Autore Topic: La storia assurda di Carlo Parlanti  (Letto 3047 volte)

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Offline Warlordmaniac

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La storia assurda di Carlo Parlanti
« il: Settembre 20, 2009, 19:04:37 pm »
Carlo Parlanti, classe 1964, è un cittadino italiano che da quasi due anni lotta contro una delle accuse più infamanti e tuttavia sempre più facili a lanciarsi: stupro e violenza nei confronti di una donna.

Manager informatico di successo, Parlanti ha lavorato per diverse ditte in diversi paesi del mondo. Dal 1996 al 2002 ha vissuto in California lavorando per Dole Food, la famosa multinazionale alimentare. A questi anni di frenetica attività e di successi professionali risalgono anche numerose relazioni con diverse donne, Carlo infatti coltiva una notevole passione per il “gentil sesso”, e questo sarà definito “il suo vero punto debole”.
( ...A maggior ragione, aggiungiamo, nella società del terzo millennio. Carlo sembra infatti comportarsi come una sorta di “latin lover” vecchio stampo, forse un po’ troppo spavaldo ed ingenuo. )



Tra le sue passioni, la dottoressa Sandra Hollyngworth, psicoterapeuta a cui si era rivolto in seguito ad una crisi depressiva, che non esitò a denunciarlo per violenze quando Parlanti decise di troncare la loro relazione. Nonostante la mancanza totale di prove e il fatto che la Hollyngworth avesse violato il proprio codice etico e la legge californiana avviando una relazione sessuale con un paziente, l'avvocato consigliò a Parlanti di accettare un patteggiamento per evitare di essere deportato.

In questi momenti di difficoltà, Parlanti trova conforto e assistenza in un'altra donna, Rebecca White, che nel frattempo era entrata nella sua vita; si dimostrerà però il classico precipitare dalla padella alla brace.
La White aveva esperienza in casi simili al suo, avendo in passato accusato il precedente marito di violenza domestica e tentato omicidio durante la causa di divorzio. Parlanti si fida di lei a tal punto da accoglierla nella propria casa e concederle una delega notarile su tutti i suoi beni, per meglio gestire la causa civile che intende intentare contro la psicanalista. Ma l'idillio non è destinato a durare. Dopo alcuni mesi la loro relazione si incrina e, il 16 luglio 2002, giorno in cui il Parlanti si reca in Gulporth per lavoro, decide di troncare definitivamente i rapporti in quanto la donna sarebbe diventata troppo possessiva . Nelle prime settimane dell'agosto 2002, Parlanti conclude la sua avventura americana e prende un volo per l'Italia, dove avrebbe cercato migliori opportunità di lavoro.
Nei seguenti due anni si troverà ancora diverse volte a viaggiare per l'europa, finchè un giorno, in seguito ad un normale controllo, verrà arrestato presso un aeroporto tedesco.
Una volta rientrato in Italia, infatti, egli non immagina neppure che, il 18 luglio 2002, la White lo aveva denunciato affermando di essere stata picchiata, legata e stuprata nella notte del 6 luglio (più tardi correggerà la data al 29 giugno) dal suo ex-amante, e sequestrata per una settimana, (benché solo di notte, in quanto di giorno Parlanti si recava al lavoro) .



La polizia non nota né documenta alcuna cicatrice o ferita sul volto della donna e in nessun altra parte del corpo. Dall'ispezione dell'appartamento dove si sarebbe consumato il crimine non emerge alcun segno di collutazione, né tracce di sangue, nonostante la donna dichiarerà più tardi che il suo sangue avesse inzuppato il materasso. Inoltre, le strisce di plastica sequestrate dai poliziotti senza alcun mandato, con le quali il Parlanti l'avrebbe legata, sono nuove e non recano traccia del suo DNA.
I poliziotti scattano alcune fotografie, che verranno incredibilmente perse nei mesi successivi dall'ufficio dello sceriffo, e interrogano i vicini, che non ricordano di avere udito litigi o urla nel corso di quella settimana, nonostante i muri, molto sottili, siano di cartongesso.
Stando alle sue stesse dichiarazioni, la donna continua ad avere rapporti consensuali con Parlanti nei giorni successivi al presunto stupro. Su consiglio della polizia, il 22 luglio 2002 si sottopone a una visita medica, da un ‘doctor on duty’ a Monterey, città dove la presunta vittima torna a vivere dopo la denuncia, visita durante la quale non menziona nemmeno il fatto di essere stata stuprata.
Il medico le diagnostica la frattura di due costole all’altezza del seno, ma non gli è possibile stabilire quando questa sia avvenuta. Nei due anni successivi, fino all'arresto di Parlanti, Rebecca White scrive email in continuazione, nelle quali confessa agli amici il suo amore per Parlanti e la sua disperazione per essere stata lasciata, chiedendo consigli su come sedurlo di nuovo.



