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Violenza sulle donne: ecco i dati REALI!

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Utente Cacellato:
Si sta facendo un gran parlare, da un po' di tempo a questa parte, della violenza maschile. Si pone sempre l'accento sul fatto che essa sia rivolta verso le donne, ergendole a guisa, praticamente, di uniche vittime della violenza tout court. Anzi, addirittura si arriva a snocciolare un dato agghiacciante: nella classe d'età compresa tra i 15 e i 44 anni, la violenza maschile sarebbe la prima causa di morte per le donne, in Europa, come in Italia. E' vero: il dato è agghiacciante. Ma lo è perché è falso, non perché è vero!
Sono stufo. Stufo di leggere queste assurdità. Il loro scopo è uno solo: fa parte di una strategia, quella femminista, che si avvale di molte tattiche. Una di queste è l'instillazione di un senso di colpa nell'uomo. Il maschio si sente colpevole e si prodiga in tutta una serie di azioni che favoriscono la femmina, attraverso la promulgazione di norme tese a privilegiare le donne in ogni dove. Ed è accaduto. Fine tecnica psicologica: far sentire l'altra persona colpevole, senza definire i confini di questa colpevolezza, senza stabilirne i tempi, senza stabilirne l'entità. L'uomo si sente colpevole ma non riesce a capire bene per cosa, e per quanto tempo dovrà considerarsi colpevole. E, come atto catartico, punisce sè stesso, assicurando a quella che sente come parte offesa, tutta una serie di privilegi (che la parte offesa, altra tattica, nega con tutte le forze: ammettere i privilegi sarebbe la fine della strategia femminista, il suo totale fallimento!). Nella Storia ciò è già accaduto: l'uomo bianco verso i neri negli USA, i Tedeschi verso gli Ebrei: entrambi hanno questa specie di "senso di debito" verso quella che ritengono come parte offesa per colpa delle loro azioni. Tutte queste vicende hanno ciò che sopra ho descritto come denominatore comune. E, a quanto si vede, è una tattica che funziona eccome!
Ma io sono stufo. Sono stufo di sentire urlare dati senza una base logica, senza riportarne le fonti... anzi i dati vengono addirittura omessi. Se ne parla ovunque, ma i numeri voi li avete mai visti? Io no! Si urla del maschio assassino: amen. Quella deve essere accettata come verità, poiché è la donna a raccontarla. Quindi il mondo la deve accettare. Punto e basta!

Io invece mi ribello e non l'accetto. E i dati li voglio vedere. Li ho visti. E li faccio vedere anche a voi. Traetene voi le conclusioni.

Eccoli.
Andiamo a vedere cosa succede in Italia.
Innanzitutto la fonte: l'ISTAT. E' l'Istituto Nazionale di Statistica, tanto caro anche al femminismo, quindi non opinabile.
I dati a nostra disposizione risalgono al 2002

http://www.istat.it/dati/dataset/20051107_00/

e al 2006

http://www.istat.it/dati/dataset/20080630_01/

Gli unici completi sono quelli del 2002: in questi, e solo in questi, infatti, è presente una differenziazione importante, assente in quelli del 2006. Mi riferisco all'analisi accurata di quelle "cause di decesso per morte violenta o accidentale", con tutte le varie cause (avvelenamento, percosse, armi da fuoco etc.) che manca nei dati del 2006, per questo molto più generica (dunque non utilizzabile se non per fare proiezioni logiche che poi farò).
Distinguiamo allora i casi del 2002 e quelli del 2006.

2002

Dalle tavole scaricabili dal sito segnalato, si ricava che:
In quell’anno morirono in italia 560.390 persone, di cui:
maschi: 279.296
femmine: 281.094

Nella classificazione ISTAT l’omicidio e le lesioni (mortali, evidentemente) provocati INTENZIONALMENTE da altri corrispondono al codice descrittivo BE 77 (“Omicidio e lesioni provocate intenzionalmente da altri”, appunto), a sua volta
ricompreso nella classe BE 71-78 (“Cause esterne dei traumatismi e degli avvelenamenti”), così composta:

