Autore Topic: Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale  (Letto 5640 volte)

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #15 il: Agosto 01, 2015, 17:33:27 pm »
Sull'eclissi dell'autorità del Papa:

FRAMMENTO 28
Simone... io ho pregato per te perché la tua fede non venga meno e tu, una volta ritornato, conferma i tuoi fratelli. (Lc 22, 32)
Io ho pregato per te, Simone, perché la tua fede, confermata dall'opinione della moltitudine, non venga mai meno, e tu sia sorretto dalle mormorazioni affettuose dei tuoi fratelli. (Quinto evangelo)

Da chi è sostenuta la fede incrollabile di Pietro? Dalla preghiera di Cristo, sembra insegnarci il terzo evangelo. Dal parere della maggioranza dei fedeli, insinua invece questo nostro testo.
Quando nella Chiesa c'è qualche incertezza sulla strada da prendere, che deve fare Pietro?
Deve affidarsi al suo interiore carisma, alla cui sorgente sta la preghiera del Signore, "vescovo e pastore delle nostre anime", sembra suggerire San Luca. Deve fondarsi sui risultati dì un referendum tra i battezzati o quanto meno di un sondaggio di opinione, direbbe il quinto evangelo.
Se il gregge non sa più dove andare, cosa succede?
Guardi Pietro, il pastore delegato, pare ammonire il vangelo secondo Giovanni. Niente affatto: si radunino le pecore e decidano a maggioranza la strada che il pastore dovrà poi seguire, insegna l'evangelo secondo il Migliavacca.
Siamo come si vede in presenza di due ben diverse concezioni della Chiesa e del suo capo visibile. Tra esse l'accordo è difficile: è necessario che una scelta si compia.
Per parte nostra non ci sono dubbi: la teologia del primato che soggiace a questo esiguo frammento, anche se in contrasto con gli evangeli canonici, è più democratica, più conforme alla mentalità dei tempi che corrono, più accettabile.
Vorremmo che si notasse l'equilibrio garbato che caratterizza le ultime parole del brano.
I cattolici di questo secolo nei confronti del Papa sembrano incapaci di percorrere qualunque strada di mezzo tra l'adulazione e l'insulto, tra il culto della personalità e il disprezzo, tra l'osanna e il crucifige. Quanta misura, invece, quanto buon senso in quelle "mormorazioni affettuose" che, secondo la parola di Gesù qui riferita, sarebbero il vero segreto della saldezza di Pietro e la fonte nascosta delle sue consolazioni!
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #16 il: Agosto 03, 2015, 00:28:59 am »
Sul tentativo di riduzione della Comunione da sacramento/momento di adorazione a banchetto per celebrare 'la comunità':

FRAMMENTO 29
Questo è il mio corpo, che è dato per voi: fate questo per ricordarvi di me. (Lc 22, 19)
Questo è il corpo che è dato per voi: fate questo per ricordarvi della vostra comunione tra voi (Quinto evangelo).

