Autore Topic: Femminicidio, Bernardini de Pace: «Rischia di essere solo un grande spot»  (Letto 1262 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline controcorrente

  • Affezionato
  • **
  • Post: 1377
  • Sesso: Maschio
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/femminicidio_bernardini_de_pace_grande_spot_amp_raquo/notizie/313894.shtml

di Sara Menafra

ROMA «È un progetto di stampo anglosassone, di quelli che si vedono nei telefilm americani. Solo che lì intervengono in tempi rapidissimi, il giudizio è praticamente immediato e allora può avere un senso. In Italia, questa norma rischia di essere un gigantesco spot per far vedere che si fa ma in realtà non si fa». L'avvocato Annamaria Bernardini de Pace, esperta di diritto di famiglia e da sempre in prima fila quando si parla dei diritti delle donne, è molto critica con il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri due giorni fa.

Partiamo da un giudizio complessivo.
«La mia tesi fondamentale è che possono scrivere tutte le leggi del mondo ma finché le forze dell'ordine sono inadeguate e la giustizia subisce i tempi elefantiaci che ha avuto finora, è impossibile che si risolvano i problemi. Sui temi come la violenza sulle donne si dovrebbe fare una campagna formativa e informativa attraverso scuole e media, mentre non c'è educazione né formazione. Se si chiama il numero nazionale antiviolenza o non rispondono o ti passano a centri locali che possono fare ben poco».

La possibilità per le forze dell’ordine di intervenire con l'obbligo di allontanamento da casa anche senza la presenza di una denuncia le pare efficace?
«Mi spieghi come può essere accertata la flagranza da un agente chiamato dopo che la violenza è già avvenuta. O arriva quando l'uomo ancora sta pestando la donna, oppure tutto finisce. Anche perché c'è sempre il rischio dell'arbitrarietà. Cosa ne sappiamo che non ci siano donne che simulano solo per cacciare il marito?»

E l’impossibilità di ritirare la denuncia da parte di una vittima di stalking ?
«Molte volte succede che una donna subisca nuove persecuzioni per ritirare la denuncia perché a metterla sotto pressione non è solo il carnefice ma anche la sua famiglia o i sodali. L'impossibilità di ritirarla potrebbe essere un fatto positivo, ma bisogna capire se a quel punto le donne non saranno terrorizzate dalla minaccia di non poter più tornare indietro. Già oggi capita che forze dell’ordine e magistrati dicano alle donne che si presentano al posto di polizia, “guardi signora che se lei adesso fa la denuncia poi non può più tornare indietro” e loro se ne vanno. E capita anche che una denuncia resti in qualche modo “congelata” in attesa di nuovi sviluppi».

Altro punto controverso è la possibilità per terzi, anche anonimi, di presentare denuncia.
«Ecco questa la considero davvero una norma illiberale. Chi vuole fare una denuncia se ne deve assumere la responsabilità. Ribadisco: ci vorrebbero meno difficoltà burocratiche, più responsabilità nei medici, maggiore preparazione psicologica ma soprattutto ci vorrebbero dei giudici rapidi efficienti. Nell'affrontare queste vicende c'è spesso uno scarso senso di responsabilità da parte di chi dovrebbe rappresentare lo stato e invece agisce in modo superficiale o senza gli adeguati mezzi».


Sabato 10 Agosto 2013 - 09:18