BE(71-78)E - CAUSE ESTERNE DEI TRAUMATISMI E DEGLI AVVELENAMENTI
BE 71 Accidente stradale da veicolo a motore
BE 72 Altri accidenti da trasporto
BE 73 Avvelenamenti accidentali
BE 74 Cadute accidentali
BE 75 Accidenti causati da incendi e da fuoco
BE 76 Suicidio e autolesione
BE 77 Omicidio e lesioni provocate intenzionalmente da altri
BE 78 Altre cause esterne dei traumatismi e degli avvelenamenti
Per omicidio e lesioni provocate intenzionalmente da altri (BE77, quello in oggetto) sono morte in
Italia, nel 2002, 560 persone, di cui

Maschi: 401
Femmine 159

Come si può vedere, questa è l'unica distinzione eseguita dall'Istat in base al sesso: non esiste nulla che suddivida questo dato in fasce d'età. Quindi ecco la prima incongruenza. Da dove arriva quell'importante "prima causa di morte tra i 15 e i 44 anni"?? Dalla fantasia? O, più malignamente, dal vittimismo?? Secondo voi?
Esistono, comunque anche le tabelle che analizzano la casistica in base all'età, senza però differenziare il sesso. Questo significa che il numero che sto per dare comprende, per forza, sia uomini che donne. Ebbene, sul foglio 6 della tavola 3, si possono leggere i dati in base alle classi di età (ripeto: comprensivi di uomini+donne) e si legge che i decessi per omicidio e lesioni volontarie sono stati:

età compresa tra i 15 e i 24 anni: 66
età compresa tra i 25 e i 34 anni: 142
età compresa tra i 35 e i 44 anni: 118

Se la matematica non è un'opinione: 66 + 142 + 118 = 326.

Dunque, nel 2002, in Italia sarebbero morte, per omicidio o per conseguenza di lesioni volontarie (BE77) 326 persone tra uomini e donne.
Ricordo che le donne morte in totale, tra tutte le classi di età, che rientrano nel codice BE77 sono state 159!! Ricordo, che tra queste 159, sono comprese anche le donne uccise da altre donne o da lesioni provocate volontariamente da altre donne!
Andiamo ora a vedere i decessi avvenuti per cause naturali, prendendo il solo caso dei tumori, tralasciando (per pietà di chi si diverte a dire certe cose) le altre cause.
Ebbene, nel 2002 sono morte per le neoplasie (classi B12-27) 69672 donne in totale. Andando ad esaminare le classi di età:

tra i 15 e i 24 anni: 339
tra i 25 e i 34 anni: 896
tra i 35 e i 44 anni: 3086

Sommando, si ottiene un dato pari a 4321 persone morte per neoplasia!!
E' un dato complessivo, decisamente superiore alle 326 persone morte poiché uccise. Ed è del tutto logico pensare che, tra questi 4321 decessi, il numero delle donne morte per questa causa sia ben superiore a quello delle donne uccise per mano maschile (anche ipotizzando che le 326 persone morte quell'anno siano tutte donne e che nessuna donna abbia ucciso una sua simile!!). Basta leggere i dati per capire la mendacità e la malafede di certe persone.


2006

Per il 2006 la cosa è più semplice, poiché non esiste la casistica delle morti per causa accidentale o violenta, come nel 2002, ma vi è un dato unico.
Ecco quel che si ricava:

TOTALE DECESSI FEMMINILI: 282617 (Tav. 1)

Cambiando tavola si arriva alla tav. 2A e parliamo di maschi, tanto per capire dove stia REALMENTE il problema della violenza e si legge che tra i 15 e i 34 anni sono morti per cancro 624 maschi e per cause accidentali o violente 3058!!!

Passando alle femmine, si legge (tav. 2b):

tumori 536
cause violente + accidentali: 615

Deduzioni: 615 è maggiore di 536, ok!, ma qui accorpano cause violente o accidentali! Tra le cause accidentali vi sono gli incidenti stradali, incidenti domestici sul lavoro etc., che, viste le stragi automobilistiche di cui si parla tanto, sicuramente sono piu di 615 - 536 = 79.
Ma consideriamo solo gli incidenti stradali per venire loro incontro: davvero ritenete possibile che siano morte meno di 79 donne tra i 15 e i 34 anni in Italia nel 2006 per i soli incidenti stradali (non sono riuscito a trovare la casistica che comprende un intervallo di età compreso tra i 15 e i 44 anni: in queste tabelle) ????? Ma andiamo... Io scommetto di no!! E tutto questo considerando solo le neoplasie, tralasciando di sommare le altre cause di morte naturale! Anzi, vi è presente, nella tabella scaricata, una interessante tavola: alla tav. 2b è, infatti, presente un interessante confronto che esamina dati del 2003, comparandoli a quelli del 2006. I decessi femminili per morte violenta sono stati nel 2003, nell'intervallo di età 15/34 anni, 741, mentre nel 2006 sono stati 615. Quindi è ben evidente il trend al ribasso di questo problema.

Allora?? Tutto questo baccano e tutta questa grancassa?? A cosa sono dovuti, se non alla malafede??
"Basta con la violenza sulla donna": lo si legge ovunque, sui manifesti (vergognoso quello di Rifondazione Comunista, uscito in occasione della manifestazione in occasione della giornata mondiale contro la violenza verso la donna), sui blog, sui siti. E dai dati si vede che il maggior numero di decessi per morte violenta è assolutamente a carico maschile (nel 2006, 3058 uomini uccisi contro 615 donne).
Il problema non deve essere la violenza femminile, ma la violenza in generale, poiché considerare (e con il dolo di utilizzare strumentalmente dati completamente inventati e assurdi) solo quella femminile, significa considerare l'esistenza di una classe di cittadini che deve essere più salvaguardata di altre: significa considerare il fatto che esista una "razza superiore" che deve godere di maggiori benefici a scapito dell'altra, cosa che riporta a tristi "germanico/ariani" ricordi. Ed è quello che sta accadendo. Basta leggere su tutti i quotidiani, tutti i siti (esclusi quelli che si occupano di Questione Maschile, che già hanno evidenziato il problema) o vedere ogni telegiornale. Ma le interessate negheranno sempre, cercheranno di screditare, poiché ammettere questi dati che tanto clamorosamente le sbugiardano, significherebbe ammettere una cosa inammissibile per loro: il torto. E le donne, si sà, per definizione, devono sempre e solo avere ragione. Quindi, avanti Savoia!

Approfitto di questo spazio per dire che, fino a che esisterà questa condizione di menzogna, non firmerò MAI alcuna petizione in favore di provvedimenti per risolvere (a questo punto lo devo dire) il presunto problema della violenza di genere! Invito ognuno di voi a seguire il mio esempio.

COSMOS1:
ottimo lavoro Fabio
qui un link al blog Centro Documentazione Violenza Donne

http://violenza-donne.blogspot.com/2008/12/la-frottola-della-violenza-maschile.html



--- Citazione ---La campagna di disinformazione finalizzata alla demonizzazione della figura maschile, in atto ininterrottamente da 40 anni, utilizza diversi filoni.
Uno dei più inflazionati è il postulato della violenza maschile come “prima causa” della morte delle donne.

Con ogni mezzo ci si affanna a propagandare la mistificazione, col risultato che radio, tv e carta stampata grondano il medesimo messaggio artefatto e privo di ogni fondamento: in Italia la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne.

Senza nulla togliere al dolore che i familiari provano per ogni vittima di morte violenta, a prescindere dal genere, proviamo ad analizzare su quali fondamenta scientifiche poggia la propaganda vittimistica unidirezionale.

E’ curioso notare come la prima causa di decesso in Italia vari a seconda di ciò che si vuole, al momento, mettere sotto i riflettori: nei servizi giornalistici degli ultimi anni la prima causa di decesso è stata il cancro, oppure l’infarto, gli incidenti stradali, il diabete, le malattie infettive, il fumo attivo e passivo, l’alcool …

Quando parla l’oncologo il cancro è il principale fattore di rischio, quando parla il cardiologo il principale fattore di rischio diventano le malattie cardiocircolatorie, quando invece parlano soggetti indottrinati alla logica persecutoria antimaschile, ecco pronta la mistificazione preconfezionata della violenza di lui che uccide lei.

Propaganda, non informazione.

Paul Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda nonché esperto di comunicazione del III Reich, ha reso celebre la teoria: “prendete una bugia e ripetetela mille volte: diventa una verità”.
E’ esattamente ciò che viene messo in atto dalla campagna di criminalizzazione antimaschile.

Ne risulta, infatti, che la violenza maschile come prima causa di morte delle donne viene arrogantemente divulgata (e passivamente accettata) senza il minimo riscontro nei dati ufficiali disponibili e – curiosamente – senza alcun accenno di verifica da parte degli infervorati divulgatori.