Se si dovesse stare alla teologia che pare soggiacere ai testi dei sinottici e di S. Giovanni, sembrerebbe che l'aspetto fondamentale dell'eucaristia sia quello di essere un rito che avvera nei discepoli una "memoria oggettiva" di Cristo e di ciò che ha fatto per noi, istituendo una reale partecipazione al suo corpo e al suo sangue. Sicché il sacrificio del Figlio di Dio, liturgicamente ripresentato e reso spiritualmente assimilabile, unirebbe gli uomini più diversi e più lontani tra loro, alla persona dei Salvatore veramente presente tra i suoi.
E' ovvio, che in questo caso la celebrazione eucaristica darebbe origine anche a una effettiva comunione dei partecipanti tra loro, ma solo in quanto essi si fondono nel comune ricordo di Cristo: "fate questo per ricordarvi di me", e nella comune manducazione della sua carne e del suo sangue.
E' la dottrina tradizionale e ha un suo incontestabile fascino. Ma a una migliore considerazione, per gli spiriti più avveduti, si rivela lacunosa e scialba.
Il nostro frammento colloca invece al primo posto la prerogativa della " autenticità " di comunione, il gesto deve avvenire non fra estranei, che non si conoscono neppure di nome, ma, come tutti i banchetti, fra persone legate da schietta amicizia. Anzi il suo senso profondo è di esprimere questa solidarietà, che pertanto più che costruita dall'azione comune le è prerequisita.
Non ci può essere dunque eucaristia se non tra persone che già formano tra loro una comunità di spiriti, di ideali, di gusti, di abitudini di vita. E siccome tutto ciò non si ha di solito né in una massa troppo numerosa né fra uomini troppo diversi per cultura, condizioni sociali età o razza, un'eucaristia autentica può nascere solo da un gruppetto omogeneo, che si raduni attorno a un piccolo tavolo. La " ekklesìa" di Cristo, espressa dal sacramento, sarà dunque composta o da soli greci o da soli ebrei, o da soli poveri o da soli ricchi, o da soli semplici o da soli intellettuali. O anche e meglio da intellettuali che i semplici; purché siano tutti di loro.
Del resto la legge della "autenticità" ha una validità generale e costringe felicemente a conclusione che neppure avremmo osato prevedere, prima della sua scoperta. Autenticità nella lingua, senza inflessioni sacrali o vocaboli ecclesiastici; autenticità nelle vesti, che devono essere quelle comuni; autenticità dell'ambiente in cui il pasto si consuma, che sarà - è intuitivo - la sala da pranzo o anche la raccolta intimità di una trattoria; autenticità delle vivande: e chi banchetta solo col pane e col vino?; autenticità dei discorsi e degli argomenti trattati, che di necessità saranno quelli che normalmente nascono in una conversazione tra amici. Tutto all'insegna della spontaneità , della semplicità, senza formalismi, senza ritualismi, senza sovrapposizioni.
Come siamo lontani dalla freddezza, dalla impersonalità, dalla convenzionalità delle solite messe domenicali!
  :lol:  :lol:
A questo punto ci avvediamo di avere talvolta celebrate delle magnifiche eucaristie "anonime" e inconsapevoli, in certi piccoli ristoranti sul Ticino, a spese di trote succulente, in una ristretta cerchia di amici. Cene indimenticabili, che davvero ci ricordavano la nostra comunione tra noi, e insieme l'alimentavano e la crescevano; momenti magici, che ci davano la forza di continuare nel duro cammino dell'esistenza e ci lasciano più uniti, più buoni e comprensivi verso tutto il genere umano (come di solito capita all'Italiano dopo il quarto bicchiere), più tranquilli di coscienza e più felici!
Momenti meravigliosi e, ahimè! troppo rari! Il cielo ci conceda che siano più numerosi per l'avvenire; ce lo auguriamo di cuore, soprattutto adesso che abbiamo scoperto la loro natura eucaristica.

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #17 il: Agosto 03, 2015, 07:06:20 am »
Vicus, credo che se domani mattina Gesù si volesse iscrivere ad una qualsiasi facoltà di teologia, di certo non supererebbe i test di ammissione :D
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #18 il: Agosto 03, 2015, 11:02:09 am »
Non lo riconoscerebbero neppure! :lol:
« Ultima modifica: Agosto 04, 2015, 23:21:05 pm da Vicus »
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #19 il: Agosto 03, 2015, 12:15:05 pm »
Dalla fede missionaria al dubbio dialettico:

FRAMMENTO 30
Andate e fatevi discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e dei Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro a osservare tutto ciò che io vi ho prescritto. (Mt 28, 19)
Andate nel mondo impuro e discutete: dal libero confronto dei pareri germoglierà la verità. (Quinto Evangelo)

L'idea dell'"annuncio" è negli evangeli tradizionali espressa con una durezza che riesce poco sopportabile alle nostre orecchie.
Gesù stesso parla per affermazioni recise: non associa nessuno a una ricerca, che del resto non sembra compiuta neppure da lui. Egli semplicemente "dice", non indaga, non ipotizza, non dialoga. Si presenta come colui che non solo ha la verità, ma addirittura è la verità.
Lo stesso stile viene raccomandato agli apostoli: essi devono esporre un fatto, non provocare dei dibattiti.
Sono i portatori di una perla preziosa che non deve essere gettata ai porci, ma custodita come un bene inestimabile. Se qualcuno accoglie l'evangelo, è beato; chi lo rifiuta, stia nelle sue tenebre: neppure la polvere bisogna avere più in comune con lui. Ci si affretti a proporlo ad altri.
Il proselitismo affannoso - che egli rimprovera ai farisei - è un atteggiamento ignoto a Cristo e non raccomandato ai suoi inviati.
Ma se sulla condanna del proselitismo possiamo essere d'accordo tutti, sul metodo dell'annuncio abbiamo qualche riserva.
Esso infatti, come il proselitismo, condiziona la libertà altrui e impedisce di pensare con la propria testa. E non è una ragione il fatto che quello cristiano sia un annuncio di verità. Al contrario è un impegno maggiore a tacere: la verità, avendo una sua forza immanente ignota all'errore, determina in misura più grande il comportamento di chi arriva a conoscerla. Perciò se può essere consentito ai seminatori di falsità di proclamare e propagandare le loro dottrine, a noi no: la nostra testimonianza deve essere il più possibile silenziosa. :lol: :lol:
Soprattutto - e qui sta l'insidia più grande - l'idea dell'annuncio sembrerebbe quasi supporre che la verità discenda dall'alto già pronta e cucinata, e non sia piuttosto frutto della ricerca, della libera discussione, del nostro spirito insonne. Se si comincia ad ammettere l'annuncio, si finisce o presto o tardi per accettare il concetto di una Rivelazione oggettiva ed esterna.
Allora, se non ad "annunciare", a che cosa sono stati mandati gli apostoli?
Il testo ci dà un chiarimento definitivo: compito degli apostoli è di stimolare il dibattito, di dirigerlo con imparzialità, sicché tutte le opinioni possano liberamente commisurarsi.
La verità, che sta nel cuore e nella mente dell'uomo o più propriamente nel cuore e nella mente dell'" umanità " - troverà la strada per emergere e per affermarsi e potrà venire accolta da tutti non come una tiranna dispotica che ha sempre ragione, ma come una figlia che noi stessi con travaglio abbiamo generato.
Ci avvediamo che questo quinto evangelo assimila il metodo di Gesù a quello di Socrate. Il che ci meraviglia un po', non foss'altro perché i due tipi umani ci sembrano molto diversi. Basti pensare all'entusiasmo con cui il filosofo ateniese - senza timore, senza disgusto, senza tristezza - ha bevuto la sua cicuta.
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #20 il: Agosto 04, 2015, 00:48:36 am »
Poiché l'argomento vi interessa, "a grande richiesta" pubblico gli altri frammenti. Su una falsa idea di Chiesa dei poveri:

FRAMMENTO 1
Prostratisi lo adorarono. Poi, aperti i loro scrigni, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2, 11).
Prostratisi lo adorarono. Poi, aperti i loro scrigni, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Ma disse Giuseppe: L'oro non lo possiamo accettare, perchè è segno di ricchezza e contamina chi lo dà e chi lo riceve (Quinto evangelo)

L'episodio dei Magi ci descrive la vicenda spirituale degli uomini di cultura, che, persi nella contemplazione delle loro chimere e attardati dalla selva intricata dei loro ragionamenti, arrivano a Betlemme in ritardo su tutti, a spettacolo finito.
Però ci arrivano, perché nella capanna c'è posto per tutti, perfino per qualche intellettuale.
Anche questo evangelo - come quello di Matteo - tace degli altri Magi, che partiti al seguito della stella sbagliata giunsero chi alla reggia del celeste impero, chi dal Negus degli Etiopi e persero così l'occasione di passare alla storia. Distratti, scombinati, pronti sempre sul terreno pratico ad ogni balordaggine, scelgono per il re dei Giudei i regali meno opportuni. Intanto l'offerta della mirra - che serviva per il trattamento dei cadaveri - era di pessimo gusto per un neonato: non si va a suscitare pensieri di morte laddove è appena sbocciata la vita.
L'incenso poi, avviando l'uso nel cristianesimo di questa materia propria delle corti e dei templi orientali, ha segnato l'inizio del trionfalismo liturgico ed ecclesiastico, che tutti deprechiamo.
Ma con l'oro questi goffi personaggi hanno superato ogni limite prevedibile. Come? Il Figlio di Dio vede la luce in una stalla, si circonda di caprari e di vaccari, volendo in tal modo manifestare la sua volontà di fondare la Chiesa dei poveri, ed ecco che arrivano questi signori a contaminare con la loro ricchezza la pura austerità del quadro. Sotto lo sguardo sbigottito dell'asino e del bue, trovava il suo principio la Chiesa costantiniana.
:lol:
E' mai possibile che questa Chiesa costantiniana nascesse senza contestazioni? Stando a Matteo sembrerebbe quasi che l'oro - emblema e fonte di ogni corruzione - fosse stato tranquillamente accettato dalla sacra famiglia.
Ma qui veniamo a sapere come si sono svolti veramente i fatti: Giuseppe, uomo taciturno e rude, con dignità e calma, ma con estrema fermezza esprime il suo dissenso, enunciandone la ragione profonda: laddove c'è oro, non ci può essere né Cristo né la Chiesa di Cristo. :ohmy:
Il frammento è tanto più significativo in quanto ci riferisce la sola frase del falegname di Nazaret di cui abbiamo notizia: poche parole che valgono interi decreti conciliari.
E i Magi, con l'inconsapevolezza giuliva dei professori quando si avventurano nel mondo degli uomini, se ne ritornarono per un'altra strada, senza avere neppure il sospetto dei guai che avevano causato alla storia universale.
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #21 il: Agosto 04, 2015, 21:04:13 pm »
FRAMMENTO 2
E le folle gli domandavano: "E allora che cosa dobbiamo fare?". Egli rispondeva: "Chi ha due tuniche ne faccia parte a chi non ne ha e chi ha alimenti faccia altrettanto".
Vennero anche alcuni pubblicani per farsi battezzare e gli dissero: "Maestro che cosa dobbiamo fare? ". Egli rispose "Non esigete di più di quanto vi è stato ordinato". Lo interrogarono anche alcuni soldati: "E noi che cosa dobbiamo fare?". E disse loro: "Non vessate né denunziate falsamente nessuno, e contentatevi delle vostre paghe". (Lc 3, 10-14)
Giovanni diceva alla folla: Chi non ha tunica, la strappi a chi ne ha due, e chi non ha da mangiare faccia altrettanto. E ai pubblicani: Lasciate ai figli di Satana il denaro di Satana. Ai soldati diceva: Gettate lo scudo e la lancia, perché anche solo il portare gli strumenti di guerra, rende partecipi del peccato di Caino. (Quinto evangelo)

E' un frammento illuminante, liberatore. Noi siamo sempre stati inceppati, nel nostro desiderio di aiutare il mondo moderno, non solo dalle parole di Gesù, ma anche da quelle di Giovanni.
Qui invece il messaggio del Battezzatore appare sotto tutt'altra luce e la sua stessa figura, così trasandata nel vestiario e così irrispettosa delle buone norme del vivere borghese, ci si fa simpatica e più vicina.
"Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha". L'ingenuità di questa proposta denota tra l'altro un'assoluta mancanza di senso del ridicolo, a meno di prenderla come una battuta di spirito. Se sono questi i rimedi proposti dal cristianesimo all'ingiustizia del mondo, sarebbe meglio cambiare dottore. Ma ecco che apprendiamo che tutto deve essere rovesciato. E allora la norma si fa chiara, sensata, ragionevolissima.
L'incoraggiamento poi di Giovanni agli esattori perché proseguano nella loro azione seviziatrice, faceva del Battista una delle figure più ostiche della storia. Che rivoluzionario è mai questo tanto integrato da appoggiare addirittura il fiscalismo statale? La risposta qui riferita fa invece contenti tutti: gli eversori della società ingiusta che in tal modo la possono colpire nel suo punto più sensibile; i "figli di Satana", cui è consentito di godere in pace il loro denaro; e i pubblicani che se ne andranno a cercare un'occupazione meno compromettente.
Infine gli obbiettori di coscienza. Non potevano capacitarsi che proprio il Battezzatore, che per altri versi era un personaggio tanto aderente ai loro ideali, fosse uscito in quella acritica accettazione della vita militare. Come appellarsi al Vangelo, se il precursore stesso aveva esortato i soldati a restare soldati, senza neppure avvedersi delle gravi questioni morali implicate dalle sue parole? Anche a loro questo frammento darà non poco sollievo.
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #22 il: Agosto 05, 2015, 18:50:14 pm »
Su una falsa concezione mondana e umanitaria del cristianesimo:

FRAMMENTO 3
Ed avendolo condotto più in alto, gli mostrò tutti i regni della terra in un solo istante. E il diavolo gli disse: "Io ti darò tutta questa potenza con la loro gloria, perché a me è stata data, e io la dò a chi voglio. Se tu dunque ti prostrerai davanti a me, tutto sarà tuo". E Gesù così gli rispose: "Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a Lui solo renderai culto" (Lc 4, 5-8)
Ed avendolo condotto più in alto gli mostrò tutti i regni della terra in un solo istante. E il diavolo gli disse: io ti darò tutta questa potenza con la loro gloria, perché a me è stata data e io la dò a chi voglio. Se tu dunque ti prostrerai davanti a me, tutto sarà tuo. E Gesù così gli rispose: A parte la pretesa di farti adorare, questa terza proposta mi conviene. lo prendo sotto il mio dominio i regni della terra, perché dov'è la miseria io porti la gioia, dov'è l'ingiustizia io porti la giustizia, dov'è la schiavitù e l'oppressione io porti la libertà, e ci sia pace sulla terra Per tutti i figli dell'uomo. (Quinto evangelo)

