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Convenzione di Istanbul - "Prevenzione e lotta alla violenza sulle donne"

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KasparHauser:
In questa pagina è possibile seguire a che punto stanno le ratifiche dei vari stati in Europa e le condizioni perché la convenzione entri in vigore (10 ratifiche di cui 8 da parte di stati mebri dell'Unione Europea)

http://www.conventions.coe.int/Treaty/Commun/ChercheSig.asp?NT=210&CM=&DF=&CL=ITA

Alberto86:
Ottimo link Kaspar!

Stendardo:
fonte : http://www.adiantum.it/public/3355-convenzione-di-istanbul--solo-un-mezzo-per-varare-leggi-anticostituzionali--.asp

Convenzione di Istanbul: solo un mezzo per varare leggi anticostituzionali ?

Cronache dai tribunali
Laura Boldrini
24/05/2013 - 12.01
Sempre più insistentemente, da alcune settimane, alcuni ambienti culturali rilanciano la c.d. Convenzione di Istanbul, già rifiutata da molti paesi occidentali (Danimarca, Irlanda, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Cirpo, Estonia, Lettonia, Lituania) e in Italia firmata dall'ex ministro Fornero. Nei giorni scorsi, peraltro, è stato calendarizzato il ddl 3488 di ratica della Convenzione.
 
Alcuni partiti, ma sopratutto i loro giornali, le loro TV e i loro organismi direzionali, usando come copertura gli episodi di violenza sulle donne (quello che chiamano "femminicidio", termine inviso anche a molte donne di cultura), vorrebbero favorire una convenzione secondo la quale la parità dei diritti tra uomo e donna verrebbe meno. Secondo alcuni sostenitori di parte avversa, inoltre, questa convenzione consentirebbe l'acquisizione di ingenti fondi pubblici da parte dei discussi centri anti-violenza, alcuni dei quali si sono distinti, in passato, perchè avrebbero fabbricato artificiosamente false accuse nei confronti di ex mariti e padri.
 
Appoggiata da José Manuel Barroso e da Viviane Reding, qualora ratificata da 10 stati, la Convenzione di Istanbul (vedi allegato a margine dell'articolo) è stata ratificata solo Albania, Montenegro, Portogallo e Turchia, ma tanti altri paesi l'hanno rifiutata con sdegno. In Italia è appoggiata dal presidente della camera Boldrini, secondo la quale "la ratifica della Convenzione di Istanbul per prevenire e contrastare la violenza domestica e sulle donne sarebbe solo un primo, fondamentale passo, cui dovremo poi dare seguito con ulteriori provvedimenti ed adeguati stanziamenti di fondi....".  Per queste affermazioni il presidente della Camera ha subito, recentemente, numerose critiche sul suo ruolo smaccatamente a favore delle donne (e non di tutti gli italiani, senza distinzione di genere).
 
La convenzione di Istanbul, a ben vedere, si fonda su alcuni assunti che, probabilmente, andavano bene fino a cinquant'anni fa: “Riconoscere che la violenza sulle donne è una manifestazione di relazioni di potere, che hanno portato al dominio ed alla discriminazione degli uomini sulle donne”, ma anche su colossali falsità, come quella di “Riconoscere la natura strutturale della violenza sulle donne come basata sul genere”.
 
Effettivamente, alcuni degli articoli della convenzione sembrano finalizzati ad incentivare il sistema delle false accuse, che già oggi colpisce un numero enorme di papà separati (e anche di diverse mamme, a parti invertite, vittime di alienazione parentale). Secondo l'articolo 31, per esempio, "gli stati dovranno imporre leggi che assicurino che, nella determinazione dell'affido e dei diritti di visita dei bambini, siano tenute in conto gli episodi di violenza e per assicurare che l'esercizio dei diritti di visita o di custodia non metta a rischio le donne vittime o i bambini".
 
Già questo articolo fa sorgere un primo dubbio: devono essere tenute in conto le sole condanne accertate e documentate di violenza, o anche le semplici accuse ? Nel secondo caso, infatti, si avallerebbe un colossale errore di correttezza e rispondenza giuridica, perchè un sistema che incide sulla vita di più persone (padri e figli minori) sulla base di semplici accuse è chiaramente anti-costituzionale. Senza tenere in conto gli errori giudiziari o i provvedimenti temporanei (come l'ammonizione del questore in caso di presunto stalking).
 
Secondo, poi, l'articolo 55, si prevede che ".....il procedimento possa continuare anche se la vittima dovesse ritrattare l’accusa o ritirare la denuncia......" e che venga garantita "la possibilità per le organizzazioni governative e non governative e per i consulenti specializzati nella lotta alla violenza domestica di assistere e/o di sostenere le vittime, su loro richiesta, nel corso delle indagini e dei procedimenti giudiziari relativi ai reati stabiliti conformemente alla presente Convenzione".
 
Si tratta di un chiaro richiamo alle reti e ai centri anti-violenza per sole donne, che nel nostro Paese si sono distinti anche per l'enorme massa di denaro pubblico a loro destinati negli anni e con risultati decisamente inferiori alle attese.
 
