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Donne e crisi economica: ecco chi la paga realmente!

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ilmarmocchio:
http://www.ilsecoloxix.it/p/blog/2014/08/04/ARI5ViXB-donne_comandano_spezzina.shtml

Warlordmaniac:
Con il Messaggio n. 6319 del 29 luglio, l’Inps  ha reso noto che “è stato ripristinato l’incentivo per l’assunzione di donne disoccupate da almeno sei mesi, di qualunque età e residenti in aree svantaggiate. L’incentivo era stato sospeso in via cautelativa in seguito al mancato rinnovo della Carta di aiuti a finalità regionale”.

Lo riporta una nota che spiega come: “il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con una nota del 25 luglio 2014, ha chiarito che, poiché l’incentivo previsto dalle disposizioni citate costituisce un regime di aiuti in favore dei lavori svantaggiati, è possibile continuare a considerare utili ai fini della applicazione dell’incentivo le aree indicate nella Carta introdotta nel marzo 2008, fino all’adozione della nuova Carta”.

“La possibilità di riconoscere l’incentivo – conclude la nota – è ripristinata anche per le assunzioni, proroghe e trasformazioni effettuate dal primo luglio 2014: la procedura di elaborazione automatica dei moduli 92-2012 verrà aggiornata per ammettere le relative domande. L’esito negativo attribuito alle istanze con la motivazione del mancato rinnovo della Carta sarà annullato automaticamente”.

http://www.confesercentiservizi.com/inps-incentivo-per-assunzione-di-disoccupate

Alberto1986:
Devastato dalla crisi 50enne ora dorme davanti al Comune: "Sto elemosinando un lavoro"

Quando lo incontriamo in Piazza della Scala, davanti al comune di Milano, Saverio Fornelli ci appare stanco, infreddolito, ma determinato a portare avanti la sua battaglia.
Cinquantuno anni, ex commerciante, Saverio è solo l'ultima vittima di una crisi che anche qui al nord continua a mordere senza pietà. In sciopero della fame da ormai più di venti giorni nel tentativo - finora vano - di catturare l'attenzione del sindaco Giuliano Pisapia, Fornelli non ha intenzione di mollare.
Proprietario di un bar ad Abbiategrasso, nell'hinterland milanese, è stato costretto a chiudere la propria attività a causa della crisi qualche mese fa; quindi ha lavorato come operatore ecologico addetto alla raccolta differenziata per una società privata, ma dopo poche settimane è stato lasciato a casa. Il tutto, ci racconta, rimettendoci anche i 700 euro che ha dovuto sborsare per aprire la partita Iva.
A casa, ha una moglie invalida e un figlio di quattordici anni che lo aspettano. Da più di tre settimane, però, Saverio ha scelto di protestare nella maniera più clamorosa: con lo sciopero della fame, portato avanti con caparbietà a due passi dal salotto buono di Milano, in piazza della Scala. Proprio sotto le finestre del sindaco Giuliano Pisapia.
"Io non elemosino denaro, ma solo la dignità di un posto di lavoro - racconta Saverio - ma dal palazzo non è sceso nessuno. In tanti giorni ho visto consiglieri comunali e assessori voltarsi dall'altra parte quando mi passavano davanti. Ormai sono qui da quasi un mese e la notte comincia a fare freddo. Mi accomodo con due coperte sui gradini d'ingresso del municipio."
"Ieri sono stato male, ho avuto un calo di pressione e i vigili di piantone hanno chiamato un'ambulanza. Solo a quel punto è sceso il presidente del consiglio comunale, Basilio Rizzo di Rifondazione Comunista, che si è limitato a dirmi che ci sono tanti italiani nella mia condizione. L'unico che si è fermato è stato il consigliere della Lega Nord Alessandro Morelli. E per fortuna ci sono anche alcuni semplici cittadini che vengono ad aiutarmi."
Ed è lo stesso Morelli a commentare, tra l'arrabbiato e l'amareggiato: "Mentre Renzi organizza cene da mille euro a persona qui, nel cuore di Milano, c'è un cittadino italiano che fa lo sciopero della fame per riacquistare la dignità di avere un lavoro, nella totale indifferenza del sindaco Pisapia e della sua giunta. Accogliamo centomila clandestini portati in Italia da Mare Nostrum, alloggiati negli alberghi a tre stelle, mentre gli italiani devono dormire sulle panchine di marmo di Piazza della Scala".
"Sono arrivato al punto di rimpiangere di essere italiano: mi sento come un figlio abbandonato dai genitori. Una volta guardavo ai politici come ad un padre, ma ora ho perso ogni fiducia nelle istituzioni". Sulla panchina che è ormi diventata la sua casa sventola un piccolo Tricolore, innalzato con orgoglio tra una borsa con le coperte e un pannello di cartone in cui racconta la propria storia.
Intorno, i passanti camminano veloci assorti nelle proprie occupazioni, mentre dal municipio i consiglieri entrano ed escono senza curarsi dell'ennesima vittima della crisi che, giura, è "pronta a sacrificare la vita" fino a che non otterrà ascolto. Alla fine, con l'aiuto di Morelli e di altri cittadini, riusciamo a convincere Saverio a lasciarsi offrire un caffè, per rompere almeno lo sciopero della sete. "A un certo punto ho pensato anche a quello, ma poi ho pensato a mio figlio e a mia moglie. Con il lavoro ti tolgono la dignità, e io per prima cosa devo pensare a loro."

