Autore Topic: Fucilazione camerati X MAS da parte degli angloamericani e storia della Decima  (Letto 67852 volte)

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Offline Stendardo

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QUI SONO RIPORTATE SOLAMENTE ALCUNI DELLE STRAGI COMPIUTE DAI "LIBERATORI" NELLE "GLORIOSE"  GIORNATE DEL 25 APRILE 1945
 










La strage di Oderzo (Treviso)
 
Negli ultimi giorni di aprile del 1945, esattamente il 28, 126 giovani militi dei Btg. “Bologna” e “Romagna” della GNR e 472 uomini della Scuola Allievi Ufficiali di Oderzo della R.S.I. (450 allievi più 22 ufficiali) si arresero al C.L.N. con la promessa di avere salva la vita. L’accordo fu sottoscritto nello studio del parroco abate mitrato Domenico Visentin, presenti il nuovo sindaco di Oderzo Plinio Fabrizio, Sergio Martin in rappresentanza del C.L.N., il Col, Giovanni Baccarani, comandante della Scuola di Oderzo e il maggiore Amerigo Ansaloni comandante del Btg. Romagna. Ma quando scesero i partigiani della Brigata Garibaldi “Cacciatori della pianura” comandati dal partigiano Bozambo l’accordo fu considerato carta straccia e il 30 aprile cominciarono a uccidere. Molti furono massacrati senza pietà fra il 30 aprile e il 15 maggio. La maggior parte, ben 113, fu uccisa al Ponte della Priula, frazione di Susegana e gettati nel Piave. Pare si trattasse di 50 uomini del “Bologna”, 23 del “Romagna”, 12 della Brigata Nera, 4 della X^ MAS, e gli altri di altri reparti fra cui gli allievi della scuola. Altri furono trucidati sul fiume Monticano.La banda di "Bozambo", "boia di Montaner", al matrimonio tra Adriano Venezian e Vittorina Arioli, entrambi partigiani, al banchetto di addio al celibato di Venezian uno della banda affermò :- Ti auguriamo che tu abbia ad avere dodici figli e perché questo augurio abbia ad essere consacrato domandiamo che siano uccisi, vittime di propiziazione, dodici fascisti -.Fu così che la mattina del 16 maggio scelsero tredici allievi ufficiali della Scuola di Oderzo e li assassinarono nei pressi del Ponte della Priula. (Particolare delle stragi di Oderzo). (Contributo di Francesco Fatica dell’ISSES Napoli)Vedi anche, qui appresso i caduti sulla corriera della morte. In totale le vittime fra gli ufficiali della scuola di Oderzo furono 144.
 


La corriera della morte
 Verso la metà di maggio (esattamente nella notte fra il 14 e il 15) tre camion della Pontificia Opera di Assistenza venivano dal bresciano e trasportavano verso sud reduci della R.S.I. che cercavano di rientrare a casa. Uno veniva da Rezzato, uno da Erbusco e uno da Brescia. Su quest’ultimo c’erano anche 15 o 16 allievi della scuola di Oderzo. A Bondanello, però, la polizia partigiana che aveva sede nella casa del popolo di Moglia, fermò i camion (almeno due). Il primo, proveniente da Brescia trasportava 43 persone. Queste furono consegnate alla polizia partigiana di Concordia che ne rinchiuse 25 (pare) a Villa Medici, ribattezzata “Villa del pianto”. Questi furono depredati di tutto e massacrati il 17 maggio. Gli altri, due notti dopo, vennero caricati su un camion e fatti proseguire per Carpi . Ma giunti a San Possidonio furono scaricati, condotti a gruppi nella campagna circostante, depredati, seviziati e uccisi. Era la notte del 19 maggio. Fra tanto orrore un fatto ancora più orrendo: fra quei poveretti c’era anche una giovane donna con marito e figlio. Questi ultimi finirono massacrati con gli altri. La donna, al sesto mese di gravidanza, fu violentata da nove uomini e poi abbandonata in stato confusionale davanti ad un albergo di Modena. Dalle risultanze processuali pare che gli uccisi fossero, in totale, più di ottanta. Diversi responsabili furono identificati ma, come al solito, pur essendo stati ritenuti colpevoli, beneficiarono dell’amnistia (e del minaccioso sostegno del partito comunista) e rimasero impuniti.
 


Gli uccisi di Pescarenico (Lecco)
 La sera del 26 aprile transitò per Lecco una colonna di 160 uomini del Gruppo Corazzato “Leonessa” e del Btg. “Perugia” che ripiegava su Como. A Pescarenico furono attaccati dai partigiani. Asserragliati in alcune case i militi si difesero per tutta la notte e per tutto il giorno 27. A sera, avendo quasi esaurite le munizioni, fu trattata la resa. Le condizioni erano che i militi dovevano avere la libertà e gli ufficiali la prigionia secondo la Convenzione di Ginevra. Dopo la resa tutti gli uomini furono picchiati e insultati e minacciati tutti di morte. Il giorno 28 i tredici ufficiali e tre vice brigadieri furono uccisi. Prima di morire lasciarono ai religiosi che li assistettero,toccanti lettere per i familiari.
 


La strage di Monte Manfrei (Savona)
 In questo luogo isolato dell’Appennino Ligure, fra Genova e Savona, nei giorni tragici di fine aprile, primi maggio 1945, i partigiani trucidarono i 200 marò del presidio di Sassello della Divisione “San Marco”, quando la guerra si era ormai conclusa. I cadaveri, sepolti sotto poca terra nei dintorni, non sono stati ancora rinvenuti tutti, anche per l’omertà delle popolazioni, minacciate ancora adesso dagli assassini dell’epoca. Una grande croce ricorda ora i caduti e ogni anno, l’8 luglio, numerose persone salgono lassù e li ricordano con una toccante cerimonia.
 



L'eccidio di Cadibona (Savona)
 
Fu una esecuzione illegale di 38 prigionieri politici fascisti durante il viaggio di trasferimento dalle carceri di Alessandria a Savona.
 

L'11 maggio 1945, trentotto prigionieri politici fascisti, cioè appartenenti alle disciolte formazioni della Repubblica Sociale Italiana, collaboratori dei nazi-fascisti, vennero uccisi in una località a breve distanza dall'abitato di Cadibona, lungo la strada statale che porta alla galleria di Altare.
 

Essi appartenevano ad un gruppo di 52 persone, fra le quali 13 donne, detenute nelle carceri di Alessandria e poste in traduzione per Savona per essere giudicate dalla Corte di Assise Straordinaria. Erano scortate da cinque agenti di Pubblica Sicurezza ausiliari: tre sottufficiali e due guardie, tutti ex partigiani.
 

L’azione penale contro i presunti responsabili dell’uccisione dei detenuti politici era promossa dalla Questura di Savona soltanto nel 1950. A conclusione della lunga istruttoria il giudice rinviava i cinque partigiani e l'allora commissario dell'Ufficio politico della Questura di Savona, al giudizio della Corte d’Assise. Gli imputati, durante l’interrogatorio, negavano d’aver preso parte materialmente all’eccidio. Questi asserivano che sarebbe stato compiuto da partigiani a loro sconosciuti, i quali avrebbero ricevuto l’ordine per telefono, ordine partito dall’ufficio politico della questura di Savona.
 

Iniziatosi il dibattimento davanti la Corte di Assise di Verona questo veniva sospeso per impedimento (grave malattia) di uno degli imputati, e rinviato a nuovo ruolo. Intanto sopravveniva il Decreto del Presidente della Repubblica in data 11 luglio 1959 n. 460 il quale coll’art. 1 lett. a) concede amnistia per i reati politici ai sensi dell’art. 8 C.P. commessi dal 25 luglio 1943 al 18 giugno 1946, e gli atti venivano trasmessi al Tribunale ai sensi dell’art. 153 II° cpv C.P. per l’eventuale provvedimento di estinzione.
 

Con la sentenza del 14 ottobre 1959 tutti gli imputati vengono amnistiati.
 



La strage di Rovetta (Bergamo)
 Il 26 aprile 1945 un plotone della 6^ Compagnia della Legione Tagliamento di presidio al Passo della Presolana, al quale si aggiunsero alcuni militi della 5^, sentite le notizie della disfatta tedesca decise, malgrado la contrarietà di alcuni, di arrendersi, sollecitato in tal senso anche dal Franceschetti, proprietario dell’albergo che ospitava i militi e si diresse verso Clusone. Ma, giunti a Rovetta (BG), trattarono la resa col locale C.L.N. che promise un trattamento conforme alle convenzioni internazionali. Erano 46 militi comandati dal giovane S.Ten. Panzanelli di 22 anni. Deposte le armi, furono alloggiati nelle locali scuole elementari. Il prete del luogo, Don Giuseppe Bravi, era anche segretario del C.L.N. locale e garantiva il rispetto degli accordi. Ma una masnada di feroci partigiani, giunti da Lovere su due camion, impose la consegna dei prigionieri e il 28 aprile, dopo feroci maltrattamenti, 43 di loro (uno, Fernando Caciolo, della 5^ Cmp, sedicenne di Anagni, riuscì a fuggire e tre giovanissimi, Chiarotti Cesare, 1931, di Milano, Ausili Enzo, 1928, di Roma e Bricco Sergio, 1929, di Como, vennero risparmiati) vennero condotti presso il cimitero di Rovetta e qui fucilati. Ben 28 di loro avevano meno di 20 anni. L’ultimo ad essere ucciso, dopo aver assistito alla morte di tutti i camerati, fu il Vice brigadiere Giuseppe Mancini, figlio di Edvige Mussolini sorella del Duce.Dopo la guerra alcuni di quei partigiani ritenuti responsabili della strage furono individuati e processati. Ma la sentenza fu di non luogo a procedere in forza del Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 194 del 12 aprile 1945, firmato da Umberto di Savoia, che in un unico articolo dichiarava non punibili le azioni partigiane di qualsiasi tipo perché da considerarsi “azioni di guerra”. Fu, cioè, dalla viltà dei giudici, considerata azione di guerra legittima anche il massacro di prigionieri inermi compiuta, per giunta, quando la guerra era ormai terminata.
 


La strage di Lovere (Bergamo)
 Mercoledì 25 aprile 1945 un piccolo presidio della Legione “Tagliamento”, 26 militi della 4^ Cmp, II Rgt, di stanza nell’edificio delle scuole elementari a Piancamuno in Val Canonica venne sorpreso da un gruppo di partigiani fra i quali erano dei polacchi in divisa tedesca. Malgrado la sorpresa i militi reagiscono, ma le perdite sono gravi : 9 morti fra cui il comandante aiutante maresciallo Ernesto Tartarini e tre feriti. Anche il comandante partigiano, però, tale Luigi Macario, viene ucciso insieme ad altri due, cosicché i partigiani, rimasti senza comandante, cedono al fuoco intenso dei militi superstiti e si ritirano. A questo punto giunge in aiuto una squadra del plotone Guastatori al comando del brigadiere Amerigo De Lupis.Egli si rende conto che i tre feriti che giaccioni all’Ospedale di Darfo non hanno una assistenza adeguata. Uno dei tre, infatti, Sandro Fumagalli, muore la mattina del 26Allora nel pomeriggio il De Lupis, con una piccola scorta, porta i due feriti. ancora vivi all’Ospedale di Lovere, sul lago d’Iseo. Ma egli non sa che i partigiani stanno occupando la città. Al mattino, infatti, il locale presidio del 612° Comando Provinciale della G.N.R. comandato dal Ten. Agostino Ginocchio si è arreso a un gruppo di partigiani e altri partigiani stanno affluendo dalle montagne. Così il De Lupis e i suoi uomini vengono sorpresi all’uscita dall’Ospedale e catturati. Condotti presso la casa canonica (Palazzo Bazzini) che veniva utilizzata come prigione, vennero rinchiusi insieme agli uomini del Ten. Ginocchio. Testimoni dell’epoca affermano che ai prigionieri vennero inflitti pesanti maltrattamenti. Il 30 aprile un legionario, Giorgio Femminini di 20 anni, ottenne di potersi sposare con la sorella di un commilitone, Laura Cordasco, così fu condotto in chiesa col De Lupis e il commilitone Vito Giamporcaro come testimoni. Ma poichè la cerimonia si prolungava i partigiani condussero via tutti gli uomini del De Lupis e li portarono dietro il cimitero dove furono massacrati con raffiche di mitra. Gli uccisi furono sei: Amerigo De Lupis, Aceri Giuseppe, Femminini Giorgio, Mariano Francesco, Giamporcaro Vito, Alletto Antonino. I due legionari: Le Pera Giovanni e De Vecchi Francesco, ricoverati, come si è detto, in ospedale per gravi ferite, furono quasi ogni giorno percossi e maltrattati e, infine, prelevati da partigiani fra il 7 e l’ 8 di Giugno, oltre 40 giorni dopo la fine della guerra, percossi, seviziati e, infine, gettati nel lago e annegati.
 


I massacrati di Ponte Crenna (Pavia)
 Il 12 agosto 1944 quattro giovani militi venivano catturati dai partigiani e barbaramente assassinati a Ponte Crenna nell’Oltrepo Pavese. Fra essi Walter Nannini, medaglia d’Argento alla memoria.
 


La strage di S.Eufemia e Botticino Sera (Brescia)
 Fra il 9 e il 13 maggio 1945 furono prelevati 11 fascisti a Lumezzane e altri a Toscolano Maderno. Orribilmente seviziati, 23 vennero uccisi proprio di fronte alla chiesa di S.Eufemia mentre altri 16 vennero uccisi e gettati in una fossa a Botticino, in una località detta Mulì de l’Ora. I civili erano 16 e 23 i militari di cui 9 erano della Divisione San Marco. I cadaveri furono ritrovati in stato di avanzata decomposizione, con tracce di inaudita violenza e le unghie strappate. Autori dell’eccidio furono i partigiani comandati da tale Tito Tobegia.
 