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Indagine Multiscopo ISTAT sulle cause di morte (2002)
In Italia un totale di 560.390 decessi, di cui:
Maschi: 279.296
Femmine: 281.094

Non si tratta di dati reperiti clandestinamente a costo di faticose ricerche, sono griglie consultabili da chiunque presso il sito ufficiale dell’ISTAT www.istat.it

Per omicidio e lesioni provocate intenzionalmente da altri (codice descrittivo dell’Indagine: BE77) sono morte in Italia, nel 2002, 560 persone, di cui
Maschi: 401
Femmine: 159

159 decessi su un totale annuo di 281.094 (0,06%)

Non c’è l’intenzione di sottovalutare l’importanza dei 159 decessi, è necessario provare grande partecipazione per il dolore di quelle 159 famiglie ed esprimere ferma condanna nei confronti di autori/autrici dei gesti criminali.

Ma il focus è un altro, da individuare nelle rilevazioni statistiche: questo sarebbe ciò che il pensiero dominante vuole imporci come prima causa di morte delle donne.

Il 28 giugno 2008 l’ISTAT ha inoltre pubblicato le stime preliminari di mortalità per cause, comparando i dati 2003 (definitivi) ai dati 2006 (stime).

Per questa proiezione l’ISTAT ha usato un metodo diverso, accorpando sotto la voce “cause accidentali e violente” eventi di varia natura. La voce quindi comprende vittime di suicidio, rapine a mano armata, incidenti stradali, incidenti domestici etc.
Anche il sottogruppo violenza in famiglia è compreso nella voce “cause accidentali e violente”.

CAUSE DI MORTE
   

Decessi (numero)
   
   
   

Tassi stand. per 10.000
2003   2006   
   2003   2006

FEMMINE
   
   
   
   
   
Tumori   71.011   73.757   
   20,71   20,27
Tumori maligni dello stomaco   4.643   4.369   
   1,31   1,16
Tumori maligni del colon, retto e ano   8.005   8.532   
   2,29   2,29
Tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni   6.431   7.297   
   1,92   2,07
Tumori maligni della mammella della donna   11.461   11.480   
   3,46   3,28
Diabete mellito   11.960   11.270   
   3,23   2,78
Malattie del sistema nervoso   11.199   10.946   
   3,02   2,71
Malattie del sistema circolatorio   135.855   123.643   
   34,95   28,79
Infarto del miocardio   15.355   14.374   
   4,12   3,53
Disturbi circolatori dell'encefalo   41.571   36.693   
   10,70   8,54
Malattie del sistema respiratorio   17.823   14.929   
   4,59   3,49
Malattie dell'apparato digerente   11.857   11.444   
   3,25   2,90
Cause accidentali e violente   10.097   9.783   
   2,79   2,49
Altre cause   28.281   26.846   
   7,43   6,43

   298.083   282.617   
   79,97   69,87

Dallo schema emerge una flessione, seppur minima, delle proiezioni 2006 rispetto ai dati 2003.
Inoltre il dato complessivo (non solo omicidio ad opera del partner) è in ogni caso ben lontano da costituire il primo fattore di rischio per i soggetti di genere femminile, rappresentando circa il 2,5% del totale.
Se L’ISTAT scorporasse la sola voce omicidio ad opera del partner, o ex partner, si avrebbero valori percentuali ancora minori, verosimilmente inferiori all’ 1% a conferma dei dati relativi al 2002.
Va infatti ricordato che nella percentuale del 2,49% sono comprese anche donne uccise da altre donne, siano esse madri, sorelle, figlie o nipoti, come anche colleghe, rivali in amore, compagne di università, partners lesbo e altro ancora.
Ci auguriamo che tale suddivisione venga pubblicata quanto prima, per avere una documentazione ancora più definita.

In conclusione: che la violenza maschile costituisca la prima causa di morte delle donne non è mai emerso da alcuna indagine dei maggiori istituti di ricerca pubblici o privati.
Non lo ha mai detto l’ISTAT, l’Eurispes, il CENSIS; non lo ha mai detto alcuna ricerca universitaria….

Lo dice Telefono Rosa.
Però lo dice spesso, lo dice sempre, lo dice ovunque…. e fa proseliti, che si accodano bovinamente al coro senza mai preoccuparsi di documentare l’attendibilità di quanto affermato.

