con la realtà, sarà quello di cercare apparentemente di "battezzare" un ragazzino che stava giocando con lui nella grande fontana del parco nel centro di Detroit, in una fredda giornata d'inverno. Max nello splendido finale andrà allora a ritirare i suoi risparmi, per tornare a Detroit e prendersi cura dell'amico, ricoverato in un reparto psichiatrico.

Valori del film: Lo script di questo film offre come detto in precedenza molto poca trama, ma un sacco di opportunità per la rappresentazione dei caratteri. Nel cinema americano di quella grande stagione, questo era spesso una prerogativa e un grande pregio, come in questo film. La percezione di ciò più o meno dipende dalla sensibilità del singolo spettatore. Se vi piace poter studiare i grandi interpreti sviluppare altrettanto grandi personaggi, sarà obbligatorio finire per amare questo film, come molti spettatori lo hanno amato, apparentemente da quarant'anni. Ma anche per chi potrà preferire le trame forti, esso non sarà certo una delusione. La sua fine poi, è veramente molto forte e straziante finanche feroce, tanto che fa quasi sempre venire alla mente il potentissimo e indimenticabile finale, e per certi versi analogo, di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”(One Flew Over the Cuckoo's Nest) ('75) di Milos Forman. Altro capolavoro tutelare del cinema americano settantesco.
Non si può non parlare ancora e più diffusamente della magistrale fotografia di Vilmos Zsigmond.

La composizione fotografica di questo film potrebbe stare in ogni saggio sull'arte della fotografia cinematografica, non si può aggiungervi quasi niente a parole e lodi, se non tutto quello che Zsigmond è riuscito ad ottenere certo anche attraverso un qualche tipo di filtro che ha conferito al film un tipo di lucentezza così artistica e satinata. E senza mai togliere il piacevole effetto di avere un'immagine sempre molto chiara. Vedi scostantemente le facce dei due grandi Pacino e Hackman in dettaglio, almeno nel bel dvd Warner R1 che posseggo. D'altronde è immaginabile che un simile altissimo risultato fosse stato dovuto alla storia personale di Schatzberg come già celebre fotografo. E d'altra parte, è anche molto bello questo grande spazio lasciato a lunghe aperture fotografiche sui paesaggi e in special modo delle campagne, le quali diventano quasi un unico altro grande protagonista oltre agli altri due, così determinando anche un ottimo controllo delle diverse parti della pellicola . Questa tattica è stata senza dubbio un fattore importante nei virtuosismi che le luci e la fotografia di Zsigmond sono stati capace di generare. Devono essere dati dei voti alti anche al realismo delle impostazioni della pellicola stessa – come nelle sequenze sulla strada, nelle tavole calde, negli squallidi squallidi, e nella fattoria prigione.

Il clou di questo film risiede sicuramente nelle emozionanti prestazioni attoriali. Vantando due degli attori più talentuosi della loro generazione, al culmine del loro talento, e offrendo interpretazioni che si collocano tra il meglio di tutto quello che abbiano saputo fornire durante le loro illustri carriere. Il ruolo di Pacino era per lui forse anche un po' atipico, ma lo ha gestito ugualmente con grande abilità. Dopo “Lo Spaventapasseri” o giù di lì, fu subito di nuovo impegnato nel suo personaggio divenuto famosissimo di duro sensibile in “Serpico” (1973) di Sidney Lumet, e poi di nuovo di Michael Corleone, uomo di ghiaccio senza scrupoli cuore né pietà, ne “Il Padrino II” (1974). L'interpretazione di Hackman come rimarcato, è anch'essa assolutamente avvincente, oserei dire immensa. Mentre Richard Lynch, per cui è stata scritta questa rece e al quale è dedicata, alla sua prima e importante parte cinematografica, è assolutamente convincente, e rimanendo nel ruolo di supporto da subito nella memoria con quel volto da rapace bruciato, del cattivo Riley.
In linea definitiva, questo film è allo stesso modo basilare alla pari di classici come “Un Uomo da marciapiede” (Midnight Cowboy) (1969) di John Schlesinger e “Easy Rider“ (1969) di Dennis Hopper – nei quali dei protagonisti Drifter, fuori da tutto e tutti, stavano inseguendo un sogno, il loro sogno. Soprattutto, però, era un film in un certo qual modo anche a un poco a dispetto delle tendenze abituali della Hollywood del suo tempo. Ciò vuol significare che se a questo film ho sempre conferito quattro stelle Le prestazioni e le rappresentazioni dei personaggi sarebbero pure da cinque, di stelle.

Non da meno anche la magnifica colonna sonora malinconica e dolorosa composta dal grande Fred Myrow.

Bodil Awards Anno 1974 Ha Vinto il Bodil come Miglior Film Non-Europeo (Bedste ikke-europæiske film) a
Jerry Schatzberg (regista)
Festival di Cannes Anno 1973 Ha Vinto il Premio OCIC a Jerry Schatzberg
Palme d'Or a Jerry Schatzberg
Ex-aequo con “Un Uomo da affittare” (1973).
Premio Kinema Junpo Anno 1974 Ha Vinto il Premio Kinema Junpo come Miglior Film Straniero
a Jerry Schatzberg

Prima di girare il film, Hackman e Pacino, si vestirono da hobos e in autostop girarono attraverso la California per meglio entrare nei loro personaggi.

Quando Max e Lion vanno in un ristorante per pranzare all'inizio del film, il brano in riproduzione sul jukebox è la hit top 40 "Silver Moon" cantata dall'ex Monkee Michael Nesmith , poi con la First National Band.

Hackman disse che il fallimento al botteghino di questo film lo aveva così deluso, da farlo successivamente concentrare su progetti puramente commerciali.

Hackman ha dichiarato che la propria performance ne “Lo Spaventapasseri” è la sua preferita.


TorsoloMarioVanni

Suicide Is Painless:
Solamente Richard Lynch avrebbe potuto interpretare e far risultare convincente,una sequenza come quella in cui abbarbicato mi par di ricordare fra dei letti a castelli nella camerata, vuole costringere Pacino a botte a fargli un pompino. O quando sempre dopo averlo massacrato di legnate, gli dice che vuole  il suo culo e se lo prenderà. De facto.

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