Autore Topic: I viaggiatori della gnocca  (Letto 12745 volte)

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Offline claudio camporesi

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Re:I viaggiatori della gnocca
« Risposta #60 il: Maggio 28, 2017, 12:44:42 pm »
Rivarol , confermo che, da quel che si legge ( e che mi confermano molti amici riguardo ai propri figli adolescenti) parrebbe in atto una sorta di crisi del giovane maschio  nelle relazioni con le donne.

Se pero' questi si descrivono:
Brutti o comunque non piacenti
Con scarse risorse finanziarie
Spesso senza lavoro  , nemmeno precario
Con nessun interesse culturale , sportivo...
Con caratteri mosci ...nessuna fiducia in se stessi... apatici...

Dati questi pretesti , mi chiedo  ( Ma farebbero meglio a interrogarmi loro in questo senso) per qual motivo una qualunque donna dovrebbe interessarsi a loro.




Offline Rivarol

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Re:I viaggiatori della gnocca
« Risposta #61 il: Maggio 28, 2017, 12:56:31 pm »
@claudio camporesi

Certamente, concordo con te.
A me sembra infatti - ma potrei sbagliarmi - che molti giovani ragazzi di oggi soffrano lo stesso problema delle coetanee, cioè l'avere pretese spropositate e irrealistiche.
Non mi stupisco, perché il bombardamento massmediatico e sociale impone certi standard: se un uomo non tromba almento un tot di donne fino a 30 anni è un fallito, l'alfismo esasperato e via dicendo.

Offline claudio camporesi

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Re:I viaggiatori della gnocca
« Risposta #62 il: Maggio 28, 2017, 13:43:15 pm »
Rivarol , e' proprio così' .

Beati i vecchi come me : nessun futuro davanti , ma un passato che questi ventenni definiscono ( parole loro ) invidiabile per la Societa' nella quale siam cresciuti.

Offline Frank

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Re:I viaggiatori della gnocca
« Risposta #63 il: Maggio 28, 2017, 17:44:15 pm »
Tuttavia vorrei far notare che questa storia del "maschio in crisi" (*) è di vecchia data.
Basta farsi un giro su uomini3000 e leggere certe discussioni, oppure riesumare vecchi articoli come questo.
http://lafrusta2.homestead.com/rec_rise.html
Citazione
Claudio Risè -  Essere uomini, la virilità in un mondo femminilizzato -  red edizioni, Como, 2000, pp133

Ci vuole molto coraggio, confessiamolo, in un momento in cui ogni stupro sortisce una risonanza mediatica sempre più allarmata ed allarmante, dedicare un libro - come questo di Risé (che è un guru dei "maschi selvatici") - alla "spinta fallica" e alle ragioni che l'hanno indotta ad arretrare in questo nostro mondo sempre più femminilizzato. Poiché non voglio passare tra i bersagli di Risé, ed essere accomunato fra coloro che hanno trasformato il Fallo da "temibile e sacro" in "oggetto ridicolo" - come Risè sostiene abbia fatto Rousseau -,  avanzo con  tutta circospezione qualche distinguo. Innanzi tutto quello di levare a Rousseau (che pure ha tante fautes ) la colpa di essere uno dei padri dell'Illuminismo e di restare  dunque coinvolto nell'accusa  (di origine adorniana e che Risé  ripete stancamente ) rivolta a quel grande moto di idee,  di essere cioè  il principale responsabile e il rovinoso  ispiratore di  quel  potere-sapere della Modernità capitalistica che, fondandosi sul principio utilitaristico, da un lato tenderebbe a stritolare ogni individuo  non omologato, dall'altro, inducendolo al  consumo e al soddisfacimento dei bisogni - che per Risè è un principio di tipo materno-infantile, per nulla virile -, rintuzzerebbe   anche la sua residua "spinta fallica" di ricerca, di invenzione, di rivolta.
Ora, Rousseau, è ormai chiaro, non era un illuminista, ma un protoromantico...reazionario, un reazionario di sinistra (come Pasolini!). Sicuramente egli è  all'origine di molta della sensibilità moderna e forse anche (ma come romantico però!) di qualche  arretramento (con la sua sensiblerie un po' femminea) della possanza del Fallo, sia come forza simbolico-culturale che, può darsi,  come pratica  sessuale. (Che poi Rousseau-persona fosse anche cornuto e non il legittimo padre dei propri figli, in seguito abbandonati,  mi sembra una labile ricostruzione di Risè, affidata solo alla testimonianza della ... nonna di George Sand che "lo conosceva bene").

Ciò detto, passo a chiedermi: qual è il nucleo teorico  di questo libro? L'illustrazione della perdita, nel mondo moderno, della forza simbolica del Fallo: "che è slancio, dono, rischio, passione" e, di contro,  la vittoria del "pene-cervello", ossia per dirla in termini extra-psicoanalitici, la sconfitta per mano del processo di civilizzazione  - e anche in virtù del guadagno di terreno della controparte femminile - di quell'elemento sorgivo e aurorale  e archetipico ma "forte" che è la mascolinità selvaggia e dominatrice (incarnate nelle figure- simbolo del Guerriero, dell'Amante, del Ribelle), mascolinità che dopotutto ha  permesso all'uomo di uscire dalle caverne e di dominare il mondo; e tutto ciò a favore di un "pensiero debole" (ce n'è anche per Vattimo) ossia  di una mascolinità affievolita e resa slombata  dalla rincorsa femminile, come anche, si diceva,  dal processo di civilizzazione sfociato miserabilmente nel consumismo.

Tutto il libro di Risè è un accorato e "virile" rappel à l'ordre  al maschio ( e forse perciò  avrebbe dovuto essere intitolato "Essere maschi"), con qualche tono di aspro rivendicazionismo di genere che ci tonifica un po' dopo tanto femminismo bellicoso e trionfante.
E tuttavia, se  il problema della crisi del maschio c'è ed è molto serio - considerato  che  molti maschi, a detta dei terapeuti  (e anche delle donne che sempre più lamentano la sparizione  del maschio d'antan),  si sono "rotti"-, resta in piedi qualche dubbio circa l'indicazione delle vie d'uscita suggerite da Risè. Più che appellarsi alla carica simbolica del Fallo sarebbe bene fare i conti con la condizione "storica" raggiunta dalla donna visto che - tranne  al tempo zero della storia se mai c'è stato - il rapporto fra i due sessi, lungi dall'essere solo un'astrazione simbolica (archetipi), è sempre stato una continua  lotta/dialettica storico-socio-culturale oltre che biologica, di cui le configurazioni attuali - che a parer mio vedono entrambi i sessi in evidente impasse - sono, appunto, l'esito ultimo.

 Si resta perplessi, poi, circa la tesi dell'affievolimento della forza fallica dovuta alla condizione passivo-femminea del consumo. Secondo Risé il consumo acquieta "maternamente" il maschio, lo sazia e lo doma. Ci si  dimentica, infatti, che dal lato della produzione e dei produttori, nulla della vecchia spinta maschile è stata persa: la "guerra"  è tuttora in piedi, si è traferita nelle imprese e negli imprenditori per nulla docili e arrendevoli. E non sarà difficile, allora, per restare nella terminologia di Risè, vedere sotto i gessati e le grisaglie i vecchi istinti dell'Errante (con tutti quegli aerei da prendere), del Guerriero (con le teste da tagliare e i mercati da conquistare) e dell'Amante (con le storie multiple da mantenere)...

Fuor di metafora il libro è da leggere  con molta attenzione non privo com'è di  fascino argomentativo, assecondando anche qualche tono fazioso e bellicoso, perché  à la guerre comme à la guerre insomma (e Risè è docente di polemologia, dopotutto) ma anche  allontanando il più possibile dalla mente - mentre si legge di Virilità, di Volontà di Potenza, di Fallo -,   la micidiale battuta di Woody Allen ( un altro, forse,  roussoviano pene-cervello) secondo il quale  Freud si sbagliava quando imputava alle donne l'invidia del pene, invidia spesso tutta maschile.

Alfio Squillaci

(maggio 2001)


(*) Ovviamente, e come sempre, il c.d. "maschio in crisi" sarebbe quello bianco e occidentale.
E la femmina, invece, tutto a posto?
Sì, come no...

Queste parole le ho prese su uomini3000.
Citazione
Febbraio 2003

... E già che ci siamo, come mai i due terzi delle persone depresse, i tre quarti di quelle esposte agli attacchi di panico e il 90% di quelli che soffrono di anoressia e di bulimia sono donne? Come mai i centri di cura, malgrado si moltiplichino, hanno enormi liste d'attesa (femminile)?

   Non sarà che la loro è semplicemente una "maschera sociale"?

   ...non sarà che questi dati stanno a significare che tra le appartenenti al genere femminile il disagio mentale è una realtà più che diffusa? E che la "debolezza", la crisi di "ruolo" non è un fenomeno che tocca solo gli uomini?

   Non sarà che prima o poi sentiremo una ... Grande Esplosione?
«Se potessimo vivere senza donne, faremmo volentieri a meno di questa seccatura, ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro, né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della specie piuttosto che ricercare piaceri effimeri.»
Augusto, 18 a.C.

Alberto1986

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Re:I viaggiatori della gnocca
« Risposta #64 il: Maggio 28, 2017, 17:54:13 pm »
Concordo con te: cioè è proprio il basare il successo o meno nella vita contando il numero di fige che ci si è portati a letto che contesto e che - a mio parere - è assolutamente deleterio per l'uomo.

Detto questo, bisogna anche capire che certe consapevolezze arrivano putroppo dopo. I ragazzi a 20 anni (e anche oltre) pensano quasi solo ed esclusivamente a scopare e per ottenere ciò sono disposti a tutto, sia a inzerbinarsi qui in Italia che a spendere soldi e tempo per inzerbinarsi all'estero.
I forum sono pieni di ragazzi che si lamentano non perché non hanno lavoro, prospettive, interessi ma semplicemente perché non scopano, o non lo fanno quanto vorrebbero.

E' certamente vero che la consapevolezza arriva dopo. D'altronde nell'adolescenza non si possono capire certe cose e si tendono a seguire (chi più chi meno) le mode e le convenzioni sociali. Purtroppo questa convinzione che bisogna cercare di farsi più femmine possibile è ancora molto forte nel sesso maschile e crea seri problemi per motivi che è inutile star qui a spiegare. Per non parlare del fatto che questa situazione mentale è il motivo principale per cui il "ficapower" è ancora molto forte a livello sociale, cosa che fa diventare gli uomini delle marionette facilmente manipolabili (se, ad esempio, gli uomini italiani non fossero tanto dipendenti dalle donne, dubito che si sarebbero mai approvate leggi auto-deleterie come le quote rosa o si fossero incentivate le cosiddette "discriminazioni positive").