Autore Topic: "La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?  (Letto 7858 volte)

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Offline Vicus

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #45 il: Luglio 31, 2020, 23:36:16 pm »
Nell'antica Roma, culla del diritto, il figlio di separati veniva affidato al padre. A pg. 15 Santiago definisce questo un'idea "pregiudiziale, strampalata e sessista".
Intendiamoci, sono anch'io del parere che un figlio debba crescere con entrambi i genitori. Ma, forse, l'affidamento al padre nell'antica Roma, società maschile al di là dei nostri sogni, aveva un significato che agli uomini di oggi, progressisti, paritari, non binari e antisessisti sfugge. Poi dicono che la civiltà l'hanno inventata le femmine...
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline santiago

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #46 il: Agosto 01, 2020, 10:46:51 am »
Nell'antica Roma, culla del diritto, il figlio di separati veniva affidato al padre. A pg. 15 Santiago definisce questo un'idea "pregiudiziale, strampalata e sessista".
Sono contento che tu stia leggendo l'opera. Ti avevo gentilmente chiesto, se volevi, di segnare i punti in disaccordo o controversi dopo aver letto tutta l'opera, elencarli insieme, e così potevo cercare di spiegare le mie motivazioni.
Ma se hai appena iniziato e già "alla tua maniera personalissima" stai riscrivendo quello che io scrivo, allora vuol dire che sarà una sofferente e tragica marcia per il deserto.
E dico "alla tua maniera personalissima" in base all'esperienza che ho fatto nelle discussioni in questo forum negli ultimi mesi con te, perché a mio avviso le possibilità sono tre e solo tre:
- o io non capisco quello che scrivo
- o tu hai difficoltà nella lettura e comprensione
- o agisci in malafede

Nel libro c'è scritto testuale: “Ovviamente la superiorità aprioristica della donna sull’uomo, o viceversa, è un’idea strampalata e sessista.”  L'affermazione segue la situazione dell'affidamento per “maternal preference” nell'attualità e “l'esempio” (testuale il termine esempio) contrario della repubblica romana. Esempio, perché a pagine 19-20 trovi molte altre situazioni esempio di affidamento: Roma, Grecia, i maya, società oceaniche, Mesopotamia, Persia, mondo islamico, Medioevo cristiano, Le Preziose s. XVII, Inghilterra s. XIX, nel marxismo ortodosso, attualità (maternal preference).

Ora confronta quello che ho scritto io e quello che hai scritto tu:
- la superiorità aprioristica della donna sull’uomo, o viceversa, è un’idea pregiudiziale, strampalata e sessista. (io)
- Nell'antica Roma, culla del diritto, il figlio di separati veniva affidato al padre che Santiago definisce  un'idea "pregiudiziale, strampalata e sessista". (tu)

Il messaggio è lo stesso? Non ti sembra di distorcere e manipolare tutto il senso di quanto è stato scritto?

Offline santiago

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #47 il: Agosto 01, 2020, 10:54:35 am »
Da pg. 11 Santiago descrive in dettaglio la sua allucinante vicenda giudiziaria. Sono pagine che evocano la solidarietà del lettore e di sicura edificazione per chi considera matrimonio (o separazione) una passeggiata.
Solo una nota di secondaria importanza. Vista l'introduzione, la recensione che diceva:

è perfettamente compatibile col contenuto del primo volume (oltretutto l'acquisto del libro è verificato e ci sono riferimenti ai temi dell'opera). Forse sarebbe il caso di ribattere agli argomenti che porta e non bollarla a priori come falsa.
Personalmente non credo che lo scenario descritto da Santiago sia "peggiore della realtà". Tutt'altro. Ma forse il recensore ha ragione quando dice che Santiago legge la storia come un "impero femminile", il che mi pare assolutamente infondato e dalle conseguenze non trascurabili per la Questione Maschile.
Di nuovo. E dico "alla tua maniera personalissima" in base all'esperienza che ho fatto nelle discussioni in questo forum negli ultimi mesi con te, perché a mio avviso le possibilità sono tre e solo tre:
- o io non capisco quello che scrivo
- o tu hai difficoltà nella lettura e comprensione
- o agisci in malafede

Avevo già detto che la mia separazione era menzionata nell'introduzione, inizia a pg. 11 e finisce a pg. 12., dopodiché parlo d'altro. In queste due pagine la mia separazione è trattata in maniera assolutamente generica, senza mai specificare motivi, durate, audienza, sentenze, insomma nulla di specifico, amalgamato ad altre situazioni generiche sui tribunali, Isole Mauritius, Inquisizione, URSS, Kafka...

La tua affermazione “Santiago descrive “in dettaglio” la sua allucinante vicenda giudiziaria”, cioè “in dettaglio” non può essere addebitata a incomprensione, ma, scusa, solo a malafede, perché non si può menzionare in maniera più generica e superficiale una faccenda che come è stato fatto. Se io avessi descritto “in dettaglio”, avrei dovuto scrivere un altro libro. In due pagine (due! Su 610 pagine) non c'è nulla “in dettaglio”.

Continui affermando che la recensione è  “perfettamente compatibile col contenuto del primo volume”. Sostiene “Forse sarebbe il caso di ribattere agli argomenti che porta e non bollarla a priori come falsa.”

Facciamo di nuovo un'analisi del testo

“è un libro interessante che spiega che gli uomini in questo periodo storico non se la stiano passando molto bene”

FALSO . “in questo periodo storico”, cioè attualità, il libro non spiega nulla (tranne che nell'introduzione) né che la stiano passando bene né che la stiano passando male. L'argomento è trattato nel secondo volume, pubblicato molto tempo dopo la recensione. Ci sono solo due capitoli, oltre l'Introduzione, che potrebbero essere associati all'attualità: La guerra dei sessi (il capitolo più corto che descrive la situazione in Internet di uomini e donne) e Il sessismo del linguaggio (anche se sarebbe difficile associare il linguaggio al “non se la stiano passando molto bene”)

FALSO. “specialmente nelle aule dei tribunali in caso di divorzio o separazione, ma in molti punti esagera la realtà,” Tranne nell'introduzione, non mi risulta che parli mai dei tribunali in caso di divorzio o separazione, in 610 pagine! Invece la recensione dice esplicito “specialmente”. Tra l'altro “esagera la realtà”, evidentemente la realtà attuale dalla quale sta parlando, una “realtà” mai menzionata (tranne che nell'introduzione)

FALSO. “ha descritto uno scenario ben peggiore di quello che è in realtà”. Continua a parlare di attualità, non “che era in realtà” ma “che è in realtà”.

Chi ha scritto la recensione non dice nulla sul vero argomento del primo volume, che riguarda soprattutto la Storia, e parla invece di qualcosa che non c'è nel libro, di una “realtà presente specialmente in cause di divorzio o separazione”. Come ho già detto, questo lettore ha letto la copertina o al massimo l'introduzione. La sua recensione è illogica e sembra senza paura di sbagliare falsa, scritta senza aver letto alcunché.