L’eccidio dell’Ospedale psichiatrico di Vercelli
 Nei giorni dal 23 al 26 aprile 1945 si erano concentrate a Vercelli tutte le forze della R.S.I. della zona, circa 2000 uomini, che andarono a costituire la Colonna Morsero, dal nome del Capo Provincia di Vercelli Michele Morsero. Tale colonna partì da Vercelli alle ore 15 del 26 aprile, dirigendo verso nord per raggiungere la Valtellina. I reparti che costituivano la colonna erano : Il 604° Comando Provinciale GNR Vercelli Comandato dal Colonnello Giovanni Fracassi, la VII^ B.N. “Punzecchi di Vercelli, parte della XXXVI^ B.N. “Mussolini” di Lucca, CXV° Btg “Montebello”, I° Btg granatieri “Ruggine”, I° Btg d’assalto”Ruggine”, I° Btg rocciatori (poi controcarro) “Ruggine”, III° Btg d’assalto “Pontida”. La colonna raggiunse Castellazzo, a Nord di Novara, la mattina del 27 aprile e, dopo trattative, la sera decise, dopo molte incertezze, di arrendersi ai partigiani di Novara dietro promessa di essere trattati da prigionieri di guerra. Il 28 aprile i prigionieri vengono condotti a Novara e rinchiusi in massima parte nello stadio. Subito cominciarono gli insulti e i maltrattamenti e il 30 cominciarono i prelevamenti di gruppi di fascisti dei quali non si ebbe più notizia. Lo stesso accadde nei giorni successivi insieme a feroci pestaggi. Il 2 maggio Morsero viene portato a Vercelli e fucilato. Intanto sono giunti gli americani che tentano di ristabilire un minimo di legalità. Ma il Corriere di Novara dell’8 maggio parla di molti cadaveri di fascisti ripescati nel canale Quintino Sella. Finché il 12 maggio giungono da Vercelli i partigiani della 182^ Brigata Garibaldi di “Gemisto” cioè Francesco Moranino che prelevano circa 140 fascisti elencati in una loro lista. Questi uomini saranno le vittime della più incredibile ferocia. Portati all’Ospedale Psichiatrico di Vercelli saranno, in buona parte massacrati all’interno di questo. Le pareti dei locali dove avvenne l’eccidio erano lorde di sangue fino ad altezza d’uomo. Altri saranno schiacciati in un cortile da un autocarro, altri fucilati nell’orto accanto alla lavanderia, altri, pare tredici, fucilati a Larizzate e altri ancora, infine, portati con due autocarri e una corriera (quindi in numero rilevante) al ponte di Greggio sul canale Cavour e qui, a quattro a quattro, uccisi e gettati nel canale. Nei giorni successivi i cadaveri ritrovati nei canali di irrigazione alimentati dal canale Cavour furono più di sessanta. Solo il giorno 13 maggio, domenica, gli americani prenderanno il controllo dei prigionieri ed eviteranno altri massacri. Era già pronta la lista dei prigionieri da prelevare quello stesso giorno alle ore 18.
 


Il massacro di Schio (Vicenza)
 La notte del 7 luglio 1945 una pattuglia partigiana irruppe nel carcere di Schio dove erano detenute 91 persone presunti fascisti. Di queste, che erano state radunate in uno stanzone e contro cui furono sparate molte raffiche di mitra, ne furono massacrate ben 54 di cui 19 donne, mentre 14 rimasero ferite (11 in modo grave). Il tribunale militare alleato individuò alcuni degli esecutori materiali del crimine ed emise alcune condanne, però mai eseguite. Dai dibattimenti emerse che molte di quelle persone non avevano alcuna colpa e nei loro confronti era già pronto l’ordine di scarcerazione. Il governatore militare alleato ebbe ad affermare che i fatti di Schio “costituiscono una macchia per l’Italia ed hanno avuto una larga pubblicità nei giornali statunitensi, britannici e sudafricani dove vengono considerati senza attenuanti".
 


Il massacro di Avigliana (Torino)
 Qui furono uccisi, a guerra finita, dopo che si erano arresi ed erano stati disarmati, 33 militari della R.S.I..
 


I morti di Agrate Conturbia (NO)
 "Caduti per la Patria” sta scritto su una croce che fa la guardia a 33 salme di fascisti senza nome, trucidati nel sottostante bosco detto “la Bindellina”.
 


I feroci massacri del Biellese
 A Bocchetta Sessera (Vercelli) una stele ricorda le decine di cadaveri di fascisti, non solo uomini ma anche donne, stuprate e seviziate prima di essere uccise, che si presume ancora si trovino nel bosco sottostante. Fu questa, una delle zone dove la ferocia partigiana toccò livelli inimmaginabili. Qui operava Francesco Moranino detto Gemisto che, ricordiamolo, nel 1955 fu condannato all’ergastolo dalla Corte d’Appello di Firenze per strage di partigiani non comunisti e che fuggì a Praga, da dove rientrò in Italia dopo che il P.C.I. lo ebbe fatto eleggere Senatore.
 


Gli N.P. trucidati a Valdobbiadene (Treviso)
 Qui, dopo che il 9 marzo 1945 il grosso del Btg N.P. della X^ fu trasferito sul fronte del Senio, rimasero a presidio soltanto 45 marò. Essi, che avevano sempre vissuto in buona armonia con la popolazione e, quindi, pensavano di non avere nulla da temere, dopo il 25 aprile, a guerra finita, si consegnarono ai partigiani della Brigata “Mazzini” (Comandante Mostacetti). Ma nella notte fra il 4 e il 5 maggio essi furono divisi in tre gruppi per essere, si disse loro, trasferiti altrove. Il primo gruppo fu condotto in località Saccol di Valdobbiadene, spinto in una galleria e, qui, trucidato a colpi di mitra e di bombe a mano. La galleria, poi, fu fatta saltare per occultare il crimine. Il secondo gruppo fu condotto in località Madean di Combai. Qui ai marò vennero legate le mani dietro la schiena con filo di ferro, indi, dopo essere stati depredati, vennero uccisi e bruciati. Stessa sorte ebbe il terzo gruppo, condotto in località Bosco di Segusino.
 


L’eccidio del 2° R.A.U.
 Gli uomini del 2° R.A.U. ( Reparti Arditi Ufficiali) appartenente al R.A.P (Raggruppamento Anti Partigiano), che operava in Piemonte, si arresero ai partigiani il 27 aprile a Cigliano, a nord di Torino, essendo stato promesso il trattamento dovuto ai prigionieri di guerra e l’onore delle armi. Ma il 29 vengono divisi in due gruppi: nel primo vengono inclusi quasi tutti gli ufficiali, le ausiliarie e due signore mogli di ufficiali, nel secondo gli altri. Il primo gruppo viene condotto a Graglia fra inauditi maltrattamenti, senza cibo ne acqua per tre giorni. Fu negata l’acqua anche alla signora Della Nave, incinta. Il 2 di Maggio 1945 furono divisi in tre gruppi: il primo fu condotto al ruscello che divide il comune di Graglia da quello di Netro, il secondo in località Paiette e il terzo alla Cascina Quara presso il Santuario. E furono tutti trucidati. Oggi tutte le salme riposano in una tomba-ossario nel cimitero di Graglia dove una lapide bronzea recante il gladio della R.S.I. che ne ricorda il sacrificio.
 


L’eccidio dei fratelli Govoni
 Alle ore 23 dell’11 Maggio 1945, venerdì, ad Argelato (Bologna), frazione Casadio, podere Grazia, assieme al altri dieci fascisti prelevati a San Giorgio in Piano, partigiani emiliani trucidavano, dopo averli condotti, legati a 3 a 3, presso una fossa anticarro, i sette fratelli Govoni che erano stati prelevati a Pieve di Cento la mattina alle 6,30 : Dino, 40 anni, falegname, Marino, 34 anni, contadino, Emo, 31 anni, falegname, Giuseppe, 29 anni, contadino, Augusto, 27 anni, contadino, Primo, 22 anni, contadino e Ida, di appena venti anni, sposata ad Argelato e madre di un bambino. Prima della morte tutti furono picchiati a sangue e seviziati in vario modo. Solo Dino e Marino avevano militato nella R.S.I., Marino come brigadiere della G.N.R. e Dino come semplice milite. Nel 1951, quando fu scoperta la fossa dove giacevano i corpi dei 7 fratelli insieme a quelli degli altri dieci fascisti, si scoprì lì vicino un’altra fossa con i resti di 25 cadaveri.
 


Gli uccisi del XIV Btg Costiero da Fortezza
 Il 5 Maggio 1945, a guerra ormai conclusa, 20 militi del battaglione, che aveva valorosamente combattuto a difesa dei confini orientali, si consegnarono ai partigiani, fidando nelle leggi internazionali che tutelano i prigionieri di guerra. Ma i partigiani, totalmente irrispettosi di ogni legge, li condussero, dopo molte marce, a Sella Doll di Montesanto e qui, fattili inginocchiare sul bordo di una trincea della prima guerra mondiale, barbaramente li uccisero con un colpo alla nuca.
 


La strage di Codevigo (Padova)
 Qui nei primi giorni del Maggio 1945 (fra il 3 e il 13) furono seviziate e uccise oltre 365 persone fra cui 17 fascisti (uomini e donne) dello stesso Codevigo (12 maggio). I militari, appartenenti a formazioni R.S.I. della provincia di Ravenna, erano stati catturati negli ultimi giorni di aprile e chiusi in carcere. Ma i partigiani romagnoli di Arrigo Boldrini li prelevarono dicendo che li avrebbero condotti a Ravenna. Li condussero, invece, a Codevigo e qui, dopo averli seviziati, li condussero al ponte sul fiume Brenta e li uccisero a due a due, gettandoli poi nel fiume. Molte salme furono trascinate via dalla corrente. Altre, gettate nei cimiteri dei dintorni, furono recuperate per l’opera instancabile di Rosa Melai che, il 27 maggio 1962 riuscì a inaugurare l’Ossario dove potè radunare le salme ritrovate. Oggi sono 114 i caduti che qui hanno trovato riposo e rispetto.
 

I trucidati a Ponte di Greggio (VC)
 I fatti avvennero nei primi giorni del Maggio 1945.
 


I massacri dei bersaglieri del “Mussolini”
 
Come è noto il Btg di bersaglieri volontari “Mussolini” fronteggiò gli slavi del X° Corpus sul fronte orientale fin dal 10/12 ottobre 1943. Il 30 Aprile 1945, dopo la morte di Mussolini e la resa delle truppe italo-tedesche, anche gli uomini del “Mussolini” decisero di arrendersi ai partigiani di Tito, alle condizioni stabilite che prevedevano l’immediato rilascio dei soldati e la trattenuta dei soli ufficiali per accertare eventuali responsabilità. Ma i “titini” si guardarono bene dal rispettare le condizioni concordate e, invece di lasciare liberi i soldati, condussero tutti a Tolmino e li rinchiusero in una caserma. Da qui qualcuno fortunatamente riuscì a fuggire, ma, dopo alcuni giorni, 12 ufficiali e novanta volontari furono prelevati, condotti sul greto dell’Isonzo e, qui, trucidati. Dopo altri giorni altri dodici furono prelevati, condotti a Fiume e uccisi. E ancora il 18 maggio dall’Ospedale Militare di Gorizia furono prelevati 50 degenti e uccisi. Dieci erano bersaglieri. Intanto i sopravvissuti avevano iniziato una marcia allucinante, senza cibo né acqua, picchiati e seviziati, e altri furono uccisi durante la marcia. Finalmente giunsero al tristemente famoso campo di prigionia di Borovnica ove fame, epidemie, sevizie e torture inumane seminano morte fra gli odiatissimi bersaglieri. Alla chiusura di quel campo, nel 1946, i sopravvissuti furono internati in altri campi ove le condizioni non migliorarono assolutamente. Alla fine, il 26 giugno 1947, soltanto 150 bersaglieri, ridotti in condizioni inumane, poterono tornare in Italia. Dei quasi quattrocento caduti del battaglione, ben 220 furono quelli uccisi dopo il 30 aprile 1945.
 




La strage delle Ausiliarie
 Negli ultimi giorni dell’ Aprile e nei primi di Maggio 1945 l’odio bestiale dei partigiani si scatenò con particolare accanimento contro le donne che avevano prestato servizio in qualità di ausiliarie nell’esercito della R.S.I. Esse subirono torture, pestaggi, sovente stupri ripetuti, e si tentò di umiliarle in ogni modo, spesso denudandole ed esponendole così al ludibrio di folle imbestialite.Giorgio Pisanò, nella sua “Storia delle Forze Armate della R.S.I.” (cui si rinvia per approfondimenti) ricorda diecine di casi di ausiliarie, spesso giovanissime, catturate da sole o in piccoli gruppi e, poi, martirizzate e trucidate. L’elenco delle ausiliarie cadute che compare in detta opera è di 200 nominativi, ma si avverte che tale elenco non è completo proprio perché non è mai stato possibile fare luce completa sulla quantità di crimini commessi dai partigiani in quella primavera di sangue a danno di queste giovani donne coraggiose e fedeli fino alla fine. Nella sola Torino ne furono massacrate 18.
 


