Autore Topic: Attivista maschile: il carattere virile della musica sacra  (Letto 402 volte)

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Offline Vicus

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Attivista maschile: il carattere virile della musica sacra
« il: Novembre 22, 2021, 22:04:42 pm »
Prosegue la rassegna di argomenti impresentabili con questo articolo di un attivista maschile e antifemminista dichiarato, che sfata il mito che vorrebbe la musica sacra appannaggio di pinzochere novantenni. Buon approfondimento ai miei 25 (testualmente) lettori:

il maestro Aurelio Porfiri oggi ci offre una riflessione in quello che è sul campo specifico e privilegiato di interesse e attività, cioè la musica sacra. Con un titolo che certamente susciterà curiosità e dibattito. Buona lettura.

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IL CARATTERE VIRILE DELLA MUSICA DI CHIESA

Potrà forse sorprendere qualcuno che si parli di un “carattere virile” per quello che riguarda la musica di Chiesa, ma questo in realtà deve essere compreso come una delle caratteristiche importanti che la stessa ha sempre avuto a Roma, almeno in forma prevalente. Il carattere virile qui non si intende come maschile soltanto, ma come simbolo di ciò che è fiero, forte, perenne. Si è blandito quel canto a voce piena che fu poi spesso sostituito, nelle cattive interpretazioni della pur lodevole per altri versi riforma solesmense, con pigolii di anime che forse temevano di svegliare un bambino che dorme. Il canto della fede è invece il canto dei guerrieri che sono impegnati nella buona battaglia e che la testimoniano al loro Creatore.

Isidoro di Siviglia ci dice nelle sue Etimologie: “Perfecta autem vox est alta, suavis et clara”. E poi aggiunge che è clara ut aures adinpleat. Insomma, non è quel canto gregoriano timido che alcuni fanno passare per angelico, spirituale, celestiale. In tutto questo è certo entrata una certa corruzione romantica e sentimentalistica che ha saputo ben penetrare nella musica liturgica e che ha raccolto i frutti più rigogliosi nella stagione postconciliare. Ma questa effeminatezza (che non è, si badi bene, femminilità) non ha giovato certamente a quella devozione che deve essere caratteristica della musica sacra, ma anzi ha chiaramente denotato il presente periodo di corruzione morale e spirituale, come simile corruzione intercorse nel tempo di decadenza dell’Impero Romano.

La musica sacra, per come era intesa nella scuola romana, tentava l’accesso alle vie angeliche ma passando per le vie basse.  :lol: Certo l’ascesa dei castrati portò un elemento di ambiguità che, seppure fu foriero di eccezionali performances artistiche,  ma fu anche portatore di possibili derive estetiche. Lo studioso della Cina François Jullien, nel suo bellissimo “Essere o vivere”, può affermare: “L’ambiguità è ciò che non si lascia dividere, e non perché gli opposti vi coesistano, come nel “misto”, ma perché in essa gli opposti non si sono mai sufficientemente demarcati per distaccarsi l’uno dall’altro. Si potrà dire allora che l’ambiguità è il “tra” della loro non-separazione; o che il luogo dell’ambiguità è il tra-due”. Ecco, questo luogo di non demarcazione non è stato certo assente negli sviluppi della scuola romana, influenzando alcuni protagonisti che non seppero sottrarsi al fascino delle sirene.

https://www.marcotosatti.com/2021/11/22/porfiri-il-carattere-virile-della-musica-di-chiesa/
« Ultima modifica: Novembre 23, 2021, 00:17:33 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.