http://www.ilgiornale.it/news/milano/imprenditore-sciopero-fame-palazzo-marino-pisapia-se-ne-1065539.html

ilmarmocchio:
ecco invece la crisi vista dalle donne :

http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/2015/02/04/AR8nbwPD-spoglio_confessione_vivere.shtml

La Spezia - Perde il lavoro, si indebita per 25mila euro, e decide di spogliarsi su internet e diventare “Cam Girl”. E’ la storia che una donna sarzanese, sposata e madre di due bambini ha affidato a una lettera giunta in redazione. «Per vivere – scrive – divento una donne che si spoglia e si fa spogliare a pagamento davanti a un pc». Roberta (nome di fantasia), lancia un grido disperato, ma spiega di non aver trovato altra soluzione:

«Ho perso il lavoro, nessuno si degna di darmi una mano, forse perché non sembro in difficoltà, o forse perché per gli altri è più facile far finta di non vedere. Ma sono arrivata a questo punto perché non posso più pagare le bollette. Un anno fa avevo un buon lavoro in carriera, un buon stipendio, e nessun problema per chiedere un piccolo prestito. Interessi un po’ troppo alti poi mi hanno fatto cadere nell’errore di prenderne un secondo per estinguere il primo. Ma il mio ufficio ha chiuso, tutti a casa senza stipendio e liquidazione».

Il racconto prosegue e descrive una vita d’inferno. Roberta rischia di perdere «casa, mobili e non ultima la mia vita. Preciso che dal primo mese di disoccupazione il cambio del tenore di vita è drastico: casa salva per ora, ma via telefono fisso, via la seconda auto e la prima si usa solo per emergenze. Spesa solo ai discount e al mercato del giovedì, ma non sempre, niente pezzi pregiati per il guardaroba, sia lodato e-bay che te li fa vendere. Per fare la “Cam-girl” rinuncerò alla mia dignità, perché ho scoperto che ci sono cose più importanti a cui non si può rinunciare: il sorriso di tua figlia quando la porti a danza, il tuo pulcino che corre dietro al pallone». Roberta sostiene di essersi proposta per lavori di ogni tipo. «Ma nessuno a Sarzana mi ha considerato: “Figuriamoci se quella ha bisogno di lavorare”. Neanche come cameriera o per le pulizie. Non devo sembrare disperata perché neanche provarci a Spezia è servito. La mia faccia da signora mi frega prima del mio curriculum, che non presento per non perdere opportunità. Forse sono ipocrita perché invece di prendere una decisione drastica ho scelto il compromesso di farmi pagare per farmi guardare e desiderare invece di prostituirmi, credendo che questo tradimento sia più leggero di un altro. E’ meno grave che aprire le gambe?». Ma ecco il motivo principale per cui Roberta ha deciso di fare la Cam Girl: «Nessuno si è degnato di darmi una mano, di chiedere se avevo bisogno, di capire come facciamo ad andare avanti senza un lavoro. Potreste conoscermi, essere tra vostre amiche, fermarmi con voi sul sagrato di Santa Maria o in piazza Matteotti. Eccomi qua vestita da puttana e una bella mascherina girare video, sperando che nessuno mi riconosca, e caricarli on-line subito dopo mentre i bimbi sono a scuola».

Il sito che l’ha ingaggiata «ha mantenuto le promesse – conclude – provvigioni dirette su carta di credito, più ti mostri, più guadagni. Una doppia vita con biancheria da due soldi per nascondere i tagli dei cesarei che mio marito ha sempre accarezzato. Ormai è fatta e scrivo lettere anonime, come il mio profilo e il mio nickname da donna di strada, è l’ultimo sfogo alla mia dignità. Buona visione a tutti».

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