L’olocausto della “Monterosa”
 Tra il 24 e il 25 Aprile tutte le truppe schierate sul fronte alpino occidentale ricevettero l’ordine di ripiegare sul fondovalle. Così anche gli uomini della Divisione Alpina “Monterosa” iniziarono il ripiegamento. E, a cominciare dal 26 aprile, molti reparti, ad evitare spargimenti di sangue ormai inutili, si arresero al C.L.N. della zona avendo formali promesse di trattamento conforme alle leggi internazionali. Purtroppo tali leggi non furono rispettate e anche qui, come altrove, decine e decine di uomini ormai disarmati, furono trucidati con bestiale ferocia. Non è possibile ricostruire tutti i fatti, molti dei quali, probabilmente, non sono mai stati resi noti. E’ molto noto, invece, il caso degli uomini del Btg “Bassano” che si erano arresi il 26 aprile al C.L.N. di Saluzzo. Come al solito essi avevano avuto ampie garanzie di salvaguardia della loro incolumità. Ma, ancora come il solito, tali promesse non erano state rispettate. E l’Avv. Andrea Mitolo di Bolzano, già ufficiale del “Bassano”, con una circostanziata denuncia alla Procura della Repubblica di Saluzzo, descrive la fine di ventidue uomini, ufficiali e soldati, trucidati dai partigiani di “Gianaldo” (Italo Berardengo) dopo che si erano arresi ed erano stati disarmati.Né, parlando della Monterosa, possiamo non ricordare l’infame attentato alla tradotta che trasportava sul fronte occidentale gli uomini della “Monterosa” che erano stati ritirati dal fronte della Garfagnana. Tra Villafranca e Villanova d’Asti fu minata la linea ferroviaria e l’esplosione, provocata al passaggio della tradotta, travolse due vagoni e uccise 27 alpini ferendone altri 21 anche in modo molto grave. Malgrado l’odiosità del vile attentato non fu attuata alcuna rappresaglia.
 


I trucidati della Divisione “Littorio”
 Negli ultimi giorni di Aprile anche i reparti della “Littorio” che, come è noto, difendevano i confini occidentali, iniziarono il ripiegamento verso il fondo valle. Anche qui, come altrove, i reparti che rimasero in armi fino all’arrivo degli anglo-americani, si consegnarono a questi e furono avviati ai campi di concentramento.Quelli, invece, come il III° Btg del 3° Rgt granatieri, si consegnarono ai partigiani, ebbero sorte diversa. Era stato raggiunto un accordo coi partigiani del capitano Aldo Quaranta per un indisturbato deflusso di tuti i reparti e il III° Btg, giunto il 27 aprile a Borgo San Dalmazzo, si arrese al capo del CLN del luogo, tale Oratino. L’accordo era che i militari sarebbero stati messi gradualmente in libertà forniti di lasciapassare. Fra gli uomini del Btg e i partigiani non c’erano mai stati scontri o altri incidenti, per cui il patto fu accettato dagli uomini della “Littorio” fidando nella parola dell’Oratino. Ma anche questa volta gli uomini del CLN e i partigiani non tennero fede alla parola data e il Maggiore Grisi, comandante del III Btg, il maggiore Montecchi, il Ten. Buccianti, il Cap. Calabrò, i Marescialli Sanvitale e Magni, il Caporal Maggiore Sciaratta ed altri furono uccisi alcuni dopo un processo sommario, altri senza processo e, soprattutto, senza che fossero loro contestate reali colpe.
 


I morti della Divisione “San Marco”
 Negli ultimi giorni di Aprile, a guerra conclusa, molti uomini della Divisione “San Marco” furono uccisi dai partigiani. Giorgio Pisanò, nella sua “Storia delle Forze Armate della R.S.I.” ne elenca alcune centinaia fra cui circa 300 ignoti ancora in divisa ma privi di ogni segno di riconoscimento, trucidati a Colle di Cadibona, Monte Manfrei (vedi sopra), Passo del Cavallo, Santa Eufemia e in altri luoghi.Il Deposito Divisionale, ritiratosi a Lumezzane V.T., qui il 27 aprile accettò la resa con l’onore delle armi e un promesso salvacondotto per tutti. Ma una volta deposte le armi i partigiani, fedifraghi come sempre, condussero gli ufficiali a Gardone e, dopo due giorni, li trucidarono a S.Eufemia della Fonte (BS). Fra di essi il Comandante del Deposito Ten. Col. Zingarelli, la cui salma, ritrovata con le altre orrendamente mutilate, potè essere identificata in virtù di un maglione blu che era solito indossare.
 


I trucidati della 29° Divisione SS italiane
 I reparti più atti al combattimento di questa divisione ( Btg “Debica” e Gruppo di combattimento “Binz”) si arresero agli americani nei giorni 29 e 30 aprile. Il resto della divisione, invece, ( Btg Pionieri e Btg dislocati a Mariano Comense e a Cantù) dopo una strenua resistenza condotta fino all’esaurimento delle munizioni, fu catturato dai partigiani. Gli ufficiali furono tutti trucidati. Il Ten. Luigi Ippoliti, ferito, fu prelevato in ospedale il 5 maggio 1945, condotto presso il cimitero di Meda e qui massacrato legato alla barella.
 


I caduti del 3° Rgt. Bersaglieri volontari
 Il I° Btg era schierato a Genova e a levante di Genova. I reparti che erano a levante di Genova si sacrificarono quasi interamente per contrastare l’avanzata del negri della 92^ Div. “Buffalo”. I reparti che si trovavano in città furono attaccati dai partigiani e si difesero fino all’ultima cartuccia. Essendo ormai disarmati, furono catturati e, immediatamente, quasi tutti uccisi. Il II° Btg si trovava, invece, in Liguria in difesa del confine occidentale. Quando giunse l’ordine di ripiegamento, risalì insieme alla 34^ Div. Tedesca fino a Quagliuzzo in Piemonte e qui, il 3 maggio, si arrese al CNL locale previo rilascio di un lasciapassare per tutti gli uomini. Malgrado il lasciapassare, però, il Cap. Francoletti e il Ten. Casolini furono condotti sul greto della Dora e qui massacrati. I corpi non furono mai ritrovati. Questo Btg ebbe anche due giovani mascotte, di quattordici e dodici anni, assassinate dai partigiani.
 


I caduti dei Guastatori del Genio II° Btg.
 Anche questo reparto (che aveva poi assunto il nome di II° Btg Pionieri “Nettuno”) ebbe i suoi caduti dopo la cessazione delle ostilità. Nei giorni successivi al 25 aprile 1945 il Btg fu sciolto a Somma Lombardo (Varese). La popolazione del luogo si adoperò in ogni modo per salvare gli uomini del Btg, favorendo il rientro nelle loro famiglie. Malgrado il generoso intervento, i partigiani catturarono il Capitano Dino Borsani e, dopo due settimane di torture, lo trucidarono insieme a tre militari sulle rive del Ticino. Era il 10 maggio 1945.
 


Gli uccisi del Btg Volontari Mutilati “Onore e Sacrificio”
 Anche questo Battaglione che la Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra aveva voluto costituire (come già accadde durante la campagna etiopica del 1936), ebbe trucidati molti dei suoi appartenenti. Il Btg era stato costituito a Milano e qui era sempre rimasto, a svolgere compiti territoriali. Dopo la resa anche su questi mutilati infierì la ferocia partigiana e, allorché ebbero deposto le armi, molti furono gli assassinati.
 


L’eccidio di Ozegna
 Pur non essendo accaduto dopo il termine della guerra, si ritiene opportuno narrare qui anche questo fatto, per la vigliaccheria con cui venne consumato l’agguato. L’8 di luglio del 1944 un reparto motorizzato del Btg “Barbarigo” della X^ MAS, che dalla metà di giugno si trovava in Piemonte, al ritorno da una missione fece sosta nella piazza di Ozegna. Lo comandava il Capitano di Corvetta Umberto Bardelli, comandante del Battaglione. Sulla stessa piazza si trovavano alcuni partigiani coi quali Bardelli avviò una pacata discussione invitandoli a non combattere contro altri italiani per conto dello straniero invasore. La conversazione fu pacata e i partigiani ammisero che occorreva fare fronte comune contro gli stranieri. Ma l’atteggiamento remissivo e non ostile nascondeva l’agguato. Infatti, mentre essi parlavano in quel modo con Bardelli, un centinaio di partigiani si ammassarono nelle vie che sboccavano nella piazza e, non appena i parlamentari partigiani si allontanarono, un inferno di fuoco si scatenò sugli uomini del “Barbarigo”. Bardelli tentò di organizzare la resistenza, gridando: - Barbarigo non si arrende - , ma cadde quasi subito sotto il fuoco delle armi partigiane della banda di Piero Urati (detto Piero Pieri) insieme a dodici marò. I sopravvissuti, molti dei quali erano feriti, dovettero arrendersi.
 


Il massacro del Distaccamento “Torino” della X^
 Il 26 aprile 1945 le forze del Presidio militare di Torino lasciarono la città agli ordini del comandante regionale militare Gen. Adami-Rossi. Ma il distaccamento “Torino” della Decima Flottiglia MAS non le seguì e si chiuse nella caserma Montegrappa preparandosi ad una resistenza ad oltranza. Disponeva anche di qualche carro armato. La resistenza durò tre giorni ma alla fine, esaurito il carburante per i carri e scarseggiando le munizioni, il 30 aprile cessò. Qualcuno riuscì a mettersi in salvo attraverso certi cunicoli sotterranei, ma sui rimasti si abbattè la ferocia partigiana. Circa 70 uomini furono fucilati nel cortile della caserma, altri furono massacrati dalle varie formazioni partigiane che avevano partecipato all’assalto e alla cattura di prigionieri. Alla fine, dopo che avevano dovuto assistere al martirio dei camerati, vennero fucilate anche tutte le ausiliarie del reparto.
 


Il sacrificio della Compagnia “Adriatica” della X^ MAS
 All’atto dell’abbandono di Ravenna il Ten. Di Vasc. Giannelli costituì, coi marinai presenti, una compagnia di fucilieri. Era il 1° dicembre 1944. Spostatasi a Chioggia, la compagnia si aggregò alla X^ e, nel gennaio 1945, partì per Fiume e, da qui, si portò sull’isola di Cherso. Qui, nel maggio 1945, la compagnia si sacrificò pressoché per intero per la difesa dell’isola.
 


Il sacrificio della Compagnia “D’Annunzio” della X^ MAS
 Costituitasi a Fiume nel maggio 1944, fu l’estremo avamposto della Decima sui confini orientali. Posta alla difesa di Fiume, costituì anche tre distaccamenti: Laurana, Lussimpiccolo e Lussingrande. Il 25 aprile 1945 Laurana venne attaccata dai “titini” e i 130 marinai si difesero strenuamente fino all’arrivo dei soccorsi. Ma ben 90 caddero nello scontro. Gli altri due distaccamenti si difesero eroicamente fino alla totale distruzione. Fiume si difese con uguale valore fino al 1° maggio, nella vana attesa di uno sbarco anglo-americano. E il 2 maggio i superstiti furono catturati dagli iugoslavi. Ben pochi rientrarono dalla prigionia nel 1947.
 


Il sacrificio della Compagnia “Sauro” della X^ MAS
 Costituita a Pola nel settembre 1943 con gli uomini del deposito del Reggimento San Marco rimasti, dopo la visita di Borghese passò alle dipendenze della X^. A fine aprile e fino al 3 maggio combattè strenuamente fino all’ultimo per la difesa della città. Pochi sopravvissero e furono catturati dagli slavi.
 


I trucidati della base operativa “Est” della X^
 La Base “Est” aveva sede a Brioni Maggiore ma, a fine aprile, col precipitare degli eventi, si concentrò presso il Comando di Marina-Pola. Dopo aver partecipato alla difesa della città, quando essa cadde il personale fu catturato dagli slavi. Solo quattro marinai furono risparmiati. Ufficiali, sottufficiali e 50 fra graduati e marinai furono trucidati a Portorose, a Brioni e a Pola.
 


Il sacrificio della Scuola Sommozzatori della X^
 Questa scuola, costituita a Portofino nel gennaio 1944, nell’estate fu trasferita in Istria, sul confine orientale, a Portorose. Una parte del personale, catturata negli ultimi giorni di aprile, fu subito passata per le armi. Altri, caduti prigionieri a Pola ove si erano concentrati, finirono nei terribili campi di concentramento iugoslavi. Pochi i sopravvissuti.
 


I morti del Btg. “Sagittario” della X^
 Il 30 aprile 1945 il Btg., insieme ad altri reparti del II° Gruppo di Combattimento, raggiunse Marostica e qui, secondo gli ordini, si dette in prigionia agli americani. Ma, dopo la resa, il Comandante Ten.Vasc.F.M. Ugo Franchi e numerosi marinai, furono prelevati e assassinati dai partigiani.
 


L’assassinio del Maggiore Adriano Visconti
 Il 29 aprile 1945 a Gallarate il Primo Gruppo Caccia dell’Aeronautica Repubblicana si arrendeva al CLN del luogo previo accordo che garantiva a tutti l’incolumità. Gli ufficiali vennero condotti a Milano nella Caserma del “Savoia Cavalleria” in Via Vincenzo Monti. Qui, contrariamente agli accordi, gli ufficiali, cui era stato concesso di tenere le proprie armi, vennero disarmati. E mentre attraversavano il cortile della caserma, il Maggiore Adriano Visconti, comandante del Gruppo e il S.Ten. Valerio Stefanini, Aiutante Maggiore, vennero vilmente assassinati con raffiche di mitragliatore sparati alle spalle. Furono sepolti nel cortile stesso della caserma.
 


I massacrati del Btg. “Folgore”
 Il 29 aprile 1945 il Btg. “Folgore” del Rgt “Folgore” si stava dirigendo verso Venaria Reale. Contemporaneamente una pattuglia su un autocarro si diresse a Torino per ritirare alcuni autocarri presso il deposito reggimentale e per recuperare i feriti del Btg presso l’O.M. Ma a Porta Susa un blocco partigiano impedì la realizzazione del progetto. Allora il sottufficiale capo-pattuglia parlamentò coi partigiani ed ebbe l’assicurazione che i feriti sarebbero stati rispettati. Purtroppo, invece, tutti i feriti furono massacrati. Il 1° maggio il Btg., giunto a Strambino il giorno prima, si sciolse, e il Capitano Fredda sciolse gli uomini da ogni obbligo. Ma quasi nessuno abbandonò il reparto che il 5 maggio, ad Ivrea, si consegnò in prigionia di guerra agli americani ricevendo l’onore delle armi. L’ausiliaria Portesan e il sergente maggiore Ciardella furono i soli a lasciare il Btg il 2 maggio, ma, appena fuori dalla zona presidiata, furono trucidati dai partigiani.
 


Le stragi di Genova
 Fra il 26 e il 27 aprile 1945 cessava la resistenza dei presidi della GNR rimasti in città. Con l’assunzione del potere da parte del CLN iniziarono i massacri che coinvolsero anche gran parte dei familiari dei militi. Massacri che continuarono anche dopo l’arrivo a Genova della 92^ Div. “Buffalo” americana.
 


Le stragi di Imperia
 I partigiani entrarono in Imperia il 25 aprile 1945. Fu subito costituita una “commissione di giustizia” che arrestò 500 fascisti o presunti tali. Si disse che era per salvaguardarne la vita. Ma il 4 maggio una quarantina di loro fu seviziata e uccisa. E anche nella provincia avvennero massacri spaventosi.
 


Le stragi di Milano
 Il 608° Comando Provinciale GNR, fedele alle consegne, non si sbandò il 25 aprile 1945 e, chiusisi i vari distaccamenti nelle caserme, resistè fino all’ultima cartuccia. Dopo di che, malgrado le promesse di rispetto della vita, ci furono i massacri, compiuti prevalentemente dai partigiani dell’Oltrepo pavese. Interi plotoni vennero passati per le armi. E le uccisioni continuarono anche quando i pochi superstiti ritornarono alle loro case dai campi di concentramento.
 


Le stragi di Varese
 Anche qui le forze del 609° Com. Prov. GNR rimaste sul posto, dopo essere state sopraffatte il 26 aprile 1945, subirono le atroci vendette dei partigiani che, dopo aver subito fucilato il Cap. Osvaldo Pieroni con alcuni altri, continuarono fino a tutto maggio le esecuzioni sommarie, abbandonando insepolti i cadaveri, spesso rimasti senza nome.
 


Le stragi di Como
 Nella notte del 27 aprile 1945 il Colonnello Vanini aveva ordinato la resa e lo scioglimento del 610° Com. Prov. GNR. Ciò fu fatto, come dagli altri reparti della R.S.I., per evitare il bombardamento della città che sarebbe stato richiesto dai partigiani. Subito dopo cominciarono, anche qui, le sevizie e le uccisioni di numerosissimi militari, che continuarono per quasi tutto maggio.
 


Le stragi di Sondrio
 Il 25 aprile 1945 a Sondrio comandava i circa 3000 uomini della R.S.I. il generale Onorio Onori che avrebbe dovuto organizzare il famoso ridotto della Valtellina. Altri 1000 uomini al comando del Maggiore Renato Vanna sono a Tirano e cercano di raggiungere Sondrio. Il Maggiore Vanna, con 300 uomini, tenta di forzare gli sbarramenti opposti dai partigiani, ma ecco che il generale Onori e Rodolfo Parmeggiani, federale di Sondrio, gli vanno incontro a Ponte in Valtellina, a 9 Km da Sondrio, gli comunicano di essersi arresi il giorno prima e lo invitano a fare altrettanto. E’ il 29 aprile. Tutti i prigionieri vengono chiusi nel carcere di via Caimi o nell’ex casa del Fascio. E qui, malgrado le solite promesse di trattamento civile e conforme alle convenzioni internazionali, ai primi di maggio ebbero inizio le uccisioni di massa. Il 4 maggio furono prelevati 8 uomini, condotti ad Ardenno, obbligati a scavarsi la fossa e uccisi. Il 6 maggio ne furono prelevati 13, condotti a Buglio in Monte e uccisi. Il 7 maggio fu la volta di altri 15. Condotti vicino a Bagni del Masino, furono mitragliati alle gambe e, poi, bruciati vivi. Si calcola che, in totale, gli uccisi siano stati oltre 200. Secondo alcuni addirittura 500. Fra gli uccisi anche l’ausiliaria Angela Maria Tam, il maggiore Vanna e due Capitani medici. Il S.Ten. Paganella fu gettato da un campanile. Molti uccisi ebbe anche il I° Btg Milizia Francese, dipendente dallo stesso Comando.
 


Le stragi di Brescia
 Gli uomini del 613° Com. Prov. GNR si arresero fra il 28 e il 30 aprile 1945. Subito ci furono sevizie e uccisioni compiute dai partigiani. Il maggiore Spadini subì un vergognoso processo e fu condannato a morte e fucilato il 13.2.1946. Il 23.4.1960 la vedova ricevette una telefonata del Ministro di Grazia e Giustizia On. Guido Gonella che gli annunciava l’annullamento della sentenza della Corte d’Assise Straordinaria di Brescia e la riabilitazione del marito.
 


Le stragi di Pavia
 Le forze del 616° Com. Prov. GNR furono particolarmente pressate dalle ingenti bande partigiane della zona. Il 25 aprile 1945 il presidio di Strabella visse un episodio eroico. Per consentire al grosso delle truppe di ritirarsi verso nord, dodici giovanissimi volontari si assunsero il compito di impegnare le forze partigiane. I dodici giovani, poi ridotti a sei, si difesero disperatamente per tutto il giorno e tutta la notte. Poi accettarono la resa con l’onore delle armi. Ma poco dopo, furiosi per essere stati tenuti in scacco da sei ragazzi, i partigiani li prelevarono (ad eccezione di uno che riuscì a fuggire) e li fucilarono insieme ad altre 14 persone. La stessa sorte fu riservata a molti militi degli altri presidi.
 


Le stragi di Vicenza
 Gli uomini del 619° Com.Prov. GNR, all’atto dello sfondamento del fronte nell’aprile 1945 si ritirarono verso le montagne. Ma qui dovettero arrendersi ai partigiani. Vari distaccamenti, però, si difesero strenuamente finchè vennero sopraffatti e massacrati con inaudita ferocia. Vedi anche il terribile massacro di Schio.
 


Le stragi di Treviso
 Anche in questa provincia gli uomini del 620° Com. Prov. GNR, dopo la resa avvenuta fra il 27 e il 30 aprile 1945, subirono la feroce vendetta partigiana. A Revine Lago, a Oderzo, a Susegana furono soppressi centinaia di uomini. Quelli del presidio di Fregona, arresisi il 27 aprile, furono portati a Piano del Cansiglio e infoibati.
 


Le stragi di Padova
 Il 623° Com. Prov. GNR cessò di esistere il 28 aprile 1945. In tutta la provincia infierirono gli uomini della brigata garibaldina di “Bulow” (Boldrini) che commisero innumerevoli eccidi.
 


Le stragi di Bologna
 Il 629° Com. Prov. GNR partecipò, il 21 aprile 1945, alla difesa di Bologna, poi si ritirò verso il Po e qui si sciolse. I suoi uomini furono braccati e moltissimi furono gli assassinati e lasciati senza sepoltura.Pare che gli uccisi dopo il 21 aprile 1945 nel bolognese ammontino a 773 di cui 334 civili fra cui 42 donne.
 


Le stragi di Parma
 Il 631° Com. Prov: GNR partecipò alla difesa della città il 23 aprile 1945, poi una colonna si ritirò fino a Casalpusterlengo ove si sciolse. Ma i presidi di Colorno e di Salsomaggiore furono massacrati al completo. E il 26 aprile a Parma in via Giuseppe Rondinoni furono uccisi 10 bersaglieri della divisione “Italia”.
 


Le stragi di Modena
 Il 633° Com.Prov.GNR nell’aprile 1945 si ritirò ordinatamente fino quasi a Como dove si sciolse. Ma nella provincia di Modena le uccisioni indiscriminate di fascisti continuarono fino al 1946. I fascisti uccisi nel modenese pare ammontino a 893.
 


Le stragi di Forlì
 Gli uomini del 636° Com. Prov. GNR ripiegati al nord, confluirono nel Btg. “Romagna” che fu inviato nel Veneto. Qui, negli ultimi giorni di aprile 1945 avvenne la resa e, dopo la resa, il pressoché totale annientamento ad opera dei partigiani.
 
Le stragi del 3° Rgt M.D.T. “D’Annunzio”.
 
Il 3° Reggimento “Gabriele D’Annunzio”, che era di stanza a Fiume, negli ultimi giorni di aprile 1945 tentò il ripiegamento verso Trieste e Gorizia. I suoi uomini, costretti ad arrendersi agli slavi il 3 maggio subirono orrende sevizie, numerose uccisioni, e anche infoibamenti.
 


La strage di Graglia (Bi) : 2 maggio 1945.
 Il 27 aprile 1945, dopo un disperato combattimento durato 14 ore, si arresero ai partigiani una trentina di persone appartenenti al R.A.U. (Raggruppamento Arditi Ufficiali) e al R.A.P. fra cui 28 ufficiali cinque ausiliarie e due mogli di ufficiali che avevano raggiunto i mariti. Una di queste, moglie del Ten. Della Nave, era incinta. I fatti accaddero a Cigliano (Bi) nell’albergo “Cavallino Bianco” dove era trincerato il grosso dei soldati. Il R.A.P. di presidio a Cigliano era comandato dal Ten Mancuso mentre il 2° R.A.U. giunto di rinforzo era comandato dal Magg. Filippo Galamini. I prigionieri vennero concentrati in parte al “Cavallino Bianco” e in parte altrove. Il mattino del 28 gli uomini del RAU vengono condotti prima a Dorzano, poi ad Aral Grande, infine, il 1° maggio a Graglia ove tutti furono rinchiusi in una stanza dell’albergo “Belvedere” di Graglia. Furono giorni terribili di percosse e sevizie, pressochè senza mangiare. Alla donna incinta fu negato anche un bicchiere d’acqua. Il giorno 2 maggio, poi, in più riprese, vennero condotti fuori. Il primo gruppo fu condotto presso un ruscello che divide il comune di Graglia da quello di Netro e qui tutti furono massacrati. Il secondo gruppo viene massacrato in località Pairette. Il terzo gruppo fu ucciso alla cascina Quara nei pressi del Santuario, il quarto in località Portioli. Ultime a morire furono le donne, uccise dietro il cimitero. Non ci fu pietà neppure per la donna incinta. Essa, gettata a terra con uno spintone, fu uccisa con una raffica di mitra insieme al bambino che portava in grembo.
 

1 maggiore INVREA Marcello
 
2 maggiore GALAMINI Filippo
 
3 capitano ANDRIULLI
 
4 capitano TOPPI Guido
 
5 capitano GILI
 
6 capitano CASINI
 
7 tenente DELLA NAVE
 
8 tenente VISCONTI DI MODRONE Emanuele
 
9 sottotenente CANDORELLI Salvatore
 
10 sottotenente PICCINELLI Luigi
 
11 sottotenente GOBBI Giorgio
 
12 sottotenente TOSCANO Guerino - 17 anni
 
13 sottotenente MATTARESE
 
14 sottotenente CIAMPOLILLO
 
15 sottotenente RENZI
 
16 sottotenente PICCIONI
 
17 sottotenente SCALSEGGI
 
18 sottotenente PETRICCI
 
19 sottotenente GIOVANNETTI Paolo
 
20 sottotenente COLUCCI Gelsomino
 
21 sottotenente CANEPA
 
22 sottotenente COTTALORDA
 
23 sottotenente BRIGANTI Lauro
 
24 sottotenente FOSSATI Benito
 
25 sottotenente TOSI Romano
 
26 sottotenente PAPIANI Giovanni
 
27 sottotenente GIACCONE
 
28 sottotenente CORTI
 
29 ausiliaria ROCCHIETTI Lucia
 
30 ausiliaria GIRARDI Italia
 
31 ausiliaria CHANDRE’ Rina
 
32 ausiliaria “ROSA”
 
33 ausiliaria “VITTORIA”
 
34 PAOLUCCI Carla (incinta) – moglie del tenente Della Nave
 
35 ANTONIETTA – moglie del capitano Toppi Guido
 



PIACENZA 9 SETTEMBRE 1944 – LA SALMA DEL QUATTORDICENNE GIUSEPPE CALANDRA UCCISO DAI PARTIGIANI A FONTANAFREDDA, VEGLIATA DA DUE APPARTENENTI ALL’ ORGANIZZAZIONE GIOVANILE DEL PARTITO NEL SACRARIO DELLA FEDERAZIONE DI PIACENZA. ANCHE IL PADRE GIUSEPPE CADDE SUCCESSIVAMENTE ION UNO SCONTRO CON I PARTIGIANI
 






I MARTIRI DI PONTE CRENNA (PV)
 




CAMION DELLA CITTA' DEL VATICANO CHE RACCOGLIE
 
I CADAVERI DEI FASCISTI GIUSTIZIATI PER STRADA
 




BRUNILDE TANZI, SERGIO LUPARIA, ENRICO MENEGHINI
 
UCCISI A MILANO NEL 1946 DALLA VOLANTE ROSSA
 


MILANO 17 GENNAIO 1947
  IL CORPO DI EVA MACIACCHINI
 UCCISA DALLA VOLANTE ROSSA
 RINVENUTO IN UN PRATO PRESSO LAMBRATE






CIMIETRO DI SUSEGANA (TREVISO)
  IN QUESTA FOSSA COMUNE
 
 RESTARONO SEPOLTI PER MOLTI ANNI OLTRE CENTO SOLDATI
 
DELLA R.S.I. MASSACRATI NEL 1945
 











Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Massimo

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francamente credevo che conoscessi la storia ma mi devo ricredere .
La storia io la conosco mille volte meglio di te. Il punto è che io non difendo alcuna tesi precostituita.
Tu parti dal presupposto che la X Mas si sia SEMPRE comportata onorevolmente il che è storicamente
falso: ammirevole il suo comportamento durante la guerra contro gli inglesi, si macchiò di misfatti,
anche inutili contro i semplici sospettati di collusione con i partigiani, per non parlare delle sevizie e
delle percosse alle quali sottoposero i partigiani catturati. Bisognava fucilarli perchè non era legittima
la loro guerra?  Benissimo: ma perchè allora il sadismo gratuito, le violenze, le mortificazioni inflitte ai
prigionieri e ai cadaveri? Non mi pare onorevole (visto che sei così sensibile all'"onore") affiggere su
un cadavere di un partigiano impiccato ( e non fucilato) il cartello con la scritta: "Aveva tentato
di colpire la Decima". Il modo in cui si trattano i cadaveri del nemico squalifica anche chi fino a quel
momento aveva combattuto con valore.

