Autore Topic: Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.  (Letto 8309 volte)

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Offline itacel

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Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« il: Settembre 05, 2019, 12:29:05 pm »
Userò di nuovo linguaggio sessista. Il termine "troia", non voglio discutere da dove deriva, piuttosto mi chiedevo se potesse essere usato ancora oggi, dato che si riporta in vari articoli che le donne stanno facendo meno sesso delle generazioni passate.

I casi sono due, o gli studi (uno di questi lo avete anche riportato qua dentro assieme a dei grafici) mentono, oppure è vero che le donne stanno facendo meno sesso. Quindi sono meno troie? Non le si può coerentemente definire troie?

Chiedo, non perché abbia voglia di chiamarle troie, è solo una curiosità.

Come fai a chiamarle troie se fanno meno sesso? Forse fanno meno sesso, ma al contempo continuano a godere di benefici materiali, sociali, estraggono risorse, poi ottengono supporto emotivo, quando si lagnano vengono compatite, etc... Per molte donne, il pacchetto composto da "validazione sociale, supporto emotivo, estrazione di risorse" vale di più del sesso, quindi non devono fare sesso se possono avere tutto questo senza "pagarlo".

Allora non sono troie? A me, di pancia, verrebbe invece da chiamarle "stronze", ma forse troia e stronza sono sinonimi, o lo sono diventati.

Insomma, non sono un linguista, mi stavo solo chiedendo se ha ancora senso che si usi la parola "troia", quando collettivamente il genere femminile pare stia facendo meno sesso che nel passato.

Opinioni?
« Ultima modifica: Settembre 05, 2019, 13:45:59 pm da Vicus »

Offline Vicus

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #1 il: Settembre 05, 2019, 13:51:56 pm »
Meno forse ma con più uomini (alfa). Troia è appunto non quella che fa più sesso, ma che va con più uomini.
Questo è vero:

Citazione
Per molte donne, il pacchetto composto da "validazionesociale, supporto emotivo, estrazione di risorse" vale di più del sesso

La chiave per capire le donne è la loro vanità.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Simone Racioppa

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #2 il: Settembre 13, 2019, 10:11:41 am »
Userò di nuovo linguaggio sessista. Il termine "troia", non voglio discutere da dove deriva, piuttosto mi chiedevo se potesse essere usato ancora oggi, dato che si riporta in vari articoli che le donne stanno facendo meno sesso delle generazioni passate.

I casi sono due, o gli studi (uno di questi lo avete anche riportato qua dentro assieme a dei grafici) mentono, oppure è vero che le donne stanno facendo meno sesso. Quindi sono meno troie? Non le si può coerentemente definire troie?

Chiedo, non perché abbia voglia di chiamarle troie, è solo una curiosità.

Come fai a chiamarle troie se fanno meno sesso? Forse fanno meno sesso, ma al contempo continuano a godere di benefici materiali, sociali, estraggono risorse, poi ottengono supporto emotivo, quando si lagnano vengono compatite, etc... Per molte donne, il pacchetto composto da "validazione sociale, supporto emotivo, estrazione di risorse" vale di più del sesso, quindi non devono fare sesso se possono avere tutto questo senza "pagarlo".

Allora non sono troie? A me, di pancia, verrebbe invece da chiamarle "stronze", ma forse troia e stronza sono sinonimi, o lo sono diventati.

Insomma, non sono un linguista, mi stavo solo chiedendo se ha ancora senso che si usi la parola "troia", quando collettivamente il genere femminile pare stia facendo meno sesso che nel passato.

Opinioni?

Ma quando mai farebbero meno sesso? Fanno sesso così come si occulta un cadavere: alla fine il misfatto viene sempre a galla. Ti ricordo che qua in Italia le ragazze e le donne fanno vedere di essere delle santarelline, ma hanno lo stesso serpente tentatore delle rumene: sono interessate agli uomini belli e ai soldi.

Offline Frank

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #3 il: Settembre 13, 2019, 19:11:11 pm »
Non uso mai il termine "troia", tanto è vero che in questo forum non esiste un mio post in cui apostrofo le femmine in tal modo.
Io ne uso altri di termini: deficiente, decerebrata, cerebrolesa, ritardata, cretina, etc.
Ossia, vado sempre a colpire il cervello femminile e non la sessualità delle suddette, non fosse altro per il fatto che, soprattutto di questi tempi, equivarrebbe (ed equivale) a darsi la zappa sui piedi.
Alcuni dei motivi li spiegò Rino Barnart in questo suo vecchio post.


https://questionemaschile.forumfree.it/?t=864526&st=45#entry9187655

Citazione
Barnart
view post Inviato il 19/1/2004, 12:44 
Utente cancellato



Citazione
(lelen @ 16/1/2004, 14:33)
1- E dare della puttana o ritenere inaffidabile ciò che una donna dice solo per il fatto di aver dichiarato di aver avuto quattro partner sull'arco di una vita vissuta all'insegna della sincerità, non mi sembra una cosa degna di un forum progressista.

2-  (oppure a questo punto invitate a discutere anche gli appartenenti del Ku- KLux Klan!)


Non so chi abbia usato quell'espressione, ma va anche meglio perché così parlo in generale.
Premesso che questo non è un luogo di insulti per nessuno, meno che mai lo può essere per una donna che partecipa al forum.
In ogni caso è bene distinguere tra quel che affermano coloro che scrivono e la posizione di U3 che ha aperto questo spazio.

1- Gli insulti antifemminili non solo sono una infamia, come quelli antimaschili, ma - guarda caso- non hanno giovato in alcun modo per contrastare l'avanzata dell'ideologia femminista, anzi.

2- Mi ripeto: gli odiafemmine ci sono sempre stati ma non hanno fatto e non fanno nulla contro il femminismo. E non senza motivo. Il solo risultato che l'insulto ottiene è quello di aumentare l'odio.

3- Insinuare che una donna che ha avuto 4 legami è una poco di buono è inqualificabile. A parte l'offesa verso l'interessata, si porta benzina al femminismo e questo è esattamente quel che va evitato.

4- Ma c'è di più. Vuol dire che si preferirebbe che le femmine siano tutte suore? Se si condanna una che ha avuto dei legami come si giudicheranno quelle (troppo poche) che hanno avuto molti uomini senza alcun legame?
Peggio ancora, immagino.
E qui si manifesta la stupidità maschile.
Non vi è niente di più autolesionistico, di più controproducente per gli uomini che sanzionare le donne che lo fanno gratis.
Non vi è nulla di più inconcepibile della cecità maschile di fronte a questo effetto boomerang. Chi vuole mostrare quanto siano tonti i maschi non ha che da citare questo eterno giudizio contro le generose.
I maschi vogliono sesso, ne vogliono tanto e lo vogliono gratis, poi insultano quelle che glielo danno.
E questa storia non cambia.

Ma è possibile che questa contraddizione non appaia nel cervello degli uomini? Come è possibile che non si capisca che la scarsità di sesso gratuito è una delle cause della loro dipendenza.

Se le squillo sono la benedizione degli uomini (vedi ultimo intervento in sito) a maggior ragione lo saranno le libertine. O no?
E' ora di finirla di fare del male ...facendosi del male.

Capiamoci, le puttane (anche come insulto) esistono. Sono quelle che frequentano e sposano maschi miserabili dentro ma pieni di soldi.


5 - Lealtà: la confessione sincera di una propria esperienza o condizione esistenziale non può venire usata contro chi la racconta. Non è tollerabile.

6- KKK? E' chiaro che è una battuta, ma la uso per ricordare che nessuno è chiamato al forum e che ognuno parla per sé.

Rino - U3
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline itacel

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #4 il: Settembre 13, 2019, 19:39:21 pm »
Ma chi è questo qua che sostiene che le puttane siano quelle che sposano i tizi per soldi? Mi sembra che non abbia ragione per nulla.

Io non sono per nulla progressista. Spesso il giudizio dato alle tizie che fanno sesso con un sacco di uomini è assolutamente legittimo. Esempio: https://ifstudies.org/blog/counterintuitive-trends-in-the-link-between-premarital-sex-and-marital-stability

Altro esempio: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1111/j.1741-3737.2003.00444.x?referrer_access_token=r_EEPQ-wF090Qq5TIByLKota6bR2k8jH0KrdpFOxC656Z4soaq3kh2Uvnd2cG3sdDSptJ61ebxUVjmm0CkFDIqJj7BUia4cweZEatl6g-Sy8WMNxJX6hM6pksCVJj30uEz1m2PW8gwIVBk6aMSl4biWOfaHU1OU0NS8t-I1iG8U%3D

Altro ancora: http://before-i-do.org/

Altro esempio: https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/1948550614537308

Personalmente sono contrario alla "hookup culture", che è stata chiamata così, ma adesso è sorpassata. La cultura del sesso libero non mi porta alcun vantaggio, quell'utente vaneggia delle idiozie estreme, come se non sapesse che le libertine causano danni all'80% e oltre della popolazione maschile.

Inoltre, giudicare una donna per il suo passato sessuale oltre ad essere legittimo è anche un modo quasi infallibile di giudicarle, dato che le eccezioni (tra le donne) sono talmente particolari e rare da essere quasi irrilevanti.

Citazione
"Non vi è niente di più autolesionistico, di più controproducente per gli uomini che sanzionare le donne che lo fanno gratis."

Sbagliato, invece è una forma di protezione. Anche segnalare la "troiaggine" di una donna ad un tuo amico è un modo di aiutarlo (sempre che gli interessi la cosa).