Un inganno colossale o - per chi preferisce - propaganda, mistificazione, terrorismo psicologico ….. certamente non può in alcun modo essere definita “informazione”
Una informazione serena, obiettiva ed imparziale risponde a criteri decisamente diversi.
Pubblicato da Fabio Nestola in approfondimenti

--- Termina citazione ---

Fazer:

Comunque, allegri, uomini... :D
Si prepara il censimento 2011, con annesse super indagini megamultiscopo.
Dalle prime indiscrezioni sembra che riusciremo persino a superare lo schifo delle peggiori  I.M.S.
Come ho detto in un altro post, non prendetevela troppo: sono indagini fatte con i piedi, con le quali volendo si potrebbe "dimostrare" tutto e il suo contrario.
Vi ho già descritto il procedimento AMDS (Alla Membro Di Segugio) adottato dall'ISTAT, di cosa vi stupite?
E poi, sapete qual'è la percentuale di donne impiegate dall'ISTAT?
Io, in 15 anni di anagrafe, ho avuto a che fare solo con donne, dalla megadottoressa direttrice intergalattica all'ultima rilevatrice (ricordo che l'ISTAT è il nostro...capo, prima ancora del Ministro dell'Interno e del Questore)
Che vi aspettate da un gineceo come quello?
Il guaio è che ci troviamo di fronte, incredibilmente, ad un uso vergognosamente distorto di dati che già in partenza sono...distorti ad arte. :D
Non possiamo denunciare l'uso distorto e interessato (di cosa? di quella serie di fesserie?) e non possiamo usare i dati grezzi per dimostrare nulla...
Bella situazione  :lol:

Cato:
Qui c'è anche la storia di come è nata la balla della violenza prima causa di morte

http://www.comunicazionedigenere.com/2010/09/18/violenza-donne-dati-veri/

COSMOS1:
http://www.gesef.org/




Associazione Nazionale di Volontariato www.gesef.it

COMUNICATO STAMPA: Fermiamo la Violenza Femminista
Stop alla Propaganda Terroristica di Dati Falsi e Mistificati


    Con la presente intendiamo attuare un’informazione di contrasto alla propaganda mistificatoria  inerente la violenza sulle donne. Evidenziando falsità e manipolazione dei relativi dati statistici, diffusi in maniera sproporzionatamente ridicola - senza alcun riscontro - da parte di Ministri, esponenti parlamentari e sedicenti “esperte”, attraverso un martellamento mediatico senza precedenti
     Tale propaganda mira a radicare nell’immaginario collettivo l’idea di un ambiente domestico scenario di delitti e terribili violenze, dove vittima è sempre e solo la donna mentre il carnefice è esclusivamente di sesso maschile.
     Vengono svelate cifre  inquietanti quanto sospette: oltre sei milioni (qualcuno ha sparato 14 milioni) di donne hanno subito violenza da parte di un partner o altro familiare, di cui la metà stuprate. Sulla base di dati statistici pubblicati dall’Istat, dietro incarico della Ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini. La quale ha potuto disporre di un finanziamento doppio per il suo dicastero  rispetto a quanto previsto per il suo predecessore. Leggendo tali dati sul sito dell’Istituto si scopre che altro non sono che .proiezioni statistiche dei risultati scaturenti da un sondaggio telefonico effettuato  lo scorso anno su 25.000 abbonate (v. www.istat.it),
     La nota metodologica del sondaggio chiarisce che le domande poste alle intervistate evitano volutamente  riferimenti espliciti alla violenza fisica o sessuale, ma invitano le stesse a “descrivere concretamente atti e/o comportamenti in modo di rendere più facile alle donne aprirsi". Ciò per evitare una sottostima del fenomeno, "[...] sottostima che può essere determinata anche dal fatto che a volte le donne non riescono a riconoscersi come vittime e non hanno maturato una consapevolezza riguardo alle violenze subite". Non sono quindi le donne intervistate ad aver denunciato violenze subite, bensì le loro descrizioni sono poi state catalogate in varie fattispecie di “violenza.
Cosicché l’attenzione sessuale  diventa molestia, l’esercizio del dovere coniugale dal parte del partner  diventa stupro, un banale litigio diventa violenza fisica,  una critica al vestito o alla pettinatura é considerata violenza psicologica, un blando rifiuto diventa limitazione della libertà personale, la necessità di chiarire situazioni ambigue diventa violazione della privacy, la richiesta di una equa distribuzione delle risorse familiari diventa ricatto economico.
     I dati del sondaggio  assunti come scientifici – ripetiamo: 25.000 interviste telefoniche “guidate”– oltreché proiettarsi riversati statisticamente sull’intera popolazione femminile italiana di età 16-59 anni, sono costruiti  in funzione esclusiva di uno spettacolare allarmismo, e dunque sottratti al rigore della prova dei fatti. Tale metodologia è già stata adottata nel decennio scorso in altri Paesi Europei ed occidentali, e fortemente contestata da femministe storiche dotate di un certo spessore intellettuale (ad es. Francia: vedi  Elisabeth Badinter – Il percorso sbagliato).
     Consola il fatto che l'Assemblea ONU, pur avendo decretato il 25 novembre come giornata contro la violenza alle donne già dal 2001,  lo scorso anno ha "preso nota" ma di fatto rigettato l’ultimo rapporto sulle violenze domestiche contro le donne presentato dall'uscente Segretario, poiché quanto contenuto risultava outrageously inaccurate, contrived, manipulated and most distinctly dangerous, come riportato dalla stampa statunitense  
   La Ministra, ed altri esponenti del Governo e dell’Opposizione Parlamentare, oltre a propinarci dati mistificati, azzarda anche impressionanti confronti: la violenza domestica sarebbe la causa principale di decessi ed invalidità, prima del cancro e degli incidenti automobilistici.