Offline Stendardo

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La storia io la conosco mille volte meglio di te. Il punto è che io non difendo alcuna tesi precostituita.
Tu parti dal presupposto che la X Mas si sia SEMPRE comportata onorevolmente il che è storicamente
falso: ammirevole il suo comportamento durante la guerra contro gli inglesi, si macchiò di misfatti,
anche inutili contro i semplici sospettati di collusione con i partigiani, per non parlare delle sevizie e
delle percosse alle quali sottoposero i partigiani catturati. Bisognava fucilarli perchè non era legittima
la loro guerra?  Benissimo: ma perchè allora il sadismo gratuito, le violenze, le mortificazioni inflitte ai
prigionieri e ai cadaveri? Non mi pare onorevole (visto che sei così sensibile all'"onore") affiggere su
un cadavere di un partigiano impiccato ( e non fucilato) il cartello con la scritta: "Aveva tentato
di colpire la Decima". Il modo in cui si trattano i cadaveri del nemico squalifica anche chi fino a quel
momento aveva combattuto con valore.

Ma lo vedi quanto sei falso ?

Ho ripetuto 1000 volte che , personalmente , gli unici eccessi della Decima MAS , si sono verificati a Forno frazione di Massa ed in provincia di Treviso più la probabile esesuzione di Ferruccio Nazionale (che è stato bloccato 1 secondo prima che lanciasse una bomba contro il cappellano militare della X MAS) .
ALTRI ECCESSI NON CI SONO STATI ! Sono si e no 3 episodi ma la Decima MAS di azioni di guerra ne ha compiuti MIGLIAIA !
Altri crimini non ci sono se si tiene conto del diritto di rappresaglia previsto dalle convenzioni vigenti all'epoca ed applicato da tutti americani , inglesi , francesi e russi .
Pertanto sei falso quando scrivi che io avrei scritto che la Decima si è SEMPRE comportata bene . 
L'ho ripetuto decine di volte nel corso di questo thread .
I partigiani già durante la guerra torturavano , fucilavano e compivano i paggiori atti di sadismo contro i repubblichini ci sono stati casi SPORADICI in cui la Decima gli ha restituito TUTTO il maltolto .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Stendardo

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La storia io la conosco mille volte meglio di te. Il punto è che io non difendo alcuna tesi precostituita.
Tu parti dal presupposto che la X Mas si sia SEMPRE comportata onorevolmente il che è storicamente
falso: ammirevole il suo comportamento durante la guerra contro gli inglesi, si macchiò di misfatti,
anche inutili contro i semplici sospettati di collusione con i partigiani, per non parlare delle sevizie e
delle percosse alle quali sottoposero i partigiani catturati. Bisognava fucilarli perchè non era legittima
la loro guerra?  Benissimo: ma perchè allora il sadismo gratuito, le violenze, le mortificazioni inflitte ai
prigionieri e ai cadaveri? Non mi pare onorevole (visto che sei così sensibile all'"onore") affiggere su
un cadavere di un partigiano impiccato ( e non fucilato) il cartello con la scritta: "Aveva tentato
di colpire la Decima". Il modo in cui si trattano i cadaveri del nemico squalifica anche chi fino a quel
momento aveva combattuto con valore.

Ti cito soltanto un fatto avvenuto DURANTE la guerra ad opera della brigata garibaldi ma di fatti come questi , purtroppo , ce ne sono CENTINAIA , e , purtroppo , NESSUN LIBRO DI STORIA PARLA DI QUESTI FATTI !

Brigata Garibaldi
Questa storia, tratta da “Il Triangolo della Morte” Ed. Mursia, di Giorgio e Paolo Pisanò, ripercorre una delle tante eroiche imprese della Brigata Partigiana per eccellenza: “La Brigata Garibaldi” ovvero il nucleo partigiano che ha combattuto con tenacia e sprezzo del pericolo per la libertà e la democrazia.

Ines Gozzi, una bella ventiquattrenne di Castelnuovo Rangone (MO), è una studentessa universitaria, laureanda in lettere. Conoscendo la lingua tedesca è diventata l’nterprete del locale Comando Germanico. Ciò ha significato la salvezza del paese quando i partigiani hanno ucciso due soldati tedeschi nella zona e questi volevano distruggere l’abitato. E’ stata proprio Ines Gozzi a interporsi e a battersi perchè la rappresaglia fosse evitata. Così, da quel giorno, tutti gli abitanti di Castelnuovo Rangone lo sanno e gliene sono grati.

Ma tutti sanno anche che la ragazza è fidanzata con un ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana e questa è una colpa imperdonabile agli occhi dei “partigiani assassini -salvatori della patria- ed eroi coraggiosi pluridecorati“!

La notte del 21 gennaio 1945 una squadra di partigiani della brigata “Garibaldi” fa irruzione in casa Gozzi prelevando Ines e suo padre.

I due vengono portati in un casolare in aperta campagna e qui, davanti al genitore legato, la ragazza subisce le più atroci sevizie e le violenze più indicibili da tutti i “coraggiosi” componenti dell’”onorata” Brigata Garibaldi.

I partigiani garibaldini ubriachi la posseggono a turno, la picchiano, gli sputano addosso, le tagliano le unghie fino alla carne, gli spengono dei mozziconi di sigaretta negli occhi, poi le urinano addosso.
Tutto questo orrore davanti al padre legato, costretto ad assistere al martirio di quell’unica figlia nell’impotenza e nella consapevolezza che non ne sarebbero usciti vivi. Dopo essersi accaniti contro la povera Ines, i partigiani infieriscono su quel padre che oramai non si rendeva più conto di cosa stesse accadendo tanto era il dolore che gli avevano provocato quei porci stramaledetti!

All’alba del 22 gennaio 1945, dopo la lunga notte di baldoria, i “coraggiosi partigiani garibaldini“  finiscono padre e figlia con numerosi colpi di pistola alla testa. Verranno ritrovati e riesumati alcuni giorni dopo. I
l corpo della ragazza è tanto straziato, tanto sfigurato da dover essere nascosto agli occhi della madre.
Sui muri di Castelnuovo Rangone qualcuno scrive: “Bestie, avete ucciso la nostra salvatrice“.
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Massimo

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Ho detto e confermo che ci sono stati numerosissimi e vergognosi eccessi commessi dai partigiani
contro semplici sospettati di aver favorito i nazifascisti e, nel caso dei comunisti, di tutti coloro che
non la pensavano come loro dopo il 25 Aprile, nel famoso triangolo della morte in Emilia, dove tutti
quelli che non erano comunisti in quei momenti hanno rischiato la pelle e molti ce l'hanno lasciata.
E hai ragione quando dici che volevano sostituire una dittatura con un'altra dittatura. Difatti è così.
La lotta al nazifascismo era solo il primo passo verso l'istituzione della "dittatura del proletariato".
Ma CON LA STESSA FRANCHEZZA qui ti dico e ti ripeto che la X Mas ha commesso vergognosi eccessi
per i quali oggi è (purtroppo) più famosa (tristemente) che per le azioni gloriose da essa compiute
contro gli Inglesi ad Alessandria, a Suda, a Malta e a Gibilterra. Ed è un VERO PECCATO. Simili
vergogne poteva lasciarle alla GNR, alla brigata Muti, alla banda Koch. Non farle essa stessa.

Offline Stendardo

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Ho detto e qui confermo che ci sono stati numerosissimi e vergognosi eccessi commessi dai partigiani
contro semplici sospettati di aver favorito i nazifascisti e, nel caso dei comunisti, di tutti coloro che
non la pensavano come loro dopo il 25 Aprile, nel famoso triangolo della morte in Emilia, dove tutti
quelli che non erano comunisti in quei momenti hanno rischiato la pelle e molti ce l'hanno lasciata.
E hai ragione quando dici che volevano sostituire una dittatura con un'altra dittatura. Difatti è così.
La lotta al nazifascismo era solo il primo passo verso l'istituzione della "dittatura del proletariato".
Ma CON LA STESSA FRANCHEZZA qui ti dico e ti ripeto che la X Mas ha commesso vergognosi eccessi
per i quali oggi è (purtroppo) più famosa (tristemente) che per le azioni gloriose da essa compiute
contro gli Inglesi ad Alessandria, a Suda, a Malta e a Gibilterra. Ed è un VERO PECCATO. Simili
vergogne poteva lasciarle alla GNR, alla brigata Muti, alla banda Koch. Non farle essa stessa.

Oh , finalmente ! Ti ringrazio per questa precisazione storica che condivido .
Solo 1 appunto : la Decima MAS ha fatto legittimamente la guerra a chi (i partigiani) gli faceva la guerra , pur essendoci stati da parte dei militi della Decima dei casi sporadici di eccessi che tuttavia sono in numero proporzionale irrisorio rispetto alle azioni di guerra compiute .
La stessa cosa non posso dirla , perchè non sarebbe storicamente vera , della Muti o delle brigate nere o della banda Koch da te citate .   
« Ultima modifica: Agosto 09, 2013, 15:51:56 pm da Standarte »
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline vnd

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 Standarte - Oggi alle 06:04:04
Citazione
    Chiacchiare dei tribunali dei vincitori .


Se permetti, tra le chiacchiere dei nostalgici perdenti e quelle di un tribunale ancorché "vincitore", la valenza maggiore l'avrà quest'ultimo.
Che è pur sempre un tribunale....


Citazione
    1)Il Principe Borghese non era un "collaborazionista" di nessuno , era soltanto un uomo che ha deciso l'8 Settembre 1943 di non tradire l'alleato tedesco .

Senti....
I fottutissimi alleati tedeschi hanno tradito, loro, per primi, gli italiani, in Russia.

[Anzi... il primo otto settembre, inteso come tradimento dei vertici militari italiani nei confronti della truppa, è stato proprio in Russia.
La Russia è un crimine che fece perdere per sempre la fiducia degli Italiani nelle proprie istituzioni.]

Quindi, Borghese era un collaborazionista.



Citazione
    2)E' falso il passaggio in cui si afferma : "le sevizie particolarmente efferate" ci sono stati se e no 2 casi in cui la Decima ha ecceduto che nel computo delle MIGLIAIA DI AZIONI DI GUERRA condotte dalla X° Flottiglia M.A.S. non sono nulla ;

Forse non è chiaro.
Un uomo onesto ruba una volta e diventa ladro.

Non sono nulla un cazzo.
Bisognerebbe avere il coraggio di dirlo in faccia a chi le ha subite.

Le sevizie ad un condannato a morte non sono certo pratiche consentite da nessun regolamento o convenzione.
Lo so che mi dirai che "anche i partigiani facevano....".

A parte che bisognerebbe vedere se questi fantomatici partigiani "facevano" o non "facevano".
Poi, bisognerebbe vedere se, quando, eventualmente,  "facevano", erano partigiani o semplici criminali.
Trattandosi le bande partigiane, organizzazioni militari a tutti gli effetti, per loro pretesa, quindi, identificabili e armate con i mezzi a disposizione, inseriti in una struttura organizzata in gerarchia i cui vertici hanno dichiarato di volersi conformare alle convenzioni umanitarie, avrebbero, di fatto avuto le medesime responsabilità, sia i criminali che i superiori, per omessa vigilanza.
Tuttavia, in merito alla colpa in vigilanza, esiste un'attenuante leggera da applicarsi ai comandanti partigiani che non può essere applicata ai repubblichini.
Ossia che la vigilanza di bande di volontari sparse su montagne, già per questo considerate criminali dall'esercito nemico occupante e dai collaborazionisti, è un po' più difficile da esercitarsi rispetto a quella dell'ufficialotto, repubblichino, stipendiato, paffuto, nutrito, armato e dotato di munizioni, che dorme comodamente in un letto, al  riparo e al caldo e che gode di licenze e libere uscite.

Non mancarono i crimini partigiani. E non mancanono nemmeno lei condanne a morte, comminate e regolarmente eseguite dai partigiani nei confronti di grassatori ex-partigiani.
[L'Enigma Codecà", Lorenzo Gianotti]

Citazione
    3)I "rastrellamenti" la "cattura e la deportazione" . Non ho capito ancora cosa dovevano fare i militi della X MAS nei confronti dei partigiani che ammazzavano continuamente i loro camerati . Invitarli a cena ?
    Le azioni partigiane , in base alle convenzioni vigenti all'epoca , erano AZIONI ILLEGITTIME DI GUERRA .

Veramente a far le spese dei rastrellamenti erano i paesani dei partigiani....
Che al più potevano avere la colpa di nutrire e ricoverare i propri figli...
Vnd [nick collettivo].

Offline Stendardo

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Standarte - Oggi alle 06:04:04

Se permetti, tra le chiacchiere dei nostalgici perdenti e quelle di un tribunale ancorché "vincitore", la valenza maggiore l'avrà quest'ultimo.
Che è pur sempre un tribunale....


Senti....
I fottutissimi alleati tedeschi hanno tradito, loro, per primi, gli italiani, in Russia.

[Anzi... il primo otto settembre, inteso come tradimento dei vertici militari italiani nei confronti della truppa, è stato proprio in Russia.
La Russia è un crimine che fece perdere per sempre la fiducia degli Italiani nelle proprie istituzioni.]

Quindi, Borghese era un collaborazionista.