Offline Frank

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #5 il: Settembre 13, 2019, 20:36:45 pm »
Vabbe', siamo alle solite...
itacel, pensala pure come vuoi, figurati.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline santiago

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #6 il: Settembre 18, 2019, 16:56:07 pm »
In risposta a quanto scritto da itacel:

“«È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un buon patrimonio debba essere in cerca di moglie», enuncia l’incipit di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Appunto. Una verità che parla solo di scapoli e non di signorine. Jane Austen sa che non è una verità universalmente riconosciuta che una signorina in possesso di un buon patrimonio debba essere in cerca di marito.” (La grande menzogna del femminismo, pag. 499).

Da quando il mondo è mondo è esistito il sospetto che le donne siano fortemente attrate a formare coppia dai soldi o dal successo del compagno (come confermano anche i più moderni sondaggi che indagano sulla disponibilità delle donne a sposare uno spazzino o un disoccupato, risposte in antitesi a quelle fornite dai maschi) e gli uomini siano fortemente attrati dalla attrazione sessuale, cioè bellezza (è evidente che vi saranno in entrambi i sensi delle eroiche eccezioni, ad esempio, uomini che si sposano donne non belle perché cucinano bene o sono molto intelligenti).
Credevo questo sospetto fosse qualcosa di assodato, nel libro “La grande menzogna del femminismo” dalla pagina 498 in poi e nelle citazioni del capitolo trovi diversi esempi a questo proposito.

A proposito del desiderio maschile di sesso libero:

“Si narra come una favola - il sogno maschile - il fatto che gli uomini di Cook, approdando sulle isole del Pacifico, vi trovassero le donne disponibilissime tanto da far apparire quei luoghi un paradiso terrestre.” (La grande menzogna del femminismo, pag. 527). e ancora  “«Si sa in quale modo, a Tahiti, Bougainville [conte di Bougainville (1729 -1811)] e i suoi uomini, una volta, si siano lasciati sedurre dall’atmosfera idilliaca dell’isola: “Il popolo mi ha proposto una delle sue donne, giovane e bella, e tutta l’assemblea ha cantato l’imeneo. Che paese! Che popolo!”»” (La grande menzogna del femminismo, pag. 527)

La moralizzazione del sesso e il controllo della sessualità è tutto a vantaggio della donna. L'uomo non ottiene alcun vantaggio della repressione sessuale. La questione è approfondita ne “La grande menzoga del femminismo”, pagine 519-543.

Offline Vicus

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #7 il: Settembre 18, 2019, 18:37:06 pm »
Citazione
La moralizzazione del sesso e il controllo della sessualità è tutto a vantaggio della donna. L'uomo non ottiene alcun vantaggio della repressione sessuale. La questione è approfondita ne “La grande menzoga del femminismo”, pagine 519-543.
C'è invece chi pensa che la liberazione sessuale "liberi" solo le donne e privi del sesso la maggioranza degli uomini. Ecco un esempio con ampie fonti:

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline JAROD72

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #8 il: Settembre 18, 2019, 20:30:58 pm »
In risposta a quanto scritto da itacel:

“«È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un buon patrimonio debba essere in cerca di moglie», enuncia l’incipit di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Appunto. Una verità che parla solo di scapoli e non di signorine. Jane Austen sa che non è una verità universalmente riconosciuta che una signorina in possesso di un buon patrimonio debba essere in cerca di marito.” (La grande menzogna del femminismo, pag. 499).

Da quando il mondo è mondo è esistito il sospetto che le donne siano fortemente attrate a formare coppia dai soldi o dal successo del compagno (come confermano anche i più moderni sondaggi che indagano sulla disponibilità delle donne a sposare uno spazzino o un disoccupato, risposte in antitesi a quelle fornite dai maschi) e gli uomini siano fortemente attrati dalla attrazione sessuale, cioè bellezza (è evidente che vi saranno in entrambi i sensi delle eroiche eccezioni, ad esempio, uomini che si sposano donne non belle perché cucinano bene o sono molto intelligenti).
Credevo questo sospetto fosse qualcosa di assodato, nel libro “La grande menzogna del femminismo” dalla pagina 498 in poi e nelle citazioni del capitolo trovi diversi esempi a questo proposito.

A proposito del desiderio maschile di sesso libero:

“Si narra come una favola - il sogno maschile - il fatto che gli uomini di Cook, approdando sulle isole del Pacifico, vi trovassero le donne disponibilissime tanto da far apparire quei luoghi un paradiso terrestre.” (La grande menzogna del femminismo, pag. 527). e ancora  “«Si sa in quale modo, a Tahiti, Bougainville [conte di Bougainville (1729 -1811)] e i suoi uomini, una volta, si siano lasciati sedurre dall’atmosfera idilliaca dell’isola: “Il popolo mi ha proposto una delle sue donne, giovane e bella, e tutta l’assemblea ha cantato l’imeneo. Che paese! Che popolo!”»” (La grande menzogna del femminismo, pag. 527)

La moralizzazione del sesso e il controllo della sessualità è tutto a vantaggio della donna. L'uomo non ottiene alcun vantaggio della repressione sessuale. La questione è approfondita ne “La grande menzoga del femminismo”, pagine 519-543.