Infine, sono contento che affermi “Personalmente non credo che lo scenario descritto da Santiago sia "peggiore della realtà". Ma ti faccio notare che la tua affermazione è in contraddizione con quest'altra:  “Ma forse il recensore ha ragione quando dice che Santiago legge la storia come un "impero femminile",”  perché o sei d'accordo con lo scenario che ho descritto o sei d'accordo che lo scenario che ho descritto è un'esagerazione (cioè un “impero femminile”, espressione che non mi risulta di aver mai adoperato)

Offline Vicus

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #48 il: Agosto 01, 2020, 12:11:34 pm »
Santiago se insisti con questa storia della malafede potrebbe anche venirmi in mente di dimostrare che in malafede sei tu, nel negare o minimizzare (qui) certe tue affermazioni.

Hai dedicato molte pagine dell'introduzione a descrivere in dettaglio la tua vicenda giudiziaria, e la condizione maschile in generale, menzionando periti, processi ecc. e aggiungendo abbondanti commenti sulla discriminazione maschile. Non capisco perché lo neghi. Tanto basta a qualsiasi recensore per sostenere fondatamente che secondo te oggi, gli uomini non se la passano bene (e ci mancherebbe).

Altra cosa è dire che viviamo dagli albori della storia in un impero femminile, attribuendo alle donne immensa capacità, intelligenza e influenza dispiegate nei millenni, ma dimenticando di menzionare le vere centrali di potere (ohibò maschile) che hanno sfasciato la società col femminismo e altri strumenti.

C'è una forte distorsione della realtà (e probabile malafede) nell'additare a causa dei guai maschili cose avvenute (anzi neppure avvenute) millenni fa, ovvero i valori etici (palesemente assenti nell'epoca presente) e civili.
Parliamoci chiaro, Santiago: queste tue uscite starebbero bene in bocca a Soros, o nel programma della Open Society.

Le peggiori dittature della storia hanno considerato con disprezzo il passato in nome del progresso, dell'uguaglianza, della rivoluzione o della razza.
Oggi il femminismo più avanzato, che è il megafono di centri di potere che non nomini mai, porta avanti un programma a base di abolizione del matrimonio e della paternità, filiazione con padri multipli, paternità di gruppo o di Stato. Giustificando il tutto con l'idea che la paternità è una sovrastruttura culturale, e che le società primitive vivevano così. E' esattamente ciò che dici tu!
E questo sarebbe antifemminismo?

Se avrò tempo, vedrò se il libro conferma quanto ho finora dimostrato.

Siamo uomini, non scimmie. E ciò che caratterizza noi maschi è che siamo "creatori di mondi": la civiltà e i valori culturali di cui andiamo fieri.
« Ultima modifica: Agosto 01, 2020, 18:53:12 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #49 il: Agosto 01, 2020, 19:46:54 pm »
Santiago se insisti con questa storia della malafede potrebbe anche venirmi in mente di dimostrare che in malafede sei tu, nel negare o minimizzare (qui) certe tue affermazioni.

Hai dedicato molte pagine dell'introduzione a descrivere in dettaglio la tua vicenda giudiziaria, e la condizione maschile in generale, menzionando periti, processi ecc. e aggiungendo abbondanti commenti sulla discriminazione maschile. Non capisco perché lo neghi. Tanto basta a qualsiasi recensore per sostenere fondatamente che secondo te oggi, gli uomini non se la passano bene (e ci mancherebbe).

Va bene, esclusa le difficoltà di lettura e comprensione, ammesso che il termine “malafede” non sia il più appropriato, non saprei quale termine adoperare.
Hai scritto: “Hai dedicato molte pagine dell'introduzione a descrivere in dettaglio la tua vicenda giudiziaria, menzionando periti, processi ecc.” , cioè “molte pagine” e di nuovo, “in dettaglio”.
Facciamo così, per evitare qualsiasi equivoco trascrivo testuale tutti i testi che riguardano la mia vicenda personale di separazione menzionata (con il numero della pagina). Come potrai osservare, descrivo la mia vicenda molto sbrigativamente in due paragrafi in pp. 11-12. Il resto delle menzioni (senza descrivere alcunché) servono solo a collegare discorsi e a rendere il mio caso specifico un esempio che vale per i tanti casi di altri padri separati. Forse dai testi riesci ad indicarmi in che modo ho descritto “in dettaglio” una faccenda molto complessa che è durata 8 anni (tra l'altro ancora aperta). Ed è proprio qui, o uno dei due non comprende il significato di “molte pagine” e “in dettaglio”, o uno dei due agisce in malafede.


