Autore Topic: Domanda terminologica  (Letto 2999 volte)

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Offline Faust

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Domanda terminologica
« il: Luglio 24, 2016, 07:01:14 am »
Ma il maschio pentito è un maschio che poi si è pentito o un non-maschio che poi se n'è accorto?
Cioè, questi maschiopentiti hanno un cromosoma XY o XX (o XXY)?
Confrontando globalmente uomo e donna, si può dire che la donna non avrebbe il genio dell'ornamento, se non avesse l'istinto del ruolo secondario.

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Re:Domanda terminologica
« Risposta #1 il: Luglio 24, 2016, 08:25:49 am »
Ma il maschio pentito è un maschio che poi si è pentito o un non-maschio che poi se n'è accorto?
Cioè, questi maschiopentiti hanno un cromosoma XY o XX (o XXY)?

E' semplicemente un maschio che ha abboccato alla storiella secondo la quale avrebbe, come maschio, un non meglio specificato "debito" con le femmine, una specie di peccato originale in salsa femminista :doh:
Those who would give up essential liberty to purchase a little temporary safety deserve neither liberty nor safety.
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #2 il: Luglio 24, 2016, 08:55:37 am »
Mi risulta che i maschi selvatici lo abbiano scritto 17 anni fa.

http://www.uomini3000.it/278.htm
Citazione
Il "maschiopentito"    
Il nuovo missionario del verbo femminista
 

Dal sito dei MaschiSelvatici
Il maschio pentito è il maschio politicamente corretto e cioè addomesticato, o meglio l'uomo della rinuncia. Rinuncia ad una presenza significativa in famiglia, rinuncia all' educazione affettiva alla vita del figlio che si è concepito, rinuncia alla propria storia. Il Maschio Pentito oggi consiglia, promuove e pratica quell'autodafè per maschi che è il processo al maschio. Il processo di solito si compie pubblicamente in televisione o sui giornali, viene ormai promosso e gestito direttamente dal maschio, non c'è più bisogno nemmeno della corte al femminile. L'imputato è naturalmente colpevole, infatti si processa la sua natura di maschio. Il processo consiste in una sequenza ormai proceduralizzata che prevede nell'ordine: accusarsi in quanto maschio pubblicamente di ogni infamia trascinando solidarmente nella colpa tutti gli altri maschi, con a seguire la dichiarazione di vergogna e abiura della propria identità, la promessa di cambiarla in base al nuovo modello del giorno meglio se suggerito da una donna psicologa, che normalmente propone una specie di collezione estate inverno dell'identità maschile, la dichiarazione di superiorità delle donne in tutti i campi e l'invocazione finale alla futura città delle donne, nuovo e ultimo nonché unico paradiso realizzabile in Terra. In questo modo il maschio pentito ottiene il perdono di essere maschio, la riammissione nella simpatia del direttore della rete o del giornale o del conduttore o del pubblico con connesso applauso,il semaforo verde all'ingresso del nuovo mondo dove tutti sono felici magari con la garanzia di qualche passettino in carriera in più. Tuttavia non basta, e a convincere che indietro non si torna, ovvero maschi non si è proprio più, ci vuole anche una serie di atti di degradazione. Così con naturalezza, entusiasmo e commozione buonista, in tutti i talkshow e le rubriche televisive di stato e private che contano, appaiono, accolti come modelli del Nuovo Maschio, similmente ai forzati del pentimento di ogni tempo e di ogni identità, nel passato politica o sociale o religiosa o di razza, oggi di genere, pensionati anticipati alle prese con centrini, poveracci che per arrotondare si spogliano in pubblico fra i gridolini di eccitazione delle donne, maschi letteralmente demoliti psicologicamente ed esibiti con fierezza dalla " Donna liberata che ha impostato un nuovo rapporto con il partner anch'esso liberato", castrati psicologici di tutti i tipi e motivazioni che hanno rinunciato ad ogni recupero e ben si prestano a far professione di quella tragica e vergognosa resa e rinuncia a se stessi come maschi e padri che la cultura e il potere di oggi chiede loro. Rinuncia e resa che trovano oggi il loro punto definitivo, di non ritorno, nel sentirsi delegittimati ad esprimersi sui temi della vita in quanto maschi, delegittimazione che nasconde, dietro al falso omaggio alla "autogestione" femminile, una fuga davvero poco virile dall'assunzione di responsabilità e carica le donne di un peso che spesso le schiaccia, come alcune ammettono con sincerità.

http://www.uomini3000.it/239.htm

http://www.uomini3000.it/279.htm

http://www.uomini3000.it/280.htm

http://www.uomini3000.it/284.htm

http://www.uomini3000.it/281.htm

http://www.uomini3000.it/282.htm

http://www.uomini3000.it/283.htm
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #3 il: Luglio 24, 2016, 09:25:36 am »
Comunque, tra gli articoli che più mi rimasero impressi alcuni fa - quando iniziai ad avvicinarmi alla QM - c'è questo del defunto psichiatra Paolo Pancheri.

http://www.uomini3000.it/282.htm
Citazione
Paolo Pancheri - Maschile e femminile    

dal Corriere della Salute  - 21 maggio 2000 - (abstract)

Il cervello ha un sesso? Le ultime ricerche confermerebbero di sì. Studi delle Scuole universitarie di Psichiatria di Roma, Napoli, Genova e L’Aquila dimostrano che quello femminile si differenzia da quello maschile per aspetti morfologici e funzionali che si traducono in maggiori capacità di integrazione del pensiero, di valutazione per raggiungere obiettivi, d’intuizione. Uomini e donne sani, uniformi per lavoro, età, cultura sono stati studiati per anni e il loro cervello scandagliato con la risonanza magnetica e con la tomografia a emissione di positroni.

Più intuitiva. E’ capace di pensieri paralleli.

Grazie a sofisticati mezzi diagnostici Paolo Pancheri, ordinario di Psicologia e Psichiatria all’Università La Sapienza di Roma, ha scoperto che nel cervello femminile il corpo calloso, una struttura composta da (Giovanni Lonardo ipotizza: assoni o dendriti? che permettono all’emisfero di destra di comunicare con quello di sinistra), è più spesso di quello maschile. Ciò significa che le due metà del cervello nella donna comunicano più facilmente. Nell’emisfero di sinistra (quello che “comanda”, rispetto all’emisfero destro che esegue) avvengono ragionamenti di tipo sequenziale (tipici maschili), logico. L’emisfero destro, invece, permette di effettuare anche i ragionamenti di tipo parallelo, di portare avanti più operazioni mentali contemporaneamente. La maggiore comunicazione tra i due consente ai ragionamenti paralleli di raggiungere l’emisfero sinistro e di influenzare le decisioni al di là della logica. “L’intuito – continua Pancheri – altro non è che il risultato di un ragionamento parallelo che una parte del cervello ha continuato a portare avanti al di fuori della coscienza e che è andato a influenzare una logica sequenziale rigida, fornendo una soluzione diversa al problema preso in esame. Le donne sono più intuitive dell’uomo grazie alle maggiori connessioni tra i due emisferi”.

Più fantasiosa. Sa farsi guidare dalle emozioni.

Oltre al corpo calloso le ricerche hanno evidenziato che esiste un’altra area del cervello nella donna che appare più voluminosa e attiva rispetto all’uomo. “Si tratta di una zona dei lobi frontali, ossia la corteccia frontale dorsolaterale, che sovrintende ai processi di memoria a breve termine, alla programmazione e valutazione delle procedure e delle decisioni per raggiungere uno scopo – spiega il professor Pancheri. Questa zona della donna ha uno spessore maggiore ed è collegata con le cosiddette aree “limbiche”, quelle cioè che sono la sede dell’emotività e che sempre, nella donna, a parità di stimoli, si attivano più intensamente”. Il processo decisionale delle donne, quindi, è influenzato emotivamente in misura maggiore rispetto a quello degli uomini. “Quando si devono prendere delle decisioni importanti – spiega Pancheri – si possono seguire ragionamenti basati sulla logica, che fanno scegliere tra le varie opzioni possibili quelle che presentano maggiori probabilità di successo, oppure possono essere introdotti fattori di correzione di tipo emozionale, che possono fare scegliere soluzioni apparentemente meno vantaggiose. Questo fattore emotivo può rivelarsi una carta vincente perché può portare a fare scelte che altri non farebbero mai. Un uomo che fa ragionamenti sequenziali, di stretta valutazione dei rischi, può rifiutare una opzione solo perché la logica probabilistica sconsiglia di sceglierla e, così facendo, può perdere un’opportunità di successo”.

“Una donna, invece, può percepire una serie di variabili, non quantificabili esattamente, sulla base di un feeling emozionale e prendere decisioni che si rivelano più vincenti e corrette” aggiunge l’esperto. “Una donna con un equilibrio emozionale normale, sia per le influenze del ragionamento parallelo, sia per quelle emotive, può sicuramente prendere decisioni importanti con più probabilità di successo di un uomo. Ma se per ragioni patologiche o meno, l’emotività è eccessiva, può costituire un rischio”.

“Di fronte a situazioni complesse è avvantaggiata la donna, perché il cervello femminile anche se possiede gli schemi sequenziali di ragionamento è meno “rigido” e quindi è portato ad analizzare uno spettro più ampio di varianti. La messa in atto di schemi standard, collaudati, ripetitivi, probabilmente è più rapida negli uomini. Il cervello maschile, se deve prendere una decisione, tende ad escludere eventuali variabili, a negarle, ed è quindi avvantaggiato in situazioni semplici, schematiche” conclude Pancheri.

Più reattiva. La sua materia grigia è maggiore.

La PET ... ha evidenziato che, a parità di stimoli, gli emisferi della donna sono più irrorati di quelli di un uomo. “Il cervello femminile è più raffinato, più sofisticato di quello maschile, più completo. In sintesi, è come una macchina altamente sofisticata, quello dell’uomo è più paragonabile a un trattore: entrambi servono, ma i meccanismi e le funzioni sono notevolmente diversi”.

Secondo studi pubblicati sul Journal of neuroscience il cervello femminile ha anche una quantità maggiore di materia grigia rispetto a quello maschile che invece contiene più sostanza bianca. “Questo – dice Alberto Oliverio, direttore dell’Istituto di psicobiologia del CNR – dipende dal fatto che nel cervello femminile le cellule sono “impacchettate” in uno spazio minore. Il numero totale delle cellule è lo stesso, ma nel cervello maschile che pesa in media il 10-15% in più sono più “diluite” nello spazio. Il maggior peso del cervello maschile che rispecchia anche la statura e massa è dovuto ad un maggior materiale di sostegno delle cellule nervose. Queste differenze cellulari non sono correlate all’intelligenza”.

Atteggiamenti opposti anche nell’amore. Un partner ben scelto. Sono le signore a fare una selezione oculata.

Le diverse intelligenze, maschile e femminile, hanno influenza anche sui programmi riproduttivi dei due sessi: dai meccanismi di scelta del partner al desiderio di miglioramento e conservazione della specie, fino al diverso legame con i figli.

“La donna – spiega Pancheri – dispone di un patrimonio genetico contenuto nelle uova e limitato numericamente; l’uomo invece ne ha in abbondanza e può anche permettersi di sprecarlo. Ne consegue che una donna, anche se non ha intenzione di avere un figlio, nella scelta di un partner seguirà un albero decisionale che la porterà ad escludere o scegliere un uomo in base a processi inconsci, condizionati da milioni di anni di evoluzione, mirati ad assicurare che ogni suo uovo sia fecondato da uno spermatozoo “Doc” che assicuri al figlio il miglior patrimonio genetico possibile. Non si pensi però che la donna sia calcolatrice, perché tutti questi comportamenti sono basati su automatismi inconsci, legati alla protezione della prole, al miglioramento della specie e vengono messi in atto anche nella scelta del partner occasionale, per una sola notte.

“L’uomo – aggiunge Pancheri – ha a disposizione un patrimonio più ricco, che può “sprecare” senza problemi. La sua scelta della partner è più semplice; le ragioni per cui sceglie una donna piuttosto che un’altra sono basate quasi esclusivamente sui caratteri sessuali secondari, esteriori. Questa è l’attrazione per l’uomo. Dopo di che, prima o poi trova la donna giusta. La sua, però, non è una scelta oculata, precisa. Chi sceglie veramente è la donna”.

Le differenze dei programmi riproduttivi nel cervello maschile e femminile spiegano anche il legame biologico che si instaura tra madre e figlio. “Questo legame è condizionato biologicamente dalla liberazione di una sostanza, l’ossitocina, che viene rilasciata durante il parto e l’allattamento, e che da un imprinting al cervello che dura tutta la vita – spiega lo psichiatra. Questa sostanza è alla base dei meccanismi di protezione dei figli e di conseguenza dei comportamenti aggressivi delle mamme per difenderli dalle minacce. Nell’uomo questo condizionamento non esiste e l’interesse per il figlio inizia sostanzialmente quando il bambino è in grado di interagire con lui”.



Praticamente le femmine umane sarebbero una sorta di razza aliena - quindi decisamente superiore alla controparte maschile - che però per chissà quali arcani motivi, sarebbe stata oppressa per millenni dagli "inferiori" maschi.
"Superiori" ma "sottomesse": non è fantastico tutto ciò ?
La spiegazione ufficiale riguardo a tale "oppressione millenaria" è la seguente: la superiore forza fisica maschile.
Perciò, in base a tale logica, oggi non dovrebbero dominare i Sapiens, bensì i Neanderthal, che mi risulta possedessero una forza muscolare superiore dell'80-90% rispetto ai Sapiens...
Mah... roba da matti.
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #4 il: Luglio 24, 2016, 09:50:14 am »
Ciò che dici in parte mi rincuora. Perché, se questi maschiopentiti davvero son geneticamente maschi, allora sono anche curabili.

Basterebbe un minimo di educazione, una parola che ha perso il suo senso, dato che la si riferisce impunemente alla pseudosocietà femminile. Bisognerebbe inventarne una nuova. Chessò: addestramento alla vita.

Quello psichiatra non capisce una ceppa. Io son maschio e non ho mai avuto una sola compagna di classe alla mia altezza.
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #5 il: Luglio 24, 2016, 13:35:39 pm »
da medico, non ho problema a dirlo :
la psichiatria non cura una sola malattia.
Tutt'al più, controlla i sintomi.
Quindi, di quello che diceva Pancheri o tutto il board del DSM, mi interessa abbastanza poco

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Re:Domanda terminologica
« Risposta #6 il: Luglio 24, 2016, 14:40:03 pm »
Ma il maschio pentito è un maschio che poi si è pentito o un non-maschio che poi se n'è accorto?
Cioè, questi maschiopentiti hanno un cromosoma XY o XX (o XXY)?

E' un non-maschio che si è accorto del suo "non poter essere maschio" perchè la costruzione di un'identità maschile gli impone sforzi e
sacrifici che non ha alcuna intenzione di fare e perciò preferisce crogiolarsi nel "pentimento" di essere nato maschio che gli risparmia così la
fatica di fare i debiti sforzi inerenti alla maschilità. Avrebbe preferito essere nato donna, ma non può diventarlo, quindi ripiega sul pentitismo.
Ha sì il cromosoma Y (con grande dispiacere da parte sua) ma vorrebbe tanto un altro cromosoma X che lo sostituisse. O almeno lo
affiancasse. E' l'unica cosa che gli rimane, dell'appartenenza al sesso maschile. Gli rimane solo perchè non riesce a sbarazzarsene.

Offline Faust

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Re:Domanda terminologica
« Risposta #7 il: Luglio 24, 2016, 14:50:08 pm »
Conosco il tipo, dunque. In pratica si tratta di quello che in altre epoche chiamavamo col suo nome: schiavo!
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #8 il: Luglio 24, 2016, 14:58:19 pm »
Ma il maschio pentito è un maschio che poi si è pentito o un non-maschio che poi se n'è accorto?
Cioè, questi maschiopentiti hanno un cromosoma XY o XX (o XXY)?

No quello si chiama sindrome di Klinefelter e non centra nulla col maschio pentito.
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline Faust

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Re:Domanda terminologica
« Risposta #9 il: Luglio 24, 2016, 15:21:26 pm »
No, il Klinefelter ha un trisoma XXY, il super-maschio (il mio preferito, che secondo me sono io) ha un trisoma XYY.
Invece il "maschio xx" è sterile, la sindrome si chiama di La Chapel; eredita dal padre un cromosoma X, quindi è femmina, ma per un errore di trasmissione quel cromosoma X risulta danneggiato e vi si "allaccia" l'attivatore SRY per lo sviluppo delle gonadi maschili, spesso di piccole dimensioni (non saprei come definirlo uno così, ma probabilmente la maggior parte dei transessuali hanno questa sindrome. Esiste anche la donna XY.
Fidati, l'ho studiato a sQuola, come l'ortografia.
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #10 il: Luglio 24, 2016, 15:31:46 pm »
No, il Klinefelter ha un trisoma XXY, il super-maschio (il mio preferito, che secondo me sono io) ha un trisoma XYY.
Invece il "maschio xx" è sterile, la sindrome si chiama di La Chapel; eredita dal padre un cromosoma X, quindi è femmina, ma per un errore di trasmissione quel cromosoma X risulta danneggiato e vi si "allaccia" l'attivatore SRY per lo sviluppo delle gonadi maschili, spesso di piccole dimensioni (non saprei come definirlo uno così, ma probabilmente la maggior parte dei transessuali hanno questa sindrome. Esiste anche la donna XY.
Fidati, l'ho studiato a sQuola, come l'ortografia.

Non sono un esperto di cromosomi, per cui non mi pronuncio; però è la prima volta che sento parlare di "donna XY".
Sei sicuro di quel che dici ?
Ma a parte questo, non credo abbia molto senso discutere dei cromosomi dei c.d. maschi pentiti, per il semplice motivo che i suddetti cromosomi non c'entrano nulla col cosiddetto pentitismo.
« Ultima modifica: Luglio 24, 2016, 15:43:12 pm da Frank »
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #11 il: Luglio 24, 2016, 15:59:47 pm »
Ho sbagliato io, scusa, si dice "femmina XY". Anche se confonde le idee.
Hai ragione comunque. Mi chiedevo proprio questo io, se si potesse dire "maschio" un maschiopentito. Però ho letto sul sito zerbini.org che uno di quelli ha anche figli, quindi il problema forse non si pone.
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #12 il: Luglio 28, 2016, 14:14:06 pm »
Avevo sbagliato sul serio: non esiste la femmina XY...
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Re:Domanda terminologica
« Risposta #13 il: Luglio 28, 2016, 15:06:40 pm »
Ma a parte questo, non credo abbia molto senso discutere dei cromosomi dei c.d. maschi pentiti
A chi lo dici.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.