Autore Topic: Figli strappati ai padri: l’infanzia violata dagli orchi umanitari  (Letto 1197 volte)

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Offline Vicus

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Notate la costante dei figli strappati ai padri, in questo caso per darli all'ex moglie divenuta lesbica. Non vi perdete i grassetti:

Ma ha visto i suoi titoli? Si rende conto che parla di un professionista con un curriculum coi fiocchi e un numero enorme di incarichi? E quindi: come si permette lei di mettere in dubbio la competenza dell’esperto?

Così che si sente rispondere un genitore che si prenda la briga di vigilare sull’operato dello psicologo di turno sguinzagliato a scuola e libero di riversare su tutti, volenti e nolenti, la sbobba tossica incamerata in anni di formazione accademica e di esperimenti sul campo. A me è capitato personalmente non più tardi di un mese fa, nell’interpellare il dirigente in merito alle lezioni tenute a sorpresa da uno di questi psicoeducatori in gran carriera.

Si aggirano per le classi, a procacciarsi clientela sempre fresca, torme di “professionisti” esenti da ogni tipo di controllo in virtù del patentino istituzionale; gente la cui competenza e moralità è, per definizione, assorbita nei titoli. Le ingerenze e gli abusi educativi si sprecano, ma i responsabili paiono intoccabili. Sono “esperti”.

E nel fantastico mondo degli esperti, il nostro mondo evoluto, uno che si conquista il titolo magico ha il lasciapassare per entrare dappertutto, fin nelle pieghe più intime e private della personalità di individui in fase delicatissima di maturazione, oltre a una franchigia permanente a copertura della propria attività, quale che essa sia.

ANGELI E DEMONI REGGIANI Esperti erano anche quelli del giro di Reggio Emilia emerso dall’inchiesta “Angeli e demoni”. Un’inchiesta partita dalla denuncia di un papà al quale erano stati tolti i figli dai servizi sociali, per essere affidati alla madre diversamente accompagnata alla nuova concubina lesbica. Per cancellare il padre dai ricordi, la premurosa esperta è arrivata a simularne il funerale, il lutto bisogna pur elaborarlo.

Nel capoluogo emiliano è stata scoperchiata una cloaca immonda di barbarie, di ferocia, di abominio, di perversione, di sadismo, della più marcia corruzione. Una cloaca cui corrisponde, dalla parte delle vittime, impotenti e indifese, un abisso di dolore infinito, sul quale nemmeno si riesce a fermare lo sguardo tanto rivolta le viscere a chi conservi un residuo di umanità. Viene istintivo, ad un genitore, provare a immaginarsi nei panni di quei padri, di quelle madri, di quei bambini, che si sono trovati per un insulto gratuito del destino a incrociare sulla propria strada la macchina implacabile del male. Ma è insostenibile persino la proiezione di tanta sofferenza cieca, totale, senza scampo.

Si è materializzato improvvisamente davanti a ognuno noi un grumo di vergogne che va sgarbugliato con pazienza perché è fatto di tanti fili intrecciati. Motivo ricorrente, nella vicenda, è il deliberato annientamento del padre: annientamento fisico attraverso il distacco, e annientamento psicologico attraverso la costruzione di un mostro, secondo la migliore narrazione del femminismo radicale lesbico che odia il maschio e fa del parricidio il suo cavallo di battaglia.

Ciò che atterrisce nell’immediato è, ancora una volta, la capillarità e l’estensione della rete criminosa, che si dispiega su scala istituzionale e coinvolge ampi strati dell’apparato amministrativo, educativo, assistenziale, impegnati di concerto nell’allestimento dell’ingranaggio infernale concepito per stritolare serialmente bambini e genitori e distruggere programmaticamente famiglie incolpevoli. Non è dato comprendere dove, in questi soggetti, finisca la patologia e dove cominci la malvagità allo stato puro scatenata dalla avidità di denaro, dal vuoto di principi, dal delirio di onnipotenza e dal letargo della ragione. L’uomo nero non è più il maniaco isolato, il disadattato, il relitto umano: è diventato mostro diffuso, travestito da benefattore o da uomo delle istituzioni. Si muove sicuro dietro l’usbergo umanitario. È un orco dall’aspetto rassicurante e rispettabile. Risponde a telefoni azzurri.

Non può non sconcertare questa alchimia ambientale capace di produrre una vera e propria filiera industriale che fa della disintegrazione di famiglie in carne e ossa il proprio business perverso. Fino a recidere con spietatezza bestiale gli altrui legami di sangue e gli affetti più intensi che affondano nella carne e nello spirito di ogni essere umano, trascinando via con sé ogni compassione.