“Il mio nome è Santiago Gascó Altaba, sono una vittima del femminismo.
Tanti anni fa, quando ero ancora sposato, vidi in tv un film ambientato in Svizzera nel periodo tra le due guerre che raccontava la storia di bambini zingari sottratti ai genitori dai servizi sociali, per la sola colpa di essere zingari. Più conosciuto è il film La generazione rubata (Rabbit-Proof Fence), che racconta la stessa storia, questa volta di tre ragazzine aborigene allontanate dalle loro famiglie in Australia. Se allora mi avessero detto, quando guardavo questi film, che lo stesso sarebbe capitato a me, non per motivi razziali, ma sessuali, non ci avrei creduto. Senza aver mai commesso alcun reato né niente di socialmente biasimevole, mi sono stati sottratti i figli, espropriata la casa, rubati i miei beni, negata giustizia, minacciata prigione, per la sola colpa di essere un uomo.
Nella mia vita ho ottenuto risultati accademici al di sopra della media, sono stato esonerato per meriti scolastici dalle tasse universitarie, ho studiato in tre università di tre paesi diversi, lavorato in sei paesi, imparato diverse lingue e pagato sempre le tasse, fedina penale immacolata; sono stato, per quanto si possa dire, un cittadino modello, finché non mi sono separato. La madre dei miei figli, coadiuvata da una prassi giudiziaria che è solo una farsa, è riuscita a violare sistematicamente i miei diritti e quelli dei miei figli. E tutto ciò è accaduto qui e ora, nel mondo occidentale, nell’era dei diritti umani, delle ong, dei ministeri delle pari opportunità e dei premi Nobel della pace.” (p. 11)
[…]
[…]
“Quando iniziò il mio processo di separazione (dal 2006 al 2018!) avevo già letto Il processo di Kafka. Non avrei mai immaginato che Kafka fosse riuscito a descrivere con tale precisione e dettaglio la giustizia italiana. Dopo oltre tre anni di “giustizia” in primo grado ero riuscito a racimolare una sentenza falsa e un’altra assurda, una richiesta di archiviazione falsa, una motivazione di archiviazione sconclusionata e un’altra falsa, un’indagine mai realizzata, un decreto immotivato e un altro falsamente motivato e colposo, una ctu negligente e relazioni dei servizi sociali parziali... Eppure, a prima vista, il mio caso sembrava abbastanza semplice, roba da cinque minuti: un genitore che, per esplicita ammissione, sottrae i figli all’altro e fa frequentare loro un centro illegale contro la volontà paterna, che impedisce alla figlia disabile di fare la fisioterapia necessaria e fa frequentare irregolarmente la scuola d’obbligo ai figli. I cinque minuti si tramutarono in oltre tre anni in primo grado e una trentina di persone tra giudici, avvocati, consulenti, psicologi, assistenti, carabinieri, procuratori, che recitavano in una commedia grottesca e fasulla: giudici tutelari che facevano finta di adempiere il proprio lavoro, magistrati che giocherellavano col cellulare durante le udienze, procuratori che fingevano di svolgere delle indagini, avvocati che mentivano alla faccia del loro codice deontologico, e ordini di avvocati che occultavano tali atteggiamenti. Dopo dodici anni di processo, la fotografia scattata del sistema giudiziario è impietosa.” (p. 12)
[…]
[…]
Ma la mia vicenda personale e processuale non può essere addebitata tout court a un sistema inefficiente governato da persone noncuranti e negligenti. (p. 13)
[…]
[…]
Un tratto fondamentale, basilare, distingue la storia del signor K., protagonista de Il processo, dalla mia vicenda giudiziaria. La vicenda del signor K., e addirittura lo stesso libro di Kafka, è inconcludente e inconclusa. Il signor K. si trova imprigionato in una rete che lo soffoca e che non capisce, in un labirinto senza senso da cui non riesce a veder la fine. Io, la fine, invece, l’ho trovata all’inizio. La decisione del mio processo era già presa prima che questo iniziasse. La risoluzione, a priori, senza prendere in considerazione alcun argomento, era già formata nella mente del giudicante. (p. 13)
[…]
[…]
Il pre-giudizio che fa da linea guida all’affidamento del figlio in Kramer vs. Kramer – e l’ha fatto anche nella mia controversia giudiziaria – …. (p. 15)
[…]
[…]
La tragedia che io e i miei figli abbiamo vissuto, dunque, non deriva solo dall’incapacità di due genitori a mettersi d’accordo per il bene dei figli, ma soprattutto, come successe al sig. Kramer, dell’avere a che fare, da parte di un uomo, da parte di un padre, con la legge. A questo punto divenne fondamentale per la comprensione del mio vissuto capire se il sessismo dell’attuale prassi giudiziaria nelle separazioni e affidamento dei figli pervadesse anche ogni altro ambito della vita. (p. 15)
[…]
[…]
Quando iniziai a scrivere questo libro, era mia ferma intenzione riprodurre nei minimi dettagli la mia infinita vicenda processuale, ogni negligenza, ogni falsità istituzionale, ogni non-senso, migliaia di pagine di memorie, ordinanze e sentenze raccolte in maniera certosina, anni di estorsioni e umiliazioni, di viaggi a vuoto e di vane attese come un cane sotto la porta di casa senza poter abbracciare i miei figli, nemmeno quando erano ammalati, di incontri mancati che in realtà non interessano nessuno. Altri padri, come me, si sono illusi di denunciare attraverso Internet l’ingiustizia subita, allegando completa documentazione delle loro cause, che nessuno vuole leggere. Non serve a nulla. I diritti calpestati dei padri separati e dei loro figli, come quelli del sig. Kramer e di suo figlio, finora non hanno mai interessato a nessuno. Questo libro vuole essere un grido disperato di comprensione di queste tragedie bagnate dall’indifferenza, avvenute in uno scenario preciso, la società occidentale, segnata dall’attuale supremazia del pensiero femminista che ogni giorno ci ricorda – nelle scuole, nelle istituzioni, nei media – quanto le donne siano discriminate per causa degli uomini. (p. 18)
[…]
[…]
FINE (di 610 pagine!)

Infine, di nuovo, la recensione sostiene che nel libro (di 610 pagine!) io “spiego come se la passano gli uomini in questo periodo storico specialmente nelle aule dei tribunali in caso di divorzio o separazione”. Potrebbe anche essere vero se applicato unicamente all'introduzione, ma non al libro. “Specialmente” vuol dire proprio quello, “specialmente”, prevalentemente, cioè che il tema trattato ricorrentemente nel libro è proprio quello descritto nella recensione. Si può girare come vuoi, ma  questa recensione non parla del tema trattato nel libro, è un fatto.

“C'è una forte distorsione della realtà (e probabile malafede) nell'additare a causa dei guai maschili cose avvenute (anzi neppure avvenute) millenni fa, ovvero i valori etici (palesemente assenti nell'epoca presente) e civili.” (!?) Io non addito niente, il mio lavoro è semplicemente un capovolgimento della cosiddetta “narrazione femminista” nella Storia, non solo di Il Secondo sesso di Simone de Beauvoir e di tutti i libri simili delle femministe storiche, ma della attuale storiografia di genere portata avanti da università e ambito accademico, come dimostrano le tre enciclopedie sulla Storia delle donne, che ho letto, citate in bibliografia (comprese epoche storiche e preistoriche). La tua critica, forse, dovrebbe essere rivolta a loro. Io soltanto ho cercato di offrire una narrazione capovolta e verosimile che dimostra quanto un altro racconto è possibile.

Offline Frank

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #50 il: Agosto 01, 2020, 19:57:55 pm »
Santiago se insisti con questa storia della malafede potrebbe anche venirmi in mente di dimostrare che in malafede sei tu, nel negare o minimizzare (qui) certe tue affermazioni.

Hai dedicato molte pagine dell'introduzione a descrivere in dettaglio la tua vicenda giudiziaria, e la condizione maschile in generale, menzionando periti, processi ecc. e aggiungendo abbondanti commenti sulla discriminazione maschile. Non capisco perché lo neghi. Tanto basta a qualsiasi recensore per sostenere fondatamente che secondo te oggi, gli uomini non se la passano bene (e ci mancherebbe).

Altra cosa è dire che viviamo dagli albori della storia in un impero femminile, attribuendo alle donne immensa capacità, intelligenza e influenza dispiegate nei millenni, ma dimenticando di menzionare le vere centrali di potere (ohibò maschile) che hanno sfasciato la società col femminismo e altri strumenti.

C'è una forte distorsione della realtà (e probabile malafede) nell'additare a causa dei guai maschili cose avvenute (anzi neppure avvenute) millenni fa, ovvero i valori etici (palesemente assenti nell'epoca presente) e civili.
Parliamoci chiaro, Santiago: queste tue uscite starebbero bene in bocca a Soros, o nel programma della Open Society.

Le peggiori dittature della storia hanno considerato con disprezzo il passato in nome del progresso, dell'uguaglianza, della rivoluzione o della razza.
Oggi il femminismo più avanzato, che è il megafono di centri di potere che non nomini mai, porta avanti un programma a base di abolizione del matrimonio e della paternità, filiazione con padri multipli, paternità di gruppo o di Stato. Giustificando il tutto con l'idea che la paternità è una sovrastruttura culturale, e che le società primitive vivevano così. E' esattamente ciò che dici tu!
E questo sarebbe antifemminismo?

Se avrò tempo, vedrò se il libro conferma quanto ho finora dimostrato.

Siamo uomini, non scimmie. E ciò che caratterizza noi maschi è che siamo "creatori di mondi": la civiltà e i valori culturali di cui andiamo fieri.

Vicus, alcune cose che scrivi le condivido, ma altre mi lasciano veramente perplesso, perciò torno a chiederti: questi attacchi a Santiago che senso hanno ?
Ripeto: anni fa nemmeno io mi prendevo di petto Fabrizio Marchi in questo modo.
E di Marchi ce ne sarebbero da dire... a cominciare dalla sua incapacità di accettare la benché minima critica, per non parlare del suo vizio di censurare opinioni diverse dalle sue.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #51 il: Agosto 01, 2020, 20:05:15 pm »
Santiago

Citazione
Forse dai testi riesci ad indicarmi in che modo ho descritto “in dettaglio” una faccenda molto complessa che è durata 8 anni (tra l'altro ancora aperta).