Non sono note le ragioni per cui il mandato di arresto, spiccato dalle autorità statunitensi poco dopo la denuncia della White, non sia mai stato inviato o recepito in Italia. Di fatto, Parlanti continua a lavorare e a vivere in Italia per due anni finché, nel luglio 2004, viene arrestato durante uno scalo aereo dalla polizia tedesca, in seguito a un controllo casuale. Riconosciuto come ricercato internazionale, viene immediatamente trasferito nel carcere cittadino di Duesseldorf, dove passerà quasi un anno della sua vita.
In base a quali elementi certi ? Nessuno. Nessuna prova certa, del resto il processo è ancora da compiersi; si tratterà a tutti gli effetti di "carcerazione preventiva", decisa sulla base della parola della sua accusatrice. Questo sarà solo l'inizio del suo calvario.

In base ai trattati internazionali, la Germania dovrebbe spedire il prigioniero in America per essere giudicato, ma l'Italia può reclamare il diritto di processarlo in patria. Questo darebbe modo alla famiglia di seguire più agevolmente le fasi del processo, e di evitare un ambiente per molti versi ritenuto ostile al Parlanti. La nazione americana, infatti, pur patria di magnifiche conquiste civili e sociali, è anche luogo in cui nascono movimenti quali lo SCUM, movimento femminista radicale che auspica e predica la eliminazione fisica dei maschi; paese in cui si sconsiglia fortemente ad un uomo solo di entrare in ascensore con una donna sola, a meno che si tratti di persona fidata, per scongiurare il pericolo di false accuse di violenza; inoltre si tratta di un paese in cui vige una mentalità (almeno in alcune zone) piuttosto nazionalista e, ancora, un paese in cui ogni servizio ha costi molto elevati e in cui la quantità di denaro posseduta è spesso determinante in molti casi.

...In altre parole il tutto si tramuterebbe in un contenzioso che vede una donna del duemila accusare un maschio, di una americana contro un italiano, di uno stato contro un singolo soggetto dalle possibilità economiche tutt’altro che illimitate. Tutto questo in un processo in cui, tra l'altro, il peso della giuria popolare è determinante ai fini della sentenza finale.

Nonostante gli sforzi dei due avvocati assunti dalla famiglia Parlanti sia in Italia che in Germania, e l'intervento del ministro Castelli supplicato dalla madre di Parlanti, ogni tentativo di celebrare il processo in Italia fallisce per l'opposizione di alcuni magistrati. Alla fine, il 3 giugno 2005, la Germania dà seguito all'estradizione inviando il prigioniero a Ventura, California. Un'estradizione da molti definita come “formalmente controversa”.
Una volta in America, tutti i timori espressi dagli avvocati sulla garanzia dei diritti di imputato di Parlanti si rivelano purtroppo fondati. Nelle apparizioni in tribunale non è mai presente alcun interprete. Durante la prima udienza, il procuratore distrettuale introduce il suo caso dichiarando falsamente che l'imputato ha già dei precedenti penali in Italia, tra cui addirittura per stupro e rapina a mano armata. L'avvocato che dovrebbe difenderlo da queste false accuse non si fa neppure vedere, in quanto la famiglia di Parlanti non è stata in grado di assicurargli un cospicuo anticipo. Gli viene così assegnato un avvocato d’ufficio.
Durante la reclusione, la salute di Parlanti, già minata, peggiora di giorno in giorno. Soffre di una grave forma d'asma, sciatalgia e piorrea. Risulta inoltre positivo al test della TBC. Molte medicine, tra cui il Ventolin, sono vietate, mentre l'assistenza medica è sporadica e inadeguata al suo caso.


Già nelle prime udienze in tribunale, la presunta vittima non solo conferma le sue precedenti accuse, ma aggiunge numerosi sconvolgenti dettagli mai denunciati prima. Secondo la sua nuova versione, Parlanti la avrebbe penetrata in modo estremamente violento con varie parti del corpo, quali ad esempio l’intero avambraccio e mano aperta, con gravi perdite di sangue. Inoltre l'uomo avrebbe bevuto 4 litri di vino (*) in poche ore prima di violentarla, e le avrebbe sbattuto la testa contro un pannello di legno e il muro adiacente per 60 volte invece di 30, come precedentemente affermato.
(*) Nota: secondo il sito americano http://www.intox.com/physiology.asp
una percentuale di alcool nel sangue pari a 0.35 Bac è in grado di produrre il coma e 0.45 Bac provoca la morte dell’individuo. Secondo calcoli fatti in tribunale e stando alle dichiarazioni della White, Carlo doveva avere almeno 0.47 Bac .

