Società permissiva nemica dell’uomo

Attenzione: qui non si parla di società permissiva dal punto di vista morale, ma di società centrata sul capriccio individuale e sull’assenza di regole e tutele nei rapporti uomo-donna.

La condizione maschile si può migliorare solo mettendo in discussione alcuni assunti della società “liquida” dei consumi di cose e persone.

La guerra all’uomo iniziata col femminismo che pretende di aver coscienza politica, è in realtà funzionale alla disarticolazione delle strutture sociali e istituzionali fondamentali, che costituiscono un freno alla riduzione dell’essere umano a mero consumatore.

L’estremo permissivismo (a partire dai noti privilegi antimaschili che derivano da mantenimento e false accuse) è nemico di un ordine sociale stabile che parte dall’uomo, dal capofamiglia per arrivare alle complesse istituzioni che, piaccia o no, da sempre hanno fondamenta maschili.

L’inattesa conferma viene da una fonte non sospettabile di moralismo:

http://www.byoblu.com/post/video-dal-web/il-plusgodimento-erotico-del-neolibertino-sessuale-diego-fusaro

L’uomo è il creatore della civiltà, il codificatore delle leggi e dei riti. In tal senso ogni consesso umano dotato di struttura e significato è “patriarcale” (ubi societas ibi ius: dov’è c’è una società c’è una legge).

In una società destrutturata, liquida, dove l’unico elemento fondante è un consumismo femmineo basato sul capriccio (la soddisfazione immediata di desideri di cose e persone), l’uomo è un pesce fuor d’acqua, un alieno. Esiste solo in quanto consumatore e schiavo. Poiché non ha alcun ruolo significativo, ossia realmente maschile, non ha la minima possibilità di vedere ascoltate, tantomeno soddisfatte, le sue rivendicazioni.

L’errore fondamentale di molti movimenti di opinione maschili è di credere di poter combattere il femminismo continuandone ad accettare l’assunto di base: la disarticolazione dei rapporti familiari e comunitari (quindi necessariamente istituzionali) in favore di legami effimeri basati sulla mera convenienza individuale. Un progetto comune (famiglia, comunità) con fondamentali implicazioni sociali superiori all’individuo e alla coppia, viene sostituito da relazioni autistiche e sterili.

Non cadiamo nell’errore di cercare di migliorare la condizione maschile immettendo nella società ancor più individualismo (ossia caos), più edonismo per chi può permetterselo e relazioni ancora più strumentali ed effimere. Illudendoci così di combattere il sistema quando invece lo rafforziamo: l’individualismo -assurto addirittura ad assoluto – non solo è una misera strategia di sopravvivenza, ma è lo specchio dell’ideologia femminista e consumista a un tempo.

Molto si dibatte su tali questioni ma c’è un modo semplice per prendere atto della situazione ed elaborare una strategia comune: osservare l’impalcatura ideologica e soprattutto gli effetti nefasti del femminismo, che vanno contrastati nel loro insieme, non solo quelli che ci riguardano individualmente.