 Auspichiamo che la ventilata riduzione del numero di ministri la coinvolga, stante la sua imperizia a documentarsi: i delitti familiari che registrano una donna come vittima ad opera di un familiare si contano annualmente in numero di  60 a fronte di oltre 10.400 decessi femminili  conseguenti malattie cancerogene (per un totale di oltre 18.000 considerate tutte le patologie – v. Istituto Superiore di Sanità) e 600 per incidenti stradali.
     Al tempo stesso si tace della violenza femminile e materna:  le cronache ci forniscono amari resoconti di  omicidio, uxoricidio ed infanticidio, oltreché della  partecipazione ad episodi di abuso sessuale che attestano il medesimo potenziale di brutalità.  Anche se allo stesso reato si conferisce raramente un carattere penale quando a commetterlo sono delle donne: ciò mette in pericolo l'immagine che hanno di se stesse, e  si tende a giustificarle –  talora a legittimarle - con argomenti che rasentano il grottesco.
     Le sottaciute inchieste europee informano che il 10% delle violenze domestiche sono rappresentate da mogli che picchiano i mariti. Al punto che  la Germania da qualche anno ha inaugurato due rifugi per uomini vittime di percosse, ed altrettanto stanno facendo  Spagna e Belgio.
In Italia l’unica indagine esistente è stata effettuata dalla scrivente GESEF su un campione di genitori che si sono rivolti alle sue strutture per aiuto e supporto . Attesta  che nell’ambito del conflitto separativo un marito su tre è fatto oggetto di denunce per abuso sessuale sui figli o sulla partner, finalizzate ad allontanarlo definitivamente dai figli. Denunce che risultano sistematicamente false, ma la cui prassi giudiziaria provoca conseguenze devastanti sia sul piano psicologico che economico degli accusati. Rileva altresì che oltre il 50% dei mariti ha subito violenze fisiche di varia natura ed entità.
      Analoga percentuale si rileva da imponenti studi effettuati negli USA ed altri Paesi anglosassoni: le violenze domestiche sono agite e subite in maniera paritaria tra uomini e donne, anche se queste ultime eccellono per  violenza psicologica e provocatoria.
In tutto il mondo infanticidio e  figlicidio restano primato assoluto delle donne.
      La Ministra Pollastrini, titolare di un dicastero definito appunto Pari Opportunità,  non si è però mai posta lo scrupolo di richiedere all’Istat analoga ricerca concernente l’eventuale violenza subita dagli uomini.
     La manifestazione organizzata nella vigilia della giornata preposta dall’ONU, alla luce di siffatte statistiche  induce  qualche dubbio, poi confermato dagli avvenimenti
     Infatti la frangia separatista del femminismo nostrano che ha organizzato l’evento, impossessandosi della tematica “violenza alle donne” l’ha trasformata in violenza maschile alle donne, tappezzando le strade di Roma con manifesti diffamatori contro gli uomini
    Gli slogans esibiti ed urlati durante il corteo sono stati una fiorescenza della colorata cialtroneria veterofemminista anni ’70, come qualcuno ha poi scritto. Cui si è aggiunta una vera e propria offensiva misandrica di regime per imporre l’idea che qualunque uomo che si muove tra le pareti domestiche è un potenziale assassino
Viene chiamata in causa non la violenza esercitata da singoli delinquenti, ma quella collettiva che pervaderebbe culturalmente l'intera popolazione maschile.
Una manifestazione, dunque, contro gli uomini e contro la famiglia. Scivolando infine nell’antipolitica, come insulti e aggressioni a giornalisti, deputate e ministre ci hanno mostrato, confermando il dispotismo delle femministe che manifestavano contro la violenza alle donne.
     La violenza più subdola  sta nella loro  campagna di discriminazione e criminalizzazione aprioristica. Mirata a far digerire normative e prassi giudiziarie limitanti la libertà individuale, che decretano il definitivo ritorno alla presunzione di colpevolezza ed al processo inquisitorio. Il cui scopo è quello di porre ciascun uomo - anche delle future generazioni - in una condizione di sudditanza psicologica, emotiva e morale di fronte al potere indiscutibile della percezioni femminile, in base alla quale viene definita la liceità o meno di qualunque comportamento maschile. Condizione che –stante l’assenza di contraddittorio e possibilità di difesa – induce alla disperazione i soggetti più deboli e ne  fomenta risposte incontrollate  e brutali.
     La recente approvazione di uno stanziamento di € 20.000.000 (soldi dei contribuenti perlopiù uomini) per contrastare la violenza sulle donne è parte integrante del progetto. Il fondo è destinato a finanziare  i gruppi femministi  (centri antiviolenza, comitati pari opportunità, ecc) da cui è partito il parossistico allarme sociale appositamente ingegnato e la conseguente manifestazione nazionale del 24 novembre scorso.
Ma suona come un oltraggio a fronte delle problematiche che le famiglie italiane – afflitte dal caro vita, dal caro mutui, dal precariato, dalla carenza di asili nido e dalla insicurezza urbana – si trovano ad affrontare.
     La violenza non ha sesso:  si combatte attraverso l’equilibrata e puntuale applicazione delle norme vigenti, interventi preventivi adeguati che riconoscano le problematiche di entrambe le parti in conflitto, dialogo e confronto culturale.
     L’arma della colpevolizzazione, umiliazione e vilipendio dell’intero genere maschile non vi pone alcun rimedio: è finalizzata invece ad alimentare l’odio sociale, la guerra tra i sessi, l’insicurezza delle donne da poter così convogliare sotto la “tutela” di avvocate e psicologhe dei centri antiviolenza, l’annichilimento degli uomini da “rieducare”, l’isolamento affettivo degli individui.


