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Senago: le donne hanno un ruolo nella scelta del compagno?

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Marco21:
Ho letto questo articolo di approfondimento sull'omicidio avvenuto a Senago, nel quale si mettono in evidenza anche le responsabilità femminili nella scelta di determinati soggetti, come compagni di vita. Vi lascio oltre al link, anche delle citazioni prese dall'articolo, che mi è parso molto interessante.

https://lanuovabq.it/it/senago-non-solo-gli-uomini-il-problema-sono-anche-le-donne


--- Citazione ---Le donne non hanno nessuna voce in capitolo quando inizia una relazione? Voglio dire: è l’uomo che sceglie la donna o è reciproca, la cosa? Perché in questo caso mi chiedo: queste donne non sono in grado di scegliersi un uomo che non sia potenzialmente «pericoloso» (narcisista, traditore, inaffidabile...)? In questo caso, forse, sarebbe meglio per loro tornare al patriarcato e lasciare la scelta del fidanzato al padre. Oppure (e mi pare proprio questo il caso) alcune donne sono attratte da uomini «pericolosi»?

Diciamolo: il bravo ragazzo, con un umile lavoro fisso, magari credente o addirittura cattolico, che ritiene un valore la castità, che si tiene lontano dai guai… è la seconda scelta di molte donne. Il top di gamma è il ribelle tipo James Dean, il selvaggio tipo Marlon Brando, il vampiro, il bello e dannato, il bohémien romantico e disperato. Questo è il risultato di due secoli di romanzi e film romantici, questo è quello che propone come modello maschile di successo la società moderna. Non mi riferisco solo ai vari «tronisti» televisivi: penso anche al tipo di uomo premiato dalla nostra legislazione. Esatto, mi riferisco alla solita legge 194/1978 nella quale l’uomo responsabile, che vuole prendersi cura del proprio figlio è punito mentre ad essere premiato è il «mascalzone», che si è divertito e lascia nelle peste la donna. Con il plauso delle cosiddette «femministe».
--- Termina citazione ---

Massimo:
Incredibile un articolo del genere. Ma ancora più incredibile che abbia "osato" scriverlo un uomo.. se l'avesse scritto una donna ci sarebbero state solo delle "contestazioni". Ma a scrivere queste che per noi sono delle verità sacrosante adesso è un uomo, anzi un "maschio". Aspettiamoci allora invettive e condanne senza appello per tale estetico e ribelle al "politicamente corretto".

Marco21:
Sicuramente è positivo che qualcuno osi dire la verità. Ma non credo che servirà a molto. Le donne si rifugiano in un eterno vittimismo e mai una volta riescono a prendersi neanche la minima responsabilità, neppure per le loro scelte. Guardarsi dentro e fare una seria auto-analisi, è troppo faticoso. Un altro tema importante che ho notato nello stesso articolo è questo:



--- Citazione ---Tra l’altro, diverse statistiche indicano che l’Italia (nonostante il contributo degli stranieri) ha un tasso di «femminicidio» tra i più bassi in Europa; notevolmente inferiore rispetto ai paesi «avanzati» e civili del nord Europa come i paesi baltici, Svizzera, Germania, Finlandia, Francia, Olanda…

Non solo: se guardiamo al nostro paese scopriamo che, ogni anno, gli uomini vittima di omicidio sono più o meno il doppio delle donne; quest’anno, addirittura, due terzi. Eppure, non ho mai sentito parlare di «emergenza maschicidio». La vita degli uomini, giornalisticamente parlando, vale meno di quella delle donne? Scopriamo anche che circa 1/3 degli omicidi compiuti in ambito familiare o affettivo hanno come vittima un uomo. Allora, o sono tutti omicidi commessi in coppie gay maschili (il che aprirebbe a ulteriori domande), oppure anche le donne uccidono all’interno di una relazione di coppia?
--- Termina citazione ---

Vicus:
Aveva ragione McLuhan: "Our only hope is apocalypse"

Salar de Uyuni:
Io non credo nella questione responsabilità della donna, credo piuttosto che la risonanza data all'episodio sia come al solito stucchevole, anche la ''sete'' di dettagli, come messaggi e cose del genere, forse è il caso di riflettere sulla necessità di limitare il ''diritto'' dei giornalisti a vomitare ogni dettaglio di queste vicende in testa a tutti e anche il ''diritto'' di tutti a ''essere informati'' su questo genere di omicidi, sempre successi, e che non sono un fenomeno di rilevanza ''sociale'' e ''pubblica''.
E questa cosa la dico sia su questa vicenda che, su quella della Franzoni.
Chiaramente manca alla nostra società un impalcatura demente che rigetti su tutte le madri quello che ha fatto la Franzoni, ma in ogni caso la sete di dettagli tipica di questi fenomeni di ''cronaca'' è patologica.
Forse va chiarito un aspetto:
La maggior parte dei problemi dell'occidente deriva da questa confusione tra pubblico e privato.
La deriva che non comprende la distinzione tra pubblico e privato e pretende la sociologizzazione di un fenomeno privato, inscritto nelle decisioni di un individuo, pretendendo di spalmarlo su tutti, oltretutto a sorta di presunto ''monito'' per gli altri presunti cattivi è un fenomeno degenerato, anzi è la degenerazione.
Ora nel caso specifico è stata uccisa una donna gravida quindi è anche normale lo ''scalpore'' è un pò meno ''normale'' il tentativo di alcune dottrine di incasellare l'episodio, per suggellare lo status sacro di vittima di alcune categorie che oramai vanno avanti per sfinimento ma nella psiche collettiva raggiungono il risultato.
Diciamo che bisognerebbe anche analizzare il fenomeno ''cronaca nera'' e comprendere se non sia il caso di interrogarsi se abbia senso, e se non sia il caso dargli il benestare che a un certo punto i romani hanno dato agli ''spettacoli circensi'' in cui il popolino si gratificava del sangue dei condannati a morte.
Perché di fondo il fenomeno è lo stesso.
Questa sete di sangue di un pubblico malato spacciata per indignazione e per giunta accollata su presunte spalle collettive (maschili ovviamente) con un analisi demente di quello che è un vizio di fondo umano, non di certo solo maschile, a me infastidisce nella misura in cui mi infastidisce l'ignoranza e la glorificazione della stupidità che devo dire c'è sempre stata, ma forse di recente sta raggiungendo vette di stupidità sconcertante.
And last but not least, esiste la presunzione di innocenza, io francamente non permetterei ai giornalisti di scrivere ciò che scrivono, non so nulla delle vicende di queste persone, non lo voglio sapere, so solo che se putacaso in questo tritacarne ci finisse un innocente nessun giornalista o indignato che legge gli restituirà gli anni di vita, ergo qui non c'è tanto da condannare il presunto colpevole, c'è come sempre condannare chi condanna senza sapere un cazzo.
Io non so niente.
Non credo che internet sia uno strumento valido per fornirmi un opinione su una persona che non conosco ne tantomeno giornali e compagnia cantante.
Di più.
Non mi interessa saperlo e trovo moralmente riprovevole questa mania di conoscere dettagli su fatti di sangue.
Quindi tale condanna ricade su chi condanna, con la ferocia con cui vuole il dettaglio, il sangue, e spostare la sua ferocia su altri, per altro nell'ignoranza collettiva di un episodio su cui nessuno in totale onestà può dire di saperne qualcosa.

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