Forse non è chiaro.
Un uomo onesto ruba una volta e diventa ladro.

Non sono nulla un cazzo.
Bisognerebbe avere il coraggio di dirlo in faccia a chi le ha subite.

Le sevizie ad un condannato a morte non sono certo pratiche consentite da nessun regolamento o convenzione.
Lo so che mi dirai che "anche i partigiani facevano....".

A parte che bisognerebbe vedere se questi fantomatici partigiani "facevano" o non "facevano".
Poi, bisognerebbe vedere se, quando, eventualmente,  "facevano", erano partigiani o semplici criminali.
Trattandosi le bande partigiane, organizzazioni militari a tutti gli effetti, per loro pretesa, quindi, identificabili e armate con i mezzi a disposizione, inseriti in una struttura organizzata in gerarchia i cui vertici hanno dichiarato di volersi conformare alle convenzioni umanitarie, avrebbero, di fatto avuto le medesime responsabilità, sia i criminali che i superiori, per omessa vigilanza.
Tuttavia, in merito alla colpa in vigilanza, esiste un'attenuante leggera da applicarsi ai comandanti partigiani che non può essere applicata ai repubblichini.
Ossia che la vigilanza di bande di volontari sparse su montagne, già per questo considerate criminali dall'esercito nemico occupante e dai collaborazionisti, è un po' più difficile da esercitarsi rispetto a quella dell'ufficialotto, repubblichino, stipendiato, paffuto, nutrito, armato e dotato di munizioni, che dorme comodamente in un letto, al  riparo e al caldo e che gode di licenze e libere uscite.

Non mancarono i crimini partigiani. E non mancanono nemmeno lei condanne a morte, comminate e regolarmente eseguite dai partigiani nei confronti di grassatori ex-partigiani.
[L'Enigma Codecà", Lorenzo Gianotti]

Veramente a far le spese dei rastrellamenti erano i paesani dei partigiani....
Che al più potevano avere la colpa di nutrire e ricoverare i propri figli...

1)Ed infatti quel tribunale ha fatto affermazioni storicamente false a carico del Principe Borghese . Poi dimentichi che anche i nostalgici dei partigiani che per l'80% erano comunisti sono "perdenti" dato che il muro di Berlino è crollato nell'89 e con esso è crollato tutto il marciume comunista .

2)I tedeschi i Russia non hanno tradito proprio nessuno . Durante la ritirata di Russia nelle stesse colonne degli alpini combattevano e morivano assiderati anche il tedeschi della 289°Divisione di fanteria comandata dal generale Eibl , anzi molti resoconti storici di alpini affermano che se gli alpini SI SONO SALVATI DAGLI ACCERCHIAMENTI RUSSI E' STATA PROPRIO PER LA PRESENZA DEI POCHISSIMI SEMOVENTI TEDESCHI CHE VENNERO UTILIZZATI COME ARIETI PER FONDARE GLI ACCERCHIAMENTI RUSSI !
La Wermacht ha avuto l'80% delle perdite a causa dell'Armata Rossa ed ha combattuto i russi fino alla fine .
I tedeschi combattevano e morivano di fame e di freddo in Russia a Mosca a Stalingrado a Leningrado etc. proprio come gli italiani , i rumeni , gli ungheresi ed i finlandesi . 
Anzi ti dirò di più che i tedeschi davano la colpa della sconfitta a Stalingrado ai rumeni poichè nel fronte di Stalingrado i russi hanno sfondato dalla parte dei rumeni ed hanno accerchiato con una manovra a tenaglia di tedeschi della 6°Armata a Kalac .
Inoltre il Caucaso è stato abbandonato dalla 1° Armata Corazzata del generale Von Kleist proprio a causa dello sfondamento del fonte del Don dove stavano gli italiani per evitare che dopo Stalingrado i russi accerchiassero l'intero gruppo d'armate sud .
Qualsiasi professore di storia contemporanea ti riderebbe in faccia .

2)Come bisognerebbe dirlo in faccia a tutti i parenti delle vittima torturate e seviziate dai partigiani che non avevano nulla a che spartire con i repubblichi .

3)TUTTE LE BRIGATE PARTIGIANE SI SONO MACCHIATE DI CRIMINI DI GUERRA E DI CRIMINI CONTRO L'UMANITA' QUESTA E' STORIA , tu sei il tipico comunista con la faccia tosta che si permette di negare l'evidenza quando ci sono migliaia di documenti storici che comprovano chiaramente le responsabilità dei partigiani nel commettere  sia crimini di guerra che crimini contro l'umanità !

Qui di seguito riporto solo un piccolo elenco di ciò che fecero gli "eroi" partigiani...

Brigata Garibaldi
Questa storia, tratta da “Il Triangolo della Morte” Ed. Mursia, di Giorgio e Paolo Pisanò, ripercorre una delle tante eroiche imprese della Brigata Partigiana per eccellenza: “La Brigata Garibaldi” ovvero il nucleo partigiano che ha combattuto con tenacia e sprezzo del pericolo per la libertà e la democrazia.

Ines Gozzi, una bella ventiquattrenne di Castelnuovo Rangone (MO), è una studentessa universitaria, laureanda in lettere. Conoscendo la lingua tedesca è diventata l’nterprete del locale Comando Germanico. Ciò ha significato la salvezza del paese quando i partigiani hanno ucciso due soldati tedeschi nella zona e questi volevano distruggere l’abitato. E’ stata proprio Ines Gozzi a interporsi e a battersi perchè la rappresaglia fosse evitata. Così, da quel giorno, tutti gli abitanti di Castelnuovo Rangone lo sanno e gliene sono grati.

Ma tutti sanno anche che la ragazza è fidanzata con un ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana e questa è una colpa imperdonabile agli occhi dei “partigiani assassini -salvatori della patria- ed eroi coraggiosi pluridecorati“!

La notte del 21 gennaio 1945 una squadra di partigiani della brigata “Garibaldi” fa irruzione in casa Gozzi prelevando Ines e suo padre.

I due vengono portati in un casolare in aperta campagna e qui, davanti al genitore legato, la ragazza subisce le più atroci sevizie e le violenze più indicibili da tutti i “coraggiosi” componenti dell’”onorata” Brigata Garibaldi.

I partigiani garibaldini ubriachi la posseggono a turno, la picchiano, gli sputano addosso, le tagliano le unghie fino alla carne, gli spengono dei mozziconi di sigaretta negli occhi, poi le urinano addosso.
Tutto questo orrore davanti al padre legato, costretto ad assistere al martirio di quell’unica figlia nell’impotenza e nella consapevolezza che non ne sarebbero usciti vivi. Dopo essersi accaniti contro la povera Ines, i partigiani infieriscono su quel padre che oramai non si rendeva più conto di cosa stesse accadendo tanto era il dolore che gli avevano provocato quei porci stramaledetti!

All’alba del 22 gennaio 1945, dopo la lunga notte di baldoria, i “coraggiosi partigiani garibaldini“  finiscono padre e figlia con numerosi colpi di pistola alla testa. Verranno ritrovati e riesumati alcuni giorni dopo. I
l corpo della ragazza è tanto straziato, tanto sfigurato da dover essere nascosto agli occhi della madre.
Sui muri di Castelnuovo Rangone qualcuno scrive: “Bestie, avete ucciso la nostra salvatrice“.

Bastiglia (MO) Era una notte calda e umida a Bastiglia (MO) quando la sera del 27 aprile 1945 alcuni partigiani (Brigata Garibaldi) si introdussero nell’abitazione di Walter Ascari, lo derubarono, fecero razzia di carni e salumi; lo prelevarono e lo trasportarono in aperta campagna.

Ascari non era fascista, ma neanche comunista, era un benestante e questa era una grandissima colpa durante le “Radiose Giornate” quindi colpendo Walter Ascari avrebbero colpito lo “Stato Borghese“.

Giunti in località Montefiorino alcuni partigiani estrassero dei bastoni e cominciarono a colpire il malcapitato come dei forsennati; altri con l’ausilio di una canna di bambù lo seviziarono fino a rompergli l’ano e parte dell’intestino. Ma era ancora ben poca cosa, una fine orrenda attendeva il povero Walter Ascari. “A morte!” “A morte!” Urlavano gli assassini… Per la sua mattanza finale, i gloriosi e pluridecorati eroi garibaldini pensano a qualcosa di diverso dalla solita raffica di mitra…  Qualcosa di speciale… Qualcosa che soltanto la loro mente perversa e assassina poteva immaginare, qualcosa che va aldilà dell’umana cattiveria.

Lo appesero per i polsi ad un grosso ramo in modo che il corpo del moribondo fosse ben teso assicurandolo per i piedi al terreno con una corda. Poi, con una grossa sega da boscaiolo a quattro mani, lo tagliarono in due! Da vivo! Il suo corpo fu gettato in seguito in una porcilaia. Quando lo ritrovarono, ben poco era rimasto di quel pover’uomo.

Nel Modenese la “giustizia proletaria” fu esercitata con particolare ferocia contro le donne, fasciste o presunte tali. Oltre alle violenze consumate sulle malcapitate già destinate a morte, subito prima della loro soppressione, non furono pochi i casi di sevizie e violenze d’ogni sorta.
Episodi di sequestro e di detenzione di prigioniere prelevate e tenute in vita fino all’inservibilità delle medesime come “oggetti sessuali” per i loro partigiani sequestratori, nella sola provincia di Modena, se ne contano circa duemila.

E’ noto il caso di Prima Stefanini Cattabriga e Paolina Cattabriga, di Cavezzo (MO) madre e figlia, quest’ultima di 15 anni, prelevate il 16 aprile 1945 dalla tristemente nota “banda di Cavezzo” il nucleo partigiano alle dirette dipendenze della Brigata Partigiana Garibaldi, e costrette ad un calvario di 12 giorni prima di ottenere la “grazia della morte“.

“Azione di guerra“, naturalmente, così il C.L.N. commentò l’accaduto.

Un altro membro della famiglia Cattabriga, Angiolino, fratello di Paolina, in seguito alle percosse, mutilazioni, bruciature in quasi l’80% del corpo da parte dei sanguinari partigiani, impazzì e morì nell’ospedale di Mirandola.

Un altro caso conosciuto (sono assai di più quelli di cui non se ne sa niente…) è quello di Rosalia Paltrinieri, di Medolla. Ella aveva il “torto” di essere la segretaria del Fascio femminile locale, nel quale si era impegnata prodigandosi e mettendosi a disposizione di tutti i suoi concittadini.
Era convinta di non avere nulla da temere, perciò, nonostante nella zona si vociferava su quanto stessero combinando i partigiani, preferì rimanere al suo posto. Nonostante tutto, aveva fiducia nei propri simili… perchè aveva avuto la “sbadataggine” di considerare i partigiani appartenenti alla specie umana…

Ma pagò per la sua “colpa“: un gruppo di gappisti le invasero la casa, bastonarono a morte il marito così violentemente da fargli schizzare via il cervello dalla scatola cranica; poi la violentarono davanti ai suoi  tre bambini.
Alla fine, come da copione, le svaligiarono l’abitazione e la portarono con loro conducendola in un casolare in aperta campagna, dove nel frattempo era stata trascinata anche una certa Jolanda Pignatti.
Qui, le due sventurate ebbero modo di “espiare” ancora a lungo la “colpa” di essere fasciste (violenze d’ogni genere) finchè furono costrette a scavarsi la fossa.
Ma Rosalia Paltrinieri, la morte se la dovette proprio guadagnare: “non le fu fatta la grazia di un colpo alla nuca“. Venne legata e fatta stendere viva nella fossa che lei stessa aveva scavato; a questo punto i “coraggiosi partigiani patrioti” la ricoprirono accuratamente di terra.

Uno dei coraggiosi partecipanti a questa “eroica azione di guerra“, ebbe modo di vantarsene nei giorni successivi, insistendo compiaciuto e soddisfatto sul particolare che Rosalia Paltrinieri, mentre soffocava sotto le palate di terra che le venivano gettate addosso, invocava ancora i suoi bambini.

NOVARA
Nel campo sportivo sono rinchiusi un centinaio di appartenenti a formazioni militari fasciste operanti nel vercellese. Vengono in seguito condotti all’Ospedale psichiatrico; una notte, i “partigiani” di Moranino, li uccidono nei modi più barbari. Molti furono schiacciati sotto le ruote di pesanti automezzi, e tutti subirono atroci sevizie.

SANTUARIO DELLA GRAGLIA (BIELLA)
Un gruppo di Ufficiali, 23, più cinque donne ausiliarie e due mogli di Ufficiali, che erano stati catturati dopo un aspro combattimento a Cigliano e che si erano arresi poiché era stata loro promessa salva la vita, sono condotti ai piedi del Santuario di Graglia nei pressi di Biella e rinchiusi in uno stanzone dell’albergo Belvedere; a piccoli gruppi furono prelevati e condotti in luoghi diversi nei dintorni del Santuario. Furono trucidati in modo bestiale, compresa la moglie di uno degli ufficiali che attendeva un bambino; terminata la strage, gli assassini si divisero il bottino composto da tutto quello che avevano addosso le vittime.

ODERZO (TREVISO)
Centodiciassette allievi ufficiali del Collegio Brandolini, nonostante le promesse fatte da parte del CLN di mantenere salva la vita ai militi fascisti, sono tutti fucilati sul Ponte della Priula. Uno degli scampati ha raccontato che i suoi camerati furono legati alle mani con fili di ferro, seviziati, raccolti in gruppo presso l’argine del fiume e falciati con il fuoco delle armi automatiche.

SCHIO (VICENZA)
Cinquantacinque fascisti o presunti tali, detenuti nel carcere di Schio sono uccisi in una delle più bestiali esecuzioni di massa. In due stanzoni sono rinchiusi novanta prigionieri, dodici partigiani armati di fucili mitragliatori, sparano all’impazzata sul gruppo di uomini e donne che, in un caos immaginabilmente incredibile, cadono gli uni sugli altri in un impressionante lago di sangue. 55 di questi risultarono uccisi e 31 feriti gravemente.

