Autore Topic: E' scientifico: più una donna ha avuto esperienze, più causerà guai all'uomo  (Letto 7831 volte)

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Offline fritz

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Vicus, non sono sufficienti i sostegni economici per gestire 8 figli. Servono anche altre qualità come pazienza, programmazione, gestione delle risorse sociali ed economiche, capacità empatiche sopra la media e una cultura di un certo livello.

Quello che succede in Francia detto così non significa nulla. Bisogna vedere come crescono questi ragazzi, e che possibilità hanno rispetto ai loro coetanei di famiglie meno numerose. E queste cose te le dico essendo vicino ad una famiglia con 2 figli e vedo io di persona le difficoltà enormi nel sostenere solo due figli (e ti ripeto, sfornarne 8 significa che deve andarti di lusso che nessuno di questi abbia malattie/malformità gravi, cosa non poi così improbabile).

Offline fritz

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Comunque tornando al discorso in oggetto: è talmente ovvio che più è alto il numero di cazzi presi da una donna, più questa sarà inaffidabile. Poi possiamo fare tutti i discorsi moralisti e nazifemministi del mondo, ma qualunque uomo che senta di avere le palle là sotto sa benissimo, lo percepisce dentro, che una donna che ha avuto molti uomini ha qualcosa che non va.

E non si tratta semplicemente del volerla avere vergine. È un discorso molto più logico: se qualcuno è arrivato prima di me, lei mi confronterà con questi. In poche parole, anche se vogliamo negarlo a noi stessi, l'uomo con le donne ha un ragionamento individuale di gruppo: l'uomo individuo prende la donna del gruppo. Se la donna è presa da più uomini, appartiene al gruppo e non al singolo uomo.

Ora se scrivessi queste cose in un altro forum mi massacrerebbero, ma è la pura verità: gli uomini che non ammettono ciò sono ipocriti, ci scommetterei qualunque cosa. Ma il problema non è dunque volerla pretendere vergine (cosa molto rara d'altra parte oggi), a me sinceramente non interessa poi tanto questo. Il punto cruciale è capire quali dinamiche hanno spinto quella donna ad accoppiarsi: se il fine era creare una coppia stabile perché si crede in un progetto, una famiglia, allora potrebbero esserci le basi per investire sulla relazione.
Altrimenti, magari dirò una sciocchezza, ma qualunque altra motivazione diversa da quella sopra detta implicano un basso/nullo investimento da parte dell'uomo nella relazione, al solo fine sessuale.

Offline Vicus

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Sono un po' sopreso che si cerchi di mettere in dubbio non teorie astratte ma un'infinità di situazioni reali viste con i miei occhi.
Per gli uomini di queste famiglie la questione maschile è senza ombra di dubbio risolta.
Vicus, non sono sufficienti i sostegni economici per gestire 8 figli. Servono anche altre qualità come pazienza, programmazione, gestione delle risorse sociali ed economiche, capacità empatiche sopra la media e una cultura di un certo livello.
Il ceto sociale è variabile ma in genere abbastanza modesto: le donne talora non hanno titoli di studio (solo scuola dell'obbligo), gli uomini sono camionisti o operai.
Hanno le qualità che descrivi perché i genitori li hanno cresciuti bene e soprattutto perché collaborano, mentre nelle altre coppie il matrimonio è visto come un'avvenura d'amore "migliorata" e i figli come un oggetto decorativo, uno "status" per cui i genitori sono completamente impreparati. La chiave di una famiglia numerosa è la donna, e quelle di oggi sono scansafatiche, focalizzate su carriera, viaggi e shopping.
Quello che succede in Francia detto così non significa nulla. Bisogna vedere come crescono questi ragazzi, e che possibilità hanno rispetto ai loro coetanei di famiglie meno numerose.
Crescono benissimo, come ho detto sono famiglie molto inquadrate e non ci sono figli sbandati, abbandoni scolastici e simili. Per cui iniziano a lavorare molto presto, intorno ai 20-23 anni, la maggior parte non va all'università oppure consegue lauree brevi.
Handicappati ce ne sono, ma non così tanti come si immagina.
Anch'io ho visto famiglie con 2 figli in difficoltà (specialmente in Italia per ragioni economiche) ma ne ho viste tantissime (non uno o due casi eccezionali) con 6-8 figli (in due casi 12) vivere felicemente e nessun argomento può confutare l'evidenza della realtà.
Spesso anzi gestire una famiglia numerosa è molto più facile perché i figli si "autogestiscono" ed è più facile farsi ubbidire:
https://www.nostrofiglio.it/famiglia/5-buone-ragioni-per-avere-una-famiglia-numerosa
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Comunque tornando al discorso in oggetto: è talmente ovvio che più è alto il numero di cazzi presi da una donna, più questa sarà inaffidabile.
E' evidente, è la narrativa femminista-sessantottarda che ci ha condizionato a volere donne da "rottamare": investiresti una fortuna in un'auto usata con 500000 km che ha cambiato 10 o 20 proprietari? Al primo tornante ti molla!
Ora la propaganda femminista è passata al livello successivo, persuadendo i beta a prendersi ultraquarantenni inacidite, piene di cani e gatti.
La verginità (insieme ad altre cose) è come una "garanzia" di affidabilità, senza contare che l'uomo si sente padrone (l'ho scritto e non lo cancello) della propria donna, cosa impossibile quando è l'ultimo beta della serie.