  

   Un’arma funzionale solo all’affermazione del potere politico-burocratico-istituzionale e l’ottenimento di maggiori finanziamenti pubblici da parte di una esigua ma influentissima schiera di militanti, spinte da  torpori di rivalsa distruttiva. Che sfruttano abilmente debolezze ed avidità delle donne – fregandosene altamente delle loro reali sofferenze - per dirigere la società verso il definitivo sfacelo delle relazioni uomo-donna, e di conseguenza della famiglia così come storicamente intesa.
     Ringraziamo i giornalisti, le deputate. le ministre - cui esprimiamo la nostra solidarietà - vittime della aggressione femminista, che inconsapevolmente con la loro presenza hanno sturato la rabbiosa esaltazione delle organizzatrici del corteo. In pochi secondi le immagini diffuse dai media hanno testimoniato agli italiane (donne e uomini) quanto noi conosciamo  per esperienza diretta e divulghiamo da tempo.
    Auspichiamo pertanto una nuova fase di impegno istituzionale - più sensbile e collaborativo verso tutte le espressioni dell’associazionismo - orientato a liberare la nostra società da questa cappa di odio sessista, per ricostruire la relazione uomo/donna all’insegna del reciproco rispetto e valorizzazione dei ruoli sociali e familiari,  nell’uguaglianza dei poteri e delle responsabilità.

Per restituire dignità ad entrambi i Generi, alla Famiglia ed ai nostri Figli.



Elvia Ficarra
Responsabile Osservatorio Famiglie Separate – Gesef                      Lunedì 26 novembre 2007.

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