Otto anni ed è ancora aperta...
Incredibile.
Non a caso altrove ho scritto che se c'è un luogo che ho sempre detestato sono i tribunali, nonché gli avvocati e i giudici...
Mi bastò una volta il fatto di esser stato obbligato a fare da testimone, quindi contro la mia volontà e a distanza di anni dal fatto.*
In quei momenti avrei voluto trovarmi in un mondo primordiale, dove il "maschio alfa" sarei stato sicuramente io e non chi mi interrogava...

@@

* I "non so" e "non ricordo" si sprecarono... solo che il rischio di essere accusati di "falsa testimonianza" dal giudice c'è sempre, perché nelle aule dei tribunali di oggettivo c'è ben poco.
Le "interpretazioni" si sprecano...
Come si fa a ricordare nel dettaglio fatti accaduti diversi anni prima ?
Quale giudice e quale avvocato sarebbero in grado di farlo...?
Forse potrebbe farlo un Pico della Mirandola...
Perciò come si fa a chiamare a testimoniare una persona dopo tanto tempo ?
E soprattutto come si può essere obbligati a testimoniare per fatti non gravi, tipo omicidi e quant'altro ?
Mah...
« Ultima modifica: Agosto 01, 2020, 20:19:30 pm da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #52 il: Agosto 01, 2020, 20:31:08 pm »
Vicus, alcune cose che scrivi le condivido, ma altre mi lasciano veramente perplesso, perciò torno a chiederti: questi attacchi a Santiago che senso hanno ?
Ripeto: anni fa nemmeno io mi prendevo di petto Fabrizio Marchi in questo modo.
E di Marchi ce ne sarebbero da dire... a cominciare dalla sua incapacità di accettare la benché minima critica, per non parlare del suo vizio di censurare opinioni diverse dalle sue.
Frank perché nessuno si pone queste domande quando in altri spazi (dove non parlo della banda Stasi e di Santiago) vengo definito relitto umano, Incel (tipico insulto Stasi) ecc.?
Anch'io vorrei una risposta: che senso ha l'improvvisa shitstorm da parte di gente che ruota intorno a SST su spazi che per anni non hanno frequentato?
E mi sai dire che senso ha la censura di ogni mio commento su SST mentre le femministe più arrabbiate scrivono quello che vogliono? Non mi pare che qualcuno se ne sia indignato.
Non sarà che certe opinioni fanno paura e si ricorre al gioco sporco cercando di screditare ed isolare? I commenti idioti o trascurabili si possono ignorare, non si censurano. Quindi valuta tu.

Premesso questo, Santiago e i vari nani e ballerine (Lauder, Chiara...) che ruotano attorno a SST, per la loro affinità ideologica col mondo femminista e LGBT stanno alla QM come Paragone sta a Italexit. A dirlo vi faccio solo un favore. Se pensate che mi sbaglio pace, siete liberi di farvi l'idea che volete e se i miei argomenti sono così palesemente errati e in "malafede" che danno possono fare? Non credo che le vendite del suo libro siano diminuite, anzi.

A differenza di SST qui Santiago può replicare senza censure. Ma le sue repliche il più delle volte non fanno che confermare quanto dico. Ecco una tipica risposta di Santiago:

Citazione
Ora confronta quello che ho scritto io e quello che hai scritto tu:
- la superiorità aprioristica della donna sull’uomo, o viceversa, è un’idea pregiudiziale, strampalata e sessista. (io)
- Nell'antica Roma, culla del diritto, il figlio di separati veniva affidato al padre che Santiago definisce  un'idea "pregiudiziale, strampalata e sessista". (tu)

Santiago cita due esempi opposti (Roma compresa) per avvalorare la sua tesi secondo cui la superiorità aprioristica della donna sull’uomo [nell'ambito dell'affido], o viceversa, è un’idea pregiudiziale, strampalata e sessista.
Quindi cosa viene a raccontare qui che secondo lui, il modello romano non sarebbe un esempio negativo?? Dove dice allora che è un modello eventualmente positivo (in quel particolare contesto)?
Le risposte di Santiago sono tutte basate sulla insostenibile negazione (qui) di quanto lui stesso afferma.

Poi ancora non ho letto UNA RIGA contro centrali di potere, da fondazioni private ad organismi sovranazionali, che portano avanti il programma femminista. Tutta colpa delle scimmie, dei Dieci Comandamenti, delle norme etiche e civili che ci rendono umani. Ma si possono affermare cose del genere? Che figura ci facciamo con l'opinione pubblica?
« Ultima modifica: Agosto 02, 2020, 00:08:29 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #53 il: Agosto 03, 2020, 13:53:31 pm »
Santiago cita due esempi opposti (Roma compresa) per avvalorare la sua tesi secondo cui la superiorità aprioristica della donna sull’uomo [nell'ambito dell'affido], o viceversa, è un’idea pregiudiziale, strampalata e sessista.
Quindi cosa viene a raccontare qui che secondo lui, il modello romano non sarebbe un esempio negativo?? Dove dice allora che è un modello eventualmente positivo (in quel particolare contesto)?
Le risposte di Santiago sono tutte basate sulla insostenibile negazione (qui) di quanto lui stesso afferma.

Poi ancora non ho letto UNA RIGA contro centrali di potere, da fondazioni private ad organismi sovranazionali, che portano avanti il programma femminista. Tutta colpa delle scimmie, dei Dieci Comandamenti, delle norme etiche e civili che ci rendono umani. Ma si possono affermare cose del genere? Che figura ci facciamo con l'opinione pubblica?
Caro Vicus, ammesso che tutti abbiamo difetti (io per primo), dopo il nostro copioso scambio quasi-epistolare sul forum, credo di aver capito quale sia il tuo difetto principale: la testardaggine. Devo ammettere che anche io sono un po' testardo, particolare che caraterizza gli abitanti della regione dalla quale provengono, Aragona (Spagna). C'è una barzelletta che dice:
“Come faresti a far entrare cento aragonesi in una cinquecento? Affermando che non ci stanno.”

Ho capito che quando ti fissi di qualcosa sei irremovibile, non importa in quante maniere ti viene dimostrato o spiegato il contrario.
1) Ho già espresso il mio disaccordo e dispiacere per i presunti problemi che hai avuto presso SST, problemi che non conosco, se sono successi come racconti. Ti ho già anche spiegato che in Internet la maggior parte dei blog e dei siti lavorano come questo Forum, dove c'è un amministratore che controlla (e censura) e un gruppo di persone (che raramente si conoscono di persona) che interviene. Dunque espressioni del tipo “la banda Stasi e di Santiago”, “gente che ruota intorno a SST”, “Santiago e i vari nani e ballerine (Lauder, Chiara...) che ruotano attorno a SST”, non aiutano per il semplice fatto che non corrispondono al vero. Risulta assurdo affermare che tutti i giornalisti del Corriere della Sera sono cretini perché un giornalista del Corriere ha scritto un articolo cretino. Stesso discorso vale per questo Forum. Generalizzare è scorretto. Non è tutto bianco o nero (stesso errore che commettono le femministe), il mondo è fatto di tanti colori.