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline fritz

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Sono un po' sopreso che si cerchi di mettere in dubbio non teorie astratte ma un'infinità di situazioni reali viste con i miei occhi.

Perdonami, ma la tua esperienza evidentemente non è l'esperienza del mondo. Ti ripeto la domanda di Frank: ma tu hai la minima idea di cosa significhi crescere otto figli?

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Per gli uomini di queste famiglie la questione maschile è senza ombra di dubbio risolta.Il ceto sociale è variabile ma in genere abbastanza modesto: le donne talora non hanno titoli di studio (solo scuola dell'obbligo), gli uomini sono camionisti o operai.

Chissà perché ero strasicuro che fosse esattamente quello? Appunto, parli di persone con cultura bassa/quasi inesistente che sforna figli senza cognizione di causa. Ma ti rendi conto di cosa significa mettere al mondo otto figli oggigiorno? Sei in grado di garantire a otto figli istruzione, sanità, vestiario decente? Che futuro potranno mai avere queste persone senza risorse adeguate? Badare a otto figli lo puoi fare solo se non sai come si fa.  :lol: E questa è la conferma, se fossero persone con una cultura minima e sufficiente esperienza di vita, non si sognerebbero neppure di sfornarne 3 a momenti.



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Hanno le qualità che descrivi perché i genitori li hanno cresciuti bene e soprattutto perché collaborano,

Dinuovo, ma tu sai di cosa stai parlando? O parli per sentito dire? Un mio parente proviene da una famiglia numerosa, esattamente come la vorresti tu, erano 9 figli. Si sono scannati tra loro, sempre in rissa l'uno con l'altro: adesso sono tutti adulti sui 70 anni e manco si guardano in faccia. Quindi di quale collaborazione parli?
Questo mio parente descriveva esattamente le dinamiche che ti ho illustrato: col padre al lavoro, è la madre a doversi prendere cura di tutti i figli assieme ai parenti anziani: se questi vengono a mancare la situazione diventa insostenibile (e lo è già avendoli). I bambini non sono giocattoli, devi capire i loro bisogni e per farlo serve tantissima esperienza e qualità fuori dalla norma: hai la minima idea di cosa significa andare dietro anche a soli due bambini?

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mentre nelle altre coppie il matrimonio è visto come un'avvenura d'amore "migliorata" e i figli come un oggetto decorativo, uno "status" per cui i genitori sono completamente impreparati. La chiave di una famiglia numerosa è la donna, e quelle di oggi sono scansafatiche, focalizzate su carriera, viaggi e shopping.

Che la società di oggi abbia messo su donne schifose non ci sono dubbi, Vicus. Ma la cosa non si risolve affatto come pensi tu. Per certi versi, la tua teoria è persino contraddittoria: se si mettessero al mondo figli per amore, ti premureresti di garantire loro una esistenza dignitosa, e giocoforza sei obbligato a fare i conti con la realtà che ti dice che più è alto il numero di bocche da sfamare (e oggigiorno, in Occidente, formare, cosa affatto banale e che non puoi ridurre a semplici parole come fai tu) più sarà modeste le possibilità che potrai fornire loro.

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Crescono benissimo, come ho detto sono famiglie molto inquadrate e non ci sono figli sbandati, abbandoni scolastici e simili. Per cui iniziano a lavorare molto presto, intorno ai 20-23 anni, la maggior parte non va all'università oppure consegue lauree brevi.