E' uscito anche il secondo volume.

https://www.amazon.it/grande-menzogna-del-femminismo/dp/8885804993/ref=asc_df_8885804993/?tag=googshopit-21&linkCode=df0&hvadid=279831018947&hvpos=1o2&hvnetw=g&hvrand=16849332003857284576&hvpone=&hvptwo=&hvqmt=&hvdev=c&hvdvcmdl=&hvlocint=&hvlocphy=1008141&hvtargid=pla-684581446226&psc=1

La casa editrice si chiama Persiani. Ci sono anche i libri di Glenda Mancini.



Offline santiago

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #10 il: Settembre 19, 2019, 19:32:26 pm »
Vicus ha scritto
C'è invece chi pensa che la liberazione sessuale "liberi" solo le donne e privi del sesso la maggioranza degli uomini.

Interessante documentario. Infatti io ho parlato di controllo, repressione, moralizzazione, non ho parlato di “liberazione”, intesa come la liberazione del '68. Ecco cosa ho scritto a proposito della liberazione sessuale degli anni Sessanta, in linea con quanto affermato nel documentario:

“La presunta liberazione sessuale degli anni Settanta aumentò il potere decisionale delle donne sul quando e con chi fare sesso, ma di certo non liberò gli uomini. L’uomo continua a non poter fare sesso quando vuole e con chi vuole, ciò che continua a essere penalmente perseguito. La sessualità resta il campo dell’insoddisfazione maschile: i fenomeni della diffusa pornografia e della prostituzione, che non mancano certo di clientela, ne sono la prova più evidente. Il movimento femminista ha cercato negli anni di eliminare qualsiasi vestigia rimasta di libertà sessuale maschile, colpendo in maniera indiscriminata pornografia e prostituzione, e abbattendo i confini semantici del termine “stupro” e di “violenza sessuale”.” (La grande menzogna del femminismo, p. 533)

Il tema è molto complesso e soprattutto può ferire la sensibilità perchè la realtà sa essere molto sgradita. Nel libro “La grande menzogna del femminiso” il tema è trattato in molte pagine (519-543) proprio per la sua complessità e scorrettezza.

Il documentario è ben fatto ma parte da una premessa assolutamente falsa: che le donne siano mai state libere in natura di gestire la propria sessualità. Nel min. 4:31 – 4:47 il documentario afferma: “Le donne oggi sono sessualmente emancipate e questa libertà le porta ad avere una situazione simile a quella che avevano prima della nascita delle società patriarcali ovvero ai tempi delle tribali società matriarcali, ben descritte dall'opera Il Matriarcato di Bachofen”.

Il Matriarcato non è mai esistito (è un mito femminista, è un desiderio femminista, mai provato la sua esistenza dagli storici). In Natura lo “stupro”, ciò che gli etologi definiscono coito coercitivo, è un modus operandi molto comune per ottenere dei rapporti sessuali con una femmina nella maggior parte delle specie, anche tra i primati. Anche gli homo sapiens si comportavano in natura alla stessa maniera e naturalmente le femmine percepivano allora questi eventi in maniera diversa. È probabile che il primo mattone della civiltà, della cultura, sia stato la moralizzazione del coito coercitivo, vietandolo al maschio e concedendo alla femmina il potere di scelta.
È evidente che l'argomento è molto antipatico, complesso e soprattutto scorretto, non può essere risolto in poche righe. Rimando a una lettura completta delle pagine 519-543 nel libro “La grande menzogna del femminismo” assieme alle citazioni nelle pagine successive.
In seguito riporto un paio di paragrafi come esempio sull'argomento:

“Come nelle altre specie, anche l’uomo è dotato di un apparato sessuale indipendente dalla volontà del partner, e ha la forza fisica necessaria per sopraffare l’opposizione femminile, in modo da garantire la continuità della specie nel caso in cui la femmina si rifiuti di svolgere il proprio ruolo generatore. L’espressione “andare a caccia di donne” descrive in maniera esatta quanto avviene in natura tra molte specie e quanto avveniva nella specie umana: agli albori dell’umanità la femmina era la “preda” sessuale naturale del maschio e il coito coercitivo era una pratica comune. Le femmine copulavano con maschi diversi con poche ore o giorni di differenza, motivo per il quale il pene possiede un anello circolare alla base del glande ed è più lungo rispetto agli altri primati: queste caratteristiche anatomiche permettono di ritirare il 92% di sperma altrui dopo aver eiaculato il proprio durante la copula. La Natura ha concesso al maschio la supremazia sul rapporto e il potere di decidere se ingravidare o meno la femmina. Il metodo contraccettivo per antonomasia, il coitus interruptus, dipende sempre dall’iniziativa maschile.” (La grande menzogna del femminismo, p. 522-523)

“I governi riconoscono la specificità biologica e i bisogni delle donne, ad esempio nelle politiche abortiste o nel diritto di maternità, ma nessun governo ha riconosciuto la specificità biologica e i bisogni degli uomini, prevedendo ad esempio un servizio gratuito di appagamento sessuale.” (La grande menzogna del femminismo, p. 529-530)

Offline Vicus

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #11 il: Settembre 19, 2019, 20:13:43 pm »
Citazione
Il Matriarcato non è mai esistito
Vero, lo confermano gli antropologi più seri. Esiste solo come mito distopico presso scrittori di romanzi e congettura mai provata di scienziati poco rigorosi.
Citazione
L’espressione “andare a caccia di donne” descrive in maniera esatta quanto avviene in natura tra molte specie e quanto avveniva nella specie umana: agli albori dell’umanità la femmina era la “preda” sessuale naturale del maschio e il coito coercitivo era una pratica comune.
Vero anche questo anche se non era la norma quotidiana delle società antiche. Ne trattò il tuo concittadino José Ortega y Gasset ne L'Origine Sportiva dello Stato (un saggio imperdibile). Queste sono semplici constatazioni storiche e non vanno intese come apologia di certe usanze:
La popolazione maschile europea adolescente veniva espulsa con un rituale (presso i popoli latini era il Ver Sacrum, la Primavera Maledetta) e lasciata libera di commettere razzie e stupri presso le popolazioni confinanti. E' così che si è sparsa l'etnia europea, ma vi sono tracce di questo rituale anche in Africa, in Giappone e altrove: già negli antichi Veda un dio-teppista, Rudra, comanda una banda di adolescenti scatenati al saccheggio gratuito, alle imprese guerresche.
Il mito di Romolo e dei suoi primi romani che rapiscono per bravata le Sabine, non vi dice niente? Pensateci: la scoperta del sesso come fatto di gruppo, fra risate masnadiere e ribalderie. Il mito evoca una psicologia che anche noi abbiamo conosciuto: la banda giovanile esisteva anche nella preistoria. Anzi, non esisteva altro.
È infatti dalla banda giovanile - non dalla famiglia come crede chi non ci ha mai pensato - che ha origine il primo gruppo umano organizzato, la prima forma di Stato. I nomi delle più antiche formazioni politiche, in Grecia e a Roma, tradiscono quell’origine: eterìe o fratrìe, gruppi di “eguali” o di “fratelli”, rigorosamente maschili; la curia, o co-viria, drappello di giovani maschi armati.
I coetanei formano un gruppo solido e pericoloso, appartato dalle altre generazioni, segregato dai suoi rituali “segreti” che servono a saldare l’identità di ciascuno con quella del collettivo: a Sparta, il pasto comune degli Spartiati; nelle società dell’Africa o dell’Asia, la “casa degli uomini” riservata ai maschi prima delle nozze, club, tempio e covo della banda giovanile, luogo di riti che le donne della tribù non devono vedere, pena la morte.
Nel mondo italico restano tracce incerte di un rito antichissimo e tremendo, il ver sacrum. Quando la popolazione di un gruppo arcaico diventa eccessiva sulla sua terra, le messi vengono lasciate sui campi; e la verde messe dell’uomo, i maschi adolescenti, viene ugualmente mandata a perire. Il grano biondo è consacrato agli dei inferi; la bionda gioventù espulsa ritualmente, come morta, con il divieto di tornare indietro: dovrà conquistarsi una propria terra nelle tenebre esteriori, nell’ignoto infestato da fiere e da nemici mostruosi. La razza indoeuropea si sparse quasi certamente così, con espulsioni periodiche di eterie, tra l’Asia e l’Europa. La fiaba di Pollicino e dei suoi “fratelli”, mandati a perdere nella foresta primordiale dai genitori incapaci di nutrirli, conserva il ricordo angoscioso di questa dura usanza.
I vecchi, i patres che così la espellevano, sapevano bene che cosa avrebbe sostenuto la banda dei ragazzi esposta alle violenze e alle magie delle terre selvagge: precisamente l’ardimento scervellato, il gregarismo che, crudele verso i “diversi”, si fa disciplina militare; l’esagerata baldanza di tutti che copre la paura di ognuno, l’essere “tutti per uno e uno per tutti”: personalità incipienti, ancora senza identità, e perciò fungibili. È l’età in cui la vitalità accetta alla leggera il rischio mortale, in cui capita di perire per eccesso di voglia di vivere, di farsi uccidere per gioco. O per sport.
È facile manipolare la vitale stoltezza giovanile. Per millenni, i patres l’hanno sfruttata solo per esigenze estreme e superiori, con pia mancanza di scrupoli. I patres hanno sempre saputo che la banda giovanile, pericolosa nella tribù, “serviva” nelle durezze della guerra: dove la morte degli amici, l’ascesi atletica e militare, avrebbero infine fatto delle giovani belve - quelle sopravvissute - degli uomini adulti.
Ortega y Gasset spiega come sia nata così la civiltà romana e ogni altra civiltà: attraverso le prove l'incoscienza giovanile si disciplina e diviene saggezza, il primo nucleo di civiltà. Tutte le tradizioni della Roma arcaica (i Salii, le danze, Romolo e Remo abbandonati all'ignoto) sarebbero la cristallizzazione di questa usanza.
In Giappone esiste tuttora una tappa importante verso l'età adulta (=civile): i maschi adolescenti vengono lasciati liberi di organizzarsi in bande goliardiche cui viene concessa la più ampia libertà.
In Amazzonia e in Siberia il rito del matrimonio conserva evidenti tracce di uno stupro arcaico: la donna viene rapita ai familiari e portata via "contro" la sua volontà. Presso i Mundugumor il matrimonio si consuma nel momento in cui la famiglia della donna "soprende" l'uomo ad aver rapporti con lei.

Citazione
Infatti io ho parlato di controllo, repressione, moralizzazione
Quindi cosa intendi per controllo, moralizzazione ecc.? E cosa proponi?
« Ultima modifica: Settembre 20, 2019, 19:36:34 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #12 il: Settembre 19, 2019, 20:34:01 pm »
Il Matriarcato non è mai esistito (è un mito femminista, è un desiderio femminista, mai provato la sua esistenza dagli storici).

E' vero.
Ne parlarono su uomini3000 i vecchi della questione maschile.


http://www.uomini3000.it/10069.htm



Citazione
Abigor2 22/1/2004, 00:16


Già che ci sono ne propongo un altro di argomento.
Ma questo benedetto Matriarcato a voi risulta esistito veramente nel Passato,oppure è da considerare più che altro una leggenda?






Joker 22/1/2004, 00:30

se è esistito valeva talmente poco che non ci è giunta memoria,
se è una leggenda (femminista) vale quanto una gassosa sgasata(?)



Gianluca 22/1/2004, 04:30

La questione mi sembra di una semplicità banale: se era tanto migliore del patriarcato, perchè non ha resistito nel tempo?
Visto che le donne sarebbero più più più in tutto, allora, perchè non esiste una bella società matriarcale molto simile al Paese di Bengodi?
Dovrebbe esistere, da qualche parte, una società matriarcale di gran lunga più evoluta della nostra, iper-tecnologica, con minimo assoluto di conflitti e di miserie.
C'è sul pianeta Terra una roba simile?
O sono stati gli uomini inferiori a distruggerla?

P.S. Spero che qualche matematico o studioso di logica non abbia letto i ragionamenti di lelen e maledimiele. Perchè farli imprecare come matti?




silverback 22/1/2004, 04:43

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Nella seconda metà dell'Ottocento, lo storico svizzero Johann Jakob Bachofen, sostenne che l'umanità delle origini era basata sul matriarcato, vale a dire sulla supremazia della femmina.
Si diffuse così la tesi che, prima di giungere all'organizzazione patriarcale, l'umanità avesse attraversato una fase matriarcale, in cui la vita era serena, pacifica ed egualitaria.
Le implicazioni di questa teoria non sono di poco conto: essa, infatti, ipotizza una naturalità del predominio femminile, che sarebbe poi stato sconfitto nel corso della storia a prezzo di una dura lotta tra matriarcato e patriarcato.

Essa, inoltre,"storicizza" il concetto di organizzazione sociale, dando al modello di famiglia un carattere culturale, determinato dalle condizioni socio-economiche prevalenti e non innato e universale.
Molti studiosi, attratti da questa ipotesi, ne hanno ricercato la conferma nei reperti archeologici, nei miti e nei testi antichi, riconoscendole una certa validità.
L'ipotesi matriarcale assegna alla femmina delle origini un ruolo di potere mai più riscontrabile nella storia, salvo in alcune piccole comunità cosiddette "primitive", nelle quali si possono trovare ancora oggi, forme di "predominio" femminile.
(Si narra pure che nella metà dell'Ottocento, esistesse in Africa centrale, una tribù di guerriere femmine che venne successivamente sconfitta e massacrata in una feroce battaglia, da dei guerrieri maschi. Le vittime sarebbero state oltre 2000.)

La società matriarcale si sarebbe precisata in epoca Neolitica - all'incirca dal 12.000 al 3000 a.C., a seconda delle diverse aree geografiche.
Mentre gli uomini si dedicavano alla caccia, le donne, che raccoglievano le erbe e i frutti commestibili, avevano modo di osservarne i cicli di crescita.
Iniziarono così a conservare i semi e a tentarne la semina, sorvegliando lo sviluppo delle piante.
Man mano che la produzione aumentava, diventò possibile utilizzare i cereali come alternativa-integrazione alla carne, passando a un controllo consapevole delle risorse naturali attraverso l'agricoltura, che si andò sempre più perfezionando.

Le società nomadi dei cacciatori-raccoglitori si sono così progressivamente trasformate in società agricole stanziali, grazie anche all'introduzione dell'allevamento, attività, anch'essa inizialmente femminile, che garantiva alla comunità una sicura riserva di proteine.
Il procacciamento del cibo cessava quindi di essere un'attività basata soprattutto sulla forza - come nella caccia - e diventava di pertinenza delle femmine, che ora erano in grado di sfamare tutta la comunità, acquistando tra l'altro competenze che gli uomini non avevano.
Il monopolio delle riserve alimentari conferiva alla donna un nuovo potere all'interno della famiglia, che, come ipotizzano alcuni storici, si sarebbe dotata di un'organizzazione matrilineare, riconoscendo giuridicamente la discendenza materna, vale a dire il diritto di successione femminile.

