Autore Topic: Gustatevela  (Letto 7941 volte)

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Offline Guit

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Re: Gustatevela
« Risposta #15 il: Dicembre 09, 2011, 17:24:21 pm »
Una cosa strana: gli uomini separati hanno un rischio povertà inferiore alla totalità degli uomini adulti (più di 15 anni) e alla media degli stessi coniugati.

Separati: 15,3
Totale popolazione maschile: 15,8
Coniugati: 15,6

Economicamente agli uomini conviene separarsi. Dobbiamo crederci?

Per gli uomini secondo l'Istat, il modo migliore per garantirsi di non entrare in povertà è: sposarsi e poi divorziare. In tutti gli altri casi si rischia di più (non sposarsi, non divorziare).

Buffo no?

Credo che questa evidenza sia sufficiente a bollare la ricerca come l'ennesima operazione di falsificazione del dato sociale da parte dello Stato anti-uomo (però usando i nostri soldi).

« Ultima modifica: Dicembre 09, 2011, 17:40:53 pm da Guit »
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Offline jorek

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Re: Gustatevela
« Risposta #16 il: Dicembre 09, 2011, 19:13:07 pm »
Citazione
Economicamente agli uomini conviene separarsi. Dobbiamo crederci?

Per gli uomini secondo l'Istat, il modo migliore per garantirsi di non entrare in povertà è: sposarsi e poi divorziare. In tutti gli altri casi si rischia di più (non sposarsi, non divorziare).

Buffo no?


Sai, icasi possono essere infiniti. Però se m i sposo e poi divorzio, beh, c'è una legge che mi dice che devo pagare un mantenimento dovuto (ai figli) e uno non dovuto (alla ex moglie). Al destinatario del mantenimento non dovuto dovrò concedere pure l'abitazione ergo: mi trovo senza una parte di soldi, e con i lrimanente dovrò tentare di di sostenere un affitto.....dall'altra parte invece? Mi vien da ridere guarda....

Offline Guit

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Re: Gustatevela
« Risposta #17 il: Dicembre 10, 2011, 01:13:53 am »
Una cosa strana: gli uomini separati hanno un rischio povertà inferiore alla totalità degli uomini adulti (più di 15 anni) e alla media degli stessi coniugati.

Separati: 15,3
Totale popolazione maschile: 15,8
Coniugati: 15,6

Economicamente agli uomini conviene separarsi. Dobbiamo crederci?

Per gli uomini secondo l'Istat, il modo migliore per garantirsi di non entrare in povertà è: sposarsi e poi divorziare. In tutti gli altri casi si rischia di più (non sposarsi, non divorziare).

Buffo no?

Credo che questa evidenza sia sufficiente a bollare la ricerca come l'ennesima operazione di falsificazione del dato sociale da parte dello Stato anti-uomo (però usando i nostri soldi).



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Offline Guit

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Re: Gustatevela
« Risposta #18 il: Dicembre 10, 2011, 01:20:26 am »
La falsificazione di Stato diffusa da tutti gli organi d'informazione (dal documento Istat):

Il titolo della sezione recita: Marcate differenze di genere: più donne tra i genitori soli

Percentuali approssimative (ricavate a vista dal loro grafico figura 3: PERSONE CHE HANNO VISSUTO LO SCIOGLIMENTO DELL'UNIONE CONIUGALE PER SESSO E TIPO DI FAMIGLIA IN CUI VIVONO):

(in percentuale)

Single: uomini 43 - donne 24
In famiglia ricostituita: uomini 31 - donne 23
famiglia monogenitore: uomini 6 - donne 35
Altro tipo (non si sa quale, qui ci stanno quelli tornati dai genitori e quelli nelle roulotte): uomini 20 - donne 18

Il titolo si basa su un'idea infamante: quella che i padri single NON SONO GENITORI.

In realtà sono i veri soli: quelli senza affetti.

Allora ricalcolando le cose vere: gli uomini soli sono il 43%, e le donne sole sono il 23.

Semplicemente il doppio. Non considero infatti persone sole quelle che vivono a casa coi propri figli, né quelle che hanno ricostituito una famiglia.

Poi ci sono "gli altri". Ed essendo le donne che tornano dai genitori più degli uomini, immagino che ci sia una quota di uomini single, senza fissa dimora, nascosta dietro quel 20% rimanente.

Insomma, si rischia di dover dire che la metà dei separati UOMINI, se non ampiamente di più, vivono in un deserto affettivo.

