Autore Topic: Meglio le donne italiane o le straniere?  (Letto 27965 volte)

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Offline Vicus

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #135 il: Gennaio 17, 2019, 19:34:07 pm »
Interrompo un attimo il vostro dialogo sui massimi sistemi per sottolineare una caratteristica del mondo cinese: i cinesi delle ex colonie occidentali (Honk Kong, Singapore, Taiwan, Macao, etc) sono da evitare come la peste se si va in cerca di una donna di mentalita' non occidentale.

Infatti questi cinesi "imbastarditi" si piccano di essere diversi e per certi versi opposti rispetto ai cinesi della Madrepatria, e fanno di tutto per assomigliare il piu' possibile agli occidentali.

Un po' come gli svizzeri ticinesi che manifestano disprezzo per gli italiani, questi cinesi delle ex colonie odiano essere accostati ai cinesi della Madrepatria e per cio' fanno di tutto per distinguersi da  essi e per assomigliare il piu' possibile agli occidentali, che per loro restano un modello economico e sociale da imitare.
In effetti è un dialogo sui massimi sistemi, che vale quanto un topic nostalgico sui Savoia.

La donna in questione era filippina ma lavorava a Singapore e aveva rapidamente assorbito la mentalità del luogo, come affermano altri che hanno avuto storie con asiatiche: "funzionano" meglio nel loro Paese, dove il tessuto sociale e familiare le mantiene in carreggiata.

Per il resto posso confermare quanto dici, avendo passato una serata in compagnia di amici tra cui una di Taiwan che studiava a Milano e
aveva una mentalità fortemente occidentalizzata.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #136 il: Gennaio 17, 2019, 22:39:11 pm »
Credo che si faccia molta confusione sul comunismo.

Premesso che il comunismo/socialismo non è il sistema perfetto, tale sistema tuttavia non ha nulla a che vedere con il liberalismo-liberismo socialdemocratico che oggi domina in Europa (e in parte del mondo) e che viene spesso associato al socialismo/comunismo. Per capirci, le femministe (e i femministi), gli antifa, i colorati proimmigrazione sarebbero stati presi a calci in c...lo nei paesi comunisti.
Dai Paesi comunisti difficilmente si usciva e si entrava, ponendosi quindi a distanza netta dalla sinistra proimmigrazione-frontiere aperte di oggi.

Paradossalmente, da un punto di vista strettamente pragmatico (ma altamente benefico a posteriori), la sopravvivenza del comunismo nei Paesi dell'Est avrebbe evitato molto dello schifo a cui siamo sottoposti oggi:
- Immigrazione incontrollata di massa
- Impoverimento sostanziale di milioni di europei
- Aumento della criminalità
- Guerre in Medioriente
- Diffusione dell'Islam
- Strapotere dell'ideologia consumistica (in cui metto anche il femminismo con annessi e connessi)





Offline Frank

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #137 il: Gennaio 17, 2019, 23:56:52 pm »
Paradossalmente, da un punto di vista strettamente pragmatico (ma altamente benefico a posteriori), la sopravvivenza del comunismo nei Paesi dell'Est avrebbe evitato molto dello schifo a cui siamo sottoposti oggi:
- Immigrazione incontrollata di massa
- Impoverimento sostanziale di milioni di europei
- Aumento della criminalità
- Guerre in Medioriente
- Diffusione dell'Islam
- Strapotere dell'ideologia consumistica (in cui metto anche il femminismo con annessi e connessi)

Sì, ma vedi, quello comunista era, per forza di cose, un sistema destinato a implodere, perciò a posteriori si possono fare tutte le congetture possibili.
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline Vicus

