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Azione disconoscimento paternità

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Cassiodoro:

--- Citazione da: Mercimonio - Luglio 13, 2013, 14:55:00 pm ---ma uno sara' pure libero di disconoscere il figlio ?
--- Termina citazione ---
In Italia NO.

Mercimonio:

--- Citazione da: Cassiodoro - Luglio 15, 2013, 08:43:43 am ---In Italia NO.

--- Termina citazione ---

beh puo' ancora scappare all'estero e rifarsi una vita se non altro.

Cassiodoro:
Spedirò questo scritto a tutti i parlamentari:

Mater semper certa è una locuzione latina, la cui traduzione è "La madre è sempre certa" (cioè conosciuta definitivamente). Può essere completata da pater autem incertus oppure pater numquam.

In diritto è molto più semplice collegare la nascita di un figlio ad una madre solo per il fatto naturale del parto. Per il padre invece, nonostante le innovative tecniche di comparazione del sangue e del dna, opera una presunzione di paternità di 300 giorni.
I figli nati all’interno del matrimonio sono automaticamente considerati figli del marito, ripeto NONOSTANTE LE INNOVATIVE TECNICHE DI COMPARAZIONE DEL SANGUE E DEL DNA e dei cambiamenti, in meglio o peggio, secondo le varie opinioni, dei costumi sessuali della società.

Per continuare nella tradizione patriarcale, in cui i figli naturali, avuti fuori dal matrimonio, erano esclusi da ogni beneficio di avere un padre ad esclusivo vantaggio dei figli della moglie, il nuovo femminismo del governo Letta, nel decreto legislativo sulla riforma del diritto di famiglia, in materia di filiazione, sbandierando “la definitiva equiparazione dei figli “naturali” a quelli legittimi” a pochissimi mesi da una simile riforma il cui risultato era stato già venduto come “la definitiva equiparazione dei figli “naturali” a quelli legittimi” cerca di introdurre, e verosimilmente ci riuscirà, il concetto che, ogni figlio di una donna è del marito.

Recita l’articolo 18 del Decreto Legislativo:

ART. 18 
(Modifiche all’articolo 244 del codice civile)
1. L’articolo 244 del codice civile è sostituito dal seguente:
"      ART. 244
(Termini dell’azione di disconoscimento)
L’azione  di  disconoscimento  della  paternità  da  parte  della  madre  deve  essere proposta  nel  termine  di  sei  mesi  dalla  nascita  del  figlio  ovvero  dal  giorno  in  cui  è venuta   a   conoscenza   dell’impotenza   di   generare   del   marito   al   tempo   del concepimento.
Il  marito  può  disconoscere  il  figlio  nel  termine  di  un  anno  che  decorre  dal  giorno della  nascita  quando  egli  si  trovava  al  tempo  di  questa  nel  luogo  in  cui  è  nato  il figlio; se prova di aver ignorato la propria impotenza di generare ovvero l’adulterio della moglie al tempo del concepimento, il termine decorre dal giorno in cui ne ha avuto conoscenza.
(omissis)

Nei casi previsti dal primo e dal secondo comma l’azione non può essere, comunque, proposta oltre cinque anni dal giorno della nascita.


Non conosco le priorità del legislatore, ma non vedo di certo l’interesse a difendere il diritto di un uomo a NON prendersi cura, educare e curare un figlio NON suo.

Vedo, dietro a questo articolo, l’interesse, nascosto dietro il presunto interesse del minore, di difendere i privilegi della donna la quale avrà così la certezza che il prorpio figlio concepito magari con un altro uomo, e lei di conseguenza , avranno a disposizione le risorse economiche del marito.

Occorre che qualche onesto parlamentare raccolga questa istanza e proponga, e faccia approvare, l’introduzione di adeguate analisi ematologiche obbligatorie già alla nascita, in modo da poter stabilire immediatamente se il bambino nato è effettivamente del marito o dell'uomo che si considera il padre.
LJD
Ognuno di Voi è pregato di fare altrettanto, modificando a piacere.
Grazie

Peterparkerbs:

--- Citazione da: Cassiodoro - Luglio 15, 2013, 11:52:58 am ---Spedirò questo scritto a tutti i parlamentari:

--- Termina citazione ---


Mi dispiace vanificare le tue manie epistolari...  ma si tratta di un decreto legislativo.