REVINE LAGO (TREVISO)
Ventuno militari fascisti furono trucidati in quella località in una zona in prossimità delle fornaci.
 

RECOARO TERME (VICENZA)
Diciotto persone sono trucidate il 21 Maggio, ma molte altre in quei giorni persero la vita in quella località: si può citare la sorte toccata a due militi prelevati dai partigiani, condotti sulle rive del Brenta e bastonati a sangue; nella sabbia del fiume fu scavata una buca e i due furono interrati. Solo le loro teste affioravano dal suolo. E su quelle teste alcuni di quei criminali si esercitarono al tiro a segno tra schizzante ed insulti atroci. Le urla dei due disgraziati non ebbero altro effetto che quello di divertire i loro carnefici. Poi gli spasimi dei due, oramai moribondi, furono soffocati dalle palate di terra con le quali ricoprirono le loro teste. Poi il Brenta si ingrossò, rimosse la sabbia e restituì alla luce i due volti deformati. I cani randagi banchettarono quel giorno con i miseri resti, e brandelli di carne umana furono disseminati lungo la riva. Poi gli “eroi” ritornarono e cosparsero quello che rimaneva dei due cadaveri, con benzina e vi appiccarono fuoco.
MONDOVI’ (CUNEO)
Dodici alpini della Divisione Monterosa sono massacrati dopo essere stati tenuti per tre giorni completamente senza alimenti.

ROVETTA (BERGAMO)
Quarantacinque giovani appartenenti alle formazioni della Legione camicie nere “Tagliamento”, sono fucilati in questa località; la loro età oscillava tra i quindici anni del più giovane e ventidue anni il più vecchio.

S. MARTINO D’ALBARO (GENOVA)
Trenta persone imprigionate nelle scuole di quel centro, sono prelevate dai partigiani e portate in località sconosciuta: di loro non si avrà più nessuna notizia.

VADO (SAVONA)
Undici persone sono prelevate dalle carceri, fucilati e sepolti in una fossa comune. Uno dei disgraziati è stato sepolto ancora in vita.

ONEGLIA (IMPERIA)
Trentun fascisti vengono prelevati dal carcere di Oneglia; con le mani legate dietro la schiena da filo spinato vengono bestialmente percossi, poi condotti al cimitero e dopo averne mutilati diversi, tutti vengono trucidati e sepolti a fior di terra, accanto ai cadaveri di alcune donne prima stuprate e poi fucilate.

BAJARDO (IMPERIA)
In questa località è trucidata la famiglia Laura, composta di sette persone. La madre ed un figlio di undici anni furono trovati in aperta campagna sepolti sino al collo con il capo spaccato in due.

BORGHETTO VARA (LA SPEZIA)
Ventitré militi della GNR, oltre ad un ufficiale ed un maresciallo sono prelevati dai partigiani: bastonati a sangue, sono condotti a Costa Cavallara, dove saranno fucilati e fatti precipitare dentro una caverna

BOLOGNA
Davanti alle macerie dell’Ospedale Maggiore sono massacrati decine e decine di fascisti assieme a parecchie donne.

DECIMA DI PERSICETO (BOLOGNA)
Dodici cittadini di Decima, rinchiusi in una stanza del Dopolavoro locale sono torturati per vari giorni, poi una notte caricati su di un camion sono portati in località sconosciuta. I loro corpi non furono mai ritrovati.
Altre 8 persone, tra le quali due sorelle di sedici e diciotto anni furono uccise in questa località.

SALA BOLOGNESE (BOLOGNA)
Trentanove furono i trucidati fascisti in questo piccolissimo centro.

FERRARA
Strage nelle carceri ferraresi; diciassette fascisti sono barbaramente trucidati all’interno di una delle celle.

COMACCHIO (FERRARA)
Undici persone sono prelevate dalle carceri per essere interrogati presso la sede dell’ANPI (Ass. Naz. Partigiani), due sono bestialmente percossi poi tutti vengono condotti a morte.

REGGIO EMILIA
Venticinque fascisti vengono prelevati dalle carceri e su di un camion condotti verso Bagnolo in Piano, per un’uscita di strada del camion, tre riusciranno a fuggire, gli altri verranno tutti trucidati.

NOVELLARA (REGGIO EMILIA)
Il Dott. Barbieri, per pochi mesi segretario del locale fascio repubblicano, dopo essere stato violentemente percosso, veniva rinchiuso in una gabbia di legno ed esposto agli insulti della plebaglia. Dopo alcuni giorni di torture veniva finito a colpi di arma da fuoco.

IMOLA
Diciassette fascisti appartenenti alla Brigata Nera, provenienti da Verona, vengono trucidati in questa località

CODEVIGO
Ventisette fascisti ravennati vengono condotti in questa località e fucilati.

SUSEGANA (TREVISO)
Venti appartenenti alla Guardia Nazionale Repubblicana di questa zona vengono brutalmente trucidati.

VITTORIO VENETO
Nel “bus de la luna”, baratro profondissimo del Monte Cansiglio, centinaia di catturati della Repubblica Sociale Italiana, vengono precipitati dentro dai partigiani; in un sol giorno vengono “infoibati” sessanta alpini del battaglione di Conegliano Veneto.

MIANE (TREVISO)
In località Combai viene esumata una fossa con quaranta salme irriconoscibili; erano stati prelevati dai partigiani a Cernaglia della Battaglia.

SALESINO (PADOVA)
Sei fascisti vengono trucidati; tra loro il segretario comunale di quel paese: venne ucciso dentro una cassa irta di chiodi che gli si conficcarono nella carne straziandolo sino alla morte.

CHIOGGIA
Venti persone vengono prelevate dalle carceri, alcuni appartenevano alle BB.NN.; vennero portati alle foci del Brenta e trucidati.

PORDENONE
Undici fascisti vennero prelevati dalle carceri e poi fucilati.

ISTRIA E VENEZIA GIULIA
Migliaia e migliaia furono gli italiani “infoibati” dai comunisti italiani e titini. Il loro numero non è mai stato stabilito con esattezza.




Mentre i reparti militari si andavano smobilitando e i loro uomini erano catturati, tanti si arrendevano ai partigiani, anziché attendere le truppe anglo-americane, poiché questi giuravano e spergiuravano che avrebbero avuto salvata la vita e non avrebbero torto loro un capello.

Moltissimi reparti, anche numerosi, che avrebbero potuto almeno contrastare le forze delle bande partigiane con possibilità di sopravvivenza sino all’arrivo di truppe regolari, caddero, invece, nei tranelli delle promesse dei partigiani.
Le formazioni comuniste si dedicavano al lavoro che chiamavano di “ripulitura“. Nelle case, nelle strade vi fu una battuta di caccia senza precedenti, condotta con accanimento, determinazione e programmazione.

Basti pensare che nella sola città di Milano. nelle giornate di fine Aprile 1945, si rinvenivano giornalmente nelle strade, in media, oltre duecento morti, generalmente abbandonati senza documenti che ne potessero rendere possibile l’identificazione.

Vi erano in giro, come al tempo dei monatti di manzoniana memoria, appositi automezzi che caricavano i cadaveri e li trasportavano negli obitori, dove vi era in continuazione un lunghissimo pellegrinaggio di parenti che, a rischio della loro vita andavano alla ricerca dei congiunti.

Le donne che non furono uccise, furono costrette a subire oltraggi degni delle orde barbariche di Gengis Kan.
Tutta la ferocia, il livore, l’odio e lo spirito di vendetta esplosero in un modo irresponsabile, alimentato da uomini della sovversione rossa che agivano con disposizioni ben precise.

Un’intera classe dirigente e politica fu eliminata in un gigantesco genocidio.
Fu una cosa selvaggia, che non si può spiegare solamente come l’esplosione della rabbia e della vendetta del periodo della guerra civile, in quanto uccisioni, ritorsioni e rappresaglie furono compiute da entrambi gli schieramenti, ma è appunto spiegabile solamente come vera e propria programmazione delle centrali moscovite in quanto si doveva eliminare il maggior numero tra coloro che, con tutta certezza, si sarebbero opposti con tutte le loro forze alla penetrazione comunista che cercava di prolungare la guerra civile in un’illusoria speranza di conquista del potere assoluto.


4)Veramente a fare le spese delle ferocia dei partigiani furono civili inermi donne e bambini che con il fascismo ed i fascisti non c'entravano una mazza .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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QUI SONO RIPORTATE SOLAMENTE ALCUNI DELLE STRAGI COMPIUTE DAI "LIBERATORI" NELLE "GLORIOSE"  GIORNATE DEL 25 APRILE 1945

....

Per me stai facendo una cosa senza senso: se si vuole chiacchierare di storia e storiografia io ci sto, se intendi solo imporre un punto di vista morale, la cosa è molto meno divertente e non mi piace più.
Tu capirai la differenza tra una cosa e l'altra, spero.

...E comunque i post più lunghi di una pagina video non li legge quasi nessuno.
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline ilmarmocchio

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Io francamente non capisco questo accappigliarsi su questioni storiche che dovrebbero essere ormai acquisite.
L'Italia, guidata da un regime dittatoriale ben accetto dalla popolazione, entrò in guerra in modo ignominoso ( pugnalata alla Francia ) e ridicolo al tempo stesso ( dichiarazione di guerra a USA e URSS !!! ).
la guerra venne combattuta a fianco di un alleato che riportò spettacolari vittorie grazie anche  alla vergognosa attitudine di attaccare Stati neutrali ( Olanda e belgio , come già nella 1 guerra mondiale  ).
L' Italia , dopo ridicoli eventi belllici ( in primis reni NON spezzate alla Grecia ) , venne sconfitta nel 43 .
la germania si rese protagonista di quel che sappiamo e , insieme al Giappone, oppose una  ottusa resistenza che veramente avrebbe meritato la totale distruzione nucleare.
Noi ovviamente accorremmo in soccorso dei vincitori, e ci raccontiamo di esserci liberati.
la verità è che l'Italia firmò non un armistizio, ma una resa senza condizioni.
Ora, io mi domando :
non sarebbe ora di non parlare più di un periodo storico a dir poco vergognoso ?
Gli americani stanno ancora a parlare della loro guerra civile ?
Abbiamo fatto una figura di merda.
Basta, guardiamo al futuro, ammesso di averne uno :doh:

Offline Mercimonio

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appunto perche' il Re e Badoglio han firmato la resa senza condizioni non c'e' alcun futuro per l'italia, l'italia com'era intesa prima non esiste piu' di fatto, e' solo un protettorato Nato, solo il Vaticano resta sovrano per quel che puo' contare la sovranita' su un territorio di 1km quadrato.




Offline vnd

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Molte azioni di furto e saccheggio attribuite a reparti della RSI o tedeschi sarebbero invece da attribuirsi alle numerose bande di criminali comuni che infestavano il territorio, i quali mascherati dietro uniformi della Decima che sarebbero riusciti ad ottenere durante lo sbandamento dell'8 settembre 1943, taglieggiavano la popolazione civile con relativa impunità. Secondo quanto riportato da Nesi, operazioni dello stesso genere - a scopo di propaganda antifascista - sarebbero state condotte, sempre con uniformi della Decima in qualche modo trafugate, da nuclei partigiani (secondo Nesi, nella zona della Liguria e del Cuneense) .

http://www.storia900bivc.it/pagine/collelys.html
Questo è un'esempio della correttezza nel combattimento dei repubblichini.
Uccidono con l'inganno e poi infieriscono sui prigionieri prima di procedere all'esecuzione.

Indossarono dei fazzoletti rossi al collo, l'uniforme partigiana (il fazzoletto rosso identificava le Brigate Garibaldi), attirarono i fuggiaschi partigiani e li catturarono.
Erano sbandati cremonesi e non conoscevano la zona.

Ora... si badi... Io non contesto l'inganno.
Le convenzioni non lo prevederanno (rendersi riconoscibili). Anzi, indossando l'uniforme nemica si veniva identificati per le spie e passati immediatamente per le armi.
Ma le convenzioni avrebbero previsto il cavallo di troia?
La guerra è fatta di astuzie. Ognuno aguzza l'ingegno a modo suo...
Massimo risultato col minimo sforzo.
Il nemico lo si attacca dove è debole... Perché attaccarlo dove è più forte?
La cavalleria è un lusso che metti in atto solo quando le cose vanno bene.

Non contesto nemmeno la fucilazione.

Io contesto le inutili sevizie prima dell'uccisione di quei ragazzi.
Lo sfogo delle pulsioni sessuali sadiche e omosessuali represse da parte di individui in uniforme, stipendiati, armati e nutriti da uno stato fantoccio.
Ma pur sempre uno stato che, indegnamente rappresentavano e che contribuirono, con la loro indisciplina, a rendere maggiormente impopolare (per fortuna).

Citazione
I numerosi scontri che si svolsero sul colle del Lys, tra le valli di Lanzo e di Susa, zona di fondamentale importanza strategica, culminarono nella battaglia del 2 luglio 1944. La distribuzione del nemico nell'area era capillare, a causa della presenza della linea ferroviaria Torino-Modane, importante collegamento tra l'Italia occupata e la Francia sud-orientale. I partigiani, solitamente impegnati in azioni di sabotaggio, a fine giugno decisero di portare una serie di attacchi ai presidi tedeschi di fondovalle, senza però riuscire nella difficile impresa. La reazione tedesca non si lasciò attendere e si concretizzò in un'intensificazione dei rastrellamenti, che ebbe come sbocco finale la sanguinosa battaglia, combattuta a Favella, nel comune di Rubiana, da reparti della 17a brigata Garibaldi "Cima".
La formazione partigiana, cui si erano aggregati una quarantina di ex prigionieri di guerra sovietici, per la maggior parte georgiani, si dispose a ferro di cavallo per fronteggiare l'attacco nazifascista e coprire la ritirata dei compagni inermi. La fuga venne ostacolata da alcuni fascisti che, indossato il fazzoletto rosso dei garibaldini, incitarono i ribelli ad unirsi a loro per poi, giunti a breve distanza, investirli con raffiche di mitra. Nella battaglia, che si prolungò per due ore, ci furono numerose perdite: sei georgiani persero la vita e  ventisei partigiani catturati dai tedeschi, anziché essere considerati prigionieri di guerra, vennero trucidati, dopo aver sopportato indicibili torture.  [sevizie]
Oggi sul colle del Lys si eleva un monumento dedicato ai circa duemila partigiani caduti durante la guerra di liberazione nelle valli piemontesi.
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Offline vnd

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1)Ed infatti quel tribunale ha fatto affermazioni storicamente false a carico del Principe Borghese .


