Il padre negato

“Il papà: non se lo fila più nessuno” titolava ieri 12 Febbraio Sabrina Cottone (nella foto) sul giornale.

cottoneLa giornalista riportava una ricerca dell’istituto Giuseppe Toniolo, dell’Università Cattolica, quindi probabilmente di area cattolica. Quell’area in angosciante crisi di identità, la quale da un lato approva la cancellazione dei termini “padre” e “madre” dai moduli di iscrizione a scuola, dall’altro si lamenta della crisi di identità sessuale (ci sarà qualche legame tra la crisi di identità sessuale e la crisi di identità religiosa? chissà …)

La Questione Maschile in quanto espressione del disagio maschile nella società contemporanea è emersa in questi anni come area marginale, talvolta nostalgica se non reazionaria, in ogni caso sconnesse parole controvento laddove tutto punta altrove.

Ora che non siamo più soli a lamentarci del costante attacco al maschile, forse si potrebbe cominciare anche a sospettare che non si tratti solo di lamenti. La negazione del maschile, dell’identità, del ruolo, della specificità maschile, non sono manifestazioni autentiche dello Spirito del Tempo, ma scelte culturali autolesioniste di una società in declino. Scelte opinabili, come altre, discutibili e non tabù, amici miei!

Ma la lunga frequentazione “cosciente” con il disagio maschile ci ha portati a comprendere che non si tratta di questioni ideologiche o di parte. Non è un problema che riguarda una fede o un partito, o che possa vedere fedi diverse e partiti diversi diversamente schierati.

Si tratta di una questione umana, della questione umana, dalla quale nessuno uomo (maschio o femmina che sia) può dirsi fuori. La definizione dell’identità maschile definisce anche l’identità femminile e quindi l’universo umano nella sua interezza (almeno finchè le farneticazioni LGBT non ci avranno mostrato storicamente ed empiricamente identità umane davvero altre rispetto a queste).

Riproponiamo perciò la lettera che uno dei primi e più lucidi esponenti della QM ha inviato al Giornale. Perchè noi, forse usurati e disincantati vecchi frequentatori della QM, crediamo di avere qualcosa da dire e crediamo che nell’attuale crisi di civiltà ciò sia rilevante:

 

E infatti si vede la qualità dei 18/30enni mammizzati e depatrizzati.
Incapaci, come l’altro giorno a Bollate, di intervenire a sedare una lite cruenta fra due ragazze, e peggio ancora come accadde in Norvegia, paralizzati fino a farsi ammazzare a decine da quel folle sparatore.
Colpa dei padri assenti, dice Guerri nel suo commento.
Vero, ma attenzione: chi ha sminuito l’importanza del padre ed esaltato quella della madre nella vita dei figli?
Vediamo:
a) quando a un padre si dice che conta nulla per legge nella decisione di far nascere un figlio, ovvio che pensi di sé che non è importante. O no? Responsabilità della sinistra con gravi complicità della destra (cosiddette entrambe)
b) quando si consente la fecondazione artificiale per donne single, ai padri si sta dicendo che non contano nulla, né ora né poi. Responsabilità della sinistra con gravi complicità della destra (cosiddette)
c) Quando l’intera educazione scolastica viene affidata a personale femminile (femminizzazione della scuola), agli insegnanti/precettori/padri spirituali, si sta dicendo che non sono importanti, non contano. Colpa loro che non percepiscono l’importanza, si dirà ancora una volta. Ed anche questo è vero ma non da soli si sono confinati nel lavoro fuori casa, nella finanza, nel ruolo esclusivo di provider. E’ tutta la società utilitarista che si è orientata in tal senso. Responsabilità, questa volta, della destra con gravi complicità della sinistra (cosiddette). E i cattolici? Anch’essi hanno le loro gravi tiepidezze nel merito della questione, perché spesso non sono riusciti ad afferrare concettualmente il nucleo della questione. L’idolatria per tutto ciò che è femminile e materno ha fatto il resto.
d) in generale i padri e i maschi sono stati attaccati come autoritari, oppressori, prepotenti etc. etc. Ovvio che si siano ritirati. O no? Certo piacerebbe, ora, fossero stati tutti eroi senza macchia né paura. Ma sono persone anch’essi, con le loro umane fragilità, e di fronte ad una società che li ha per decenni e decenni infamati, che potevano fare? E dunque si raccolgono i frutti di ciò che è stato da tutte le parti seminato.
Inutile lagnarsi se non ci capisce cosa è accaduto davvero e se, finalmente, non si decide d’impegnarsi per un radicale cambio di rotta. Infischiandosene dei timori di apparire politicamente scorretti. Il politicamente corretto e il correlato e malinteso femminismo estremista che stanno vincendo, vanno contrastati e combattuti.
O si ha il coraggio di farlo oppure no. Tutto qui.
Armando Ermini