Di conseguenza, le donne godevano di un enorme potere all'interno della società, al punto che si parla di una fase di predominio decisionale e politico femminile, detta ginecocrazia, dal greco "guné", donna e "kratos" potere o matriarcato, il "potere delle madri".
Secondo gli storici, le società matriarcali sarebbero state caratterizzate da un regime comunitario ed egualitario, basato cioè sulla messa in comune delle risorse economiche e sulla mancanza di gerarchie di potere e di distinzione dei ruoli.
L'idea di un'associazione tra potere femminile e regime comunitario deve essersi conservata a lungo nella memoria collettiva, come testimonia, tra l'altro, la commedia di Aristofane "Le donne dell'assemblea" rappresentata ad Atene nel 391 a.C., vale a dire molti secoli dopo la scomparsa del potere matriarcale nell'antica Grecia.
Nella commedia, le donne ateniesi, stanche delle continue guerre, decidono di prendere il potere e di cambiare le regole del gioco, come spiega la protagonista, Prassagora:"...farò che la terra appartenga in comune a tutti, e il denaro, e tutto ciò che ciascuno possiede. Poi, da questi beni comuni noi vi nutriremo, e metteremo tutta la nostra abilità ad amministrarli senza sprechi".



[ L'idea che la visione femminile del potere sia di tipo egualitario, non competitivo e pacifista e quindi non aggressivo, è emersa ripetutamente nel corso della storia, come dimostrano alcuni grandi movimenti ereticali del Medioevo, in cui l'orientamento comunitario si univa a una forte influenza delle donne.
Le femministe degli anni Settanta hanno fatto proprio questo presupposto, sostenendo che l'identità ancestrale femminile ha un carattere ricettivo e protettivo, legato alla maternità e al bisogno di garantire sicurezza alla prole; da qui deriverebbe la maggiore disponibilità alla ricerca di soluzioni pacifiche nei rapporti interpersonali.
In questa prospettiva (dicono le femministe), le manifestazioni irragionevoli e conflittuali, al limite dell'isterismo, espresse così spesso dalle donne sotto forma di litigi, sfuriate, attacchi di rabbia e di ira irrazionale,sarebbero da ricondurre a una condizione di frustrazione indotta, a un'esasperazione dovuta all'emarginazione imposta dall'ordine dominante maschile.
Si tratterebbe dunque (dicono sempre le femministe) di una forma di compensazione reattiva, una pratica di adattamento a condizioni vissute come avvilenti e paralizzanti.
Del resto (aggiungono le solite femministe), la mancanza di autocontrollo, così ripetutamente rimproverata alle donne, non può certo essere considerata un carattere esclusivamente femminile, come dimostrano le tante guerre che da sempre affliggono l'umanità, guerre decise e condotte dagli uomini.
Dunque (concludono) l'irrazionalità femminile sarebbe soltanto una costruzione ideologica appiccicata alla femmina nel corso del tempo e non ascrivibile a una natura originaria.]



L'aumentato potere decisionale conquistato dalle femmine con il controllo delle risorse alimentari si manifestò anche all'interno delle strutture religiose, che cominciavano a delinearsi proprio in quella fase.
Sembra proprio che in molte aree del mondo le forme di religiosità più antiche fossero basate sui culti della Madre Terra o della Grande Madre e accompagnate da riti di propiziazione della fertilità monopolizzati dalle femmine.
Tali riti sono testimoniati dalle statuette votive neolitiche, tra cui spiccano le Veneri steatopigie(dai grandi glutei) o le divinità dalle molte mammelle, che simboleggiano la fecondità femminile.
Le donne diventavano così le uniche detentrici del rapporto con il soprannaturale, le esclusive depositarie dei misteri che legano Cielo e Terra.

Il potere femminile venne sancito da istituzioni politiche e sociali in modi diversi e in epoche diverse, secondo le differenti aree geografiche.
In particolare nel Mediterraneo esso sarebbe continuato fino all'età del bronzo e avrebbe caratterizzato anche la civiltà minoica, sviluppatasi a Creta dal III millennio e terminata attorno al 1500 a.C.
Al centro della religione minoica vi era una donna potentissima, Potnia, simbolo della forza generatrice femminile.
Il suo sposo, il "paredro", svolgeva un ruolo puramente strumentale, in quanto aveva solo il compito di soddisfare sessualmente la Grande Madre, la vera tutrice della riproduzione della specie.

