Autore Topic: La Polonia, cattolica e patriottica, esce dalla Convenzione di Istanbul.  (Letto 937 volte)

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Offline Vicus

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LGBT e femministe moderate "non pervenute". A chi trovasse motivi di critica anche in questo articolo, invito a rivolgersi prima a loro e a riflettere sul fatto che l'Italia e altri Paesi nella Convenzione ci stanno dentro fino al collo.

Tema dell'articolo: la Convenzione di Instanbul

Fonte dell'articolo: https://campariedemaistre.blogspot.com/2020/08/su-duda-e-losservatore-romano.html
Sottolineature e grassetti miei.

Su Duda e l'Osservatore Romano
di Gregorio Sinibaldi
La Polonia inizia il procedimento per uscire dalla Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne (2011), e l'Osservatore Romano del 28 luglio (p. 2), a rimorchio della stampa laicista, critica senza sfumature questa decisione.
[...]
Duda esce dalla Convenzione di Istanbul proprio perché cattolico e patriota. E perché ritiene che la teoria del gender sia, come disse papa Francesco, una “colonizzazione ideologica” e "uno sbaglio della mente umana" (21 marzo 2015).
Infatti la Convenzione, malgrado alcuni aspetti positivi, sia nel Preambolo che in molti dei suoi 80 articoli, ha affermazioni in linea con quella assurda e tenebrosa ideologia.
Facciamo alcuni esempi, anche se è l’intero testo ad essere ambiguo e pericoloso, in quanto tende, secondo la logica del femminismo estremista, a mostrare una donna sempre e solo vittima, e un uomo sempre e solo colpevole. Al contrario ferve da anni una letteratura, poco recensita dai media, di tutt’altro segno. Si veda a titolo di esempio, l’ottimo testo di Francesco De Rosa (Le donne assassine. Tutto quello che nessuno vi ha mai raccontato sui padri separati e sui loro figli, Neomediaitalia, 2018).
Nel Preambolo della Convenzione si legge che “la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione”. Ora, leggere le relazioni, millenarie e ancestrali, tra l’uomo e la donna nella storia, come un rapporto di forza è già una forzatura antistorica inaccettabile, che sa della marxiana lotta di classe.
Il documento parla anche di “natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere”, cioè il ruolo assegnato alla donna dall’uomo, per colpa del quale “le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini". Il che appare semplicistico e certamente non universalizzabile.
Si pensi ai lavori più duri e pericolosi svolti dagli uomini(in miniera, in agricoltura, nelle fabbriche, nelle regioni più impervie), e alle stesse guerre combattute per secoli e secoli solo dagli uomini (dalle guerre puniche all 2 guerre mondiali), in cui le donne, per volontà degli uomini, erano risparmiate.

In questi casi, come spiegare l’oppressione maschile della donna? Semplice, essa non esisteva. Esisteva il ruolo naturale dell’uomo capofamiglia: ma capo non significa tiranno, bensì guida e custode.
Altrimenti dovremmo abolire qualunque autorità (capo di stato, di azienda, preside, rettore, presidente) e sarebbe l’anarchia[/b][/size] e la legge della giungla.
Tutto il documento è connotato, come spesso capita oggi, dal femminismo più radicale, dal sospetto sistematico verso il maschio, e dalla volontà di creare una cultura fluida ed asessuata (genderfree) perfetta per un mondo liquido e anti-famiglia. Un mondo da incubo a ben vedere.
La dottrina della Chiesa però afferma che i ruoli tradizionali dell'uomo (capofamiglia) e della donna (regina della casa e tutrice della vita)*, che per millenni hanno retto tutte le civiltà degne di questo nome, nulla hanno a che vedere con la inaccettabile violenza sulle donne.
* [Mia osservazione: nell'enciclica Casti Connubii - fondamentale documento magisteriale riguardo alla famiglia - la locuzione "regina della casa" non compare, ma piuttosto è scritto: "Se l’uomo infatti è il capo, la donna è il cuore; e come l’uno tiene il primato del governo, così l’altra può e deve attribuirsi come suo proprio il primato dell’amore"]
Oggi, proprio nella società liquida e senza ruoli, o a ruoli invertiti, la violenza esplode ed è destinata a moltiplicarsi in futuro. Sia la violenza in genere, sia la violenza su donne e ragazze (e spesso attuata da altre donne, ma questo si evita di dirlo). Se l’uomo è fisicamente più forte della sua compagna, ma bisogna trattare la donna allo stesso modo di come si tratta l’uomo, allora è facile il sopruso…
Le violenza su donne e ragazze, che sia fisica o psicologica, ma anche sugli anziani, sui bambini, o su persone comunque deboli e innocenti, è certamente, come la teoria del gender, uno “sbaglio della mente umana”. Ma questo sbaglio e questa aberrazione non si combatte con il matrimonio gay, la lotta al maschile, l’eterofobia e la famiglia arcobaleno. Ma con il ritorno alla morale cristiana, che però il femminismo ateo vuole affossare.
Tenuto conto che lo stesso Stato della Città del Vaticano, nel 2011 guidato da Benedetto XVI, non ha ratificato la Convenzione di Istanbul [capito, uomini e gay di poca fede?] bene ha fatto il presidente Duda a volerne uscire per difendere la famiglia tradizionale e cristiana. La quale se parla di “persone uguali in dignità”, insegna pure che “Per il bene comune dei suoi membri e della società, la famiglia comporta una diversità di responsabilità, di diritti e di doveri” (n. 2203).
Idem per la famiglia biblica e patriarcale, modello di ogni famiglia, come fu la stessa Sacra Famiglia di Nazareth. O c’è da pensare a un san Giuseppe che picchiava Maria, mentre lei, da casalinga repressa, sognava di diventare una donna in carriera, una femminista ipocrita e una velina?

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.