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #138 il: Gennaio 18, 2019, 00:05:59 am »
Per Augusto Del Noce il presente è la logica inevitabile evoluzione del comunismo (ma anche di altre ideologie totalitarie).
Il femminismo e il mondialismo hanno sempre fatto parte delle sinistre storiche.
Il comunismo all'Est, con le sue donne nei cantieri (ammesso che sia vero e che fosse la regola) è durato un po' di tempo, solo grazie a un feroce sistema repressivo. Poi è imploso, come sta implodendo la sua attuale evoluzione.
Un sistema sociale fallimentare non può essere preso a modello del futuro, né è razionale affermare che il comunismo potrebbe sussistere senza la Stasi: tutti i Paesi comunisti erano Stati di polizia, che hanno causato decine di milioni di vittime, quasi sempre poverissimi e da cui tutti volevano fuggire a qualsiasi costo.
Quindi anche se il femminismo era meno virulento (ma erano altri tempi) e non c'erano migrazioni (per la stessa ragione) non è un modello desiderabile né ripetibile in modo durevole.
« Ultima modifica: Gennaio 18, 2019, 00:32:07 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Frank

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #139 il: Gennaio 18, 2019, 00:18:30 am »
Un sistema sociale fallimentare non può essere preso a modello del fuituro, né è razionale affermare che il comunismo potrebbe sussistere senza la Stasi: tutti i Paesi comunisti erano Stati di polizia, che hanno causato decine di milioni di vittime, quasi sempre poverissimi e da cui tutti volevano fuggire a qualsiasi costo.
Quindi anche se il femminismo era meno virulento (ma erano altri tempi) e non c'erano migrazioni (per la stessa ragione) non è un modello desiderabile né ripetibile in modo durevole.


Calcola che in Albania, ai tempi di Enver Hoxha, alla popolazione albanese era vietato l'uso della televisione e in alcuni casi persino ballare o cantare una canzone che ricordasse lo stile di vita occidentale, pena l'ergastolo.

La repressione politica di Hoxha in Albania provocò migliaia di vittime.
Il Washington Times il 15 febbraio 1994 stimò da 5.000 a 25.000 esecuzioni politiche, mentre il WHPS ha stimato l'esistenza di 5.235 oppositori del regime giustiziati dal 1948 al 1952.

https://www.repubblica.it/venerdi/reportage/2017/10/04/news/albania_anno_zero_campi_concentramento_spie_polizia_segreta-177357527/

Citazione
La sede della polizia segreta diventa un museo, i suoi archivi resi pubblici, i campi di concentramento saranno dei memoriali. Il Paese delle aquile fa i conti col passato. Troppo tardi? 
di Matteo Tacconi

04 ottobre 2017
TIRANA. Si entra da un cancello arrugginito e ammaccato. Appena oltre c’è un cane, incatenato, che sonnecchia davanti a una palazzina grigia fatiscente, senza tetto né finestre. E così sono tutte le altre lì vicino. Sono sdraiate intorno a un grosso rettangolo d’erba secca, dove ci sono una mucca e un gregge di pecore al pascolo, e galline che saltellano. Sembra una fattoria, certo improvvisata, ma è il campo di concentramento di Tepelene. E questi ruderi erano le baracche dei prigionieri e il comando delle guardie.

Situato nel sud dell’Albania, rimase attivo dal 1949 al 1954 ma tanto bastò per farlo passare alla storia come uno dei luoghi più infami del regime comunista. Ci finivano soprattutto mogli e figli di uomini invisi al regime. Le condizioni erano terribili, ricorda Lek Pervizi, che da ragazzo qui trascorse degli anni. «C’era sempre un gran vento e d’inverno faceva molto freddo, ma nei rifugi non avevamo nulla per coprirci. Il lavoro era massacrante. Si dovevano portare al campo tronchi o pesanti fastelli di legno». Li si andava a prendere sulle montagne alle spalle del campo e per farlo si attraversava il fiume  che passa qui vicino, nei suoi punti guadabili. 


Vi morirono in tanti. Anche bambini. «Trecento persero la vita, per la fame, il freddo e la dissenteria causata dalle condizioni igieniche terribili. La dittatura provava soddisfazione nel farci soffrire», sostiene Simon Mirakaj. Lui era bambino quando finì qui con la famiglia. «Mangiavamo una specie di minestra, e sopra ci ballavano i vermi», ricorda una terza sopravvissuta, Rudina Dema.  Tutti e tre sono venuti a Tepelene a piantare degli alberelli: il primo, simbolico passo di un percorso che in futuro porterà alla costruzione di un memoriale per le vittime. Ora a ricordarle c’è solo una lapide di marmo bianco.

