Autore Topic: Ci risiamo: un'aristocratica si innamora del dannato. Sempre la solita storia!  (Letto 879 volte)

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Online Massimo

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Una ragazza dell'alta aristocrazia britannica, Constance Marten si è infatuata di un pregiudicato condannato a vent'anni di carcere in USA per violenza e stupro (parliamo di stupro, attenzione!) e poi rimandato in Gran Bretagna e ha rotto con la famiglia per fuggire e stare con un simile elemento. Per coronare la sua impresa amorosa, ha pure fatto un figlio con costui e sono tuttora in fuga in Inghilterra, inseguiti non solo dalle forze dell'ordine, ma anche dai disperati appelli del padre di lei a tornare. Non si capacita, il nobile pover'uomo, di come un "disgraziato" un "fallito", un "pezzente", un galeotto abbia potuto fare breccia nel cuore della figlia, abituata a ben altro tipo di vita, piena di privilegi e di agi, di opportunità e di benessere economico. Cosa dannazione può dare a lei questo "miserabile", questo "topo di fogna"che invece non ho dato e non posso dare io, alto membro dell'aristocrazia british, paggio della regina Elisabetta, figlio dello scudiero del re Giorgio VI? Elementare, Watson (anche se non si chiama Watson), elementare: l'avventura e il brivido del rischio, bisogno mai soddisfatto prima con tutti quegli agi disponibili, ma che rendendo la vita così sicura e prevedibile, hanno represso in lei il desiderio di "evasione" rendendolo però sempre più prepotente fino a trasformarlo in una brama incontrollabile pronta ad esplodere alla prima occasione. Il caro Mark Gordon non ne tragga motivo di gratificazione personale: è stato solo usato da lei, come quelli della sua classe sociale sono abituati a fare; qualsiasi altro personaggio capace di scatenare il desiderio di trasgressione le sarebbe andato bene e adesso che tale desiderio è appagato (con un figlio come risultato e ricordo vivente della trasgressione) forse le tornerà prepotente ed impellente il desiderio opposto: quello di tornare alla vita di sempre, piena di agi e privilegi, e al mondo al quale appartiene che tali agi e privilegi è in grado di garantire. E il bravo Mark Gordon riceverà il benservito. Sperando almeno che, oltre al benservito riceva anche un sussidio dal padre di lei per aver dato alla figlia perlomeno dei giorni di intensa, inebriante evasione dalla britannica noia e dal grigiore del benessere quotidiano dell'"upper class".
« Ultima modifica: Gennaio 21, 2023, 19:30:26 pm da Massimo »

Offline Vicus

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Via Massimo, le aristocratiche hanno il mito di Tarzan... e poi fanno una formidabile propaganda quando l'ex ergstaolano si "rivela" violento
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Via Massimo, le aristocratiche hanno il mito di Tarzan... e poi fanno una formidabile propaganda quando l'ex ergstaolano si "rivela" violento

Sì, ma Tarzan era figlio di un aristocratico inglese prima di diventare uno scimmione perchè allevato dalle scimmie. Mark Gordon invece uno scellerato plebeo di cui un'aristocratica si innamora. Più che inseguire il mito di Tarzan, le aristocratiche inglesi seguono l'esempio di Lady Chatterley. Via Vicus, lo sai anche tu! :lol:

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Sì, ma Tarzan era figlio di un aristocratico inglese prima di diventare uno scimmione perchè allevato dalle scimmie. Mark Gordon invece uno scellerato plebeo di cui un'aristocratica si innamora. Più che inseguire il mito di Tarzan, le aristocratiche inglesi seguono l'esempio di Lady Chatterley. Via Vicus, lo sai anche tu! :lol:
Come no, anche la moglie di Pound Dorothy Shakespear precorse i tempi facendo un figlio con un egiziano che poi Pound da bravo zerbino riconobbe col nome nome arabo di Omar.
Logico che Tarzan fosse un aristocratico, era la gioiosa accettazione senza riserve della soluzione ai problemi dell'aristocrazia che si andava esringuendo. La giungla piuttosto che il salotto divenne l'habitat del nobiluomo inglese.
Come il detective, Tarzan è invincibile. Come san Francesco, parla agli uccelli e agli animali; come Androclo ed Elia, accetta il loro aiuto. Le regine lo  bramano, la loro ferocia di  tipo Inca viene a dissolversi in grazia femminile al suo avvicinarsi. Egli strappa de­cine di belle ragazze dal viluppo degli alberi, dalle fauci di belve fe­roci o dall'amplesso delle scimmie e le riporta, sane e salve, a casa daHe rispettive madri, al letto e al desco, da cui continuano a fug­gire in massa verso le tane dove lui si rifugia. Una bella donna nuda è altrettanto sicura nella giungla in compagnia di Tarzan per un mese o due quanto un manichino di cera nella vetrina di un ne­gozio.
Tarzan vive, come un acheologo disinteressato, fra i frammen­tari splendori di perdute civiltà e tribù dimenticate. I rubini e le perle di interi imperi lo circondano in mucchi di cui non si cura. I suoi valori stanno altrove. Egli si distingue come santo secolare, un monolito di integrità muscolare che diventa, come la consorte di Cesare, per dirla con l'arguto motto, tutto per tutti. Lo spirito Kipling  e  Baden-Powell si  ritrovano  tutti  in  Tarzan.

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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E che mi dici di Lady Chatterley?  :lol: