Autore Topic: Iniziative dell'antifemminismo cattolico  (Letto 19212 volte)

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Iniziative dell'antifemminismo cattolico
« il: Settembre 28, 2016, 10:34:03 am »
Apro questo topic, che sarà regolarmente aggiornato, a seguito di frequenti osservazioni secondo le quali i cattolici non si occuperebbero attivamente di antifemminismo.
Il topic non permette risposte perché ha finalità illustrative: sarà citato in altri topic dove il tema ricorre, per evitare ripetizioni. Si può comunque commentare liberamente in altri topic.

Una scrittrice e gionalista tiene una conferenza sul tema: femminismo e famiglia vanno d'accordo?
Il manifesto riporta il titolo del libro della Cluzel: Addio, Simone! [de Beauvoir] Le ultime ore del femminismo

« Ultima modifica: Febbraio 19, 2018, 09:42:34 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Antifemminismo cattolico
« Risposta #1 il: Settembre 28, 2016, 10:39:12 am »
Libro antifemminista: Smettete di "liberarci"!
Le autrici sono due classiche "bigotte chiuse in casa": una è una nota conduttrice radiofonica, l'altra lavora su una piattaforma petrolifera dell'ENI.

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Antifemminismo cattolico
« Risposta #2 il: Settembre 28, 2016, 10:44:41 am »
Traduzione del manifesto:
Scoprite le Antigoni, in guerra contro le Femen - Ho molte cose da dirvi [Femen]
Le "Antigoni" sono un gruppo militante antifemminista, composto principalmente da studentesse universitarie, che in Francia ha avuto molta risonanza e ha portato l'antifemminismo al centro del dibattito mediatico.


« Ultima modifica: Novembre 29, 2016, 01:03:57 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Antifemminismo cattolico
« Risposta #3 il: Settembre 28, 2016, 10:50:46 am »
In prima serata sulla TV nazionale France 2, la giornalista 23enne Eugènie Bastié, la manda a dire senza timore al potente tecnocrate Attali (alquanto sorpreso di essere sbugiardato):


Libro antifemminista di Eugènie Bastié, secondo cui il femminismo è una sconfitta [anche] per le donne. Dalla prefazione:
"Decifrando una ad una le contraddizioni del femminismo, questo libro rivela con una penna implacabile la tragedia e la miseria del femminismo".

« Ultima modifica: Settembre 28, 2016, 23:20:41 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #4 il: Settembre 28, 2016, 11:52:16 am »
Di questo libro si è già parlato. Il testo smonta uno ad uno i cliché femministi con cui oggi ragionano le donne:

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #5 il: Settembre 28, 2016, 11:54:12 am »
Belissimo testo di Dag Tessore che demolisce pezzo per pezzo la visione femminista e rivaluta il ruolo maschile nella società:

« Ultima modifica: Settembre 28, 2016, 14:15:43 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #6 il: Settembre 28, 2016, 22:59:03 pm »
Convegno organizzato da Silvio Destro, utente di questo forum:

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #7 il: Settembre 29, 2016, 12:27:20 pm »
Articolo di Corrispondenza Romana sulla Clinton, che parla chiaro contro il femminismo e ne mette in luce gli stretti legami con l'omosessismo:

http://www.corrispondenzaromana.it/rispolverato-il-femminismo-per-difendere-lagenda-omosessista/


Rispolverato il femminismo per difendere l’agenda omosessista


Hillary Clinton(di Mauro Faverzani) È l’ora del femminismo. A qualsiasi latitudine. Sembrava lo si potesse finalmente archiviare, dopo i danni ideologici prodotti in pieno clima sessantottino. Invece no. E da ferro vecchio è divenuto il grimaldello di nuovo utile come passepartout, per cercare di introdurre ovunque l’ideologia gender in nome di pretesi, fittizi e surrettizi “diritti”.

Di femministe è zeppo il comitato elettorale di Hillary Clinton, aspirante candidata per i Democratici alla Presidenza degli Stati Uniti, in vista delle prossime elezioni 2016. Ha un bersaglio nel mirino: i cattolici ed i “loro” dogmi tradizionali, trattati come nemici giurati, attaccati apertamente dall’ex-first lady, che, tolta la maschera, ha affermato giovedì scorso al summit dell’Ong femminista Women in the World, a New York, che «bisogna cambiare» quelle «credenze religiose», che condannano i «diritti riproduttivi». Una dichiarazione da non sottovalutare, pronunciata da chi è oggi in corsa per la Casa Bianca.

«I diritti devono esistere nella pratica, non solamente sulla carta. Le leggi devono essere supportate da risorse adeguate e da una precisa volontà politica. È necessario modificare i codici culturali radicati in profondità, le convinzioni confessionali ed i pregiudizi strutturali», ha affermato tra gli applausi delle sue stagionate cheerleaders. Criticando poi ancora una volta, pesantemente, la sentenza della Corte Suprema, che ha permesso provvidenzialmente alla società Hobby Lobby di non finanziare la contraccezione per le sue dipendenti: secondo la Clinton, solo alle donne spetterebbe decidere se fare o meno ricorso a pillole abortive ed alla sterilizzazione, mentre i datori di lavoro, anche contro le proprie convinzioni morali, dovrebbero essere costretti per legge a pagare, oltre tutto di tasca propria, queste loro scelte.

Rincarando la dose, per esser certa che il messaggio giungesse forte e chiaro, l’ex-first lady ed ex-Segretario di Stato ha violentemente criticato l’obiezione di coscienza all’Obamacare, al finanziamento dei programmi di “pianificazione” familiare ed alle politiche gay friendly. Tutti ostacoli, che – a suo dire – il governo dovrebbe far cadere. Intendiamoci, nulla di realmente nuovo: la Clinton obbedisce semplicemente ai diktat dell’agenda omosessista, già espressi a chiare lettere nel 2012 dal Fnuap, Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, e ribaditi nel 2014 dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini. Sempre l’anno scorso, il presidente della National Organization for Women statunitense, Terry O’Neill, pubblicò un articolo perfettamente in linea con l’Hillary-pensiero, articolo in cui si definì l’aborto una «misura essenziale per prevenire lo strazio della mortalità infantile», dimostrando a quale livello di disumana mistificazione dei fatti possa giungere l’ipocrisia dell’antilingua.

Netto il giudizio espresso in merito dall’agenzia on line “Reinformation.tv”: «Con un programma così sfacciatamente ostile ai cattolici, Hillary Clinton dimostra che ormai i promotori della cultura della morte e dello smantellamento della legge naturale non si nascondono più. Dietro la promozione dell’aborto, c’è in realtà la volontà di distruggere la religione ed, in particolare, la sola religione rimasta fedele al rispetto integrale della morale naturale».

Dagli Stati Uniti in Europa, la musica non cambia: anche qui il femminismo oltranzista è tornato in auge. In Francia se la prende soprattutto con la questione del gender. Per tornare all’attacco con un vecchio “cavallo di battaglia”, l’idea cioè di stravolgere completamente le regole grammaticali ritenute troppo «sessiste», invocare le «regole di prossimità» e poter scrivere un giorno che «uomini e donne sono belle».

Il fatto che, in qualche modo, il maschile possa “imporsi” sul femminile proprio alle post-sessantottine non va giù. Così han deciso, questa volta, di promuovere addirittura una pubblica petizione, da inviare al ministro Najat Vallaud-Belkacem, sapendola particolarmente sensibile a queste tematiche. Al punto da erogare 25,6 milioni di euro alla Ligue de l’enseignement, associazione vicina alle sue posizioni. Il ministero per la Pubblica Istruzione ha pagato, senza fiatare. Scatenando le ire di molti, come l’Observatoire des programmes scolaires. C’è un però: osservando chi siano le sigle scese in campo per la singolare rivendicazione, si scopre anche con chiarezza quale sia la loro matrice politica, quella della sinistra radicale.

Il collettivo L’uguaglianza non è una strega!, che ha promosso l’iniziativa assieme alla Ligue, è legato a filo doppio col Pcf, Partito Comunista Francese, di cui fan parte Henriette Zoughebi, vicepresidente di lista nel consiglio regionale dell’Île-de-France; Carine Delahaie, militante Lgbt, candidata del Fronte di Sinistra alle ultime Dipartimentali; Marc Thiberville, vicepresidente del Pcf nel consiglio generale della Val di Marne; Sylvie Altman, sindaco di Villeneuve-Saint-Georges; Malka Marcovich, membro della giuria del premio Laicità Repubblica.

Contemporaneamente in Italia alquanto sospetto pare il recente varo delle Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo ed al cyberbullismo assieme ai corsi di formazione “ad hoc” per docenti, voluti dal Miur: il timore è che si cerchi di far rientrare dalla finestra ciò che fu buttato fuori dalla porta ovvero i libelli dal titolo Educare alla diversità?, ritirati dal Ministero a furor di popolo. Ma chi di progressismo ferisce, di progressismo perisce: così oggi il tanto sbandierato multiculturalismo della Sinistra italiana deve fare i conti con la chiara presa di posizione dell’agenzia on line “Civiltà islamica”, schieratasi con un articolo firmato da Abu Ismail Morselli dalla parte di un genitore oppostosi al Gioco del Rispetto, ritenuto troppo “gender friendly” ed improvvidamente introdotto nelle scuole materne comunali di Trieste, all’inizio quasi alla chetichella e senza informare adeguatamente circa i contenuti.

Solo la presa di posizione delle famiglie ha permesso di sviluppare in merito un vasto e vivace dibattito, che ha consentito di tramutare le perplessità in certezze, al punto da indurre una delle scuole municipali coinvolte ad uscire dal progetto ed a rinunciare alla sua applicazione. Questi elementi sono sufficienti, per dare l’idea di quanto massiccia, potente e ricca di mezzi e risorse sia l’offensiva sferrata dal fronte laicista al diritto naturale, calpestando i diritti veri ed infischiandosene di un sentire popolare su posizioni esattamente opposte. Ma ciò che qui si ricerca non è più nemmeno il consenso, bensì il silenzio, da ottenersi imbavagliando le bocche e, possibilmente, anche le coscienze. (Mauro Faverzani)

« Ultima modifica: Settembre 29, 2016, 12:57:29 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #8 il: Settembre 29, 2016, 16:21:51 pm »
Vari articoli antifemministi:

Il femminismo: una cultura che ha voluto togliere la donna dalla donna
http://www.corrispondenzaromana.it/il-femminismo-una-cultura-che-ha-voluto-togliere-la-donna-dalla-donna/

Pornografia e femminismo spinto in aula: così rovinano i figli
http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-brevi/pornografia-e-femminismo-spinto-in-aula-cosi-rovinano-i-figli/

Vallaud-Belkacem, una femminista alla Pubblica Istruzione
http://www.corrispondenzaromana.it/vallaud-belkacem-una-femminista-alla-pubblica-istruzione/

Argentina: isteriche femministe attaccano la cattedrale e i cattolici
http://www.corrispondenzaromana.it/argentina-isteriche-femministe-attaccano-la-cattedrale-e-i-cattolici/

Attacchi vetero-femministi contro il Cardinale Burke
http://blog.messainlatino.it/2015/02/attacchi-vetero-femministi-contro-il.html

di Cristina Siccardi

Nel desolante alveo della fede che oggi siamo costretti a vivere, dove il fiele diventa bevanda quotidiana, c’è chi riesce a mescerlo pubblicamente, scagliandosi con livore contro persone di adamantina ecclesialità. È possibile lanciare pietre, senza rispetto, contro un porporato dal profilo cattolico e dalla caratura teologica del cardinale Raymond Leo Burke? Oggi è possibile.
Lo ha fatto Gianni Gennari il 30 gennaio scorso con un articolo al vetriolo, pubblicato da “Vatican Insider”, dal titolo Se Burke non vuole le “chierichette”. Lo stratagemma escogitato dal giornalista-teologo (ordinato sacerdote nel 1965, fu vicino alle posizioni di Tonino Tatò – fondatore del “Movimento dei cattolici comunisti” nel 1943 – e di Enrico Berlinguer, del quale il primo divenne suo segretario. Gennari si sposò nel 1984, dopo aver ottenuto lo stato laicale) è quello di opporre il Cardinale, che tiene alta la bandiera degli insegnamenti perenni della Chiesa eludendo teologicamente alle mode mondane, al pensiero femminista, servendosi così di un obsoleto mezzo progressista che propagandava l’idea che la Chiesa fosse nemica della donna, intesa come categoria (gli odi emblematici seminati nelle società dal comunismo erano, è bene ricordarlo, uomo-donna, ricco-povero).
La sinistra ha sempre giocato sulla contrapposizione forzata fra uomo e donna, urtandosi evidentemente contro la civiltà cristiana (cristocentrica e mariana), e tale impostazione ideologica, purtroppo entrata nella Chiesa, elimina, con la menzogna e l’uguaglianza imposta di stampo illuminista, l’armonia e la bellezza degli opposti complementari, voluti e creati da Dio.
Il fatto che il cardinale Burke, che è stato Prefetto della Segnatura Apostolica, il Supremo Tribunale della Santa Sede, si allinei con la dottrina della Chiesa di sempre non dovrebbe scandalizzare le persone pensanti: le chierichette sono oggettivamente una presenza che disturba. Partiamo dall’etimologia, che chiarisce sempre al meglio i concetti: il termine «chierichetto» (piccolo chierico, piccolo sacerdote) deriva dal latino «clericus», forma aggettivale di clerus, indicante chi appartiene all’ordine sacerdotale.
Ebbene, «chierichetta» è la piccola chierica, ovvero la piccola sacerdotessa… basterebbe fermarsi qui per comprendere l’incompatibilità fra la bambina-ragazza e il servizio all’altare. In fondo, è molto semplice: esistono vocazioni diverse perché esistono sessi diversi. Lo scambio dei ruoli è molto pericoloso, crea competizioni sregolate, scompenso psicologico e organizzativo, caos e, soprattutto, profana l’ordine stabilito da Dio, di conseguenza distrugge l’equilibrio fra i rapporti umani. La Chiesa è sempre stata maestra di ordine e di armonia, di rispetto e di onore per Dio e, conseguentemente, per le persone e tra le persone, che, riverendo le leggi divine, non sono alterate dalle passioni terrene, quest’ultime vincolate al peccato originale: antagonismi, prevaricazioni, rivoluzioni non hanno ragion d’essere per chi riconosce il valore di ciascun ruolo.
Scriveva il Padre della Chiesa san Giovanni Crisostomo, commentando la seconda lettera a Timoteo: «Vedi come anche le donne erano ardenti, infiammate di fede; così Priscilla, così questa Claudia (…) si erano staccate nell’animo dalle faccende mondane, e maggiormente splendevano (…) La donna infatti porta su di sé una parte non piccola dell’organizzazione civile (…) e tanto meno in campo spirituale: può morire mille volte, se lo vuole, e molte sono state martirizzate; può custodire la castità, e meglio degli uomini, perché non è molestata da pari ardore; può mostrare modestia, dignità e illibatezza, senza di cui nessuno potrà vedere il Signore (Ebr 12, 14), e disprezzo per le ricchezze, se lo vuole: in breve, ogni altra virtù» (Omelie sulla seconda lettera a Timoteo, 10, 3).
Vedere ragazze con i pendenti ai lobi delle orecchie, che si aggiustano i capelli o che si guardano le unghie laccate, all’interno del presbiterio (dal greco πρεσβύτερος, presbýteros, «più anziano»; dal latino presbite, sacerdote, dunque il presbiterio è abitato da chi ha ricevuto una specifica e sacra Ordinazione) è qualcosa che stride non soltanto alla semantica lessicale, ma tanto più alla teologia, che si occupa delle cose di Dio e non di femminismo.
Il malevolo articolo è costruito sui luoghi comuni delle suffragette catto-comuniste e accusa la Chiesa di essere stata, nel passato, contro la figura femminile per partito preso, citando aneddoticamente san Pio X fra i persecutori beffardi delle donne. Sarebbe bene, proprio a tale proposito, invitare, chi dubita, a leggere i registri parrocchiali redatti di pugno da don Sarto (che parole utilizzava di encomio muliebre!) e i molteplici passi che questo Santo Pontefice scrisse nel suo copiosissimo carteggio ad onore proprio delle donne e fra questi spicca sua madre, Margherita Sarto, che egli amò, esaltò e venerò con la similare forza con la quale sant’Agostino amò, esaltò e venerò santa Monica. Le liriche parole, dettate dal cuore virile e non ideologico, che ritroviamo in questi santi, compreso don Bosco nei confronti di sua madre (il fondatore dei Salesiani profetizzò, il 6 gennaio 1870, una futura Roma «effemminata»), non si leggono in nessuna pagina progressista, sia laica che clericale.
Quando Gennari afferma che «la tendenza antifemminile è antica, in tutte le culture, e la troviamo anche nelle culture apparentemente moderne, non soltanto nella cultura cristiana e cattolica», mette ancor più in risalto la limpidezza dottrinale del cardinale Burke, autentico servitore della Chiesa, il quale non dice che «i tempi sono cambiati» e che le chierichette devono fare concorrenza ai chierichetti con accento rivendicativo, ma, in termini realistici e sacri, inneggia alle meraviglie della Sacra liturgia: in questa «“casa santa” (San Pietro), seguendo l’esempio della Madre di Dio e implorando la sua intercessione, scopriamo che il nostro unico “condividere” la nostra unica “eredità” è il Signore vivente per noi nella Chiesa e la nostra dimora permanente si trova in un popolo santo nella “comunione dei santi”» (Omelia del Cardinale Burke in San Pietro durante il pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum 2014).
Molte vocazioni sono nate proprio da bambini, servendo all’altare, guardando il Tabernacolo e il sacerdote. Molto difficile che una chiamata arrivi in compagnia delle piccole chieriche.
« Ultima modifica: Novembre 29, 2016, 01:05:59 am da Vicus »
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Offline Sebastiano

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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #9 il: Ottobre 14, 2016, 23:07:14 pm »
Di questo libro si è già parlato. Il testo smonta uno ad uno i cliché femministi con cui oggi ragionano le donne:

Questo è il libro che mi ha aperto gli occhi...

Offline Vicus

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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #10 il: Ottobre 15, 2016, 01:19:03 am »
E' un best-seller in tre nazioni europee. Non male per degli 'illusi nostalgici'... :lol:
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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #11 il: Ottobre 19, 2016, 23:58:28 pm »
200000 in piazza a tutela della famiglia e contro la filiazione senza padre:

http://www.lamanifpourtous.fr/actions-de-nos-regions/video-jesuisla-et-vous-paris-16-octobre-2016/

Giornali femministi in allarme:

Marianne: "La manifestazione di troppo"
http://www.marianne.net/16-octobre-2016-lmpt-manif-trop-100247116.html

Libération: "Bandiere, passeggini e crocifisso, la Manif' è di ritorno!"
http://www.liberation.fr/france/2016/10/16/drapeaux-poussettes-et-crucifix-la-manif-pour-tous-est-de-retour_1522332
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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #12 il: Ottobre 31, 2016, 08:34:48 am »
Claude Clauzel, madre di famiglia, lancia l'ultimatum: Le Ultime Ore del Femminismo

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Re:Iniziative, libri, siti e manifesti dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #13 il: Novembre 29, 2016, 00:32:18 am »
Intervista a Tele Libertà (attualmente 70000 visite) dell'ex femminista Marion Sigaut, oggi storica cattolica di fama nazionale. Spiega molto bene l'origine del femminismo contemporaneo:

Marion Sigaut è impegnata nella demistificazione dei cliché femministi e nella reinformazione per creare un consenso su valori di base più umani e sostenibili.
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Re:Iniziative dell'antifemminismo cattolico
« Risposta #14 il: Gennaio 08, 2017, 06:44:13 am »
Conferenza, poi riportata in Articoli, di uno psicologo cattolico tradizionale:
https://www.questionemaschile.org/?p=46


PAS e famiglie monoparentali: un modello sostenibile?

Il bambino nasce nel corpo materno, è una prerogativa femminile, ma l’uomo è necessario. Il legame tra il padre e la madre precede l’arrivo del figlio e —normalmente— permane in seguito, e in questo senso il padre è l’immagine della legge, dell’iscrizione simbolica: il momento in cui il padre trasmette il suo seme è un momento privato, il figlio non ne è testimone, ma la madre sa chi è il padre e mostra il padre al bambino.
Poiché il figlio nasce nel corpo materno, simbolicamente la madre è contenente, quindi il bambino che nasce la lascia: a questo punto, o c’è un padre che accompagna il figlio, che lo conduce verso la legge e verso il mondo, o la madre dice “È mio!” e si tiene il bambino.
È questa la tradizione matrilineare delle popolazioni indigene più arcaiche, che esiste ancora oggi e alla quale stiamo tornando: la secolarizzazione e il bando del sacro fanno ritornare la matrilinearità, perché la natura che non sia iscritta in un contesto culturale e in particolare cristianizzato ritorna alla sua condizione primordiale, ai suoi fondamentali.
La madre afferma simbolicamente: “È il mio bambino! È il mio corpo! È mio!” Si tratta di un’attitudine possessiva ancestrale: quando c’è un’adozione, si può notare che la madre non apprezza affatto che ci sia un nuovo padre, una nuova madre, qualcuno che vegli sul suo bambino.
Stiamo quindi ritrovando, per effetto di una decostruzione culturale, questa forma più arcaica di paganesimo che è la matrilinearità: una donna che genera un’altra donna, che a sua volta ne genera un’altra. Incidentalmente può nascere anche un maschio, ma gli uomini sono di troppo; la mascolinità, la funzione paterna è atrofizzata.

Entrambe le figure parentali, paterna e materna, sono necessarie alla nostra costruzione: la madre porta il bambino, ne assicura le cure, e il padre lo educa, lo forma. Spetta principalmente a lui farne un essere umano adulto, maturo, compiuto, aperto al mondo.
Il rapporto dell’uomo e della donna ha necessariamente all’inizio un fondamento differenziale, perché la donna porta il bambino nel suo corpo, e l’uomo rappresenta il rapporto con il cosmos: è colui che fa uscire il bambino dal corpo materno per scoprire lo spazio allargato del vasto mondo, ma anche dei luoghi che non sono il luogo del contenente materno, di cui il focolare è un po’ un prolungamento; per esempio la scuola, l’impresa, i luoghi di riunione, i movimenti giovanili.
È questa scoperta progressiva del mondo che fa in modo che, nati in un corpo umano localizzato, accettiamo a poco a poco una conoscenza possibile dell’insieme dei luoghi riconoscibili. Questa apertura può considerarsi in qualche modo come una logistica della libertà, nella quale il soggetto trova tra l’altro l’attitudine fondamentale alle necessità di sussistenza.
Ma parliamo ormai di un altro momento della storia, perché ai nostri giorni non di rado il padre sta davanti alla tv o a un bicchiere di birra con gli amici e alla fine la madre fa tutto: va al lavoro, va a prendere il figlio a scuola, se ne occupa, ne ha cura, è lei che gli parla, che gli fa i discorsi, che forma il suo immaginario, e il padre non è più là.
La sua funzione simbolica, quella che andava ad innestarsi sul ruolo naturale effimero che aveva avuto per la nascita del figlio, ma che non è destinata a essere effimera sul piano educativo, si rivela un ruolo disertato: perché un uomo lo adempia, bisogna che l’abbia appreso, che abbia avuto lui stesso un padre che l’abbia fatto davanti a lui. Un bambino che non abbia avuto sotto gli occhi un padre che ha fatto il padre, in maniera tale che lui stesso abbia voglia di essere uomo come suo padre è uomo, dove cercherà i punti di riferimento del suo percorso?
La figura dell’uomo è degna di stima nella misura in cui è capace di risolvere i problemi ai quali si confronta: il legame naturale favorisce l’ascolto che il bambino può prestargli, e legittima l’interesse che il padre porta al figlio. A partire da ciò, c’è un accompagnamento, una guida che può farsi perché il bambino ha davanti a lui una figura paterna che tiene la rotta, che è un modello sufficientemente buono.

La funzione paterna è innanzitutto quest’apertura sul mondo. Non si tratta quindi di una semplice divisione del lavoro e delle cure parentali: in realtà la “casalinga” non è esistita grosso modo che dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni Cinquanta, prima la donna del popolo lavorava tutto il tempo.
Ciò che è importante capire è che la messa in dubbio di questo modello, attraverso la limitazione delle nascite per esempio, pone nuovamente la questione di una coppia organizzata intorno ad un progetto dove la rivalità, nella misura del possibile, sia ridotta al minimo; dove la fiducia nell’altro possa essere favorita da una solida base comune, non in una sorta di dualità più o meno concorrenziale.
Per ogni generazione, non c’è saggezza o sapere di cui non bisogni ad un momento dato appropriarsi, che non sia da sottoporre a critica nel senso filosofico, vale a dire mettere sotto esame le scelte dei comportamenti genitoriali, i modelli che riceviamo da loro e vedere se infine possiamo stabilire un’alleanza con loro. Contrariamente all’ottica freudiana, il gran lavoro dell’infanzia è sapere con chi fare alleanza; e per l’adolescente è ben più importante la domanda: “Posso fare affidamento sul padre che ho per condurre la mia barca e arrivare ad una vita d’uomo?” O, per una ragazza: “Tutti gli uomini sono così? E comunque, ci si può fidare di qualcuno di loro?”
È il rischio che corrono quelle che decidono di allevare bambini per conto proprio, con l’ambizione di ricoprire un doppio ruolo. È lì che si situa l’illusione: una madre che dà da pensare a sua figlia che può essere padre e madre per conto proprio si trova molto rapidamente contestata in questa pretesa, perché il bambino non è solo al mondo e l’ambiente scolastico, che è il suo primo confronto con il mondo circostante, gli fa constatare che i suoi compagni hanno un padre e una madre. È vero che è sempre più comune vedere delle situazioni rimediate, ma queste ultime non sono mai banalizzate, e non sono viste che come carenze moltiplicate.
La mancanza di una famiglia in cui vi sia un padre e una madre ha dunque atrofizzato la funzione paterna: per soffrire meno il bambino va in qualche modo a sminuire la necessità dell’assente, vale a dire che simbolicamente va ad elaborare l’idea di un’inutilità. Colui che non ha beneficiato della funzione parentale in questione è esposto a non comprenderne la mancanza, né quale potrebbe essere questa figura in una forma equilibrata.
Essendo il padre una figura simbolica, può essere assente fisicamente ma presente simbolicamente; se non è presente nel discorso materno, il bambino può essere sostenuto da un genitore simbolico, un genitore formale, che ha vissuto con la madre, o che ha un legame con lei e di cui la madre parla.
Tuttavia nel caso di una madre che del padre non parla mai, o ne parla in termini negativi, il bambino cresce senza padre e senza sapere cosa sia la paternità. E se non sa cosa essa sia, non la va a costruire simbolicamente senza incorporare un certo numero di assurdità che il padre avrebbe corretto se ne avesse avuto conoscenza.
C’è una forma senz’altro preoccupante d’illusione sulla capacità di un genitore di assumere le due funzioni; in secondo luogo c’è la negazione del fatto che ciò che è strutturante per il bambino sono due discorsi coerenti: un solo discorso parla di se stesso, due discorsi sono già i fondamenti d’una struttura cognitiva.
Quando ci sono due persone che dicono la stessa cosa, che vedono la stessa cosa, si può essere sicuri che non si tratta di una semplice opinione; una sola persona che afferma “vedo una tal cosa”, è un discorso, non è un’affermazione avente il valore di conoscenza: si parla di sé, non si parla del mondo.
Il bambino che manchi di un padre o di una madre avrà bisogno per soffrire meno di negare la necessità di ciò che gli manca, instaurando un meccanismo di ripetizione che si vede continuamente: vuole evitare assolutamente ciò che ha vissuto e ricomincia esattamente allo stesso modo.
Ci sarà dunque una reazione psicologica alla mancanza di paternità o di maternità, che condurrà il bambino in crescita a essere esposto al fatto di riprodurre la situazione che ha vissuto e dalla quale vorrebbe uscire, perché in effetti non ha criticato la propria atrofia della funzione paterna o materna. Se una donna ha una figlia e caccia il padre in questione, la figlia va a successivamente a mettersi con dei tipi che sono come farfalle intorno a una lampada, e nessuno va a costruire con lei una relazione feconda. Costei andrà a fare un figlio con uno qualunque di costoro, e lo alleverà da sola: avendo atrofizzato il riferimento paterno in lei stessa, andrà a privarne la figlia piuttosto che parlarle della propria mancanza.
Ormai è il giudice minorile che fa esistere il padre —e d’altra parte lo fa pagare. E a livello sociale si è ben compreso che il bambino è una fonte di reddito per una donna sola, che spesso lo mette al mondo per ricavarne dei benefici economici e sfruttare il padre attraverso il divorzio.
Il padre che è stato presente storicamente, sia pure in modo fugace, è iscritto interamente in una relazione simbolica, e per esistere come padre ha bisogno di essere validato dalla madre; dimodoché attraverso il rispetto che il padre attribuisce alla madre, il bambino scopre sotto i suoi occhi la qualità della relazione d’origine dalla quale è nato.
« Ultima modifica: Gennaio 02, 2018, 16:41:25 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.