Sovrintende al progetto l’Autorità per le informazioni sui documenti della Sigurimi (Aidssh), i famigerati servizi segreti del regime. È nata pochi mesi fa, perché soltanto adesso l’Albania ha reso pubblici i fascicoli, a quasi trent’anni dal crollo della dittatura, avvenuto nel 1991, e in netto ritardo rispetto agli altri Paesi dell’Est. Ma è comunque un passaggio importante. Pur se tardivamente, si è cominciato a scavare in un passato denso di tragedie.

Il dittatore comunista Enver Hoxha, che restò al potere fino alla morte, nel 1985, aveva creato un apparato di sorveglianza e repressione efficiente e violento. «L’Albania era una grande prigione» spiega Gentjana Sula, la direttrice della Aidssh, che oltre a gestire i file della Sigurimi promuove il “Percorso per la buona memoria”. «C’erano campi ovunque, la gente vi restava per anni, persino decenni. È triste che dopo il 1991 nessuno abbia mai pensato seriamente di preservarli. Dobbiamo farne dei luoghi per la coscienza. Il progetto su Tepelene è una nostra priorità, serve a svelare il vero volto del regime».Nella sede dell’Autorità, a Tirana, Sula ci concede di visionare rapidamente alcuni documenti. E poi parla del primo dossier aperto, e delle cose che ha rivelato. «È stato quello di Musine Kokalari, la prima donna a pubblicare un romanzo in Albania. Fondatrice del Partito socialdemocratico, fu incarcerata e in seguito costretta ai lavori forzati fino alla morte, nel 1981. Dalle carte, richieste dalla sua famiglia, abbiamo constatato che prima dell’arresto fu controllata da una rete di ventotto persone tra agenti e informatori, e sottoposta a pressioni psicologiche. Ma abbiamo trovato anche quello che scrisse in carcere, soprattutto appunti sulla sua idea di Albania. Malgrado tutto, non smise mai di immaginare un Paese diverso». Dunque i fascicoli possono raccontare non solo l’oppressione, ma anche la resistenza morale. E la società civile ha voglia di sapere. «Si è creato un momento favorevole per lo studio del passato. Gli albanesi, i giovani in particolare, lo ritengono un fatto che rafforza la democrazia. E ogni giorno, leggendo i giornali, si viene a sapere di mostre, dibattiti e varie iniziative». Tra le ultime, e più importanti, c’è la Casa delle Foglie (vedi box a lato, ndr): nell’ex sede operativa della Sigurimi, nel cuore di Tirana, è stato inaugurato a maggio un centro documentazione su tecniche e strumenti di sorveglianza.

Le aperture sul passato si spiegano in vari modi. Tra questi, la trasparenza richiesta dall’Europa, al cui tavolo l’Albania vorrebbe in futuro sedersi, e il fattore tempo: ne è passato ormai tanto e difficilmente salteranno fuori grossi scandali. I politici che ebbero o hanno un legame con il vecchio regime, più o meno diretto, si sentono ormai tranquilli. Non c’è più ragione di tenere i dossier nella polvere.

Questo lungo silenzio, voluto dalla politica e accettato da tanta gente compromessa per aver spiato o denunciato, «ha creato una vera e propria amnesia storica. C’è da credere che la ricerca della verità non sarà un fenomeno così potente» ragiona il regista Fabian Kati, ex detenuto politico. Un altro ex dissidente, l’intellettuale Fatos Lubonja, teme invece che la discussione sul passato resti ostaggio di una tendenza che attraversa tutta la storia contemporanea albanese: il giudizio “clanico”. «Sotto il comunismo, quando veniva scoperto un “nemico del popolo”, tutta la sua famiglia veniva condannata. Adesso funziona più o meno allo stesso modo. Si delegittima qualcuno tramite la biografia dei suoi parenti. Ma la questione non è vedere da dove viene una persona, né limitarsi a verificare cosa fece durante il comunismo. Bisogna capire come funzionava il sistema, per far sì che certe cose non si ripetano».