Questo modo di concludere l'episodio delle tentazioni ci sembra molto più intelligente di quello riferitoci dalla tradizione sinottica. Nostro Signore si rivela un uomo di grande buon senso, che sa per il bene dell'umanità trascurare le questioni di forma. :lol:
Perché rinunciare al dominio sui regni della terra, per poi affannarsi a conquistare il mondo con la missione degli apostoli e la fondazione della Chiesa? Una volta che tutto il potere è di Cristo, anche la cristianizzazione diventa più facile.
Nella versione comune, la condotta di Gesù assomiglia a quella di un partito giustiziere e rivoluzionario che rifiutasse l'offerta di andare pacificamente al governo e si ostinasse a preferire la strada lunga, oscura e senza speranza delle cospirazioni.
C'era, è vero, la poca rispettabilità dell'offerente. Ma se non si deve guardare in bocca al cavallo donato, ancor meno si deve guardare in bocca al donatore dei cavallo. Soprattutto in vista di un fine eccellente, come quello che qui viene enunciato. D'altronde Gesù non cede affatto alle pretese del demonio e non si piega in adorazione. Certo Satana, da buon commerciante, ha cercato di avere il prezzo più alto. Ma non insiste, non fa l'esoso: gli basta che Cristo diventi il dominatore politico degli uomini; anche gratis; anche per uno scopo santissimo.
Qui sorge un problema: è possibile impadronirsi della potenza terrestre senza diventare adoratori di Satana? Sotto il profilo puramente letterario, la risposta dei Signore si sembra un poco retorica. "Pace, giustizia, libertà": sono parole che ci appaiono ormai prive di contenuto. C'è da dire che a quei tempi, che non conoscevano né i discorsi domenicali dei parlamentari, né i messaggi dei capi di stato, quei termini conservavano forse ancora qualche significato.
« Ultima modifica: Agosto 05, 2015, 23:54:53 pm da Vicus »
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #23 il: Agosto 06, 2015, 02:18:12 am »
Ancora sulla riduzione della religione a ideale umanitario e sull'illusione di realizzare la giustizia con i soli mezzi umani:

FRAMMENTO 4
Visto Gesù venire a lui, gridò: Ecco l'Agnello di Dio che toglie il Peccato del mondo (Gv 1, 29)
Giovanni gridò: Ecco il leone di Giuda, ecco colui che mette giustizia in questo mondo (Quinto evangelo)

Qui c'è un significativo cambio di animale: il leone subentra all'agnello e tutto il vangelo ne viene innegabilmente migliorato.
Senza dubbio l'evangelista Giovanni non deve aver ben capito. Il Precursore aveva descritto il Messia veniente coi tratti più robusti: aveva, parlato di "scure alla radice", di "ventilabro" purificatore, di fuoco. Sicché l'immagine dell'agnello appare decisamente stonata.
Molto meglio il leone. Intanto "è meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora". E poi "chi si fa pecora il lupo lo mangia", dice il proverbio; e i proverbi esprimono la saggezza universale, una specie di rivelazione informale della Parola, che solo un eccesso di clericalismo potrebbe suggerirci di trascurare. Tanto più che anche il leone è animale biblico e lo stesso evangelista, quasi pentendosi di quanto scriverà nel quarto vangelo, nell'Apocalisse esclama di Cristo: Ha vinto il leone della tribù di Giuda".
Qualche spirito superficiale potrebbe non capire la questione in tutta la sua gravità: agnello o leone sono tutte bestie, tutte destinate - secondo il profeta Isaia - a pascolare nel medesimo prato.
Invece la sostituzione d'animale è stata decisiva. All'insegna della pecora, il cristianesimo ha continuato a belare la sua nostalgia di giustizia in mezzo a un branco di sopraffattori, lasciando in definitiva tutto immutato. In un mondo di lupi, che bisogno c'era di insegnare agli uomini ad essere agnelli? Chi ci avrebbe guadagnato, all'infuori dei lupi?
Agli oppressi, agli affamati che cosa poteva importare un redentore che togliesse i peccati su di sé e li cancellasse? Non le colpe, ma la miseria e la diseguaglianza essi non riescono a portare da soli e vogliono scaricarsi dalle spalle.
Ma adesso la nostra speranza rinasce col "leone di Giuda".
« Ultima modifica: Agosto 06, 2015, 08:15:37 am da Vicus »
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #24 il: Agosto 08, 2015, 00:42:23 am »
FRAMMENTO 5
Venne Gesù in Galilea, annunciando il vangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto e il Regno di Dio si è fatto vicino. Fate penitenza e credete nel vangelo. (Mc 1, 14-15)
Gesù cominciò ad annunciare il vangelo e a dire: li tempo è compiuto, il regno è vicino. Fate far penitenza e credete nel vangelo. (Quinto evangelo)