Strappati ai genitori dai servizi sociali con pretesti apparecchiati ad arte – abusi inventati dal nulla, traumi inesistenti, prove manipolate, deposizioni estorte attraverso metodi suggestivi e scosse elettriche per alterare lo stato della memoria e riprogrammarla (la «magica macchinetta dei ricordi», come veniva presentata ai piccoli, ossia un congegno a impulsi elettromagnetici capace di «aprire lo scatolone del passato e rievocare le cose brutte vissute, senza fidarsi delle persone che dicono di volerti bene») – i bambini erano affidati alle cure di un circuito di psicologi e psicoterapeuti privati facenti capo alla Onlus “Hansel e Gretel” di Moncalieri, la quale ne usciva rimpinzata di sussidi, rimborsi gonfiati, emolumenti vari, per un giro di affari di centinaia di migliaia di euro.

L’impianto poggiava su di una premessa categorica: «costruire un’avversione psicologica dei minori per la famiglia di origine». Gli indagati – a detta degli inquirenti – la perseguivano «attraverso una percezione della realtà e della propria funzione totalmente pervertita e asservita al perseguimento di obiettivi ideologici non imparziali». In pratica, la diagnosi fasulla di una patologia post-traumatica era la condizione necessaria per far scattare la presa in carico dei minori da parte della Onlus piemontese.

In particolare, di uno dei perni della organizzazione, identificato nella dirigente dei Servizi sociali dell’Unione Comuni Val d’Enza, tale Federica Anghinolfi – attivista LGBT, legata ad alcune lesbiche affidatarie dei minori sottratti alle famiglie – gli atti affermano che sarebbero «la sua stessa condizione personale e le sue profonde convinzioni a renderla portata a sostenere con erinnica perseveranza la “causa” dell’abuso da dimostrarsi “ad ogni costo”». Presso gli affidatari, peraltro, si sono verificati almeno due casi di stupro, a conferma della lordura endemica dell’intero sistema “assistenziale”.

I carabinieri hanno ritrovato accatastati in un magazzino decine e decine di lettere e di regali mandati dai genitori ai figli lontani e mai consegnati. Mai arrivati a destinazione. Non si riesce a immaginare tanta crudeltà. Tutta la rete degli affidi e dei servizi di psicoterapia, così come il contorno “culturale” dei convegni a tema, dei master e dei corsi di formazione, con relativi incarichi di docenza, si reggeva grazie alla copertura dell’amministrazione comunale piddina di Bibbiano, dell’autorità giudiziaria minorile, di liberi professionisti assortiti (medici compiacenti e avvocati per l’assistenza legale continuata).

IL MODELLO PEDAGOGICO SINISTRO Il centro “Hansel e Gretel” intorno a cui ruotava il piano criminoso è lo stesso da cui provenivano le psicologhe coinvolte nella vicenda dell’inchiesta “Veleno” che alla fine degli anni Novanta ha sconvolto la bassa modenese: allora furono sedici i bambini portati via alle famiglie dai servizi sociali e mai più tornati a casa nonostante le indagini abbiano acclarata l’innocenza dei genitori.

È evidente come, anche al di là della connessione soggettiva tra le due vicende che hanno in comune parte delle maestranze, siamo in presenza di un pattern studiato per essere riprodotto e riproducibile. La dice giusta Di Majo, quando in questa ultima circostanza attacca frontalmente il PD scrivendo su Facebook: «Quello che viene spacciato per un modello nazionale a cui ispirarsi sul tema della tutela dei minori abusati, il modello “Emilia” proposto dal PD, si rivela oggi come un sistema da incubo».

A ben guardare, l’incubo non è prerogativa della sola Emilia Romagna. Anzi, il germe originario di quel modello è attribuibile ad un altro storico feudo elettorale della sinistra. La mente non può non andare alla toscanissima cooperativa del Forteto, sulle colline del Mugello: il primo vero esperimento socio-educativo ispirato al donmilanismo e fondato sull’abuso sistematico e sulla violenza fisica e psichica esercitata a danno dei minori e dei disabili affidati alla struttura. Fiesoli e i suoi adepti teorizzavano il rifiuto della famiglia d’origine come strumento di liberazione individuale e imponevano l’omosessualità e persino la zoofila come mezzi di purificazione.