Prima è stata approvata una legge delega del parlamento che incarica il governo di redigere un testo di legge. Il testo è stato approvato e non serve più alcuna ratifica parlamentare.

Cassiodoro:
http://www.lastampa.it/2013/12/13/italia/politica/figli-nati-dentro-o-fuori-dal-matrimonio-un-decreto-del-cdm-li-rende-tutti-uguali-8jiSjumBaEq20YKTWSsf6M/pagina.html

Figli nati dentro o fuori dal matrimonio
Un decreto del Cdm li rende tutti uguali
L’iniziativa del governo elimina ogni «discriminazione» rimasta nel nostro ordinamento. Letta: «D’ora in poi avranno gli stessi diritti»

Figli, e basta. Il governo ha varato un testo che mette la parola fine alle distinzioni tra figli naturali e legittimi. Con la riforma, cade ogni differenza e discriminazione tra i bambini nati da coppie sposate e i bambini nati fuori dal matrimonio: una platea di soggetti cresciuta negli ultimi anni di pari passo con i cambiamenti della società, e che oggi, secondo le ultime stime Istat, conta circa 134 mila persone, vale a dire un nuovo nato su 4.

Le novità erano già state annunciate a luglio, quando il Consiglio dei ministri aveva licenziato il decreto legislativo: primo passo al quale è seguito l’iter parlamentare con il contributo delle commissioni competenti che hanno dato il loro apporto e poi il via libera. Oggi l’ulteriore passaggio in Cdm per il varo definitivo: ora, praticamente, il testo è legge. Dal punto di vista formale mancano solo due passaggi importanti, ma scontati in questo caso: la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

I cambiamenti introdotti sono di grande importanza e di grande impatto per la vita di tante persone e per i loro diritti. Si «toglie dal codice civile qualunque aggettivazione al termine figli: da adesso in poi saranno tutti figli e basta», aveva detto a luglio il premier Enrico Letta, promotore dell’iniziativa legislativa insieme ad altri ministri, quando annunciò la novità. «La riforma è una di quelle che si commenta da sé, non servono molte parole: ora tutti i figli sono uguali e sul piano del diritto quel che spetta all’uno spetta anche all’altro», aggiunge oggi il professor Cesare Massimo Bianca, che ha presieduto la Commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri a cui si deve l’elaborazione del provvedimento.

Tante le novità introdotte. Sparisce, come detto, dal codice civile l’aggettivo «naturale» o «legittimo» aggiunto alla parola figli, resta solo quest’ultimo vocabolo e vale quindi il criterio di unicità. Criterio che viene esteso anche ai minori adottati. Si passa dalla «potestà» alla «responsabilità» genitoriale, concetto più ampio e profondo, che guarda all’interesse del minore. Viene stabilito che la filiazione fuori dal matrimonio produce effetti successori nei confronti di tutti i parenti e non solo dei genitori. I termini per chiedere il disconoscimento di paternità scendono a 5 anni anni dalla nascita. Viene introdotto il diritto degli ascendenti - nonni, zii - di mantenere «rapporti significativi» con i nipoti minorenni, ferma restando la «valutazione delle istanze alla luce del superiore interesse del minore». E si prevede anche il diritto dei minori di essere ascoltati nei procedimenti che li riguardano, se capaci di discernimento. Il decreto porta, inoltre, a 10 anni il termine di prescrizione per l’accettazione dell’eredità per i figli nati fuori dal matrimonio. Quanto alla nozione di abbandono, si prevede che i tribunali dei minori segnalino ai Comuni le situazioni di indigenza dei nuclei familiari. Modificata anche la materia della successione con la soppressione del «diritto di commutazione» in capo ai figli legittimi fino ad oggi previsto per l’eredità dei figli naturali.

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