"Fate penitenza" nei vangeli convenzionali non è tanto un'esortazione a mortificarsi, quanto un invito a convertirsi. La "penitenza" evangelica è un'inversione della mentalità.
Quasi a dire: il Regno che si è fatto vicino è il mondo ribaltato; ciò che era piccolo, nel Regno è grande; ciò che era grande, nel Regno è piccolo; ciò che era secondario diventa principale ecc. Sicché chi vuol riuscire ad infilare la porta del Regno, deve capovolgere se stesso: allora entrerà diritto in una città rovesciata.
Questa idea della "penitenza" è accettata dal quinto vangelo, con una delicata variante: "fate far penitenza". Si tratta di esercitarla non più verso l'interno dell'uomo, ma verso l'esterno. Non è chi non veda come in tal modo l'operazione del capovolgimento diventi più facile e più efficace.
Se si tratta di "cambiar testa", molto meglio cambiare quella degli altri. Il polso è più fermo, il cuore più coraggioso quando si opera sulla testa altrui.  :lol: :lol: Ché se aspettiamo che ciascuno cambi la propria, il vecchio mondo non si smantella più.
Questo brevissimo frammento basta da solo a salvare il messaggio di Cristo per i nostri contemporanei. Noi alleniamo noi stessi - nelle nostre riflessioni, nei nostri progetti, nelle nostre scelte - soltanto in vista delle rivendicazioni dei nostri diritti. Tanto a richiamarci ai nostri doveri, ci pensano già gli altri fin troppo. E in questo senso educhiamo i nostri figli. Perciò non siamo più avvezzi a batterci il "mea culpa": il pentimento è un fiore esotico che non può più attecchire nel nostro giardino.
Dobbiamo dunque rinunciare a questa fondamentale idea cristiana? Cominciavamo a temerlo, fino a non abbiamo avuto la fortuna di leggere: "Fate far penitenza". Così la conversione è ancora predicabile. Perfino il rito del "mea culpa" - questo pittoresco residuo del monachesimo medievale - si può salvare. Basta batterlo sulla pancia del vicino. La mano tremerà e i colpi saranno più vigorosi e ben centrati. :lol: Si potrà alla luce di questo nuovo insegnamento proporre una variante alle pratiche ascetiche quotidiane. Invece del solito esame di coscienza - abitudine tipica del cristianesimo individualista - proponiamo l' "esame di coscienza della Chiesa". Con umiltà e con gioia ogni sera la riconosceremo peccatrice, faremo il proposito per il giorno dopo di cambiarla per quel che ci sarà consentito e così potremo abbandonarci sereni al sonno del giusto.
« Ultima modifica: Agosto 08, 2015, 01:30:43 am da Vicus »
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« Risposta #25 il: Agosto 08, 2015, 08:45:52 am »
Sono veramente frammenti di grande umorismo,  denotano una profondità di analisi non comune. Grazie per averceli fatti conoscere :D
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #26 il: Agosto 08, 2015, 09:20:58 am »
Grazie per averli letti ;) In poche pagine sono esposte le ragioni della deriva della Chiesa. Senza nulla concedere all'ecclesialese, con l'umorismo di un clericus medievale.
« Ultima modifica: Agosto 09, 2015, 03:27:11 am da Vicus »
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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #27 il: Agosto 09, 2015, 00:12:37 am »
FRAMMENTO 7
Venite dietro a me e io farò di voi dei pescatori di uomini. E subito, abbandonando le loro reti, lo seguirono. E andando avanti vide Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, anch'essi nella loro barca che stavano riassettando le reti. E subito lì chiamò. E lasciando il loro padre, Zebedeo nella barca coi dipendenti, si misero al suo seguito (Mc 1, 17-20).
Io vi farò diventare Pescatori di uomini. Gli dicono i figli di Zebedeo: Dobbiamo allora lasciare le nostre reti, la nostra barca, il nostro padre per seguirti? Ma Gesù disse: Non sapete quello che dite. Se vi separerete dagli uomini, come potrete pescarli? (Quinto evangelo)