Dinuovo, confermi la mia teoria: le loro possibilità sono inferiori rispetto a quelle di altri ragazzi provenienti da famiglie più modeste. Senza contare che crescendo con meno attenzioni saranno meno seguiti dai genitori, più inclini ad una mentalità di gruppo e con autostima generalmente più bassa.

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Anch'io ho visto famiglie con 2 figli in difficoltà (specialmente in Italia per ragioni economiche) ma ne ho viste tantissime (non uno o due casi eccezionali) con 6-8 figli (in due casi 12) vivere felicemente e nessun argomento può confutare l'evidenza della realtà.
Spesso anzi gestire una famiglia numerosa è molto più facile perché i figli si "autogestiscono" ed è più facile farsi ubbidire:

Perdonami, ma non sai di cosa parli. Non puoi discutere sulla base di un link che hai letto. Io, per motivi personali, mi sono dovuto imbattere in situazioni analoghe a quelle di un padre che accudisce dei ragazzi, so benissimo di cosa parlo, tu no. E quello che dici è, generalmente, falso. I figli non si autogestiscono affatto: nel gruppo comanda il più forte (e spesso tra bambini il più forte è quello più forte in senso bruto: quello che mena di più, il più grosso) e si creano squilibri che possono sfociare in grossi problemi di autostima più avanti.

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Ora la propaganda femminista è passata al livello successivo, persuadendo i beta a prendersi ultraquarantenni inacidite, piene di cani e gatti.
La verginità (insieme ad altre cose) è come una "garanzia" di affidabilità, senza contare che l'uomo si sente padrone (l'ho scritto e non lo cancello) della propria donna, cosa impossibile quando è l'ultimo beta della serie.
Siamo d'accordo che il nazifemminismo è una piaga sociale e va estirpata il prima possibile. Ma questo è un altro discorso, non pertinente al fatto che mettere al mondo 8 figli sia o meno fattibile. Se sei ricco, hai una villa di 300mq con parco attorno e hai abbastanza denaro da pagare 2-3 babysitter professioniste (non le rumene, parlo di gente formata, con la laurea e anni di esperienza) allora potrai tirare su 8 figli che se la giocheranno alla pari con il ragazzo proveniente dalla classica famiglia con 2 figli. Altrimenti sarà un confronto impari, dove il primo non avrà neanche la possibilità di giocarsela la partita, perché sconfitto in partenza.

Offline fritz

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Poi ti dico pure la mia, in base alla mia esperienza.

Ho avuto a che fare con bambini piccoli e ti posso garantire che un uomo, generalmente, ha più capacità di formazione di una donna. Non ti sto dicendo questo perché sono di quelli della "supremazia maschile" in ogni cosa, ci sono anche diversi articoli scientifici che lo confermano (più tardi te ne posto qualcuno).

Ad ogni modo, questi bambini che ho seguito per più di un anno, ora  a scuola sono i primi di tutto l'istituto (non della classe, ma dell'intera scuola!). Mia cugina, maestra della primaria di formazione, ha due figli che sono due schiappe (obese) e mezzi fessi, che per sua stessa ammissione "se questi vanno per strada li riempiono di botte" (spero ci siamo capiti ...).

Quindi bisogna sfatare un mito, qua: non è vero che per l'educazione dei figli la figura del padre è irrilevante, ma è vero l'esatto contrario. Un padre presente, per i figli, è fondamentale.

Poi il discorso della famiglia numerosa, ripeto, non puoi fare di una rondine primavera: esiste una proporzionalità inversa tra numero di figli e possibilità che gli si possono garantire. A meno che la famiglia non sia strettamente collaborativa, come dici tu, ma parli di casi più unici che rari dove la collaborazione è a 360 gradi, ossia vi sono zii, nonni, cugini tutti insieme. Una sorta di "grande famiglia", e allora il tuo discorso ha un senso. Ma non è la regola.

Offline Vicus

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Poi ti dico pure la mia, in base alla mia esperienza.

Ho avuto a che fare con bambini piccoli e ti posso garantire che un uomo, generalmente, ha più capacità di formazione di una donna. Non ti sto dicendo questo perché sono di quelli della "supremazia maschile" in ogni cosa, ci sono anche diversi articoli scientifici che lo confermano (più tardi te ne posto qualcuno).

Ad ogni modo, questi bambini che ho seguito per più di un anno, ora  a scuola sono i primi di tutto l'istituto (non della classe, ma dell'intera scuola!). Mia cugina, maestra della primaria di formazione, ha due figli che sono due schiappe (obese) e mezzi fessi, che per sua stessa ammissione "se questi vanno per strada li riempiono di botte" (spero ci siamo capiti ...).

Quindi bisogna sfatare un mito, qua: non è vero che per l'educazione dei figli la figura del padre è irrilevante, ma è vero l'esatto contrario. Un padre presente, per i figli, è fondamentale.
Assolutamente d'accordo, mai detto che il padre è irrilevante. Solo che dove l'uomo è il capofamiglia, è la donna a governare la casa e in genere, specialmente nei primi anni, è più presente del padre che peraltro lavora.
Poi in genere sono le stesse donne di queste famiglie a dire ai figli di rivolgersi al padre, specialmente in situazioni difficili o dove c'è da prendere una decisione, laddove in altre coppie c'è una competizione distruttiva.
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Poi il discorso della famiglia numerosa, ripeto, non puoi fare di una rondine primavera:
Ancora una volta non sto parlando di casi eccezionali, ma della regola negli ambienti che frequento, ho visto decine, in certe occasioni centinaia di famiglie così, né hanno bisogno di ricorrere a zii e nonni.
Che poi in Italia sia più difficile perché c'è poco lavoro è un altro discorso, ma all'estero non esiste l'equazione più figli=meno possibilità. Uno dei motivi per cui l'Italia deve recuperare la piena sovranità specialmente monetaria.

La realtà è che si sono perdute le capacità di gestire famiglie del genere, per cui si vedono genitori soccombere, ostaggi di 1 massimo 2 bambini urlanti, che scalciano, vandalizzano la casa e saltano sui divani come scimpanzè. Mentre i figli della sorella della mia ex, che ne aveva già tre, a soli 3 anni erano vivaci ma disciplinati, capricci non se ne sentivano.
Io stesso ho passato un'intera giornata con questi bambini insieme alla mia ex e non mi è venuto l'esaurimento, il più piccolo mangiava senza lanciarmi il cibo sulla faccia (classico in altre famiglie), le altre due giocavano per lo più tra loro senza frignare e agitarsi.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Frank

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Secondo me le cose stanno così: "Oggigiorno in Occidente crescere una famiglia con 6-8 figli è quasi impossibile per un uomo medio e per una donna media" italiani.

Eh già, certo, perché in Austria, Spagna, Svizzera, Germania, Olanda, Danimarca, Islanda, Belgio, ecc, sfornano otto figli a famiglia. :cool2:


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In Francia queste famiglie hanno notevoli sussidi (credo, addirittura, fino a 45000€ l'anno) e ce ne sono davvero molte

Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone NON francesi.
E tu lo sai bene.


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Sono molto inquadrate, sfatiamo il mito dei bambini urlanti che si dondolano sui lampadari come scimmie. Poi ho scoperto che i bambini con me non fanno capricci ma sono contenti e obbediscono, forse perchè li tratto da esseri umani e non come ritardati rompiscatole come fanno molti genitori oggi.

Te lo chiedo per l'ennesima volta: se è tutto così magnifico, per quale ragione non ti sei ancora sposato una di queste donne francesi (e non) che dici di conoscere ?
Solo perché le hai conosciute dopo i 30 anni ?
Chi ti impedisce di sposartene una e di metterci al mondo otto figli ?
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline Vicus