...
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Offline Giuseppe83

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Re: Gustatevela
« Risposta #19 il: Dicembre 10, 2011, 10:25:26 am »
Le donne in famiglia (ricostituita o monogenitoriale) sono 58 contro solo 37 uomini.
Le donne sole sono 24 contro ben 43 uomini.
Questi sono i dati.

Offline GIUSTIZIALISTA

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Re: Gustatevela
« Risposta #20 il: Dicembre 10, 2011, 17:47:03 pm »
Peccato che non diano più "La sai l'ultima":come barzelletta era bellina (a sfondo amaro però).
Sic transit gloria mundi.

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Re: Gustatevela
« Risposta #21 il: Dicembre 10, 2011, 19:58:15 pm »
Beh è ovvio! Se tra i divorziati e i separati gli uomini sono contati come "single" mentre le donne come "monogenitori" e roba del genere...

Offline Guit

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Re: Gustatevela
« Risposta #22 il: Dicembre 13, 2011, 16:46:32 pm »
L´ISTAT racconta la Disneyland dei separati. Dove sono le note metodologiche ?[1]

Di Fabio Nestola - Secondo un recentissimo studio dell'ISTAT (Condizioni di vita dopo la separazione) le donne che hanno vissuto una separazione hanno un rischio di povertà più alto (24%) degli uomini (15,3%). Il periodo dei dati è il 2009, e la data di pubblicazione è lo scorso 7 dicembre 2011. Argomento: Popolazione. Incuriosisce la scelta del tipo di documento: Comunicato stampa.  

Proviamo ad analizzare gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT. Il documento in versione integrale http://www.istat.it/it/archivio/47539 non chiarisce il campione utilizzato per le rilevazioni. Viene citato il dato complessivo delle persone interessate da separazioni e divorzi (3.115.187), ma non quanti di questi tre milioni ed oltre siano oggetto della ricerca.

Inoltre, diversamente dalla consuetudine ISTAT, non sono attualmente reperibili sul sito merito e metodo dell’indagine: non è noto quindi nemmeno lo strumento utilizzato, vale a dire se siano state analizzate le misure erogate in tribunale, un questionario cartaceo, delle interviste telefoniche o altro.

La differenza è sostanziale. In caso di analisi delle misure previste in sentenza si hanno dati certi, oggettivi e verificabili; in caso di interviste telefoniche ci si deve invece limitare a dati soggettivi, privi di qualunque riscontro.

Il campione numerico è un’altra caratteristica essenziale per valutare l’attendibilità di qualsiasi dato statistico. L’Istituto non specifica di aver analizzato milioni di sentenze, centinaia di migliaia di questionari, decine di migliaia di interviste. L’unico dato reperibile si evince da alcuni prospetti, in cui compare più volte la dicitura stima corrispondente ad una numerosità campionaria fra le 20 e le 49 unità.

Una forbice compresa fra 20 o 49 unità, con una media di 35, rapportata al totale di oltre tre milioni di individui, costituisce la percentuale dello 0,001%. Francamente un po’ poco per identificare nell’intero Paese le condizioni di vita dopo la separazione. Un campione di persone compreso fra 20 e 49 unità somiglia ad una riunione di condominio, non certo ad uno schema rappresentativo della popolazione. Potrebbe andare bene per un’indagine svolta dagli alunni della IV elementare, dal colosso ISTAT è lecito attendersi di più.

Inoltre non è dato di sapere quale sia il campione non compreso nella forbice 20-49. Il totale è estremamente dettagliato, l’ISTAT parla di 3.115.187 persone, non di “circa 3 milioni”. Però non c’è una sola riga che specifichi quanti cittadini e cittadine siano stati oggetto di approfondimento, oltre i già citati 20-49.

Sarebbe interessante sapere come l’ISTAT è riuscita a rilevare tali dati. Come già detto, sul sito non c’è nulla di direttamente riferibile alla pubblicazione condizioni di vita dopo la separazione, classificata come comunicato stampa. Con una accurata ed articolata ricerca, tuttavia, è possibile risalire ad altre pubblicazioni ISTAT che potrebbero avere avuto dei riflessi sul comunicato stampa del 7 dicembre. Il documento Geo Demo ISTAT, Demografia in Cifre con 50 tavole pdf, scaricabile al link http://demo.istat.it/altridati/separazionidivorzi/index.html .L’indagine europea “Statistics on Income and Living conditions" (Eu-Silc), un documento di 191 pagine scaricabile in versione integrale al link http://www3.istat.it/dati/catalogo/20081013_02/, un sunto dell’indagine Eu-Silc Indagine sulle condizioni di vita 2009, scaricabile al link http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=5000170 , e poi i links di 4 questionari 2009 scaricabili:

 

SILC/09/FAM per la replicazione del 21/09/2009                           21 pagine

SILC/09/IND per la replicazione del 21/09/2009                            45 pagine

SILC/09/REG per la replicazione del 21/09/2009                             7 pagine

SILC/09/RIL per la replicazione del 21/09/2009                               1 pagina

 

È presumibile – ma non viene espressamente citato, quindi non è certo – che alcuni dati dell’indagine Eu-Silc siano serviti a dedurre le proiezioni da cui prende vita il comunicato stampa del 7 dicembre 2011. Nemmeno nelle 191 pagine del testo integrale, tuttavia, esiste una valutazione quantitativa del campione. Esistono i questionari, ma nessuna nota su quante persone li abbiano compilati.

Dovizia di particolari sulle strategie di raccolta-dati, sulla fase preparatoria attraverso l’invio di lettere alle famiglie-campione da parte dell’ISTAT e del sindaco del Comune interessato, sulle componenti trasversali e longitudinali, dubbi sulla possibilità di raccogliere dati veritieri attraverso  questionari anonimi, e tanto altro ancora. Ma nulla sul numero dei questionari dai quali nasce l’intero lavoro.

Pur con tutte le perplessità in merito alle modalità di raccolta-dati, è il caso di analizzare i risultati quantomeno bizzarri che emergono. In particolare per quanto riguarda il capitolo  Casa. A seguito dello scioglimento dell’unione, l’abitazione è assegnata dal giudice o tramite altro accordo più frequentemente alla donna (40,8%), meno spesso all’uomo (34,6%), raramente ai figli (6,3%); la casa in cui vivevano i coniugi non è destinata né a loro, né ai figli nel 16,8% dei casi. La donna è più spesso assegnataria dell’abitazione se al momento dello scioglimento dell’unione sono presenti figli (45,3%) e quando risiede nel Nord (43,1%), ma ancor più quando l’immobile era di sua proprietà (86,5%, mentre per gli uomini proprietari si arriva al 69,4%) o di proprietà congiunta con l’ex-partner (54,7%) – prospetto 5: si rileva come, secondo l’ISTAT, la donna ottenga l’assegnazione della ex casa coniugale nel 40,8% dei casi, nel 45,3% se è anche madre. L’uomo invece ottiene l’assegnazione nel 25,8% dei casi quando è comproprietario, nel 7,6% quando la casa è della moglie, nel 69,4% quando è proprietario esclusivo.

Mah, forse a Disneyland … non è certo la realtà italiana.

Qualunque avvocato, da decenni, ha il compito di dissuadere il proprio cliente di genere maschile quando questi gli chiede se ha la possibilità di non perdere la casa di proprietà dopo la separazione. L’immancabile risposta è che la casa viene, per giurisprudenza ampiamente consolidata, data in assegnazione al coniuge che ottiene la custodia dei figli. Prima della riforma del 2006 era il genitore affidatario, dopo è diventato il genitore collocatario; ma sempre della madre si tratta.

Scoprire che circa il 70% degli uomini proprietari mantiene l’uso della casa anche dopo la separazione è uno scoop eccezionale, contrario a qualsiasi analisi della realtà. Il fronte degli avvocati è compatto: giovani o esperti, donne o uomini, singoli o costituiti in associazioni forensi, concordano immancabilmente nel considerare l’assegnazione della casa al padre una chimera inutile persino da chiedere, tanto nessun giudice la concederà mai.

Indipendentemente dal titolo di proprietà: vale a dire che può essere del marito, della moglie o di entrambi, può essere un’eredità dei genitori, può essere interamente saldata o gravata da 20 anni di mutuo… in ogni caso il padre separato dovrà allontanarsene entro 30 giorni asportando solo gli effetti personali, perché l’assegnazione andrà alla ex che vive con i figli.

Anche in merito alle percentuali di affidamento della prole emergono dati, per così dire, curiosi. La pubblicazione del 7 dicembre 2011 dice che, a fine 2009, i figli di genitori separati o divorziati risultavano essere affidati (figura 5)

    alla madre in via esclusiva, nel  58% dei casi
    al padre in via esclusiva, nel  9% dei casi
    ad entrambi i genitori, nel 33% dei casi
    ad altri nello 0%

Ancora una rilevazione che sembra essere effettuata indifferentemente nel Paese dei Balocchi, a Gotham City, a Paperopoli o in qualunque altro luogo immaginario, sicuramente distante anni luce dalla concreta realtà italiana. Primo elemento: l’ISTAT sostiene che in Italia nel 2009 non esisteva alcun bambino affidato ai nonni o ai servizi sociali e collocato in casa famiglia, la percentuale “altri” è allo 0%. Sono decine di migliaia, oggetto di inchieste giornalistiche ed interrogazioni parlamentari. O il campione è talmente deficitario da non comprendere alcun affido eterofamiliare (ma l’ISTAT non rende nota l’entità del campione), o i dati sono mistificatori, raccolti attraverso dichiarazioni false.

Secondo elemento: altri dati, curiosamente sempre pubblicati dall’ISTAT, contraddicono la pubblicazione del 7 dicembre: dal 2006 l’affido ad entrambi i genitori viene dato costantemente in aumento.

Ancora, dal 2007 al 2008, l'ISTAT si produceva nella segnalazione - subito fatte proprie dai tribunali e da alcuni esponenti politici appartenenti all'avvocatura - di percentuali mirabolanti (fino all'86% delle separazioni) di applicazione del condiviso. Poi, il 7 dicembre, la smentita: l’affido condiviso nelle separazioni e nei divorzi, sommati, scende al 33%

Qual è il dato reale? Entrambi sono reali, perché la pubblicazione di dicembre è doppiamente fuorviante

    comprende anche separazioni e divorzi preesistenti, quindi non arrivati a sentenza nel 2009, ma nella presentazione iniziale cita “periodo dei dati: anno 2009”
    non è basata su dati oggettivi (sentenze) ma su dati soggettivi ed incontrollabili (dichiarazioni spontanee ed anonime)

Criteri di rilevazione non uniformi, metodi quantomeno dubbi, campione irrisorio o addirittura sconosciuto…. Fino a quando l’ISTAT continuerà a raccontarci Disneyland?

Fonte: Redazione (Adiantum)


1. http://www.adiantum.it/public/2802-l%C2%B4istat-racconta-la-disneyland-dei-separati.-dove-sono-le-note-metodologiche--.asp

« Ultima modifica: Dicembre 13, 2011, 23:41:07 pm da Guit »
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Offline Guit

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Re: Gustatevela
« Risposta #23 il: Dicembre 13, 2011, 16:49:21 pm »
Padri separati/ Tre milioni sotto la soglia di povertà[1]

Domenica, 11 dicembre 2011 - 10:03:48

Dopo la Fiction RAI "Sarò sempre tuo Padre" (8.1 milioni di telespettatori) anche l'Eurispes, primario istituto di ricerca e studio, pubblica dati e considerazioni di rilievo. Sono 4.000.000 i Padri Separati. L'80% di loro non arriva a fine mese. Espulsi, ignorati, violentati negli affetti e deprivati negli averi da ex.mogli e tribunali. Ogni anno per migliaia di loro si aprono le porte della depressione, talvolta del suicidio. Idem per i loro figli.

"Nonostante la nuova legge 54/2006 obblighi entrambi i genitori a provvedere al sostentamento economico dei figli nati da una unione non più essere - sostiene l'Eurispes -, la realtà dimostra che a patire maggiormente le ristrettezze economiche sono gli uomini i quali, nella gran parte dei casi, devono trovare un nuovo domicilio. Con un matrimonio andato in pezzi, una nuova esistenza da inventare e a cui abituarsi e un equilibrio talvolta precario, bisogna pure fare i conti con il portafoglio, solitamente più che dimezzato quando, oltre all’assegno di mantenimento da versare ai figli, sussistono impegni economici presi in precedenza che non cessano con la rottura dell’unione coniugale; e la spesa per eccellenza è costituita dal mutuo, una tassa da pagare per una casa in cui non si vivrà più".

Ecco perché, continua l'istituto di ricerca, "sono proprio loro, i papà separati, a finire sempre più frequentemente sul lastrico, a rappresentare una nuova categoria di poveri, a chiedere aiuto alla Chiesa o ai servizi sociali. Secondo la Caritas il 25% degli ospiti delle mense dei poveri sarebbero proprio le persone separate o divorziate; una verità scomoda ma facile da credere, considerando che l’80% dei padri separati non riesce a vivere con ciò che resta del loro stipendio. "

L'ordine Nazionale degli Psicologi giorni fa si è espresso in modo estremamente chiaro e definitivo sulla violazione della legge 54/2006 di affidamento condiviso e quindi della conseguente violazione dell’uguaglianza dei cittadini (art.3 Costituzione Italiana, a discapito dei padri) della conseguente violazione del principio della bi-genitorialità (art.18 Convenzione ONU 1989 a discapito dei figli e della loro sana evoluzione). “Analisi Critica dell’applicazione attuale dell’Affidamento Condiviso. Introduzione. La legge 54/2006 prevede che l’affidamento sia, di regola, disposto a favore di entrambi i genitori, mentre l’affidamento all’uno o all’altro genitore rappresenti un’eccezione. [..] Purtroppo i casi in cui c’è aderenza sono molto più limitati di quelli in cui si mantiene il vecchio modello. Pertanto sono da distinguere tutte quelle situazioni di vita quotidiana in cui la norma è applicata con rigore (principio della bigenitorialità = riferimento al nucleo allevante) e quelle situazioni in cui la norma è applicata secondo il principio del genitore “prevalente”, introducendo il termine “collocatario” che non è coerente con il principio ispiratore della norma, e che è stato introdotto nella giurisprudenza italiana per mantenere nella sostanza il vecchio modello dell’affidamento esclusivo.
 
Data quindi la totale inidoneità al fine della salute dei figli di un modello che preveda che un solo genitore (quello collocatario o prevalente) sia il permanente punto di riferimento dei figli [..] mentre l’altro si limita ad erogargli il denaro avendo con i figli solo sporadici contatti, in linea generale, le modifiche del disegno di legge DDL 2454 non fanno altro che promuovere la possibilità che il principio della bi-genitorialità (nucleo allevante) non resti un mero principio, ma si inserisca nelle trame della vita quotidiana come applicazione rigorosa del principio stesso, tale da mantenere il processo evolutivo quale “processo”, appunto, e non “fatto”, cioè tale da mantenere sempre aperta la possibilità che su questo processo, incerto nel suo incedere, si possa inserire non solamente UN genitore, ma il nucleo allevante, cioè ciò che mantiene un assetto di terzietà.
 
Nel bilancio complessivo della salute del figlio certamente è per lui meno di sacrificio perdere un po’ di tempo a frequentare due case che non perdere la possibilità di avere un riferimento in entrambi i genitori.
 
[..poi riguardo al DDL 2454 che introduce “frequentazioni paritetiche” per ciascun genitore] – Riteniamo quindi che l’introduzione del concetto di pariteticità vada opportunamente a promuovere l’applicazione del principio della bi-genitorialità come riferimento per l’assetto familiare [..] in modo da poter escludere nell’applicazione della norma la distinzione tra genitore connotato come “prevalente” o “collocatario” e genitore connotato quindi come “marginale/periferico” o “non collocatario”.
 
[..dopo una parte a favore del doppio domicilio per il minore, cioè della pari dignità per la casa del padre come per quella della madre, l’ordine riporta alcuni dati sui danni da assenza paterna e monogenitorialità] – [..] Lo studio di Anna Sarkadi, Robert Kristiansson, Frank Oberklaid, Sven Bremberg (Anna Sarkadi et alt., “Fathers’ involvement and children’s developmental outcomes.” Acta Pediatrica 2008, 97/2) mette in evidenza come il coinvolgimento paterno – inteso come tempo di coabitazione, impegno e responsabilità  -abbia influenze positive sullo sviluppo della prole. Gli studiosi hanno analizzato retrospettivamente 24 studi longitudinali, svolti in 4 continenti diversi. La conclusione è che il coinvolgimento del padre migliora lo sviluppo cognitivo [..] diminuisce la delinquenza giovanile e riduce la frequenza di problemi connotati come “comportamentali”.


1. http://affaritaliani.libero.it/cronache/padri-separati111211.html

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Offline Rita

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Re: Gustatevela
« Risposta #24 il: Dicembre 13, 2011, 17:16:36 pm »
@Guit: non capisco una cosa, a me pare che ci sia un'incongruenza abbastanza macroscopica anche nei dati di partenza (ovverossia di quanti separati e divorziati ci sono).

L'Istat parla di 3.115.087 persone interessate alle separazioni (ovverossia la metà di essi sono padri separati e la metà madri separate, se ho capito bene). L'Eurispes parla di 4.000.000 di padri separati (cioè di 8.000.000 di persone interessate considerando la coppia)

Se il dato dell'Istat è corretto (ovverossia ci sono 3.115.000 persone coinvolte nei divorzi in assoluto  - e non coppie) è chiaro che non possono esserci 3.000.000 di padri separati sotto la soglia di povertà essendo in assoluto i separati 1.600.000 circa.
L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Guit

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« Risposta #25 il: Dicembre 13, 2011, 19:04:43 pm »
I dati Istat non si sa come sono costituiti perché non l'hanno spiegato. Comunque sono dati, a detta loro, che dovrebbero riferirsi a circa tre anni fa, quindi manca una buona dose di nuovi separati all'appello. Inoltre, non si sa se considerano tutti i separati o solo i divorziati.

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Offline Rita

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Re: Gustatevela
« Risposta #26 il: Dicembre 13, 2011, 20:05:04 pm »
sì però scusa se insisto

http://www.gesef.org/separazioni-divorzi-italia-visti-dall-istat-anno-2008

 
dal rilevamento effettuato dalle cancellerie dei tribunali nel 2008 c'erano 85.000 separazioni (contiamo solo quelle che dovrebbero essere più numerose dei divorzi) arrotondiamole pure a una media di 100.000 l'anno. Per quarant'anni (e consideriamo che credo che il trend sia stato in crescita e anche piuttosto secco rispetto agli anni '70) sono 4.000.000 di separazioni, diviso per due ci sarebbero 2.000.000 di uomini separati in totale.  Mi sembra più verosimile il dato totale Istat,  per arrivare a 8.000.000 di persone coinvolte ci sarebbero dovute essere un qualcosa come più di un milione di separazioni l'anno, negli ultimi tre anni.

(Scusa! ho premuto 'modifica' invece di 'citazione'. Ho ripristinato il tuo testo che avevo in cache. Maledetta tecnologia ... Guit)



« Ultima modifica: Dicembre 13, 2011, 23:37:38 pm da Guit »
L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Guit

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« Risposta #27 il: Dicembre 13, 2011, 23:21:41 pm »
sì però scusa se insisto

http://www.gesef.org/separazioni-divorzi-italia-visti-dall-istat-anno-2008

 
dal rilevamento effettuato dalle cancellerie dei tribunali nel 2008 c'erano 85.000 separazioni (contiamo solo quelle che dovrebbero essere più numerose dei divorzi) arrotondiamole pure a una media di 100.000 l'anno. Per quarant'anni (e consideriamo che credo che il trend sia stato in crescita e anche piuttosto secco rispetto agli anni '70) sono 4.000.000 di separazioni, diviso per due ci sarebbero 2.000.000 di uomini separati in totale ...

Perché hai diviso per due?

Ogni separazione coinvolge un uomo e una donna, quindi 4 milioni di separazioni sono 4 milioni di uomini ( e 4 milioni di donne). Mi sembra più corretto il dato Eurispes.

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« Risposta #28 il: Dicembre 13, 2011, 23:47:15 pm »
Per farci un'idea della vastità del fenomeno, la fiction di Fiorello è stata vista da 8,1 milioni di persone, cioè un numero equivalente a quello delle persone separate. Ed è stata un successo.

Ora se 4 milioni di uomini sono un quinto degli uomini che producono, e se 3 milioni di loro sono in crisi psicologica e finanziaria dopo la separazione, è questo o no un fattore depressivo nazionale anche da un punto di vista di sviluppo ed economia?

I poteri filo-femministi che governano in occidente hanno già spiegato che non è così: se manca la componente maschile nella produzione infatti, pare non essere un problema, perché è la Donna a garantire lo sviluppo. Secondo loro gli uomini non conferiscono alcuna spinta vitale alla società, per cui anche se fossero tutti depressi, l'economia andrebbe bene lo stesso.

Tuttavia come possiamo osservare non è così che stanno le cose. Ma le alchimie dei poteri sono troppo impegnate nella realizzazione della manipolazione antropologica tecnocratica, per potersi occupare della realtà.


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Re: Gustatevela
« Risposta #29 il: Dicembre 13, 2011, 23:56:44 pm »
Chi nega l'apporto economico vitale maschile nega la cultura umana, nega L'amor che move il sole e le altre stelle ...

Alle macchine di Dante non gliene frega niente.


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