Il testo di Marco segna l'esordio del clericalismo. Quelle reti abbandonate sono gravide più di malanni che di pesci. Gli apostoli con le reti sarebbero
dei fratelli tra i fratelli; gli apostoli senza reti sono diventati una casta: è innegabile, sulle rive del lago di Genezaret nascono il "clero" e, per opposizione, i "laici". Se i suoi figli che discendono dalla barca diventano "preti", Zebedeo che ci resta è l'iniziatore dello stato laicale, del quale meriterebbe di essere proclamato patrono.
Il fatto nella sua sostanza è certamente avvenuto: gli apostoli che accompagnano Gesù per le montagne della Giudea non si sono portati con sé gli attrezzi per la pesca né si sono dati la pena di cercarsi un altro lavoro decente. Ma è di estremo interesse sapere che Gesù ha separato la propria responsabilità da questo comportamento.
L'"apostolo" - questa è la sua vera idea - non deve abbandonare il proprio mestiere perché non deve separarsi dagli altri uomini. I dodici l'hanno fatto e appaiono sempre come un gruppo segregato in tutta la vicenda evangelica, ma contro il parere di Cristo. Essi forse si sono clericalizzati per la loro pigrizia, della quale abbiamo un altro indizio di rilievo: la decisione raccontata nel libro degli Atti di non mescolarsi ai fratelli neppure per aiutare a servire alle mense, che non era poi un lavoro troppo pesante, ma di voler restare a parte, per attendere "all'orazione e al ministero della parola" (At 6, 2-4).
Come mai Gesù ha potuto tollerare questo travisamento dei suo pensiero?
Per la sua lungimiranza: egli sapeva che - sia pure dopo molti secoli - si sarebbe scoperta da parte di alcuni la sua vera intenzione e si sarebbe alla fine superato il clericalismo dei figli di Zebedeo.
E per il suo amore di pace: gli apostoli, con la loro mancanza di tatto, avrebbero potuto rinfacciargli il suo abbandono della bottega di carpentiere e ne sarebbe sorta una discussione imbarazzante.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Vicus

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #28 il: Agosto 10, 2015, 11:47:14 am »
Sull'idea che la Chiesa debba essere 'democratica' e che la verità sia data dall'opinione della maggioranza:

FRAMMENTO 8
In quel tempo andò sulla montagna a pregare e passò tutta la notte a pregare Dio. Poi, fattosi giorno, chiamò i suoi discepoli e ne scelse
Dodici, ai quali diede il nome di apostoli. (Lc 6, 12-13)
E salì sul monte e chiamò quelli che volle lui. E vennero da lui. E costituì i dodici, perché stessero con lui e per mandarli ad annunciare (Mc 3, 13-14).
In quel tempo passò tutta la notte a presiedere la discussione dell'assemblea dei discepoli per la scelta dei dodici apostoli. Diceva infatti: Nessuno può veramente rappresentare gli altri uomini, se non è eletto da loro. Poi chiamò a sé coloro che l'assemblea aveva indicato (Quinto evangelo)

I passi di Luca e Marco, nei quali l'elezione apostolica sembra piovere dall'alto senza consultazione alcuna della comunità, sono responsabili di una delle più perniciose malattie che hanno nei secoli afflitto la cristianità: l'autoritarismo.
"Come il Padre ha mandato me, così io mando voi " persuasi di questa mistica investitura, come potevano i vescovi resistere alla tentazione di scambiare il proprio cervello con la volta celeste e i loro pensamenti come autentiche rivelazioni dello Spirito di Dio? Nacque così nei pastori della Chiesa l'abitudine di non prendere parere da nessuno, se non da quelli che presumibilmente concordassero in tutto con la loro propria opinione: stile che, nonostante le apparenze, era mantenuto con uguale impegno a tutti i livelli della gerarchia, dagli assistenti di oratorio fino al sommo pontefice.
E' vero che le cattive applicazioni di un principio non sono per sé argomento probante contro la bontà e la verità del principio stesso e non vanno rinnegate le prerogative solo per il timore degli abusi nel loro esercizio. Diversamente non dovrebbero essere lasciati agli uomini né la lingua né gli organi della riproduzione.
Ma il nostro frammento preferisce colpire il male alla radice, canonizzando per la prima volta il metodo assembleare nella scelta degli uomini nella Chiesa. Qualcuno ha autorevolmente osservato che l'intelligenza di un'assemblea è inversamente proporzionale al numero dei partecipanti: le più pazzesche decisioni dei dittatori di ogni colore - che sono sempre stati i più fanatici propugnatori del metodo assembleare integrale - hanno avuto l'approvazione frenetica di folle oceaniche, anonime e irresponsabili, che alla resa dei conti sono misteriosamente scomparse. Ma non è il nostro caso. Qui si tratta della comunità che è sotto l'azione dello Spirito di Dio e perciò ne possiede i carismi.
Piuttosto è tutta una nuova ecclesiologia che si impone da questo quinto evangelo: è la comunità che direttamente riceve il mandato di evangelizzare e di santificare, e non i dodici. O meglio, i dodici mandati dall'assemblea, la rappresentano e assolvono ai loro compiti in nome e per autorità di tutti i fratelli. Propriamente parlando sono "apostoli" non di Cristo, ma della "ekklesía", che come assegna l'incarico così può revocarlo. La visione " piramidale " è nettamente superata. All'idea "aristocratica" della trama delle diverse "missioni" che compaginerebbero la Chiesa secondo lo schema antico (il Padre manda il Figlio, il Figlio manda l'apostolo, l'apostolo manda il vescovo, il vescovo dà origine alla comunità: idea insostenibile dopo la Rivoluzione francese), subentra una concezione più democratica e moderna.
C'è l'incongruenza di Gesù, l'Apostolo per eccellenza, che essendo mandato dal Padre non sembra desumere la propria missione dall'assemblea dei fedeli. Ma bisogna sperare nel progresso degli studi teologici: chi ci dice che non esista anche un sesto evangelo, nascosto in qualche grotta del Mar Morto, che un giorno ci consentirà di correggere anche questa anomalia? :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Vicus