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Eh già, certo, perché in Austria, Spagna, Svizzera, Germania, Olanda, Danimarca, Islanda, Belgio, ecc, sfornano otto figli a famiglia. :cool2:
Ovviamente ma già che siamo in Italia ho detto Italia, ma non necessariamente ovunque.
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Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone NON francesi.
E tu lo sai bene.
E invece sì, nel caso di famiglie così numerose. I musulmani si attestano sui 3-4 figli in media. Ma anche considerando famiglie di almeno 4 figli, quelle francesi sono in grandissimo numero, non una "sparuta" minoranza.
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Te lo chiedo per l'ennesima volta: se è tutto così magnifico, per quale ragione non ti sei ancora sposato una di queste donne francesi (e non) che dici di conoscere ?
Solo perché le hai conosciute dopo i 30 anni ?
Chi ti impedisce di sposartene una e di metterci al mondo otto figli ?
Per non ripetermi ancora: prova tu a 42 anni a vedere se una di 20 è disposta a sposarti e avrai la risposta.
Poi qualcuna ne ho trovata, anche se non tradizionale (con tutti i rischi del caso). L'ultima era una bellissima alsaziana, pure molto corteggiata, dire che mi faceva sentire in paradiso è poco, ma per ragioni che non sto a spiegare la famiglia aveva allontanato tutti i corteggiatori, compreso quello prima di me, un nobile belga con le migliori intenzioni.
E tu Frank, leggi misandriche a parte cosa ti ha dissuaso da metter su famiglia? Semplice disinteresse?
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Ovviamente ma già che siamo in Italia ho detto Italia, ma non necessariamente ovunque.E invece sì, nel caso di famiglie così numerose. I musulmani si attestano sui 3-4 figli in media. Ma anche considerando famiglie di almeno 4 figli, quelle francesi sono in grandissimo numero, non una "sparuta" minoranza.Per non ripetermi ancora: prova tu a 42 anni a vedere se una di 20 è disposta a sposarti e avrai la risposta.
Poi qualcuna ne ho trovata, anche se non tradizionale (con tutti i rischi del caso). L'ultima era una bellissima alsaziana, pure molto corteggiata, dire che mi faceva sentire in paradiso è poco, ma per ragioni che non sto a spiegare la famiglia aveva allontanato tutti i corteggiatori, compreso quello prima di me, un nobile belga con le migliori intenzioni.
E tu Frank, leggi misandriche a parte cosa ti ha dissuaso da metter su famiglia? Semplice disinteresse?

Vabbe', al riguardo siamo due mondi opposti...  perciò eviterò di insistere.
Tanto non se ne esce.


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E tu Frank, leggi misandriche a parte cosa ti ha dissuaso da metter su famiglia? Semplice disinteresse?

Ci sono vari motivi, fra i quali quello relativo al fatto che io non sono tagliato per la monogamia, tanto meno a sopportare quotidianamente una donna in casa.
Attualmente poi è un pensiero che non mi sfiora neppure di striscio.
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Ognuno è libero di pensare come vuole, a me preme solo dimostrare che non si tratta né di teorie, né di sparute minoranze di persone "eccezionali" o privilegiate.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Ognuno è libero di pensare come vuole, a me preme solo dimostrare che non si tratta né di teorie, né di sparute minoranze di persone "eccezionali" o privilegiate.

Resta il fatto che mettere al mondo otto figli nell'odierna società è per me una cosa che non sta né in cielo né in terra.
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Dinuovo, ma tu sai di cosa stai parlando? O parli per sentito dire? Un mio parente proviene da una famiglia numerosa, esattamente come la vorresti tu, erano 9 figli. Si sono scannati tra loro, sempre in rissa l'uno con l'altro: adesso sono tutti adulti sui 70 anni e manco si guardano in faccia.

Una storia molto simile la ricordo anch'io e riguardava il padre di un mio ex operaio abruzzese, proveniente anch'egli da una famiglia numerosa (erano 7 figli).
Beh, pure loro non fecero altro che scannarsi, anche per motivi economici.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline Vicus

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Siamo la prima società della storia che si sta autodistruggendo, gli asiatici che ci stanno soppiantando dicono che siamo pazzi a non fare figli (Mercimonio dixit) eppure tutti continuano a pensare che è progredita e irreversibile, come i berlinesi prima della disfatta.
Una cosa è certa: quegli uomini hanno risolto la questione maschile qui ed ora, senza attendere 200 anni.
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Si sono scannati tra loro, sempre in rissa l'uno con l'altro: adesso sono tutti adulti sui 70 anni e manco si guardano in faccia.
Loro si sono scannati e loro non si guardano in faccia. Quelli di cui parlo si vogliono bene e ora hanno splendidi nipoti:

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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gli asiatici che ci stanno soppiantando dicono che siamo pazzi a non fare figli (Mercimonio dixit)

Vicus, di quali asiatici parli ?

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/cina-giappone-corea-del-sud-ecco-lasia-che-non-fa-pi-figl-8339d6384fad4cfbb8471fa32769b25c

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Natalità. Cina, Giappone, Corea del Sud: ecco l'Asia che non fa più figli
Stefano Vecchia venerdì 10 maggio 2019
Viaggio nelle cause di un fenomeno epocale che accomuna il futuro di Paesi minacciati dallo spettro del declino
Tre giganti del continente si trovano ora a fronteggiare una crisi demografica senza precedenti, destinata ad avere profonde conseguenze sul loro futuro. Si può vedere nel fenomeno in corso il tracollo della comune ispirazione confuciana e una reazione delle donne (l’«altra metà del cielo», come le definì Mao) a un’atavica condizione di subalternità. In gioco anche economia, produttività, forze armate e peso politico rispetto ad altre potenze dell’area, come l’India