2) A proposito di quanto avevi scritto sull'affidamento dei figli a Roma, vedo proprio che non hai capito. Va bene, ti faccio un altro esempio. Nel 2010 nella conferenza sulla “Fine dell'uomo” (inteso maschio) della femminista Hanna Rosin, lei si vantava che nelle cliniche all'ora di scegliere le coppie sceglievano di far nascere selettivamente bambine (al posto di bambini), si vantava come qualcosa di positivo. Io sostengo che offrire l'opportunità di scegliere selettivamente il sesso, di far nascere bambine (come si vantava Hanna Rosin) è una scelta pregiudizievole e sessiste. Ora tu scrivi in un altra sede che “Santiago afferma che far nascere bambine è una scelta pregiudizievole, sessista”. Eliminato il contesto (la prima parte), il messaggio è completamente modificato, qualsiasi lettore capisce da quanto hai scritto che io voglio che nascano solo bambini maschi. Eliminando il contesto si manipola il messaggio e si può far dire il contrario di quello che era il messaggio originale. Gli esempi possono essere infiniti. Da due giorni i media parlano dell'anniversario del lancio delle bombe nucleari. Una tesi tra i giornalisti è che malgrado sia stato una tragedia, avrebbero fatto bene a sganciare le bombe in Giappone causando oltre 300.000 vittime, perché il prolungamento della guerra avrebbe causato un milione di morti. Adesso io affermo in un altra sede “il giornalista X sostiene che hanno fatto bene a sganciare le bombe in Giappone causando oltre 300.000 morti”, cioè il giornalista diventa una specie di psicopatico che vuole sterminare giapponesi.
La mia affermazione, “la superiorità aprioristica della donna sull’uomo, o viceversa, è un’idea pregiudiziale, strampalata e sessista”, stabilisce che è sbagliato affidare i figli per l'unico motivo del sesso del genitore, nell'antica Roma, in Mesopotamia, nell'attualità o in qualsiasi altra parte del mondo.
La tua affermazione, “Nell'antica Roma, culla del diritto, il figlio di separati veniva affidato al padre che Santiago definisce un'idea pregiudiziale, strampalata e sessista", fa intendere al lettore il contrario, che i figli nell'antica Roma dovrebbero essere affidati alle madri, poiché affidarli ai padri non va bene.
In conclusione, hai cambiato il significato del messaggio. Mi dispiace che tu non riesca a vederlo, anche perché a mio parere è abbastanza evidente.

A proposito di critiche contro le centrali di potere, se intendi l'ONU, le istituzioni pubbliche e i governi, lungo tutto il libro ci sono forti e dettagliate critiche; se intendi le teorie “complottistiche” che richiamano Rockfeller e Ford nella nascita e promozione del femminismo, queste non ci sono (principalmente per due motivi, perché non sono molto convinto dell'enorme importanza che questi si presume che abbiano avuto nella crescita del femminismo e perché lo scopo del libro è un altro, capovolgere la narrazione femminista, narrazione femminista che include quello che tu chiami spregiativamente “le scimmie, i Dieci Comandamenti e i valori morali”, a quanto pare le storiche femministe, e le istituzioni pubbliche, visto che la narrazione femminista è quella dominante, al contrario di te non si preoccupano molto della figura che fanno con l'opinione pubblica trattando questi argomenti).

Comunque, fumiamo il calumet della pace. Se vuoi leggere l'opera, bene. Se vuoi scrivere alla fine della lettura i punti controversi o in disaccordo, bene. Se non sei per nulla d'accordo, o non vuoi leggere il testo discorsivo, bene. Posso solo sperare che le innumerevoli citazioni testuali e integre in lettera piccola (che non ho scritto io!!!), provenienti la maggior parte da fonti femministe, possano servirti come dotazione per altre discussioni qui e in altre sedi sul femminismo e sulla questione maschile.


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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #54 il: Agosto 03, 2020, 15:58:19 pm »
Santiago il proverbio parla di aragonesi: de te ipsum dicitur. Per l'ennesima volta malgrado il garbo apparente usi argomenti ad personam (testardaggine ecc.)

Ammetto che faccio una certa fatica a leggere le tue repliche confuse e dispersive, credo volutamente perché quando parli fuori da questo topic (libro incluso) sei chiarissimo.

Il primo a dispiacermi per la censura e la guerra per procura condotta dal tuo amico Stasi e compagni sono io. E' il genere di manovre di chi non ha argomenti e ben si addice ai personaggi senza scrupoli dei romanzi di Stasi. E' un'onta che si censurino critiche argomentate lasciando però scrivere le femministe! Ma da che parte state voialtri?

Sull'affidamento dei figli nell'antica Roma sei tu che non hai capito, malgrado la chiarezza dell'affermazione: sei per l'affido condiviso (come me) ma allo stesso tempo equipari l'affido al padre in un contesto come quello romano all'affido alla madre nell'epoca femminista. Vuoi negarlo? Pazienza, il lettore si farà la propria idea su chi si "sbaglia" davvero.

Non so per quali motivi qui rispondi con lunghissime divagazioni invece che col linguaggio sintetico e chiaro che adoperi nel libro.

Vedremo se nel testo dedichi altrettanto spazio ai burattinai contemporanei del femminismo, di quanto in rete ne hai dedicato a scimmie e femminismi "precolombiani". Per ora non ho visto una sola riga né su carta né su Internet.

E' fuorviante il termine "guerra" per definire una discussione seria riguardante la direzione nichilista e anti-civile che rischia di prendere la Questione Maschile.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #55 il: Agosto 30, 2020, 19:47:53 pm »
Da pg. 26 a pg. 31 (poco, su un tomo di 600 pagine) Santiago accenna al tema del femminismo come lobby. Se non aggiunge altro dopo, è un'occasione mancata. Segnala la presenza di organismi femministi all'interno di istituzioni sovranazionali, specialmente l'ONU, ma si guarda bene dal descrivere l'intera ragnatela tessuta contro l'uomo: non una parola sulle ONG e le potentissime fondazioni come Planned Parenthood legata alla famiglia Rockefeller, che hanno promosso il femminismo con ingenti mezzi.
Per questo, subito dopo Santiago aggiunge una palese falsità (se per ingenuità o malafede non importa): che il femminismo sia un potere "immateriale". E' palesemente ingenuo (o peggio) credere che il femminismo sia stato promosso per decenni (e recepito dai governi!) in tutto l'universo mondo, senza ingentissimi mezzi ed un'organizzazione capillare.
Credete davvero che quattro suffragette inglesi possano fare tutto questo? O che Greta Thurnberg da sola cambierà il mondo? Se siete in questa schiera di semplicioni (ma non credo lo sia Santiago), provate a chiedere di parlare all'ONU sui diritti maschili e di trovare la stessa copertura mediatica. E' chiaro per tutti adesso?