Kati, per soli due anni, e Lubonja, per nove, furono detenuti a Spac, a nord di Tirana. Altro posto terribile. Carcere e lavori forzati. I prigionieri venivano impiegati in una miniera di rame e pirite. «Lì dentro era caldissimo, dovevamo stare a torso nudo» racconta Kati. «Fuori invece, d’inverno, il clima era molto rigido. Spac era un mondo indescrivibile, un vero inferno». «Senza una distanza razionale, se la vivi solo emotivamente, una vita come quella ti distrugge», aggiunge Lubonja, che ha trovato proprio nella missione di scrivere di Spac il distacco che lo ha salvato. Come Tepelene, anche Spac è in rovina. Oltre all’incuria, ha subìto il saccheggio. Dopo il 1991 la gente si portò via di tutto: ferro, legno, mattoni. Vigeva l’anarchia. Spac è stato dichiarato monumento nazionale nel 2007 e pure qui c’è l’idea di fare un museo, o qualcosa del genere.

È già passato molto tempo, ma forse ne serve ancora. «Dobbiamo far luce negli angoli della storia, e questo espone sia gli ex detenuti, sia chi li opprimeva. L’Albania ha iniziato solo ora a fare i conti con il passato, quindi la strada è lunga», riflette Lejla Hadzic, responsabile di Cultural Heritage Without Borders, ong svedese che coordina l’iniziativa per Spac. Da poco sono partiti i lavori, i primi in assoluto, di restauro conservativo. E poi resta ancora aperta la questione della miniera, non esaurita. La sfrutta una compagnia privata. «Le attività si svolgono fuori dallo spazio dichiarato monumento nazionale, ma di fatto ricadono all’interno dell’area dove lavoravano i prigionieri, e questo innesca una tensione storica», dice John Eaton, collega di Hadzic. Accanto ai ruderi passano camion ribaltabili carichi di minerali, e sollevano un gran polverone.

(6 ottobre 2017)
« Ultima modifica: Gennaio 18, 2019, 00:33:37 am da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #140 il: Gennaio 18, 2019, 00:35:11 am »
Calcola che in Albania, ai tempi di Enver Hoxha, alla popolazione albanese era vietato l'uso della televisione e in alcuni casi persino ballare o cantare una canzone che ricordasse lo stile di vita occidentale, pena l'ergastolo.
Questa non la sapevo :ohmy: E vogliamo tornare a questo? C'è sicuramente di meglio.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #141 il: Gennaio 18, 2019, 00:52:33 am »
Questa non la sapevo :ohmy: E vogliamo tornare a questo? C'è sicuramente di meglio.

Di recente ne ho parlato anche con due albanesi residenti in Italia da molti anni, fra cui uno* che ce l'aveva con Salvini, i quali confermavano tutto ciò; ma solo perché ero stato io a deviare il discorso...
Altrimenti puoi pure star certo che i suddetti si guardano bene dal parlare delle loro magagne - passate e presenti - di spontanea volontà.
In questo sono l'esatto opposto degli italiani - specie se di sesso maschile -, che nella grandissima maggioranza dei casi godono come matti ad autoflagellarsi in presenza di stranieri.

@@

* Il tipo condivideva anche le tesi di coloro che considerano quello italiano "il popolo più razzista d'Europa"...  :doh: ed aggiungeva che "non è giusto chiudere i porti", bla bla bla... (son fatti con lo stampino).
Allorché gli ho fatto notare che alcuni suoi connazionali considerano quello albanese un popolo decisamente più razzista di quello italiano,** e al tempo stesso gli ho chiesto:
"Se io venissi a casa tua a romperti i coglioni, cosa faresti...? Ed inoltre, quanti immigrati africani avete in Albania...?"
Diciamo pure che alle mie domande gli si è un po' incartato il cervello...

@@

** Naturalmente non condivideva...

«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #142 il: Gennaio 18, 2019, 00:56:04 am »
Anche loro hanno risposte prefabbricate dalla propaganda mediatica, che del resto è una loro specialità. Appena devono usare il cervello, si inceppano.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #143 il: Gennaio 18, 2019, 01:01:44 am »
Anche loro hanno risposte prefabbricate dalla propaganda mediatica, che del resto è una loro specialità. Appena devono usare il cervello, si inceppano.