In Italia i dati ci dicono che gli omicidi di donne sono pari a 5 per milione all'anno (dati ONU, uno dei tassi più bassi al mondo), mentre gli omicidi di uomini raggiungono la cifra di 16 per milione all'anno. Preoccupante il dato sui suicidi di uomini separati: 248 per milione all'anno (il tasso si quadruplica con la separazione), accompagnato al fenomeno della false accuse (l'80% delle accuse di violenza ed il 92.4% delle accuse di abusi quando fatte in sede di separazione).
 
Calunniare l'ex coniuge è spesso visto come il metodo per impadronirsi di casa, mantenimenti e figli, ma la violenza domestica, pur essendo grave e da condannare sempre, è causata da una piccola percentuale di persone, uomini e donne in egual misura. Non si sono ancora spenti l'eco della enorme "bufala" con cui le fazioni lesbiche e femministe asserivano che “la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne” (dato assolutamente falso), e l'enorme sdegno causato dai dati ISTAT sulla percentuale di donne vittime di violenza in Italia (6.723.00.....), scaturiti da modalità di intervista "taroccate" (a cura dei centri anti-violenza), che oggi gli italiani si trovano a fronteggiare l'ennesimo caso di disinformazione collettiva, secondo la quale gli atti di violenza contro le donne sarebbero compiuti "in quanto donne". Si tratta di un'affermazione gravissima, perchè assimila gli atti di violenza - certamente condannabili e da perseguire duramente - a quelli compiuti dagli antisemiti contro una o più categorie sociali.

Nella Germania nazista, per esempio, gli ebrei venivano perseguitati "in quanto ebrei". Per un nazista era normale scendere per strada e uccidere un ebreo. Qualunque ebreo, anche sconosciuto. Gli atti di violenza contro le donne, invece, hanno tristemente un preciso destinatario, e cioè una moglie, compagna, fidanzata, amica, che nella mente malata di un omicida va colpita a morte. Non una donna qualunque, "una donna in quanto donna" scelta a caso per strada, bensì "quella donna", ben individuata e certamente a lui legata.
 
In sintesi, quella di Istanbul è una convenzione da rivedere, perchè nell'attuale stesura ha precisi connotati antidemocratice e anticostituzionali, affermando il diritto alla tutela (dalla violenza) per una sola categoria di cittadini, quella femminile (con il corollario dei bambini).
 
Degli uomini vittime di violenza, anche da parte delle donne, si continua a non volerne parlare. Neanche del grande assente: la Violenza "in quanto tale".

Fonte: Redazione

Stendardo:
fonte : http://www.partitodemocratico.it/doc/254708/violenza-sulle-donne-mogherini-ha-ragione-boldrini-ratificare-la-convenzione-di-istanbul-solo-un-primo-passo-ma-intanto-facciamo.htm

Ufficio stampa
Comunicato stampa
Violenza sulle donne, Mogherini: "Ha ragione Boldrini, ratificare la Convenzione di Istanbul è solo un primo passo. Ma intanto facciamolo"
di Federica Mogherini,  pubblicato il 22 maggio 2013 , 189 letture

"Ha ragione la Presidente della Camera, Laura Boldrini, quando ci ricorda che la ratifica della Convenzione di Istanbul per prevenire e contrastare la violenza domestica e sulle donne è solo un primo, fondamentale passo, cui dovremo poi dare seguito con ulteriori provvedimenti ed adeguati stanziamenti di fondi, per implementare le indicazioni che contiene e non farne una "scatola vuota". Intanto, però, facciamolo questo passo fondamentale.
Non è un passaggio né burocratico, né scontato, tant'è che la ratifica viene oggi calendarizzata in Aula alla Camera dopo un lungo e tenace lavoro che abbiamo fatto fin dalla scorsa legislatura.

L'impegno che tutti i gruppi parlamentari hanno messo nel lavoro della Commissione Esteri, e delle tante altre Commissioni coinvolte per i pareri, per far sì che questo sia il primo provvedimento di iniziativa parlamentare che la Camera adotterà, con tempi rapidissimi ed un dibattito comunque molto approfondito, è un segnale molto importante, e sarebbe un errore sminuirlo.

C'è una consapevolezza condivisa ed una volontà forte di dare risposte concrete al dramma della violenza domestica e sulle donne, e tutti sappiamo che questo richiederà interventi attuativi che seguiranno la ratifica e poi l'entrata in vigore della Convenzione. Ma oggi è fondamentale concentrare i nostri sforzi intanto ad arrivare al traguardo della ratifica, che richiede ancora il voto in Aula alla Camera e poi l'approvazione dello stesso provvedimento al Senato, spero con un iter altrettanto veloce ed una condivisione altrettanto unanime. Il lavoro da fare é ancora tanto, dobbiamo farlo presto e bene".

È quanto dichiara Federica Mogherini, deputata Pd e prima firmataria del disegno di legge di ratifica della Convenzione di Istanbul.

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