Peccato che siano le chiacchiere di una minoranza di nostalgici contro la sentenza di un trubunale regolare.


Citazione
Poi dimentichi che anche i nostalgici dei partigiani che per l'80% erano comunisti sono "perdenti" dato che il muro di Berlino è crollato nell'89 e con esso è crollato tutto il marciume comunista .

Non lo dimentico affatto.
Anzi.
Il comunismo è stata una grande lezione di vita, come il fascismo. Entrambe sono esperienze da non ripetersi.


Citazione
2)I tedeschi i Russia non hanno tradito proprio nessuno


Avrebbero dovuto garantire il vettovagliamento e non lo fecero.
Spararono agli italiani che cercarono di salire sui loro camion.


Citazione
3)TUTTE LE BRIGATE PARTIGIANE SI SONO MACCHIATE DI CRIMINI DI GUERRA E DI CRIMINI CONTRO L'UMANITA' QUESTA E' STORIA ,

No. Questo è revisionismo storico di impronta fascista, non è storia.
In particolare l'avverbio TUTTE.

E' matematicamente inaccettabile.


Citazione
tu sei il tipico comunista con la faccia tosta che si permette di negare l'evidenza quando ci sono migliaia di documenti storici che comprovano chiaramente le responsabilità dei partigiani nel commettere  sia crimini di guerra che crimini contro l'umanità !

Io non nego l'evidenza. Io non sono comunista.
Non potrei esserlo.

Citazione
Qui di seguito riporto solo un piccolo elenco di ciò che fecero gli "eroi" partigiani...

Alcune faranno anche riferimento a fatti veri, pulite della retorica.
Ma hanno tutta l'aria d'essere copincollate da www.rsi.it...
Un sito che consulto ma che ho imparato a prendere poco sul serio.
Citazione

Le formazioni comuniste si dedicavano al lavoro che chiamavano di “ripulitura“. Nelle case, nelle strade vi fu una battuta di caccia senza precedenti, condotta con accanimento, determinazione e programmazione.


Non puoi pensare che una guerra civile finisca da un giorno all'altro.
O puoi credere che si possa diventare improvvisamente amici di uno che ti ha sparato fino a dieci minuti prima?
O, peggio, ti ha ucciso un figlio?
I nodi vengono al pettine.
Il Gen. Alexander disse: "vi dò tempo tre giorni per fare pulizia. Al quarto giorno non voglio vedere più morti per le strade".
Secondo te a che cosa alludeva?
Esatto... lo stesso che in genere voi sostenete abbia dato dei codardi ai partigiani... pur avendo loro lanciato armi e viveri per tutta la guerra di resistenza...
I conti non tornano....
La resa dei conti.
C'è anche un bel libro, da leggere. Di un certo oliva.
Non un pirla qualsiasi...
E' il docente di storia militare della Scuola di Applicazione dell'Esercito.


Vnd [nick collettivo].

Offline Stendardo

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Per me stai facendo una cosa senza senso: se si vuole chiacchierare di storia e storiografia io ci sto, se intendi solo imporre un punto di vista morale, la cosa è molto meno divertente e non mi piace più.
Tu capirai la differenza tra una cosa e l'altra, spero.

...E comunque i post più lunghi di una pagina video non li legge quasi nessuno.

Red , se permetti la storia va raccontata tutta .

Non è possibile che nei libri di storia certi fatti non siano mai stati deliberatamente raccontati affinchè la gente comune ne rimanesse allo scuro .
Non è un modo corretto di fare storia e un modo di fare politica , perchè , ti ripeto , a mio parere , quando si parla di storia bisognerebbe citare tutti i fatti storici . 
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Stendardo

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uesto
« Risposta #89 il: Agosto 10, 2013, 13:26:19 pm »
http://www.storia900bivc.it/pagine/collelys.html
Questo è un'esempio della correttezza nel combattimento dei repubblichini.
Uccidono con l'inganno e poi infieriscono sui prigionieri prima di procedere all'esecuzione.

Indossarono dei fazzoletti rossi al collo, l'uniforme partigiana (il fazzoletto rosso identificava le Brigate Garibaldi), attirarono i fuggiaschi partigiani e li catturarono.
Erano sbandati cremonesi e non conoscevano la zona.

Ora... si badi... Io non contesto l'inganno.
Le convenzioni non lo prevederanno (rendersi riconoscibili). Anzi, indossando l'uniforme nemica si veniva identificati per le spie e passati immediatamente per le armi.
Ma le convenzioni avrebbero previsto il cavallo di troia?
La guerra è fatta di astuzie. Ognuno aguzza l'ingegno a modo suo...
Massimo risultato col minimo sforzo.
Il nemico lo si attacca dove è debole... Perché attaccarlo dove è più forte?
La cavalleria è un lusso che metti in atto solo quando le cose vanno bene.

Non contesto nemmeno la fucilazione.

Io contesto le inutili sevizie prima dell'uccisione di quei ragazzi.
Lo sfogo delle pulsioni sessuali sadiche e omosessuali represse da parte di individui in uniforme, stipendiati, armati e nutriti da uno stato fantoccio.
Ma pur sempre uno stato che, indegnamente rappresentavano e che contribuirono, con la loro indisciplina, a rendere maggiormente impopolare (per fortuna).

1)Ed io l'inganno lo contesto , invece ,
Quento da te citato è un caso SPORADICO perchè per ognuna di queste azioni che sono da condannare e che rappresentano delle violazioni delle Convenzioni in tema di diritto bellico e ce ne sono centinaia di migliaia che sono state compiute nel pieno rispetto delle leggi di guerra .
Al contrario , TUTTE le azioni dei partigiani erano condotte nella maniera più VIGLIACCA tramite imboscate a uomini o mezzi isolati ed attentati dinamitardi a strutture e mezzi in transito .
Nessun onore , nessuna dignità , nessuna regola .
E non mi tirare fuori la storia che i repubblichini ed i tedeschi erano più numerosi e meglio armati , perchè i repubblichini ed i tedeschi si battevano faccia a faccia ed apertamente contro gli Allati nonostante la schiacchiante e totale superiorità numerica , di armamenti , di mezzi , di equipaggiamenti , di viveri etc.
I partigiani avrebbero potuto fare come fecero i polacchi ed anche gli italiano che costituirono degli appositi corpi di liberazione che combattevano apertamente a seguito delle truppe alleate , invece , preferirono condurre una lotta vigliacca mordi e fuggi e poi ti nascondi , mordi , fuggi e poi ti nascondi per poi avere la faccia tosta , alla fine della guerra , e con le truppe alleate che dilagavano nella pianura padana , di scendere dalle montagne e di autoproclamarsi "vincitori" della seconda guerra mondiale , distruibuendo medaglie d'oro in gran quantità che , militarmente ed eroicamente parlando , hanno lo stesso valore di un patacca di piombo .
Questa , purtroppo , è storia .
Non potete paragonarvi di certo agli spartani di Leonida , come pretendete di fare .
E la gente purtroppo vi crede perchè si è voluto che la gente non sapesse come realmente sono andati i fatti .

Mentre i reparti militari si andavano smobilitando e i loro uomini erano catturati, tanti si arrendevano ai partigiani, anziché attendere le truppe anglo-americane, poiché questi giuravano e spergiuravano che avrebbero avuto salvata la vita e non avrebbero torto loro un capello.

Moltissimi reparti, anche numerosi, che avrebbero potuto almeno contrastare le forze delle bande partigiane con possibilità di sopravvivenza sino all’arrivo di truppe regolari, caddero, invece, nei tranelli delle promesse dei partigiani.

Pre la cronaca ti cito solo due episodi storici ma questo modus operanti dei partigiani a conferma di come erano sono centinaia :

1) SANTUARIO DELLA GRAGLIA (BIELLA)
Un gruppo di Ufficiali, 23, più cinque donne ausiliarie e due mogli di Ufficiali, che erano stati catturati dopo un aspro combattimento a Cigliano e che si erano arresi poiché era stata loro promessa salva la vita, sono condotti ai piedi del Santuario di Graglia nei pressi di Biella e rinchiusi in uno stanzone dell’albergo Belvedere; a piccoli gruppi furono prelevati e condotti in luoghi diversi nei dintorni del Santuario. Furono trucidati in modo bestiale, compresa la moglie di uno degli ufficiali che attendeva un bambino; terminata la strage, gli assassini si divisero il bottino composto da tutto quello che avevano addosso le vittime.

2)ODERZO (TREVISO)
Centodiciassette allievi ufficiali del Collegio Brandolini, nonostante le promesse fatte da parte del CLN di mantenere salva la vita ai militi fascisti, sono tutti fucilati sul Ponte della Priula. Uno degli scampati ha raccontato che i suoi camerati furono legati alle mani con fili di ferro, seviziati, raccolti in gruppo presso l’argine del fiume e falciati con il fuoco delle armi automatiche.


Ed i quanto a crudeltà , sadismo e sevizie i partigiani italiani sono dei MAESTRI rispetto ai quali i repubblichi non sono altro che dei PICCOLI PIVELLI :

1)RECOARO TERME (VICENZA)
Diciotto persone sono trucidate il 21 Maggio, ma molte altre in quei giorni persero la vita in quella località: si può citare la sorte toccata a due militi prelevati dai partigiani, condotti sulle rive del Brenta e bastonati a sangue; nella sabbia del fiume fu scavata una buca e i due furono interrati. Solo le loro teste affioravano dal suolo. E su quelle teste alcuni di quei criminali si esercitarono al tiro a segno tra schizzante ed insulti atroci. Le urla dei due disgraziati non ebbero altro effetto che quello di divertire i loro carnefici. Poi gli spasimi dei due, oramai moribondi, furono soffocati dalle palate di terra con le quali ricoprirono le loro teste. Poi il Brenta si ingrossò, rimosse la sabbia e restituì alla luce i due volti deformati. I cani randagi banchettarono quel giorno con i miseri resti, e brandelli di carne umana furono disseminati lungo la riva. Poi gli “eroi” ritornarono e cosparsero quello che rimaneva dei due cadaveri, con benzina e vi appiccarono fuoco.

2)Un altro caso conosciuto (sono assai di più quelli di cui non se ne sa niente…) è quello di Rosalia Paltrinieri, di Medolla. Ella aveva il “torto” di essere la segretaria del Fascio femminile locale, nel quale si era impegnata prodigandosi e mettendosi a disposizione di tutti i suoi concittadini.
Era convinta di non avere nulla da temere, perciò, nonostante nella zona si vociferava su quanto stessero combinando i partigiani, preferì rimanere al suo posto. Nonostante tutto, aveva fiducia nei propri simili… perchè aveva avuto la “sbadataggine” di considerare i partigiani appartenenti alla specie umana…

Ma pagò per la sua “colpa“: un gruppo di gappisti le invasero la casa, bastonarono a morte il marito così violentemente da fargli schizzare via il cervello dalla scatola cranica; poi la violentarono davanti ai suoi  tre bambini.
Alla fine, come da copione, le svaligiarono l’abitazione e la portarono con loro conducendola in un casolare in aperta campagna, dove nel frattempo era stata trascinata anche una certa Jolanda Pignatti.
Qui, le due sventurate ebbero modo di “espiare” ancora a lungo la “colpa” di essere fasciste (violenze d’ogni genere) finchè furono costrette a scavarsi la fossa.
Ma Rosalia Paltrinieri, la morte se la dovette proprio guadagnare: “non le fu fatta la grazia di un colpo alla nuca“. Venne legata e fatta stendere viva nella fossa che lei stessa aveva scavato; a questo punto i “coraggiosi partigiani patrioti” la ricoprirono accuratamente di terra.

Uno dei coraggiosi partecipanti a questa “eroica azione di guerra“, ebbe modo di vantarsene nei giorni successivi, insistendo compiaciuto e soddisfatto sul particolare che Rosalia Paltrinieri, mentre soffocava sotto le palate di terra che le venivano gettate addosso, invocava ancora i suoi bambini.



3)NOVARA
Nel campo sportivo sono rinchiusi un centinaio di appartenenti a formazioni militari fasciste operanti nel vercellese. Vengono in seguito condotti all’Ospedale psichiatrico; una notte, i “partigiani” di Moranino, li uccidono nei modi più barbari. Molti furono schiacciati sotto le ruote di pesanti automezzi, e tutti subirono atroci sevizie.

4)E’ noto il caso di Prima Stefanini Cattabriga e Paolina Cattabriga, di Cavezzo (MO) madre e figlia, quest’ultima di 15 anni, prelevate il 16 aprile 1945 dalla tristemente nota “banda di Cavezzo” il nucleo partigiano alle dirette dipendenze della Brigata Partigiana Garibaldi, e costrette ad un calvario di 12 giorni prima di ottenere la “grazia della morte“.

“Azione di guerra“, naturalmente, così il C.L.N. commentò l’accaduto.



Mi dispiace , ma simili nefandezze per un uomo che abbia un briciolo di dignità , non possono e non DEVONO essere in alcun modo giustificate .

Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius