Autore Topic: Desocializzazione e condizione maschile  (Letto 10386 volte)

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #30 il: Ottobre 16, 2017, 16:49:54 pm »
In secondo luogo la persona di buona volontà diventa vittima di un processo di isolamento. Uno dei modi migliori per contrastare il suo ruolo e il suo impatto, e per allontanare la sfida che essa rappresenta, è privarla della compagnia del prossimo, di punti di contatto, di possibilità di partecipazione. In una parola, desocializzarla. Il risultato di questa strategia è che le viene sottratto spazio d'azione, un contesto nel quale operare, l'acqua in cui nuotare. Allontanandosi dall'uomo che vive la vita spirituale autentica, abbandonandolo in una vera e propria terra di nessuno, privandolo di un teatro per le sue azioni, le persone spiritualmente malate si rendono conto che, nonostante tutte le sue virtù e il suo talento, l'uomo spiritualmente sano incontrerà grosse difficoltà nell'esprimerli. La gamma di opportunità è stata drasticamente ridotta. Il pianista non può suonare la sua musica meravigliosa perché non ha più il pianoforte o, se ce l'ha ancora, gli mancano molti tasti. Così, quelli che suonano male, a dispetto di tutti i loro errori e della cattiva qualità della loro esecuzione, trarranno vantaggi immediati da una simile situazione. La strategia è diabolicamente semplice: basta isolare l'uomo buono e la sua concorrenza sarà meno pericolosa, anzi, egli può perfino sparire dalla scena.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #31 il: Ottobre 17, 2017, 08:35:29 am »
In terzo luogo si fa uso del potere per piegare l'uomo di buona volontà e sottometterlo al sistema dominante. Se tramite la ricchezza, il controllo politico, la pressione economica o altri meccanismi, la persona spiritualmente sana può venire subordinata e sottomessa, la minaccia da lei rappresentata può assottigliarsi, se non essere neutralizzata per sempre. Contrastando e tenendo sotto controllo le sue potenzialità, si può impedire che si esprima per ciò che è. Ciò costituisce un altro motivo dell'insaziabile sete di potere da parte di coloro che vivono nell'oscurità: sanno che si tratta di un'arma potente, tramite cui debellare la minaccia rappresentata da coloro che portano la luce dentro di sé. Questo esercizio del potere, spesso di natura economica, è variamente accompagnato dall'aggressione, dalla diffamazione, dall'inganno e dalla denigrazione, che a volte può diventare sadica. Infatti, l'uomo che vive nell'oscurità spesso trae piacere dal mettere in atto tale subordinazione, perché essa riduce il suo senso di inferiorità nei riguardi di colui che vive la vita secondo lo Spirito. Nell'attaccare chi gli è spiritualmente superiore, l'anima malata dà libero sfogo alla rabbia e al risentimento per ciò che è.
In questa affermazione del proprio dominio si riscontra una caratteristica sgradevole che richiede un commento. L'esercizio del potere comporta una sensibilità naturale alla forza e alla debolezza: nell'aggredire la persona spiritualmente sana coloro che vivono nell'oscurità tentano di generare debolezza, oppure, prima di attaccare, aspettano che la persona spiritualmente sana si sia indebolita. Al pari di iene che cercano per prima cosa di ferire le zampe dell'antilope, le persone spiritualmente malate avvertono che il loro attacco va sferrato nel momento in cui la vittima designata è più debole, sia a causa di una condizione di povertà o del dolore causato dalla solitudine o per via della frustrazione professionale e lavorativa.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #32 il: Ottobre 19, 2017, 03:30:03 am »
Vi è infine il tentativo di corrompere l'individuo che cura la propria anima. Inducendolo ad abbracciare la causa del lato oscuro, e quindi a passare dalla parte del nemico, il pericolo rappresentato dalle sue virtù e dal suo talento verrebbe rimosso. Il suo cambiamento annullerebbe così la minaccia. Nella cultura desocializzata nella sua forma radicale, nella conversazione come nell'azione — attraverso la persuasione e l'esempio, le pressioni e l'incitamento — la persona di buona volontà viene incoraggiata a smettere di essere ciò che è. Il processo di corruzione può assumere forme diverse. Si cerca, ad esempio, di convincere l'individuo buono del fatto che l'uomo e l'esperienza umana si conformino in un modo o nell'altro al paradigma materialista di analisi, e che egli dovrebbe pertanto adottare tale approccio. L'anima sana viene così attirata verso modi di comportamento e di pensiero che pescano nelle profondità del lato oscuro, e incoraggiata al compromesso e alla rinuncia ai propri princìpi. In generale, quanti vivono nell'oscurità hanno un atteggiamento vampiresco nei confronti di coloro che vivono la vita dello Spirito; cercano di succhiare il loro sangue e di trasmettere loro le proprie caratteristiche. Ciò appare conveniente da un punto di vista molto specifico: dopo tutto sono proprio gli uomini di buona volontà con le loro croci, e non gli altri vampiri, a costituire un pericolo per i morti viventi. Questa tattica di corruzione è forse la più efficace di tutte, perché mentre nelle altre tre il concetto è quello di vincolare e ostacolare la persona spiritualmente sana, di piegarla e di emarginarla, in questo caso l'obiettivo è quello di modificarne la natura. Il morso del vampiro, in fin dei conti, ha un effetto devastante. La vittima si trasferisce in un'altra dimensione, cessando di costituire un pericolo, per sempre.
In modo del tutto prevedibile, molti di questi attacchi alle persone spiritualmente sane sono legittimati (e favoriti) dal paradigma materialista. I responsabili non hanno difficoltà a trovare argomenti per difendersi, visto che le loro aggressioni sono incoraggiate e addirittura giustificate in tutte le loro forme. Ad esempio, potrebbero sostenere che le loro azioni siano predeterminate e quindi che non ne sono responsabili — una licenza a fare ciò che si vuole, o che la verità è relativa e le loro opinioni valgono quanto quelle di chiunque altro — un'altra licenza a fare ciò che si vuole, o ancora, rabbia e rancore possono venire legittimati in nome di impulsi psichici profondi e animaleschi. L'uso del potere in tutte le sue forme — ma soprattutto quello economico — finalizzato a piegare la persona di buona volontà può essere inoltre avallato da tesi di natura poterista o economicista: non si sta forse semplicemente facendo ciò a cui l'uomo è naturalmente portato? E ancora, la falsità e l'inganno possono essere difesi facendo riferimento a idee relativiste che annullano qualsiasi fondamento oggettivo in base al quale stabilire standard di qualità. È inoltre possibile infischiarsene di quello che accade alla persona spiritualmente sana, del suo destino doloroso e infelice, dello spreco di potenzialità, adducendo concetti deterministi che inducono a definire la vita così: il risultato di varie forze impersonali quali la società, l'economia, la lotta per il potere...
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #33 il: Ottobre 19, 2017, 17:21:24 pm »
Sono estratti di una chiarezza e profondità veramente rara; grazie Vicus di condividerli con noi :)
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #34 il: Ottobre 19, 2017, 17:49:43 pm »
Grazie a te di leggerli :D Nel prossimo paragrafo l'autore spiega come ribaltare questa situazione, dando suggerimenti essenziali anche per risolvere la QM.
« Ultima modifica: Ottobre 20, 2019, 02:51:53 am da Vicus »
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #35 il: Ottobre 22, 2017, 01:41:36 am »
PARTE SECONDA: LINEE D'AZIONE
(Nota: il lettore di mente aperta saprà scremare termini che non corrispondono ad idee particolari, per concentrarsi su elementi fondamentali per tutti, che saranno evidenziati in grassetto).

Attraverso queste pagine il lettore è stato accompagnato lungo una sorta di itinerario dantesco :lol: che ripercorre le diverse tappe dell'aggressione all'anima e i colpi che le sono stati inflitti: l'idea che l'anima non esista e la conseguente dissuasione a curarla; l'attacco a caratteristiche fondamentali della vita secondo lo Spirito e l'incentivazione del lato oscuro della spiritualità umana, in particolare attraverso l'incoraggiamento dell'individualismo egoistico; l'instaurarsi di un modello culturale dotato di efficaci meccanismi di autoriproduzione, che appunto sostiene questi processi e genera sistematicamente malattia spirituale. A questa aggressione hanno contribuito anche altri sviluppi storici, specialmente l'indebolimento della cultura cristiana e l'ascesa della società di massa.
In questo inizio del terzo millennio gli esseri umani mostrano spesso una totale inconsapevolezza di ciò che sono. Con tutte le sue stupefacenti conoscenze scientifiche e tecnologiche, l'uomo post-moderno è caratterizzato da vaste aree di ignoranza agghiacciante, soprattutto su di sé. Ha dimenticato chi è veramente, è regredito. Eppure questa caduta costituisce al tempo stesso un invito a opporsi a ciò che è avvenuto, a comprenderne il significato e attivare le proprie energie dirigendole verso l'alto e verso l'esterno.
Le riflessioni del fisico F.A. Wolf al proposito sono incisive:
«L'approccio occidentale alla vita sembra condurre sempre più a un "freddo" isolamento; questa insularità fa sì che molte persone siano in grado di comunicare con il mondo soltanto da dietro lo schermo di un computer o dai confini del proprio ufficio. Ci stiamo distaccando gli uni dagli altri, e questa mancanza di comunione esige il suo pedaggio [... ] Definisco questo sentimento "perdita dell'anima", e lo considero il malessere generale della civiltà occidentale — la perdita di un senso sacro della vita»`.
La negazione dello spirito si riflette in una società che in molti punti è segnata da frammentazione e divisione, spaccature e faglie, vuoti e distanze, fratture e disfacimento. All'inizio del ventunesimo secolo, la condizione dell'uomo contemporaneo è sempre più caratterizzata da separazione, distacco e disimpegno. La figura dell'eremita scontento emerge in modo crescente come modello della vita post-moderna. Così la divisione si propaga nella nostra casa collettiva ormai in frantumi: fra uomini e donne, mariti e mogli, genitori e figli; fra parenti, vicini e fra generazioni; fra datori di lavoro e dipendenti, proprietari e inquilini, politici ed elettori, governanti e governati; fra compagni di lavoro e colleghi di ufficio; fra coloro che vendono e coloro che comprano, fra professionisti e committenti; fra insegnanti e scolari, clero e comunità dei fedeli; fra medici e pazienti, forze dell'ordine e cittadini; fra gruppi politici, confessioni religiose ed etnie diverse; e fra connazionali. Quell'«amicizia civile» di cui parlava Maritain si è ormai assottigliata. Queste divisioni costituiscono la sostanza della desocializzazione. Lo spazio vuoto che si è allargato fra uomo e uomo affonda le radici nella frattura tra l'individuo e la propria anima, ma anche nella divisione fra uomo e Dio: nel volgere le spalle allo spirito respingiamo le nostre origini divine, la nostra vocazione e il nostro destino. Nell'allontanarci da Dio non possiamo che allontanarci l'uno dall'altro. «Tutte le persone sole» cantavano Lennon e McCartney, «da dove vengono?». Ci auguriamo che questo libro abbia dato qualche risposta.
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #36 il: Ottobre 24, 2017, 01:24:29 am »
Questo modello culturale è stato segnato anche da uno svuotamento del nostro patrimonio antropologico — il depauperamento culturale è presente ovunque. Abbiamo inoltre dovuto affrontare una serie di cesure con il nostro passato. Di fatto, in tempi recenti siamo stati soggetti a livelli elevati di deculturalizzazione e abbiamo assistito alla scomparsa di abitudini e costumi, accordi e convenzioni, princìpi e rituali condivisi che un tempo erano alla base del senso della comunità. Allo stesso tempo, si è registrato un sempre minor rispetto per certe istituzioni e sistemi di guida; il sacro è tramontato su più orizzonti. Gran parte del patrimonio antropologico tramandato, che un tempo operava a favore della coesione sociale, è andato disperso o smarrito per sempre.
L'uomo britannico, e occidentale, vive in un contesto in cui molti antichi punti di riferimento culturali e morali sono stati spazzati via da un terremoto storico. Intorno a sé, nel paesaggio post-moderno, spesso non vede che il vuoto. Non solo non gli è chiaro che cosa il suo ambiente si aspetti da lui, ma sperimenta anche l'assenza di amore e di verità. In tale contesto destrutturato nasce un sentimento di perdita, l'ignoto diventa padrone della scena, e si stringe la morsa del disagio e dell'ansia. Oggigiorno la paura è spesso nell'aria.
In The Crisis of the Human Person (1949), J.B. Coates scrive: «in mezzo questa confusione è naturale chiedersi se non ci sia alcuna roccia di verità su cui poggiare sentendosi sicuri che sia inattaccabile, e che rimanga salda nella tempesta di scetticismo che infuria intorno».
Imbarcandoci in un progetto di ricostruzione, dobbiamo riflettere su quali possano essere quelle "pareti" e quella "roccia" nuove.

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #37 il: Ottobre 25, 2017, 00:16:10 am »
Senza alcun dubbio ci troviamo davanti a una trasformazione di proporzioni epocali. L'uomo britannico (e occidentale) è chiamato a confrontarsi con una situazione senza precedenti, che lo colloca in un contesto finora mai sperimentato. La prospettiva storica utilizzata in questo libro ha costantemente cercato di evidenziare e illuminare questa realtà. Che tale mutamento titanico fosse incombente era stato previsto da molti pensatori e osservatori dei tempi moderni, ma vi sono state anche grandi intuizioni sul sopravvenire di un momento culminante o risolutivo.
Scriveva Walt Whitman : "Nessuno sa che cosa può accadere ma tutti sanno che stanno per accadere cose tali da causare le più grandi convulsioni morali della terra"
Weber, da parte sua, aveva previsto un uomo moderno chiuso in gabbia, chiedendosi quali reazioni ne sarebbero scaturite. Mentre negli lo scienziato tedesco Max Planck scriveva: "Viviamo un momento della storia davvero singolare. È una crisi nel senso letterale della parola. In tutti i campi della nostra civiltà spirituale e materiale sembriamo essere arrivati a una svolta cruciale. Questo spirito si rivela non solo attraverso lo stato attuale delle questioni pubbliche ma anche nell'atteggiamento generale nei confronti dei valori fondamentali della vita personale e sociale".
"La civiltà occidentale oggi sta attraversando uno dei momenti più critici della storia" osservava C. Dawson nello stesso decennio, "in ciascun settore della vita i principi tradizionali sono stati scossi e screditati, e ancora non sappiamo che cosa li sostituirà"; negli anni Quaranta, Jacques Maritain pubblicava Il crepuscolo della civiltà. "Ci furono mai nella storia" chiedeva Bonhoeffer nello stesso periodo, "uomini con un terreno tanto insicuro sotto i piedi?".
"Tutti noi" dichiarava Solzenicyn negli anni Settanta, "ci siamo avvicinati al bordo estremo della grande catastrofe storica, del diluvio che inghiotte le civiltà e cambia le epoche". "Mano a mano che il ventesimo secolo si avvicina alla sua conclusione cresce la convinzione che, con esso, molte altre cose stiano finendo" scriveva C. Lasch. "I nostri tempi sono assediati da annunci di tempesta, presagi, indizi di catastrofi".
"Quanti moti tenebrosi nel mondo civile!". La tesi del presente libro, è che la nostra crisi nasce da certi errori fondamentali dell'età moderna, basati a loro volta su un errore cruciale. Come aveva notato Leo Strauss: "la crisi della modernità su cui stiamo riflettendo ci suggerisce che dovremmo tornare indietro. Ma tornare a che cosa? Ovviamente a una civiltà occidentale nella sua integrità pre-moderna".*

* Da non confondere con il ritorno all'età della pietra.
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #38 il: Ottobre 26, 2017, 01:05:20 am »
Guardando alla fisionomia dell'esperienza umana sul finire del Novecento e nell'era post-moderna si possono costatare sviluppi che suscitano angosce profonde. È come se una folla di oche guardiane si fosse data appuntamento a una determinata ora per lanciare all'unisono un grido di avvertimento. Ma che cosa significa tutto ciò, e come possiamo penetrare il significato profondo di questa cacofonia? Il diffondersi della desocializzazione; l'impatto della deculturalizzazione e la crisi dell'identità personale; l'aumento della criminalità e la diffusione dello stress; il declino dell'istituzione familiare e la confusione sull'identità sessuale; il dilagare della solitudine e la delegittimazione delle istituzioni: tutti questi elementi, sommati a molti altri, rendono la nostra epoca minacciosa e dominata dall'incertezza. Indipendentemente dal vero significato della crisi e da come vogliamo decodificarlo — in termini escatologici o altro — si impone ormai una reazione decisa. Di fatto, l'insorgenza e l'accettazione di errori di ogni tipo fa pensare che il peggio debba ancora venire — la resistenza a virus ancora più potenti si indebolisce con l'avanzare della malattia. Una risposta rapida è necessaria, perché le tendenze in atto fanno prevedere un'accelerazione del processo di declino.
Per ripetere una frase contenuta in questo libro, molti figli della post-modernità non sono figli felici. Forse dovremmo fare un passo indietro rispetto alla travolgente velocità del cambiamento, ai frenetici ritmi della vita quotidiana, ai caleidoscopici processi di alterazione costante che caratterizzano i tempi, al fine di riflettere sul significato di questa infelicità. Per l'uomo contemporaneo, uno dei modi per celebrare l'inizio del terzo millennio potrebbe essere proprio quello di concedersi una pausa di riflessione. A partire dall'Illuminismo, la società ha intrapreso strade nuove e diverse; è arrivato il momento di soffermarci sulle mete a cui siamo giunti e di valutare la saggezza di quelle scelte. La diffusa "perdita di legami", con tutta la sofferenza che essa comporta, indica che le cose non sono riuscite poi così bene. Il diffondersi della disgregazione, del malessere e dell'isolamento all'interno della società occidentale e britannica rivela che vi è qualcosa di sbagliato nell'orientamento del mondo moderno e post-moderno: andando contro la nostra interiorità spirituale e biologica abbiamo seguito strade che vanno contro l'umano.
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #39 il: Ottobre 27, 2017, 03:21:42 am »
Ancora una volta l'autore evidenzia i rischi di menefreghismo e disimpegno:


L'importanza attribuita al ritorno alle virtù e alla centralità del loro ruolo nel garantire coesione sociale è benvenuta ma sorge spontanea la domanda: come concretizzare tutto ciò? La gente potrà pure essere d'accordo sulla necessità di gettare queste fondamenta per la comunità, ma è sufficiente questa presa d'atto collettiva? Se la gente è sprofondata nell'individualismo egoistico, come faranno queste proposte a trovare terreno fertile? Questo programma può diffondersi fra coloro che non sentono alcuna inclinazione interiore per l'amore e per la verità?
È il benessere dell'anima che genera la virtù, espressione naturale e inevitabile della salute spirituale. Le virtù si possono insegnare, mettere in vigore e sostenere, ma se non si preserva l'uomo interiore le fonti della virtù non possono che estinguersi. È necessario sbloccare la sorgente di quest'acqua vitale, e questo richiede un ritorno alla nostra spiritualità.
Dopo la decostruzione materialista, la ricostruzione spiritualista.
Dedicarsi all'anima ricomporrà la comunità proprio come il famoso alito soffiato sull'argilla diede vita al primo uomo, e allo stesso tempo la nostra cultura diventerà sempre più ricca di contenuti e capace di garantire la coesione. Questa è la strada per la pace nella vita insieme, per la creazione di un contesto realmente favorevole, e per la trasformazione della società in ciò che dovrebbe essere: una casa.
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« Risposta #40 il: Ottobre 28, 2017, 03:36:38 am »
In quest'impresa è necessario avere sempre un'idea molto chiara di quello che dobbiamo affrontare. Bisogna rendersi conto, sia come individui che come popolo, che contro di noi operano meccanismi potenti che cercano di ostacolare questo corso d'azione.
Ci dovremo impegnare in un Kulturkampf mirato ad estirpare il pensiero e la pratica del paradigma materialista; dovremo ripudiare l'affermarsi di modelli umani, sociali e universali come quelli che si sono radicati negli ultimi secoli; dovremo ricacciare indietro i demoni, e sacrificare ben più di una vacca sacra post-moderna. Una volta realizzato tutto ciò, bisognerà assicurarsi di non ripetere gli stessi errori. Dobbiamo imparare la lezione da ciò che è avvenuto in questi secoli, ed essere pienamente coscienti delle implicazioni e degli obiettivi reali di certe idee e dottrine determinanti. In futuro dovremo essere costantemente pronti e impegnati in una salvaguardia culturale.
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« Risposta #41 il: Ottobre 29, 2017, 07:23:46 am »
In quest'impresa è necessario avere sempre un'idea molto chiara di quello che dobbiamo affrontare. Bisogna rendersi conto, sia come individui che come popolo, che contro di noi operano meccanismi potenti che cercano di ostacolare questo corso d'azione.
Ci dovremo impegnare in un Kulturkampf mirato ad estirpare il pensiero e la pratica del paradigma materialista; dovremo ripudiare l'affermarsi di modelli umani, sociali e universali come quelli che si sono radicati negli ultimi secoli; dovremo ricacciare indietro i demoni, e sacrificare ben più di una vacca sacra post-moderna. Una volta realizzato tutto ciò, bisognerà assicurarsi di non ripetere gli stessi errori. Dobbiamo imparare la lezione da ciò che è avvenuto in questi secoli, ed essere pienamente coscienti delle implicazioni e degli obiettivi reali di certe idee e dottrine determinanti. In futuro dovremo essere costantemente pronti e impegnati in una salvaguardia culturale.


Questo brano è particolarmente importante: dovremmo per esempio impegnarci per far capire che le "vacche sacre post-moderne" da sacrificare ci restituiranno valori umani che sono molto più importanti delle vacche stesse; sacrificare il telefonino mi può restituire il valore umano del rapporto sociale autentico, non mediato. Ben venga il "sacrificio" :)
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« Risposta #42 il: Ottobre 29, 2017, 12:38:38 pm »
Sono convinto da anni che se vogliamo migliorare la condizione maschile dobbiamo scartare molti aspetti della femminile "società liquida" dei consumi. ;)
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« Risposta #43 il: Ottobre 30, 2017, 03:22:41 am »
QUESTO E' IL PASSAGGIO FONDAMENTALE DEL LIBRO

Ciò che ci si prospetta, quindi, è una grande e storica opera di guarigione. L'uomo britannico è sempre più malato, colpito dalla perdita di legami nelle sue numerose espressioni. È nostro dovere assicurarci che guarisca da questa malattia che si è auto-inflitto. La fine della divisione fra l'uomo e la sua anima farà sì che vengano colmate le voragini che separano le persone in seno alla società. Gli amari frutti di questa divisione, che trovano espressione in una miriade di forme di disordine sociale e sofferenza personale, diventeranno così fenomeni di un passato sbagliato, conseguenze di un errore di percorso storico ormai respinte. E ricordiamoci che la guarigione è un processo autorigenerante: dopo un po' la ripresa si sostiene da sé. Ma perché questo avvenga, bisogna oltrepassare una determinata soglia, e in questo cammino emerge il ruolo di due categorie in particolare: coloro la cui anima è sana.
In questo libro abbiamo soprattutto tentato di spiegare a coloro che curano la propria anima — implicitamente o esplicitamente — il motivo per cui diventano tanto spesso il bersaglio delle forze culturali dominanti. Si è cercato di descrivere le entità che operano contro di loro, e di chiarire la natura della loro esperienza. Si è cercato di dir loro che non sono soli, che la loro condizione non è unica, e che ciò che fanno è giusto. Si è cercato di convincerli che ciò che provano non è anormale, non è una loro colpa, o qualcosa da ripudiare, ma una parte del prezzo da pagare per uno stile di vita fondato sulla nobiltà dei sentimenti. È venuto il tempo, per queste persone, di venir fuori dal nascondiglio, di farsi coraggio e di agire insieme. Dovrebbero cercarsi fra loro e diventare forti agenti di rinnovamento. A questi eroi del nostro tempo il presente volume offre un pensiero semplice: nonostante altri abbiano tentato di spegnere la luce che portate, voi dovete reagire irradiando ancora più luce, che permetterà sia di illuminare ciò che avete intorno, sia di accecare i vostri nemici. C'è bisogno di un'alleanza di spiriti vivi, siano essi ricchi o poveri, di sinistra, di centro o di destra, bianchi, neri o gialli, scozzesi, gallesi, inglesi o nord-irlandesi, vecchi o giovani, uomini o donne, cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, indù o non credenti, laureati o non, in buona o in cattiva salute, insomma i portatori della luce dovrebbero creare la loro contro-cultura. «Siamo stati testimoni silenziosi di azioni malvagie» rifletteva Bonhoeffer, «Non di geni, di cinici, di dispregiatori di uomini, di strateghi raffinati avremo bisogno, ma di uomini schietti, semplici, retti». Alle persone spiritualmente sane, quindi, questo libro lancia un appello semplice: venite fuori, ovunque voi siate!
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« Risposta #44 il: Ottobre 31, 2017, 07:08:45 am »
Dedicato a chi pensa che risolvere la QM sia al di sopra delle nostre forze:

Andrebbe fatta loro un'osservazione speciale: è già stato sottolineato come la cultura desocializzata spesso contrasti l'apporto positivo nell'ambiente umano da parte delle persone spiritualmente sane collocandole non di rado in una sorta di vuoto. Privando le anime sane di punti di contatto con gli altri, il nostro oscuro modello culturale li priva anche dello spazio di manovra. Nel desiderio di comportarsi in modo nobile e fare del bene, coloro che vivono nella luce si trovano pertanto esclusi da un gran numero di occasioni atte a dare espressione concreta a quell'impulso interiore. Eppure è proprio in così ardui contesti che sono più necessari, come, i lumi accesi nell'oscurità o le sorgenti nel deserto. Messe di fronte a una terra desolata, le anime sane troveranno sempre la presenza di altri esseri umani, per quanto distanti. Non necessariamente saranno capaci di agire in grande scala, ma troveranno comunque brevi momenti e piccoli spazi. :fiocco: Gli spiriti sani dovrebbero comprendere come in tali circostanze un'azione minore possa avere un valore immenso [come scrive Alberto nella sua firma], e testimoniare in modo ancora più efficace l'importanza di ciò che essi desiderano e rappresentano. Da questo punto di vista, la natura senz'anima del nostro mondo massificato e desocializzato dovrebbe costituire una sfida anziché una barriera. Una pacata azione positiva, in un contesto impoverito come il nostro, ha una dignità tutta sua. A volte è necessario nascere in una stalla. In questo senso le anime sane dovrebbero sempre tenere a mente di essere chiamate a salvare la città, nonostante il compito sia apparentemente temibile.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.