Autore Topic: I rischi di una società femminilizzata  (Letto 4605 volte)

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Alberto1986

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I rischi di una società femminilizzata
« il: Dicembre 31, 2017, 13:02:26 pm »
Citazione
Ridateci i maestri. L'invasione rosa della società parte dalla scuola.

I ragazzini maschi saranno i proletari di domani? Molti segni lo farebbero temere. A cominciare dal fatto che le professioni di formazione e di cura, quelle in cui prende forma la società di domani, sono ormai massicciamente occupate dalle donne.
l «codice materno» ha ormai da tempo soppiantato quello maschile e paterno in tutti i settori che si prendono cura dello sviluppo e della cura della mente, del corpo e dell'anima delle persone. Dalla scuola alle strutture ospedaliere, alle formazioni psicologiche e sociali, senza escludere l'amministrazione della giustizia. La graduale prevalenza delle donne sembra però allontanare i maschi da questi settori strategici nella società. L'esempio più chiaro di cosa accade lo fornisce la scuola dove, ad esempio, le sovraintendenti al sistema scolastico inglese segnalano che i ragazzi hanno ormai solo un quarto delle possibilità di accedere all'università rispetto alle loro colleghe donne. In questo processo di femminilizzazione complessiva non rischiano però solo i maschi. Non è infatti per niente sicuro che i Paesi occidentali, dove i saperi superiori sono trasmessi sempre più esclusivamente da donne ad altre donne, se la caveranno poi benissimo nelle tempeste (non solo economiche, ma anche di costume ed esistenziali) della vita postmoderna. L'alleanza della donna e dell'uomo, le due «specie diverse», è infatti indispensabile alla continuazione e allo sviluppo della vita umana nel suo complesso. Servono entrambi sia sui banchi ad imparare, ma anche in cattedra ad insegnare, nelle corsie d'ospedale e nelle formazioni psicologiche. I maschi più trasgressivi e le ragazzine più diligenti. Senza insegnanti maschi non c'è la sintesi e il gusto dell'avventura, senza il metodo e la precisione femminile tutto rischia di diventare agitato come un mare in tempesta. I guai cominciano quando, come accade oggi un po' in tutto l'Occidente, i maschi spariscono dalla scuola (e poi dal resto delle attività formative della società). Prima dalle cattedre e poi anche sui banchi. In Italia sono donne quasi il 98% degli insegnanti fra asilo e scuole primarie, e il 68,4% tra media e superiori. I maschi passano così la quasi totalità della loro vita fino alla maggiore età affidati a donne: la mamma a casa e le insegnanti a scuola. Non è quindi il caso di domandarsi troppo come mai, appena possono (e magari anche quando non ce ne sarebbe ragione, perché neppure lavorano), a scuola non ci vanno più. Perché quello è un ambiente di un'altra specie, non la loro. Magari anche impegnata e interessante, ma da cui dopo un po' di anni sei stufo di prendere lezioni. Centomila volte meglio fare il barista o il postino, come i ragazzi londinesi che scorrazzano felici in bicicletta per consegnare plichi e lettere. Rimarranno poveri? Probabile. Ma sempre meglio (pensano) di una prof dopo l'altra. Neppure da escludere che i provvisori saperi trasmessi loro dalle femminilizzate università di massa dopo un paio d'anni non corrispondano più a nessun posto di lavoro, e che quindi facciano prima a imparare le arti della cucina, o di qualche altro mestiere «di strada». Certo è però che la «matrizzazione» della scuola non serve a nessuno.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ridateci-i-maestri-linvasione-rosa-societ-parte-scuola-1260096.html

Offline maveryx

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #1 il: Dicembre 31, 2017, 15:37:29 pm »
La "matrizzazione" della società richiede prevede e consegue la "martirizzazione" dell'uomo, questo è il suo fine.........e la sua fine.
"Fuggi a vele spiegate, uomo felice, da ogni genere di cultura." Epicuro

Offline ilmarmocchio

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #2 il: Dicembre 31, 2017, 21:20:44 pm »
eppure la storia è inesorabile :
non è mai esistita una società femminile.
Mai
 la femminilizzazione di una società può avere un solo esito :
 la fine

Offline Duca

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #3 il: Gennaio 01, 2018, 16:19:13 pm »
Il punto di fondo è che secondo me - almeno in Italia, ma credo anche altrove - l'insegnamento è semplicemente un passatempo delle donne borghesi perché con gli stipendi di merda che ci sono uniti alla difficoltà oggettiva del lavoro col cavolo che un maschio oggi intraprenderebbe questa strada.



Alberto1986

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #4 il: Gennaio 01, 2018, 16:41:17 pm »
Secondo me la questione degli stipendi è relativa. Il punto è che quando un ambito si femminilizza, diventa automaticamente distopico e repellente per un uomo. Per non parlare del fatto che questa società sempre più psicologicamente anti-maschile, ha fatto gradualmente perdere al sesso maschile anche la voglia di insegnare. L'eliminazione della divisione sociale dei sessi è stata l'inizio della fine, perchè non ha fatto altro che fagocitare, col tempo, le esigenze, i diritti ed i bisogni maschili. Se il tasso di abbandono scolastico maschile è oggi così alto, un motivo ci sarà.

Offline Duca

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #5 il: Gennaio 01, 2018, 18:31:08 pm »
Secondo me la questione degli stipendi è relativa.
A mio parere invece è fondamentale, se i giovani laureati (e ne conosco parecchi, e tutti mi hanno detto la stessa cosa) p. es. in ingegneria o giurisprudenza non vogliono andare a insegnare matematica o diritto è a causa soprattutto dello stipendio, misero anche dopo decenni di anzianità; quei pochi uomini che insegnano lo fanno quasi tutti come secondo lavoro per arrotondare.
Per cui si vuole mettere un freno alla femminilizzazione dell'insegnamento bisogna rendere la professione più appetibile anche ai maschi alzando gli stipendi.
Ovviamente la cosa è praticamente impossibile, ma di fatto con gli stipendi bassi si è spalancata la strada all'impiego femminile con tutto ciò che ne consegue.

Alberto1986

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #6 il: Gennaio 01, 2018, 19:34:16 pm »
Duca, perdonami, ma il problema degli stipendi bassi non riguarda solo l'insegnamento. Non a caso, chi si laurea e sa di poter ottenere posti lavorativi migliori con relativi guadagni molto più sostanziosi, va all'estero. Ma anche per i non laureati, il problema del salario, rimane oggi un problema.

Offline Frank

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #7 il: Gennaio 01, 2018, 20:38:25 pm »
Premesso che io non sono favorevole né alle quote rosa né a quelle azzurre, riporto uno scritto di Rino Della Vecchia pubblicato su uomini beta diversi anni fa.

Citazione
Non ci sono dubbi sul fatto che è indispensabile riequilibrare l’asse educativo con riferimento al peso dei due Generi anche nella scuola. Ma perché e come? Quali i presupposti e quali le implicazioni?

Il motivo è banale: l’assenza maschile in campo educativo produce danni (da leggeri a gravissimi, da temporanei a permanenti) a carico delle nuove generazioni maschili e – quantomeno – causa lacune, strabismi, deformazioni in quelle femminili.

Presupposto.
Il presupposto è ovvio ed è che esistono differenze psicologiche tra M ed F correlate alla diversa costituzione dei due, che alla diversità del corpo sia associata una diversità della psiche, irriducibile, non vicariabile, non surrogabile e ciò tanto negli educandi/e quanto negli educatori/trici. In caso contrario quel che fa un educatore lo potrebbe fare anche un’educatrice. Basterebbe istruire-formare queste in modo diverso e così la presenza maschile (a scuola, in casa e altrove) a fini educativi diverrebbe superflua. Il riconoscimento di una diversità irriducibile (nella sua radice) non comporta né la pretesa di poterla descrivere compiutamente né quella di individuarne i confini, i punti di sovrapposizione, di contrasto, di ridondanza etc.
Infatti nel processo educativo (di questo si tratta) abbiamo a che fare quasi del tutto con l’inconscio sia degli uni (gli adulti) che degli altri (i piccoli). Tra i 4 terminali di quel processo (M e F educatori M e F educandi) si instaurano relazioni diverse e complementari a prescindere dal fatto che ne siamo consci e/o in grado di descriverli, ciò in risposta a esigenze, potenzialità, attitudini, vocazioni diverse che esigono quelle risposte simmetricamente differenti che i due Generi possono dare.

Educazione e istruzione.
La trasmissione di conoscenze (saperi, competenze etc.) in sé potrebbe prescindere dal Genere che le veicola e le somministra. Potrebbe trattarsi anche di un dispositivo elettronico o di un androide. La questione che si pone infatti è quella educativa, della formazione, della crescita e della maturazione non quella dell’istruzione (“leggere, scrivere, far di conto”). Impossibile qui non rilevare che questa funzione, che pure è quella capitale, in ambito scolastico è considerata centrale solo alla materna, di una qualche importanza (ma non decisiva) alle elementari e praticamente nulla alle medie e superiori, gradi di scuola dove ci si aspetta che il giovane assorba e ripeta nozioni e dove la funzione educativa è tanto marginale per i programmi quanto vissuta come un peso, un ingombro dal corpo insegnante (un onere che altre agenzie, la famiglia e/o la scuola degli anni precedenti o …non si sa chi… avrebbe dovuto accollarsi). Del resto gli esami non vertono su quel che un alunno/studente è diventato, ma su quel che ‘sa’ (inteso come “ciò che sa ripetere-risolvere”).

Maschi educatori.
Porre la questione della presenza maschile a scuola significa quindi porre il problema del suo compito primario. Invece essa oggi è centrata sull’istruzione (intesa come preparazione alla professione e finalizzata – anche se in Italia di fatto velleitariamente- a obiettivi economici) mentre considera marginale la funzione educativa. Qui siamo costretti a leggervi un altro riverbero di quella che Fabrizio definisce “ragione strumentale”: oggi scopo della scuola non è la formazione, la crescita umana, l’evoluzione psicoemotiva integrale, la maturazione equilibrata (=la salute psicologica) del singolo e quindi la sanità mentale della società. No: lo scopo è produrre degli ingranaggi adatti al meccanismo economico. I costi di questa deformazione non importano, non importano né la gravità né l’estensione sociale dei danni. Ora, sarebbe per noi assurdo darci da fare per avere più maschi istruttori. Quel che vogliamo è la reintegrazione del maschio educatore nelle agenzie formative il che implica e comporta il rovesciamento aperto delle priorità scolastiche: prima la formazione e dopo (molto dopo, direi) l’istruzione (che oggi ha mille modi per trasmettersi): si tratta di un rovesciamento dirompente. Non maschi per istruire, ma maschi per co-educare.

Quote? Sì, certamente!
Come è vero che i maschi devono rientrare nella scuola per esigenze di formazione e non di istruzione, così devono esser là non per rispondere a questioni di equilibri professionali, di generica parità tra gli adulti in quella istituzione, ma per garantire la presenza del maschile nella formazione delle nuove generazioni. I maschi adulti non vi devono rientrare per interessi degli adulti ma dei maschi (e delle femmine) in età evolutiva. Questo fatto capitale risolve l’annoso problema presente in ambito Momas: rivendicare le quote a scuola per M significa implicitamente accreditare, approvare le quote rosa ovunque. Falso. Le quote rosa non sono state pensate e imposte a vantaggio delle femmine (e men che mai dei maschi) in età evolutiva, ma come prebende (una forma spuria di eredità) per le femmine adulte delle classi medio-alte. Questa motivazione è essenziale e fa piazza pulita dei dubbi sulle quote maschili nella scuola che hanno motivazioni diametralmente opposte a quelle delle quote rosa altrove (tanto che per le prime sarebbe meglio adottare un nome diverso).

Rivalutare la maschilità.
Ovviamente la presenza di un adeguato numero di maschi nelle aule non basta, questo rientro deve essere accompagnato dalla rivalorizzazione del maschile, compito su cui tutti concordiamo, su cui siamo tutti impegnati (comprese le associazioni dei Separati). Senza rigenerazione del prestigio maschile, senza rivalutazione del ruolo insostituibile della presenza maschile nel mondo, senza la rinascita del valore della maschilità quella presenza sarebbe quasi del tutto sterile, forse persino dannosa perché deformante. Sarebbe come trasferire il mammo da casa a scuola… brrr!
Dunque l’obiettivo è duplice e il bunker scolastico va conquistato da entrambi i versanti. Compito di portata storica.


Rino DV
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Offline Vicus

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #8 il: Gennaio 01, 2018, 21:50:42 pm »
eppure la storia è inesorabile :
non è mai esistita una società femminile.
Mai
 la femminilizzazione di una società può avere un solo esito :
 la fine
Sic la nota antropologa Margaret Mead: il matriarcato non può reggersi.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline ilmarmocchio

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #9 il: Gennaio 02, 2018, 09:02:34 am »
A mio parere invece è fondamentale, se i giovani laureati (e ne conosco parecchi, e tutti mi hanno detto la stessa cosa) p. es. in ingegneria o giurisprudenza non vogliono andare a insegnare matematica o diritto è a causa soprattutto dello stipendio, misero anche dopo decenni di anzianità; quei pochi uomini che insegnano lo fanno quasi tutti come secondo lavoro per arrotondare.
Per cui si vuole mettere un freno alla femminilizzazione dell'insegnamento bisogna rendere la professione più appetibile anche ai maschi alzando gli stipendi.
Ovviamente la cosa è praticamente impossibile, ma di fatto con gli stipendi bassi si è spalancata la strada all'impiego femminile con tutto ciò che ne consegue.

anche io credo che la situazione degli stipendi sia importante sopratutto per un uomo per il quale la retribuzione è ancora più importante che per la donna : sappiamo bene quanto la retribuzione renda " appetibile" un maschio per la platea femminile.
Però è proprio la presenza femminile che , attraverso il numero, rende possibile tenere bassi gli stipendi.
In questo modo il potere spende di meno e in più ha un esercito lavorativo di riserva,
Cosa più importante ha un corpo insegnante ligio al potere stesso e tramite dei valori che il potere vuole trasmettere.
Noi conosciamo bene un dato ineludibile della storia :;
la donna NON ha mai creato, e NON crea oggi nulla di originale.
Talvolta esecutrice assai abile, ma mai creatrice di nuove vie.
Quanto di meglio per la conservazione dell' esistente.
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Offline Vicus

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #10 il: Gennaio 02, 2018, 09:48:25 am »
Però è proprio la presenza femminile che , attraverso il numero, rende possibile tenere bassi gli stipendi.
E' una delle ragioni principali della nascita del femminismo.
Citazione
la donna NON ha mai creato, e NON crea oggi nulla di originale.
Talvolta esecutrice assai abile, ma mai creatrice di nuove vie.
Quanto di meglio per la conservazione dell' esistente.
Solo se guidata da uomini, altrimenti distrugge: da Aristofane (Le Donne al Parlamento, pare scritto oggi) a Isaia ("questa nazione va in rovina perché comandano le donne") è un coro unanime.
Ed invero oggi le donne sono deliberatamente usate come force de frappe contro l'uomo e la civiltà che ha creato.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Frank

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #11 il: Gennaio 02, 2018, 11:38:55 am »
Resta il fatto, evidenziato in più occasioni, che i primi a doversi svegliare e a smetterla di leccare i piedi a chi mai fa altrettanto nei loro confronti, sono gli uomini.
Un esempio recentissimo, che ai lettori di passaggio potrà apparire banale, ma che nei fatti non lo è per niente: l'ultima canzone scritta anni fa dal defunto Valerio Negrini e cantata dal quasi 74enne Roberto Facchinetti, nonché dal quasi 70enne Riccardo Fogli.

http://www.lopinionista.it/facchinetti-fogli-le-donne-ci-conoscono-19162.html
Citazione
"Le donne ci conoscono" è una dedica profonda e completa di un uomo nei confronti dell'universo femminile.

Citazione
Roby e Riccardo la descrivono così: "Nel brano crediamo addirittura che Valerio abbia scritto la più completa dedica che un uomo possa fare a una donna.
Da lui definita come colei che ha inventato l'amore e via via svelata nella sua superiorità rispetto a noi uomini. A livello emotivo, per coraggio nell'affrontare la vita, per sincerità nel viverla. Diego Calvetti ha poi svolto un pregevole lavoro di arrangiamento, riuscendo a dare a questa ballad una dinamicità necessaria a colpire l'ascolto.

Citazione
Il brano sarà accompagnato da un video, diretto da Gaetano Morbioli, che traduce in immagini questo omaggio alle donne. Una storia che parla di loro, di come siano il perno della società attraverso i mille ruoli che rivestono. I momenti di gioia, di debolezza e di forza. Figlie, madri, lavoratrici e amiche.


Dico: ma si può continuare a propangadare tesi del genere, oggi, anno 2018?
Ma tutti questi leccaculismi verso il sesso femminile - a dir poco di vecchia data - quali risultati positivi producono? Forse ne han prodotti in passato? A me non risulta, perché le donne, quando parlano degli uomini, ne parlano regolarmente male, oggi come ieri.
E, di certo, non dedicano ai suddetti canzoni del genere.
Anzi.*

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« Ultima modifica: Gennaio 02, 2018, 11:52:46 am da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Offline joani

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #12 il: Gennaio 02, 2018, 11:45:35 am »
Noi conosciamo bene un dato ineludibile della storia :;
la donna NON ha mai creato, e NON crea oggi nulla di originale.
Talvolta esecutrice assai abile, ma mai creatrice di nuove vie.
Quanto di meglio per la conservazione dell' esistente.
Assolutamente d'accordo e assolutamente importante
un dato di fatto che emerge se solo si facesse il computo per generi di tutta la letteratura di ogni branca del sapere, ci sorprenderemmo noi stessi di quanto abbiamo fatto e di quanto siamo capaci
ovviamente per il sistema e "politicamente scorretto",  dirimente,  diseducativo perché genera disuguaglianza ecc. ecc.
Invece noi non dovremmo perdere occasione in discorsi,  scritti,  e nel dialogo con la controparte femminile a sottolinearlo e rinfacciarlo continuamente e e perché no ad andarne fieri (come lo sono io) 

Offline doppler effect

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #13 il: Gennaio 02, 2018, 14:15:39 pm »
Non fatevi ingannare, non è affatto vero che gli uomini non vogliono insegnare perche i redditi sono medi bassi.

Il lavoro d'insegnante è ottimo per avere il tempo di fare un secondo lavoro e contestualmente avere contributi pagati e vari diritti garantiti.
È la solita stampa femminista a inculcare queste idee affinché l'occupazione di posti statali siano sempre più riempiti da donne e contestualmente che nessuno dall'altra parte, gli uomini, alzino obiezioni.

Nessuno, e in questo sono maestre, riesce a far passare il falso per vero come le donne.

Offline Duca

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Re:I rischi di una società femminilizzata
« Risposta #14 il: Gennaio 02, 2018, 20:13:54 pm »
Non fatevi ingannare, non è affatto vero che gli uomini non vogliono insegnare perche i redditi sono medi bassi.

Il lavoro d'insegnante è ottimo per avere il tempo di fare un secondo lavoro e contestualmente avere contributi pagati e vari diritti garantiti.

Gli stipendi più che medio bassi direi che sono bassissimi, un insegnante con vent'anni di servizio non so se arriva a 1500 euri al mese, e parliamo di un laureato che ha superato un concorso pubblico; e poi il tempo per il secondo lavoro ce l'avrà chi insegna p.es. ginnastica o religione, non chi insegna matematica o latino che ha migliaia di compiti da correggere e deve fare pure il coordinatore gratis.
Ma il fatto decisivo è che rispetto a venti o trent'anni, mentre lo stipendio è sempre quello, il lavoro si è fatto molto più impegnativo per l'aumento esponenziale della burocrazia ma soprattutto perché oggi la gioventù arriva a scuola allo stato brado, in particolare le femmine che sono mille volte peggio dei maschi.