   
Cina, Corea del Sud e Giappone condividono molto quanto a caratteristiche e rapidità del loro sviluppo rispettivamente negli anni 80, 70 e 60. Questi Paesi hanno anche condiviso politiche demografiche inizialmente espansive e poi sempre più restrittive, fino a ritrovarsi – altro carattere comune – davanti a uno stallo e di conseguenza a un rapido invecchiamento della popolazione che, proprio per le caratteristiche dei loro apparati produttivi, rischia di limitarne pesantemente le prospettive. Nel 2010 – anno in cui è stato possibile un confronto – gli ultrasessantacinquenni nella Repubblica popolare cinese, in Giappone e in Corea del Sud erano rispettivamente l’8,87, il 23,1 e il 13 per cento della popolazione. Utile il confronto con il 2000, quando erano stati rispettivamente il 6,96, il 17,3 e il 7,3 per cento.

Ancor più che i dati percentuali, colpisce la rapidità del fenomeno e la sua irreversibilità apparente. Il tasso di invecchiamento in Corea del Sud e Giappone è molto più rapido che in Cina, addirittura più del doppio, ma quanto a velocità di invecchiamento la Corea ha il primato in Estremo Oriente. Se ci sono voluti 25 anni perché il Giappone passasse nell’ultimo quarto del XX secolo dal 7 al 14 per cento di popolazione anziana, questo tempo è sceso a 24 anni in Cina e 17 in Corea del Sud. Le nuove tendenze demografiche si sono evidenziate prima in Giappone, a partire dagli anni ’70, mentre negli altri due Paesi hanno cominciato a manifestarsi all’avvio del nuovo millennio. Proprio per questo, però, il Giappone è diventato anche il laboratorio in cui sperimentare provvedimenti utili, da un lato, a rilanciare le nascite e, dall’altro, a garantire agli anziani maggiori possibilità di permanenza nel mondo del lavoro (fino ai 70 anni nonostante l’età del pensionamento legale resti fissata in maggioranza a 60 anni).

D’altra parte, le caratteristiche sociali, culturali e politiche, le diverse situazioni di welfare dei tre Paesi estremo orientali non consentono generalizzazioni e l’applicazione automatica di soluzioni comuni. Su un piano diverso, si potrebbe vedere nella questione demografica un segnale di crisi della comune ispirazione confuciana, una reazione della parte femminile, 'l’altra metà del cielo' del Mao-pensiero che, ignorata da ogni ideologia, sempre più tende a rifiutare ruoli e convenzioni imposti e che della prole fa una scelta personale rifiutando di assegnarle un significato solo economico o di continuità sociale. Giappone e Corea del Sud, connessi da una storia conflittuale ma anche da proficui scambi culturali, oggi rivali economici ma alleati strategici, condividono in parte le tendenze demografiche. Sicura- mente con differenze sostanziali rispetto al vicino cinese. Per entrambi, l’impegno a contrastare il calo della popolazione nei prossimi decenni sarà decisivo anche sul piano identitario, maggiormente sentito in Giappone rispetto alla Corea del Sud che confina con un Nord etnicamente omogeneo. Il declino interesserà praticamente ogni aspetto della società, dai bilanci nazionali alla consistenza delle forze armate, e per questo entrambi i Paesi dovranno affrontare in concreto le ragioni sottostanti il calo demografico. Una maggiore partecipazione femminile al mondo del lavoro è tra le principali, a essa è connesso il crescente peso economico posto sulle famiglie da un loro incremento numerico.