A questo punto è inevitabile chiedersi: perché Santiago omette questo "dettaglio"? Come abbiamo detto, non è un ingenuo né uno sciocco. Forse la risposta è da cercare in un'altra domanda: perché Santiago omette di dire che quelle stesse istituzioni sovranazionali muovono guerra agli uomini promuovendo l'ideologia LGBT, alleata del femminismo? Almeno un cenno lo potrebbe fare.
Secondo logica la ragione di queste omissioni è, temo, solo una: nei programmi dell'ONU e delle ONG c'è qualcosa che Santiago gradisce e non vuole disturbare.
E molto probabilmente, questo qualcosa è la distruzione delle istituzioni civili, cardini della società, come la paternità e la famiglia senza la quale l'Occidente implode.
Il prof. Matteo D'Amico (i cui numerosi libri non sono stati MAI neppure nominati dagli ubiquitari sponsor di Santiago) è ad oggi tra i pochissimi che è andato al cuore del problema:
https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,2045.0.html

Abbiamo visto altrove che per Santiago la paternità (almeno da quel che dice in rete) è un concetto molto attenuato, come la famiglia (che vuole giuridicamente abolire), i valori etici, le istituzioni civili. Per Santiago la civiltà e la paternità hanno intrappolato l'uomo da un selvaggio e beato stato di natura, in cui copulava a piacimento traendo dalla natura ciò di cui aveva bisogno. E' il ritratto dell'uomo-massa (che Santiago chiama appropriatamente australopiteco) della civiltà dei consumi, che crede che benessere e sicurezza crescano spontaneamente, non richiedano "manutenzione" e sacrificio per sussistere, e che il solo scopo dell'uomo sia sfogare le sue pulsioni senza curarsi delle conseguenze.
Santiago non si rende forse conto che una siffatta società è un matriarcato (perché le donne hanno il controllo completo della prole). Ma se ne rendono ben conto le femministe che hanno gli stessi programmi:
https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,1893.msg7090.html#msg7090
https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,1893.msg7091.html#msg7091

Ed ora un estratto della conferenza del prof. D'Amico, dove troverete cose che Santiago non vorrà dirvi mai. Fate voi il paragone, liberamente, tra quanto afferma il prof. D'Amico e gli australopitechi senza paternità di Santiago:

COME POTENZE STRANIERE HANNO DISTRUTTO L'ITALIA E LA CIVILTÀ ITALIANA
Vi sembra un caso che da quando l'Italia perde la guerra e viene occupata militarmente (ricordate: siamo in stato di occupazione militare, una potenza straniera ci occupa) la sua natalità e cultura implodano?
In questo contesto, inizia che cosa negli anni '50? Gli psichiatri che lavorano per i Servizi modellizzano un Paese, dopodiché lo profanano, profanano il suo "codice sorgente" simbolico. L'Italia, specialmente del Meridione viene sottoposta a un'operazione di sovversione profonda, di incrinatura del codice simbolico italiano tradizionale già dagli anni '40.
Iniziano a uscire film sull'adulterio, sul divorzio... Si prepara il terreno, si sgretola l'edificio della moralità tradizionale [che Santiago considera negativamente]. Ma come fanno a sgretolarlo? Presentando il padre [che per Santiago è un'invenzione femminile] come un idiota o come un oppressore:

QUELLO CHE NON SI PUÒ DIRE SUL PADRE
Padre, autorità e verità sono strettamente interconnessi. Le varie rivoluzioni a partire da quella protestante e francese sono tutte parte di un unico processo di dissoluzione nichilistica del padre che culminano col '68 [altro che paternità inventata dalle femmine], il fenomeno più pianificato e artificiale della storia, che demolisce scientificamente il concetto stesso di paternità, anche con l'aiuto dei media che trasmettono h24 programmi che sviliscono la figura paterna. E' un'epoca nemica della paternità.
Abbiamo sempre più famiglie senza padre (sconosciuto, separato ecc.)
A ciò fa seguito l'eclissi del maschio, con lo scandalo ad esempio delle donne soldato [che Santiago considera favorevolmente per le donne che soddisfano gli standard maschili].
Se tutte le civiltà sono state patriarcali, vuol dire che c'è un senso in questa cosa..
Dalla Rivoluzione Francese, per la prima volta nella storia nasce il mito del progresso, per cui il mondo sarà tanto migliore quanto più distruggerà la civiltà e ciò che è sempre stato prima [commenti superflui].
Lo dice la psichiatria come la statistica: se si va a distruggere il padre crolla tutto, si sfarina, si sbriciola l'intero edificio sociale. (Mio commento: ecco perché i modelli femministi basati su paternità incerta e "multipla" (molti padri=nessun padre) sono inevitabilmente e profondamente nichilisti.)
La legge, il confine, i valori civili sono necessari per la sussistenza di ogni civiltà e sono prerogative MASCHILI.

Demistifica l'illusione di una famiglia governata in modo "paritario": la famiglia è una società, e come tale deve esserci un'autorità, senza la quale non c'è pace né ordine (come vediamo oggi).
Senza il padre il baricentro diventa il piacere (la femminea società dei consumi, il coito libero di Santiago): l'infanzia e l'adolescenza da prolungare all'infinito. L'uomo diventa un automa desiderante in un'infanzia che non finisce più.
Impagabile la parte sulla femminilizzazione della didattica e sul crollo del rendimento scolastico nelle classi miste (come da abbondanti studi statistici).
Si notino gli effetti sinergici di tutte queste innovazioni:
- La vita viene erotizzata [come insegna anche Santiago], ossia si insegna che è tanto più riuscita quanto più è satura di esperienze sessuali (vale anche per le donne sollecitate in ogni modo a cercare sempre nuove esperienze)
- A questo punto la donna può farsi l'amante e comunque divorziare senza conseguenze, anzi viene premiata economicamente e socialmente
- La patria potestà e l'istituto del capofamiglia vengono aboliti aprendo ad abusi di ogni genere in fase di separazione
L'erotizzazione della donna è il vero segreto del '68. A questo punto l'uomo, emarginato e deresponsabilizzato, sprofonda in un'immaturità assediata dalla ricerca incessante del piacere e la donna comincia a pensare al figlio come a una sua illimitata disponibilità, tanto che l'aborto calpesta il diritto del padre di generare.
L'erotizzazione di massa è stata messa a punto dai servizi segreti occidentali [chi pensa male fa peccato ma ci azzecca diceva in tale].
Tutte le rivoluzioni vengono condotte da minoranze potenti e organizzate [altro che potere immateriale del femminismo.].
Un caso di scuola (che Santiago non cita): ai giapponesi la distruzione di Tokio (150000 morti con bombe al fosforo) non fece paura più di tanto. Erano un popolo formato per superare catastrofi di ogni genere. MA avevano un culto della famiglia, c'erano famiglie numerose ed è lì che bisognava colpire: dopo l'occupazione la prima cosa che il generale McArthur impone è l'aborto. Il Giappone oggi è il Paese più vecchio del mondo, è un Paese morto. Sembra prospero grazie a iniezioni di liquidità enormi, e all'inerzia della sua gigantesca struttura industriale ma come dice il relatore è un Paese finito.
[Santiago che auspica sesso liberato e fantasie erotiche per gli uomini non vi dice che] col '68 arriva contemporaneamente una massiccia diffusione di droga e pornografia, organizzata dai governi. L'effetto era quello studiato dagli psichiatri: la regressione e femminilizzazione dell'uomo.
La pornografia opera un vero e proprio lavaggio del cervello di massa, dissociando la sessualità dall'affettività. La sessualità viene "sganciata da qualunque più profondo e umano ancoraggio emotivo e spirituale, da una vera amicizia, da una vera comunione".
Questa operazione psicologica tramite pornografia e altri mezzi produce uomini particolarmente passivi, particolarmente conformisti e fragili, pieni di paure e di ansie e bisognosi di un potere autoritario.
Così si è ottenuta la società che si voleva ottenere. Il fulcro della società dei consumi è la distruzione del padre e della famiglia, perché i poteri totalitari sentono che la famiglia impedisce il consumismo. L'uomo solo, pieno di ansie, schiavo del piacere, abbrutito da una vita degradata, non spirituale, senza orizzonti è il perfetto consumatore! L'ideale è una famiglia divisa, spezzata, persone sole, ansiose, smarrite, senza certezze né confini.