Le sue versioni dei fatti sono oggetto di continue ritrattazioni e revisioni, rese necessarie di fronte alle osservazioni dell'avvocato e della stessa accusa in merito alla loro coerenza. La donna sostiene di essere stata costretta a denunciare Parlanti dal padre, che le avrebbe altrimenti negato il sostegno economico. Ma quest'ultimo, interpellato dal procuratore, ha sempre negato, costringendo così la White a correggersi dicendo di avere in realtà parlato con sua madre. Afferma di avere conversato molte volte al telefono con la fidanzata italiana di Parlanti, che tuttavia non parla una parola di inglese. Nega o non ricorda di avere scritto alcune email già agli atti del tribunale, finché non le vengono mostrate. Le uniche prove che è in grado di portare a supporto delle sue accuse sono una radiografia con le due costole fratturate in un posto diverso da cui dice di aver ricevuto percosse e sei sue fotografie, quattro scattate dalla polizia in cui si nota uno sbiadito ematoma sull’avambraccio sinistro e nessun segno sul visto, come confermato dagli stessi poliziotti, due Foto che avrebbe scattato lei stessa con una macchina usa-e-getta il 3 luglio 2002, dove tuttavia appare molto diversa dalle fotografie eseguite dagli ufficiali in sede di denuncia, in particolare con i capelli molto più corti e di colore diverso la pelle più stirata un aspetto più giovane, tali foto furono consegnate alla procura per la prima volta l’agosto del 2005, mai prima erano state menzionate. Vi sono inoltre alcune fotografie dell'appartamento, intatto. La polizia, che ha smarrito le foto scattate sulla scena del crimine, non è in grado di fornire alcun esito di accertamento medico (med-legal), in quanto ai tempi non era stato ritenuto necessario eseguirlo.

A Parlanti viene proposto ancora una volta di accettare il patteggiamento, ma egli non accetta e chiede un vero processo. Questo comincia il 6 dicembre 2005, con la presunta vittima teatralmente sostenuta da una psicologa fornita dal tribunale quando si celebra di fronte ai giurati, mentre all'italiano, incatenato sino al momento dell’ apparizione in corte, non permettono nemmeno di scambiare una parola con la madre venuta per l’occasione e con la fidanzata italiana.
Nonostante tutto, l'avvocato americano è cautamente ottimista, in quanto la donna si dimostra incoerente oltre ogni previsione. Ottimismo rivelatosi prematuro, in quanto la giuria popolare, il 20 dicembre, emette un verdetto di colpevolezza in ordine a tutti i capi di accusa. L’arringa dell’accusa, (leggibile sul sito www.carloparlanti.it ) rivolta alla giuria popolare, esordisce ammettendo che non saranno mostrate tutte le prove che sarebbe lecito attendersi, e ponendo altresì l’accento sugli atteggiamenti da latin lover dell’imputato. La sentenza, che verrà emessa il 7 aprile 2006, prevede una pena variabile tra i 9 e i 12 anni e mezzo di carcere, nonostante le evidenti incongruenze.


Oggi i genitori del tecnico italiano e la sua fidanzata Katia Anedda continuano a lottare per avere giustizia, nonostante il dissesto economico e i forti debiti contratti per l'assistenza legale e le trasferte.
L'avvocato internazionalista inglese che oggi segue il caso, aveva accettato di essere pagato in rate mensili finché la famiglia non fosse stata in grado di saldare la parcella, e si era impegnato nel promuovere la mozione di revisione del processo. Se questa fosse respinta, si cercherà di riportare il caso in appello, pur con limitate possibilità di successo.
L’avvocato però sembra non aver intenzione di mantenere gli accordi presi telefonicamente e verbalmente con Carlo Parlanti.
Mentre la sua accusatrice ha diritto ad un assegno mensile quale presunta "vittima di un crimine", le difficoltà sembrano invece susseguirsi senza fine per la famiglia di Carlo e per i suoi cari.



La storia di Carlo Parlanti ha sollevato e continua a sollevare l'interesse e la solidarietà di numerosi sostenitori, raccolti attorno alla figura e all'impegno di Katia Anedda, promotrice di un comitato di sostegno e di un sito dedicato al prigioniero (www.carloparlanti.it).
Gli atti del processo sono reperibili sul sito www.thepeoplevscarloparlanti.it .
Del caso si sta occupando anche l'organizzazione non governativa Fair Trials Abroad, che ha dedicato alla vicenda Parlanti un approfondimento nel mese di marzo sul proprio sito internet (Fair Trials Abroad).
« Ultima modifica: Settembre 20, 2009, 19:06:58 pm da Warlordmaniac »

Milo Riano

  • Visitatore
Re: La storia assurda di Carlo Parlanti
« Risposta #1 il: Settembre 25, 2009, 22:38:27 pm »