A partire dall'istruzione, responsabile in modo consistente, secondo gli esperti in Corea del Sud, del crollo dei risparmi familiari dal 19 per cento nel 1988 al 4 per cento nel 2012. In un contesto di crescita esponenziale della popolazione anziana rispetto a quella 'produttiva', nei due vicini estremo-orientali si concretizzerà entro pochi anni il problematico rapporto tra meno di due lavoratori e un pensionato. D’altra parte, le politiche attuali e quelle in preparazione sembrano riconoscere l’impossibilità del ritorno alla situazione precedente. Tokyo ha speso vanamente decine di miliardi di dollari per cercare di riportare il tasso di natalità da 1,4 a 1,8. Seul sta investendo pesantemente per incrementare lo stesso tasso dall’1,2 per cento attuale all’1,7 entro il 2030. Per entrambi, comunque un risultato lontano dal tasso di sostituzione di 2,1 figli per donna in età fertile che il Giappone non ha più visto dal 1974. Nel Paese del Sol Levante la popolazione economicamente attiva (tra i 15 e i 64 anni) ha iniziato a ridursi dalla fine degli anni Novanta, scendendo da 87,2 milioni nel 1995 ai 68 milioni previsti nel 2030. In Corea del Sud una contrazione della forzalavoro è iniziata solo di recente, dopo il picco di 37 milioni nel 2016, e si prevede che dal 2024 sarà nell’ordine di un milione all’anno. Preceduto dal sorpasso delle morti sulle nascite nel 2028, il declino della popolazione complessiva sudcoreana, oggi di 52 milioni, inizierà a manifestarsi dal 2031. In entrambi i Paesi la situazione ha acceso un dibattito sull’immigrazione che, se ritenuta utile o funzionale a un certo livello, non viene individuata come decisiva per infoltire i ranghi della forza-lavoro in assottigliamento. Si preferisce vedere nell’arrivo controllato di immigrati un elemento che potrà contribuire con altri a contrastare la decrescita demografica e le sue conseguenza sull’economia piuttosto che un fattore strategico e decisivo per il futuro di un’intera nazione. Nella grande Cina per la prima volta in un settantennio nel 2018 non vi è stato un incremento della popolazione, spingendo gli osservatori a parlare di una vera crisi demografica. I cinesi si avvicinano al culmine di 1,41 miliardi nel 2023, con un anticipo – secondo recenti studi – di cinque anni rispetto a quanto previsto dai pianificatori, e si avviano a essere superati dall’India entro il decennio. Una situazione che finirà per intersecarsi inevitabilmente con le dinamiche di una economia in ristrutturazione, accentuandone le difficoltà. Fino al punto da far ipotizzare il collasso del sistema pensionistico attuale nel 2035. La caratteristica 'politica del figlio unico' ha segnato per un quarantennio la vita delle famiglie cinesi, cercando ufficialmente di garantire la compatibilità tra crescita demografica e progresso.

A un prezzo altissimo, sul piano individuale e collettivo, e alla fine con un risultato forse inatteso ma in linea con quello dei Paesi prossimi all’uscita dal sottosviluppo. Il brusco dietrofront ha portato dal 2016 ad aprire ai due figli per coppia e poi, di fatto, alla piena liberalizzazione della prole. Senza tuttavia con questo convincere i cinesi che 'fare figli è bello' dopo anni di pressioni e punizioni, e alla fine cozzando anzitutto contro quei nuovi stili di vita e quella diversa coscienza femminile che sono stati anche conseguenza del 'socialismo di mercato', ovvero dell’idea che, piuttosto, 'arricchirsi è bello' indipendentemente dalle conseguenze che non siano una minaccia diretto alla leadership comunista. Non a caso, le nascite hanno visto un calo di 2,5 milioni nel 2018 rispetto al 2017, contrariamente alle previsioni di un aumento di 790mila unità. Una tendenza che per diversi esperti potrebbe essere irreversibile per vari fattori. Tra questi, determinante, è la riluttanza delle coppie ad avere più figli per le conseguenze economiche sulla famiglia e per il numero sempre più ridotto di donne in età fertile che si prevede calerà del 39 per cento nel prossimo decennio.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

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https://it.businessinsider.com/questa-e-la-morte-della-famiglia-la-crisi-della-fertilita-in-giappone-sta-creando-problemi-economici-e-sociali-mai-visti-prima/

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Questa è la morte della famiglia’: la crisi della fertilità in Giappone sta creando problemi economici e sociali mai visti prima
Chris Weller  28/12/2018

Gli impegni quotidiani hanno creato una tendenza preoccupante. Il Giappone è entrato in un circolo vizioso di bassa fertilità e bassi consumi che ha portato a perdite di miliardi di dollari in termini di Pil e alla diminuzione della popolazione di un milione di persone, il tutto solo negli ultimi cinque anni. Se il trend negativo dovesse continuare, gli esperti prevedono una grave recessione economica e una rottura della struttura sociale del Paese.

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Mary Brinton, una sociologa di Harvard, ha detto a Business Insider che la situazione può solo peggiorare finché il Primo Ministro Shinzo Abe e il suo gabinetto non si metteranno al passo coi tempi. Riguardo alla crisi in corso, ha aggiunto “Questa è la morte della famiglia“.