L'uomo adulto di oggi è imprigionato nell'adolescenza. L'uomo che vive all'insegna dei "diritti", dei piaceri, del confort, dell'avere "esperienze" anziché della disciplina e del sacrificio di sé è imprigionato nell'adolescenza, in un'infanzia che si prolunga fino alla terza età. Nulla è più amaro, più atroce di un impedimento ontologico [causato dalla società e dal potere] di riuscire a divenire adulti.
Ma se si distrugge il padre neanche passa per la testa di diventare adulti [come nel Mondo Nuovo di Huxley, dove l'umanità viene fabbricata artificialmente, senza padri, e vive nell'immaturità e futilità per tutta la vita].
Un noto economista francese fece un grosso studio che dimostrò che quanto più la figura del padre era tenuta in onore quanto più fioriva tutto: vita economica, basso tasso di criminalità, tutto andava bene.
[Studio serio di valore accademico che smentisce le fantasiose teorie di Santiago, secondo cui l'umanità avrebbe prosperato per decine di migliaia di anni con "figli di padre ignoto".]

Chi abolisce la figura del padre avrà figli senza capacità di studio e concentrazione, ansiosi, feriti, fragili, evanescenti, bambini eterni mai cresciuti.

La modernità (almeno da Lutero in poi) è una lenta, graduale crescente negazione della figura del padre [non troverete questo nelle note di Santiago], mediante artefatti culturali e ideologici che ne impediscono la presenza.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #56 il: Maggio 06, 2022, 14:17:44 pm »
Un invertito napoletano, sul cui sito linkato da La Fionda di Davide Stasi scrive anche Rino Dalla Vecchia, ha avuto la geniale idea di riesumare questo argomento di quasi due anni fa, vomitando la solita serqua di insulti tra cui "mentecatto" (de te fabula narratur).
Si capisce che è più forte di lui, va tutto ascritto alla sua animale dimensione fisiologica: con la stessa sciatteria con cui si gratta se ha prurito, scorreggia quando gli brucia il didietro (spesso, visto l'uso che ne fa), cosi vomita insulti sul blog.
A lui va tutto il merito dell'aggiornamento di questo topic:

E' intervenuto anche il prostituto invertito, che fa figli con donne altrui e li fa mantenere dai malcapitati mariti, ma pretende di rappresentare i diritti maschili.
Gli brucia ancora il didietro una recensione molto dettagliata di anni fa, non a caso messa in evidenza come migliore commento critico (malgrado i voti contrari degli amici degli amici, che probabilmente non sono mancati).
Data la sua proverbiale ignoranza (e ristretta cerchia di interessi, che vanno dalla cintola in giù), il nostro difende la ridicola teoria di Santiago del pene che servirebbe ad estrarre il seme del copulatore precedente. Cornificare uomini è un argomento che lo riguarda da vicino, ma proprio la sua squallida vicenda dimostra quanto le teorie assurde di Santiago non reggano alla prova dei fatti: il povero marito di quell'annoiata signora partenopea si è ritrovato uno (o due, non ricordo) figli non suoi da mantenere.
Sui restanti argomenti sorvola, perché non li capisce ma soprattutto perché vanno contro la sua personale idea di società come bordello gayo a cielo aperto. Riporto qui la recensione lasciando giudicare il lettore:

Antifemminista solo in apparenza: una mela avvelenata
Recensito in Italia il 6 settembre 2020
Acquisto verificato
Un libro antifemminista che dà una lettura solo in apparenza diversa dalle femministarde e sostiene la loro agenda politica è certamente più pericoloso per i movimenti maschili di un testo apertamente femminista.
Nel pur lodevole intento di smontare la tesi di secoli di oppressione patriarcale, Santiago Altaba fornisce una rilettura dilettantesca e altrettanto falsa della storia e della civiltà umana, che vede come un secolare complotto matriarcale ai danni dell'uomo (notate che già un’altra recensione dice questo). Altaba non risparmia nessuno dei pilastri della nostra millenaria civiltà: il matrimonio è da abolire, le norme etiche e civili sono state escogitate dalle donne per imprigionare l'uomo. Chissà quali astute quanto oscure donne avranno plagiato Giulio Cesare, padre della civiltà romana e il padre del diritto occidentale Giustiniano. Persino la paternità “non esiste in natura” ed è un'invenzione femminile dalla quale guardarsi. Sono idee di un semplicismo e di una barbarie finora mai raggiunti in Italia fuori dall'ambito femminista.
Alcuni lettori capiranno che è lo stesso messaggio anti-civile della società femminista e globalista, che ha bisogno di consumatori docili senza famiglia e senza identità, che permetterebbero loro di ribellarsi. Come fai a sviluppare un pensiero critico senza un padre che ti trasmette una cultura e una visione alternativa?
Un primo importante punto in comune col femminismo è che anche se per ragioni apparentemente opposte, il sig. Altaba cerca di convincerci a sbarazzarci della nostra storia, della nostra identità culturale e di tutte le istituzioni civili.
Ma l'aspetto più sconcertante è l'attacco alla paternità, in sintonia con il femminismo più estremista di Sylvie Benoit e Cacilda Jethà: nei libri di queste due femministe molto letti nel mondo LGBT, come nel pensiero di Santiago si vagheggia di paternità di gruppo (ricordate Bibbiano) preludio alla paternità di Stato che già oggi esiste e si arroga molti diritti dei padri! Rifacendosi a un fantasioso matriarcato primitivo, sia queste femministe che il loro buon allievo Altaba immaginano una società in cui il ruolo del padre praticamente scompare (ma non quello di mantenitore), "condiviso" con altri uomini a caso in favore di quello della madre che ha netta prevalenza nell'educazione della prole.
Per arrivare a questa aberrante ideologia femminista Altaba ricorre alle teorie più fantasiose e ridicole: per lui l'uomo sarebbe esistito per decine di migliaia di anni allo stato brado, come una scimmia, il cui unico scopo sarebbe stato mangiare e copulare - eventualmente costringendola - con la prima femmina che avesse incontrato, ignorando che sin dai suoi albori l’umanità aveva una cultura complessa (pitture sacre, riti) incompatibile con l’assenza di un padre che la trasmette. È desolante ritrovare questa lettura femminista dell'uomo inutile e violento in un autore sui diritti maschili!
Quanto alla donna, avrebbe avuto l'esclusiva cura della prole (mai desiderata dall'uomo-scimmia per cui avere una discendenza non ha scopo: un bel colpo per le femministe contro la causa dei separati) e avrebbe inventato nientemeno che le norme etiche e civili che ci rendono umani. Una vera umiliazione per gli uomini, creatori di grandissime civiltà, che oggi si bevono tutto questo senza capire e senza fiatare.
Sfiorando il ridicolo, Santiago arriva a dire che il glande serviva a estrarre dalla vagina il seme dell'uomo-scimmia che lo aveva preceduto nella competizione animalesca nella riproduzione. Sull'efficacia di questo sistema qualsiasi studente di medicina si sbellicherebbe dalle risa.
Santiago infiltra questa agenda femminista insinuando sospetti sul matrimonio, che prima del femminismo funzionava quasi sempre egregiamente, mentre ora stiamo scomparendo come popolo. A pag. 488 afferma, con una ridda di citazioni unicamente satirico-letterarie scelte all'uopo (trascurandone molte altre a partire da Virgilio) e non rappresentative della popolazione media del tempo, che il matrimonio è solo un'oppressione per l'uomo e che gli uomini l'hanno sempre vissuto "in modo fatalistico", come "una condanna alla schiavitù", una "rete dove si cade preda della donna".
Dei poteri forti da sempre dietro al femminismo significativamente tace: non una parola su fondazioni private, ONG e governi che lo sostengono finanziariamente e politicamente a da cui calano tutte le direttive. In compenso, diverte l'attenzione su falsi bersagli collocati nel passato, guarda caso gli stessi delle femministe: la civiltà, le norme etiche, l'identità culturale e il suo pilastro fondamentale, la famiglia. E proprio come loro vede con favore l'adulterio, le relazioni casuali e tutto ciò che scardina dalle fondamenta un'intera società, a partire dal ruolo dell'uomo e del padre (per Altaba come per le femministe uomini e donne sono identici, a parte differenze fisiche).
Un allucinante femminismo in chiave pseudomaschile, non fatevi incantare dalla pubblicità dei soliti quattro amici suoi, ci sono altri testi stranamente passati sotto silenzio a partire da Divorzio - Manuale Segreto di Castrogiovanni e Oltre il Maschio Debole di Giacomelli che affrontano la realtà presente invece di prendersela con un lontano passato, in cui gli uomini almeno contavano qualcosa.
« Ultima modifica: Maggio 07, 2022, 01:46:28 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #57 il: Maggio 21, 2022, 07:46:17 am »
Alle pagg. 45-49 Santiago distingue tra femminismo della colpa (e della parità) e femminismo della differenza: il femminismo afferma che le donne sarebbero vittime secolari dell'oppressione maschile che le avrebbe relegate a ruoli subalterni e allo stesso tempo che sarebbero migliori e in grado di fare meglio degli uomini; che l'identità femminile sarebbe una falsa costruzione del patriarcato ma allo stesso tempo permetterebbe alle donne di avere una marcia in più.
Santiago vede in ciò una illogica contraddizione che spiega solo con l'opportunismo femminista. Nella sua visione sostanzialmente positiva e acritica della "parità" moderna (e femminista), omette una chiave di lettura del femminismo fornita infinite volte da altri: la mascolinizzazione (più esattamente cancellazione) dell'identità femminile e la conseguente entrata in competizione con gli uomini.
Il femminismo è un'arma di ingegneria sociale di centrali di potere (potere che Santiago non nomina mai, come le femministe se la prende con le norme etiche, civili e religiose del passato). La logica dell'ingegneria sociale non va cercata nell'ideologia femminista ma nei suoi scopi ed effetti: l'identità femminile viene considerata una costruzione del patriarcato e deve essere scartata (cancellazione); le donne possono fare meglio degli uomini (competizione). Tout se tient.
Secondo il concetto femminista di parità, a parte differenze nell'apparato riproduttivo (la minore forza fisica viene solitamente trascurata) le donne sono del tutto identiche agli uomini, possono anzi devono svolgere gli stessi compiti.
Per Santiago la parità di stampo femminista è cosa buona e giusta (il solo problema, dice spesso, è che le femministe non la vogliono realmente). Ha anche esplicitamente detto che qualsiasi donna potrebbe benissimo intraprendere la carriera militare se avesse adeguati requisiti (si noti bene) fisici, come se per il resto le donne fossero identiche agli uomini in termini di combattività e attitudini militari.
Santiago rientra a pieno titolo nell'ampio filone dell'attivismo maschile, secondo il quale il solo difetto del femminismo (nella sostanza) è non volere la parità, conquista intangibile di un'epoca che sarebbe perfetta se non fosse per la inspiegabile, in mezzo a tante meraviglie del progresso, discriminazione degli uomini.
E' noto almeno da un secolo che la tendenza di quest'epoca è cancellare le identità sessuali, per creare esseri asessuati adatti ai lavori neutri richiesti dalla tecnologia. Curioso che malgrado citi una copiosa bibliografia Santiago non se ne sia accorto.
La tecnologia non ha bisogno di uomini e donne ma di « mani ». Gli impieghi moderni sono neutri, ed è necessario un sesso neutro che vi si accordi.
Uomini e donne come api operaie, anzi come macchine, ovviamente sterili (la famiglia essendo riservata sempre più a pochi privilegiati dal sistema), a svolgere mansioni neutre e impersonali, in linea con le esigenze tecnologiche.
La famiglia "costa troppo e va abolita", diceva il socialista Proudhon ed è un lusso che gli schiavi non devono permettersi.
Questa è la squallida parità regalata dal "progresso" che in centinaia di pagine Santiago non critica. E i movimenti maschili si dovrebbero battere per questa parità?
« Ultima modifica: Maggio 21, 2022, 22:45:30 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Duca

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #58 il: Maggio 21, 2022, 11:24:16 am »
Un invertito napoletano, sul cui sito linkato da La Fionda di Davide Stasi scrive anche Rino Dalla Vecchia, ha avuto la geniale idea di riesumare questo argomento di quasi due anni fa, vomitando la solita serqua di insulti tra cui "mentecatto" (de te fabula narratur).
Si capisce che è più forte di lui, va tutto ascritto alla sua animale dimensione fisiologica: con la stessa sciatteria con cui si gratta se ha prurito, scorreggia quando gli brucia il didietro (spesso, visto l'uso che ne fa)
Mi permetto sommessamente di puntualizzare: gli invertiti (preciso termine freudiano, purtroppo desueto ma che meriterebbe un ritorno di fiamma...:cool:) per ovvi motivi emettono solo loffe, non scorregge, peti, sordoni o vescie.
 :lol:
Fine OT... su tutto il resto ovviamente sono d'accordo.
« Ultima modifica: Maggio 21, 2022, 11:36:12 am da Duca »

Offline Vicus

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Re:"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?
« Risposta #59 il: Maggio 21, 2022, 11:44:41 am »
Soprattutto quando hanno l'uscita libera da troppo tempo :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.