Infatti.
Peraltro, la gran parte di loro, è realmente limitata e incapace di buttar giù ragionamenti sensati, obiettivi e intelligenti.
Sentir parlare un albanese o un rumeno di certe questioni, è un po' come ascoltare una femmina occidentale moderna che tratta le tematiche relative al rapporto tra i due sessi, cioè una schifezza.
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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #144 il: Gennaio 18, 2019, 09:50:12 am »
Il femminismo e il mondialismo hanno sempre fatto parte delle sinistre storiche.

Rispertto la tua opinione, ma, a mio parere, il comunismo storico, cioè quello che ha avuto luogo nei Paesi dell'Est, è stato sostanzialmente un nazionalismo comunista (o comunismo nazionale). Semmai inter-nazionalista. Cosa ben diversa da mondialista proimmigrazione della sinistra di oggi. Il globalismo è un prodotto del capitalismo sul fronte economico e del liberalismo sul fronte dei diritti civili. Che poi la sinistra si sia impossessata di questi temi, non ci piove.

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #145 il: Gennaio 18, 2019, 11:47:25 am »
Rispertto la tua opinione, ma, a mio parere, il comunismo storico, cioè quello che ha avuto luogo nei Paesi dell'Est, è stato sostanzialmente un nazionalismo comunista (o comunismo nazionale). Semmai inter-nazionalista. Cosa ben diversa da mondialista proimmigrazione della sinistra di oggi. Il globalismo è un prodotto del capitalismo sul fronte economico e del liberalismo sul fronte dei diritti civili. Che poi la sinistra si sia impossessata di questi temi, non ci piove.
Il femminismo è il figlioccio prediletto del liberalismo, col socialismo non c'entra una sega.
Marx ed Engels parlavano in termini di lotta di CLASSE, NON di GENERE.
Quella ce l'hanno infilata dentro a forza negli anni 70 nei paesi occidentali, perché volevano andare al potere a tutti i costi e i voti non gli bastavano, così ci hanno infilato dentro di tutto e si sono imbarcati pure quelle quattro lesbiche invasate per tentare di acchiappare qualche voto in più.
Ovviamente, al potere non ci sono andati uguale.

Online Massimo

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #146 il: Gennaio 18, 2019, 12:01:50 pm »
Il femminismo è il figlioccio prediletto del liberalismo, col socialismo non c'entra una sega.
Marx ed Engels parlavano in termini di lotta di CLASSE, NON di GENERE.
Quella ce l'hanno infilata dentro a forza negli anni 70 nei paesi occidentali, perché volevano andare al potere a tutti i costi e i voti non gli bastavano, così ci hanno infilato dentro di tutto e si sono imbarcati pure quelle quattro lesbiche invasate per tentare di acchiappare qualche voto in più.
Ovviamente, al potere non ci sono andati uguale.
Però hanno creato un sacco di problemi agli uomini occidentali in generale. Le leggi antiuomo e l'applicazione del diritto di famiglia a senso unico esclusivamente pro-donna hanno avuto le stesse conseguenze devastanti  di una presa di potere da parte di lesbo-femministe le quali sono perfettamente consapevoli che questo è il massimo ottenibile e oltre non si può andare.

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #147 il: Gennaio 18, 2019, 12:42:57 pm »
Però hanno creato un sacco di problemi agli uomini occidentali in generale. Le leggi antiuomo e l'applicazione del diritto di famiglia a senso unico esclusivamente pro-donna hanno avuto le stesse conseguenze devastanti  di una presa di potere da parte di lesbo-femministe le quali sono perfettamente consapevoli che questo è il massimo ottenibile e oltre non si può andare.
Sicuro.
Solo che l' "eurocomunismo" col socialismo non aveva nulla da spartire, e negli ultimi decenni lo hanno potuto constatare pure i ciechi.
Era un pezzo della classe dirigente dei partiti comunisti dei paesi europei, composto da individui senza scrupoli, borghesi di famiglia benestante (come lo era lo stesso Berlinguer) che volevano semplicemente arrivare al potere a tutti i costi e per questo ne hanno fatte letteralmente di ogni.
Uno dei personaggi di spicco era Napolitano, per dire. Era quella gente lì.
https://it.wikipedia.org/wiki/Eurocomunismo
"questa "svolta" fu un mero tatticismo per ampliare il proprio consenso popolare nei confronti soprattutto dei lavoratori appartenenti al ceto medio ed occupati nel pubblico impiego, dei nuovi movimenti sociali, come il femminismo e l'ecologismo"
..punto.
L'eurocomunismo è il padre spirituale del PD, partito che sta al socialismo come i vampiri all'aglio.
« Ultima modifica: Gennaio 18, 2019, 12:56:30 pm da gluca »

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #148 il: Gennaio 18, 2019, 13:01:00 pm »
Rispertto la tua opinione, ma, a mio parere, il comunismo storico, cioè quello che ha avuto luogo nei Paesi dell'Est, è stato sostanzialmente un nazionalismo comunista (o comunismo nazionale). Semmai inter-nazionalista. Cosa ben diversa da mondialista proimmigrazione della sinistra di oggi. Il globalismo è un prodotto del capitalismo sul fronte economico e del liberalismo sul fronte dei diritti civili. Che poi la sinistra si sia impossessata di questi temi, non ci piove.
All'Est c'era una componente nazionalista, ma i Paesi comunisti erano un unico blocco: le decisioni importanti (e non) le prendeva Mosca.
Il femminismo era meno decadente del nostro ma c'era eccome, le "quote rosa" sulle navicelle spaziali parlano da sole.
All'Ovest il femminismo come l'internazionalismo sono sempre stati cavalli di battaglia del PCI da ben prima del '68.

Comunque anche la tua lettura è plausibile, del resto anche il capitalismo è stato essenzialmente nazionalista fino agli anni '90.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #149 il: Gennaio 18, 2019, 16:33:40 pm »
Quando un uomo spende dei soldi, lo fa per acquistare una determinata cosa, e il fine è avere quella cosa, perché è quella cosa che vuole: un uomo i soldi li spende.
Quando li spende una donna, dell'acquisto fatto gli interessa poco o niente, perché è il fatto di spendere a mandarla in sollucchero: i soldi tende molto più a sperperarli che a spenderli, o, meglio, tende a spendere il meno possibile per avere la possibilità di sperperare il più possibile (tipicamente, in una coppia, le spese di casa le paga lui con il suo stipendio, mentre quello di lei va, per la maggior parte, in vestiti e scarpe che butta via e ricompra in continuazione).
Per questo motivo dico che il femminismo è il figlio prediletto del capitalismo: semplicemente, sono simbiotici. Il secondo ha bisogno del famelico sperpero femminile per stare in piedi, il primo permette al secondo di stare in piedi perché in tal modo consente alle donne di perpetuare lo sperpero compulsivo, il quale, rappresenta un disturbo del comportamento che, latente o manifesto, hanno nel DNA.
Solo che tutto ciò avviene a danno della controparte maschile, e non potrebbe essere altrimenti.
Il capitalismo è ostile nei confronti degli uomini semplicemente perché è una forma di organizzazione della società a misura di donna.
Ha connotati diversi solo nelle società contraddistinte dall'indigenza generalizzata, e solo perché lì, semplicemente, non c'è modo di sperperare alcunché, dato che manca pure il necessario.
Ma non appena tali società cominciano a svilupparsi, diventa, nel giro di poco tempo, tale e quale a qua da noi.
Può metterci più o meno tempo, dipende da fattori diversi, ma lì va comunque a parare.
Ovviamente, nel capitalismo, non TUTTI gli uomini ci rimettono: alcuni ci guadagnano enormemente.
Non a caso, il braccio armato del femminismo è l'élite, sia maschile che femminile, tutta compattamente schierata dalla sua parte.
Le donne ci mettono il consenso, l'élite i soldi, la maggior parte di noi il culo.