Una bomba demografica a orologeria
Gli economisti hanno trovato una definizione per i Paesi come il Giappone: “bombe demografiche a orologeria“. Le spese in calo riducono l’economia, il che scoraggia le famiglie dall’avere dei figli, il che a sua volta riduce i consumi. Nel frattempo le persone vivono più a lungo che mai.

“L’invecchiamento della popolazione comporterà costi sempre più elevati per il governo, carenza di fondi pensionistici e di sicurezza sociale, mancanza di persone che si prendano cura degli anziani, una crescita economica lenta e una domanda non soddisfatta di giovani lavoratori”, afferma Brinton.


Yuriko Nakao/Reuters
Le bombe demografiche a orologeria sono difficili da disinnescare perché si formano negli anni, a volte in decenni. Nel caso del Giappone, la storia inizia nell’immediato dopoguerra.

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Durante i primi anni Cinquanta il Primo Ministro Shigeru Yoshida fece della ricostruzione dell’economia nipponica la sua massima priorità. Chiese alle maggiori aziende del Paese di offrire ai propri dipendenti la sicurezza di un lavoro per tutta la vita, chiedendo solo che i lavoratori li ripagassero con lealtà. Il patto ha funzionato. L’economia del Giappone è ora la terza più grande al mondo, e questo si deve in gran parte agli sforzi di Yoshida di 65 anni fa.

Ma c’era un punto critico nella crescita economica. Negli anni Cinquanta i tassi di fertilità si aggiravano intorno a 2,75 bambini per donna, secondo i dati delle Nazioni Unite. Nel 1960 quando le imprese chiedevano sempre più dipendenti, il tasso di fertilità era già sceso a 2,08. Il Giappone sprofondò sotto la soglia critica conosciuta come “fertilità di ricambio“, ovvero il minimo indispensabile per assicurarsi il ricambio della popolazione interna.

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“A quei tempi il tasso di iscrizione universitaria femminile superava il 40%”, ha dichiarato a Business Insider l’economista dell’Università di Tokyo, Hiroshi Yoshida. Ma man mano che sempre più donne entravano nel mondo del lavoro, la fertilità cominciò a precipitare. Oggi, a distanza di 50 anni, il tasso di fertilità del Giappone si attesta a 1,41, la popolazione sta diminuendo e gli orari di lavoro massacranti rimangono la norma.


https://www.tempi.it/la-corea-del-sud-non-fa-piu-figli/

http://www.asianews.it/notizie-it/Seoul,-niente-bambini-per-il-40-delle-nuove-coppie-48793.html

Citazione
12/12/2019, 09.00  COREA DEL SUD     
Seoul, niente bambini per il 40% delle nuove coppie
Nel 2018 il tasso di fertilità è sceso allo 0,98. Esso potrebbe rimanere sotto l’1 almeno fino al 2024. La crisi economica e la difficoltà a trovare lavori remunerativi spinge i giovani a non sposarsi. Anche i costi dell’educazione dei figli e i prezzi delle case contribuiscono all’inverno demografico.


Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Nel 2018, più del 40% delle nuove coppie non ha avuto bambini, confermando l’inverno demografico che regna sul Paese. Secondo la Statistics Korea, che ha pubblicato oggi i suoi dati, il 40,2% delle nuove coppie, sposatesi lo scorso anno, non hanno avuto bambini quest’anno, con un incremento del 2,6% rispetto all’anno precedente.

I dati mostrano che nel 45,7% di tali coppie entrambi i partner lavorano, riducendo il tempo da dedicare ai possibili figli.

Nel 2018 il tasso di fertilità in Corea del Sud – il numero di bambini che una donna genera nella sua vita – è sceso a 0,98, molto più basso del 2,1, il tasso che garantisce l’equilibrio fra nascite e morti e che permetterebbe al Paese una popolazione stabile a 51 milioni.

Secondo l’ufficio delle statistiche, il tasso di fertilità del Paese potrebbe rimanere sotto all’1 almeno fino al 2024, per salire all’1,27 nel 2040.

Il declino delle nascite è dovuto anzitutto alla riduzione del numero di matrimoni. Diversi studi mostrano che i giovani sudcoreani sono sempre meno propensi a fidanzarsi, sposarsi e avere bambini perché non riescono a trovare un lavoro remunerativo data la presente crisi economica.

Altri fattori sono il costo elevato dell’educazione e il prezzo altissimo delle case, come pure la difficoltà per le donne di trovare lavoro dopo averlo lasciato per dedicarsi alla crescita dei figli.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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