Anche in quel caso, la struttura si è potuta reggere troppo a lungo grazie alla complicità delle istituzioni, delle autorità politiche e intellettuali della sinistra locale e nazionale, sempre lautamente finanziata dalla regione anche dopo le denunce e le condanne, sempre incredibilmente decantata dagli “esperti” come fiore all’occhiello del sistema delle cooperative toscane, al punto da generare una fondazione omonima deputata a organizzare percorsi didattici per le scuole e corsi di formazione per educatori.

Il caso reggiano, a ben vedere, non è affatto quindi un fenomeno inedito, ma solo una nuova drammatica applicazione di un vecchio progetto pedagogico di marca progressista, parte di un ben più ampio programma di distruzione della famiglia e di scardinamento di quell’ordine naturale che nella famiglia ha la sua prima e principale manifestazione.

Le teorie di Engels, che considerava la famiglia patriarcale la forma primigenia di oppressione di classe – e per questo ne auspicava la demolizione per ottenere la liberazione della donna dalla schiavitù della riproduzione – nel modello pedagogico della sinistra moderna, pseudoegualitaria e veterofemminista, si fondono con l’omosessualismo e producono come frutto maturo le mostruosità di cui sopra. La matrice culturale tanto del Forteto quanto delle depravate reti emiliane è la medesima e affonda nell’orizzonte di riferimento della sinistra libertaria e umanitaria che ha conquistato indisturbata il monopolio della psico-socio-pedagogia nostrana approfittando del sonno dei più e dell’inerzia di troppi. Così, può capitare di svegliarsi un giorno e di essere costretti dalla cronaca ad aprire gli occhi su una realtà devastante: l’educazione dei bambini, dei nostri bambini, è nelle mani di un imponente esercito ideologizzato e infiltrato da spietate organizzazioni criminali.

DALLE COOP SOCIALI ALLE COOP ECCLESIALI Come dichiara senza giri di parole Alessandro Meluzzi, le cooperative sociali attive nel mercato dei minori e investite degli affidi sono le stesse «che si sono dedicate al lucrosissimo mercato dei migranti». Un altro gigantesco business del mondo delle cooperative, opere pie consacrate al culto di Soros.

Su ambedue i versanti, migratorio e minorile, proliferano apparati contigui ai bassifondi della neochiesa senza Dio, i cui impiegati si trovano equamente divisi, nel corpo come nello spirito, tra l’amore per i migranti e la passione per i fanciulli.

Il donmilanismo, del resto, è stato il nido dell’ideologia educativa e pedagogica che è sfociata negli orrori tosco-emiliani e il cattocomunismo è il brodo di coltura dell’umanitarismo ipocrita e peloso che sorregge gli abomini contemporanei, tutti conditi dall’afflato buonista dell’amore senza confini. Dalla Casita de Diòs al dossier Viganò, i trofei della chiesa postcattolica non hanno nulla da invidiare alla tragica miseria di quelli del mondo postmoderno, solo aggiungono la carica sacrilega che dilata lo scandalo sul piano trascendente. Del resto, una chiesa dimentica di Dio e tutta protesa a scimmiottare il mondo non può che giungere, per una corsia preferenziale, ai massimi termini dell’abbruttimento umano.

Ed è bello scoprire come l’accolita del “Centro Studi Hansel e Gretel”, con i suoi vari “esperti” ora indagati o finiti in manette, organizzi master per insegnare la cura del trauma o la gestione e lo sviluppo delle risorse emotive insieme alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma, e come l’Unione Val d’Enza e la Ausl di Reggio Emilia siano in prima fila a patrocinare le belle iniziative. A conferma di quanto sia radicato e stretto il sodalizio tra chiesa adulterata, cattolicume benpensante e attivismo sinistrorso nel perseguire gli stessi obiettivi degenerati.

Eccoli dunque di nuovo tutti qui, in formazione completa: sono i nuovi mostri nel tempo dell’espertocrazia. Bazzicano le scuole, le stanze del potere, le accademie sacre e profane, e sono legittimati a mettere le mani nelle vite e nelle anime altrui decidendo insindacabilmente dei destini di esseri indifesi. Ben venga la gogna pubblica per l’orrore emiliano, se servirà a svegliare qualcuno, purché questo qualcuno capisca che non abbiamo a che fare con un bubbone localizzato, ma con la manifestazione acuta di una grave e risalente patologia sistemica.

Elisabetta Frezza

https://www.ricognizioni.it/linfanzia-violata-dagli-orchi-umanitari/
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.