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Re:Catechismo per "nuovi cattolici": pamphlet satirico di un cardinale
« Risposta #29 il: Agosto 11, 2015, 00:34:47 am »
FRAMMENTO 9
Voi siete la luce del mondo. Non può essere nascosta una città posta sul monte e neppure accendono una lucerna e la mettono sotto il moggio, ma sopra il candelabro, perché faccia luce a tutti quelli di casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini! Perché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. (Mt 5, 14-16)
Voi siete una città nascosta e una lucerna posta sotto il moggio. La vostra luce non abbagli gli uomini, ma risplenda solo al cospetto dei Padre vostro che è nei cieli. (V Evangelo)

Il problema della Chiesa e della sua condizione tra gli uomini è tra i più vivi nella teologia del nostro tempo. Gli ultimi due concili ecumenici ne hanno fatto il tema centrale della loro dottrina.
Solo abbiamo l'impressione che le due pagine di storia ecclesiastica si siano scambiate di posto. Il Concilio Vaticano primo, che poteva ancora contemplare l'esistenza di un "popolo di Dio" credente in Cristo e almeno intenzionalmente sottomesso alla sua legge, ha elaborato la sua ecclesiologia alla luce del concetto di "Signum levatum inter gentes". Ai nostri giorni, quando la Chiesa può al massimo sperare di essere un "segno" - una voce energica, un chiaro e inaspettato cartello indicatore - per l'umanità che ha smarrito la fede e insieme la consapevolezza del suo destino, il Vaticano secondo ha parlato di "Popolo di Dio". Forse nell'orchestra divina c'è stata qualche confusione tra le partiture.
In realtà ambedue i concili sono usciti di strada. Senza colpa di nessuno però, dal momento che questo quinto evangelo per un gioco misterioso della Provvidenza è stato ritrovato soltanto in quest'epoca post-conciliare.
La Chiesa dunque non è né un popolo né un segno.
Non é un popolo, perché al di fuori dei piccoli gruppi non c'è Chiesa, ma solo un'entità astratta che ha finora usurpato questo nome.
"Dovunque saranno non più di due o tre radunati nel mio nome, io sarò in mezzo a loro" - ha detto Gesù: ne siamo sicuri anche se questa variante di Mt. 18, 20 non è stata purtroppo rintracciata tra le carte del Migliavacca.
Niente città sul monte: la Chiesa è questa rete sotterranea di microscopiche comunità, che si radunano a discutere con molta franchezza e con molta fede se il Signore sia o non sia risorto. :doh: :lol: L'altra, quella delle cattedrali, non è la Chiesa, è il relitto fossile di una cristianità ormai estinta.
E non può essere un " segno ". Dovrebbe far spicco, gridare il suo messaggio, ascoltato o no che sia, far notare continuamente la sua presenza. Dovrebbe rivestire non solo i preti e le suore, ma tutti i battezzati di un abito diverso, che colpisca, faccia pensare, ricordi. Dovrebbe costruire chiese e perfino campanili, anche soltanto per richiamare l'idea del Regno e di una vita diversa da questa.
Ma ci sarebbero due inconvenienti. Il primo, gravissimo, è che per essere un "segno" deve distinguersi dal mondo, dalle sue convenzioni, dai suoi gusti, e talvolta contrastare con essi. Il secondo è quello di mettere a repentaglio la sua umiltà e il suo amore al nascondimento, rischiando di approdare all'ostentazione e al trionfalismo.
Meglio restare sotto il moggio. C'è tra l'altro il vantaggio che non ci si avvede neppure della differenza quando la lucerna si spegne.
« Ultima modifica: Agosto 11, 2015, 03:05:47 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.