Il fatto che la principale figura religiosa della Grecia minoica fosse una donna assume un significato importante, poiché la struttura religiosa di una società plasma in larga misura il suo sistema di valori; per conoscere il ruolo della femmina all'interno di una determinata civiltà è importante capire come venga definito dalle credenze religiose in essa prevalenti.
E infatti, nella cultura cretese le femmine godevano di una posizione sociale privilegiata rispetto a quella loro riservata nelle altre civiltà coeve.
Le donne minoiche fruivano di una certa libertà di movimento, avevano il ruolo privilegiato di sacerdotesse, potevano amministrare il proprio patrimonio anche dopo essersi sposate, potevano ereditare da un congiunto e divorziare dal marito conservando la dote.

Non vi sono però tracce di una successione matrilineare, se non sporadiche.
Col passaggio dalla civiltà minoica a quella micenea, sviluppatasi a Micene attorno al 1450 a.C. e con il conseguente emergere della figura del guerriero, i caratteri culturali del mondo greco vanno via via modificandosi, trasformando radicalmente lo statuto sociale femminile.

Per concludere questa breve analisi su una supposta età dell'oro della femmina, nell'ambito della civiltà occidentale, bisogna ricordare che sulla sua effettiva consistenza esistono molti ma molti dubbi...
Recentemente, infatti, gli storici si stanno orientando verso un RIDIMENSIONAMENTO dell'IPOTESI MATRIARCALE (perché sono IPOTESI...), ritenendo più corretto parlare di comunità matrilineari, basate cioè sulla discendenza materna e non paterna.

Molti antropologi, poi, parlano del matriarcato in termini di "mito", vale a dire di un'elaborazione fantastica, che rappresenterebbe proprio l'opposto della realtà, il suo inverso, una forma di appagamento immaginario, come quello espresso dalle favole..
L'idea di una società dominata dalle femmine sarebbe quindi, in questa prospettiva, un'inversione mitologica, un "mondo alla rovescia" generato dal bisogno di compensare una realtà brutale e frustrante.
Le donne, insomma, avrebbero elaborato una narrazione fantastica capace di ripagare, nell'immaginazione, le sofferenze subìte.


Non è quindi facile stabilire se il matriarcato sia una leggenda o una realtà.
Se è vero che in molte culture mediterranee si è a lungo mantenuta la memoria di un'ancestrale fase di predominio femminile che ritorna alla luce in occasione di alcuni riti misterici greci e romani riservati alle donne, è altrettanto vero che neanche nella società cretese vi sono sufficienti elementi per parlare di matriarcato; si può parlare, semmai, di condizioni che assegnavano alla femmina una considerevole libertà e dignità sociale.
Lo stesso mito delle Amazzoni, da molti considerato una prova a favore di un'età d'oro matriarcale, deve essere attentamente riconsiderato.

Il nome di queste femmine guerriere, che vivevano in comunità rigorosamente femminili, deriva da "a-mazos", senza seno. Il mito, infatti, narra che esse tagliavano una mammella alle figlie affinché potessero maneggiare meglio la lancia e l'arco.
Per generare figli, si univano a uomini stranieri, che erano ammessi nella comunità come schiavi.
Se il neonato era maschio, veniva ucciso.
Le Amazzoni erano considerate crudeli e prive di qualsiasi sentimento di umanità: la loro linfa vitale era l'odio verso l'uomo, che conferiva loro la rabbia necessaria per essere invincibili in battaglia.

Recentemente, anche questo mito è stato letto come un racconto catartico, elaborato per esorcizzare il potere femminile e per impedire che la tensione tra i sessi si trasformasse in conflitto insanabile; è inoltre molto probabile che questa narrazione servisse a rappresentare un mondo selvaggio e barbaro - come quello formato da sole femmine -, contrapposto a quello armonioso della civiltà, fondato sulla coesistenza pacifica tra i sessi.
Più che un residuo dell'era matriarcale, quindi, il mito delle Amazzoni attesterebbe una situazione esattamente opposta: la volontà di una società dominata dall'uomo di dimostrare l'innaturalità della separazione tra i sessi e l'incapacità delle donne di pervenire a una gestione equilibrata e stabile della società.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline Frank

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #13 il: Settembre 19, 2019, 20:54:30 pm »
santiago

Citazione
In Natura lo “stupro”, ciò che gli etologi definiscono coito coercitivo, è un modus operandi molto comune per ottenere dei rapporti sessuali con una femmina nella maggior parte delle specie, anche tra i primati.


Vero anche questo.
In merito il biologo Randy Thornhill e l'antropologo Craig T. Palmer, scrissero questo libro,
"A Natural History of Rape: Biological Bases of Sexual Coercion"

che all'epoca (nel 2000) scatenò un putiferio nei soliti Stati Uniti.
https://en.wikipedia.org/wiki/A_Natural_History_of_Rape
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline Vicus

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Re:Termini dispregiativi legati al sesso. Scarso onore femminile.
« Risposta #14 il: Settembre 19, 2019, 21:09:24 pm »
Abbiamo appurato che lo stupro è comune nella specie umana e diffuso nelle popolazioni arcaiche. Quindi, cosa vogliamo proporre? Lo stupro "libero" di massa?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.